mercoledì 14 agosto 2024

La (inutile) lettera di Pasquale

https://blogimg.goo.ne.jp/user_image/24/b8/86984e77954ba4ce3498397b06ed95ea.jpg
Giappone: pagliacciate kikolatriche
(il girotondino col "passetto" e i battimani)
inflitte dai "missionari" neocatecumenali

Premessa importante: il Cammino Neocatecumenale è «un cavallo di Troia... una setta protestante-ebraica, che di cattolico ha solo la decorazione». Le sue celebrazioni religiose sono molto diverse da quelle della Chiesa cattolica. Il suo insegnamento (le cosiddette "catechesi") è molto diverso da quello della Chiesa cattolica. Ma soprattutto, al suo interno vige tutta una serie di porcherie (per esempio l'obbligo di pagare le "Decime", l'ubbidienza cieca ai cosiddetti "catechisti", le confessioni pubbliche, ecc.), per cui se qualcuno vi parla bene del Cammino dicendo di averlo frequentato, o lo ha frequentato troppo poco, o sta mentendo.

Qualche anno fa era comparsa sui social neocatecumenali la lettera di un certo Pasquale dalla comunità neocatecumenale del carcere di Poggioreale, a Napoli. Dal carcere, tale Pasquale aveva scritto nientemeno che a Kiko Argüello, autoeletto "iniziatore" del Cammino, parlandogli di certe cosiddette "catechesi" tenute da dei cosiddetti "catechisti" i quali avevano parlato di «un certo Kiko, spagnolo» che aveva fondato un certo «Cammino Neocatecumenale», di una certa "liberazione dalle schiavitù", dopodiché se ne sono andati a casa loro e i vari Pasquale sono invece rimasti in carcere. (i kikolatri chiameranno "miracolo" ogni conversione alla kikolatria, ma cala improvvisamente il silenzio tombale quando qualcuno abbandona la kikolatria per tornare alla Chiesa cattolica)

Il citato Pasquale è cascato nella trappola kikolatrica probabilmente solo perché l'ultima volta che aveva avuto a che fare con la Chiesa fu da bambino quando venne battezzato. Quando il Cammino dice di star convertendo i "lontani", in realtà sta dicendo che può far colpo solo su chi ignora le cose della fede. Se il citato Pasquale avesse avuto un po' di infarinatura dottrinale e un minimo di vita sacramentale, non avrebbe preso sul serio le corbellerie che i cosiddetti "catechisti" (dotati esclusivamente del mandato di Kiko, non certo "inviati dal vescovo" o "dal Papa" come -mentendo- sono soliti affermare) sono andati a propinargli.

La sua lettera, scritta in spagnolo e poi opportunamente svanita dal blog kikolatrico che l'aveva pubblicata (nonostante fosse il solito inutile peana pro-Kiko), era tutto un entusiasmo per "il Signore", "la celebrazione", "la Parola", "l'allegria", "la Bibbia"... Vorrei vedere la sua allegria quando gli pioverà addosso la tegola dell'obbligo delle Decime. Il Cammino è sostanzialmente una truffa: inizia con l'entusiasmo, prosegue col finto entusiasmo, continua in eterno a spolparti per bene con l'ipocrisia del fingere entusiasmo.

L'aspetto tragicomico della faccenda è che questo Pasquale è uno dei pochi che potrebbe risultare almeno un pochino credibile qualora vantasse che il Cammino lo ha sottratto dalla droga, dalla tentazione di affiliarsi alla camorra, eccetera (a differenza del tipico travet neocatecumenaloide che prima viveva tranquillamente tutto casa e parrocchia e poi, dopo le cosiddette "catechesi iniziali", va vantandosi che il Cammino lo ha sottratto da una vita di aborti omicidi droghe divorzi discoteche eccetera). Magari Pasquale può vantarlo con sincerità, in seguito sarà obbligato a vantarsene (possibilmente inventando nuovi e più spettacolaristici particolari) perché il Cammino esige il tuo show da "Grande Convertito", esige liturgicamente che tu lodi senza sosta il Cammino e i suoi autonominati "iniziatori" e la gerarchia di cosiddetti "catechisti", e nel frattempo - sempre attraverso ricatti morali - esige il pagamento di "decime" e collette e quant'altro. Pecunia non olet...

Lo scopo del demonio è quello di allontanare le anime da Dio, e generalmente gli conviene allontanarle a poco a poco, magari addirittura instillando un entusiasmo religioso (ma indirizzato subdolamente verso l'idolatria, come ad esempio il Cammino e i suoi due autoinventati "iniziatori" spagnoli), ed instillando una "allegria" che è fondata sul Signore solo a parole (ma nei fatti è fondata solo sull'identitarismo, solo sul proprio club di appartenenza, cioè si menziona "il Signore" ma si intende sé stessi, la propria attività, la propria etichetta, i propri autoproclamati "iniziatori" e "catechisti": tutta autoreferenzialità). Quel povero Pasquale, per quanto in trappola, prima o poi si sarà trovato di fronte al bivio, cioè di fronte alle ineluttabili domande: come mai nella Chiesa si insegna una cosa diversa da quella del Cammino? come mai nella Chiesa si celebrano i sacramenti in maniera diversa dal Cammino? mi conviene scegliere la Chiesa, o scegliere di rimanere nel Cammino? E chissà che la sparizione dal web della sua lettera non sia dovuta proprio a questo rendersi conto di essere stato buggerato dalla setta eretica di Kiko e Carmen.

Da notare che a far proselitismo in carcere sono non soltanto i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali, ma anche i protestanti e altre sètte. La sporadica presenza di qualche sacerdote cattolico non cambia la situazione. Grazie alla protestantizzazione dell'Italia, il sacerdote cattolico, quand'anche cappellano del carcere, è solo una minoranza tra le tante, e le "tante" sono immensamente più zelanti. Ce lo insegna in particolare un episodio della vita di santa Francesca Cabrini, che durante il viaggio in nave tentò di organizzare una raccolta fondi per i poveri, e fu superata in zelo, organizzazione, show, presa sul pubblico, successo, tempismo, incassi, da un ministro protestante. La giovane commentò: i ministri di satana sono sempre più zelanti dei ministri di Dio. Fu una lezione che la segnò per tutta la vita. Quelle sue parole le ricordo sempre ogni volta che qualcuno parla dell'apparentemente infaticabile attivismo proselitista dei cosiddetti "catechisti" del Cammino. 


E invece, nella Chiesa cattolica...

Chiariamoci: è normale l'entusiasmo di chi riprende a poco a poco un percorso religioso a causa dell'imbattersi in una realtà ecclesiale (movimenti, associazioni, parrocchie, conventi, anche solo l'avere un'amica suora). È normale che uno possa considerare importante, meritevole, consigliabile, ciò che ha incontrato e che in qualche modo gli ha cambiato la vita. Ma per quanto buono, si tratta di uno strumento, non del fine. Il fine è la salvezza del singolo. La Chiesa non è una federazione di club, la vita di fede non è un campionato, la salvezza non la produce la tessera di appartenenza a tale o talaltro gruppo.

Di fronte a Dio non conta il club di appartenenza. Conta la propria fede: senza fede non ci si salva. E contano le proprie opere buone: la fede senza opere è vana. Dunque si deve necessariamente dedurre che movimenti e associazioni a volte possono essere un apprezzabile sostegno per la propria vita di fede, altre volte possono essere solo un'etichetta, un club a cui appartenere, seguendone le attività, il gergo, gli orari, ma che in fin dei conti aiuta poco o nulla la propria fede personale. Cioè, in quest'ultimo caso, o è uno spreco di risorse, o è addirittura la via per la perdizione. Davanti a Dio la validità di un movimento o associazione riguarda la crescita spirituale del singolo, non robette come i numeri degli iscritti ("500mila neocatecumenali in 293 paesi!"), delle attività ("abbiamo oltre 128 seminari! facciamo la convivenza mensile in albergo!"), degli applausi ricevuti ("da 153 grossi vescovi! Kiko evangelizza i vescovi con la Nueva Estetica che salverà la Chiesa!")...

Chiunque abbia avuto a che fare col Cammino, anche senza farne parte, scopre rapidamente che i neocatecumenali:

  • dietro la maschera di mansueti agnellini si nascondono persone ignoranti che vogliono restare tali, spesso ipocrite e arroganti (perché così vengono addestrate: quando la verità smentisce il cosiddetto "kerygma" di Kiko, quando il Magistero e la Tradizione letteralmente sbufalano le cosiddette "catechesi" del Cammino, l'unico modo di non correggere il Cammino e i suoi autonominati "iniziatori" è quello di ricorrere alla fuga, all'ipocrisia, all'arroganza, al fintotontismo);
  • dietro il tanto ciarlare "ilsignore-ilsignore" si nascondono l'autoreferenzialità e l'idolatria (se il Signore fosse davvero "al primo posto", inevitabilmente tante ingiustizie del Cammino e dei suoi autonominati "iniziatori" verrebbero corrette o eliminate... specialmente se te lo chiede il Papa, come fece Benedetto XVI attraverso la lettera del 1° dicembre 2005, a cui ancor oggi i neocatecumenali disubbidiscono);
  • dietro l'attivismo neocatecumenale c'è solo l'espansione della propria setta: un kikolatra si rallegra non della conversione delle anime a Dio ma della conversione delle anime a Kiko. Per un kikolatra è gran festa l'adesione di un nuovo membro alle comunità neocatecumenali, ma resta indifferente di fronte alla conversione di un'anima all'unica vera fede dell'unica vera Chiesa;
  • dietro quell'affannarsi a voler sembrare più cristiani dei cristiani, si cela l'idea che sarebbe lecito e addirittura doveroso mentire e ingannare tutte le volte che ciò sia utile al prestigio e ai soldi della setta e dei suoi capicosca.
In poche parole, il Cammino è una setta perché chiama "evangelizzazione" solo la propria crescita, chiama "conversione" solo l'aderire al kikismo-carmenismo, chiama "salvezza" solo il "far bene il Cammino", chiama "carisma" solo le elucubrazioni dei propri autonominati "iniziatori" spagnoli, chiama "dialogo" solo ciò che dà ragione (o prestigio, o soldi) al tripode Kiko-Carmen-Cammino, chiama "demonio" qualsiasi parola o azione che possa intaccare il prestigio, i soldi e il numero degli aderenti della setta.