venerdì 16 ottobre 2020

Il ruolo del Sacerdote nel Cammino Neocatecumenale (mic). Ieri e oggi.


Torniamo alla recente Lettera di invito alla Convivenza di I.C. 2020/2021. Essa ritrae la condizione attuale, che è quella di sempre, dei Sacerdoti nell'ambito del C.N.

I responsabili vengono sollecitati a "invitare personalmente il Parroco e i Presbiteri che accompagnano le comunità". E' detto:

Si auspica la loro presenza per tutta la convivenza per fare comunione e per approfondire la conoscenza del Cammino attraverso le catechesi.
... è molto importante la loro presenza per la Celebrazione Penitenziale nella mattinata del venerdì
  (ndr. Questo vale anche per la Celebrazione dell'Eucarestia,  per la quale hanno bisogno, loro malgrado, di un prete).

Siamo alle solite. A nulla servono le disposizioni dello Statuto - che viene sbandierato ai quattro venti quando si tratta di millantare approvazioni notoriamente ridotte alla famosa "foglia di fico" - che vengono nella prassi puntualemte disattese e ignorate da sempre. Tamquam non esset!

Art. 27 [Parroco e presbiteri]

§ 1. Il Parroco e i Presbiteri esercitano la cura pastorale (cfr. can. 519 CIC) di coloro che percorrono il Cammino Neocatecumenale – anche alla luce di quanto indicato agli artt. 5 § 2 e 6 § 2 – e adempiono “in persona Christi Capitis” il loro ministero sacerdotale annunciando la Parola di Dio, amministrando i sacramenti e, per quanto possibile, presiedendo le celebrazioni della prima o di altre comunità neocatecumenali della parrocchia.

§ 2. Inoltre il Parroco e i Presbiteri:

1º. a nome del Vescovo diocesano, vigilano che l’attuazione del Cammino si svolga in conformità a quanto stabilito negli artt. 1 e 2, nel rispetto della dottrina e della disciplina della Chiesa;

2º. aiutano le Équipes di catechisti, di cui all’art. 8 §§ 4 e 5, a realizzare la loro missione;

3º. tenuto conto che la pastorale di iniziazione cristiana è vitale per evangelizzare l’uomo contemporaneo, sostengono l’attuazione del Cammino nell’insieme degli strumenti pastorali della parrocchia.



Maggiori informazioni https://www.diaconobruno.it/faq-/il-cammino-neocatecumenale/statuti-del-cammino-neocatecumenale/


La grande dignità del Sacerdozio
Il Sacerdote viene indicato nello Statuto come la guida della Comunità, in comunione col Parroco e col Vescovo. 


Nella Prassi NC il Sacerdote è un mero strumento "cultuale". Un "Funzionario". Un "fratello" che ha le funzioni di PRESIEDERE le liturgie! Infatti egli stesso deve obbedienza ai suoi catechisti, se è in Cammino anche lui o comunque ai catechisti della Comunità. Che sono i veri vescovi del CNC.
L'uso di chiamare il Sacerdote solo "presbitero" o peggio "fratello presbitero" è già indicativo di come sia Egli considerato nella Comunità...
(*)



Situazione attuale che apprendiamo da testimonianze dirette sempre più numerose:

A parte i Parroci che hanno il Cammino nelle loro Parrocchie i quali ogni giorno continuano a barcamenarsi come ben si sa quando si ha a che fare con loro, ci sono i presbiteri  che stabilmente "aiutano le Équipes di catechisti" del Cammino (o che vengono assegnati in Roma alle varie Parrocchie, normalmente quelle neocatecumenalizzate, per preservarle!).

Due le categorie. Quelli ordinati precedentemente e quelli ordinati nei R.M..

In tanti articoli del Blog e in modo sistematico si è affrontata la questione sotto ogni aspetto (con una semplice ricerca si può visionare tutto). 

Sono passati tanti anni dall'erezione del primo Seminario R.M. in Roma, nel lontano 1988. In seguito ne sono nati molti altri, spuntati come funghi dovunque si fosse insediata, inviata da Kiko, una Equipe itinerante (uniquique suum)! Della serie, nessuno voleva essere da meno degli altri. Mentre Kiko traeva il suo profitto, soffiando sullo spirito di emulazione competitiva che sempre ha animato gli itineranti nei loro reciproci rapporti. 

Oggi sono in tanti, specialmente tra gli ordinati nei R.M., a vivere un profondo disagio, che si sta man mano amplificando col passare del tempo producendo una diffusa scontentezza. Certo, dal giorno dell'ordinazione passano gli anni velocemente e si sta manifestando nel tempo la fragilità intrinseca di una formazione presbiterale mirata esclusivamente al cammino che ha tolto dignità e importanza al Sacerdozio cattolico mettendo al centro del ministero ordinato l'idolatra Kiko e la sua creatura "il potente cammino" al posto di Cristo. (**)  Per tenere in piedi il loro ministero, infatti, gli è stato inculcato che basta e avanza il cammino che fanno per la loro vita e i loro catechisti a cui obbedire, nonchè Kiko ovviamente! Null'altro è loro concesso (se non se lo procurano con discrezione loro stessi, stando molto attenti a non essere colti in fallo e sempre a loro rischio e pericolo di essere beccati e adeguatamente corretti).

Kiko benedice un sacerdote.

E' vietata ogni altra fonte a cui attingere, spiritualità o devozione che sia; tanto meno possono scegliere per sè un padre o direttore spirituale. 

Non è da sorprendersi. Non possono consenrtirlo, Kiko e i suoi capintesta, perchè ciò dimostrerebbe che il Cammino da solo non basta. Anche questo è a tutela del suo "buon nome"! Ma il paradosso più grande è che è stato espressamente vietato loro anche di permanere in un legame con il Rettore del Seminario di provenienza, con il quale tante volte si era venuto a creare in modo naturale un rapporto vitale di autentico sostegno sacerdotale. 

In forma ultimativa è stato intimato ai presbiteri usciti dai R.M. di non intrattenere col proprio Rettore neanche un rapporto di amicizia. Questo è vero per Roma per lo storico Rettore del Seminario del Cammino, ma non solo (in particolare è avvenuto per tutti quelli che, secondo il loro discernimento, non sono stati negli anni ritenuti sufficientemente venduti al Cammino e basta e, in ogni caso, il presbitero neocatecumenale deve avere un solo rapporto di dipendenza: quello dai propri catechisti). 

I presbiteri una volta ricevuto l'ordine sacro, unico vero scopo del perfido Kiko e dei suoi (per il conseguimento di quanto in premessa evidenziato e confermato dalle recentissime disposizioni di invito all'I.C.), devono stare alle dipendenze complete del gota laico, del potere laico che "comanda" e che "gestisce" una delle realtà "conciliari" più infestanti, insinuate e oramai profondamente incistate nella Chiesa.

Stancamente procedenti nel cammino senza fine nella loro comunità di fratelli più stanchi di loro; 

privati di esercizi spirituali e di ogni forma di direzione spirituale ed educati solo a servire l'evangelizzazione kikiana con i suoi ritmi estenuanti e i suoi ritualismi infiniti, triti e ritriti; 

senza nemmeno la priorità della celebrazione quotidiana della Messa, che a loro non è stata proprio inculcata, 

questi poveri preti vagano insoddisfatti e frustrati sempre più numerosi, tra un invio di Kiko e l'altro, come sbandati per le vie di Roma. 

Mentre di quelli che hanno abbandonato il loro ministero originario, la loro diocesi e anche il loro ordine o congregazione, sacrificando tutto per potersi arruolare nelle fila del Cammino al comando di Kiko e Carmen, ci giungono notizie che in molti, messi da parte dalla efficientissima macchina del cammino quando sono oramai vecchi stanchi e consumati, sono stati amorevolmente accolti dalla loro famiglia di origine, di sangue o religiosa (dove normalmente nessuno dei componenti aveva fatto alcun cammino di iniziazione cristiana per conseguire il minimo di carità necessario).

Questo il quadro reale della situazione di oggi dei presbiteri gestati nel Cammino e  gestiti dal C.N.. 

Già sentiamo: Che dite? Non è vero! Da noi non è così... Ma questa cosa di voi contestatori non ci sorprende più. Kiko e gli itineranti agli adepti imbambolati hanno sempre raccontato mirabilie. Non è colpa vostra!

Ma quanto marcio sotto! Quante situazioni di disagio a tutti i livelli nelle comunità e nell'evangelizzazione chiamata itinerante, nei R.M., nelle Missio ad gentes, nelle Famiglie in Missione! Questo è stato da sempre. Ma c'è una cosa assolutamente ingiustificabile: che mai, ma proprio mai, in 50 anni che sono tantissimi, si è visto Kiko fare un esame di coscienza, un mea culpa per qualcosa, un briciolo di autocritica. Mai si sono portati alla luce i fallimenti chiamandoli col proprio nome, gli errori; mai si è corretto il tiro una volta. MAI. 

Come lo chiamate voi questo? Cosa può produrre, alla fine di tutto, il continuo "sopire chetare"? Insabbiare, seppellire? Eliminare gli "incomodi", eventi o persone che siano? Non prestare ascolto alle istanze, alle richieste di aiuto? In primis di ordine spirituale? 

Ci chiediamo affranti: Come hai potuto pretendere mai, tu Kiko, di bastare da solo col tuo carisma "ispirato" al necessario nutrimento dell'anima dei tanti Sacerdoti che ti sei tirati dietro, dopo averli strappati e sradicati del tutto dalla loro realtà e perfino dal loro sacro ministero originario?


Cappella di un Seminario R.M.



Queste le considerazioni attuali per introdurre un'analisi pubblicata tanti anni fa sul Blog da mic - 24 giugno 2007 - ma che a rileggerla oggi fa ancor più accapponare la pelle per la sua cruda lucidità, per la sua verità.

Il cuore sanguina al triste pensiero che se la Chiesa fosse intervenuta allora forse oggi non saremmo arrivati a tal segno! 

Alla fine angosciati un ultimo dubbio ci assale: se non sia troppo tardi ormai per porre un qualche rimedio che non veda cadere ancora sul campo altri morti e feriti senza numero.


Il ruolo del sacerdote nel Cammino neocatecumenale. 
Che dire? Inutile edulcorare i termini quando la realtà è così dura ed avvilente.
L'opinione personale nei loro confronti non può che essere estremamente severa, perchè hanno affiancato ed agevolato l'azione di infiltrazione della Chiesa.

Questo sacerdote appare svolgere il ruolo di Giuda poichè tradisce la propria missione, il proprio giuramento e la propria appartenenza alla Santa Chiesa per abbracciare una dottrina eretica ed eversiva.
In un certo senso, fa tristezza e pena, perchè è sfruttato e manovrato dai responsabili del Cammino per legittimarsi sia agli occhi della gerarchia, sia agli occhi dei fedeli.
E' un garante della legalità del Cammino, una pezza d'appoggio vivente chiamata ad avvalorare con la propria presenza la grande menzogna neocatecumenale ai danni della comunità dei credenti.

Il sacerdote complice del Cammino è dunque sostanzialmente un rinnegato della vera fede cattolica che per invasamento dottrinale, fanatismo ed ambizione personale, calcolo o semplicemente quieto e comodo vivere "vende" la propria tonaca, presta la propria funzione ad un movimento che si propone programmaticamente e fattivamente di rivoltare la Casa del Signore.
Parlo del sacerdote tradizionale, successivamente passato alla "causa" neocatecumenale".

Diverso è il discorso dei giovani ordinati direttamenti formati nei centri Redemptoris Mater.

Il progetto che li riguarda è nato dalla esigenza di accelerare la conquista neocatecumenale delle strutture ecclesiali, superando i tempi lunghi e le difficoltà di proselitismo nel clero ordinario, provvedendo direttamente alla formazione di preti neocatecumenali negli incubatori Redemptoris Mater.

Costoro nascono già mentalmente condizionati dalle dottrine del movimento, sono dei rinnegati congeniti e nemmeno hanno coscienza di questo perchè mentalmente istruiti a sentirsi parte del 'rinnovamento' della Chiesa secondo l'insegnamento di Kiko e Carmen, da loro visti ed osannati come nuovi profeti e messia. Sono dunque fedelissimi del Cammino che considerano la vera chiesa.

Quando, con l'aiuto di Dio e l'azione degli uomini di buona volontà e santo discernimento, il movimento neocatecumenale resterà infine sconfitto, il loro costituirà un dramma umano e spirituale, poichè ci si troverà di fronte ad una nutrita schiera di individui che avranno perso ogni riferimento teorico, intellettivamente e spiritualmente allo sbando, nei cui confronti occorrerà pietosamente attivare intensi programmi di recupero psicologico, dottrinale e spirituale.

... per il fatto di aver abiurato al giuramento di fedeltà alla Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica ed apostolica i sacerdoti neocatecumenali, sia acquisiti che originari, si sono posti fuori della Chiesa e della Grazia divina.

Somigliano a quei preti che aderendo alle sovversioni armate, anzichè pregare la divina misericordia e soccorrere i bisognosi degli avversi campi, imbracciano il fucile, costruiscono barricate e danno l'assoluzione ai nemici affidandola alle pallottole che sparano loro addosso, illudendosi sacrilegamente di coniugare l'omicidio e il Vangelo.

Sono in tutta evidenza nel peccato, per eresia ed apostasia, e sebbene celebrino e svolgano le funzioni religiose, la loro azione spirituale è inficiata dalla condotta radicalmente contraria alla predicazione di Cristo, trasmessa alla Chiesa attraverso gli Apostoli.
(da mic)

 

Il Segreto è sempre la Mamma del cielo.

Eterna gratitudine a mic per il suo amore alla Verità e la sua preziosa, inimitabile capacità di sintesi, dote rara e preziosa!

Le sue parole di tanti anni fa oggi appaiono profetiche di fronte al fallimento e all'evidente inganno che sta alla radice dei Seminari fondati dal Cammino.

Basta rileggere nella Lettera di invito alla Convivenza di quest'anno la motivazione per cui va sollecitata la presenza dei presbiteri. 

Oltre che per esercitare il munus loro proprio (alias, non se ne può fare a meno) di assolvere dai peccati e consacrare il pane e il vino è scritto espressamente:

per fare comunione e per approfondire la conoscenza del Cammino attraverso le catechesi
Insomma, i presbiteri devono permanere durante tutta la convivenza per apprendere, eterni scolaretti, la comunione col Cammino e per conoscerlo sempre più e sempre meglio per poterlo finalmente amare con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e obbedire a Kiko sopra tutte le cose.

 ______________________

(*)

 Art. 27 [Parroco e presbiteri] 

 § 1. Il Parroco e i Presbiteri esercitano la cura pastorale (cfr. can. 519 CIC) di coloro che percorrono il Cammino Neocatecumenale – anche alla luce di quanto indicato agli artt. 5 § 2 e 6 § 2 – e adempiono “in persona Christi Capitis” il loro ministero sacerdotale annunciando la Parola di Dio, amministrando i sacramenti e, per quanto possibile, presiedendo le celebrazioni della prima o di altre comunità neocatecumenali della parrocchia. 

 § 2. Inoltre il Parroco e i Presbiteri: 

 1º. a nome del Vescovo diocesano, vigilano che l’attuazione del Cammino si svolga in conformità a quanto stabilito negli artt. 1 e 2, nel rispetto della dottrina e della disciplina della Chiesa; 

 2º. aiutano le Équipes di catechisti, di cui all’art. 8 §§ 4 e 5, a realizzare la loro missione; 3º. tenuto conto che la pastorale di iniziazione cristiana è vitale per evangelizzare l’uomo contemporaneo, sostengono l’attuazione del Cammino nell’insieme degli strumenti pastorali della parrocchia. 

 (**)

Il sacerdote quindi non presiede (come ora si suol dire, errando moltissimo), non è “un presidente”, ma come sacerdote offre il santo Sacrificio della Messa a Dio Padre. Non è solo il presidente della comunità, ma il Sacrificatore-uno-con Cristo Sacerdote che offre il medesimo suo sacrificio a gloria di Dio e per la comunità, anche se questa fosse fisicamente assente. Davvero all’altare, nella realtà più piena, il Sacerdote è alter Christus, nell’atto più sublime e sconvolgente. Come può il Sacerdote, sapendo e pensando tutto ciò, essere sciatto e trasandato e distratto nella celebrazione come lo sono diventati tanti nostri preti e tanti nostri Vescovi?

Il sacerdote è essenzialmente per l’Eucaristia (“sacerdos propter Eucaristiam!”).

Art. 27 [Parroco e presbiteri]

§ 1. Il Parroco e i Presbiteri esercitano la cura pastorale (cfr. can. 519 CIC) di coloro che percorrono il Cammino Neocatecumenale – anche alla luce di quanto indicato agli artt. 5 § 2 e 6 § 2 – e adempiono “in persona Christi Capitis” il loro ministero sacerdotale annunciando la Parola di Dio, amministrando i sacramenti e, per quanto possibile, presiedendo le celebrazioni della prima o di altre comunità neocatecumenali della parrocchia.

§ 2. Inoltre il Parroco e i Presbiteri:

1º. a nome del Vescovo diocesano, vigilano che l’attuazione del Cammino si svolga in conformità a quanto stabilito negli artt. 1 e 2, nel rispetto della dottrina e della disciplina della Chiesa;

2º. aiutano le Équipes di catechisti, di cui all’art. 8 §§ 4 e 5, a realizzare la loro missione;

3º. tenuto conto che la pastorale di iniziazione cristiana è vitale per evangelizzare l’uomo contemporaneo, sostengono l’attuazione del Cammino nell’insieme degli strumenti pastorali della parrocchia.



Maggiori informazioni https://www.diaconobruno.it/faq-/il-cammino-neocatecumenale/statuti-del-cammino-neocatecumenale/

29 commenti:

  1. PRESBITERI E SUORE NEOCATECUMENALI SONO VUOTE MASCHERE DI CARNEVALE

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  2. Attenzione che una certa parte di candidati li stanno mandando nei seminari diocesani, nel nostro ce ne sono di sicuro 3, sono incerto su di un quarto che di sicuro proviene da quell'ambiente. Sono curioso di sapere come mai, cercando in rete ho trovato alcune ordinazioni dello stesso tenore. Fino a 2-3 anni fa non ce n'era nemmeno 1 qui da noi.

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    1. Le vocazioni del Cammino vengono estratte a sorte ed inviate nei Seminari del Cammino di tutto il mondo. Sul motivo per cui la sorte mandi i figli di catechisti in quelle più illustri o meno disagiate rimane ignoto...è uno degli arcani del Cammino. I loro seminari sono semivuoti e quindi necessitano di vocazioni: per far figurare di essere tutti necessari i seminaristi vengono spostati in modo strategico. Poi i seminaristi del Cammino seguono un cursus abbastanza prolungato (anche dieci anni) a causa delle missioni a cui vengono associati in giro per il pianeta, probabilmente sempre per continuare a far numero nei seminari, oltre che per completare la loro formazione neocatecumenale doc.
      Quindi è molto strano il fatto che possano essere volutamente inviati ai seminari diocesani: gli unici seminaristi di origine neocatecumenale che abbiano frequentato altri seminari di cui si sappia sono fortunatamente vocazioni che non appartengono spiritualmente a Kiko e spesso sono proprio scappati dai Seminari RM kikiani.
      Comunque segnalaci pure i link a cui fai riferimento.

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  3. Boh, avrei due ipotesi:
    - Cercano di infiltrarsi
    - Hanno finito i soldi per mantenerli nei loro seminari

    LUCA

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Sono anni che ci sono neocatecumeni che vanno nel seminario vescovile, anche un mio ex collega di lavoro è diventato prete con modi "normali", non so se dipende dall'età o altro, anche perché un altro che conosco coetaneo ex insegnante al liceo ed ex assistente di un famosissimo sindacalista e politico, sta all'estero a prendere i voti.
      Lele

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    3. Certo. Si chiama camuffamento. Hanno la vocazione a Kiko, ma invadono le diocesi.

      Ora, chiariamo alcuni punti che possono sfuggire a chi non è attento.

      Primo punto. Il Cammino è una setta protestante-ebraica che di cattolico ha solo la decorazione. Il problema-Cammino, dunque, sta tutto nel volersi spacciare per cattolico, e non lo è. L'invenzione dei seminari neocatecumenali Redemptoris Mater è stata necessaria alla setta perché le finte vocazioni neocatekike venivano puntualmente sbattute fuori dai seminari e dai conventi, in quanto avevano la vocazione a Kiko anziché a Dio, e intendevano servire non la Chiesa ma il Cammino. L'invenzione è stata favorita in tempi brevissimi (neanche i tre anni di "prova") dal cardinal massone Ugo Poletti, che l'approvò poche settimane prima di "andare in pensione".

      Secondo punto. L'atteggiamento paterno di tutti gli ultimi pontefici - che sperano di far leva sul buon cuore dei singoli neocatecumenali, come il buon pastore che insegue la pecorella smarrita nel deserto - non ha mai inteso approvare gli scempi liturgici e le emerite corbellerie dottrinali del Cammino. Lo Statuto non è un certificato di santità, ma solo un elenco di linee guida che comunque il Cammino non rispetta (per esempio il Cammino ubbidisce al vescovo solo quando fa comodo).

      Terzo punto. Al Cammino conviene comunque mandare vocazioni in seminari e ordini religiosi, per due motivi: sia per colonizzarli, sia per non dare troppo l'impressione di esclusivismo (infatti serve l'alibi per fingere che la propria vocazione sia in seno alla Chiesa anziché esclusiva del Cammino). Ti dirò di più: nei seminari e nei conventi vengono mandate le "vocazioni a Kiko" "meno indecenti" (che non significa necessariamente "buone", ma significa "più abili nel camuffamento"), e solo dopo aver valutato con estrema attenzione la possibilità di perpetrare il neocatecumenalismo in loco.

      Quarto punto. La crisi della Chiesa da mezzo secolo a questa parte si vede anche nella crisi della formazione al sacerdozio. Conosco più di un caso in cui seminaristi non kikos sono stati osteggiati dai rettori dei seminari per inezie, mentre i seminaristi kikos sono stati portati fino al sacerdozio perché quegli stessi rettori avevano fondato timore di vendette neocatecumenali. La debolezza, l'ambizione, l'avidità, la fifa, o anche soltanto la foga di portare risultati di cui lavarsene le mani, hanno creato pasticci immensi alla Chiesa.

      Ai bei tempi si distingueva fra vocazione in senso proprio (cioè uno che è chiamato da Dio al sacerdozio e che riesce a farsi ordinare prete) e "vocazione ecclesiastica" (cioè uno che la vocazione non ce l'ha, o ce l'ha molto molto tiepida, e che riesce a farsi ordinare prete). Il fatto che uno "prende i voti" (termine gergale improprio; l'ordinazione sacerdotale infatti non equivale all'emettere i voti perpetui in una comunità religiosa) non implica automaticamente che ha la vocazione, tanto meno che sarà un buon sacerdote.

      Può anche succedere il contrario: qualcuno che il Cammino spinge verso il sacerdozio, e che ha maturato (prima o durante la formazione) una vera chiamata a servire Dio, e pertanto smette di ubbidire ai cosiddetti "catechisti" del Cammino per mettersi completamente al servizio della Chiesa in ubbidienza al vescovo. Anche se conservasse rapporti di amicizia coi kikos. Verranno falsamente vantate come vocazioni neocat, ma nel Cammino c'è sempre stata una gran mania di mentire pur di aumentare il prestigio della setta.

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    4. Quando il candidato kikizzato riesce a farsi sbattere fuori dal seminario, può darsi che venga assorbito in un seminario R.M. di chissà dove, o può darsi che venga indotto a trovarsi una ragazza e abbandonare la (falsa) vocazione. Può anche darsi che trovandosi completamente incapace di imparare la lingua del posto dove viene inviato a fare il seminario kikiano, debba farsi trasferire in sede più comoda...

      Fra i seminaristi kikizzatissimi che ho conosciuto del seminario diocesano, mi ricordo di uno che sembrava piuttosto intelligente e "dialogante", ma che si chiudeva a riccio ogni volta che si nominava il Cammino. "Lamiaesperienza, lamiaesperienza": come a dire che l'adesione ad un'eresia conclamata non può essere oggetto di critiche perché lui personalmente è convinto di non stare sbagliando. Come quando il drogato ti dice che nella sua esperienza la droga fa bene, anzi dovresti provarla anche tu.

      Ricordo poi un emerito ignorante, che però era figlio di cosiddetti "catechisti" che non volevano farlo spedire all'estero e perciò trovarono il modo di spedirlo nel seminario diocesano. Ci mise moltissimi anni per giungere all'agognata meta, e probabilmente solo per le grosse pressioni che quei due laici riuscirono a combinare sulla cricca di vescovo e rettore. È come quando all'esame all'università il docente ti promuove col voto minimo perché dopo averti bocciato tantissime volte si stufa di rivederti all'esame, lo sa già che sei completamente negato per la sua materia, ma è stufo di rivederti.

      C'era poi un altro caso, ancora più ignorante, già menzionato prima: incapace di imparare la lingua locale, progressi zero e pasticci moltissimi, lo rispedirono in diocesi tentando di farlo entrare nel seminario diocesano. Fu spazzato via nel giro di poco tempo perché non era solo ignorante, era anche pigro e polemico e incapace di camuffarsi. Chissà se gli fu assegnata una "figlia di Israele" neocat o se fu spedito in altra missione kikiana...

      La cosa che più mi ha dato fastidio, comunque, è la faciloneria dei responsabili della formazione al sacerdozio. Il vizio tutto pretesco (ed episcopale) di lavarsene le mani, rimpallandosi a vicenda la responsabilità delle decisioni da prendere e di quelle già prese. "L'equipe formativa non è ancora convinta", "il vescovo ha bisogno di tempo per pensarci", "il rettore dice che il soggetto è giovane e col tempo migliorerà", "non ho ancora parlato col rettore", "si è pensato ad un anno in più di formazione"... E alla fine della fiera, chi riesce a fare opportune pressioni finisce per porre il vescovo e il rettore in una situazione imabarazzante: "dopo tutto il percorso fatto, non gli si può più dire di no altrimenti quelli ci piantano un casino mai visto". Proprio come una mafia.

      Ne risponderanno a Dio. Quando parliamo di "crisi della Chiesa", perliamo esattamente di questi Ponzio Pilato che si sentono infastiditi da qualsiasi cosa rallenti il loro fiume di parole e intacchi i loro introiti. Già, perché i capicosca del Cammino, proprio come la mafia, fanno donazioni molto mirate e minacce tanto sottili quanto concrete: il metodo del bastone e della carota.

      La "riuscita" di questi pretonzoli kikizzati è piuttosto bassa, se consideriamo la vita diocesana. L'unica cosa certa è che tenteranno di neocatecumenalizzare qualsiasi cosa (e faranno di tutto per farsi trasferire in parrocchie "ricche"). I vescovi si sforzano di fare finta di niente perché i preti scarseggiano e bisogna pur far continuare a funzionare le parrocchie, pertanto una scartina neocat la piazzano lì dove la gente si lamenta poco, poi il prossimo anno pastorale si vedrà, il prossimo vescovo se la sbrigherà...

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    5. Bisognerebbe mettere in guardia i rettori e i formatori

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  4. Anche a me colpisce molto la sintesi che mic ha fatto sulla deprecabile situazione in cui versa il clero di formazione neocatecumenale.
    E mi sorprende (ma non dovrebbe, in effetti) il fatto che Pax ci riferisce, che il potere dei laici discernenti del Cammino si eserciti nel controllo delle anime di questi cosiddetti presbiteri nati come vocazione per Kiko, fino addirittura a proibire loro di avere una guida spirituale non solo esterna al Cammino, ma neppure interna ad esso, come può essere il rettore di un seminario RM.
    Cosa temono? Temono il fatto che si cominci a sviluppare una forma di pensiero autonomo, anche se internamente al Cammino.
    Per questo i presbiteri vengono invitati alla convivenza di Inizio Corso: per rinnovare quel patto di fedeltà al Cammino che deve essere più profondo della stessa dedicazione al proprio ministero e delle stesse proprie idee sul Cammino, che potrebbero non corrispondere alle linee degli iniziatori.
    Così come il Cammino si infila tra moglie e marito, nell'educazione dei figli e persino nel talamo nuziale, così si intromette tra il sacerdote e la Chiesa.
    In fondo, ciò a cui tiene più di ogni altra cosa è la replicazione della propria formula e il proselitismo a Kiko: la fede in Dio e la fedeltà alla Chiesa sono messe costantemente in secondo piano ed anzi, ritenute pericolose e fuorvianti.
    Questa non è pura teoria o sterile acrimonia verso il Cammino e può aiutare anche un qualsiasi fedele che non conosce il Cammino a capire il perchédel comportamento di certi 'strani' sacerdoti: l'appartenenza al Cammino è il motivo per cui il giovane cappellano della parrocchia si comporta in un modo strano, quasi da automa, inalberando uno sguardo ebete e fisso; è il motivo per cui non esprime nessuna idea e tutto gli pare normale, pure le restrizioni imposte ai fedeli che si comunicano in questo periodo particolare; è il motivo per cui predica con tanta convinzione ed autorità ripetendo sempre i soliti concetti senza alcun tentativo di rielaborazione personale; è il motivo per cui una confessione con lui rischia a volte di farti perdere la gioia della riconciliazione con Dio.

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    1. Si infatti, abbiamo assistito a un battesimo dove un Sacerdote neocatecumenale ha parlato per tre quarti d'ora del trionfo di Cristo sulla morte..ma tutto intorno a noi invitati suggeriva terrore e paura dalla mascherina ai guanti,finanche il microfono era debitamente incellofanato e una signora che si occupava di redarguirci se non coprivano il naso con la mascherina. .praticamente veniva voglia di scapparsene altro che vittoria sulla morte!

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  5. Proprio oggi mi sono soffermato a parlare con una signora evangelica e un comune amico.
    Quello che mi ha colpito, dopo aver letto il post di ieri e quello di oggi, è che la signora evangelica ripeteva al nostro comune amico che egli era il sacerdote della sua casa...

    E a proposito delle false vocazioni, o comunque della mancanza totale di discernimento riguardo alle vocazioni del Cammino, ho saputo che un giovane prete del Cammino è stato allontanato dalla diocesi di appartenenza e trasferito in uno sperduto paesino a quasi 100 km dalla sua casa e dalla sua comunità.
    Il motivo non lo so. So però che lo scorso anno un mio amico mi ha chiesto se mi sembrava normale che questo prete avesse chiesto a suo figlio adolescente o poco più di partire con lui per un viaggio che aveva in programma.
    Il padre non lo aveva mandato e io gli ho detto che aveva fatto bene perché la cosa era sospetta, anzi, più che sospetta.

    Questo è un caso, certo, ma da quel che ne so i preti del Cammino hanno una serie di problemi non da poco. E pensare che dovevano essere i "migliori".

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    1. Per la precisione, aggiungo che il figlio del mio amico aveva qualche problema legata all'età e alla separazione dei genitori, ma la sostanza non cambia. Uno giovane sacerdote uscito da un seminario R.M. senza nessuna preparazione specifica che si comporta come questo prete, a me sembra solo che APPROFITTA della situazione.
      Se così, ma non ne sono certo al 100% (ma al 98%) il Vescovo non doveva limitarsi a trasferirlo...

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  6. "§ 2. Inoltre il Parroco e i Presbiteri: 
     1º. a nome del Vescovo diocesano, vigilano che l’attuazione del Cammino si svolga ...
     nel rispetto della dottrina e della disciplina della Chiesa;"
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    Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: 'Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.'
    (Vangelo di Luca 12)

    Gesù disse anche chi vede voi vede me .. 2000 anni fa però lo disse, a quelli che erano davvero suoi discepoli, lo erano al punto di essere da Lui chiamati amici miei .
    Io che vivo in questa valle di lacrime 2000 anni dopo, li guardo costoro , "quelli di oggi" , la attuale gerarchia di questa Chiesa di oggi, non di 2000 anni fa, e mi fa PAURA, più dei governi e dei sistemi assetati di potere (poiché Gesù ha anche detto i capi delle nazioni esercitano il potere, ma tra voi non sia così , ma anche questo valeva solo 2000 anni fa non certo nell'odierna Chiesa, assettata dello stesso potere che brama il "mondo"), mi fa paura più dei NC, più di Kiko .. la guardo e non vedo Lui, ma il suo opposto.
    Rabbrividisco, temo e ragiono che "guardatevi" vuol dire, non solo 'guardate di non essere ipocriti come loro', ma anche 'state attenti, proteggetevi da loro' .. e allora mi aumenta la paura e lo dico al Signore, come senz'altro deve aver fatto qualcuno seduto lì sull'erba con Lui al sentirsi terrorizzato dal fatto che il Signore stesso diceva che era giusto avere paura del demonio.

    ('Chi vede voi' - farisei - ipocrisia - guardarsi - chiesa - demonio ... queste realtà si collegano in modo naturale dentro di me e mi sembra un film dell'orrore)

    Anch'io, come l'uomo sul prato, gli presento la mia paura, aggiornata a 2000 anni dopo : Signore, questa Chiesa che SEMBRA tua, mi fa paura per la sua malvagità che già tanto mi ha ferito .. me ne devo guardare .. ma "ha il potere di gettare la mia anima nella Geènna" , io sono sola non posso difendermi.

    Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!

    Lui mi dice che ho valore per Lui (quindi mi difenderà!) mi farà passare la paura ..
    Meno male!
    Per qualche attimo ho pensato che il Signore Altissimo, Creatore dell'Universo, Padrone della Vita e della morte, ragionasse come quella chiesa che arbitrariamente lo vuole rappresentare.

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  7. Per i cattolici che ci leggessero per la prima volta.

    Un concetto fondamentale, comprensibile anche ai bambini: il sacerdozio è davvero qualcosa di "speciale". Il sacerdote è l'intermediario tra l'uomo e Dio. Lo ha stabilito personalmente Nostro Signore. I sacerdoti cattolici "partecipano" del sacerdozio regale di Nostro Signore, proseguendone l'opera di guida, santificazione, insegnamento. Se ne accorgerebbe chiunque: non appena manca il sacerdote, vengono meno anzitutto le due cure principali per l'anima (confessione e comunione).

    Nell'epoca vaticansecondista, nella foga di dare "più importanza" ai fedeli, il sacerdozio è stato ridotto a un mestiere, il mestiere di presentatore dello show organizzato dai fedeli. Il Vaticano II non ha esplicitamente comandato tale scemenza (così come non ha comandato di "girare gli altari", e tante altre cretinate), ma per certi versi l'ha resa possibile.

    Così come in tanti altri ambiti (anche non religiosi), quando i capi vogliono far fuori qualcuno ma non hanno il coraggio di affrontare le conseguenze, fanno in modo da renderlo superfluo, accessorio, decorativo, e lasciano che il tempo e le normali interazioni sociali facciano il resto del lavoro, mentre loro se ne lavano le mani. Quando in azienda i mega-capi decidono che un certo progetto non è più tanto urgente, i dipendenti capiscono che verrà affossato rapidamente e se ne scansano più della peste per non essere coinvolti in qualcosa di già condannato. Ebbene, nella Chiesa è un po' avvenuta la stessa cosa: a furia di blaterare di "partecipazione" dei fedeli, si è di fatto sminuito il sacerdozio (e solo sminuendolo così hanno potuto dire ai fedeli nel 2020: "la Messa? seguitela su youtube"). Naturalmente anche nel Cammino - che è ispirato dal demonio, e si vede - c'era tutta questa urgenza di affossare il sacerdozio: per esempio quando Kiko dice che «l'ubbidienza al "catechista" è tutto», va da sé che "l'ubbidienza al vescovo è niente". Quando Kiko dice che è il cosiddetto "catechista" a guidare le comunità, va da sé che il sacerdote non deve permettersi di guidarle: è solo un elemento decorativo, cultuale, che sta lì solo perché non è ancora possibile sopprimerlo con comodo.

    I presbiteronzoli del Cammino, disagiati a causa del Cammino stesso, subiscono questo stato di cose. Quei pochi che erano davvero chiamati al sacerdozio di tutta la Chiesa ne soffrono moltissimo, perché nessuno è chiamato a essere elemento decorativo di liturgie altrui. Quelli invece che la vocazione non ce l'hanno - poiché "alzarsi davanti a Kiko" non è un'inizio di vocazione, ma solo un grande atto di idolatria - soffrono comunque del fatto che il mestiere di elemento decorativo di liturgie altrui, anche a fronte del fare la vita comoda (tutto pagato dai Trenta Denari del Cammino) costa umanamente tantissimo, e vanno facendo pasticci a ripetizione.

    Al demonio - quello vero, non il simpatico portasfortuna dei kikos - gradisce moltissimo sovvertire l'ordine delle cose. Avrà esultato nel vedere l'assurda inversione di ruoli, un sacerdote che si inginocchia davanti a un laico per farsi benedire, perché ciò è un modo per insultare Nostro Signore.

    Al demonio - quello vero - piace moltissimo anche il fatto che i presbiteronzoli neocat pur sapendo di partecipare dell'unico sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo nella Sua unica vera Chiesa, viene inculcato di ubbidire esclusivamente a Kiko e alla sua gerarchia di cosiddetti "catechisti". (E se un cosiddetto "catechista" ha un minimo di rispetto del sacerdozio, state certi che ha già un piede fuori dal Cammino)

    Altro che la foglia di fico dello Statuto del Cammino. Altro che lo Statuto spacciato per certificato automatico di santità.

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  8. Il presbitero neocatecumenale don Ezechiele Pasotti, che è ormai diventato il portavoce del Cammino neocatecumenale, dedica un capitoletto del suo libro dedicato al 50esimo del CNC ai seminari Redemptoris Mater e alla formazione dei presbikikos.
    Ci sono varie mezze verità, che ci fanno capire qualsiasi siano lati deboli della formazione sacerdotale che viene attuata nel Cammino.
    A cominciare dalla fase precedente all'ingresso, quando il candidato 'sente la chiamata'...e si gioca sul fatto che un cattolico pensa che la chiamata sia la vocazione, non la chiamata alle alzate fatta da Kiko nelle GMG od altra occasione pensata per tale fine.
    Per poi arrivare al periodo di discernimento vocazionale che dovrebbe essere 'libero e maturo', mentre poi si afferma che si tratta della ripetizione delle solite modalità neocatecumenali: catechesi, scrutatio, esperienze...
    In seguito Pasotti scrive che all'interno del Seminario le varie fasi dell'Admissio sono a cura della commissione diocesana; probabilmente formalmente è così, ma noi sappiamo benissimo dalle molte esperienze che abbiamo raccolto, che la vera selezione è effettuata dai catechisti laici che sono i veri padroni del seminario.
    I punti di forza sono comunque ritenuti la formazione di fede adulta all'interno delle comunità di appartenenza, che sappiamo essere invece un percorso di adesione ad modello di vita e di pensiero che non ha nulla di cattolico, e la missionarietà, che sarebbe l'opera di diffusione di tale modello attraverso le catechesi di Kiko e con le modalità da lui imposte.
    In conclusione, il Pasotti fa un'ammissione: c'è un alto numero di defezioni (e se ne parla vuol dire che è molto superiore alla norma), che attribuisce alla serietà del percorso e non invece a suoi gravi errori di impostazione.
    Noi sappiamo poi che gli abbandoni tra le file dei kikos non si limitano al periodo del seminario, ma che sono altissimi anche dopo l'ordinazione, al punto tale da costituire un'emergenza.
    Le mezze verità, le mezze bugie e le mezze ammissioni in quanto scrive Pasotti non fanno che confermare e spiegare il quadro desolante della crisi dei sacerdoti legati al Cammino neocatecumenale che l'articolo illustra.



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    1. Hai fatto bene a riportare il contenuto del capitoletto che don Ezechiele dedica ai Seminari R.M..
      Cosa salta fuori? La solita storia di sempre.
      La vocazione si concretizza in molti casi alla "chiamata di Kiko"; il candidato al presbiterato già fa parte del cammino.
      Il discernimento è portato avanti nei cd. Centri Vocazionali dalle equipe itineranti responsabili.
      Poi entri in Seminario. Due gli elementi imprescindibili: i seminaristi devono fare il cammino in una comunità; e la missionarietà, ossia sono per l'evangelizzazione. Questo è il correttivo e il contrappeso necessario al fatto che i seminari "per forza" devono essere "diocesani".
      Una considerazione a parte richiede la subdola affermazione, sgusciante come la coda di un infido serpente, "che all'interno del Seminario le varie fasi dell'Admissio sono a cura della commissione diocesana". Affermazione falsa sia formalmente che sostanzialmente. Anche i sassi della strada sanno che lo scrutinio e il conseguente discernimento sui seminaristi lungo tutto il percorso nel seminario è portato avanti dall'equipe degli itineranti responsabile della Regione o Nazione dove il Seminario R.M. è stato eretto. E' evidente che questo non possono metterlo per iscritto, nero su bianco. Chi più di Ezechiele sa questa elementare verità?
      Poi alla fine cercare di giustificare la defezione di tanti con la "serietrà" del percorso descrive a pennello la profonda disonestà, morale e intellettuale, del cammino nei suoi massimi esponenti di cui Ezechiele è antesignano. Negli anni hanno sempre più abbassato l'asticella spedendo in seminario di tutto, invogliando i fratelli fino a dir loro in alcuni casi "tu hai la vocazione, farti prete è la volontà di Dio" (parola di catechista). Con questi presupposti è facile immaginare che il numero dei ritiri a metà percorso è potuto solo aumentare ssempre più nel corso degli anni.

      Pax

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  9. ma quest'anno kiko non ha concepito il canto nuovo<''???

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    1. Si così ho saputo, ma ancora non lo si trova hanno stretto le maglie ancora più, più segreti hanno da mantenere. Come non hanno detto della sfuriata fatta da Kiko alla convivenza e che non ha dato il kerigma ma lo fanno passare come suo quello che propinato a pappagallo. Il magistero ormai sono loro con quel video osceno è da far vedere ai pastori vescovi e perché no anche al Papa e dire che c'è una chiesa parallela con i suo riti e le sue chiese domestiche, nel video cmq non fanno vedere la comunione d'asporto furbi sono, ma sicuramente c'è stata e i presbikikkos si sono prestati a questa modalità per tanto x loro l eucarestia è solo un banchetto mai parlano di sacrificio.

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  10. Piccolo off-topic:

    Mons. Viganò, parlando della questione del bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, ha spiegato che l'obbedienza non può essere acritica:

    La ragione per prima ci permette di comprendere se un ordine impartito dall’Autorità legittima è coerente con il fine al quale essa è ordinata, e questo vale in particolar modo per le questioni concernenti la Fede.
    In altri casi – come ad esempio l’obbedienza dovuta dai monaci al loro Abate – anche il piantar rape capovolte può esser strumento di santificazione; ma qui siamo nel campo della perfezione cristiana, dell’ascesi. Ogni nostra azione ci pone dinanzi ad una scelta e comporta delle conseguenze: essa ci permette di meritare dinanzi a Dio, di esercitare il nostro libero arbitrio nell’aderire al bene o al male, nel lasciarci conquistare dalla Grazia o nel cedere alla tentazione.
    L’obbedienza non fa eccezione: anche nello scegliere se obbedire o no ci troviamo messi alla prova, posti davanti a un bivio. Il cristiano posto davanti all’alternativa di bruciare incenso all’idolo o affrontare il martirio, non disobbedisce all’autorità dell’Imperatore, ma obbedisce all’autorità superiore di Dio. Il sacerdote al quale il magistrato intima di violare il sigillo della Confessione, disobbedendo all’ordine illegittimo obbedisce al comando di Dio. Il fedele che si rifiuta di ricevere la Comunione in mano non disobbedisce al Superiore ecclesiastico, perché quell’ordine è un abuso sacrilego.


    Più avanti spiega che gli eresiarchi - cioè i fondatori dei movimenti eretici - lamentavano la crisi della Chiesa ("parrocchie deserte! primi cristiani!...") solo per avere un alibi che consentisse loro di farne una grottesca imitazione amputata nei Sacramenti, nella Sacra Scrittura, nella Dottrina, nella Morale e nella Liturgia. E nella Gerarchia.

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    1. Viganò parla di "Autorità legittima". Bisognerebbe a tal proposito ricordare ai camminanti che pensano che sia giusto obbedire ai cosiddetti "catechisti", che l'autorità di cui si rivestono questi ultimi è assolutamente illegittima, in quanto non legittimata da nessuna autorità ecclesiastica. In secondo luogo, Dio ci ha dotati di ragione affinché comprendiamo se un dato ordine o "consiglio" è per il nostro bene oppure no. E se vi dicono di circoncidere, di mettere a tacere la ragione, vi stanno dicendo di distruggere l'opera di Dio in voi, stanno cioè operando non secondo Dio, ma contro Dio!

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  11. @ Roberta Salerno
    Ho letto e riletto lo scritto di mic riportato nel post. Mi ripeto. Ma questa donna è proprio straordinaria. Per la lucidità del pensiero, per la capacità di esporlo in maniera semplice, chiara e comprensibile, dote delle persone veramente colte, per il coraggio di esprimere le sue idee senza cedere a nessun compromesso. “Sia il vostro parlare sì sì, no no…”
    Insomma mic non le manda a dire e si assume la responsabilità delle proprie dichiarazioni. La sua critica è sempre costruttiva, si sente figlia della Chiesa ed esercita con coraggio questo ruolo inviso ai buontemponi, come Gesù stesso era inviso e detestato dagli scribi e farisei perché la Sua Parola denunciava le loro opere e smascherava la loro ipocrisia, perché Gesù insegnava “come uno che ha autorità”, aveva la vera autorevolezza Gesù, non l’autoritarismo dei capi della cricca kikiana o l’ignavia inerte di tanti nella Chiesa che consentono a costoro di spadroneggiare indisturbati nella Casa del Signore!
    Vorrei rincuorare Roberta, con la quale da sempre concordo sulla lettura dei mali della Chiesa (mali è un eufemismo!) Come vedi Roberta cara, siamo in buona compagnia. Eppure permaniamo nella Chiesa, la Madonna ci conceda uno sguardo che vada sempre al di là, sempre. E ci conceda di desiderare di vivere e morire nella Chiesa, come i santi, quelli veri, ci insegnano e come pregavano incessantemente. Anche Papa Francesco si è soffermato su questo: Morire come figli della Chiesa è una grazia, egli dice https://it.aleteia.org/2014/02/06/papa-francesco-morire-come-figli-della-chiesa-e-una-grazia/

    Sì perché questo è dono e grazia, avere questo struggente desiderio in noi.
    Poi ricordo, Quale figlia più fedele della Chiesa di Santa Caterina da Siena? Eppure nessuna donna come lei ha osato redarguire il Papa stesso richiamandolo con amore ai suoi doveri che temeva di adempiere – Caterina che si rivolgeva a lui chiamandolo “Dolce Cristo in terra” – invitandolo ad avere coraggio, a non comportarsi come una debole donnicciola….

    Mic usa alcune espressioni uniche per efficacia del tipo “pezza d'appoggio vivente” “rinnegato della vera fede cattolica” uno che "vende" la propria tonaca per contribuire a rivoltare la Casa del Signore.

    Ma ancora c’è da riflettere continuando a leggere la sua bella riflessione. Quando distingue, come fatto nel post, le due categorie: gli ordinati nei R.M. e i sacerdoti tradizionali, successivamente passati alla "causa" neocatecumenale".

    Pax

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    1. Cara Pax,
      ciò che mi rincuora, certamente, è il tuo desiderio di rincuorarmi, ma quanto al resto no.

      Io non sono una persona colta e quindi non posso accedere agli stessi strumenti tuoi o che tu ammiri (concordo anch'io) come grande dote di mic;

      ma il problema è proprio che "figlia della Chiesa" io non mi ci sento affatto, non sono stata educata in tal senso e sono stata io a voler invece cercare Dio o 1 appartenenza (se qsto vuol dire l'espressione "figlia della Chiesa") in questa Chiesa.
      Cosa ho trovato?
      Prima un buon sacerdote ma poi, non mi bastava, cercavo "fratelli e sorelle" poiché non ne avevo.
      Cosa ho trovato?
      L'inganno del Cammino Neocatecumenale!
      E il sacerdote, benché sapesse che era un inganno, non mi avvisò perché gli dispiaceva di togliermi 1 opportunità di relazioni sociali; non gliene faccio nessunissima colpa, perché ha solo avuto pena per me .. non certo lui ha permesso l'esistenza nelle Parrocchie (non era nella sua che ho trovato il CN) di questa setta di imbroglioni.
      Dal CN in poi è stato solo 1 susseguirsi di delusioni.

      Mi spiace Pax, ma io lo sguardo "che vada al di là sempre" non ce lo voglio avere, la mia coscienza mi fa sentire complice di qualcosa di sbagliato se mi sforzo di frequentare ancora la Chiesa.
      Perché ritengo che Nostro Signore abbia fondato la Chiesa per essere la "Sua parte" VISIBILE non perché uno, dietro a un male che vede, debba fare delle acrobazie spirituali per immaginare di vedere Lui .. se fosse stato così avrebbe agito direttamente Lui, in tutti i tempi, in maniera solo Spirituale senza bisogno di alcuna Chiesa.
      Invece Dio vuole arrivare a tutti gli uomini attraverso degli altri uomini (la Chiesa), perché quindi costoro non fanno quello che Lui vuole?
      Gliel'ho detto io di farsi preti?
      Io sono solo una che aveva bisogno (spiritualmente, moralmente) e che malamente si è fidata.
      E se anche ha ragione Tripudio a dire che il sacerdote è "speciale" (l'ho sempre pensato io che un sacerdote non deve essere come gli altri uomini), quando è il sacerdote stesso a non pensare questo di sé, se è la Chiesa stessa, i suoi formatori, i suoi superiori, a INSEGNARGLI così, a cosa serve a me e a lui che lo pensi io?
      Sarebbe mia immaginazione, mentre il Signore sa che ho bisogno di una realtà da VEDERE.
      Perché tutte le parti devono essere invertite?

      Scusa ma del link che hai messo ne parliamo in altra occasione.

      Adesso so che per me ha un significato la frase "credente non praticante", che gli altri pensino quello che vogliono.

      Grazie ancora Pax e scusate tutti per il commento di tipo personale.
      Lo dico sempre che devo smettere di scrivere qui che non è il mio posto .. ma poi non riesco a starvi lontano :)

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    2. No Roberta hai fatto bene e rispetto le tue posizioni, anzi le comprendo benissimo, anche se forse non mi credi.
      Hai ragione quando dici "non sono stata educata in tal senso" perchè certo questo anche ha il suo peso e lo confermo con la mia esperienza opposta alla tua. Forse la fede di mia nonna e mia madre mi ha indirizzata in questo senso, non lo so. Io dico che quella fede mi ha salvata. Io considero questo un dono ereditato che custodisco gelosamente e che mi ha aiutata, nei momenti più bui della crisi vissuta prima che fuori del cammino ancora quando ero dentro e in una forma mille volte più dolorosa. Questo dono, lo devo riconoscere, mi ha consentito di non perdere con la fede nel cammino anche la fede in Dio. Per me le due cose sono state scisse sempre. La Chiesa poi è altro discorso e non ho argomenti per giustificare razionalmente il mio sentirmi "figlia" comunque. Scusa che forse ho fatto ancora più confusione. Ma questa è la mia esperienza. Senza alcun volontarismo o merito o demerito mio. Meglio non so spiegarmi.
      Certo è che c'è da tremare a mettersi nei panni di questi manigoldi. I peccati sono tanti sulla faccia della terra e alcuni terribili solo da pensare e concepire. Ma credo che il peggio siano loro che si ammantano di santità per abbindolare anime incostanti, come dice S.Paolo, che si servono della Parola di Vita per seminare morte e disperazione. Più severo sarà per costoro il Giudizio.
      Perdonami, Roberta, se ho riaperto le tue piaghe, non volevo certo questo.

      Pax

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    3. Perché non dovrei crederti?Non c'è niente da scusare, apprezzo sempre molto i tuoi interventi.
      E poi avere l'occasione di parlare della propria posizione aiuta a chiarire le idee a se stessi, oltre ad essere una carità che si riceve .. percepire di essere ascoltati e quindi rispettati non è cosa che avviene ovunque, specialmente nelle sette come quella neocatecumenale.
      Grazie :)

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    4. @Roberta Salerno non so se questo è il tuo vero come ma é anche quello di mia mamma,ed avete in comune il fatto di non avere in chiesa motivi personali. L'altro giorno stavo vedendo una intervista alla mamma di Beato Carlo Acutis e lei disse qualcosa di stupendo- a volte noi persone ci soffermiamo a criticare la chiesa o i preti che fanno scandali. Ma ogni critica che facciano fa danni alla nostra anima perché ci allontana dati sacramenti. E come diceva Carlo, l'Eucaristia é la mia autostrada al cielo. Carlo ha perfettamente ragione, la nostra anima non può privarsi dell'Eucarestia perché come Gesù disse dobbiamo consumare del suo corpo per far parte del suo regno!!

      Non voglio criticarti con questo commento, ma mi ricordi un po'mia madre ed anche a lei ho detto le stesse cose cercando di aiutarla nella sua fede.

      Qui il link se vuoi vedere il video
      https://youtu.be/g4J-sGwnbhk

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    5. Grazie!
      Mi fa piacere questa coincidenza e che mi hai associato a tua mamma ..
      grazie per la tua sollecitudine.

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  12. @ Tripudio

    riporta per noi nel suo “Piccolo off-topic” alcune considerazioni di Mons. Viganò che ci fanno molto riflettere perché perfettamente sovrapponibili al modus operandi neocatecumenale.

    Mons. Viganò spiega, ad esempio, che “i fondatori dei movimenti eretici lamentavano la crisi della Chiesa ("parrocchie deserte! primi cristiani!...") solo per avere un alibi…”
    ...da qui noi agevolmente continuiamo...
    che consentisse loro di fare quanto avevano in cuore, quanto la loro mente perversa, ispirata e sostenuta dal vero nemico della Chiesa e padre della menzogna, aveva partorito per pura e semplice superbia luciferina.
    Di fatti è dalla notte dei tempi che Kiko inaugura ogni predicazione premettendo la stessa ambientazione. Il mondo oscuro e tenebroso, senza Dio, quello subito fuori dalle mura delle salette e insieme la situazione catastrofica della Chiesa dappertutto, che o è vuota di fedeli o quelli che la frequentano, pochi o molti che siano, sono tutti imbevuti di una “religiosità naturale” che loro hanno sempre e solo disprezzato e aborrito. Perchè, ne sono testimone, si istilla profondamente nell’animo degli adepti la convinzione di essere gli unici detentori della fede e della “fede adulta”.

    Pax

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  13. C’è poi questo passaggio, tratto dalle parole di Mons Viganò, che val la pena, a mio avviso, evidenziare e meditare.
    Esso completa quanto ho espresso nel precedente commento, ossia l’importanza del rimanere saldi e fermi nella Santa Madre Chiesa fino all’ultimo giorno della nostra vita, Dio concedendocelo, e l’importanza e il valore eterno e immarcescibile della Santa Messa e del Sacersozio.

    Ringrazio Tripudio per la preziosa segnalazione del link dell’articolo pubblicato su Chiesa e Post-Concilio proprio oggi sabato 17 ottobre. https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/10/mons-vigano-lobbedienza-ad-un-ordine.html


    “Alla domanda «Cosa dobbiamo fare?» che sacerdoti e laici mi pongono e si pongono, io rispondo con una similitudine. 

    Quando il sacerdote è all’altare, egli è rivolto a Dio e intercede per il popolo santo. Vi sono giorni in cui pochi fedeli si uniscono al Santo Sacrificio, altri in cui la chiesa è gremita; giorni in cui lo strepito della strada e il rumore del traffico echeggiano nella navata, altri in cui il silenzio sacro e il raccoglimento sono accompagnati solo dal canto dei passeri o dai rintocchi di una campana; giorni in cui il celebrante ascende l’altare con la serenità e la gioia nel cuore, altri in cui l’anima è oppressa dal dolore e dallo sconforto. Ma egli è lì: in piedi, sempre rivolto alla Croce, sempre fedele al mandato di rinnovare il Sacrificio di Cristo per impetrare alla divina Maestà grazie e benedizioni per la Chiesa, per adorare la Santissima Trinità, per espiare i peccati degli uomini. Questo dev’essere il nostro atteggiamento dinanzi alla crisi: rimanere dove dobbiamo essere, come quel sacerdote rivestito dei paramenti sacri. Non dobbiamo scendere quei gradini così come Cristo non è sceso dalla Croce, né cercare altrove quella salvezza che ci viene solo dall’altare, dalla Vittima immacolata, dalla Croce di Cristo. Dobbiamo fare quello che «semper, ubique, et ab omnibus» è stato fatto per duemila anni: immolarci con Fede e Carità, con umiltà e costanza, con timor di Dio e zelo per le anime. Passeranno i Papi e i Principi della Chiesa, passeranno i potenti della terra e la scena di questo mondo: ma la Messa e il Sacerdozio rimarranno fino al giorno del Giudizio.”

    Pax

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