martedì 27 settembre 2011

«Quella particolarissima autoreferenziale chiesuola che è la setta di Kiko»

La celebrazione mi ha messo a disagio fin dall'avvio. Mi aspettavo che la messa e il battesimo fossero celebrati in chiesa e a porte aperte, secondo il rito liturgico classico sia pure con varianti e adattamenti non sostanziali. Invece no. Mi sono trovato in un angusto locale con ingresso separato, già gremito di persone tutte partecipi al Cammino neocatecumenale, con i capi che facevano premura perché gli ultimi venuti entrassero e poi si chiudesse la porta. Era subito evidente che lì non c'era posto per chi non fosse invitato o "riconosciuto". Il rito d'ingresso della messa è stato uno scambio di autopresentazioni, di saluti, di applausi. Come non ci fosse modo, per un esterno, d'essere ammesso nella "Chiesa" se non grazie al visto della comunità.

La liturgia della parola anteponeva sistematicamente le moltissime parole di membri della comunità alla sola Parola che dovrebbe aver posto in questa parte della messa, la Parola di Dio con la "P" maiuscola. Le sacre letture erano precedute e seguite da un´alluvione di indicazioni esplicative, di emozioni comunicate, di esperienze raccontate, di interrogazioni retoriche come a scuola, specie fatte ai bambini.

Anche i brani di omelia del sacerdote si perdevano nel generale chiacchiericcio, come se il prete avesse un ruolo marginale nella celebrazione e la regìa fosse nelle mani dei conduttori laici della comunità. I quali davano mostra di valutare la bontà o meno di ogni intervento. Inesorabilmente, ciascuno pareva mosso a parlare "secondo i canoni". Era la via per far bene, per essere apprezzati, per crescere nella considerazione della comunità. La preghiera dei fedeli rispondeva agli stessi criteri. Per i bambini è stata una lampante gara d'emulazione, quasi vi fosse un sottinteso punteggio.

I canti che hanno ritmato tutta la celebrazione erano anch'essi di produzione della comunità. Compresi quelli ripresi dalla liturgia classica - Gloria, Credo, Sanctus... - con varianti che però quasi li rendevano irriconoscibili. E come poteva essere diversamente? In effetti, il Gregoriano o una messa di Palestrina o un mottetto di Bartolucci sono incompatibili col bailamme
di una liturgia neocatecumenale come quella cui ho assistito. Così come i canti di Kiko, il fondatore del Cammino, sarebbero fuori luogo in una celebrazione liturgica di forma tradizionale. Che i canti di Kiko siano invece perfettamente conformi ai riti neocatecumenali, è fuor di dubbio. Compresa l'esecuzione quasi sempre gridata, con punte di esaltazione collettiva.

Già, dunque, la liturgia della parola mi ha dato l'impressione di una devastazione smisurata della Grande Tradizione liturgica della Chiesa. Sostituita da un greve assemblearismo pseudopaolino: apparentemente liberatorio dei carismi di ognuno, in realtà duramente governato dai capi della comunità.

Ma passando all'eucaristia propriamente detta, le mie riserve si sono fatte ancor più serie. Lì, più che a una messa, mi è parso di assistere, a momenti, a una messa in scena. Come se il problema fosse quello di ripristinare e ri-rappresentare un presunto svolgimento originario e puro dell'eucaristia del cristianesimo primitivo, liberandolo da due millenni di incrostazioni liturgiche deformanti.

In realtà, quel che vi ho visto sfiorare è stato il feticismo. Annientata la sobria potenza simbolica elaborata in secoli di Grande Liturgia (che non s'è mai sognata di ripetere pedissequamente i presunti gesti fisici della comunità apostolica primitiva), il rito sembrava attribuire forza salvifica decisiva a precisi oggetti e comportamenti: che non erano tanto il sacramento in sé, quanto piuttosto il tipo di pane, il modo di spezzarlo, l'altare a forma di tavola da pranzo, i boccali, il mangiare e bere tra commensali seduti... E questo sarebbe il ritorno alle origini? Molto più prosaicamente, questa è la messa reinventata da Kiko: dando a intendere che sia più autentica, più vera e più salvifica della messa "normale". E come non bastasse, Kiko s'è messo anche a far l'architetto. La struttura delle sue aule di culto, compresa quella in cui mi sono trovato, cancella due millenni d'architettura cristiana, a pro di una bizzarra mappatura ginecomorfica: con l'ambone che fa da testa, la tavola da pranzo che fa da stomaco e la vasca battesimale che fa da utero della sua madrechiesa. Così, almeno, mi hanno spiegato gli stessi neocatecumenali.

E vengo al battesimo del bambino. Anche qui ho visto in azione l'insidia del feticismo: l'idea che il vero battesimo non sia quello ritualizzato nei secoli dalla Chiesa, ma quello fatto in quel modo lì, con la triplice, brusca immersione integrale del bambino nell´acqua della vasca. Quello che, a sentire i neocatecumenali, sarebbe il rito "originario" è anche qui una loro particolarissima invenzione. Ogni civiltà ha i suoi stili, e nella nostra civiltà l'infermiera di un reparto pediatrico che facesse così il bagno a un neonato verrebbe puntualmente accusata di maltrattamenti e additata alla pubblica esecrazione. Ma il rude battesimo al modo di Kiko si fa a porte chiuse, solo tra membri della comunità. Ai quali evidentemente sta bene com´è fatto.

La mia sensazione è stata quella di assistere a un cerimoniale di iniziazione. Dove però l'iniziato principale non era l'ignaro bambino ma, per mezzo suo, la comunità. Dove la prova era una sorta di sfida lanciata al mondo esterno e alla mentalità dei moderni "faraoni". Noi siamo diversi! Noi siamo i salvati! Anche a prezzo di dolore! Curiosamente, nell'arco dell'intera veglia, il culmine dell´esaltazione e del canto urlato è stato raggiunto proprio dopo il triplice tuffo del bambino, che a sua volta - comprensibilmente - strillava a più non posso. Insomma, assistendo a questo battesimo, mi son fatto l´opinione che il fine della gran parte dei presenti non fosse tanto quello di far rinascere il bambino nella Chiesa, ma di annetterlo a quella particolarissima, autoreferenziale chiesuola che è la setta di Kiko.

***

La sopra citata testimonianza fu pubblicata nove anni fa ma è ancora terribilmente attuale: il "kikocentrismo" (a cominciare dall'iconografia kikiana che sembra fatta di autoritratti) non è mai diminuito.

31 commenti:

  1. in gergo giornalistico state facendo un "rullo".

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  2. Intendi dire quell'aspetto del "panorama informativo", che comporta la ripresa di notizie date da altri?

    Ebbene, è così. Ed in questo caso la notizia è ripresa non avendo assolutamente perso di attualità.

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  3. Aggiungiamo pure che le testimonianze non hanno una data di scadenza.

    Al contrario: è impressionante ed allarmante il fatto che testimonianze di dieci, venti, trent'anni fa siano sostanzialmente identiche a quelle di oggi.

    Chissà perché nessun attivista neocat si interroga mai sul fatto che le testimonianze raccolte trent'anni fa da padre Zoffoli e dal servo di Dio mons. Landucci sono praticamente uguali a quelle di chi ha conosciuto il Cammino quest'anno o l'anno scorso.

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  4. Già che ci siamo, vi invitiamo pure a guardare l'orrenda copertina del disco di Kiko.

    E' talmente brutta che dev'essere stata disegnata certamente da Kiko stesso.

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  5. no intendo dire un notiziario che ripete sempre le stesse cose.

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  6. no intendo dire un notiziario che ripete sempre le stesse cose.

    Non basta fare un'affermazione apodittica perché essa diventi per questo vera...

    Intanto, basterebbe leggere solo gli ultimi articoli, ma dare una rapida scorsa al blog per vedere quanto gli argomenti, oltre ad intrecciarsi ed approfondirsi, siano molteplici e di vario genere. Devo aggiungere purtroppo, perché significa che abbiamo a che fare con un problema di non poco conto.

    Ha sottolineato bene più su Tripudio il perché certe testimonianze non mutino nel tempo... è evidente che abbiamo a che fare anche con un problema non risolto e Dio solo sa quando lo sarà...

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  7. Descrizione molto precisa e attuale. Per me rimane un mistero come, per quarant'anni, tutto questo abbia potuto svolgersi e diffondersi alla luce del sole (si fa per dire); come delle Catechesi basate su degli scritti mai vagliati dalla Chiesa (ad eccezione dei sacerdoti della parrocchia, molti dei quali però non hanno dato grosso peso ad alcune libere interpretazioni del Vangelo – stravolto così nel suo significato – come per esempio Matteo 10:34-37: 'chi non odia suo padre e sua madre...', con il verbo ‘odiare’ privato della sua etimologia e ‘preso per quello che è’…) abbiano così facilmente occupato il posto delle ‘Catechesi per giovani e adulti’ basate sul Catechismo della Chiesa Cattolica. Ho vissuto il Cammino dall'interno e posso assicurare che quanto accade nelle celebrazioni (e non) sembra la cosa più naturale del mondo: anzi, con tutti gli affascinanti richiami all’ebraismo e alle ‘prime comunità’ paleocristiane (e per altri motivi) prevale una sensazione di fondo di procedere non solo nel rigore ma anche nella rigida ortodossia. Per questo motivo comprendo – in parte – lo stupore (non di certo l’arroganza) di certi interventi da parte di NC sbalorditi da quanto andate affermando. Sul sottoscritto, per esempio, ha giocato un ruolo rilevante la grossolana formazione cattolica di base (dovuta anche a lontananza dalla Chiesa) nonché la fiducia offerta dal contesto parrocchiale. Molte sarebbero le cose da dire, ma in questo frangente specifico, sottolineo uno scoramento particolare nel vedere un sacerdote (se è un laico il discorso non cambia un granché) andare verso i fedeli: fermi, seduti al loro posto, quasi fosse logico vedere Nostro Signore andare incontro all’assemblea e non il contrario; in tutta la Storia della Salvezza ci è venuto incontro: pure durante l’Eucarestia, nostro misero e umile ‘ringraziamento’, lo costringiamo a farlo? O forse ora è il tempo dell’adorazione? Su un altro blog qualcuno ha fatto giustamente notare come il gesto di inginocchiarsi si sia diffuso in maniera crescente contestualmente alla consapevolezza che l’Ostia Consacrata non ‘rappresentava’ genericamente il Corpo di Nostro Signore, ma era costituita dalla Sua stessa Sostanza. Senza guardare al Magistero e alla Tradizione della Chiesa, il riproporre elementi del passato si traduce inevitabilmente al recupero di solo ciò che piace, secondo il proprio gusto o la propria indole e non ciò che deve essere salvato per mantenere intatta la nostra Fede.
    Sono mie opinioni personali: non è mia intenzione offendere nessuno, e non avendo alcun titolo in merito accetto qualunque contraddittorio.

    Stefano

    Stefano

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  8. Caro fratello Varenne,

    ti sei mai chiesto perché il Cammino è criticato "sempre per le stesse cose"?

    Non ti è mai venuto il dubbio che possa essere proprio il Cammino a commettere sempre gli stessi errori?

    E infine:

    c'è proprio bisogno di cambiare discorso ogni volta che si parla di qualche problema neocatecumenale?

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  10. " " no intendo dire un notiziario che ripete sempre le stesse cose."


    Chiediti piuttosto perchè le stesse cose DEVONO essere riprese in continuità.
    Se lo sono è perchè NIENTE CAMBIA, è perchè sono sempre attuali.
    E quelle che tu chiami "cose" non sono bazzecole ma sono elementi essenziali che riguardano i fondamenti della nostra Fede, vedere che le storture nc continuano ad essere tollerate e anche incoraggiate ci sconcerta ma non fa che stimularci ancor maggiormente nel notro impegno di informazione e testimonianza.

    Fa parte del nostro impegno di informazione, e fino a quando la situazione non cambierà sarà così, ripresentare tutte le gravi anomalie neocatecumenali, che riguardino le prassi liturgiche o catechetiche, riproponendole all`attenzione e alla riflessione di chi ci legge, mettendole in raffronto con il Magistero e le prassi della Chiesa.

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  11. A me sembra che con il Cammino si abbia voluto create una sorta di fraternità all'interno della Chiesa fatta di laici che non funziona tanto bene.

    Le fraternità vere all'interno della Chiesa sono quelle che professano i voti come povertà, castità, obbedienza.

    L’unione fraterna (“koinonìa”) si manifestava nella comunione dei beni materiali, venduti volontariamente, dando il ricavato agli Apostoli per essere usato a vantaggio dei bisognosi. Naturalmente l’anima di questo comportamento è l’amore fraterno dei cristiani.

    La peggior sciagura è quella di formare comunità che anzichè essere simili alle prime comunità cristiane, sono chiuse, tiepide, prive di slancio e di zelo, di preghiera che nasce dal cuore

    Nel CN persino le preghiere sono spesso stereotipate e iniziano così: "Signore Padre Santo....ecc"

    Mentre in una fraternità, per esempio, di francescani o di domenicani, posso notare che ci sono persone che fanno dei voti, lasciano tutto per vivere poveramente per Cristo, nel CN non esiste questo.
    I seminaristi e gli itineranti missionari cercano di vivere meglio questa realtà, ma sono pochi ed il CN in se ha da cambiare innanzitutto il modo di celebrare la Messa, dando la possibilità, a chi vuole, di ricevere Gesù Eucarestia sulla lingua.

    Creare comunità chiuse ben lontane dalle prime comunità cristiane, non è bello.

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  12. Avete visto la bellezza di queste foto della Messa classica?

    http://vocazione-religiosa.blogspot.com/

    Non ha nulla a che vedere con lo stile neocatecumenale.

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  13. Una comunità cristiana non si può fabbricare a tavolino. La comunità cristiana nasce solo perché si condivide la stessa fede.

    Per questo il Cammino ha bisogno di fare tanta pressione sugli adepti per non farseli scappare: perché non è vera libertà quella su cui si fondano le comunità kikiane, non è vera fede quella su cui si fondano le comunità kikiane.

    Se fosse vera libertà, il Cammino non sarebbe così "chiuso", se fosse vera fede, il Cammino non prevederebbe nessun "arcano".

    Quanto alle risorse economiche, diciamolo chiaramente: quando c'è una fede grande, allora spontaneamente si mette mano al portafogli. Senza obblighi, senza la necessità di inventare tasse di appartenenza al gruppo come la "decima" (per di più imposta a sorpresa ad un certo punto del Cammino).

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  14. Il problema cardine del Cammino Neocatecumenale sta, a mio avviso, nel fatto che esso al centro dei suoi interessi e della sua missione non mette la persona bensì la comunità, il gruppo. Da questo punto di vista, in tutte le sue sfaccettature, di là delle idee religiose, somiglia più a un'organizzazione politica o di potere della prima metà del Novecento, piuttosto che a una componente della Chiesa Cattolica: culto della personalità, simboli e inni propri, ritualità proprie, ricerca del proselitismo e dell'espansionismo, propaganda dei numeri e dei successi conseguiti.
    Da ciò discende un secondo problema. Avendo avuto la gioia e l'onore di frequentare una Parrocchia di periferia attivissima nel campo della carità e dell'assistenza sociale, io so bene che a cercare l'aiuto di Dio sono molte persone che hanno vissuto o vivono tragedie umane di ogni tipo. Ora, anche avendo notato una certa chiusura mentale nelle discussioni da parte dei neocat (rifiuto delle critiche, difesa a oltranza di ogni aspetto del Cammino) mi chiedo: che preparazione e capacità di accoglienza e di ascolto hanno questi catechisti laici, visto che al primo posto mettono l'organizzazione e che suddividono le persone in cristiani di serie A (quelli che entrano nel Cammino e vi restano per decenni) e di serie B (gli altri)?
    Cristo al centro dei suoi interessi mette la singola persona; nel caso, contrario, nella Parabola, il Signore non avrebbe remunerato con un denaro - la stessa paga di ogni altro - gli operai dell'ultima ora.
    Lino

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  15. Mons. Fellay ci invita a pregare di nuovo dalla Pasqua 2011 alla Pentecoste 2012.

    "Contiamo sulla vostra generosità per riunire nuovamente un bouquet di almeno dodici milioni di rosari:

    * perché la Chiesa sia liberata dai mali che la opprimono o che la minacciano in un prossimo futuro;
    * perché la Russia venga consacrata e giunga presto il Trionfo dell'Immacolata".

    Precise le sue intenzioni con queste parole: "affinché

    * questa prova terribile sia abbreviata;
    * la cappa modernista che circonda la Chiesa – almeno dal Vaticano II – venga strappata;
    * le Autorità svolgano il loro ruolo salvifico presso le anime;
    * la Chiesa ritrovi il suo splendore e la sua bellezza spirituale;
    * le anime del mondo intero possano udire la Buona Novella che converte, ricevere i Sacramenti che salvano ritrovando l'unico ovile".

    RispondiElimina
  16. Mons. Fellay ci invita a pregare di nuovo dalla Pasqua 2011 alla Pentecoste 2012.

    ----------------------------------

    Ma Mons.Fellay è il superiore generali dei lefebvriani???
    Ahhhhhh....ora è tutto più chiaro!!!
    Ora capisco tutto questa ritrosia verso l'ebraismo!!!
    D'altronde se la Shoah non è mai esistita...

    RispondiElimina
  17. Comincio a pensare che il post su Fellay l'abbia inserito tu per poter poi sparare a zero aggiungendo anche delle castronerie ;)

    In ogni caso, quel post dice cose verissime e tuttavia, pur con tutto il rispetto per mons. Fellay, noi non abbiamo aderito alla FSSPX.

    Sappi però che Mons. Fellay, che è rivestito della dignità episcopale secondo la successione Apostolica, è per ora privo solo di giurisdizione per rispetto al Papa, in comunione col quale celebra ogni giorno.

    Ti ricordo che la shoah non è un dogma di fede, ma la sua negazione non appartiene né a noi né a mons. Fellay. E neppure a mons. Williamson che NON L'HA ASSOLUTAMENTE NEGATA, ma ha parlato di documenti storici che la ridimensionerebbero.

    Fermo restando che in ogni caso l'orrore del terribile accaduto non muta, sono in molti a cavalcare questo enfatizzato "scandalo" per andar contro la Fraternità, sulla cui cattolicità nessuno può discutere e che non soffre di antisemitismo, solo perché si limita a pregare, ogni venerdì Santo per la conversione dei giudei i quali, fino a prova contraria, hanno rifiutato la vera fede in Cristo Signore...

    Mi sembra che pregare per la conversione di qualcuno non sia né condanna né misconoscimento, ma un semplice dovuto atto di carità.

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  18. Ma, scusate, che ci viene a fare su questo blog, quel "commento" su Mons. Fellay?

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  19. Sono veramente ridotti male se, incapaci di negare l`onnipresenza dell`ebraismo nel cammino nc, non sapendo come replicare, vanno a pescare Mons. Fellay che, con tutto il rispetto che gli è dovuto, non ha nulla da che vedere con questo blog, salvo evidentemente la difesa della Dottrina cattolica.
    Rispondete sul merito, se ne siete capaci, i vostri ridicoli, e spesso subdoli, stratagemmi per deviare la discussione, per annacquarla, non solo non servono a nulla ma mostrano quanto e come il vostro idolo debba essere difeso ad ogni costo.

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  20. L'altra volta stavo facendo l'Adorazione Eucaristica vicino al Tabernacolo. Quando venne una persona che sta da tanti anni nel CN (forse un catechista) che distribuisce Gesù Eucarestia nella specie del pane Azzimo durante la Messa (tipo come al ristorante). Incominciò a ripetere per 10-15 minuti: "hanno rubato una piantina!" (nei pressi del Tabernacolo), incurante del luogo e del silenzio che si doveva. Allorchè venne il Parroco e disse: "E che dobbiamo fare?!"
    Fui guardato con sospetto e fui costretto ad andarmene di lì impossibilitato a pregare in Santa Pace e senza aver commesso nulla di male.

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  21. Condivido le cose che si dicono in questo blog. Tuttavia ho notato che all'interno della Chiesa i problemi non riguardano solo il CN. Siamo chiamati, oggi più che mai, a testimoniare il nostro amore a Cristo e al Vangelo nella sua interezza anche all'interno della Chiesa.

    Il CN diventa sempre più chiuso perchè se le comunità diventano comunità di sangue (catechisti, figli di catechisti, nipoti, ecc), di parentela che senso ha la Chiesa intesa come comunità aperta a tutti?

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  22. Avete letto l'intervista a Monsignor Miserachs Grau sull'Osservatore Romano di oggi?
    Parla del canto liturgico e dice che nei paesi latini, specie in Italia, lo stato della musica liturgica lascia a desiderare.
    Una volta c'era il canto gregoriano che era un qualcosa di universale condiviso da tutti. Ma è stato trascurato.
    Bisogna creare "nuovi canti", ma dev'essere fatto da persone "che conoscono l'arte e il mestiere".
    "Invece in troppi hanno messo mano in questa produzione, anche facendo speculazioni economiche".

    I canti liturgici mancano di universalità.

    Questo è il titolo dell'articolo.

    Se pensiamo a cosa ha combinato Kiko con i canti liturgici spagnoleggianti, in cui spesso si battono anche le mani e si lascia la libertà di suonare strumenti non liturgici come violini, strumenti a percussione e fiato, si intravede che essi non hanno questa universalità di cui parla il monsignore.

    Il canto gregoriano per secoli aveva questo compito di unire tutti i popoli, di lingue e di culture diverse, per creare quella unità di cuori e di voci che si elevavano al Signore.

    Un seminarista del cammino si giustificò dicendo che il canto gregoriano era troppo difficile per il popolo, che richiedeva un costante "allenamento".
    I canti di Kiko erano spagnoleggianti perchè mettevano maggiormente in risalto le parole.

    Il povero seminarista non considerò che anche i numerosi canti di Kiko richiedono un continuo esercizio da parte dei cantori.
    Che tali canti non si possono neppure paragonare minimamente, a livello liturgico, ai canti gregoriani.

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  23. Avete letto l'intervista a Monsignor Miserachs Grau sull'Osservatore Romano di oggi?
    Parla del canto liturgico e dice che nei paesi latini, specie in Italia, lo stato della musica liturgica lascia a desiderare.
    Una volta c'era il canto gregoriano che era un qualcosa di universale condiviso da tutti. Ma è stato trascurato.
    Bisogna creare "nuovi canti", ma dev'essere fatto da persone "che conoscono l'arte e il mestiere".
    "Invece in troppi hanno messo mano in questa produzione, anche facendo speculazioni economiche".

    I canti liturgici mancano di universalità.

    Questo è il titolo dell'articolo.

    Se pensiamo a cosa ha combinato Kiko con i canti liturgici spagnoleggianti, in cui spesso si battono anche le mani e si lascia la libertà di suonare strumenti non liturgici come violini, strumenti a percussione e fiato, si intravede che essi non hanno questa universalità di cui parla il monsignore.

    Il canto gregoriano per secoli aveva questo compito di unire tutti i popoli, di lingue e di culture diverse, per creare quella unità di cuori e di voci che si elevavano al Signore.

    Un seminarista del cammino si giustificò dicendo che il canto gregoriano era troppo difficile per il popolo, che richiedeva un costante "allenamento".
    I canti di Kiko erano spagnoleggianti perchè mettevano maggiormente in risalto le parole.

    Il povero seminarista non considerò che anche i numerosi canti di Kiko richiedono un continuo esercizio da parte dei cantori.
    Che tali canti non si possono neppure paragonare minimamente, a livello liturgico, ai canti gregoriani.

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  24. Riporto alcuni passaggi di una recente conferenza di Padre Augé :

    "E’ per obbedire a quel “fate questo in memoria di me” che celebriamo l’Eucaristia. Mi pare che  questa prospettiva, vincolata alla “norma” che è Cristo, aiuti a fondare l’esigenza di una normativa liturgica, fatta come sappiamo di indicazioni e prescrizioni di varia fisionomia, valore e portata.
    La celebrazione liturgica è una azione “regolata”. Del resto, non a caso, parliamo di ordo, ordines: rito, ordinamento, ordinario.

    La liturgia è normata, ha una norma, una lex che la regola. Perciò segni liturgici scorretti comunicano una fede scorretta, una fede che non è in sintonia con la Tradizione della Chiesa.

    Lasciandosi condurre dalla volontà di obbedire alla parola di Cristo, chi ha autorità nella Chiesa ha tradotto, fin dall’inizio, il “fate questo” in tradizione rituale.

    Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa (SC 26). Perciò regolare la liturgia compete unicamente all’autorità della Chiesa, la quale risiede nella Sede Apostolica e, a norma del diritto, nel vescovo (SC 22, § 1) e nelle competenti assemblee episcopali territoriali (SC 22, § 2). Nessun altro, assolutamente, anche se sacerdote, può, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica (SC 22, § 3).

    La liturgia ha un carattere contemplativo, orienta lo sguardo e i cuori verso il volto di Cristo; si adopera di più a dipingere e rappresentare che non a spiegare e ragionare. I silenzi previsti dalle rubriche non sono da interpretare come un vuoto, ma come parte della celebrazione (OGMR 45).
    Essi si articolano con ciò che li precede e con ciò che li segue e mirano a inserire più intimamente i partecipanti nel mistero che si celebra, in forza delle disposizioni interne che favoriscono. E’ da evitare sia una celebrazione satura di suoni e parole, sia una celebrazione satura di lunghi silenzi che oscurano l’unità dello suo svolgimento.


    Parole dette da un liturgista di certo non sospetto di simpatie tradizionaliste, le riporto anche se non mi faccio nessuna illusione sulla possibilità che arrivino a varcare il muro di cemento armato neocatecumenale.

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  25. Ma Mons.Fellay è il superiore generali dei lefebvriani???
    Ahhhhhh....ora è tutto più chiaro!!!
    Ora capisco tutto questa ritrosia verso l'ebraismo!!!
    D'altronde se la Shoah non è mai esistita...

    28 settembre, 2011 15:38

    Guarda che a parte Mic (in piccola parte) qui non ci sono fans della San PioX. Han semplicemente ospitato un invito rivolto a tutti i cattolici a pregare.
    Per quanto riguarda la Shoah, ti invito a leggere il libro di Umberto Eco "Il Cimitero di Praga" dove e' descritta bene la nascita dell'antisemitismo nell'Europa del 1800 ed i metodi usati. Se non lo vuoi comprare lo scarichi da Emule o se vuoi te lo mando tramite e.mail in pdf o epub.

    Per quanto riguarda la questione ebraica (specie relativamente al ruolo del popolo ebraico nella storia post-atlantica), dovresti leggere qualche scritto di Steiner.
    Inoltre da buon cristiano dovresti anche sapere che Gesu ha celebrato la Pasqua prima che venissere sgozzati gli agnelli, rompendo formalmente e praticamente con la tradizione ebraica. La religione cristiana e' NUOVA rispetto all'ebraismo e non una sua continuazione.
    E' facile confondere l'attesa del Messia degli ebrei con l'escatologia cristiana, ma sono cose ben differenti.
    Inoltre da buon cristiano dovresti sapere che gli ebrei disprezzano profondamenbte la figura di Gesu, descrivendola nei modi piu' beceri possibili (Talmud).

    Poi e' facile polemizzare richiamando la Shoah e magari dimenticando altri olocausti tuttora in corso. Ma tutto cio' che oggi gira intorno ad Israele e' dorato, mentre i palestinesi vengono ogni giorno massacrati. POi basta che vai a Gerusalemme e vedi le condizioni di vita dei palestinesi: ma oramai nel CN , ad un certo livello, siete talmente infarloccati con le robe ebraiche che poco riuscite a distinguere nel mondo reale.
    Uriel

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  26. Il cammino non solo è criticato sempre per le stesse cose, ma sempre dalle stesse persone in barba alla Chiesa che fin dagli esordi lo ha esortato a continuare e ultimanente pienamente riconosciuto. Ma capisco che è una questione di orgoglio ... non potere far altro che continuare ripetendo all'infinito le stesse baggianate. Buon pro vi faccia!

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  27. @ Uriel
    Ciò che gira oggi intorno a Israele è assolutamente indipendente dalla vergogna della Shoah, dall'antisemitismo nazista e da ogni altro genocidio. Ogni genocidio, ogni massacro, va giudicato di per sé, come individualmente vanno giudicati i carnefici. Se sui figli non ricadono i peccati dei padri, figuriamoci che colpe poterono avere i padri di ieri per le eventuali responsabilità dei figli di oggi.
    Differente è il discorso religioso, col quale sono in perfetto accordo con te: Gesù ha interrotto formalmente e praticamente la tradizione ebraica, dalle proibizioni alimentari (Mc 7:14,19)
    al divieto del sabato (Lc 6:1-5, episodio della spigolatura che nemmeno gli ebrei di oggi gli perdonano, a differenza dalla guarigione/pratica medica, nei nostri tempi accettata) fino alla celebrazione della Pasqua prima che venissero sgozzati gli agnelli, da te citata.
    Lino

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  28. Quello che scrive Lino, sul fatto che il cammino non 'genera' nuovi cristiani, ma solo comunità, è molto vero.
    il post precedente, come pure tutti gli altri, sono la prova che è quasi impossibile il dialogo con i ncn,
    perchè non c'è un 'tu' al quale ci rivolgiamo. C'è un 'noi' che risponde dicendo sempre le stesse cose: il cammino è approvato...ecc.ecc...

    io chiedo, sapendo di non poter avere una risposta,
    caro fratello, è vero che siete stati approvati,
    ma tu, ti senti 'approvato' quando assisti a scrutinii che fanno soffrire i tuoi fratelli,
    quando partecipi ad un'Eucarestia, che è vistosamente differente da quella che celebra il papa?

    E a te, personalmente, che vengono rivolte queste domande, non ai tuoi responsabili o catechisti.
    Lo so che non puoi rispondere in pubblico, perchè un catechista potrebbe leggerti, perchè qualcuno potrebbe riconoscerti, e potresti perdere la faccia, mostrando i tuoi dubbi.
    Ma io continuo a sperare che ogni ncn, nel segreto, continui a cercare le risposte a queste domande.

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  29. Il "tu" non c'è perché ai neocatecumenali a cui si riaccendono la coscienza e l'intelletto, vengono tutti i dubbi e tutte le perplessità.

    Anche dal punto di vista psicologico è più facile rispondere "siamo approvati" piuttosto che rispondere "voglio almeno verificare di persona se hai ragione o torto".

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  30. Gesù è presente nell'Ostia. Cosa c'è di più bello da contemplare?

    http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-il-tabernacolo-perdurante-presenza-del-mistero-2973.htm

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  31. Già.

    Ma per andare sul sicuro, guardate Kiko come ha attrezzato la cappella:

    - al centro c'è il Tabernacolo "a due piazze": contiene sia la Bibbia che il Santissimo Sacramento (nessun cristiano aveva mai osato tanto, nemmeno gli eretici protestanti più infuriati)

    - il Tabernacolo è inoltre ricoperto di un "conopeo" di colore nero

    - a destra si vede l'orrendo quadretto raffigurante il Bambinello con due fosse nere al posto degli occhi

    Più che alla contemplazione, la nueva estetica di Kiko pare voler indurre al disprezzo e alla paura.

    Si tratta insomma di vera spiritualità neocatecumenale, espressa nella sintesi kerygmatico-catechetica dei due rinomati "iniziatori".

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