tag:blogger.com,1999:blog-29059218.post7887147613853057298..comments2024-03-28T13:28:45.106+01:00Comments on Osservatorio sul Cammino Neocatecumenale<br> secondo verità: Tradizione e Metodiby Tripudiohttp://www.blogger.com/profile/07428598750311507392noreply@blogger.comBlogger141125tag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-40605551689242171052008-07-07T21:02:00.000+02:002008-07-07T21:02:00.000+02:00Chi conosce certamente bene come pochi i Neocatecu...Chi conosce certamente bene come pochi i Neocatecumenali è il Cardinale cileno Jorge Arturo Medina Estevéz (nella foto), il porporato che dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro diede l’annuncio, il 19 Aprile 2005, dell’elezione di Benedetto XVI e che per anni è stato Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. E neanche lui sembra troppo tenero nei confronti del Cammino.<BR/><BR/>Eminenza, cosa pensa dei Neocatecumenali?<BR/>Devo dire che anche tra di loro vi è qualche cosa di buono, cioè il sincero amore verso Cristo, ma…<BR/><BR/>Ma?<BR/>Negli anni, come Prefetto del Dicastero vaticano competente in materia, ho purtroppo notato nelle loro liturgie autentiche stranezze e preoccupanti stravaganze. Da tempo la Santa Sede li ha invitati a mettersi al passo e ad obbedire; gli consiglio di farlo, perché la liturgia non è proprietà di nessuno, tanto meno di Kiko Arguello.<BR/><BR/>Lei parla di stranezze e stravaganze. A cosa allude precisamente?<BR/>Intanto alla Comunione fatta stando seduti e senza inginocchiarsi. Mi pare un’assoluta mancanza di rispetto verso Cristo. Poi veniamo alle omelie. Mi consta che laici - ripeto, laici - facciano dei sermoni che seppure non chiamano esplicitamente omelie, lo sono nella sostanza. Ricordo a me stesso e a loro che secondo la Divina liturgia solo un Ministro consacrato, cioè un sacerdote o un diacono, può fare omelie. Si tratta di abusi pericolosi.<BR/><BR/>Parliamo ora di abusi liturgici in generale.<BR/>Francamente, e ne sono lieto, oggi la situazione è migliorata, e di molto, grazie prima al Servo di Dio Giovanni Paolo II e poi al Papa Benedetto XVI.<BR/><BR/>Gli abusi liturgici sono iniziati dopo il Concilio Vaticano II.<BR/>Sì, ma non a causa del Vaticano II. Effettivamente, dopo il Concilio si è creata molta confusione che ha a sua volta generato un clima da ricreazione. Erroneamente si è pensato che tutto fosse permesso e ammesso in nome della cosiddetta creatività liturgica che, in concreto, si è tragicamente tradotta in caos e anarchia.<BR/><BR/>Una parolina magica, la creatività liturgica…<BR/>Io la ritengo solo sinonimo di disordine e disobbedienza. Ma il tempo della creatività, grazie a Dio, sembra finito. Certo, ogni tanto si notano preti che cambiano le letture, abusi in tema di assoluzioni generali e via discorrendo, ma la situazione non mi sembra drammatica come un tempo.<BR/><BR/>Eminenza, se dovesse spiegare cos’è la liturgia in poche parole, cosa direbbe?<BR/>Direi che è l'aspetto pratico della Fede. Il centro della liturgia e della Santa Messa è Gesù Cristo, con buona pace di chi pretende di razionalizzare ogni cosa. La Messa è dono, sacrificio, ricerca del trascendente e mistero. Non è giusto né tanto meno tollerabile che nessuno, dico nessuno, si impadronisca della liturgia con idee e bizzarrie personali.<BR/><BR/>Alcune volte si nota la tendenza a spettacolizzare la Messa.<BR/>Vero. Ma chi lo fa, sbaglia. Il fulcro della Messa è il Signore e non il celebrante. La liturgia guarda a Cristo e non a chi celebra la Messa. Alcuni preti tendono a farne uno spettacolo, e sbagliano. La Messa non è uno spettacolo, non è un film. Certe Messe-show mi preoccupano davvero.<BR/><BR/>In conclusione, cosa raccomanda?<BR/>Che le Messe siano celebrate degnamente, con musiche appropriate, gesti corretti e nessuna stravaganza. E richiamo tutti, per il bene della Chiesa, all’obbedienza: lo ripeto, la liturgia non è proprietà di nessuno.Caterina63https://www.blogger.com/profile/04454462294404555851noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-73859176634993453612008-07-06T23:48:00.000+02:002008-07-06T23:48:00.000+02:00Il testo linkato dal blog di Rodari è molto "ratzi...<I>Il testo linkato dal blog di Rodari è molto "ratzingeriano"; leggere, per credere.</I><BR/><BR/>oltre ad averlo letto lo abbiamo confutato e imvece di risponderci ci dici che è Ratzingeriano?<BR/><BR/>è un argomento? A che serve? a buttar lì uno post strumentalizzando ancora una volta il Papa?Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-90659386366599298742008-07-06T22:53:00.000+02:002008-07-06T22:53:00.000+02:00Il testo linkato dal blog di Rodari è molto "ratzi...Il testo linkato dal blog di Rodari è molto "ratzingeriano"; leggere, per credere.lycopodiumhttps://www.blogger.com/profile/14509749475961916569noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-71623800367872128452008-07-06T14:54:00.000+02:002008-07-06T14:54:00.000+02:00Da: JOSEPH RATZINGER, La mia vita: ricordi, 1927-1...Da: JOSEPH RATZINGER, La mia vita: ricordi, 1927-1977, Cinisello Balsamo: San Paolo, 1997,110-113.<BR/><BR/>Così, miei cari amici, vorrei esortarvi a non perdere la pazienza, a continuare ad essere fiduciosi e ad attingere dalla liturgia la forza per rendere testimonianza al Signore in questo nostro tempo.<BR/> <BR/><BR/> <BR/>Alcune pagine autobiografiche <BR/>Il secondo grande evento all'inizio dei miei anni di Ratisbona fu la pubblicazione del messale di Paolo VI, con il divieto quasi completo del messale precedente, dopo una fase di transizione di circa sei mesi. Il fatto che, dopo un periodo di sperimentazioni che spesso avevano profondamente sfigurato la liturgia, si tornasse ad avere un testo liturgico vincolante, era da salutare come qualcosa di sicuramente positivo. <BR/><BR/>Ma rimasi sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. Si diede l'impressione che questo fosse del tutto normale. Il messale precedente era stato realizzato da Pio V nel 1570, facendo seguito al concilio di Trento; era quindi normale che, dopo quattrocento anni e un nuovo Concilio, un nuovo papa pubblicasse un nuovo messale. Ma la verità storica è un'altra. <BR/><BR/>Pio V si era limitato a far rielaborare il messale romano allora in uso, come nel corso vivo della storia era sempre avvenuto lungo tutti i secoli. Non diversamente da lui, anche molti dei suoi successori avevano nuovamente rielaborato questo messale, senza mai contrapporre un messale a un altro. Si è sempre trattato di un processo continuativo di crescita e di purificazione, in cui, pero, la continuità non veniva mai distrutta. Un messale di Pio V che sia stato creato da lui non esiste. <BR/><BR/>C'è solo la rielaborazione da lui ordinata, come fase di un lungo processo di crescita storica. Il nuovo, dopo il concilio di Trento, fu di altra natura: l'irruzione della riforma protestante aveva avuto luogo soprattutto nella modalità di "riforme" liturgiche. Non c'erano semplicemente una Chiesa cattolica e una Chiesa protestante poste l'una accanto all'altra; la divisione della Chiesa ebbe luogo quasi impercettibilmente e trovo la sua manifestazione più visibile e storicamente più incisiva nel cambiamento della liturgia, che, a sua volta, risulto parecchio diversificata sul piano locale, tanto che i confini tra cosa era ancora cattolico e cosa non lo era più, spesso erano ben difficili da definire. <BR/><BR/>In questa situazione di confusione, resa possibile dalla mancanza di una normativa liturgica unitaria e dal pluralismo liturgico ereditato dal medioevo, il Papa decise che il Missale Romanum, il testo liturgico della città di Roma, in quanto sicuramente cattolico, doveva essere introdotto dovunque non ci si potesse richiamare a una liturgia che risalisse ad almeno duecento anni prima. Dove questo si verificava, si poteva mantenere la liturgia precedente, dato che il suo carattere cattolico poteva essere considerato sicuro. <BR/><BR/>Non si può quindi affatto parlare di un divieto riguardante i messali precedenti e fino a quel momento regolarmente approvati. Ora, invece, la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell'antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano solo essere tragiche. Come era già avvenuto molte volte in precedenza, era del tutto ragionevole e pienamente in linea con le disposizioni del Concilio che si arrivasse a una revisione del messale, soprattutto in considerazione dell'introduzione delle lingue nazionali. Ma in quel momento accadde qualcosa di più: si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti.<BR/><BR/> Non c'è alcun dubbio che questo nuovo messale comportasse in molte sue parti degli autentici miglioramenti e un reale arricchimento, ma il fatto che esso sia stato presentato come un edificio nuovo, contrapposto a quello che si era formato lungo la storia, che si vietasse quest'ultimo e si facesse in qualche modo apparire la liturgia non più come un processo vitale, ma come un prodotto di erudizione specialistica e di competenza giuridica, ha comportato per noi dei danni estremamente gravi. In questo modo, infatti, si è sviluppata l'impressione che la liturgia sia "fatta", che non sia qualcosa che esiste prima di noi, qualcosa di " donato ", ma che dipenda dalle nostre decisioni. <BR/><BR/>Ne segue, di conseguenza, che non si riconosca questa capacità decisionale solo agli specialisti o a un'autorità centrale, ma che, in definitiva, ciascuna " comunità " voglia darsi una propria liturgia. Ma quando la liturgia è qualcosa che ciascuno si fa da sé, allora non ci dona più quella che è la sua vera qualità: l'incontro con il mistero, che non è un nostro prodotto, ma la nostra origine e la sorgente della nostra vita. Per la vita della Chiesa è drammaticamente urgente un rinnovamento della coscienza liturgica, una riconciliazione liturgica, che torni a riconoscere l'unità della storia della liturgia e comprenda il Vaticano II non come rottura, ma come momento evolutivo. Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita "etsi Deus non daretur": come se in essa non importasse più se Dio c'è e se ci parla e ci ascolta.<BR/><BR/> Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l'unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero del Cristo vivente, dov'è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale? Allora la comunità celebra solo se stessa, senza che ne valga la pena. E, dato che la comunità in se stessa non ha sussistenza, ma, in quanto unità, ha origine per la fede dal Signore stesso, diventa inevitabile in queste condizioni che si arrivi alla dissoluzione in partiti di ogni genere, alla contrapposizione partitica in una Chiesa che lacera se stessa. Per questo abbiamo bisogno di un nuovo movimento liturgico, che richiami in vita la vera eredità del concilio Vaticano II.<BR/><BR/>****************Caterina63https://www.blogger.com/profile/04454462294404555851noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-31426357760463289962008-07-06T11:51:00.000+02:002008-07-06T11:51:00.000+02:00e sopratutto....obbedisci alle decisioni del santo...e sopratutto....obbedisci alle decisioni del santo padre.....mic vattenehttps://www.blogger.com/profile/08941452352440681977noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-9439805653063838162008-07-06T11:50:00.000+02:002008-07-06T11:50:00.000+02:00appunto...IMITALO STANDO ZITTA!!!!appunto...IMITALO STANDO ZITTA!!!!mic vattenehttps://www.blogger.com/profile/08941452352440681977noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-13680245709403087482008-07-06T11:43:00.000+02:002008-07-06T11:43:00.000+02:00http://www.corrispondenzaromana.it/letternew.php M...http://www.corrispondenzaromana.it/letternew.php <BR/><BR/>Mons. Guido Marini spiega le decisioni di Benedetto XVI in materia liturgica<BR/><BR/>Quanto alla comunione data dal Papa in bocca ai fedeli inginocchiati – nella recente visita a Santa Maria di Leuca e Brindisi – Marini afferma che diventerà «prassi abituale nelle celebrazioni papali». E prosegue: «Al riguardo non bisogna dimenticare che la distribuzione della comunione sulla mano rimane tuttora, dal punto di vista giuridico, un indulto alla legge universale, concesso dalla Santa Sede a quelle conferenze episcopali che ne abbiano fatto richiesta.<BR/><BR/>******************<BR/><BR/>La comunione alla mano UN INDULTO, UNA TANTUM..... la comunione alla mano doveva essere una forma straordinaria....e invece ne diventò abusivamente la norma....<BR/><BR/>Il Papa ci sta dicendo come operare e come comportarci, imitiamolo....Caterina63https://www.blogger.com/profile/04454462294404555851noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-5350520816888180592008-07-06T11:38:00.000+02:002008-07-06T11:38:00.000+02:00REGALINO A TUTTI QUELLI CHE ASCOLANO LE BOJATE DI ...REGALINO A TUTTI QUELLI CHE ASCOLANO LE BOJATE DI MIC......<BR/><BR/>Nonostante la decisione del vescovo Osamu Mizobe e del consiglio pastorale della diocesi di Takamatsu di chiudere per il 30 giugno 2008 il seminario Redemptoris Mater a Higashi Kagawa ........................................................................ Benedetto XVI il 25 aprile scorso, è giunto da Roma l'ordine di bloccare tutte le azioni contro tale seminario.<BR/><BR/><BR/>HA<BR/>HAAAAAAA<BR/>HAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAmic vattenehttps://www.blogger.com/profile/08941452352440681977noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-44703827703553920712008-07-06T11:34:00.000+02:002008-07-06T11:34:00.000+02:00concludo con una riflessione....CI SI PUÓ FIDAE DI...concludo con una riflessione....<BR/><BR/>CI SI PUÓ FIDAE DI PRETI O EX PRETI COME MIC CHE SPENDONO LE GIORNATE E LE NOTTATE SU INTERNET A SPARARE SENTENZE IN CHIARA DISCOMUNIONE CON LE DECISIONI DEL SANTO PADRE????<BR/><BR/>NO COMMENT.......AUGURI A TUTTI I LETTORI DEL BLOG.....mic vattenehttps://www.blogger.com/profile/08941452352440681977noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-5288147107427501962008-07-06T11:30:00.000+02:002008-07-06T11:30:00.000+02:00non vi é bastata la mossa del Papa in Giappone per...non vi é bastata la mossa del Papa in Giappone per apire come considera il cammino????????<BR/><BR/>o deve farla anche con voi che PARLATE APERTAMENTE CONTRO IL PAPA????/<BR/><BR/>ALMENO ABBIATE IL CORAGGIO DI DICHIARARVI APERTAMENTE CONTRO LA CHIESA SENZA SCRIVERE LECCATE DI CULO ALLA CHIESA PER FAR FINTADI VOLER BENE AL PAPA MENTRE LO TRATTAE COME UN CRETINO!!!!!!!mic vattenehttps://www.blogger.com/profile/08941452352440681977noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-13231535959406385892008-07-06T11:27:00.000+02:002008-07-06T11:27:00.000+02:00e continuate a colloquiare sul NULLA.... perché nu...e continuate a colloquiare sul NULLA.... perché nulla siete...<BR/><BR/>la dimostrazione sta nel fatto che la CHIESA approva punto e basta.....voi con la vostra teologia da 4 soldi affondate il VERO valore della Fede.....che nel cammino si fa carne......e questo lo dice il PAPA...e non mic o caterina o stefano....vi pare poco?????mic vattenehttps://www.blogger.com/profile/08941452352440681977noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-54266279681990136612008-07-06T10:47:00.000+02:002008-07-06T10:47:00.000+02:00....e al testo sopra consigliato....ne suggerisco .......e al testo sopra consigliato....ne suggerisco un altro....sempre pronunciato dall'allora card. Ratzinger.......PAROLE DI FUOCO CHE SOTTOLINEANO UNA DENUNCIA alla quale purtroppo pochi hanno dato sostegno....<BR/><BR/><BR/>La riforma liturgica, nella sua concreta realizzazione, si è allontanata sempre più da questa origine. Il risultato non è stata una rianimazione ma una devastazione. <BR/>Da un canto, abbiamo una liturgia degenerata in “show”, nella quale si cerca di rendere la religione interessante con l’aiuto di idiozie alla moda e di massime morali seducenti, con dei successi momentanei nel gruppo dei fabbricanti di liturgia, e una attitudine all’arretramento tanto più pronunciata presso coloro che cercano nella liturgia non lo “shomaster” spirituale, ma l’incontro col Dio vivente davanti al quale ogni “fare” diventa insignificante, essendo solo questo incontro capace di farci accedere alle autentiche ricchezze dell’essere. <BR/><BR/>D’altro canto, abbiamo la conservazione di forme rituali la cui grandezza emoziona sempre, ma che, spinte all’estremo, manifestano un isolamento ostinato e alla fine non lasciano altro che tristezza. <BR/><BR/>Certo, tra i due estremi rimangono tutti i sacerdoti e le loro parrocchie che celebrano la nuova liturgia con rispetto e solennità, ma vengono rimessi in discussione dalla contraddizione tra i due estremi, e la mancanza di unità interna nella Chiesa alla fine fa comparire la loro fedeltà, a torto per molti di loro, come una semplice verità personale di neoconservatorismo. Un nuovo impulso spirituale è quindi necessario affinché la liturgia sia di nuovo per noi una attività della comunità della Chiesa e che venga strappata all’arbitrio dei sacerdoti e dei loro gruppi liturgici.<BR/><BR/>**************************<BR/><BR/>più chiaro di così non si può<BR/>qui il testo integrale<BR/>http://www.ratzinger.it/modules.php?name=News&file=article&sid=240Caterina63https://www.blogger.com/profile/04454462294404555851noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-61740433269194292842008-07-06T10:37:00.000+02:002008-07-06T10:37:00.000+02:00mic ha detto... A questo riguardo l'educazione li...mic ha detto... <BR/> <BR/>A questo riguardo l'educazione liturgica di sacerdoti e laici è oggi deficitaria in misura assai triste. <BR/>Qui resta molto da fare.<BR/>Tratto da: Introduzione allo spirito della liturgia, pagg. 167-172]<BR/><BR/><BR/>*********************<BR/><BR/>ecco....suggerisco a chi ancora non l'ha.....di comprare questo testo che direi FONDAMENTALE per comprendere la vera Riforma liturgica ^___^<BR/><BR/>Non è solo deficitaria l'istruzione (ergo non abbiamo bisogno di nuove istruzioni^___^) ma c'è anche una ignoranza VOLONTARIA dovuta al rifiuto di studiare, leggere ed applicare il Magistero della Chiesa....Caterina63https://www.blogger.com/profile/04454462294404555851noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-61038059523590003692008-07-05T19:02:00.000+02:002008-07-05T19:02:00.000+02:00A proposito di "partecipazione attiva" Guardate co...A proposito di "partecipazione attiva" Guardate cosa diceva il Papa. Il documento lo potete trpovare nella "Documentazione" del Sito<BR/><BR/>Il Concilio Vaticano II ci ha proposto come pensiero guida della celebrazione liturgica l'espressione participatio actuosa, partecipazione attiva di tutti all'Opus Dei, al culto divino. Ciò a buon diritto: il Catechismo della Chiesa Cattolica, difatti, sottolinea che l'espressione riguarda il servizio comune, si riferisce, cioè, a lutto il popolo santo di Dio (cfr. CCC 1069). <BR/>In che cosa consiste, però, questa partecipazione attiva?<BR/>Che cosa bisogna fare? <BR/>Purtroppo questa espressione è stata molto presto fraintesa e ridotta al suo significato esteriore, quello della necessità di un agire comune, quasi si trattasse di far entrare concretamente in azione il numero maggiore di persone possibile il più spesso possibile. <BR/>La parola "partecipazione" rinvia, però, a un'azione principale, a cui tutti devono avere parte. Se, dunque, si vuole scoprire di quale agire si tratta, si deve prima di tutto accertare quale sia questa "actio" centrale, a cui devono avere parte tutti i membri della comunità. Lo studio delle fonti liturgiche permette una risposta che, forse, in un primo tempo può sorprendere, ma che è del tutto ovvia se si prendono le mosse dai fondamenti biblici su cui abbiamo riflettuto nella prima parte. <BR/>Con il termine "actio", riferito alla liturgia, si intende nelle fonti il canone eucaristico. La vera azione liturgica, il vero atto liturgico, è la oratio: la grande preghiera, che costituisce il nucleo della celebrazione liturgica e che proprio per questo, nel suo insieme, è stata chiamata dai Padri con il termine oratio. Questa definizione era corretta già a partire dalla stessa forma liturgica, poiché nella oratio si svolge ciò che è essenziale alla liturgia cristiana, perché essa è il suo centro e la sua forma fondamentale. La definizione dell'Eucaristia come oratio fu poi una risposta fondamentale tanto per i pagani che per gli intellettuali in ricerca. Con questa espressione si diceva infatti a quelli che erano in ricerca: i sacrifici di animali e tutto ciò che c'era e c'è presso di voi e che non può appagare nessuno, sono ora liquidati. Al loro posto subentra il sacrificio-parola. Noi siamo la religione spirituale, in cui ha luogo il culto divino reso per mezzo della parola; non vengono più sacrificati capri e vitelli, ma la parola viene rivolta a Dio come a Colui che sostiene la nostra esistenza e questa parola si unisce alla Parola per eccellenza, al Logos di Dio che ci innalza alla vera adorazione. Forse è utile osservare anche che la parola oratio all'inizio non significa "preghiera" (per questo esisteva il termine prex), ma il discorso solenne tenuto in pubblico, che ora riceve la sua più alta dignità per il fatto che si rivolge a Dio, nella consapevolezza che esso proviene da Dio stesso e da Lui è reso possibile.<BR/>Ma finora abbiamo solamente accennalo a ciò che è centrale. Questa oratio - la solenne preghiera eucaristica, il "canone" - è davvero più che un discorso, è actio nel senso più alto del termine. In essa accade, infatti, che l’actio umana (così come è stata sinora esercitata dai sacerdoti nelle diverse religioni) passa in secondo piano e lascia spazio all’actio divina, all'agire di Dio. In questa oratio il sacerdote parla con l'io del Signore - "questo è il mio corpo", "questo è il mio sangue" - nella consapevolezza che ora non parla più da se stesso, ma in forza del sacramento che egli ricevuto, che diventa voce dell'altro che ora parla e agisce. Questo agire di Dio, che si compie attraverso un discorso umano, è la vera "azione", di cui tutta la creazione è in attesa: gli elementi della terra vengono trans-sustanziati, strappati, per cosi dire, dal loro ancoraggio creaturale, ricompresi nel fondamento più profondo del loro essere e trasformati nel corpo e nel sangue del Signore. Il nuovo cielo e la nuova terra vengono anticipati. <BR/>La vera "azione" della liturgia, a cui noi tutti dobbiamo avere parte, è azione di Dio stesso. E questa la novità e la particolarità della liturgia cristiana: è Dio stesso ad agire e a compiere l'essenziale. Egli introduce la nuova creazione, si rende accessibile, così che noi possiamo comunicare con Lui in maniera del tutto personale, attraverso le cose della terra, attraverso i nostri doni. <BR/>Ma come possiamo noi avere parte a questa azione? <BR/>Dio e l'uomo non sono del tutto incommensurabili? <BR/>L'uomo, che è finito e peccatore, può cooperare con Dio, che è infinito e santo? <BR/>Egli lo può per il fatto che Dio stesso si è fatto uomo, che è divenuto corpo e continua, ancora con il suo corpo, a venire incontro a noi che viviamo nel corpo. L'intero evento, fatto di Incarnazione, croce, resurrezione e ritorno sulla terra è presente come la forma con cui Dio prende l'uomo a cooperare con se stesso. Nella liturgia ciò si esprime, come abbiamo già visto, nel fatto che dell’oratio fa parte la preghiera di accettazione. Certamente, il sacrificio del Logos è sempre già accettato. Ma noi dobbiamo pregare perché diventi il nostro sacrificio, perché noi stessi, come abbiamo detto, veniamo trasformati nel Logos e diveniamo così vero corpo di Cristo: è di questo che si tratta. E questo deve essere chiesto nella preghiera. Questa stessa preghiera è una via, un essere in cammino della nostra esistenza verso l'Incarnazione e la Resurrezione. <BR/>In questa "azione", in questo accostarsi orante alla partecipazione, non c'è alcuna differenza tra sacerdote e laico. Indubbiamente, rivolgere al Signore l'oratio in nome della Chiesa e parlare al suo apice con l'Io di Gesù Cristo, è qualcosa che può accadere solo in forza del sacramento. Ma la partecipazione a ciò che non è fatto da alcun uomo, bensì dal Signore stesso e da Lui solo, questo è uguale per tutti. Per tutti il punto è, secondo quello che si legge in I Cor 6,17, "unirsi al Signore e diventare così una sola esistenza pneumatica con Lui".<BR/>Il punto è che, alla fine, venga superata la differenza tra l'actio di Cristo e la nostra, che ci sia solamente una azione, che è allo stesso tempo la sua e la nostra - la nostra per il fatto che siamo divenuti "un corpo e uno spirito" con Lui. <BR/>La singolarità della liturgia eucaristica consiste appunto nel fatto che è Dio stesso ad agire e che noi veniamo attratti dentro questo agire di Dio. Rispetto a questo fatto, tutto il resto è secondario.<BR/>E' chiaro poi che si possono distribuire in maniera sensata le azioni esteriori: leggere, cantare, accompagnare le offerte. Tuttavia la partecipazione alla liturgia della parola (leggere, cantare) deve essere distinta dalla celebrazione sacramentale vera e propria. <BR/>Qui dovrebbe essere chiaro a tutti che le azioni esteriori sono del tutto secondarie. <BR/>L'agire dovrebbe venire meno quando arriva ciò che conta: l’oratio. E deve essere ben visibile che l’oratio è la cosa che più conta e che essa è importante proprio perché da spazio all'actio di Dio. <BR/>Chi ha capito questo, comprende facilmente che ora non si tratta più di guardare il sacerdote o di stare a guardarlo, ma di guardare insieme il Signore e di andargli incontro. La comparsa quasi teatrale di attori diversi, cui oggi è dato assistere soprattutto nella preparazione delle offerte, passa molto semplicemente a lato dell'essenziale. <BR/>Se le singole azioni esteriori (che di per sé non sono molte e che vengono artificiosamente accresciute di numero) diventano l'essenziale della liturgia e questa stessa viene degradata in un generico agire, allora viene misconosciuto il vero teodramma della liturgia, che viene anzi ridotto a parodia.<BR/>La vera educazione liturgica non può consistere nell'apprendimento e nell'esercizio di attività esteriori, ma nell’introduzione nell'actio essenziale, che fa la liturgia, nell'introduzione, cioè, alla potenza trasformante di Dio, che attraverso l'evento liturgico vuole trasformare noi stessi e il mondo. <BR/>A questo riguardo l'educazione liturgica di sacerdoti e laici è oggi deficitaria in misura assai triste. <BR/>Qui resta molto da fare.<BR/>Tratto da: Introduzione allo spirito della liturgia, pagg. 167-172]Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-50373822743497336472008-07-05T18:39:00.000+02:002008-07-05T18:39:00.000+02:00ma per collaborare e, dopo esservi preparati, esse...<I>ma per collaborare e, <B>dopo esservi preparati</B>, essere<BR/>corresponsabili, in stretta unione con i fratelli Presbiteri.</I><BR/><BR/>rilevo un po' di cose:<BR/><BR/>1. "dopo esservi preparati": formazione curata dalla Chiesa e non secondo le linee guida di un movimento e strettamente correlata alla prassi e agli insegnamenti degli inziatori<BR/><BR/>2. "in stretta unione con i fratelli presbiteri" vuol dire <B>senza sostituirli nel loro ruolo</B> ma collaborando<BR/><BR/>3. riappropriamoci... più che giusto... ma è bene essere consapevoli che in una parrocchia neocatecumenale, formalmente è responsabile il parroco, praticamnete lo sono i catechisti. Questo significa che nessuno può rivendicare ruoli che non siano quelli propri del cammino e che non siano assegnati dai responsabili dello stesso<BR/>Anche le scelte degli stessi catechisti parrocchiali, della pastorale non NC, intendo, sono fortemente sbilanciate nei confronti di persone neocatAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-67326373997674735472008-07-05T16:15:00.000+02:002008-07-05T16:15:00.000+02:00Un metodo impeccabile^___^L'invito del Vescovo d'A...Un metodo impeccabile^___^<BR/><BR/>L'invito del Vescovo d'Alise alla sua Diocesi, ai Laici e religiosi per partecipare alla..Scuola Diocesana di Formazione per Operatori Pastorali...:<BR/><BR/>Invito i laici a “sfruttare” l’occasione che viene offerta per la promozione di laici maturi e<BR/>consapevoli della loro vocazione battesimale.<BR/>Laici che, in stretta collaborazione con il Vescovo, i Sacerdoti ed i Religiosi, desiderano costruire<BR/>una Chiesa saldamente ancorata al Concilio Vaticano II, vivendo in sincera e vitale comunione e<BR/>operando con responsabilità ed in collaborazione.<BR/>Laici, è “la vostra ora” e noi tutti desideriamo e attendiamo che riprendiate il posto che è rimasto<BR/>per troppo tempo vuoto nella Chiesa. Venite! Noi vi abbracciamo come figli e fratelli. Venite, per<BR/>costruire, non per “rivendicare”, ma per collaborare e, dopo esservi preparati, essere<BR/>corresponsabili, in stretta unione con i fratelli Presbiteri.<BR/><BR/>*******************<BR/><BR/>stupendo appello che dovremo fare nostro in ogni PARROCCHIA: RIPRENDIAMOCI IL POSTO RIMASTO VUOTO, PERCHE' NON VENGA OCCUPATO DA ALTRI.....E NON PER RIVENDICAZIONI, MA PER COLLABORAZIONE.....Caterina63https://www.blogger.com/profile/04454462294404555851noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-30831766750019650052008-07-05T15:47:00.000+02:002008-07-05T15:47:00.000+02:00Il riconoscimento ecclesiale significa soprattutto...Il riconoscimento ecclesiale significa soprattutto riconoscimento dell’Ecclesia!<BR/>----------------<BR/><BR/>Con queste parole Mic ha toccato un altro punctum dolens, <BR/>non secondario, della decadenza morale <BR/>della civiltà cattolica,<BR/>che è anche decadenza<BR/>scolastica e culturale<BR/>(da almeno 30 anni),<BR/>degli italiani soprattutto,<BR/>e si manifesta<BR/>con <BR/>l'INQUINAMENTO DELLA LINGUA ITALIANA<BR/>PER MEZZO DELL'AMBIGUITA',<BR/>arte di complicare un discorso<BR/>su un concetto semplice<BR/>con una parola che significa <BR/>una cosa e anche il suo contrario<BR/>e può essere interpretata<BR/>in qualunque modo<BR/>(alla maniera dei sofisti...)<BR/><BR/>Nel caso citato, se il testo<BR/>dice "riconoscimento ecclesiale"<BR/>ECCLESIALE è un aggettivo<BR/>con significato implicito (non spiegato), che deve essere<BR/>esplicitato sostituendogli il genitivo<BR/>DELLA CHIESA;<BR/><BR/>questo però può essere gen. oggettivo<BR/>(cioè: io cristiano, io gruppo riconosco la Chiesa, compl. oggetto) <BR/>o gen. soggettivo<BR/>(la Chiesa riconosce me..., caso in cui sarebbe più chiaro dire <BR/>"riconoscimento da parte della..."<BR/>Dunque PER EVITARE FRAINTENDIMENTI, non guasterebbe dire<BR/>una parola in più insieme alla parola "Chiesa",<BR/>anzi esplicitare la frase implicita e non lasciare tutto<BR/>alla libera interpretazione di chi legge..<BR/>.<BR/>Ma purtroppo stiamo vivendo<BR/>il momento culminante<BR/>dell'arte di CONFONDERE LE COSCIENZE CON PAROLE FUMOSE,<BR/>(dette anche "politically correct")<BR/>come quando, per non dire disabile diciamo diversamente abile,<BR/>per cui tra poco nella Chiesa<BR/>saremo costretti a chiamare<BR/>alcuni (o molti?)<BR/>"diversamente cattolici"!<BR/><BR/>(Un "metodo" vale l'altro...)sofiahttps://www.blogger.com/profile/01100548111968067372noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-89716246552717539042008-07-05T14:35:00.000+02:002008-07-05T14:35:00.000+02:00Il riconoscimento ecclesiale significa soprattutto...<I>Il riconoscimento ecclesiale significa soprattutto riconoscimento dell’Ecclesia!</I><BR/><BR/>per me va inteso come riconoscimento della Chiesa e di farne parte e di dover essere in comunione, non riconoscimento DA PARTE DELLA Chiesa di cui ci si ritiene una élite!Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-5480993600658521212008-07-05T14:31:00.000+02:002008-07-05T14:31:00.000+02:00"liturgia partecipata", come se la partecipazione ..."liturgia partecipata", come se la partecipazione consistesse nel protagonismo: la nuova gnosi.<BR/>Noi non facciamo nulla, è il Signore che opera. <BR/>Noi ci rendiamo presenti e disponibili e partecipiamo col nostro 'esserci' e con la nostra vita e con la nostra apertura di cuore, le nostre attese, speranze, desideri, mancanze, doni, bisogni, povertà, limiti, sapendo che hic et nunc incontriamo il Signore che ha dato la Sua Vita per noi e da lì scaturisce tutto... ed è allora che il Signore fa in noi nuove tutte le cose secondo la Sua volontà<BR/><BR/>non come il "far nuove tutte le cose" che cita Alessandra, perché lei ama il "nuovo" (e a tal punto l'hanno avvezzata a strumentalizzare la Parola di Dio), né attreverso il protagonismo magniloquente di Grillo <BR/><BR/>come se l'Antico" fosse superato, quando è il Papa a dirci che non lo è... ed è un tesoro che andava 'dissepolto' perché stavamo ASFISSIANDO!!!Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-53976115556859666242008-07-05T14:20:00.000+02:002008-07-05T14:20:00.000+02:00Dal testo di Rodari:Dovremmo poi prendere sul seri...Dal testo di Rodari:<BR/><I>Dovremmo poi prendere sul serio, come va ripetendo uno dell’“altra parte”, Andrea Grillo sul necessario passaggio dalla “riforma del rito”, all’iniziazione “al rito” e soprattutto “tramite il rito”.</I><BR/><BR/>Molto bene! Ma il problema è: di quale rito di parla?<BR/><BR/>Vi ricordo che Andrea Grillo è un progressista molto attivo che dice tra l'altro:<BR/><BR/>"Questa breve rilettura della triade «forma, materia e ministro» può ricostruire adeguatamente l'orizzonte del <B>ripensamento sacramentale ed ecclesiale cui è chiamata l'attuale fase di declinazione del concetto di «liturgia partecipata»</B> come obiettivo ultimo e portante della Riforma liturgica. La forma di tale partecipazione alla liturgia deve riscoprirsi rituale, la materia si ridefinisce anzitutto come storico-simbolica e<B> il ministro si pone come costitutivamente plurale e articolato, strutturalmente comunitario, che trova nella «presidenza» un primato a favore (e mai contro) la articolazione ministeriale di tutta la Chiesa.</B> Se ciò è chiaro, è evidente che <B>la «assemblea celebrante» non è una minaccia, ma una garanzia del ministero ordinato, anzi il suo vero scopo.</B>"<BR/><BR/>Del vero Celebrante, Cristo, nessuna traccia!!!!<BR/><BR/>Vergognatevi, voi che ci rifilate queste oscenità, dall'opportunista Roadari, secondo solo a Tornielli, a liturgisti (!!??) come questo!Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-90190996900929298402008-07-05T14:18:00.000+02:002008-07-05T14:18:00.000+02:00Cara Mic, Caterina, Stephanos...rimango in attesa ...Cara Mic, Caterina, Stephanos...<BR/><BR/>rimango in attesa di magnificare alla mia amica i BUONI FRUTTI DEL CNC,<BR/>che ormai si spandono dalla Roma di San Pietro e Paolo all'estremo Oriente che finora era in minima parte cattolico per Grazia di Dio (quelli sì che hanno sale in zucca, come gli ortodossi!)...sofiahttps://www.blogger.com/profile/01100548111968067372noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-74231319786707353722008-07-05T13:46:00.000+02:002008-07-05T13:46:00.000+02:00dall'articolo di P. Rodari già citato...la struttu...dall'articolo di P. Rodari già citato<BR/>...la strutturazione della persona o avviene per tappe iniziatiche, o non avviene<BR/>----------------------<BR/><BR/>Vorrei che qualcuno mi desse<BR/>CON PAROLE SEMPLICI<BR/>(fate conto che ho fatto la 5. <BR/>elementare) la risposta alle seguenti domande<BR/><BR/>1. E' vero questo? (l'affermazione riportata)<BR/><BR/>2. CHI lo ha stabilito?<BR/><BR/>3. che cosa significa?<BR/>(esempi concreti, possibilmente)<BR/><BR/>4. che nesso c'è tra le fasi<BR/>evolutive della psicanalisi, o anche (meglio) pedagogia di Jean Piaget e le "tappe iniziatiche del CNC?<BR/><BR/>Una mia cara amica, che insegna nelle scuole elemntari da 30 anni, e ha macinato pedagogia a quintali<BR/>(io non ne capisco niente...)<BR/>sarebbe attratta dall'idea di entrare nel CNC, magari con marito e figli, ma vorrebbe prima qualche indicazione sul "frutto" educativo<BR/>morale e psicologico, oltre che religioso, di questo Cammino.<BR/><BR/>Se mi date delucidazioni in base alle domande che ho indicato sopra, potrò riferirgliele...<BR/><BR/>Graziesofiahttps://www.blogger.com/profile/01100548111968067372noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-28770831168515438532008-07-05T11:40:00.000+02:002008-07-05T11:40:00.000+02:00Per lòa riflessione comune:Posto interamente l'art...Per lòa riflessione comune:<BR/><BR/>Posto interamente l'articolo di Paolo Rodari suggerito da Lycopodium:<BR/><BR/>"Un lettore di PalazzoApostolico mi ha mandato una interessante riflessione dedicata all’approvazione degli statuti dei neocatecumenali.<BR/><BR/>Scrive il lettore di PalazzoApostolico:<BR/><BR/>Il fatto nuovo dell’approvazione sic et simpliciter degli statuti neocatecumenali, con correzioni minimali, non può essere taciuto e implica un’analisi accurata.<BR/><BR/>I punti di forza che hanno permesso questa dirompente affermazione non sono solo la capacità di far presa/gruppo e di mobilitare gente, oppure la monoliticità gestionale e la standardizzazione del messaggio. Sono elementi importanti ma forse non i più importanti.<BR/><BR/>Quello che differenzia il Cammino è aver colto - verità oggi dimenticata da molti - che la strutturazione della persona o avviene per tappe iniziatiche, o non avviene. Il deficit di umanità che riscontriamo attorno a noi nasce dall’aver ridotto l’iniziazione a elemento marginale o marginalizzante; anche la psicanalisi, quando individua il patologico nel permanere, nell’arresto ad una fase evolutiva, non fa che dire cosa analoga.<BR/><BR/>Il Cammino ha elaborato una propria iniziazione e - da itinerario formativo inserito nella realtà ecclesiale - una peculiare e controversa rilettura della liturgia, della simbologia, dell’iconografia e dell’architettura.<BR/><BR/>Conosciamo i riferimenti; quelli meno avvertiti non sono peraltro specifici dello stato nascente del Cammino (P. Farnes), ma lingua comune del progressismo post-conciliare (la chiesa-edificio come spazio in sé avente insieme le caratteristiche di “grande refettorio per banchetti”, di “sala per conferenze dove si ascolta la Parola”, di “teatro dello spettacolo della teofania”, di “salotto delle conversazioni con Dio”, di “sala da feste dove i credenti esprimono la loro gioia”).<BR/><BR/>Qualcuno, in effetti, potrebbe pensare che questi siano i “dati antropologici minimali” di un tempo ormai sconsacrato e che da questi occorra ripartire per inculturare la fede e la ritualità cristiana in ambiti in partenza del tutto “lontani”. L’opzione avrebbe certo un fondamento, se non si intravedesse in quelle espressioni, più che il “cristianesimo delle origini” (espressione ormai priva di senso), la mentalità borghese-piccoloborghese e radicalchic.<BR/><BR/>In effetti, nelle ulteriori elaborazioni teoriche neocatecumenali (ad es. M. Bergamo), quella “lingua comune” è sostanzialmente superata dalla “riscoperta e rivalorizzazione degli stili paleocristiani”, dal “ricupero della riflessione liturgico-architettonica di Guardini e di Schwarz, specialmente per la sottolineatura dello stile di fraternità dell’assemblea dei “circumstantes”, dalla “riformulazione dell’edificio sacro sulla logica liturgico-sacramentale nella sua forza segnica, simbolica e mistagogica” e dalla “forte caratterizzazione della dimensione iniziatico-catecumenale dell’edificio sacro “ad catecumenium”.<BR/><BR/>Ne deriva un “modello protipico di chiesa catecumenale, pressoché unico, senza variazioni di fondo, nella sua configurazione liturgica funzionale e simbolica e nella modellazione delle architetture che lo costituiscono: le quattro fondamentali strutture spaziali-liturgiche sono disposte in un asse centrale allungato, nella sequenza sede - ambone - altare - battistero, con attorno, sempre ai due-tre lati, l’assemblea collocata, se necessario, anche su gradinate. In particolare propone sempre un’abside che ospita una sede innalzata, arricchita di syntronos (sedi laterali a semicerchio per gli altri ministri ordinati, concelebranti e diaconi), un ambone importante, un altare grande di forma quadrata o quasi, un fonte battesimale sprofondato nell’aula a forma di croce o di ottagono, che consenta il battesimo per immersione profonda, artisticamente ricoperto a livello di pavimento” (cfr. V. Sanson, “Architettura Sacra del Novecento”).<BR/><BR/>Ora, dal discernimento teologico-liturgico di tale modello prototipico non possono che emergere delle criticità, soprattutto in relazione ad altre elaborazioni, estranee a quel movimento, ma non certo alla sottolineatura della funzione mistagogica di iniziazione al Mistero celebrato, in linea con la tradizione/innovazione ecclesiale.<BR/><BR/>Come pietra di paragone prendiamo, ad es., la criteriologia di C. Valenziano (in “Architetti di chiese”): dove la rivisitazione formale di segni, simboli e riti, richiesta dalla riforma liturgica, dà origine non alla strutturazione statica, quasi ingessata, dell’edificio neocatecumenale, ma ad una dinamico-processionale, nella quale emerge l’adeguata (dal punto di vista teologico-liturgico) gerarchia dei “poli celebrativi”: il santuario è il luogo della Liturgia Eucaristica e l’altare è l’icona spaziale che le appartiene e compete; così l’ambone per l’aula, che è il luogo della Liturgia della Parola; all’altare e all’ambone “non si sta, ma si va”, mentre la sede del celebrante ha titolo e grado comunque subordinato. È notevole ricordare che, da questo stesso punto, il giovane Ratzinger dava il via, intorno al 1965-66, alla propria riconsiderazione critica degli esiti della riforma liturgica.<BR/><BR/>Sono evidenti, dunque, le comunanze e le discrasie.<BR/><BR/>Il Cammino è, tuttavia, l’unico movimento ecclesiale che, facendo propri a modo suo non solo gli elementi mistagogici fondamentali, ma una struttura eminentemente mistagogica, ne ha dimostrato l’ineludibile necessità per la Chiesa intera: “i gesti della liturgia se non ricreati e/o riscoperti nella loro validità dirimente diventano entropici” (L. Codemo).<BR/>Il suo riconoscimento è, per questo motivo, in sé giusto (e non solo per il pericolo che avrebbe comportato la non soluzione della vicenda, con l’eventualità, già verificatasi nella storia, di una deriva irreversibile da “movimento religioso” a “setta ereticale”). Peraltro, la giustezza del riconoscimento lascia impregiudicato il discernimento critico di quei modi di appropriazione.<BR/><BR/>Le forme di questo discernimento sono individuabili in alcuni testi dello stesso Ratzinger: come quando (cfr. “La Festa della Fede” ed. 1983) puntualizza che “la vera contrapposizione non sta tra i libri vecchi e nuovi ma tra la liturgia dell’intera Chiesa e quella autoinventata” o quando ipotizza un processo di “riforma della riforma”(cfr. http://www.ratzinger.it/modules.php?name=News&file=article&sid=238 ): “Credo tuttavia, che a lungo termine la Chiesa romana deve avere di nuovo un solo rito romano. L’esistenza di due riti ufficiali per I vescovi e per i preti è difficile da «gestire» in pratica. Il rito romano del futuro dovrebbe essere uno solo, celebrato in latino o in vernacolo, ma completamente nella tradizione del rito che è stato tramandato. Esso potrebbe assumere qualche elemento nuovo che si è sperimentato valido, come le nuove feste, alcuni nuovi prefazi della Messa, un lezionario esteso – più scelta di prima, ma non troppa –, una «oratio fidelium», cioè una litania fissa di intercessioni che segue gli Oremus prima dell’offertorio dove aveva prima la sua collocazione”.<BR/><BR/>Dovremmo poi prendere sul serio, come va ripetendo uno dell’“altra parte”, Andrea Grillo sul necessario passaggio dalla “riforma del rito”, all’iniziazione “al rito” e soprattutto “tramite il rito”.<BR/><BR/>Se si tengono presenti questi princìpi (d’altronde non propri di un singolo, per quanto illustre teologo, ma dall’essere stesso della Tradizione), si vede bene che il Cammino, forte del riconoscimento, dovrà svilupparne il carisma connesso: lungi da porsi come “dato di fatto” semplicemente autoconfermatorio (ed eventualmente autoassolutorio), dovrà invece essere “fermento” per adeguare l’intenzione e l’espressione all’autentica identità cattolica.<BR/><BR/>Entrare nel solco della Tradizione significa certo esplorare virtualità inespresse, ma anche riconoscimento dei vincoli strutturali. Vale anche qui il ruolo vicendevolmente critico-riequilibratore del nova et vetera (cfr. De Marco http://introiboadaltaredei.files.wordpress.com/2007/05/la-messa-latina-come-paradigma.pdf ).<BR/><BR/>Il riconoscimento ecclesiale significa soprattutto riconoscimento dell’Ecclesia!"Francescohttps://www.blogger.com/profile/07907123214887484602noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-16330354641389506132008-07-05T10:31:00.000+02:002008-07-05T10:31:00.000+02:00http://www.paolorodari.com/2008/07/03/chi-sono-i-n...http://www.paolorodari.com/2008/07/03/chi-sono-i-neocatecumenali-tappe-iniziatiche-e-stili-liturgici/lycopodiumhttps://www.blogger.com/profile/14509749475961916569noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-29059218.post-79057292688933389232008-07-05T09:52:00.000+02:002008-07-05T09:52:00.000+02:00katartiko ha detto... caterina63 rispolvera notizi...katartiko ha detto... <BR/>caterina63 rispolvera notizie vecchie.<BR/>Io faccio lo stesso; vediamo quale ha più valore.<BR/><BR/>******************<BR/><BR/>Per una volta che rispolvero una lettera a voi incoraggiante cosa fa? lo struzzo?<BR/><BR/>Provi a leggere quel che chiedevano i vescovi di Terra Santa, essi sottolineavano un solo aspetto DA CHIARIRE della vostra presenza, quello LITURGICO, QUELLO DELLA MESSA, quello della Tradizione....<BR/><BR/>Nella Lettera seconda che lei ha postato per fare il pavone dove un altro gruppo di vescovi incoraggia gli altri vescovi ad accogliervi, manca di sottolineare un aspetto fondamentale all'augurio del vostro avvenire,<BR/><BR/>dicono:<BR/><BR/> “Dichiariamo – proseguono i presuli - che l’avvenire del Cammino Neocatecumenale dipenderà per gran parte dall’amore paterno con il quale noi vescovi accoglieremo questo carisma, accompagneremo da vicino i Seminari Redemptoris Mater e incoraggeremo le famiglie tanto preziose delle Comunità Neocatecumenali, inserendole sempre di più nella vita delle Chiese locali”. <BR/><BR/><BR/>**************<BR/><BR/>tutto bello, manca tuttavia il riferimento che hanno sottolineato i Vescovi di Terra Santa: FEDELTA' ALLA TRADIZIONE, ALLA MESSA CELEBRATA SECONDO LE NORME STABILITE DALLA CHIESA....è questo che ci rende UNA COSA SOLA, altrimenti non saremo divisi più con i Protestanti ^___^<BR/><BR/>Scriveva così la sua amica alessandra:<BR/><BR/>"..e poi nn mi piace il celebrante che sia girato cn le spalle all assemblea mi da l'impressione che la celebrazione diventi fatto strettamente privato tra celebrante e Cristo<BR/>ed escluda chi presenzi spero sia chiaro mio pensiero<BR/>soprattutto penso che quello che importa sia sostanza ricorda San Paolo dice nella lettera ai Corinzi le cose vecchie sono passate ecco ne sono nate di nuove...io preferisco il nuovo..."<BR/><BR/>.......<BR/><BR/>un pensiero chiarissimo che offende la Tradizione dal momento che la celebrazione CORAM DEO (=rivolti verso Dio) NON E' MAI STATA ABOLITA DAL CONCILIO e che esso è previsto anche dal Nuovo Messale di Paolo VI....ergo si dimostra una completa disconoscenza non solo della Tradizione, ma anche del Concilio finendo per interpretare nel modo sbagliato la frase delle cose vecchie e nuove come spiega il Papa nel MP Summorum Pontificum (ma qualcuno lo ha letto??)<BR/>Paolo VI, Giovanni Paolo II, lo stesso Papa Luciani appena eletto, hanno celebrato IN LATINO con il Messale "nuovo"....lo stesso Giovanni Paolo II più di una volta ha celebrato Coram Deo, solo che i giornali e i Media all'epoca non ne diedero risalto....<BR/><BR/>La celebrazione Coram populi (=verso il popolo) FU CONCESSO dalla Riforma Liturgica per rendere certamente partecipi i fedeli alla Messa, ma da qui a modificarne l'essenza liturgica e la dottrina della fede c'è stato un salto di abusivismo DENUNCIATO DA BENEDETTO XVI....<BR/><BR/>Perchè celebrare in versione CORAM DEO? Perchè non siamo a teatro, non dobbiamo guardare per applaudire, per ridere, per fotografare....il protagonista NON è il sacerdote, egli non fa l'intrattenitore per un pubblico...<BR/>nel coram Deo siamo invitati tutti, sacerdote compreso, a CHIUDERE GLI OCCHI E RIVOLGERCI VERSO DIO, la croce sull'Altare è messa li per essere ADORATA E CONTEMPLATA nel mentre il sacerdote COMPIE I RITI SACRI....<BR/><BR/>Da dove viene il Coram Deo?<BR/>dal TABERNACOLO EBRAICO: il sacerdote entrava nella Tenda e NESSUNO POTEVA E DOVEVA VEDERLO...egli faceva i sacri riti e il popolo fuori attendeva pregando....<BR/>Infatti nella Chiesa Ortodossa questa separazione fra il sacerdote e il popolo è rimasta fedele alla Tradizione, ancora oggi essi celebrano i sacri Riti ALL'INTERNO della "tenda" e i fedeli restano fuori partecipando con la preghiera e il silenzio....<BR/><BR/>Da noi la Riforma Liturgica favorì innanzi tutto il rapporto pubblico tra il Pontefice e i fedeli raccolti in grandi spiazzi, è con Paolo VI che iniziano le Messe all'aperto, nulla di male pertanto la nuova celebrazione verso il popolo....<BR/>I Papi anche prima del Concilio celebravano verso il popolo vista anche la conformazione della Basilica Vaticana....ma sull'altare sempre i candelabri con il crocefisso giustamente SEGNAVANO IL CONFINE FRA IL LUOGO SACRO DELL'ALTARE OVE AVVENIVA IL MISTERO E IL POPOLO DEI FEDELI....<BR/><BR/>E questo sta RIPRISTINANDO Benedetto XVI....sta ripristinando un punto fondamentale della Tradizione sul significato del TABERNACOLO VIVENTE.....dopo che per anni una certa teologia DISSACRATORIA aveva tolto a Cristo la sua dignità DIVINA TRATTANDOLO COME UN AMICO COMUNE....<BR/><BR/>Nel Messale detto Paolo VI le aggiunte che si sono fatte togliendo perfino gli inginocchiatoi sono stati UN ABUSO, questo ha detto Benedetto XVI....ciò che egli sta facendo è un vero ritorno alla Riforma Liturgica privandola di tutte quelle aggiunte che MAI furono proclamate dal Concilio....<BR/><BR/>Ergo....se vogliamo ragionare, parlare, condividere, facciamolo, diversamente le offese, le frasette d'asilo infantile le rispedisco al mittente...Caterina63https://www.blogger.com/profile/04454462294404555851noreply@blogger.com