venerdì 30 agosto 2024

Derive settarie del Cammino, e qualche altra testimonianza

Il laico Kiko fa l'omelia dall'ambone,
con crocifero e candelieri,
come se fosse un vescovo.
Foto © cammino.info
Citiamo alcune parti dell'articolo "Derive settarie nelle nuove comunità ecclesiali: il Cammino Neocatecumenale e del successivo articolo "Le testimonianze raccolte", pubblicati entrambi su Adista Documenti n°19 del 25 maggio 2024, a cui rinviamo per la lettura completa. Ricordiamo ai nostri lettori che Adista è molto schierata col "progressismo" ecclesiastico (cioè quello che detesta tutto ciò che è "preconciliare", che auspica cambiamenti dottrinali, che incoraggia variazioni liturgiche, ecc.), e quindi ci si poteva aspettare che fosse favorevole al Cammino...

Ci permettiamo di evidenziare alcuni punti nel testo (e di aggiungere qualche link a pagine in tema), solo per far notare che ci sono persone che partendo da punti di vista molto diversi dai nostri sono giunte alle stesse nostre conclusioni. Ci permettiamo inoltre di inframmezzare nel testo alcune box di nostri "chiarimenti" poiché non tutti i lettori del nostro blog conoscono dinamiche e gergo del Cammino.



Man mano che gli studi sugli abusi di potere, psicologici e di coscienza nella Chiesa aprono nuovi orizzonti di interpretazione di un fenomeno che sembra aver risparmiato poche realtà ecclesiali organizzate, è sempre più netta la constatazione che, quando si parla di movimenti e nuove comunità, gli abusi vanno spesso ricondotti a una struttura, anziché a singoli individui, che spesso contiene in sé in partenza elementi abusivi. Che si tratti di confusione tra cariche direttive e ruoli di accompagnamento spirituale, spesso riuniti nella stessa persona, o di prassi come certe forme di confessione obbligata, esplicitata pubblicamente, per non parlare di forme devianti di spiritualità o di derive dottrinali, tali meccanismi vanno sempre più approfonditi, soprattutto ascoltando le vittime. Vittime che subiscono traumi spesso irreversibili, o che vengono isolate e punite o allontanate per il loro dissenso. Famiglie devastate, in una situazione di sofferenza che ne tocca tutti i membri, spesso in particolare le donne. [...] Nel documento che presentiamo, C. Degli Esposti, C. Sgaravatto e M. Van Heynsbergen hanno raccolto e contestualizzato diverse testimonianze di abusi subiti all’interno del Cammino Neocatecumenale.



La Chiesa, da Paolo VI a Papa Francesco, ha riconosciuto il Cammino come carisma frutto del Concilio Vaticano II [...] Eppure, nonostante la sua diffusione e l’adesione numericamente consistente dei fedeli, il carisma presenta aspetti di criticità, segnalati anche in molte pubblicazioni e articoli (4), dal punto di vista sia teologico-spirituale sia relazionale all’interno delle comunità, in cui si verificano vessazioni e umiliazioni in nome di Dio. Molti punti della spiritualità di Kiko sembrerebbero addirittura in contrasto col magistero della Chiesa.

Chiarimento: i riconoscimenti che il Cammino ha ricevuto non riguardano né i contenuti eretici e ambigui, né gli strafalcioni liturgici, né gli abusi (non solo psicologici) dei cosiddetti "catechisti". Tutti i principali punti della cosiddetta "spiritualità" di Kiko Argüello e Carmen Hernández sono stati dimostrati essere in netto contrasto col Magistero della Chiesa. Del segretissimo "Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale" fu approvata la sola pubblicazione, pubblicazione che però molto opportunisticamente non è mai avvenuta... Non sia mai che qualcuno possa scoprire che nel Cammino
Tra le critiche raccolte, quelle all’aspetto liturgico e dottrinale delle catechesi neocatecumenali, che in molti punti sembrano discostarsi dalla dottrina cristiana; l’autoreferenzialità del percorso spirituale, che connota il cammino come Chiesa parallela; la mancanza di formazione teologica dei catechisti, che diffondono solo i contenuti della spiritualità neocatecumenale; l’imposizione agli aderenti di abbracciare il carisma senza un percorso di libero discernimento; l’obbligo di versare denaro e beni alla comunità (la cosiddetta “decima”) e di confessare pubblicamente i peccati durante i passaggi da una tappa all’altra del cammino (i cosiddetti “scrutini”).

In questi ultimi anni i fuoriusciti si sono organizzati in gruppi di denuncia (5), con lo scopo di raccontare la loro esperienza di sofferenza all’interno del percorso spirituale intrapreso.

Nella nostra ricerca abbiamo raccolto statuti e scritti inediti di Kiko Argüello che denotano un’impostazione rigida e settaria nella conduzione delle comunità, che colonizzano intere parrocchie, senza lasciare spazio ad altre esperienze significative di condivisione e comunione fraterna.

Se all’esterno l’esperienza neocatecumenale appare evangelica e gioiosa, all’interno, nelle relazioni tra i catechisti e i catecumeni, si attuano pratiche manipolatorie e vessatorie per indurre gli aderenti a vivere in totale obbedienza alle indicazioni rigorose impartite durante le catechesi e gli scrutini. Questo porta a manifestazioni di forte disagio e di crisi psicologiche significative che inducono anche, in molti casi, a problemi di salute compromessa.

"Prima Comunione" stile neocatecumenale:
distribuzione del "sacro snack di unità fraterna"
in una saletta asettica imbottita di simboli kikiani
e cosplay-decorazione vagamente cattolicheggiante
I fuoriusciti denunciano che vi sia un “vangelo secondo Kiko” per mettere in evidenza l’interpretazione personalista del messaggio evangelico. La messa domenicale viene celebrata come “messa privata” della comunità neocatecumenale con pratiche liturgiche che allontanano dalla comunione con la Chiesa. La sollecitazione a donare denaro avviene a tutti i livelli di adesione attraverso la pratica della “decima” dopo la prima tappa del cammino, con cui i soldi vengono raccolti in un sacco nero come simbolo di “spazzatura” o “sterco di satana”, anche se poi, paradossalmente, vengono utilizzati per le strutture e le attività del cammino, che possiede un ingente patrimonio utilizzato per la missione, ma gestito in modo autoreferenziale dai vertici.

In occasione del secondo scrutinio i catecumeni vengono invitati a spogliarsi di tutti i loro beni, azzerando il loro conto corrente e consegnando da quel momento la decima parte del loro stipendio mensile, pena l’impossibilità di procedere nel cammino di catecumenato. Per le famiglie numerose questo impegno si dimostra particolarmente gravoso, perché impedisce di poter provvedere adeguatamente al bisogno dei figli. Per partecipare alle convivenze e alle riunioni, inoltre, è necessario pagare qualcuno che accudisca i figli, perché non è previsto nessun servizio di assistenza all’infanzia durante gli incontri. Le spese quindi richieste sarebbero particolarmente ingenti, ma non evitabili, per il senso di colpa indotto nel non aver fatto la volontà di Dio.

Chiarimento: l'esistenza di babysitter del Cammino, dei cosiddetti "didàscali" del Cammino, di argomenti come "ma dai nonni è gratis", non cambia l'importanza e la verità della questione: la partecipazione al Cammino implica obblighi decisamente onerosi inflitti agli aderenti infischiandosene della loro situazione familiare, economica, lavorativa. Proprio come in una setta, le necessità personali e la libertà personale vengono calpestate pur di ubbidire ai dettami dei capi.
Abbiamo raccolto una testimonianza che dichiara di aver assistito da parte dei catechisti alla circonvenzione di una persona anziana per obbligarla a un lascito testamentario in favore del Cammino. All’interno delle comunità sono presenti avvocati, notai o professionisti vari che permettono il raggiungimento degli scopi spirituali, anche se in molti casi con modalità discutibili.

L’adesione avviene, come per tutte le realtà settarie, attraverso il love bombing. «Eravamo presi dalla grandezza… dalla capacità dei catechisti, cantori e responsabili che ti facevano sentire importante – racconta A. – con dipinti di Kiko, canti e addobbi floreali». Tuttavia, una volta intrapreso il cammino, ci si accorge che le modalità di catechesi producono una sorta di lavaggio del cervello, giocando sul senso di colpa e sul condizionamento religioso. Gli affetti fuori dalla comunità sono considerati negativi, le contrapposizioni non sono ammesse, si è obbligati ad aderire senza discutere ai principi fondanti del carisma. Molte persone aderiscono per fragilità personali con il desiderio di risolvere i loro problemi grazie all’intervento di Dio nella loro vita.

«Le catechesi sono molto belle – ci spiega un ex aderente –, si sente che c’è qualcuno che ti ama, che la sofferenza ha un senso, ma è nel momento in cui si è innamorati di questa novità che avviene la manipolazione. Ci sono occasioni di convivenza in cui si forma la comunità; durante le celebrazioni liturgiche ognuno può far risuonare la parola nell’omelia; tuttavia, nel passaggio da una tappa all’altra (gli scrutini), si verifica una vera e propria violenza psicologica».

Chiarimento: Il "far risuonare la parola nell'omelia", anche in buona fede, è la pessima abitudine di inquinare la Parola di Dio con parole umane, al punto che la lettera con le «decisioni del Santo Padre» Benedetto XVI del 1° dicembre 2005 dovette precisare ai neocatecumenali che l'omelia spetta al solo ministro ordinato (sacerdote o diacono). Quel "risuonare" diventa infatti un inutile e logorroico fiume di parole.

Gli scrutini sono momenti di confessione comunitaria che delineano il passaggio da una tappa all’altra del cammino, ma, a dispetto di quanto indicato all’art. 19 dello Statuto (6), i catecumeni sono obbligati a confessare i loro peccati, anche più intimi, con minacce psicologiche. Attraverso l’accompagnamento spirituale i catechisti, che tuttavia non hanno una preparazione di carattere né teologico né psicologico, obbligano a far emergere situazioni intime in cui si verifica la commistione tra foro interno e foro esterno, invadendo la sfera della privacy, che dovrebbe essere invece tutelata anche a livello giuridico, proponendo soluzioni irragionevoli ai problemi personali o di coppia dei catecumeni. Le soluzioni proposte più frequenti sono la preghiera, l’offerta a Dio dei propri peccati e la richiesta pubblica di perdono, senza tener conto della sensibilità delle persone.

Chiarimento: non ci sono solo gli "scrutini" ma anche altre occasioni (i "giri di esperienze", le "testimonianze", ecc.), spesso con un cosiddetto "catechista" autoincaricatosi di ravanare nella tua coscienza a scopo spettacolaristico. Quello degli "scrutini" è solo la punta dell'iceberg. Anche se le soluzioni proposte sono preghiera, offerta, richieste di perdono, il danno è fatto (cfr. testimonianza di Francesca qui sotto) e lo scandalo - specialmente ai semplici - è stato già dato, anche se (come spesso succede in mancanza di peccatoni super-giganti) si fosse trattato di peccati inventati.
Le famiglie sono invitate a procreare, vietando l’uso di qualsiasi mezzo anticoncezionale, anche quando vi sono situazioni di salute fisica o rischi per le donne. I problemi economici per le famiglie numerose sono risolti dalla provvidenza di Dio.
Chiarimento: quando nel Cammino si parla di "invitare", si intende "obbligare", perché - come dice lo stesso Kiko - «l'ubbidienza al catechista è tutto». Pertanto quando il cosiddetto "catechista" ti invita a far qualcosa, anche contro coscienza, devi ubbidire, perché lo dice Kiko, e "Kiko ha il carisma", perché lo dice il cosiddetto "catechista" "per il tuo bene", cioè devi tassativamente ubbidire. Ricordiamo inoltre che la Chiesa vieta qualsiasi mezzo anticoncezionale ma consente i "metodi naturali" (che rendono "meno probabile" ma non impossibile la procreazione). Ricordiamo poi che riguardo ai problemi economici delle famiglie neocat, i cosiddetti "catechisti" usano sempre il metodo di "due pesi e due misure": nel Cammino la virtù della carità è sostituita dall'ipocrisia...

Il rapporto di coppia viene concepito secondo una visione arcaica, in cui la moglie deve concedersi al marito senza condizioni, anche quando questo turba la sua situazione psicologica. Il cammino è connotato da una fortissima misoginia. In un discorso al Family Day nel 2015, Kiko Argüello sostenne che il femminicidio sarebbe stato colpa delle mogli che lasciano i mariti (7).

I genitori educano i figli ai valori del carisma neocatecumenale (8) con le stesse rigidità vissute nella comunità.

Kiko Argüello, nella sua "nueva estetica", produce
autoritratti spacciandoli per il Volto del Redentore
Abbiamo ascoltato testimonianze di figli di catechisti che mettono in luce situazioni di violenza psicologica: si induce nei bambini il senso di colpa per il fatto di distanziarsi dai valori del cristianesimo radicale, impedendo loro determinate frequentazioni amicali e imponendo condotte che portano a renderli disadattati rispetto al contesto sociale di riferimento. Queste pratiche educative generano quindi una crescita poco armoniosa con conseguenti sofferenze e squilibri psicologici. Tutto ciò che si allontana dai valori del carisma viene visto come peccato, frutto della voce del demonio, pertanto viene vissuto con estrema sofferenza da parte degli aderenti, soprattutto se sono minori.

I genitori sono molto severi nell’educazione dei figli, li obbligano a rispettare i valori del carisma con punizioni o violenza psicologica. Ai bambini viene inculcata l’idea che il mondo è cattivo e caratterizzato dalla presenza del demonio, pertanto non è possibile frequentare amici che non siano appartenenti alla comunità.

Anche i bambini vengono iniziati al cammino attraverso un progressivo indottrinamento. I didatti si occupano della catechesi dei figli dei catecumeni, ma senza aver svolto nessuna formazione di carattere dottrinale né pedagogico. Se i figli si allontano dal cammino spesso vengono rifiutati.

Poiché la famiglia è sacramento di Dio, i single non sono ben visti all’interno del cammino, pertanto i maschi vengono inviati ai seminari Redemptoris Mater, le femmine ai conventi di clausura o peggio vengono organizzati matrimoni combinati con enorme sofferenza, laddove non nasca spontaneamente una relazione amorosa.

I catechisti si pongono come figure di accompagnamento spirituale, ma non hanno nessuna preparazione specifica a questo ruolo: vengono scelti tra coloro che si distinguono per la devozione al carisma.

Abusi nel Cammino Neocatecumenale

Anche il Cammino Neocatecumenale è stato travolto dallo scandalo degli abusi sessuali su minorenni (9). Un catechista è finito a processo nel Tribunale di Roma per violenza sessuale su una giovane cresimanda, ospitata nella sua abitazione.

In una delle segnalazioni alla Chiesa da parte di un gruppo di neocatecumenali, inviata al card. Ruini, allora presidente della CEI (10), si rilevano errori dottrinali già segnalati a vescovi e presbiteri ma, nonostante gli interventi del Vaticano volti a garantire maggiore rispetto dei fedeli nei cammini dei movimenti ecclesiali, la Chiesa sembra continuare ad approvare il nucleo fondamentale dell’impianto carismatico del Cammino, favorendo in questo modo la perpetrazione degli abusi in seno ad esso.

Come accade in altre congregazioni religiose o movimenti, alla morte del fondatore i seguaci si attivano per l’apertura delle cause di canonizzazione. È successo anche per Carmen Hernández, morta a Madrid nel 2016 all’età di 86 anni.

La causa di canonizzazione, presentata all’arcivescovo di Madrid, card. Carlos Osoro il 19 luglio 2021 da Kiko Argüello, p. Mario Pezzi, Ascensión Romero, Fondazioni Famiglia di Nazareth di Roma e Madrid, che vede come postulatore Carlos Metola, si è aperta il 4 dicembre 2022.

Le denunce pubbliche da parte dei fuoriusciti hanno l’obiettivo di documentare le esperienze di abuso vissute all’interno delle comunità, in modo che la Chiesa possa controllare e intervenire sulle situazioni che si pongono in contrasto con lo spirito evangelico, ma anche supportare chi si è allontanato con enorme sofferenza, disorientamento e soprattutto isolamento da parte degli amici della comunità.

Per una maggior tutela e rispetto dei valori cristiani è importante segnalare alla Chiesa (Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita) sia collettivamente che individualmente, attraverso una petizione diretta al Prefetto del Dicastero ai sensi del Canone 57 del Codice di Diritto Canonico.

Molte delle condotte individuate inoltre potrebbero integrare situazioni di reato o illecito civile; in questi casi è importante sapere che è possibile anche una tutela giurisdizionale, denunciando direttamente alla Procura della Repubblica. Abbiamo infatti riscontrato che, laddove sono avvenute denunce ufficiali, si è provveduto a garantire un maggior rispetto delle persone. Se il rispetto non avviene per spirito di carità, occorre sollecitarlo con le denunce, solo in questo modo infatti – ci pare – i vertici dei movimenti ecclesiali saranno portati a modificare l’impostazione delle loro pratiche di vita, per evitare che si diffonda un’immagine negativa della loro esperienza spirituale.

La storia di Giacomo 

Giacomo (nome di fantasia) [...]

Nostra nota: ce ne eravamo già occupati in diverse pagine del nostro blog, tra cui questa (con video) con persino la furente lettera di un avvocato del seminario. Dalla documentazione raccolta da Adista emergono altri dettagli su ulteriori abusi e sull'intimorire i testimoni.

La storia di Isabella

Isabella vive in Australia, essendosi trasferita lì con il marito dopo il matrimonio. In parrocchia conosce una coppia inviata dall’Italia in missione per evangelizzare. In quella parrocchia nasce poi una comunità neocatecumenale.

«Abbiamo camminato in questa comunità per 28 anni – racconta Isabella – credendo che tutto il loro insegnamento provenisse dal magistero della Chiesa cattolica. Purtroppo, dopo molti anni, tra shock e incredulità, ci siamo ritrovati a dubitare di questo itinerario di fede, di questa iniziazione al cristianesimo, come viene definita negli statuti. Mi sentivo sempre più giudicata dai catechisti e sempre più infelice. Si sono create dinamiche familiari che mi hanno fatto dubitare della legittimità del Cammino e dei metodi dei catechisti, che fanno di tutto per denigrarti come essere umano e come cristiano».

"Nulla è impossibile a Kiko":
sui loro inviti non dicono mai che è il Cammino,
altrimenti i fedeli si informerebbero su cos'è
e scoprirebbero subito tutte le fregature
Le catechesi iniziali provengono dall'insegnamento di Kiko. In base agli statuti al centro di tutto l'itinerario neocatecumenale si pone la sintesi tra la predicazione kerigmatica, la tensione al cambiamento della vita morale e la liturgia. Nelle catechesi viene proposta una visione idilliaca di comunità e di gioia; viene raccontata la storia di Kiko Argüello, che, nella baraccopoli di Madrid, si converte dopo una visione della Beata Vergine Maria, che gli rivela di formare piccole comunità.

Tuttavia si sperimenta spesso solitudine, depressione, assenza di comunione. In molti casi si viene isolati, ignorati o, peggio, rifiutati dagli altri. «Spesso abbiamo avuto molti contrasti tra di noi, litigi, incomprensioni, gelosie – condivide Isabella; si mettono al centro solo il peccato, le imperfezioni e le debolezze delle persone». Tutti i discorsi tenuti dal catechista responsabile delle comunità vengono trasmessi da Kiko stesso e imparati a memoria dai catechisti, che poi li trasmettono a tutte le comunità del mondo. Solo il responsabile di ciascuna comunità ne riceve una copia, insieme ai catechisti eletti di quella comunità.

L'iniziazione al cristianesimo secondo Kiko è possibile solo all’interno del Cammino Neocatecumenale, che contiene tutto il necessario per la pratica della fede.

«Durante le convivenze mensili – continua Isabella – si condividevano le nostre vite in modo molto profondo e personale, anche in aspetti dettagliati e intimi del rapporto tra marito e moglie, al punto che poi si manifestavano paura, rabbia, depressione, ansia. Purtroppo poi i fratelli parlavano di quanto condiviso anche al di fuori della comunità. Così ho cominciato a sentirmi molto vulnerabile, anche perché esprimevano giudizi su di noi. Mi hanno detto che ero una moralista, una vittima insopportabile e che cercavo la giustizia perché ricevevo tante ingiustizie e soprusi. Ho condiviso tutto della mia vita e, quando non ho avuto più voglia di farlo, il catechista mi ha detto che il demonio del mutismo voleva che mi tenessi tutto dentro.

I catechisti pretendono di essere consultati come accompagnatori nel discernimento in qualsiasi occasione di stress, problemi o difficoltà. I catecumeni sono così resi dipendenti da loro al punto da idolatrarli come “inviati da Dio”. Non era permesso avere un'opinione propria o un dubbio riguardo al cammino, altrimenti si veniva ritenuti attaccati dal diavolo, ingannati o disobbedienti a Dio o ai catechisti. Ora che siamo usciti – conclude – abbiamo solo i nostri figli, i quali hanno abbandonato la fede cattolica per i traumi subiti nel CN. Inoltre avendo cresciuto otto figli solo nella vita della comunità e non avendo avuto modo di fare altre amicizie, ci siamo ritrovati senza amicizie e completamente soli. Stiamo lavorando sui rapporti con i figli, danneggiati dell'insegnamento del CN con la speranza che possano migliorare. Tutto il nostro tempo era dedicato alla comunità, anche al post cresima in parrocchia organizzato sempre dal CN con gli stessi catechisti sempre a capo di tutto. I catechisti ci hanno sempre ripetuto che fuori da esso c'era la dannazione e la perdita della fede».

La storia di Francesca

Racconta Francesca (nome di fantasia): «Ho conosciuto il movimento neocatecumenale attraverso una compagna di classe che conosceva il mio percorso familiare fatto di violenze da parte di mio padre, anche sessuali, sui figli e su mia madre. Ero una adolescente ferita e l’annuncio del CN mi colpì: era il 1982. Nel movimento c’erano persone di ogni età, quasi tutte sofferenti. Le catechesi sono molto rincuoranti; la manipolazione avviene nel momento in cui ti sei innamorata e quando passi nella comunità a un altro livello. Ci si trova due volte alla settimana, si legge la Parola, nelle case e il sabato c’è la celebrazione in parrocchia preparata da un gruppo: la consegna del kerigma, la luce, tutto bello. Poi dopo circa tre anni, compreso lo stile del Cammino, ecco che arriva il secondo passaggio. Ormai sei dentro e qui inizia la violenza psicologica, patrimoniale e fisica. Una volta la settimana nella sala della parrocchia ci sono gli “scrutini”, necessari per accedere alla parte finale del secondo passaggio. Al centro della sala c’è il presbitero, i catechisti, una croce e tutti sono seduti in cerchio. La persona da scrutinare viene sorteggiata e messa a sedere a sinistra della croce, davanti agli scrutinanti, come in tribunale. Poi viene fatto promettere di dire la verità tenendo la croce con la mano. Io non avevo mai confidato gli abusi subiti da mio papà e sono stata costretta a parlarne, perché dovevo mostrare quale era la mia croce. Una esperienza devastante. Non ero mai andata neppure da uno psicologo. Se non dici quale è la tua croce, non puoi andare avanti nel cammino. Dura ogni volta due ore a persona. Poi hanno fatto alzare mio marito che era al corrente degli abusi da me subiti e gli hanno chiesto come mi comportavo dal punto di vista sessuale. Mio marito rivela che ci sono problemi e che abbiamo rapporti per lui non soddisfacenti. Presbiteri e catechisti mi ingiungono di perdonare mio padre per avere giudicato il suo peccato al posto di Dio e di chiedere perdono a mio marito per non concedermi: devo alzarmi di notte e pregare, andare in ginocchio davanti a mio padre a chiedere perdono. Mi ingiungono di digiunare. Poi inizia il giudizio dei fratelli che dicono la loro e sostengono mio marito. Ti senti peccatrice e in colpa e chi è con te non ti aiuta, ma ti condanna. Al ritorno volevo suicidarmi, aspettavo la mia quarta figlia.

Ero obbligata ad andare nelle case a evangelizzare (reditio symboli) dicendo una frase fatta apposta per me del tipo: “Io sono stata violentata da mio papà, ma Dio mi ama”.

C’era pure la creditio symboli in cui alla messa, dopo l’omelia del sacerdote, si viene costretti a raccontare la propria esperienza.

[...] Molti matrimoni sono combinati e fonte di grande dolore: viene raccomandato di non sposare chi è fuori dal Cammino Neocatecumenale. Nel matrimonio le donne non possono rifiutare il rapporto sessuale con il marito e assentarsi senza il marito per più di 15 giorni proprio per garantire le prestazioni sessuali. C’è una enorme ingerenza in quella che è la gestione della vita matrimoniale. Nel movimento le donne sono concepite al servizio dell’uomo: sono invitate a non lavorare per meglio accudire la famiglia o a licenziarsi se già lavorano e la gestione del denaro è demandata all’uomo: durante gli scrutini una delle domande che viene fatta agli uomini è se le mogli sono brave donne di casa (“È la donna responsabile della felicità dell’uomo”).

Con una gravidanza sono stata 22 settimane in coma e la comunità ha preso possesso della casa al mio posto, estromettendo i familiari dalla gestione. Con la quarta gravidanza nessun ginecologo voleva seguirmi, ma nel movimento mi spronavano a proseguire perché “Dio ti sostiene” e mi hanno mandata da un ginecologo del Cammino.

Continuamente mi veniva chiesto se avevo chiesto perdono e mio marito doveva controllarmi: questo ha cominciato a limitare la mia presenza perché non riuscivo più a obbedire. Sono stata convocata e ho sopportato di tutto: visite in casa a qualsiasi ora, all’improvviso. Ho subìto anche l’isolamento, un isolamento giudicante che mi impediva di parlare con quelli che erano stati amici e amiche dentro il movimento e ora erano contro di me. Sono uscita e mi sono separata da mio marito, quasi contemporaneamente.

Mio marito è rimasto protetto dalla comunità nella sua integrità morale. Dopo la separazione, durante l’adozione della mia ultima figlia, in tribunale la Comunità ha testimoniato contro di me: mio marito ha sottratto i miei diari e li ha consegnati alla comunità che li ha estrapolati dal contesto e fatti leggere ai giudici. Mi si sono rivolte contro anche le colleghe di lavoro neocatecumenali: per due anni non sono riuscita ad uscire di casa. Sono stata aiutata da un centro antiviolenza e l’elaborazione della mia storia mi ha resa una persona migliore».


Note:

[...]

4. E. Marighetto, I segreti del cammino neocatecumenale, Edizioni Segno, Tavagnacco (UD), 2001. Don E. Zoffoli, Eresie del Cammino Neocatecumenale, Edizioni Segno, Tavagnacco (UD), 1992. Neocatecumenali sul viale del tramonto, Edizioni Segno, Tavagnacco (UD), 1992. Ariel S. Levi di Gualdo, La setta neocatecumenale: l’eresia si fece Kiko e venne ad abitare in mezzo a noi, Edizioni L'Isola di Patmos, 2019. Lino Lista, Il fango e il segreto, gnosi del peccato e nuova estetica del Cammino neocatecumenale, Edizioni Segno, Tavagnacco (UD), 2015. Gino Conti, Un segreto svelato, Ed. Segno, Tavagnacco (UD), 1997.

5. http://www.internetica.it/neocatecumenali/index.html; https://neocatecumenali.blogspot.com/

6. Art. 19 Statuti CN - Gli scrutini, ispirati all’itinerario catecumenale dell’OICA, aiutano i neocatecumeni nel loro cammino di conversione, nel rispetto della coscienza e del foro interno, secondo la normativa canonica.

7. Davide Falcioni, “Family-day, Kiko Argüello: ‘Femminicidio, colpa delle mogli che lasciano i mariti’”, in Fanpage, 23/6/2015.

8. Kiko Argüello, “Intervento sulla trasmissione della fede ai figli”, in https://www.scrutatio.it/archivio/articolo/camminoneocatecumenale/2115/Il-Cammino-Neocatecumenale-KikoArguello-trasmissione-della-fede-ai-figli.

9. Alessio Campana, “Ha abusato di un’allieva minorenne”: catechista a processo. La moglie lo difende in aula: “Ha avuto una debolezza”, in La Repubblica, 10 gennaio 2024.

10. http://www.internetica.it/neocatecumenali/testimonianze.html

mercoledì 14 agosto 2024

La (inutile) lettera di Pasquale

https://blogimg.goo.ne.jp/user_image/24/b8/86984e77954ba4ce3498397b06ed95ea.jpg
Giappone: pagliacciate kikolatriche
(il girotondino col "passetto" e i battimani)
inflitte dai "missionari" neocatecumenali

Premessa importante: il Cammino Neocatecumenale è «un cavallo di Troia... una setta protestante-ebraica, che di cattolico ha solo la decorazione». Le sue celebrazioni religiose sono molto diverse da quelle della Chiesa cattolica. Il suo insegnamento (le cosiddette "catechesi") è molto diverso da quello della Chiesa cattolica. Ma soprattutto, al suo interno vige tutta una serie di porcherie (per esempio l'obbligo di pagare le "Decime", l'ubbidienza cieca ai cosiddetti "catechisti", le confessioni pubbliche, ecc.), per cui se qualcuno vi parla bene del Cammino dicendo di averlo frequentato, o lo ha frequentato troppo poco, o sta mentendo.

Qualche anno fa era comparsa sui social neocatecumenali la lettera di un certo Pasquale dalla comunità neocatecumenale del carcere di Poggioreale, a Napoli. Dal carcere, tale Pasquale aveva scritto nientemeno che a Kiko Argüello, autoeletto "iniziatore" del Cammino, parlandogli di certe cosiddette "catechesi" tenute da dei cosiddetti "catechisti" i quali avevano parlato di «un certo Kiko, spagnolo» che aveva fondato un certo «Cammino Neocatecumenale», di una certa "liberazione dalle schiavitù", dopodiché se ne sono andati a casa loro e i vari Pasquale sono invece rimasti in carcere. (i kikolatri chiameranno "miracolo" ogni conversione alla kikolatria, ma cala improvvisamente il silenzio tombale quando qualcuno abbandona la kikolatria per tornare alla Chiesa cattolica)

Il citato Pasquale è cascato nella trappola kikolatrica probabilmente solo perché l'ultima volta che aveva avuto a che fare con la Chiesa fu da bambino quando venne battezzato. Quando il Cammino dice di star convertendo i "lontani", in realtà sta dicendo che può far colpo solo su chi ignora le cose della fede. Se il citato Pasquale avesse avuto un po' di infarinatura dottrinale e un minimo di vita sacramentale, non avrebbe preso sul serio le corbellerie che i cosiddetti "catechisti" (dotati esclusivamente del mandato di Kiko, non certo "inviati dal vescovo" o "dal Papa" come -mentendo- sono soliti affermare) sono andati a propinargli.

La sua lettera, scritta in spagnolo e poi opportunamente svanita dal blog kikolatrico che l'aveva pubblicata (nonostante fosse il solito inutile peana pro-Kiko), era tutto un entusiasmo per "il Signore", "la celebrazione", "la Parola", "l'allegria", "la Bibbia"... Vorrei vedere la sua allegria quando gli pioverà addosso la tegola dell'obbligo delle Decime. Il Cammino è sostanzialmente una truffa: inizia con l'entusiasmo, prosegue col finto entusiasmo, continua in eterno a spolparti per bene con l'ipocrisia del fingere entusiasmo.

L'aspetto tragicomico della faccenda è che questo Pasquale è uno dei pochi che potrebbe risultare almeno un pochino credibile qualora vantasse che il Cammino lo ha sottratto dalla droga, dalla tentazione di affiliarsi alla camorra, eccetera (a differenza del tipico travet neocatecumenaloide che prima viveva tranquillamente tutto casa e parrocchia e poi, dopo le cosiddette "catechesi iniziali", va vantandosi che il Cammino lo ha sottratto da una vita di aborti omicidi droghe divorzi discoteche eccetera). Magari Pasquale può vantarlo con sincerità, in seguito sarà obbligato a vantarsene (possibilmente inventando nuovi e più spettacolaristici particolari) perché il Cammino esige il tuo show da "Grande Convertito", esige liturgicamente che tu lodi senza sosta il Cammino e i suoi autonominati "iniziatori" e la gerarchia di cosiddetti "catechisti", e nel frattempo - sempre attraverso ricatti morali - esige il pagamento di "decime" e collette e quant'altro. Pecunia non olet...

Lo scopo del demonio è quello di allontanare le anime da Dio, e generalmente gli conviene allontanarle a poco a poco, magari addirittura instillando un entusiasmo religioso (ma indirizzato subdolamente verso l'idolatria, come ad esempio il Cammino e i suoi due autoinventati "iniziatori" spagnoli), ed instillando una "allegria" che è fondata sul Signore solo a parole (ma nei fatti è fondata solo sull'identitarismo, solo sul proprio club di appartenenza, cioè si menziona "il Signore" ma si intende sé stessi, la propria attività, la propria etichetta, i propri autoproclamati "iniziatori" e "catechisti": tutta autoreferenzialità). Quel povero Pasquale, per quanto in trappola, prima o poi si sarà trovato di fronte al bivio, cioè di fronte alle ineluttabili domande: come mai nella Chiesa si insegna una cosa diversa da quella del Cammino? come mai nella Chiesa si celebrano i sacramenti in maniera diversa dal Cammino? mi conviene scegliere la Chiesa, o scegliere di rimanere nel Cammino? E chissà che la sparizione dal web della sua lettera non sia dovuta proprio a questo rendersi conto di essere stato buggerato dalla setta eretica di Kiko e Carmen.

Da notare che a far proselitismo in carcere sono non soltanto i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali, ma anche i protestanti e altre sètte. La sporadica presenza di qualche sacerdote cattolico non cambia la situazione. Grazie alla protestantizzazione dell'Italia, il sacerdote cattolico, quand'anche cappellano del carcere, è solo una minoranza tra le tante, e le "tante" sono immensamente più zelanti. Ce lo insegna in particolare un episodio della vita di santa Francesca Cabrini, che durante il viaggio in nave tentò di organizzare una raccolta fondi per i poveri, e fu superata in zelo, organizzazione, show, presa sul pubblico, successo, tempismo, incassi, da un ministro protestante. La giovane commentò: i ministri di satana sono sempre più zelanti dei ministri di Dio. Fu una lezione che la segnò per tutta la vita. Quelle sue parole le ricordo sempre ogni volta che qualcuno parla dell'apparentemente infaticabile attivismo proselitista dei cosiddetti "catechisti" del Cammino. 


E invece, nella Chiesa cattolica...

Chiariamoci: è normale l'entusiasmo di chi riprende a poco a poco un percorso religioso a causa dell'imbattersi in una realtà ecclesiale (movimenti, associazioni, parrocchie, conventi, anche solo l'avere un'amica suora). È normale che uno possa considerare importante, meritevole, consigliabile, ciò che ha incontrato e che in qualche modo gli ha cambiato la vita. Ma per quanto buono, si tratta di uno strumento, non del fine. Il fine è la salvezza del singolo. La Chiesa non è una federazione di club, la vita di fede non è un campionato, la salvezza non la produce la tessera di appartenenza a tale o talaltro gruppo.

Di fronte a Dio non conta il club di appartenenza. Conta la propria fede: senza fede non ci si salva. E contano le proprie opere buone: la fede senza opere è vana. Dunque si deve necessariamente dedurre che movimenti e associazioni a volte possono essere un apprezzabile sostegno per la propria vita di fede, altre volte possono essere solo un'etichetta, un club a cui appartenere, seguendone le attività, il gergo, gli orari, ma che in fin dei conti aiuta poco o nulla la propria fede personale. Cioè, in quest'ultimo caso, o è uno spreco di risorse, o è addirittura la via per la perdizione. Davanti a Dio la validità di un movimento o associazione riguarda la crescita spirituale del singolo, non robette come i numeri degli iscritti ("500mila neocatecumenali in 293 paesi!"), delle attività ("abbiamo oltre 128 seminari! facciamo la convivenza mensile in albergo!"), degli applausi ricevuti ("da 153 grossi vescovi! Kiko evangelizza i vescovi con la Nueva Estetica che salverà la Chiesa!")...

Chiunque abbia avuto a che fare col Cammino, anche senza farne parte, scopre rapidamente che i neocatecumenali:

  • dietro la maschera di mansueti agnellini si nascondono persone ignoranti che vogliono restare tali, spesso ipocrite e arroganti (perché così vengono addestrate: quando la verità smentisce il cosiddetto "kerygma" di Kiko, quando il Magistero e la Tradizione letteralmente sbufalano le cosiddette "catechesi" del Cammino, l'unico modo di non correggere il Cammino e i suoi autonominati "iniziatori" è quello di ricorrere alla fuga, all'ipocrisia, all'arroganza, al fintotontismo);
  • dietro il tanto ciarlare "ilsignore-ilsignore" si nascondono l'autoreferenzialità e l'idolatria (se il Signore fosse davvero "al primo posto", inevitabilmente tante ingiustizie del Cammino e dei suoi autonominati "iniziatori" verrebbero corrette o eliminate... specialmente se te lo chiede il Papa, come fece Benedetto XVI attraverso la lettera del 1° dicembre 2005, a cui ancor oggi i neocatecumenali disubbidiscono);
  • dietro l'attivismo neocatecumenale c'è solo l'espansione della propria setta: un kikolatra si rallegra non della conversione delle anime a Dio ma della conversione delle anime a Kiko. Per un kikolatra è gran festa l'adesione di un nuovo membro alle comunità neocatecumenali, ma resta indifferente di fronte alla conversione di un'anima all'unica vera fede dell'unica vera Chiesa;
  • dietro quell'affannarsi a voler sembrare più cristiani dei cristiani, si cela l'idea che sarebbe lecito e addirittura doveroso mentire e ingannare tutte le volte che ciò sia utile al prestigio e ai soldi della setta e dei suoi capicosca.
In poche parole, il Cammino è una setta perché chiama "evangelizzazione" solo la propria crescita, chiama "conversione" solo l'aderire al kikismo-carmenismo, chiama "salvezza" solo il "far bene il Cammino", chiama "carisma" solo le elucubrazioni dei propri autonominati "iniziatori" spagnoli, chiama "dialogo" solo ciò che dà ragione (o prestigio, o soldi) al tripode Kiko-Carmen-Cammino, chiama "demonio" qualsiasi parola o azione che possa intaccare il prestigio, i soldi e il numero degli aderenti della setta.