venerdì 28 marzo 2008

Sacrificio Eucaristico e Lavanda dei Piedi: altra prassi del CNC SMENTITA!

SANTA MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Basilica di San Giovanni in Laterano
Giovedì Santo, 20 marzo 2008

Cari fratelli e sorelle,

san Giovanni inizia il suo racconto sul come Gesù lavò i piedi ai suoi discepoli con un linguaggio particolarmente solenne, quasi liturgico. “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (13, 1). È arrivata l’“ora” di Gesù, verso la quale il suo operare era diretto fin dall’inizio. Ciò che costituisce il contenuto di questa ora, Giovanni lo descrive con due parole: passaggio (metabainein, metabasis) ed agape – amore. Le due parole si spiegano a vicenda; ambedue descrivono insieme la Pasqua di Gesù: croce e risurrezione, crocifissione come elevazione, come “passaggio” alla gloria di Dio, come un “passare” dal mondo al Padre. Non è come se Gesù, dopo una breve visita nel mondo, ora semplicemente ripartisse e tornasse al Padre. Il passaggio è una trasformazione. Egli porta con sé la sua carne, il suo essere uomo. Sulla Croce, nel donare se stesso, Egli viene come fuso e trasformato in un nuovo modo d’essere, nel quale ora è sempre col Padre e contemporaneamente con gli uomini. Trasforma la Croce, l’atto dell’uccisione, in un atto di donazione, di amore sino alla fine. Con questa espressione “sino alla fine” Giovanni rimanda in anticipo all’ultima parola di Gesù sulla Croce: tutto è portato a termine, “è compiuto” (19, 30). Mediante il suo amore la Croce diventa metabasis, trasformazione dell’essere uomo nell’essere partecipe della gloria di Dio. In questa trasformazione Egli coinvolge tutti noi, trascinandoci dentro la forza trasformatrice del suo amore al punto che, nel nostro essere con Lui, la nostra vita diventa “passaggio”, trasformazione. Così riceviamo la redenzione – l’essere partecipi dell’amore eterno, una condizione a cui tendiamo con l’intera nostra esistenza.
Questo processo essenziale dell’ora di Gesù viene rappresentato nella lavanda dei piedi in una specie di profetico atto simbolico. In essa Gesù evidenzia con un gesto concreto proprio ciò che il grande inno cristologico della Lettera ai Filippesi descrive come il contenuto del mistero di Cristo. Gesù depone le vesti della sua gloria, si cinge col “panno” dell’umanità e si fa schiavo. Lava i piedi sporchi dei discepoli e li rende così capaci di accedere al convito divino al quale Egli li invita. Al posto delle purificazioni cultuali ed esterne, che purificano l’uomo ritualmente, lasciandolo tuttavia così com’è, subentra il bagno nuovo: Egli ci rende puri mediante la sua parola e il suo amore, mediante il dono di se stesso. “Voi siete già mondi per la parola che vi ho annunziato”, dirà ai discepoli nel discorso sulla vite (Gv 15, 3). Sempre di nuovo ci lava con la sua parola. Sì, se accogliamo le parole di Gesù in atteggiamento di meditazione, di preghiera e di fede, esse sviluppano in noi la loro forza purificatrice. Giorno dopo giorno siamo come ricoperti di sporcizia multiforme, di parole vuote, di pregiudizi, di sapienza ridotta ed alterata; una molteplice semifalsità o falsità aperta s’infiltra continuamente nel nostro intimo. Tutto ciò offusca e contamina la nostra anima, ci minaccia con l’incapacità per la verità e per il bene. Se accogliamo le parole di Gesù col cuore attento, esse si rivelano veri lavaggi, purificazioni dell’anima, dell’uomo interiore. È, questo, ciò a cui ci invita il Vangelo della lavanda dei piedi: lasciarci sempre di nuovo lavare da quest’acqua pura, lasciarci rendere capaci della comunione conviviale con Dio e con i fratelli. Ma dal fianco di Gesù, dopo il colpo di lancia del soldato, uscì non solo acqua, bensì anche sangue (Gv 19, 34; cfr1 Gv 5, 6. 8). Gesù non ha solo parlato, non ci ha lasciato solo parole. Egli dona se stesso. Ci lava con la potenza sacra del suo sangue, cioè con il suo donarsi “sino alla fine”, sino alla Croce. La sua parola è più di un semplice parlare; è carne e sangue “per la vita del mondo” (Gv 6, 51). Nei santi Sacramenti, il Signore sempre di nuovo s’inginocchia davanti ai nostri piedi e ci purifica. PreghiamoLo, affinché dal bagno sacro del suo amore veniamo sempre più profondamente penetrati e così veramente purificati!
Se ascoltiamo il Vangelo con attenzione, possiamo scorgere nell’avvenimento della lavanda dei piedi due aspetti diversi. La lavanda che Gesù dona ai suoi discepoli è anzitutto semplicemente azione sua – il dono della purezza, della “capacità per Dio” offerto a loro. Ma il dono diventa poi un modello, il compito di fare la stessa cosa gli uni per gli altri. I Padri hanno qualificato questa duplicità di aspetti della lavanda dei piedi con le parole sacramentum ed exemplum. Sacramentum significa in questo contesto non uno dei sette sacramenti, ma il mistero di Cristo nel suo insieme, dall’incarnazione fino alla croce e alla risurrezione: questo insieme diventa la forza risanatrice e santificatrice, la forza trasformatrice per gli uomini, diventa la nostra metabasis, la nostra trasformazione in una nuova forma di essere, nell’apertura per Dio e nella comunione con Lui. Ma questo nuovo essere che Egli, senza nostro merito, semplicemente ci dà deve poi trasformarsi in noi nella dinamica di una nuova vita. L’insieme di dono ed esempio, che troviamo nella pericope della lavanda dei piedi, è caratteristico per la natura del cristianesimo in genere. Il cristianesimo, in rapporto col moralismo, è di più e una cosa diversa. All’inizio non sta il nostro fare, la nostra capacità morale. Cristianesimo è anzitutto dono: Dio si dona a noi – non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all’inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente Colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’Eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che Egli ci dà.
Con ciò, tuttavia, non restiamo destinatari passivi della bontà divina. Dio ci gratifica come partner personali e vivi. L’amore donato è la dinamica dell’“amare insieme”, vuol essere in noi vita nuova a partire da Dio. Così comprendiamo la parola che, al termine del racconto della lavanda dei piedi, Gesù dice ai suoi discepoli e a tutti noi: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 34). Il “comandamento nuovo” non consiste in una norma nuova e difficile, che fino ad allora non esisteva. Il comandamento nuovo consiste nell’amare insieme con Colui che ci ha amati per primo. Così dobbiamo comprendere anche il Discorso della montagna. Esso non significa che Gesù abbia allora dato precetti nuovi, che rappresentavano esigenze di un umanesimo più sublime di quello precedente. Il Discorso della montagna è un cammino di allenamento nell’immedesimarsi con i sentimenti di Cristo (cfr Fil 2, 5), un cammino di purificazione interiore che ci conduce a un vivere insieme con Lui. La cosa nuova è il dono che ci introduce nella mentalità di Cristo. Se consideriamo ciò, percepiamo quanto lontani siamo spesso con la nostra vita da questa novità del Nuovo Testamento; quanto poco diamo all’umanità l’esempio dell’amare in comunione col suo amore. Così le restiamo debitori della prova di credibilità della verità cristiana, che si dimostra nell’amore. Proprio per questo vogliamo tanto maggiormente pregare il Signore di renderci, mediante la sua purificazione, maturi per il nuovo comandamento.

Nel Vangelo della lavanda dei piedi il colloquio di Gesù con Pietro presenta ancora un altro particolare della prassi di vita cristiana, a cui vogliamo alla fine rivolgere la nostra attenzione. In un primo momento, Pietro non aveva voluto lasciarsi lavare i piedi dal Signore: questo capovolgimento dell’ordine, che cioè il maestro – Gesù – lavasse i piedi, che il padrone assumesse il servizio dello schiavo, contrastava totalmente con il suo timor riverenziale verso Gesù, con il suo concetto del rapporto tra maestro e discepolo. “Non mi laverai mai i piedi”, dice a Gesù con la sua consueta passionalità (Gv 13, 8). È la stessa mentalità che, dopo la professione di fede in Gesù, Figlio di Dio, a Cesarea di Filippo, lo aveva spinto ad opporsi a Lui, quando aveva predetto la riprovazione e la croce: “Questo non ti accadrà mai!”, aveva dichiarato Pietro categoricamente (Mt 16, 22). Il suo concetto di Messia comportava un’immagine di maestà, di grandezza divina. Doveva apprendere sempre di nuovo che la grandezza di Dio è diversa dalla nostra idea di grandezza; che essa consiste proprio nel discendere, nell’umiltà del servizio, nella radicalità dell’amore fino alla totale auto-spoliazione. E anche noi dobbiamo apprenderlo sempre di nuovo, perché sistematicamente desideriamo un Dio del successo e non della Passione; perché non siamo in grado di accorgerci che il Pastore viene come Agnello che si dona e così ci conduce al pascolo giusto.

Quando il Signore dice a Pietro che senza la lavanda dei piedi egli non avrebbe potuto aver alcuna parte con Lui, Pietro subito chiede con impeto che gli siano lavati anche il capo e le mani. A ciò segue la parola misteriosa di Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi” (Gv 13, 10). Gesù allude a un bagno che i discepoli, secondo le prescrizioni rituali, avevano già fatto; per la partecipazione al convito occorreva ora soltanto la lavanda dei piedi. Ma naturalmente si nasconde in ciò un significato più profondo. A che cosa si allude? Non lo sappiamo con certezza. In ogni caso teniamo presente che la lavanda dei piedi, secondo il senso dell’intero capitolo, non indica un singolo specifico Sacramento, ma il sacramentum Christi nel suo insieme – il suo servizio di salvezza, la sua discesa fino alla croce, il suo amore sino alla fine, che ci purifica e ci rende capaci di Dio. Qui, con la distinzione tra bagno e lavanda dei piedi, tuttavia, si rende inoltre percepibile un’allusione alla vita nella comunità dei discepoli, alla vita nella comunità della Chiesa – un’allusione che Giovanni forse vuole consapevolmente trasmettere alle comunità del suo tempo. Allora sembra chiaro che il bagno che ci purifica definitivamente e non deve essere ripetuto è il Battesimo – l’essere immersi nella morte e risurrezione di Cristo, un fatto che cambia la nostra vita profondamente, dandoci come una nuova identità che rimane, se non la gettiamo via come fece Giuda. Ma anche nella permanenza di questa nuova identità, per la comunione conviviale con Gesù abbiamo bisogno della “lavanda dei piedi”. Di che cosa si tratta? Mi sembra che la Prima Lettera di san Giovanni ci dia la chiave per comprenderlo. Lì si legge: “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa” (1, 8s). Abbiamo bisogno della “lavanda dei piedi”, della lavanda dei peccati di ogni giorno, e per questo abbiamo bisogno della confessione dei peccati. Come ciò si sia svolto precisamente nelle comunità giovannee, non lo sappiamo. Ma la direzione indicata dalla parola di Gesù a Pietro è ovvia: per essere capaci a partecipare alla comunità conviviale con Gesù Cristo dobbiamo essere sinceri. Dobbiamo riconoscere che anche nella nostra nuova identità di battezzati pecchiamo. Abbiamo bisogno della confessione come essa ha preso forma nel Sacramento della riconciliazione. In esso il Signore lava a noi sempre di nuovo i piedi sporchi e noi possiamo sederci a tavola con Lui.
Ma così assume un nuovo significato anche la parola, con cui il Signore allarga il sacramentum facendone l’exemplum, un dono, un servizio per il fratello: “Se dunque io, il Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13, 14). Dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri nel quotidiano servizio vicendevole dell’amore. Ma dobbiamo lavarci i piedi anche nel senso che sempre di nuovo perdoniamo gli uni agli altri. Il debito che il Signore ci ha condonato è sempre infinitamente più grande di tutti i debiti che altri possono avere nei nostri confronti (cfr Mt 18, 21-35). A questo ci esorta il Giovedì Santo: non lasciare che il rancore verso l’altro diventi nel profondo un avvelenamento dell’anima. Ci esorta a purificare continuamente la nostra memoria, perdonandoci a vicenda di cuore, lavando i piedi gli uni degli altri, per poterci così recare insieme al convito di Dio.
Il Giovedì Santo è un giorno di gratitudine e di gioia per il grande dono dell’amore sino alla fine, che il Signore ci ha fatto. Vogliamo pregare il Signore in questa ora, affinché gratitudine e gioia diventino in noi la forza di amare insieme con il suo amore. Amen.

226 commenti:

  1. Io dubito fortemente
    che il cardinal Martini
    abbia mai detto che nel vangelo vi siano passi anti-semiti.
    Al massimo puo' aver
    detto, il linea
    con papa GPII, che la Chiesa ha in passato
    avallato di fatto atteggiamenti antisemiti.
    (accusa di deicidio etc.)

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  2. Caro montmirail.

    E' UNA VERGOGNA! E' DELIRIO ALLO STATO PURO!

    29 marzo, 2008 16:55

    Il pezzo è un po' provocatorio ma
    la realtà è questa. Per questo secondo me il discorso NC è solo
    la punta dell'iceberg. Al limite
    per alcuni un po' più "prudenti", il CNC potrebbe rappresentare l'uovo di colombo tra un abiura totale
    della dottrina della sostituzione
    e una certa fedeltà alla tradizione. In fondo che dice Gennarini, che cristriani ed ebrei
    aspettano insieme il messia, "venuto" per alcuni, "venturo" per
    altri.

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  3. Martini sostiene la tesi che S.Paolo
    sia stato influenzato da ambienti
    "antisemiti" nel suo arrivo a Roma

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  4. Uh, che bello, adesso ci difendono !!

    "Sono pazzi questi anti-ncn" !!

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  5. Il punto non è la storia della Chiesa, l'accusa di deicidio intesa
    come riferita ad un popolo è stata
    rigettata da tempo. Anche la dottrina
    della sostituzione è ormai di fatto
    archiviata (cf. Rossi de Gasperis).
    Resterebbe solo il punto della necessità della conversione, anche questo ormai prossimo all'abbandono
    e non più necessario secondo illustri
    biblisti. Se la conversione non è più necessaria è inutile parlare di
    interpretazioni distorte, abusi ecc. che senso avrebbe

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  6. Uh, che bello, adesso ci difendono !!

    Si tratta solo di capire che il cnc
    si inserisce nel mezzo della teoria
    del "doppio-binario",
    la neo teologia che sostiene una via di salvezza autonoma
    per gli ebrei anche dopo la venuta
    di Cristo

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  7. anonimo ha detto:
    Mic,secondo te,cosa ci può essere dietro?Te lo dico io,c'è l'ADORAZIONE SILENZIOSA VERA,c'è la COMUNICAZIONE tra il ns.spirito
    e LO SPIRITO DI DIO.

    Ecco, proprio a questo stavo pensando mentre leggevo il blog !
    E al ricordo della mia prima eucarestia vissuta nella mia prima convivenza.
    Lì ho scoperto l'adorazione. Mi davano in mano il pane consacrato, e dovevo tenerlo lì, e mi venne spontaneo amarlo e adorarlo. Percepire spiritualmente che quello era il "sacrificio di cristo per noi", che con quel gesto di amore si prendeva lui i miei peccati, ecc, ecc. E non riuscii a staccare gli occhi da quel pezzo di pane, e lo tenei fra le mani come fosse la cosa più sacra che mai ebbi potuto toccare.
    Ora tutto questo era nuovo per me (lontano dalla chiesa). E non avevo termini per definirlo. Solo un mese dopo mi venne in mente la parola adorazione.

    In pratica, questa adorazione, me l'hanno insegnata con i fatti.

    E niente del genere ricordo di aver mai vissuto nelle messe comuni: si arriva lì, si assiste alle cerimonie che fa il prete, poi si fa la fila con la testa bassa a prendere sta buccia di mandorlato che la mandi giù in un secondo, e non la si può neanche toccare, quasi fosse qualcosa di cui aver timore, qualcosa che ci viene concesso per pietà, senza alcun amore.
    E dove starebbe l'adorazione ? Quando avviene ? E dove ?
    Sicuramente voi avete la risposta, perchè siete gente "studiata", ma ciò che ho descritto è ciò che percepisce una persona comune, che va alla messa per motivi spirituali, non per assicurarsi che il rituale corrisponda alle proprie conoscenze intellettuali.

    E a questa cosa, troppo grande, che mi hanno insegnato i neocatecumenali, cioè l'adorazione, NON RINUNCERO' MAI !!!

    Per cui scordatevi che vado a fare la comunione in piedi: non la farò neanche se mi minacciate con un'arma.

    RispondiElimina
  8. E niente del genere ricordo di aver mai vissuto nelle messe comuni: si arriva lì, si assiste alle cerimonie che fa il prete, poi si fa la fila con la testa bassa a prendere sta buccia di mandorlato che la mandi giù in un secondo, e non la si può neanche toccare, quasi fosse qualcosa di cui aver timore, qualcosa che ci viene concesso per pietà, senza alcun amore.

    Razionalismo allo stato puro
    ma non è colpa vostra , comunque
    potresti evitare certe espressioni

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  9. Dalla Spagna ...

    Politico NC, double face e sua fine.

    http://alestedeepem.blogspot.com/2008/03/la-doble-vida-del-edil-popular-acusado.html

    Fate attenzione, urne italiane!

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  10. non capisco come facciate a continuare a dialogare col pozzo adorante-delirante.
    Il suo interesse per le droghe
    nelle religioni
    non mi sembra casuale
    visti gli effetti.

    Ogni tanto nei suoi deliri infila qualche
    elemento di discussione interessante
    ma ovviamente parte da li' per avvalorare
    percorsi che costeggiano pericolosamente
    l'abisso.


    Inviterei fortemente a lasciarlo
    perdere. Anche ai NC non fa un gran servizio
    avvalora il fatto che i rituali NC
    abbiano degli aspetti sconcertanti
    (simil-tribali da quanto riporta il
    nostro adorante)....

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  11. Caro Malachites
    forse il politico in oggetto
    si stava preparando per la redditio
    e non aveva nulla di interessante
    da dire

    :)

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  12. Dalla Spagna


    Il CNC continua a salire la scala del potere.

    In Spagna il cardinale Rouco (sostenitore del cn) è tornato alla presidenza della Conferenza Episcopale.

    In Israele, il primo ministro concede privilegi al CNC per costruire altri tempi a parte la Domus Galilea. La moglie del ministro e vari politici del paese hanno già visitato la domus e alcuni di loro stanno facendo le catechesi.

    Vorremmo sapere dove ci porterà tutto questo.

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  13. Dalla Spagna Veglia di Pasqua a Valencia

    http://www.camineo.info/news/141/ARTICLE/4546/2008-03-24.html

    L'articolo 'presenti i NC che hanno finito il cammino ' … nella foto ... sarebbero quelli vestiti di bianco?

    Veglia spacca assemblea!

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  14. perchè veglia spacca assemblea?nel lontano2005 duomo di civita castellana solenne veglia pasquale alla presenza di sua eccellenza mons Divo Zadi allora vescovo presenziavano alla veglia insieme aifedeli civitonici,due comunità neocatecumenali in vesti bianche perchè erano tappa finale elezione cosa c'era di così divisorio? che i nc rinnovavano le promesse battesimali?bahhhhhhh nn vi capisco depositari illuminati:buona domenica Alessandra

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  15. Nella veglia pasquale tutta l'assemblea rinnova le promesse battesimali.
    Come mai i nc lo fanno con le vesti bianche?
    La veste bianca è già stata donata il giorno del battesimo, perchè i nc la indossano di nuovo?

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  16. Come pastore della Chiesa non posso esimermi dall'esprimere un giudizio sulle corbellerie espresse in questo sito.

    Non faccio parte del cammino neocatecumenale, ne vi presto servizio, ma conosco molto bene le comunita' e ne seguo da anni gli sviluppi, oltre ad aver letto attentamente tutti i documenti, le catechesi, e gli atti del gruppo citato.
    Posso con totale fermezza quindi affermare che: punto primo, il modo nascosto e velato con il quale si sparano giudizi sulle persone che non hanno diritto di replica e' completamente ANTICRISTIANO, punto due, moltissime delle affermazioni e deduzioni contenute in questo sito sono completamente FALSE E POCO ATTENDIBILI, vista anche la provenienza delle stesse di cui io conosco la fonte.....punto terzo, il cammino, come riconosciuto dai Papi e' uno strumento VALIDISSIMO per la Chiesa odierna ed il Papa attuale,confida molto in questo strumento per il rinnovamento della Chiesa stessa, dico cio' per averlo sentito con le mie stesse orecchie dalla sua voce stessa.
    Quindi a tutti i lettori le deduzioni opportune.
    Don Paolo

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  17. Caro don Paolo,

    visto che non sei neocatecumenale ti chiedo una cosa:
    te la senti di rispondere alle domande sul cammino che sono presenti su questa pagina, portndo le tue idee, ciò che sai del cammino?
    Noi che conosciamo il cammino dal di dentro sappiamo che su tante cose è vietato rispondere, ma se tu non sei nc, non hai nessun vincolo e puoi spiegare le cose che non sono chiare.
    Te la senti di farlo?

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  18. Caro Don Paolo
    visto che e' apparso qui
    all'improvviso
    spero che non sparisca
    altrettanto velocemente
    ma possa almeno chiarirci
    un semplice dubbio che nessuno
    e' stato in grado di chiarirci
    finora.

    Come si concilia il richiamo del Papa
    sulla liturgia eucaristica Neocatecumenale
    (lettera del cardinale Arinze)
    con le parole a lei rivolte?
    E con il fatto che gli Statuti
    sono scaduti e non sono stati ancora rinnovati?

    Io direi soltanto con il fatto che il Santo Padre voglia prima emendare il Cammino Neoc. dei suoi errori prima
    di affidarvi davvero, stando a quello che lei dice, un compito di evangelizzazione efficace.

    Altra domanda
    Chi continua a celebrare col modus operandi invalso nelle comunita',
    che il Papa ha esplicitamente
    dichiarato da correggere,
    non disobbedisce di fatto al Papa?

    Ci chiarisca questi dubbi che da semplici fedeli ci
    generano molta confusione.

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  19. mo capisco le vostre sacre fonti
    sapete che dalle mie parti qualche anno fa il nostro vescovo apostrofò duramente,passionista seguace del compianto padre Zoffoli Chissà perchè? Non credo sia difficile da capire, forse il nostro vescovo era molto lungimirante e rispettoso e nn presentuoso che si ritiene depositario di verità


    tieniti le tue di fonti e vai pure alla messa vespertina insieme al TUO vescovo!!!!

    Noi stimiamo p. Zoffoli e ne veneriamo la memoria di sacerdote che ha sofferto persecuzioni e minacce per affermare le verità di cui oggi tutti stanno parlando... ed era un filosofo e un teologo cristiano, a differenza dei tuoi iniziatori... ma non citiamo solo p. Zoffoli, citiamo soprattutto il Magistero della Chiesa, che è lo stesso a cui lui si rifaceva...
    e quando parlate di santi sacerdoti abbiate più rispetto invece di bervi tutte i giudizi distorti di vostri de-formatori...

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  20. Scusi Padre col dovuto rispetto ma
    non sembra che qualcuno impedisca il diritto di replica o la confutazione
    di un testo. Io non mi sarei mai
    sognato di arrivare qui se non mi fossi imbattuto in una serie di affermazioni che non erano in linea
    con l'insegnamento millenario della Chiesa. Se le cose stanno cambiando o
    sono già cambiate , la mia come quella
    di tanti altri sarà solo pia ignoranza.

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  21. spiegare le cose che non sono chiare.
    Te la senti di farlo?


    il sedicente Don Paolo è un "meteorite" di passaggio, lanciato lì, uno spot tra i tanti.
    Se è davvero un sacerdote povera Chiesa!

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  22. don Paolo sembra essere l'ennesimo bluff,
    Se è neocatecumenale non può rispondere, può solo attaccare.

    Comunque caro don Paolo, con la stessa fermezza con cui affermi che qui si sta giudicando persone che non possono difendersi, ci puoi anche dire quali sono queste persone?

    Puoi dirci negli anni che hai seguito il cammino, quante persone ne sono uscite, sentendosi condannate e rifiutate?

    Come pastore della chiesa, che ne sai di queste persone, quante di loro hanno rifiutato il cattolicesimo?
    quante si sono sentite sconfitte, incomprese, hanno portato il loro dolore silenzioso.
    E le loro difese chi le ha prese?

    Tu pastore della Chiesa con chi stai , con i forti che leggono la Bibbia e sanno i salmi a memoria, o con i piccoli che soffrono in silenzio?

    mi rendo conto di essere stata molto aggressiva con te, senza conoscerti, ma sono stanca di gente che difende il cammino senza portare argomenti.

    Tu difendi pure i poveri neocatecumenali che ti inondano la chiesa di fiori e di offerte, noi difendiamo quelli che non possono raccontare come sono stati trattati durante gli scrutinii.

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  23. Un prete anonimo che non solo sfugge dal proprio nome battesimale, ma anche da un nome virtuale e si nasconde dientro un anonimo ... embè, è un prete niente credibile!

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  24. messaggio di newgold69

    per me non esiste nessun don paolo, è solo uno dei tanti matti e isterici neocat che usano un nome diverso per dare autorevolezza a quello che dice, ma non dice nulla e non vale nulla, perché è contradittorio in se quello che ha detto!!!

    eretici, convertitevi, la scure è già alla base dell'albero, pronta ad abbattersi su di esso!

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  25. Certo che non esiste!, altrimenti avrebbe 'evangelizzato' anche in questo luogo, almeno dando risposte alle domande esposte.

    RispondiElimina

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