giovedì 27 novembre 2008

Camino NC e 'difformità' dalla Chiesa: nulla è cambiato

Convivenza inizio corso 2008/2009, Porto S. Giorgio 25-28 settembre 2008

Abbiamo ricevuto da parte di un sacerdote inorridito i documenti relativi alla ripresa del nuovo anno catechetico NC che, com'è loro prassi, vede tutti i supercatechisti "in convivenza" nella cittadella di Porto S. Giorgio, per ricevere e poi "riportare" pedissequamente in tutte le comunità i contenuti che hanno ascoltato.

Quest'anno è ritornato fortemente in auge il teologo modernista Farnès, l'ispiratore di Carmen Hernandez, in che termini lo abbiamo anche riportato sul sito [vedi] del quale vi renderemo note appena possibile, eloquenti esternazioni...

Al momento pubblichiamo l'estratto di un'omelia molto citata del Card. Schönborn, da lui pronunciata proprio a Porto S. Giorgio alcuni giorni prima...
"...E' intervenuto il card Schönborn, Arcivescovo di Vienna, proprio qui a Porto S. Giorgio. Nella sua omelia la settimana scorsa ha detto che: Il Concilio afferma una differenza non gradu tantum sed essentia, dice il latino, tra il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale dei presbiteri, del vescovo. Non gradu tantum non c'è una differenza di grado perché, se il presbitero avesse un grado superiore al livello comune del sacerdozio battesimale, sarebbe un "supercristiano", un cristiano a livello maggiore, sarebbe un'ingiustizia che certe persone siano escluse dal ministero sacerdotale, dal ministero presbiterale. Per esempio sarebbe un'ingiustizia che le donne non possono diventare prete perché sarebbero escluse da un grado superiore di vita cristiana. No, non è una differenza di grado, non gradu tantum sed essentia. Alcuni si sono sbagliati sull'espressione "essentia". Vuol dire che noi presbiteri siamo superiori a voi laici, siamo esseri diversi di essenza diversa? No, no, siamo poveri peccatori forse più di voi. No, cosa vuol dire? Lo spirito in termini tomistici: il sacerdozio battesimale è nell'ordine del fine, delle finalità, tutta la vita cristiana è orientata alla santità realizzata" (cap V Lumen Gentium - vocazione ministeriale alla santità). Tutto, tutto nella Chiesa è al livello di mezzi e al servizio di questa santità. Quindi per non diventare clericali dovete sempre pensare che diventare presbitero è diventare uno strumento nelle mani di Gesù Cristo per aiutare i fedeli per raggiungere la santità..."
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Come è dato riscontrare anche nella predicazione kikiana, ad asserzioni veritiere fanno seguito insegnamenti ambigui, che evidentemente tendono a diluire sempre più la differenza tra il sacerdozio regale del popolo e quello ministeriale del sacerdote...

Riporto di seguito cosa dice il Magistero della Chiesa sul Sacerdozio nella Dichiarazione della Dottrina della Fede circa "Catholicam Doctrinam de Ecclesia contra nonnullos errores odiernos tuendam" che nel 1973, già a ridosso del concilio (!!!), è stata costretta a difendere verità di fede cattoliche: questa riguarda la distinzione tra sacerdozio comune e quello ministeriale

6. La Chiesa associata al sacerdozio di Cristo
Cristo Nostro Signore, Pontefice dell'antica e nuova alleanza, ha voluto associare e configurare al suo sacerdozio perfetto (Eb 7, 20-22 e 26-28; 10,14 e 21) il Popolo che egli ha acquistato con il suo sangue. Egli ha dunque dotato la Chiesa di una partecipazione al suo sacerdozio che consiste nel sacerdozio comune dei fedeli e nel sacerdozio ministeriale o gerarchico, i quali, sebbene abbiano una differenza, non solo di grado, ma di essenza, non sono di meno ordinati l'uno all'altro nella comunione della Chiesa. (Cf. Conc. Vat. II : Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 10; Cost. Decr. Decl., p. 110).
Il sacerdozio comune dei fedeli, che giustamente riceve la qualificazione di regale (cfr. 1 Pt. 2, 9; Apoc. 1, 6; 5, 9 s.), poiché per mezzo di esso i fedeli, membri del popolo messianico, sono uniti al loro Re celeste, è conferito dal Battesimo. Per effetto di questo sacramento, i fedeli « incorporati alla Chiesa sono deputati al culto della religione cristiana » in virtù di un segno indelebile chiamato carattere, e « rigenerati come figli di Dio, essi sono tenuti a professare, davanti agli uomini, la loro fede ricevuta da Dio tramite la Chiesa (Ibid., n. 11 ; Cost. Decr. Decl., p. 111.) ». Avendo dunque ricevuto la grazia della rinascita battesimale, essi « concorrono, in ragione del loro sacerdozio regale, all'offerta dell'Eucaristia ed esercitano questo stesso sacerdozio nella ricezione dei sacramenti, per mezzo della preghiera e dell'azione di grazia, della testimonianza di una vita santa, dell'abnegazione e della fattiva carità ». (Ibid. 10: Cost. Decr. Decl., p. 111).
Tuttavia Cristo, capo della Chiesa, che è il Suo Corpo mistico, ha stabilito come ministri del suo sacerdozio e destinati ad agire al suo posto nella Chiesa (Cfr. PII XI Litt. encycl. Ad Catholici Sacerdotii: AAS 28, 1936, 10 (DENZ.- SCHÖN. 3755); cfr. Lumen Gentium, 10, et Presbyterorum Ordinis, 2: Const. Decr. Decl., pp. 110 s. et 622 s.) i suoi apostoli, e, attraverso le loro persone, i vescovi, loro successori; essi, a loro volta, hanno legittimamente trasmesso anche ai presbiteri, ad un grado subordinato, il ministero sacro di cui erano stati investiti (Cfr. Lumen Gentium, 28: Cost. Decr. Decl., p. 145). Così nacque nella Chiesa la successione apostolica del ministero sacerdotale per la gloria di Dio e per il servizio del Suo Popolo e di tutta la famiglia umana che deve essere convertita a Dio.

Attraverso questo sacerdozio, i vescovi e i presbiteri « sono in qualche modo 'messi da parte' nel seno del popolo di Dio, non per essere separati né da esso né da qualunque uomo, ma per essere consacrati interamente all'opera in vista della quale il Signore li prende con sé (Presbyterorum Ordinis, 3: Cost. Decr. Decl., p. 625) » : e cioè l'opera di santificazione, d'insegnamento e di governo il cui esercizio è determinato ulteriormente dalla comunione gerarchica (Cfr. Lumen Gentium, 24, 27 s.: Cost. Decr. Decl., pp. 137, 143-149). In questa opera multiforme, la costante predicazione del Vangelo figura come principio e fondamento (Presbyterorum Ordinis, 4: Const. Decr. Decl., p. 627), il sacrificio eucaristico rappresenta il culmine e la sorgente di tutta la vita cristiana (Cfr. Lumen Gentium, 11: Const. Decr. Decl., pp. 111 s.; cfr. etiam CONC. TRID. Sess. 22, Doctrina de Missae Sacrificio, cap. 1 et 2: Conc. Œc. Decr.³, pp. 732- 734 (DENZ.-SCHÖN. 1739-1743). Questo sacrificio è offerto dai ministri del sacerdozio a Dio Padre nello Spirito Santo, nel nome di Cristo, in persona del quale essi agiscono, e a nome di tutto il suo Corpo mistico (Cfr. PAULI VI Sollemnis Professio fidei, 24: AAS 60, 1968, 442); e questo sacrificio è completato dalla Santa Cena, nella quale i fedeli, partecipando all'unico corpo di Cristo, divengono un solo corpo (cf. 1 Cor 10, 16).
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Sostanzialmente l' "essentia" sulla quale molti si sarebbero sbagliati secondo l'arcivescovo, è quella 'investitura' determinata dal 'carattere' conferito dal Sacramento dell'Ordine', con il quale viene conferita la successione apostolica e per mezzo del quale il sacerdote può agire nella Chiesa in persona Christi, celebrare il Sacrificio, operare la "Consacrazione" e inoltre tutte le altre sue prerogative e cioè l'opera di santificazione, d'insegnamento e di governo, queste ultime nettamente in mano ai catechisti nell'ambito del cammino NC; mentre, quanto alla Celebrazione conosciamo tutte le derive neocat: basti partire dal fatto che, come dice Kiko: "noi non abbiamo altari": tant'è che la celebrazione avviene unicamente sulle ipertrofiche "mense", con tutte le altre difformità dai libri liturgici... e tenendo soprattutto conto della diversa teologia che abbiamo più volte evidenziato

34 commenti:

  1. Notare "il Sacrificio è completato dalla Santa Cena"... non è esclusivamente la Santa Cena...

    ma prima che nella dichiarazione della Dottrina della Fede, tutto questo è evidenziato nella Ecclesia de Eucharistia, nella Redemptionis Sacramentum, nella Sacrosanctum Concilium, dal Concilio di Trento... da tutta la Tradizione Cattolica

    A non essere d'accordo, con "distinguo" inaccettabili per una retta fede, ha iniziato Lutero...

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  2. ...
    A determinare questa peculiare fisionomia ecclesiale del sacerdote è la relazione fondamentale che egli ha con Cristo Capo e Pastore, quale sua ripresentazione sacramentale. Notavo nell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis, che “il riferimento alla Chiesa è inscritto nell’unico e medesimo riferimento del sacerdote a Cristo, nel senso che è la “rappresentanza sacramentale” di Cristo a fondare e ad animare il riferimento del sacerdote alla Chiesa” (n. 16). La dimensione ecclesiale appartiene alla sostanza del sacerdozio ordinato. Esso è totalmente al servizio della Chiesa, tanto che la comunità ecclesiale ha assoluto bisogno del sacerdozio ministeriale per avere Cristo Capo e Pastore presente in essa. Se il sacerdozio comune è conseguenza del fatto che il Popolo cristiano è scelto da Dio come ponte con l’umanità e riguarda ogni credente in quanto inserito in questo popolo, il sacerdozio ministeriale invece è frutto di una elezione, di una vocazione specifica: “Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici” (Lc 6, 13-16). Grazie al sacerdozio ministeriale i fedeli sono resi consapevoli del loro sacerdozio comune e lo attualizzano (cfr. Ef 4, 11-12); il sacerdote infatti ricorda loro che sono Popolo di Dio e li abilita all’”offerta di quei sacrifici spirituali” (cfr 1 Pt 2, 5), mediante i quali Cristo stesso fa di noi un eterno dono al Padre (cfr 1 Pt 3, 18). Senza la presenza di Cristo rappresentato dal presbitero, guida sacramentale della comunità, questa non sarebbe in pienezza una comunità ecclesiale.
    3. Dicevo prima che Cristo è presente nella Chiesa in maniera eminente nell’Eucarestia, fonte e culmine della vita ecclesiale. E’ presente realmente nella celebrazione del santo Sacrificio, come pure quando il pane consacrato viene custodito nel tabernacolo “come il cuore spirituale della comunità religiosa e parrocchiale” (Paolo VI, Lettera enciclica Mysterium fidei, AAS 57 [1965], 772).
    (Giovanni Paolo II, Udienza ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Clero, 23 novembre 2001)

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  3. SACRA CONGREGAZIONE
    PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

    SACERDOTIUM MINISTERIALE

    LETTERA AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA
    SU ALCUNE QUESTIONI
    CONCERNENTI IL MINISTRO DELL’EUCARISTIA

    I - Introduzione
    1. Nell’insegnare che il sacerdozio ministeriale o gerarchico differisce essenzialmente e non solo di grado dal sacerdozio comune dei fedeli, il Concilio Ecumenico Vaticano II espresse la certezza di fede che soltanto i Vescovi e i Presbiteri possono compiere il mistero eucaristico. Benché infatti tutti i fedeli partecipino dell’unico e identico sacerdozio di Cristo e concorrano all’oblazione dell’Eucaristia, solo il sacerdote ministeriale, in virtù del sacramento dell’Ordine, è abilitato a compiere il sacrificio eucaristico nella persona di Cristo e ad offrirlo a nome di tutto il popolo cristiano (Lumen Gentium, 10. 17. 26. 28; Sacrosanctum Concilium, 7; Christus Dominus, 15; Presbyterorum Ordinis, 2 et 3; cfr. etiam PAULI VI Mysterium Fidei, die 3 sept. 1965: AAS 57 (1965) 761).
    2. Negli ultimi anni hanno però cominciato a diffondersi delle opinioni, talvolta tradotte nella prassi, che negando il suddetto insegnamento ledono nell’intimo la vita della Chiesa. Tali opinioni, diffuse sotto forme e con argomentazioni diverse, cominciano ad attirare gli stessi fedeli, sia perché si afferma che godrebbero di un certo fondamento scientifico, sia perché vengono presentate come rispondenti alle necessità della cura pastorale delle comunità e della loro vita sacramentale.
    3. Pertanto questa Sacra Congregazione, mossa dal desiderio di offrire ai sacri Pastori, in spirito di affetto collegiale, il proprio servizio, intende qui richiamare alcuni tra i punti essenziali della dottrina della Chiesa circa il ministro dell’Eucaristia, trasmessi dalla viva Tradizione...
    http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19830806_sacerdotium-ministeriale_it.html

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  4. oltre a 'rivedere' il significato di "essenza", il cardinale nell'omelia citata esclude anche la differenza di grado... evidentemente non conosce il latino, anche se lo cita... e non tiene conto neppure del Magistero...

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  5. Per quel che so di latino, la struttura "non tantum sed etiam" significa "non solo ma anche", mentre "non tantum sed" significa non tanto ma...
    Quindi guardando l'originale latino non mi pare che il cardinale abbia detto qualcosa di molto sbagliato...
    Chissà, pensaci un po': Non sono tutti stronzi quelli che non la pensano come te...
    Christus Dominus, novi et aeterni foederis Pontifex, populum quem suo sanguine acquisivit, cum perfecto suo sacerdotio (cfr. Hebr. 7, 20-22 et 26-28; 10, 14 et 21) consociare et configurare voluit. Donavit ergo Ecclesiam suam participatione sacerdotii sui, nempe sacerdotio communi fidelium et sacerdotio ministeriali seu hierarchico, quae, etsi non tantum gradu sed essentia differunt, mutuo tamen in Ecclesiae communione ordinantur (Cfr. Lumen Gentium, 10: Const. Decr. Decl., p. 110).

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  6. Don Mauro Piacenza, collegio spagnolo S. Giuseppe 7.11.2008
    ...
    "Il sacerdozio, anche sacramentalmente, modifica ontologicamente l’identità di chi lo ha ricevuto. Allora si è sempre sacerdoti, addirittura anche oltre la morte!

    Nessun ministero, nemmeno il più teologicamente qualificato, ammesso che di sana teologia si tratti, potrà mai sostituire il sacerdote.

    Educhiamo a questa coscienza! Rinnoviamo la nostra appartenenza a Cristo e l’amore indefesso per l’Eucaristia, che ci è stata elargita la grazia di celebrare.

    Amiamo il confessionale, come luogo, come servizio, come immedesimazione a Cristo misericordioso, datore dell’amore trinitario."

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  7. Per quel che so di latino, la struttura "non tantum sed etiam" significa "non solo ma anche", mentre "non tantum sed" significa non tanto ma...
    Quindi guardando l'originale latino non mi pare che il cardinale abbia detto qualcosa di molto sbagliato...
    Chissà, pensaci un po': Non sono tutti stronzi quelli che non la pensano come te...


    Premesso che non mi sogno mai di dare dello stronzo a qualcuno...

    Veneranda, io non ho fatto una dissertazione personale sulla traduzione latina, ho messo a raffronto le parole del cardinale con due traduzioni di documenti Magisteriali presenti sul sito ufficiale del Vaticano. In ogni caso il discorso è ben più ampio rispetto a questo aspetto linguistico e nonostante la sua precisazione.

    Quel che si nota è che non le è parso vero di poter rilevare una eventuale inesattezza, ma vedo che si ferma su questa (peraltro non confermata) e non entra affatto nel merito infatti:

    Christus Dominus, novi et aeterni foederis Pontifex, populum quem suo sanguine acquisivit, cum perfecto suo sacerdotio (cfr. Hebr. 7, 20-22 et 26-28; 10, 14 et 21) consociare et configurare voluit. Donavit ergo Ecclesiam suam participatione sacerdotii sui, nempe sacerdotio communi fidelium et sacerdotio ministeriali seu hierarchico, quae, etsi non tantum gradu sed essentia differunt, mutuo tamen in Ecclesiae communione ordinantur (Cfr. Lumen Gentium, 10: Const. Decr. Decl., p. 110).

    se questa citazione voleva entrare nel merito, nessuno ha smentito questa affermazione della LG.
    Anzi essa è stata, nella Dichiarazione e nella Lettera della Congragazione da me citate, interpretata nei suoi esatti, e non distorti, significati...

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  8. vi segnalo un testuale insegnamento di Kiko Arguello nell'annuncio di Quaresima 2008, in Spagna

    Ecco quanto va attualmente predicando per “salvare” l‟Europa:

    << Ci permettiamo ricordare che sul sacrificio della messa si insegna che il concetto di sacrificio è stato introdotto per compiacere i pagani al tempo di Costantino. In realtà la messa è solo una presenza-passaggio del Cristo che, ovviamente, dopo il passaggio, non rimane più dentro il pane, ecc. Tuttavia, questo non ditelo agli altri cristiani, perché non sarebbero ancora in grado di capirlo>>.

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  9. Scioccante il post di SFC!

    Ma se qualcuno possiede questo testo o una registrazione che cosa aspetta per comunicarli alla CDF?

    Sappiamo tutti o dovremmo saperlo che Kiko Arguello in presenza di autorità ecclesiastiche si sforza di essere nelle righe, purtroppo per quello che è detto all` interno delCn, possiamo solo contare sul coraggio di chi vuole testimoniare.

    Ma a questo punto , la testimonianza diventa un dovere, come sarà recepita, non lo si sa, il risultato non dipende da noi, ma almenp avremo fatto il nostro dovere!

    Amici sempre più penso alle profezie della beata Caterina Emmerich!

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  10. @ Emma

    Cara Emma, esitono centinaia di registrazioni degli strafalcioni teologici di Kiko, ripetute pappagallescamente dai suoi catechisti ai vari livelli.

    Ne esistono tante che alcune, le più complete forse, da anni sono sui tavoli della Congregazione per la dottrina della Fede e per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti.

    Ma...a parte le lettera di Arinze, che rimane un caposaldo e un capolavoro, null'altro si è mosso, se si ecdcettuano le mani e il cervello di Mons. Rylko.

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  11. Beh Francesco, prima si poteva dire, sono ancora alla prova, ma adesso che il PCL li ha riconosciuti e per di più come strumento di formazione cristiana, ogni parola di Kiko Arguello dovrebbe essere controllata, sorvegliata, sappiamo che la parola di Arguello è parola di vangelo per i nc, possiamo dunque immaginare i danni che continueranno a fare i suoi catechisti, mi sembra dunque importante di non scoraggiarsi e fare seguire alla CDF, tutte le testimonianze.
    Niente sarà detto pubblicamente, per non suscitare uno scandalo ancora maggiore, ma senza dubbio la correzione verrà.
    Che cosa poi Arguello farà di questa correzione, è un`altra storia, purtroppo!
    Non sono ottimista, amici, per niente.

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  12. 13 giugno 2008 : consegna dello Statuto

    26 novembre 2008: testi catechetici non ancora pubblicati.

    Abbiamo uno strumento di formazione cristiana ma non ne conosciamo il contenuto!

    Ne conosciamo il "rito" che non è quello della Chiesa cattolica, ma al quale e con il quale saranno formati coloro che seguendo le catechesi nc finiranno per formare delle comunità nc ,ma non ne conosciamo i testi , il "fondamento teologico".

    Vi pare normale?

    E tutto ciò nella più grande indifferenza di vescovi e cardinali!

    Questo resta per me un mistero ed uno scandalo.

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  13. Dice Veneranda:

    Chissà, pensaci un po': Non sono tutti stronzi quelli che non la pensano come te...


    Veneranda. In questi e in altri interventi stizziti e orgogliosi c'è più che un mondo. Ma è quello che possiamo scorgere negli interventi simili di Kiko. Nella sua volontà di "espandere" la SUA interpretazione della Chiesa.

    Lei sa benissimo, a parte quello che si deve fare riguardo noi "esterni" (che siamo stati anche interni però!), quale NUOVA interpretazione abbia Kiko...e anche lei!!!

    In realtà tale nuova intepretazione si vuole "confondere" in mezzo a quella di sempre! Ma questo è un espediente tattico, usato spesso anche in politica!

    La "copertura" per far "circolare" il "principio di Kiko" è connaturata alla volontà di revisione dall'interno e di ribaltamento della realtà esistente.

    Per questo il CnC sta approfondendo la divisione in seno alla Chiesa, facendo leva su suoi componenti ormai decisi nella condivisione di altre dottrine. E per questo la tecnica del CnC fa leva anche sull'"adulazione" e sul "siamo con.." in vari temi di altro ordine. Per questo si potrebbe vedere anche il CnC dietro a un Prete che officia Riti come Cristo comanda (Tradizionali).

    "Parigi val bene una Messa".

    Per questo il giuridismo deteriore (lettere "private" e dintorni) che ho letto anche in questi giorni e che proviene dalla "scelta" della "retorica" ormai stabile nel CnC (e ripetuta), mi ha confermato una volta di più!

    Il motivo per cui vi biasimo (ma con compassione) sta nel modo che usate per diffondere i vostri palesi ed innegabili nuovi principi! Se solo aveste il coraggio di dichiarare CHI SIETE! COSA VOLETE! QUELLO IN CUI CREDETE!

    Solo così sarebbe forse meno grave la vostra presenza. Almeno di quelli più consapevoli. Ma forse non sarebbe più CnC!

    Infatti volete "confordevi". Volete "coprirvi". Questo "confondervi", però, non è sempre "remunerativo". Infatti, la Verità RENDE LIBERI. Farla "co-esistere" con le assurdità devastanti (anche solo per TATTICA, come nel vostro caso) genera una "variabile" che non è "controllabile". Nella Libertà delle Creature, la Verità potrà o essere Condivisa fino in fondo da chi la VUOLE IN PIENEZZA e quindi respingerà tutto lo "sporco" o essere ignorata, presupposta là dove invece c'è errore, sovvertita con consapevolezza. Ma QUANTE ANIME ROVINATE IN QUESTA ASSURDA TRAGEDIA?

    Non vorrei davvero essere nei vostri panni!

    Lei, Veneranda, crede a ciò che Insegna la Chiesa da 2000 anni?

    Crede che iL Sacerdote Ordinato perpetua il Sacerdozio del Nostro Signore Gesù? Crede che agisce nella "Persona di Cristo Capo", Offrendo a Dio il Sacrificio Perfetto, la Vittima Immacolata per la perpetuazione dei frutti della nostra Redenzione, in ESPIAZIONE dei nostri Peccati? Crede che il Sacerdote sia il "pontefice" per mezzo del Quale L'UNICO PONTEFICE, GESU', OPERA LA REDENZIONE "finchè Egli Venga" nella Parusia? Crede che, proprio perchè il Sacerdote Ordinato è STRUMENTO dell'Unico Pontefice, allo stesso tempo non è più grande di Colui che lo ha mandato, e per questo si VEDE nella SAnta Messa quando insieme a tutti si Rivolge al Signore?Crede che il Sacerdote attua l'Opera di Santificazione, Insegnamento e Governo?

    Crede che nel Sacrosanto Tabernacolo sia presente Vivo e Vero Nostro Signore Gesù, che sia il COMPIMENTO e la REALIZZAZIONE delle Promesse?

    Crede che, nell'edificio di Culto dei Cattolici (che porta a COMPIMENTO IL TEMPIO), sia NECESSARIO il Sacro Altare di Dio? Crede in ciò che l'Altare rappresenta?

    Crede nella Libertà delle Creature e dei Figli? Crede nella impossibilità di "forzare" questa Libertà, anche con le migliori intenzioni? Crede nella Coscienza Individuale, la quale è SOLA davanti a Dio quando opera LIBERAMENTE le Scelte che saranno e sono RESPONSABILI davanti a Dio e aglii Uomini? Crede nel Sacramento della Penitenza, "luogo" in cui il Signore "abbraccia il Figlio prodigo che torna"? E LO ABBRACCIA A TU PER TU!

    ...Se la risposta a queste domande è uno schietto "credo"... Allora possiamo giore tutti! Il CnC smetterà, da ora, di "essere altra chiesa che si vuole sostituire".
    E saremo, finalmente, in piena e completa Comunione.

    RispondiElimina
  14. Blogger Emma ha detto...

    13 giugno 2008 : consegna dello Statuto

    26 novembre 2008: testi catechetici non ancora pubblicati.

    Abbiamo uno strumento di formazione cristiana ma non ne conosciamo il contenuto!

    Ne conosciamo il "rito" che non è quello della Chiesa cattolica, ma al quale e con il quale saranno formati coloro che seguendo le catechesi nc finiranno per formare delle comunità nc ,ma non ne conosciamo i testi , il "fondamento teologico".

    Vi pare normale?

    E tutto ciò nella più grande indifferenza di vescovi e cardinali!

    Questo resta per me un mistero ed uno scandalo.

    27 novembre, 2008 19:20


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    Cara Emma sei giunta con grande lucidità al cuore del problema E AL VERO SCANDALO!

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  15. Francesco la consegna dello Statuto al Cn, come è avvenuta, resta per me uno di quei misteri che so non mi saranno svelati.
    Il silenzio "diplomatico" del Vaticano posso capirlo, forse le correzioni verranno e forse saranno applicate, quanti forse e nel frattempo il cammino fa catechesi , forma comunità, queste persone seguiranno l`insegnamento di Kiko Arguello e non quello della Chiesa, saranno impregnati della visione della Chiesa di Arguello, celebrano l`Eucaristia con il "rito" creato da Arguello che non è quello della Chiesa cattolica.

    Insomma quando Kiko Arguello rifiuta la Liturgia cattolica perchè se avesse dovuto obbedire al Papa il cammino sarebbe finito, il buon senso avrebbe dovuto bastare per sollevare reazioni indignate, quando Kiko Arguello dice che il è il Papa adesso a dover combattere con Arinze, avremmo potuto sperare una minima reazione, quando Arguello fa il suo discorso sulla Pasqua ebraica, avremmo dovuto subito leggere delle rettifiche e correzioni, invece NIENTE, SILENZIO.

    A me è questo silenzio che non va giù.

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  16. E' un po' lungo, avevo pensato di postare solo il link, ma lo metto qui, perché possiate leggerlo con più comodità.: è un po' la risposta a quel che dice Steph...
    E' un testo tratto da un "corso residenziale per il clero diocesano bergamasco" tenuto da Don Erio Castellucci) e dimostra la NUOVA identità attribuita ai sacerdoti dal Concilio Vaticano II (ho inserito alcune note)
    ...
    "Il Vaticano II ha ripensato la teologia dell'Ordine riflettendo, di fatto, sul prete. Non conviene qui riproporre una ricostruzione storica dei testi conciliari sul prete - lavoro del resto già svolto egregiamente - e neppure un'esegesi puntuale, ma, pur prestando attenzione alle diverse redazioni (quattro per LG e sette per PO), alle discussioni in aula e alle prese di posizioni delle Commissioni, è meglio offrire una interpretazione unitaria, tenendo conto del fatto, già segnalato, che il Concilio infatti cominciò a riflettere sul prete quando ne avvertì la inadeguatezza rispetto alla dottrina sulla Chiesa e sul vescovo, ormai rinnovate in senso missionario. Così la riflessione sul prete, racchiusa fino ad allora nell'ambito cristologico della consacrazione, fu riletta in termini dinamici entro la prospettiva ecclesiologica della missione.
    [centralità di Cristo traferita alla Chiesa -ndr]

    Nel trattare del sacerdozio il Concilio di Trento era partito da una prospettiva strettamente sacramentale-sacrificale: dall'Eucaristia all'Ordine. Il Vaticano II, senza ovviamente negare Trento, ne rilegge la dottrina in un contesto più ampio e il punto di partenza ora è missionario-ecclesiale: dalla missione della Chiesa all'Ordine. [fondamento capovolto -ndr]

    La svolta più evidente nella dottrina conciliare del prete è proprio la sua ri-collocazione nell'ambito della missione di tutta la Chiesa. Il peso della dottrina conciliare si coglie meglio se si tiene presente la duplice riduzione subita dal tema della missione negli ultimi secoli (della quale abbiamo già parlato a proposito del laicato). Recuperando la radicazione trinitaria della missione e il suo carattere essenziale per la Chiesa, il Vaticano II non poteva lasciare inalterata la dottrina del presbiterato. Ormai il punto di partenza tridentino non bastava più a spiegare la realtà del prete nel contesto di una Chiesa missionaria. Come dunque il Concilio ha riletto la figura del prete in termini missionari? Si possono distinguere tre grandi passi.

    Il primo passo è stato quello di considerare la missione del prete non come realtà al di fuori o al di sopra della missione di tutta la Chiesa, ma come una modalità di realizzazione della stessa missione ecclesiale. Potrebbe sembrare il punto d'arrivo di un cammino pacifico e lineare: è stato invece faticoso e pieno di ostacoli. In Concilio, infatti, si sono fronteggiate due teologie: da una parte quella tradizionale-cultuale che si collocava sulla linea tridentina ed era sostenuta particolarmente dai vescovi dei paesi di antica cristianità; e dall'altra, portata a Roma in particolare dai vescovi dei paesi di nuova cristianità, la concezione missionaria del ministero, che proponeva invece di partire dal prete e dal vescovo come inviati ad evangelizzare prima che a celebrare i sacramenti.

    Il risultato globale è sicuro: è stata recepita, già all'inizio di LG 28 e più decisamente in PO 2, la visione missionaria del ministero; è indicativo il fatto che questo decreto contenga più di trenta riferimenti alla teologia della missione. Va però segnalata una lacuna non secondaria in PO. Il paragrafo 3, che tratta del rapporto prete-mondo, contiene ottimi spunti ma manca una ecclesiologia missionaria: diversamente dall'orientamento di PO 2, la missione del prete delineata in PO 3 non appare inserita nella missione di tutto il popolo di Dio, ma viene mutuata unicamente dal rapporto del prete con Cristo [molto grave lacuna! perché il rapporto con Cristo dove porta se non al rapporto con gli altri nella Chiesa e nel mondo? -ndr]. Così il prete risulta isolato nel rapporto con il mondo: invece di considerare da una parte la Chiesa con il prete al suo interno e dall'altra il mondo, si considera da una parte il prete e dall'altra il resto dell'umanità (battezzati e non). Nonostante questa ambiguità, si può comunque dire che in LG 28 e in PO il Concilio avvia un processo irreversibile di rilettura della missione del prete dentro la missione della Chiesa.
    Nasce immediatamente la questione del contenuto specifico della missione presbiterale: precisato che cosa unisce il prete a tutto il popolo cristiano, occorreva dire anche in che cosa si distingue il suo ministero dalla missione comune a tutti. E non poteva più essere sufficiente la determinazione cultuale del ministero: se il prete partecipa della universalità della missione ecclesiale, il suo ministero non potrà limitarsi all'esercizio delle funzioni sacre per la comunità cristiana. [quando mai la missione del prete è stata limitata alle funzioni sacre: anzi, è da esse che scaturisce il retso! -ndr] E' questo l'oggetto del secondo passo.

    Il Concilio è stato perciò condotto, dalla sua stessa ecclesiologia missionaria, a rivalutare fortemente nel prete il ministero dell'evangelizzazione, arrivando a dire che anch'esso è radicato nel sacramento dell'Ordine ed entra perciò tra gli elementi essenziali del presbiterato.[come se l'evangelizzazione già non facesse parte della funzione sacerdotale: le catechesi, la guida spirituale, le omelie, cosa sono? ma anche la stessa Messa e la confessione non fanno parte dell'Evangelizzazione? -ndr]

    Questo passaggio è stato compiuto utilizzando lo schema dei tre munera, che ha sostituito quello delle due potestates .
    Secondo il modello binario (due potestates) l'essenza del sacerdozio consisteva nell'abilitazione al ministero cultuale derivante dalla potestas ordinis, mentre i compiti di predicazione e guida pastorale derivavano dalla potestas iurisdictionis (direttamente ereditata dal vescovo) e non venivano dunque fatti rientrare nell'essenza teologica del sacerdozio; [Padre Pio quando predicava o confessava, faceva questa distinzione? E così tutti i sacerdoti che per secoli si sono occupati della "cura d'anime"? -ndr] dal sacramento il ministero liturgico e dal diritto il ministero magisteriale e pastorale: questo, semplificando, il contenuto dello schema binario che, come è già emerso, affonda le radici nella separazione medievale tra ordo e iurisdictio.

    E' evidente la difficoltà di esprimere attraverso questo modello la visione missionaria del ministero che il Concilio stava maturando: il ministero dell'evangelizzazione infatti, che appariva ai padri conciliari sempre più importante ed essenziale, rimaneva escluso dall'essenza dell'Ordine e ricondotto a mera realtà giuridica. [Senza il Ministero Liturgico, cos'è che nutre la pastoralità, oltre alla preghiera e alla formazione continua? -ndr]

    E' perciò quasi per logica intrinseca che il Vaticano II adotta il modello ternario. (dei tre "munera) Di origine cristologica - Calvino per primo aveva sistematizzato i titoli di Cristo entro le tre categorie di Profeta, Sacerdote e Re -, ben presto la teologia cattolica ne trasse deduzioni ecclesiologiche e ministeriali: la Scuola di Tubinga, all'inizio del secolo scorso, elaborò un'ecclesiologia strutturata attorno alle tre categorie; poco dopo si diffuse, in ambiente teologico, l'abitudine a considerare anche i compiti del sacerdote entro questo schema. I Padri del Vaticano II, convincendosi gradualmente che lo schema ternario era più adatto ad esprimere una visione missionaria del prete, lo hanno adottato, stabilendo che la specifica missione del ministro ordinato rispetto a quella della comunità consiste nel triplice ministero: proclamazione autorevole della Parola, presidenza della liturgia, guida pastorale del popolo di Dio.

    Non più, dunque, Ordine e giurisdizione come due fonti del ministero, ma Ordine come unica fonte, dalla quale deriva il ministero nelle sue tre articolazioni, regolate dalla giurisdizione. Ma questa triplice missione - va ribadito - non assorbe tutta la missione della Chiesa, bensì ne rappresenta uno degli aspetti: è a totale servizio del sacerdozio comune. Sia LG 28 sia PO 4-6 presentano dunque il prete come ministro ordinato per l'evangelizzazione, la celebrazione e la guida pastorale: così tutto il suo ministero - e non solo quello cultuale - è radicato nel sacramento dell'Ordine.

    La riconduzione di tutti e tre gli uffici all'Ordine esigeva una ridefinizione del loro rapporto: in che relazione stanno i tre "munera"? E qual è il più importante? E' il terzo passo che il Concilio compie nella rilettura della teologia del prete.
    Man mano che il Concilio rimette in discussione lo schema binario ed accetta quello ternario, emerge la domanda sulla relazione tra i "munera" e sulla loro gerarchia. I padri conciliari, che affrontano il tema nelle discussioni sul decreto, si raccolgono attorno a tre posizioni di fondo, che si ispiravano di fatto ai tre modelli classici di teologia del sacerdozio: qualcuno ripropone il primato assoluto del ministero sacramentale; altri sottolineano di più quello prettamente missionario della predicazione; altri ancora vedono nel "munus" pastorale la specificità del presbiterato. Fu cura della Commissione redattrice armonizzare il più possibile le diverse posizioni: il risultato fu il testo finale del decreto, che presenta due importanti acquisizioni.
    La prima: ogni "munus" gode di una priorità, ma in ambiti diversi. Il ministero della predicazione è primo nell'ambito logico dell'esecuzione (dalla predicazione nasce la fede che si esprime poi nella celebrazione sacramentale: cf. PO 4); il ministero sacramentale-eucaristico è primo nell'ambito ontologico o qualitativo del compimento (l'Eucaristia è il fine di tutta la vita e le attività della Chiesa, compresa la predicazione: cf. PO 5); il ministero pastorale, infine, è primo nell'ambito quantitativo dell'estensione (la carità deve informare tutta la realtà della Chiesa, compresa la predicazione e la celebrazione dei sacramenti: cf. PO 6).
    Si intuisce così anche la seconda acquisizione, che è il vero apporto di PO sul tema dei "munera" del prete: essi non rappresentano tre compiti affiancati, ma tre aspetti dello stesso ministero: tanto che parlare di uno è già implicitamente parlare degli altri due. In questo modo il Concilio pone le basi per una soluzione del dilemma: prete uomo del culto o della parola? La predicazione è orientata di sua natura all'Eucaristia e alla comunità (cf. PO 4); l'Eucaristia è compimento della predicazione e fonte e culmine della vita ecclesiale (cf. PO 5); la carità, le cui molteplici espressioni sono coordinate dal prete-pastore, è attuazione pratica della predicazione e frutto ed espressione dell'Eucaristia (cf. PO 6). Per loro stessa natura, dunque, tutti e tre i compiti del presbitero, in quanto ministeri della parola, dell'Eucaristia e della carità, sono profondamente integrati.
    Rileggendo la dottrina del sacerdozio nella prospettiva della missione, il Vaticano II non ha affatto rifiutato la prospettiva della consacrazione, ma l'ha resa più dinamica ed ecclesiale operando anche - come vedremo - alcuni ridimensionamenti e qualche taglio. Nella prospettiva della consacrazione, dove il sacerdote era considerato prevalentemente come il ministro consacrato al culto e all'adorazione di Dio, i pilastri del rapporto tra il prete e Cristo, ereditati dal Concilio di Trento e dalla Scuola francese del XVII secolo, erano tre: l'istituzione del sacerdozio da parte di Gesù; la continuità tra le caratteristiche del sacerdozio mediatore di Cristo e del ministro; la peculiarità della presenza di Cristo nella persona e nel ministero del sacerdote. Di qui i tre successivi passi compiuti dal Concilio: la rilettura ecclesiologico-missionaria dell'istituzione del presbiterato, della nozione di sacerdozio e della presenza di Cristo nel sacerdote.
    La teologia conciliare della missione ha portato in primo luogo alla reinterpretazione dell'istituzione del ministero.
    Prima del Concilio il momento dell'istituzione è collocato, sulla linea tridentina, nell'ultima Cena e più specificamente nel comando "fate questo in memoria di me": ciò deriva evidentemente dal fatto che il sacerdozio veniva esaurito nella abilitazione al culto.
    Il Vaticano II, pur non negando l'importanza dell'ultima Cena nella teologia del ministero, ne riconduce l'istituzione non più ad un solo specifico episodio ma, con più ampio respiro, alla globalità della missione di annuncio-santificazione-guida pastorale, che il Signore ha affidato agli Apostoli e questi hanno a loro volta partecipato ad altri.
    Istituzione e missione risultano così saldate perfettamente: è nella globale missione apostolica da parte del Risorto (la quale continua quella che Gesù ha ricevuto dal Padre) che va individuata l'istituzione del ministero ordinato. Questa la prospettiva chiaramente adottata all'inizio di LG 28 e di PO 2. La Chiesa poi, illuminata dallo Spirito, lungo la storia articola questo ministero in modi e gradi differenti a seconda dei tempi, mettendosi in ascolto delle necessità e delle istanze che incontra nella sua missione (criterio evoluzionista storicista delle verità di fede, non più garantite da alcun dogma...)

    Il secondo passo compiuto dal Concilio nella rilettura missionaria della prospettiva della consacrazione, riguarda la nozione e il contenuto del sacerdozio presbiterale. Il Concilio non abbandona del tutto la visione cultuale, ma la relativizza tendendo a sostituire il termine "sacerdoti" con quello di "presbiteri" ogni volta che parla di coloro che detengono il secondo grado dell'Ordine. Questo fenomeno è talmente massiccio da non poter essere sottovalutato: mentre nelle encicliche papali pre-conciliari si usava esclusivamente il termine "sacerdote" per indicare il prete (così anche nel primo schema del decreto), ad un certo punto - dal quarto schema di PO in poi - il prete comincia ad essere insistentemente chiamato "presbitero" e solo poche volte "sacerdote": se nella prima redazione compare solo una volta il termine "presbitero" di fronte a 56 ricorrenze di "sacerdote", nel testo definitivo, invece, "presbitero" ritorna 118 volte e "sacerdote" solo 21 volte. Perchè questa rivoluzione terminologica? Il motivo fondamentale fu che la terminologia presbiterale, più aderente al Nuovo Testamento, permetteva di recuperare una visione meno isolata e più ecclesiale del prete. E' già significativo il fatto che in PO ritorni 111 volte il termine "presbyteri" al plurale e solo 7 volte "presbyter" al singolare. In questo contesto viene riabilitata, dall'oblio teologico nel quale era caduta, la nozione di presbiterio. Il Concilio lo reintroduce, nella linea di Ignazio di Antiochia, come "corona di preti" in comunione con il proprio vescovo.
    Il terzo passo compiuto dal Concilio nella rilettura missionaria della consacrazione riguarda il tema della presenza di Cristo nel prete. Peso preponderante - per non dire esclusivo - rivestiva questo tema nel pre-Concilio, fino a forgiare quella visione cristomonistica del prete che ruotava attorno all'idea del prete come "mediatore" e come "alter Christus".
    Il Concilio, ancora una volta, non rigetta questa prospettiva cristologica: la inserisce, però, nella sua ecclesiologia missionaria e, di conseguenza, la rende meno sacrale, più dinamica ed ecclesiale, la relativizza e - all'occorrenza - la corregge.
    Così il carattere presbiterale è menzionato, in tutto il Concilio, solo una volta (in PO 2): il Concilio non ne dà né una definizione né una descrizione, ma si accontenta di riproporne l'esistenza e di dire che è dono spirituale configurante a Cristo sacerdote così che il prete possa agire "in persona di Cristo Capo". Ciò significa, in concreto, che non è sulla base delle sue forze morali, spirituali o culturali che il prete compie il ministero, ma sulla fedeltà di Cristo e del suo Spirito. Proprio perchè l'essere prete non è una superiore dignità rispetto all'essere battezzato, ma è un servizio al sacerdozio battesimale, è necessario che sia fondato su Dio e non sulle qualità del ministro.

    Il testo ricordato di PO 2 - come pure LG 28 - menziona anche la formula agere in persona Christi. Con essa vuole esprimere il fatto che il ministero presbiterale viene esercitato non solo dentro la comunità, ma anche di fronte ad essa (sebbene il Concilio non utilizzi queste espressioni), con la forza di Cristo e quasi prolungandone la presenza e l'azione nella Chiesa. [dice -quasi- la stessa cosa, ma diluendo molto l' agere in persona Christi e puntando tutto sulla missionarietà a scapito della sacralità che la fonda e la nutre la con Presenza Reale di Cristo celebrata, Adorata nel culto autentico: si nota perfettamente l'ambiguità delle espressioni conciliari, che non abbandonano la vecchia terminologia, ma ne corrodono i significati pregnanti con altre costruzioni completamente nuove -ndr]"
    ...

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  17. Nel cammino NC, oltre alle altre anomalie giudaizzanti e luterane, queste tendenze del Concilio sono state portate alle estreme conseguenze!

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  18. Il primo passo è stato quello di considerare la missione del prete non come realtà al di fuori o al di sopra della missione di tutta la Chiesa, ma come una modalità di realizzazione della stessa missione ecclesiale.

    non viene per nulla considerata la realtà ontologica del sacerdozio... una volta espunta la metafisica, la sacralità e la Trascendenza vanno a farsi benedire: restano solo le funzioni, le costruzioni umane... tutto collima con la nuova ecclesiologia dell'uomo, dell'assemblea al centro, anziché quella della Centralità del Signore che ne è il vero Pastore e Redentore e Santificatore...

    non mi sembra un 'vulnus' da poco!

    Per arrivare alle conclusioni dei "tre munera" mutuati da Calvino (!!??) è stata buttata alle ortiche tutta la Tradizione: dalla Didaché, Clemente Romano, a Dionigi, ad Agostino al Concilio di Trento!

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  19. Il terzo passo compiuto dal Concilio nella rilettura missionaria della consacrazione riguarda il tema della presenza di Cristo nel prete. Peso preponderante - per non dire esclusivo - rivestiva questo tema nel pre-Concilio, fino a forgiare quella visione cristomonistica del prete che ruotava attorno all'idea del prete come "mediatore" e come "alter Christus".

    vi rendete conto? Se ne parla al PASSATO... non è più così!

    ma le parole di Giovanni Paolo II sopra ricordate sembrano dire il contrario!

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  20. Dice Mic:

    non viene per nulla considerata la realtà ontologica del sacerdozio

    Mia stessa riflessione.
    Ho letto il documento ed è rabbrividente! Andrebbe immediatamene condannato! Proprio in nome di quella "ermeneutica della Continuità" con cui si vuole leggere il Concilio! Se esiste una sola ermeneutica non ne esistono 2 o mille! E se ne esiste una, le altre vanno identificate come ERRORI GRAVI!
    Finchè si terranno queste "lezioni", come lamentarsi delle deviezioni? Anche le più estreme? Finchè tali "interpretazioni" avranno i canoni dell'ufficialità e saranno diffuse, come pensare di uscire dal disastro?

    La considerazione di tutto il documento è tristemente incentrata sulla mera FUNZIONE.
    L'opera più devastante riguarda la SCISSIONE imposta dei "caratteri" del Sacerdozio Ministeriale. L'Evangelizzazione, il Culto, il Governo...

    Il Sacerdote, in quanto rappresentatne di Cristo Capo, legato a Pietro, ha NEL CARATTERE il "primato" nella Evangelizzazione, nella Missione. E lo Spirito di Dio, che è la Fonte della Missione (!), agisce nei Santi Sacramenti! Senza i quali NON C'E' MISSIONE!

    La Missione è "orientata" DAI e AI santi Sacramenti! Altrimenti a cosa si riduce? Alla cooptazione di adepti per un società umana? Al proselitismo? All'aumento dei "numeri"? Alla maggiore influenza nella società? In tutti questi casi si ABDICA alla Fede e alla Chiesa!

    E vedere STABILMENTE e ufficialmente proclamata questa abdicazione, SENZA CHE NULLA ACCADA, certo fa male.

    Il drammatico cambiamento di "riferimento" nella Chiesa, sottolineato da Mic, è purtroppo ben visibile!

    Si vede nelle Messe che quasi sempre sono ormai "riunioni sotto la presidenza del presbitero".

    Lo Spostamento da Dio all'Uomo e la religione dell'antropocentrismo è ben evidente.

    E' questo, non altro, il motivo di tutte le altre problematiche! E' il mettere all'uomo il "nome di DiO"!

    I SAcramenti, rettamente intesi, sono stati vaporizzati!

    Il "sacramento" è la Comunità! Da 7 a 1!
    Il "Battesimo" lo "da" la Comunità, che si "salva" per la condivisione di una religiosità davvero "naturale" e per l' "elitarismo" del gruppo in cui si trova! E questo non solo nel CnC!

    Per questo non solo il CnC, ma anche altri gruppi possono considerarsi anabattisti e razionalisti! Per questo si vanno cercando "battesimi dello Spirito" che "rendano operativo" il battesimo già ricevuto o catecumenati che si concludono con un Battesimo più "efficace" a causa della "vita comunutaria", rispetto al "primo battesimo" già ricevuto...!

    L'Anabattismo è diffuso più di quanto pensiamo! E stabilmente! Si toglie a Dio "il Regno la potenza e la gloria nei Secoli" pur proclamandola con la bocca! Ma dicendo "Dio" e pensando "IO"! Si pretende di togliere a Dio la Sua Libertà! All'uomo la sua responsabilità! Si nega la potenza dei Sacramenti, per il solo fatto che siano officiati! Si nega il primato di Dio! Si nega la necessità della Sua Forza e del Suo Spirito per la Salvezza, pur andando cianciando di "spirito" e "carismi" di guarigione e di conversione!

    Nei fatti c'è un vento iper-razionalista mai visto prima d'ora! Ed è ciò che per esempio iN CnC viene più usato come accusa... Quello che esso è: RAZIONALISTA!
    Se vuoi la Verità sei RAZIONALISTA! Proprio quello che è il CnC di fatto!

    una volta espunta la metafisica, la sacralità e la Trascendenza vanno a farsi benedire: restano solo le funzioni, le costruzioni umane...

    Sì, è chiaro.

    Ma ovviamente non è solo una "necessità" quella della Sacralità. Ma è un fondamento, senza il quale l'Uomo è MONCO!

    La Trasendenza ESISTE con o senza l'assenso dell'Uomo! Il problema è che l'Uomo può negarla o "coprirla" con il suo EGO. Per questo si può porre "in mezzo", come ostacolo. E per questo favorire a pieno titolo l'Anticristo. Anche SE NON PREVARRA'!

    tutto collima con la nuova ecclesiologia dell'uomo, dell'assemblea al centro, anziché quella della Centralità del Signore che ne è il vero Pastore e Redentore e Santificatore...


    Purtroppo la deviata concezione dell' "assemblea" si riscontra nella quotidianità.

    Le "messe" a volte diventano davvero insopportabili. Una vera tortura per chi invece VUOLE VEDERE GESU'! Nascosto dai fiumi di parole, canzoni e intrattenimenti di queste assemblee DIVINIZZATE!

    non mi sembra un 'vulnus' da poco!

    E' l'opera dell'Anticristo. Altro che poco.

    Per arrivare alle conclusioni dei "tre munera" mutuati da Calvino (!!??) è stata buttata alle ortiche tutta la Tradizione: dalla Didaché, Clemente Romano, a Dionigi, ad Agostino al Concilio di Trento!


    Sì. Ma la Sacra Tradizione è più forte di ogni falsità! Ed esiste, anche se è negata!!

    Infatti il sottoscritto, Istruito dal Santo d'Ippona, sal Serafico Padre e da San Francesco di Sales... E' USCITO DA CNC. Ha conosciuto persone benedette che il Signore ha messo sul mio Cammino...E ha amato la Sacra Tradizione VIVA. Guardando finalmente il Sacro Volto di Gesù nella Messa Gregoriana!

    La ricerca si è conclusa in mezzo a eventi che non avrei mai immaginato! Non avrei mai immaginato di vedermi in ginocchio, adorante, seguendo in Latino il Rito Gregoriano! Pur non conoscendo una parola di Latino!

    Eppure, in mezzo a mille dolori, ne è valsa la pena! Finalmente SO DOVE STA GESU'! SO QUAL E' LA CHIESA CATTOLICA! E scusate se è poco!

    E quello che il CnC si "insignisce" di fare, con trombe e grancasse, lo ha fatto invece per me la Discrezione e la delicatezza operosa dei Santi e della Trazione Viva...

    Insegnandomi sempre, ogni giorno ed ogni minuto, quanto sono piccolo io e quanto è Grande Gesù!

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  21. Perdonate l'O.T., ma la notizia è ghiotta:

    28-11-08
    VATICANO: CARDINALE DIRA' MESSA IN LATINO A ROMA. PRIMA DA MOTU PROPRIO


    (ASCA) - Citta' del Vaticano, 28 nov - La messa in latino torna a Roma, la citta' del papa, nella sua forma piu' solenne: domenica prossima, 30 novembre, alle ore 16, il card. Dario Castrillon Hoyos, presidente della Pontificia commissione ''Ecclesia Dei'', celebrera' una messa ''pontificale' in rito tridentino nella Basilica di S. Maria degli Angeli, a piazza dell'Esedra.

    E' la prima volta che un ecclesiastico di rango come il card. Castrillon, che guida l'organo vaticano responsabile dei rapporti con i tradizionalisti lefebvriani, celebra a Roma una messa con la ''forma straordinaria del rito romano'' da quando papa Benedetto XVI ne ha liberalizzato tra le polemiche l'uso con il Motu Proprio ''Summorum Pontificum''.

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  22. l'8 dicembre a S. Trinità dei Pellegrini celebrerà solennemente il VO anche il vescovo australiano Pell

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  23. Dice Piero Cantoni nel suo libro Novus Ordo Missae e Fede cattolica
    ......
    "3) Per poter pronunciare efficacemente le parole della consacrazione, dando luogo alla presenza reale di Cristo e realizzando il sacrificio, occorre essere investiti di un potere dall'alto che abilita ad agire in persona Christi. Potere con origine sacramentale, radicato in un carattere indelebile.
    Il Concilio ha già fatto una importante affermazione sul sacramento dell'ordine nella XXII sessione, quando ha detto che Cristo ha costituito sacerdoti del Nuovo Testamento gli Apostoli nell'ultima Cena, comandando loro di offrire il suo corpo e il suo sangue: «Se alcuno dicesse, che con quelle parole "Fate questo in memoria di me" (...) Cristo non abbia costituito gli Apostoli sacerdoti oppure non abbia ordinato che essi stessi e gli altri sacerdoti offrissero il suo corpo e il suo sangue: sia scomunicato» (can. 2).

    Nella XXIII sessione però viene affrontato ex professo l'argomento.
    Argomento importante e complesso: accanto a quello sulla giustificazione questo decreto è quello che ha richiesto la più difficile fase di preparazione. Lo stretto legame col tema del sacrificio è rilevato in partenza e costituisce come la base di tutta l'esposizione: «Il sacrificio e il sacerdozio sono talmente uniti nei disegni di Dio, che si ebbero entrambi sotto ogni legge. Avendo la Chiesa cattolica ricevuto nel Nuovo Testamento, per istituzione del Signore, il santo sacrificio visibile dell'Eucaristia, occorre anche affermare, che in essa vi è un nuovo sacerdozio visibile ed esterno (...) nel quale l'antico sacerdozio è stato trasferito (...). La S. Scrittura lo mostra, e la tradizione della Chiesa cattolica ha sempre insegnato, che questo sacerdozio fu istituito dallo stesso Signore, nostro Salvatore, e fu dato il potere agli Apostoli e ai loro successori nel sacerdozio di consacrare, di offrire e di distribuire il suo corpo e il suo sangue nonché di rimettere e di ritenere i peccati».
    All'origine del ministero sacerdotale vi è un vero e proprio sacramento (cap. III e can. 3) che imprime un carattere indelebile (cap. IV e can. 4). Non tutti i cristiani sono «indifferentemente sacerdoti del Nuovo Testamento»; non «tutti godono di eguale potere spirituale». Chi affermasse il contrario proporrebbe un'immagine inorganica della Chiesa: «come se, contro l'insegnamento di S. Paolo, tutti fossero Apostoli, Profeti, Evangelisti, Pastori e Dottori (cfr. 1 Cor 12, 29; Ef 4, 11)
    ».
    _________________

    Una delle differenze tra la visione cattolica e quella luterana è che il potere di evangelizzazione e consacrazione discende da Cristo tramite le Chiesa nella persona dei vescovi (successori degli Apsotoli), invece nel protestantesimo lo conferisce l'Assemblea: è esattamente quel che accade nel Cammino con la scelta dei Catechisti e dei Responsabili... Quanto ai presbiteri, anziché essere 'formati' dalla Chiesa, percorrono l'iter formativo del Cammino, secondo lo statuto degli attuali seminari nc

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  24. non «tutti godono di eguale potere spirituale». il Non gradu tantum negato dal cardinal Schönborn, il quale "reinterpreta" anche difformemente dal Magistero l' "essentia"...

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  25. Per meglio chiarire sacerdozio comune e sacerdozio prdinato, vediamo cosa dice ancora Piero Cantoni nel testo citato:

    "Da parte cattolica si reagì sottolineando fortemente la stretta connessione fra vero sacrificio sacramentale e sacerdozio sacramentale, senza però negare che si dava anche un sacerdozio spirituale e interiore (quello di 1 Pt 2, 9). Se il Concilio di Trento ne parla solo implicitamente, il Catechismo Tridentino conta l'argomento in esplicito.
    Tutti i fedeli sono sacerdoti nel senso che sono chiamati ad offrire se stessi, tutta la loro vita, prestando in questo modo a Dio un «culto spirituale» (Rm 12, 1). Tutti i fedeli sono, in altri termini, chiamati a riprodurre in sé il sacrificio perfetto di Cristo che fu insieme sacerdote e vittima. Questo sacrificio spirituale è insieme il modo più proprio di partecipare al sacrificio della Messa e l'effetto di questo sacrificio. Il sacrificio sacramentale infatti è ordinato a portare a compimento, unendoli a quello di Cristo, i sacrifici dei cristiani. Nello stesso tempo rende possibili questi sacrifici con la sua virtù salvifica.

    Tuttavia, poiché Cristo ha lasciato alla Chiesa il sacramento del suo sacrificio da perpetuare fino alla sua definitiva venuta, deve esserci anche un sacerdozio a ciò deputato: un sacerdozio pubblico che, per la Chiesa e a nome della Chiesa, compia il segno sacramentale che riattualizza e applica il sacrificio di Cristo. Dire che esiste un sacerdozio esterno e visibile (oggi si preferisce chiamarlo «ministeriale») e un sacerdozio interno e spirituale («universale» o «comune») non significa affermare che quest'ultimo non abbia nessun ruolo esterno anche liturgico da compiere o che questo ruolo sia soltanto passivo. Affermare che solo il sacerdote-ministro compie il gesto sacramentale che riattualizza il sacrificio, non significa escludere il sacerdote-fedele da ogni attiva partecipazione. È comprensibile che questo punto di dottrina, proprio come reazione alle negazioni protestantiche, abbia subito una certa eclissi. Tuttavia è sempre stato almeno implicito nella dottrina e nella prassi della Chiesa.

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  26. Dal Catechismo di San Pio X:

    ...

    Ordine
    *397. Che cos'è l'Ordine?

    L'Ordine è il sacramento che dà la potestà di compiere le azioni sacre riguardanti l'Eucaristia e la salute delle anime, e imprime il carattere di ministri di Dio.

    398. Chi è ministro dell'Ordine?

    Ministro dell'Ordine è il Vescovo, che dà lo Spirito Santo e là potestà sacra coll'imporre le mani e consegnare gli oggetti sacri propri dell'Ordine, dicendo le parole della forma prescritta.

    399. Perché il sacramento che fa i ministri di Dio si chiama Ordine?

    Il sacramento che fa i ministri di Dio si chiama Ordine, perchè comprende vari gradi di ministri, l'uno subordinato all'altro, dai quali risulta la sacra Gerarchia.

    400. Quali sono i gradi della sacra Gerarchia?

    I gradi della sacra Gerarchia sono: [gli Ordini minori, il Suddiaconato e] il Diaconato, che sono preparatori; il Presbiterato o Sacerdozio che dà la potestà di consacrar l'Eucaristia e di rimettere i peccati; e l'Episcopato, pienezza del Sacerdozio, che dà quella di conferir gli Ordini, e di ammaestrare e governare i fedeli.

    401. E' grande la dignità del Sacerdozio?

    La dignità del Sacerdozio è grandissima per la sua potestà sul Corpo reale di Gesù Cristo che rende presente nell'Eucaristia, e sul corpo mistico di Lui, la chiesa, che governa, con la missione sublime di condurre gli uomini alla santità e alla vita beata.

    402. Qual fine deve avere chi entra negli Ordini?

    Chi entra negli Ordini deve aver per fine, soltanto la gloria di Dio e la salute delle anime.

    403. Può entrare ciascuno a suo arbitrio negli Ordini?

    Nessuno può entrare a suo arbitrio negli Ordini, ma deve essere chiamato da Dio per mezzo del proprio Vescovo, cioè deve avere la vocazione, con le virtù e con le attitudini al sacro ministero, da essa richieste.

    404. Chi entrasse nel Sacerdozio senza vocazione farebbe male?

    Chi entrasse nel Sacerdozio senza vocazione farebbe malissimo; perché difficilmente potrebbe osservarne gli altissimi doveri, con evidente pericolo di scandali pubblici e di perdizione eterna.

    405. Quali doveri hanno i fedeli verso i chiamati agli Ordini?

    I fedeli hanno il dovere di lasciare ai figli e dipendenti piena libertà di seguir la vocazione; inoltre di chiedere a Dio buoni pastori e ministri, e di digiunare a tal fine nelle quattro Tempora; finalmente di venerare gli ordinati come persone sacre a Dio.


    ...Preghiamo e facciamo penitenza perchè Dio mandi Degni Operai nella Sua Messe...

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  27. Dal Compendio del Catechismo:

    IL SACRAMENTO DELL'ORDINE

    322. Che cos'è il Sacramento dell'Ordine?

    1536

    È il Sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa, sino alla fine dei tempi.

    323. Perché si chiama Sacramento dell'Ordine?

    1537-1538

    Ordine indica un corpo ecclesiale, di cui si entra a far parte mediante una speciale consacrazione (Ordinazione), che, per un particolare dono dello Spirito Santo, permette di esercitare una sacra potestà a nome e con l'autorità di Cristo a servizio del Popolo di Dio.

    324. Come si colloca il Sacramento dell'Ordine nel disegno divino della salvezza?

    1539-1546
    1590-1591

    Nell'Antica Alleanza sono prefigurazioni di tale Sacramento il servizio dei Leviti, come pure il sacerdozio di Aronne e l'istituzione dei settanta «Anziani» (Nm 11,25). Tali prefigurazioni trovano il loro compimento in Cristo Gesù, il quale, col sacrificio della sua Croce, è l' «unico [...] mediatore tra Dio e gli uomini» (1 Tm 2,5), il «sommo Sacerdote alla maniera di Melchisedech» (Eb 5, l0). L'unico sacerdozio di Cristo è reso presente dal sacerdozio ministeriale.
    «Solo Cristo è il vero sacerdote, gli altri sono i suoi ministri» (san Tommaso d'Aquino).

    325. Di quanti gradi si compone il Sacramento dell'Ordine?

    1554
    1593

    Esso si compone di tre gradi, che sono insostituibili per la struttura organica della Chiesa: l'episcopato, il presbiterato e il diaconato.

    326. Qual è l'effetto dell'Ordinazione episcopale?

    1557-1558
    1594

    L'Ordinazione episcopale conferisce la pienezza del Sacramento dell'Ordine, fa del Vescovo il legittimo successore degli Apostoli, lo inserisce nel Collegio episcopale, condividendo con il Papa e gli altri Vescovi la sollecitudine per tutte le Chiese, e gli consegna gli uffici di insegnare, santificare e governare.


    327. Qual è l'ufficio del Vescovo nella Chiesa particolare a lui affidata?

    1560-1561

    Il Vescovo, a cui viene affidata una Chiesa particolare, è il principio visibile e il fondamento dell'unità di tale Chiesa, verso la quale adempie, quale vicario di Cristo, l'ufficio pastorale, coadiuvato dai propri presbiteri e diaconi.


    328. Qual è l'effetto dell'Ordinazione presbiterale?

    1562-1567
    1595

    L'unzione dello Spirito segna il presbitero con un carattere spirituale indelebile, lo configura a Cristo sacerdote e lo rende capace di agire nel Nome di Cristo Capo. Essendo cooperatore dell'Ordine episcopale, egli è consacrato per predicare il Vangelo, per celebrare il culto divino, soprattutto l'Eucaristia da cui trae forza il suo ministero, e per essere il Pastore dei fedeli.

    329. Come il presbitero esercita il proprio ministero?

    1568

    Pur essendo ordinato per una missione universale, egli la esercita in una Chiesa particolare, in fraternità sacramentale con gli altri presbiteri che formano il «presbiterio» e che, in comunione con il Vescovo e in dipendenza da lui, portano la responsabilità della Chiesa particolare.

    ...

    335. Quali sono gli effetti del Sacramento dell'Ordine?

    1581-1589

    Questo Sacramento dona una speciale effusione dello Spirito Santo, che configura l'ordinato a Cristo nella sua triplice funzione di Sacerdote, Profeta e Re, secondo i rispettivi gradi del Sacramento. L'ordinazione conferisce un carattere spirituale indelebile: perciò non può essere ripetuta né conferita per un tempo limitato.

    336. Con quale autorità viene esercitato il sacerdozio ministeriale?

    1547-1553
    1592

    I sacerdoti ordinati, nell'esercizio del ministero sacro, parlano e agiscono non per autorità propria e neppure per mandato o per delega della comunità, ma in Persona di Cristo Capo e a nome della Chiesa. Pertanto il sacerdozio ministeriale si differenzia essenzialmente, e non solo per grado, dal sacerdozio comune dei fedeli, a servizio del quale Cristo l'ha istituito.


    Quale differenza con quel documento postato da Mic!

    Siamo giunti al punto che le "lezioni" degli "uomini di Chiesa" differiscono "per essenza" dalla Fede che Essa Proclama? E come possono ancora chiamarsi "ecclesiali" questi documenti?

    RispondiElimina
  28. l'8 dicembre a S. Trinità dei Pellegrini celebrerà solennemente il VO anche il vescovo australiano Pell

    ma mic! Pell e' un vescovo cattivo e destinato all'inferno perche' ammira e sostiene i catecumenacci, e'proibito parlarne bene qui...
    ed e' quantomai disdicevole andare ad una messa da lui celebrata...

    ;)
    con simpatia

    RispondiElimina
  29. accidenti vi lascio soli per qualche mese -- sei o poco piu' -- e torno e trovo tutto sottosopra!

    - interventi filtrati e moderati
    - 28 interventi in 4 gg!!! che nostalgia dei bei tempi quando si girava a 200 al giorno
    - interventi ponderosi, incomprensibili ai piu', che spaziano dal tradizionalismo liturgico ai dettagli del diritto canonico... non mi meraviglia che riceviate meno insulti adesso... i barbari neocat che vogliono scrivervi per insultarvi si assopiscono prima.

    insomma siete diventati un centro studi sul cammino e argomenti limitrofi, ormai sofisticatissimo e di nicchia... siete ormai troppo intelligenti per me! non c'ho mai avuto testa per le cose troppo complicate, io.

    in qualita' di neocat non ho nulla di dire sui contenuti (suppongo che ormai scriviate piu' che altro a beneficio dei vescovi incerti sul cammino che amano navigare su internet), ma a livello personale vi faccio i miei saluti da vecchio forumista, in onore dei vecchi tempi!

    complimenti per la nuova piega del forum, che non scende a compromessi evitando di pubblicare bassi battibecchi per aumentare i contatti ma si concentra piuttosto sui temi alti.

    un abbraccio

    RispondiElimina
  30. ma mic! Pell e' un vescovo cattivo e destinato all'inferno perche' ammira e sostiene i catecumenacci, e'proibito parlarne bene qui...
    ed e' quantomai disdicevole andare ad una messa da lui celebrata...


    il 'cattivo' e l'inferno' glielo stai assegnando tu: nessuno di noi ha mai detto questo!

    E' amico dei neocatecumenali? Certo! e non è l'unico, tenendo conto di quanti si lasciano abbagliare dai 'numeri' e anche dai 'giochi di prestigio...

    A proposito di giochi di prestigio...ho appena finito di leggere gli atti della "convention" di Porto S. Giorgio... un capolavoro di verità e di menzogna ben impastate, che solo un buon bisturi dato dal vero 'discernimento' può riuscire a distinguere!

    RispondiElimina
  31. accidenti vi lascio soli per qualche mese -- sei o poco piu' -- e torno e trovo tutto sottosopra!

    - interventi filtrati e moderati
    - 28 interventi in 4 gg!!! che nostalgia dei bei tempi quando si girava a 200 al giorno
    - interventi ponderosi, incomprensibili ai piu', che spaziano dal tradizionalismo liturgico ai dettagli del diritto canonico... non mi meraviglia che riceviate meno insulti adesso... i barbari neocat che vogliono scrivervi per insultarvi si assopiscono prima.


    chi si assopisce peggio per lui, se non riceviamo insulti nella misura con cui eravate abituati a lanciarli è proprio perché gli interventi sono moderati. Ma poi alla fine gli insulti arrivano comunque anche attraverso i commenti che vengono lasciati passare... ma non ci toccano, l'importante è continuare ad informare...

    insomma siete diventati un centro studi sul cammino e argomenti limitrofi, ormai sofisticatissimo e di nicchia... siete ormai troppo intelligenti per me! non c'ho mai avuto testa per le cose troppo complicate, io.

    non siamo diventati nulla di diverso da quello che siamo sempre stati... complicati e "di nicchia" i documenti del Magistero e gli insegnamenti della chiesa cattolica?

    in qualita' di neocat non ho nulla di dire sui contenuti (suppongo che ormai scriviate piu' che altro a beneficio dei vescovi incerti sul cammino che amano navigare su internet), ma a livello personale vi faccio i miei saluti da vecchio forumista, in onore dei vecchi tempi!

    più che altro scriviamo - come sempre - a beneficio di chi ha 'orecchi per intendere'...

    complimenti per la nuova piega del forum, che non scende a compromessi evitando di pubblicare bassi battibecchi per aumentare i contatti ma si concentra piuttosto sui temi alti.

    certo, i bassi battibecchi li abbiamo subiti nella speranza di costruire qualcosa nonostante il marasma che provocavano;

    non abbiamo mai avuto una linea editoriale basata sulle 'quantità', che erano direttamente proporzionali non per nostri input voluti, ma rispetto al 'fastidio' che suscitavamo

    comunque aspetta a fare complimenti, perché la "piega del forum" è determinata da eventi, che non dipendono da noi e sostanzialmente non mi sembra cambiato nulla...

    RispondiElimina
  32. Dall'omelia di ieri del Papa, ai Primi Vespri per l'Avvento 2008:

    Nella Chiesa non si offrono più sacrifici materiali, come avveniva anche nel tempio di Gerusalemme, ma si eleva l’offerta spirituale della preghiera, in unione a quella di Gesù Cristo, che è al tempo stesso Sacrificio e Sacerdote della nuova ed eterna Alleanza. Nel grido del Corpo mistico, riconosciamo la voce stessa del Capo: il Figlio di Dio che ha preso su di sé le nostre prove e le nostre tentazioni, per donarci la grazia della sua vittoria.

    Questa identificazione di Cristo con il Salmista è particolarmente evidente nel secondo Salmo (142). Qui, ogni parola, ogni invocazione fa pensare a Gesù nella passione, in particolare alla sua preghiera al Padre nel Getsemani. Nella sua prima venuta, con l’incarnazione, il Figlio di Dio ha voluto condividere pienamente la nostra condizione umana. Naturalmente non ha condiviso il peccato, ma per la nostra salvezza ne ha patito tutte le conseguenze. Pregando il Salmo 142, la Chiesa rivive ogni volta la grazia di questa com-passione, di questa “venuta” del Figlio di Dio nell’angoscia umana fino a toccarne il fondo. Il grido di speranza dell’Avvento esprime allora, fin dall’inizio e nel modo più forte, tutta la gravità del nostro stato, il nostro estremo bisogno di salvezza. Come dire: noi aspettiamo il Signore non alla stregua di una bella decorazione su un mondo già salvo, ma come unica via di liberazione da un pericolo mortale.


    **************************

    RispondiElimina
  33. - interventi ponderosi, incomprensibili ai piu', che spaziano dal tradizionalismo liturgico ai dettagli del diritto canonico... non mi meraviglia che riceviate meno insulti adesso... i barbari neocat che vogliono scrivervi per insultarvi si assopiscono prima.


    Delegittimare con ironia può essere un "esercizio" che soddisfa chi si accontenta di poco per auto-compiacersi ;-)

    D'altro canto stiamo sempre aspettando (chissà, forse fra qualche vita ^__^) che riusciate ad andare OLTRE le facezie o le frecciate al veleno ironico ^__^

    Ma dalle innumerevoli provocazioni veementi che continuiamo a dover filtrare a "ondate", chi accede a queste pagine non mostra di aver cambiato registro... Purtroppo.

    Abbiamo già annotato che il "fissismo" polemico sui nostri limiti umani, che quasi sempre leggiamo da parte di chi si qualifica Nc, denota una grande povertà di argomenti che non vanno mai oltre la pura retorica pre-confezionata. Abbiamo anche riconosciuto la nostra piccolezza e i nostri errori nel dialogo, che anche per il nostro coinvogimento umano e per la nostra sensibilità, su cui si fa sempre leva (a ben vedere, perchè è una tecnica anche questa, giusto?;-) ), spesso ha riguardato difese e polemiche incentrate su noi stessi e i nostri RISPETTIVI limiti caratteriali.

    Lo scritto rimane. E nel novero c'è di che non esser fieri. Ma, duole dirlo, soprattutto c'è di che non esser fieri relativamente a quegli attacchi gratuiti, condanne, maledizioni (aperte e/o sibilline), "scrutinamenti" dei cuori e sentenze "certe", piovuteci addosso sempre e comunque senza il benchè minimo contributo alla "causa dell'Unità". Che per chiunque voglia far permanere la reale divisione è divenuta il "nuovo dio" della Chiesa! Infatti per zittire tutti su tutto, in una atmosfera da vero terrore psicologico e emotivo, la condanna è pronta ed è l'unico "argomento" con cui si risponde... Attentando alla senisbilità di molti, facendo dispiacere ancora di più chi ha a cuore tutti (come noi), ma certamente non guadagnando "meriti" con nessuno! E non "risolvendo" dubbi reali, la cui risoluzione in realtà è imposta dalla realtà stessa... Ovvero: il CnC, condividendo il principio condiviso da molti altri, è un'altra "chiesa" che cerca di sostituire definitivamente l'Unica Chiesa di Cristo Signore che è quella Cattolica Romana di sempre.

    Liquidare come "tradizionalismo liturgico" la Sana Fede, chiarisce da sè lo "spessore" del contributo.^__^

    Ma del resto è il modo più sbrigativo per "liquidare" tutto e per contribuire alla famosa "causa dell'unità"... generando maggiore divisione anche dove non c'è! Un controsenso che però permane senza "rimpianti" di nessun tipo!

    Il "sonno" è certo ciò che di meno indicato possa esserci, specialmente in questo Tempo che ci invita a tutt'altro! Sarebbe naturale se qui portassimo SOLO nostri pruriti... E infatti è quello che spesso ci attanaglia quando leggiamo i "pruriti" di molti altri^__^

    Il fatto è che riportiamo la Fede della Chiesa che abbiamo ricevuto. E continuate a confermare il vostro sguardo, ossessivamente tenuto sull'Uomo che condanna l'Uomo. Non riuscite a distogliere lo sguardo dall'Uomo, celebrato come Dio, in nessun momento! E cercate più la nostra "forma", che la sostanza di ciò che portiamo, con le nostre povere mani.

    Ma tutto questo è indicativo di quale diseducazione all'amore che Dio e la CHiesa attendono da tutti noi, sia in atto!

    Certamente non è Giusto IGNORARE i limiti umani, nella loro varia gravità (anche se certe volte andrebbe fatto per Carità cristiana)! Ma è maggiormente INGIUSTO infilare in Uomini feriti il coltello nelle piaghe di continuo spostando lo sguardo dal Sommo Bene, che è la Verità nella Carità, all'Uomo sempre e comunque! Definendolo come UNICO discrimine per TUTTO!

    Questo è un approccio MONOLITICO e squilibrato! Mentre il Cristianesimo è un vero INNO all'Equilibrio della persona Umana!

    Ogni volta che c'è Squilibrio, và guardato Dio, che è il Sommo Bene. Dove TUTTO trova Compimento!

    E' assopita da tempo la cosienza di molti che seguono queste pagine e non solo. E purtroppo NON CI POSSIAMO FARE NULLA!

    I nostri limiti umani di cui sopra, a volte ci hanno portato a indignarci forse con troppa "convinzione" proprio perchè guardiamo cose EVIDENTI e queste stesse cose vengono NEGATE. Era come se in preda a una specie di "sollecitudine" assoluta, un "fuoco", volessimo CONVINCERE su ciò che è Evidente!

    Questo NON POSSIAMO FARLO, purtroppo. Il nostro dolore è per quest'addormentamento della Cocienza che però noi non possiamo SVEGLIARE DA SOLI!

    Tra noi e le Coscienze c'è Dio e la Libertà della Creature.

    Possiamo solo PREGARE, PERSEVERANDO nel nostro Amore per la Verità.

    Semplificare la situazione profondamente difforme del CnC dimostrata anche qui (ma prima di tutto dalla Realtà di fatto!), con "dettagli nel diritto canonico" certo rende ancora più doloroso ed evidente questo "addormentamento".

    Tutto questo sarebbe risibile se non coinvolgesse un numero imprecisato di Anime, di PERSONE REALI E NON VIRTUALI, che sono letteralmente INGHIOTTITE in una mastodontica costruzione umana distruttiva delle Coscienze!

    Tutto questo è di una gravità immane. E forse fa comprendere certi toni usati anche qui...

    Ma affidiamo tutto questo grande disastro alla Beata Vergine di Fatima.

    Senza di Lei mi risulta difficile vedere soluzioni.

    RispondiElimina

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