lunedì 31 agosto 2020

DAYENU-DAJENU

Quante volte l’abbiamo cantato!

Uno dei cavalli di battaglia del Movimento Neocatecumenale, rigorosamente cantato alla Veglia di Pasqua (ma non solo) da cantori scelti, quasi sempre come canto finale, per poter ballare all’infinito il balletto di estrazione ebraica intorno alla mensa “cristiana”.

Alle riunioni dei cantori, sempre una belligeranza per l’assegnazione dei canti “migliori”: se lo potevano accaparrare solo cantori navigati, notori per le loro qualità canore o semplicemente più avanzati nel camminare.

Per i cantori maschi, la concorrenza si accendeva anche intorno al Preconio pasquale e tacitamente l’assegnazione rappresentava un alto riconoscimento, tanto che per sottrarlo al “solito capo-cantore della prima comunità”, si necessitava l’intervento duro di qualche intercessore, stufo dell’egemonia in base al grado di anzianità o alla nomea-popolarità del solito prescelto.

Cantare il Preconio è un onore, una sorta di riconoscimento e una delle domande ricorrenti ai cantori alla fine della loro “preparazione” alla Pasqua il sabato mattina, era doverosamente: “Chi lo canta il Preconio quest’anno?” E se usciva il nome di un nuovo “prescelto”, spesso si avviavano i commenti (giudizi), sulla sua persona o sul fatto che finalmente era riuscito a strapparlo al “legittimo” possessore di sempre.

Vignetta umoristica diffusa dai kikos

Stessa cosa è sempre avvenuta per il Dayenu, canto finale della Veglia pasquale, perché anche quello doveva essere affidato ad un cantore bravo, rodato, accreditato, che lo cantasse in modo coinvolgente.
A questo concorso erano ammesse anche le donne, non essendo canto liturgico, e ci sono voluti anni ed anni affinché iniziasse ad essere sottratto ai “soliti noti” di sempre.

Il DAYENU è un canto tradizionale ebraico per la PASQUA EBRAICA, nemmeno risalente ai tempi antichi.
Pagina di Dayenu da Bird's Head Haggadah
Primo testo integrale della canzone ebraica, 1300 d.C.

Di certo non lo cantavano nelle “prime comunità CRISTIANE”, composte sia di giudei che di pagani, perché la sua prima stesura risale alla prima haggadah medievale contenuta negli scritti di “Sua Eccellenza” Amram Gaon, capo della Jewish Talmud Academy di Sura che, durante il IX secolo, fu il primo ad organizzare una liturgia completa per la sinagoga.
Il suo “libro di preghiere” costituisce la base sia delle liturgie spagnolo-portoghesi che tedesco-polacche e ha esercitato una grande influenza sulla pratica religiosa e cerimoniale ebraica per più di mille anni. Fu pubblicato completo per la prima volta a Varsavia, nell'anno 1865.

In Spagna producono anche il vino da Messa "Dayenu".
Ne esiste anche la versione "moscato rosso".
Guardando l'immagine del calice
e il font utilizzato per la scritta,
secondo voi chi lo produrrà?…





Come si vede, il “cercatore d’oro” Argüello, per quanto riguarda la Chiesa proclama di rifarsi ai primi secoli, alla “chiesa primitiva”, ma per quanto riguarda l’ebraismo attinge anche liturgie più moderne, tanto i cattolici che ne sanno…

Per trasportare il “SUO” DAYENU dalla liturgia ebraica alla Chiesa, naturalmente ha dovuto operare degli adattamenti, a partire dal modo di scrivere la parola da Dayenu a Dajenu (forse non poteva accaparrarsi un canto moderno dell’attuale liturgia ebraica senza cambiarne il “marchio”?).


Comunque, quello che conta è la sostanza e la sostanza per gli Ebrei è che Jahwe ha fatto una storia con loro, rammentata in questo canto, ovviamente senza il riconoscimento della divinità di Gesù, quindi nemmeno della Chiesa.

Il Dayenu ebraico si ferma “all’entrata nella Terra Promessa” da parte del popolo d’Israele, dove “per loro” è stato costruito il Tempio (la sinagoga).

"The Maccabeats", un gruppo a cappella ebraico-ortodosso americano,
che canta testi a tema ebraico.
Per ascoltare il loro Dayenu, rivisitato, clicca QUI

L’Argüello, rubando alla liturgia ebraica questo canto, ha apportato arbitrariamente delle modifiche, partendo proprio dall’inizio, quando ATTRIBUISCE A CRISTO L’USCITA DALL’ EGITTO E LA GIUSTIZIA SUL FARAONE:

“Se CRISTO ci avesse fatto uscire dall' Egitto e non avesse fatto giustizia del faraone”

Dall’ebraico, Dayenu significa “ci sarebbe bastato” ed in effetti nel canto di Kiko, come in quello della liturgia ebraica moderna, questa strofa viene ripetuta alla fine di ogni “stanza”.

Le “stanze” sono 15 nella liturgia ebraica, ma nel canto dell’Argüello diventano 12, debitamente modificate.

"I loro idoli" diventa surrettiziamente "i nostri idoli"...

Famiglia ebrea al canto del dayenu,
dal video dei Maccabeats

Poi l’Argüello, copione di professione ed inventore per hobby, aggiunge del suo, come sempre, introducendo un’ulteriore “memoria” delle opere di Jahwe, chiamato Cristo, nel riassunto di tutte le STANZE, che si conclude… proviamo ad indovinare?

COL PERDONO DEI PECCATI!:

“… Che ha costruito in noi il suo tempio… e lo ha riempito del suo Spirito Santo NEL PERDONO DEI PECCATI.

“PERDONO DEI PECCATI” viene gridato a squarciagola, mentre tutta l’assemblea attende il momento preciso per alzarsi all’unisono in piedi ed iniziare il “balletto ebraico attorno alla “mensa” cristiana”…, che deve avvenire nell’istante esatto in cui si pronuncia:

“Cristo nostra Pasqua è risorto per noi!”

Come la “ola” allo stadio in costanza di un goal.

Molto scenografico, devo dire.

Dayenu neocatecumenale (immagine ebraica)
cantato da Giorgio Filippucci

Video QUI su youtube
Ma c’è un ma…

Se fosse vivente, che ne direbbe il rabbino Amram Gaon, nel sentire che un signore barbuto, proveniente dalla Spagna senza arte né parte insieme ad una ex suora multimilionaria, ha aggiunto in finale del canto liturgico ebraico medievale, appositamente confezionato per la Pasqua ebraica, che Gesù è risorto ed è divenuto la Pasqua dei cristiani?

La rozza e rudimentale commistione tra ebraismo e cristianesimo, che nessun neocatecumenale nota come ibrido, arriva addirittura a modificare un medievale canto ebraico per definizione, imponendo la resurrezione di Gesù Cristo a chi in Gesù Cristo non riconosce il Messia, il Figlio di Dio.

Ci deve essere un’amicizia davvero speciale tra gli Ebrei praticanti oggi e lo sprovveduto copiatore spagnolo, altrimenti ci sarebbero ben stati motivi di discussione e rivendicazione a proposito di una liturgia ebraica trasformata per una singola setta della Chiesa cattolica in una celebrazione al disconosciuto Messia.

Veramente "QUESTO CI SAREBBE BASTATO!"

sabato 29 agosto 2020

La "fede forte" del "potente cammino": anticamera dell'impero delle tenebre.

Torniamo al brano tratto dall'Ufficio Divino di Sant'Agostino Vescovo di Ippona - segnalato da Veterano - a proposito di alcuni che si fanno grandi perché si ritengono santi e si proclamano giusti.

Di questi presuntuosi "di categoria superiore" Sant'Agostino tratteggia i caratteri distintivi con precisione.

Che cosa più della limpida luce che promana dalla sana dottrina mette in fuga le tenebre dell’errore e gli eretici?

Torniamo al confronto tra Sant’Agostino e Kiko Argüello.
«...i forti hanno fatto irruzione su di me. Non dobbiamo passare sotto silenzio questi " forti "; era necessario che ci si sottolineasse accuratamente chi fossero questi forti che si levano contro. Sono forti, ma contro chi, se non contro i deboli, se non contro i fragili, contro coloro che forti non sono? E, tuttavia, sono lodati i deboli, e i forti sono condannati. Affinché poi si intenda chi siano i " forti ", per primo il Signore chiamò " forte " il diavolo stesso, dicendo: Nessuno può entrare nella casa del forte e rubare i suoi vasi, se prima non avrà incatenato il forte…»


Qualcosa significherà pure che nel cammino neocatecumenale ricorrono espressioni del tipo “fede forte”, “potente cammino” coniate da loro stessi? Sempre pronti a stupire e intimidire l’uditorio con definizioni altisonanti.


Con orgoglio dicevano di quelli che tra loro si sono poi rivelati tra i più pericolosi talebani: questo fratello ha la “fede forte”. Un esempio ricorrente nel cammino e spesso citato a modello sono quei fratelli che se gli muore la moglie giovane non battono ciglio (chi sa poi perché, pur con numerosa prole, puntualmente te li ritrovavi, entro i 18 mesi successivi, felicemente risposati!), che incitano i figli anche molto piccoli a non piangere la mamma e salgono disinvoltamente al leggio a fare memorabili monizioni al funerale (che è per tutti una festa) della consorte, senza versare una lacrima.

Bisogna stare alla larga da simili super-uomini super-dotati.

Per la mia personale esperienza era altamente probabile che alcuni tra loro avessero anche collezionato altre eroiche imprese, di quelle che lasciano al suolo un numero imprecisato di vittime tra i fratelli più piccoli e indifesi. Questi neocatecumeni doc sono lupi rapaci travestiti da pecore che si aggirano indisturbati nel recinto dell’ovile. Da costoro il Signore stesso ci mette in guardia.

Essi amano banchettare macellando per sè gli agnellini più teneri del gregge. Non conoscono il rimorso e lontano da loro è il pentimento. Poiché è prassi consolidata nel cammino lasciarli pascolare liberamente: essi, non corretti ma corrotti, assai frequentemente ricadono più volte negli stessi peccati, tanto per tener sempre bene a mente di essere i "peggiori" e per questo "i più amati".

Essi non solo danneggiano irreparabilmente se stessi - trovando sbarrata la "via stretta" riservata ai piccoli, e lanciati a gran velocità sulla corsia preferenziale che porta dritto all'inferno - ma sono devastanti per il prossimo che ha la sventura di incrociarli sul cammino della sua vita.

Si richiama per i lor tanto desiati "fatti concreti" il pregevole articolo di Rebel che sottomette Kiko alle parole di san Pio da Pietrelcina, il primo che espressamente ha definito Kiko e Carmen «i nuovi falsi profeti».

Sorprendentemente scrive sant'Agostino d'Ippona, lo abbiamo appena letto, precisamente quanto abbiamo testimoniato accadere nel segreto del cammino Neocatecumenale:
Questi "forti che si levano contro" mai si ergono contro quelli come loro! Ma "contro coloro che forti non sono", contro i deboli e gli indifesi.
Ma lo stesso Sant'Agostino, per risollevarci nell'animo abbattuto precisa, prima di continuare, che sarà il Signore stesso a ribaltare le sorti sperate e perseguite dall'iniquo nella sua tracotante arroganza.

Diversamente dai suoi programmi pianificati e dai suoi intenti malvagi messi in atto, alla fine di tutto, i forti saranno "condannati", "lodati" i deboli.
Ossia, possiamo stare sicuri che il Signore non sarà mai dalla loro parte. Han voglia di millantare "Il Signore viene con noi" "Vado a dirti la volontà di Dio per te" "Dio ti dà oggi una parola per bocca dei tuoi catechisti – che siamo noi fin dalla fondazione del mondo! - a cui devi obbedire… se no la benedizione si trasformerà per te in maledizione" e simili menzognere oscenità, puntualmente smentite dalla storia.

E per aver ben chiaro di cosa si parla, il grande Santo e Dottore della Chiesa Agostino d'Ippona, dice che il Signore chiamò " forte " il diavolo per primo e con lui tutti quelli che del diavolo sono figli, avvezzi cioè a menare la stessa vita del padre loro, imitandone in tutto lo stile inconfondibile.
Il Signore Gesù stesso lo afferma nel Vangelo di Giovanni: Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro” (Gv.8, 44).

In conclusione, un appello a firma M.i.B. che facciamo nostro:
Questi super-uomini "devono essere evitati, temuti, fuggiti, non imitati" questi forti dalla "fede forte" del "potente cammino", poiché la loro forza non attinge dal bene e produce frutti di morte.
Sant'Agostino ci mette in guardia. E noi con lui esortiamo coloro che ancora hanno a che fare col Neocatecumenato dai "poteri forti" e si trovassero, intenzionalmente o per caso, a leggere.
Li esortiamo a venire fuori e a liberarsi da lacci (ricordo ancora una catechesi in cui si descriveva che un uccellino, anche se legato con un sottile filo di seta, non potrà mai volare) e catene che lo schiavizzano al presunto Battista in mezzo a noi.
Molti di quelli che, essendo in cammino, leggeranno questo blog, penseranno che tutto ciò che scriviamo è falso e opera del maligno, essendo condizionati del tutto. Altri sanno che il blog dice la verità, ma sono così tanto compromessi con il cammino che non avranno mai la forza per uscirne perché oramai totalmente coinvolti. A questo punto forse solo quei pochi parzialmente liberi di intelletto alimenteranno i loro dubbi e troveranno la capacità di abbandonare il cammino.
Anche se fossero pochissimi, per loro vale la pena scrivere e combattere.
Chissà, magari se ne convince uno soltanto!

(M.i.B.)

giovedì 27 agosto 2020

Entrare e scappare dalla catechesi neocatecumenale

Entrare e scappare dalla catechesi neocatecumenale


Domanda: "Cosa sarebbero queste catechesi?"
"Entra e vedi!" fu la vaga risposta della giovane cristiana di 2000 anni fa, ma che in seguito scoprii essere slogan farlocco ripetuto da tutti gli zombies del Cammino.
Dopo aver assistito ad alcuni show neocatecumenali (matrimonio combinato e celebrazione decerebrata del sabato sera), era inevitabile seguissi le catechesi su viscido invito della stessa figlia del Cammino delle puntate precedenti; stavolta in veste di ambiziosa reclutatrice di adepti.

Sono stato dirottato presso la chiesa medievale di San Giacomo di Barletta, dove il Cammino stava tentando di intrufolarsi, col benestare del parroco.


Durante questo ciclo di incontri, non è stato mai nominato il Cammino. Alle 20 di un novembre freddino, mi presento in chiesa, dove erano presenti una ventina di persone sedute ai banchi.

Accanto all'altare, trovo la coppia di catechisti giovani dall'aspetto anonimo, un italiano ed una slava, provenienti da un paese vicino, che si presentano vantando il solito passato di perdizione, poi hanno conosciuto Dio, ritrovando la retta via e generando 7 figli, come nelle migliori favolette scritte e dirette dal Cammino.
Dopo questo biglietto da visita vocale, la catechista dall'aspetto anonimo scende nel mutismo per tutta la durata dei seguenti incontri, avrá ritrovato la favella? Ah saperlo!

Il parroco, sempre presente accanto alla lavagnetta paleocristiana, non è mai intervenuto, anch'egli modalitá "silenziosa".
C'era una lavagnetta paleocristiana, utilizzata dal catechista per schematizzare Dio. A forza di schematizzare col pennarello postconciliare, la gente diminuiva man mano che le catechesi continuavano.
Tra queste persone, alcune avevano bisogno di un assistente sociale piuttosto che di catechesi, altre emettevano dei monosillabi, erano persone chiuse e disadattate, anche giovani: le prede adatte. In seguito, ci hanno fatto intervenire e commentare al microfono, a seguito di alcuni "quiz di teologia" a risposta multipla, forse compilati da un mistico ridicolo.

Alcuni di questi quesiti - che vertevano su Dio e la nostra vita in relazione col suddetto - erano tanto astrusi da richiedere il consiglio del catechista, che rispondeva in modo ancora più incomprensibile; incomunicabilità allo stato puro. Il parroco taceva.

Notai tra la gente, alcuni neocatecumenali mimetizzati, che intervenivano per raccontare la loro vita, ma questo stratagemma l'ho scoperto in seguito. Alla fine delle catechesi, ci avvisano della convivenza. Uno dei martiri di 2000 anni fa mimetizzato, interviene affermando che - nonostante ì suoi problemi economici - alla convivenza ci sarebbe andato lo stesso e che il "buon Dio" avrebbe provveduto, magari col suo bancomat. Durante l'ultima catechesi erano rimaste una dozzina di persone. Non sono andato alla convivenza.

Le catechesi/marketing non hanno nutrito il mio spirito ma alimentato la voglia di fuggire. Ignoro se da quel ciclo di allucinazioni di marketing religioso sia nata una nuova comunità di zombies. Se Dio fosse passato da quelle parti, si sarebbe fatto due risate.

Dopo la mia fuga dalle catechesi, anche la figlia del Cammino è scomparsa.

(da: Tommaso Francavilla/ giornalista)

martedì 25 agosto 2020

Tormentati dal Tormentone: i fratelli in trepida attesa di partire per il "viaggio di nozze" in Israele

Si chiama Jerusalema e sta ottenendo un successo mondiale. Nonostante sia un brano incomprensibile, scritto in lingua venda. Brano spensierato e ballabile è diventato esempio perfetto di come si possa conquistare in un attimo una platea mondiale, che anche se non comprende nulla di quello che viene detto… si adegua al ritmo!!!
"Gerusalemme è la mia
casa, guidami,
portami con te, non lasciarmi qui"
Il mio posto non è qui,
il mio regno non è qui,
guidami, portami con te"
Accidenti!
Bastano queste poche parole del brano tradotto per farci sobbalzare.

Almeno due chiari richiami neocatecumenali sono presenti:
  • Alla Domus si è soliti accogliere i fratelli pellegrinanti dicendo loro "Benvenuti nella vostra casa!" (Certo! Con quello che hanno sborsato per farla costruire e tenerla in piedi).
  • E ancora riecheggiano le pagine del Diario di Carmen "Portami con te! Non lasciarmi qui! Guidami!" e il suo canto Carmen '63 "guadagnerò il mio regno"…

Deve aver colpito l'immaginario dei camminanti ancora "fedeli" al cammino.
Perché, grazie a loro, da tormentone estivo si è trasformato in tormentone neocatecumenale.




Dopo aver saputo dei mini pellegrinaggi per le alzate in loco organizzate dai vertici neocatecumenali per cercare di rimettere in piedi la baracca e a distanza di solo pochi giorni, veniamo a sapere che già sono impegnati su un nuovo fronte:
L'organizzazione dopo sei mesi di rinvii dei Viaggi in Israele per le comunità che hanno terminato il cammino.

Sì, avete capito bene!
Questi non ce la fanno più!
Dalla primavera scorsa tutti i Viaggi di Nozze, Matrimoni Spirituali e quant'altro sono stati disdetti.

Ma oggi qualcuno ha detto BASTA!
E i suddetti capintesta, pieni di ansia, stanno riempiendo d'ansia i poveri camminanti. Vogliono al più presto l'elenco dei prenotati perché, giurano, questa volta in Israele si va. Punto.
E guai a chi decide di non partecipare e… pare che non siano in pochi.
Pressioni su pressioni sui responsabili che a loro volta tormentano i fratelli, uno ad uno, e per i casi disperati intervengono gli itineranti in prima persona con la telefonata di convicimento coattivo, con contorno di promesse o minacce, a seconda dei casi.

Ma perché tanto zelo? O direi meglio accanimento?

Quello che si respira nell'aria, poiché il vento è cambiato, è che tanti "fratelli" sono abbastanza scocciati questa volta. Molti hanno timore che non sia tanto prudente avventurarsi in viaggi tanto impegnativi con i rischi di contaggio in continuo aumento dappertutto. E poi la spesa è quella che è. Una botta secca ogni volta. Ci sono diverse comunità frutto di fusione e parecchi fratelli il benedetto Viaggio già lo hanno affrontato una volta. Si diceva fosse l'unica!

Insomma molti non hanno nessuna voglia di partecipare.
Le prenotazioni sono pochine e i responsabili non si capacitano.

Pronti per riempire la Domus?
E dunque in un momento come questo, gravido di incertezze per il futuro i "fratelli delle comunità" vengono sottoposti, loro malgrado, a uno stress continuo. Devono fare i conti ogni giorno con le ansie dei capoccia del cammino che si riversano abbondanti su di loro.
Tra Zoom, E-mail, messaggi e messaggini, inviti ed esortazioni i poveri fratelli, che avevano appena assaporato un poco di pace, non ne possono più e sono sconsolati al pensiero che tutto stia tornando come prima!
Perché ora gli itineranti, con al seguito i "catechisti" responsabili di zona, sono tornati alla carica e sono tutti in fermento per l'organizzazione del nuovo anno di "evangelizzazione", COVID o non COVID.

Allora, per allentare la tensione, qualcuno tra i fratelli ha iniziato a far circolare il Video che postiamo.

Una sorta di caricatura di quello che gli tocca vivere.
Un modo per esorcizzare i propri timori e trasformarli in burla.

A dimostrazione che, quando ci si mettono, i fratelli sanno essere pungenti, sarcastici, dissacranti come nessuno.

Perché lo hanno scelto? A chi rivolgono le invocazioni del canto? Di chi stanno parlando?

Ognuno si dia una risposta.

Buona visione e buon ascolto.

Anche noi abbiamo diritto a un momento di ilarità pura!


Il Cammino è nato chiedendo soldi


E, per aiutare la riflessione, vi offriamo la seguente parodia del canto postato.

(La traduzione integrale del testo in italiano dalla lingua venda è visualizzabile nei sottotitoli al video).





da Valentina Giusti:


JERUSALEMA PER CNC MASTER KK

Gerusalemme è la tua casa
Sì ora lo è
Tu salda me
Non ci lasciar così

Gerusalemme è la tua casa
Ma solo se
Tu saldi me
Non ci lasciar così

Non c'è Domus qui
Non c'è il regno qui
Non ti chiedo che
Un tuo assegno a me
E se ora lo dai
Tu ci salverai

Non c'è Domus qui
Non c'è il regno qui
Non ti chiedo che
Un tuo assegno a me
Ma se il dinero non c'è
Non ci lasciar così
 
E se ora lo dai
E se ora lo dai
E se ora lo dai
Tu ci salverai
E se ora lo fai
E se ora lo fai
E se ora lo fai
Tu ti salverai
 
Non c'è il Covid lì
Non c'è il virus lì
Non ti chiedo che
Un tuo assegno a me
Se ora lo dai
Tu ci salverai
 
Gerusalemme è la tua casa
Sì ora lo è
Tu salda me
Non mi lasciar così

Gerusalemme è il posto tuo
Ma solo se
Tu saldi a me
Non ci lasciar così

Non c'è argento qui
Non c'è oro qui
Non ti chiedo che
Di venderli per me
E se ora lo fai
Tu ti salverai

Non ci far morire
Neppur deperire
Non ti chiedo che
Un tuo assegno a me
E se ora lo dai
Tu alla Domus verrai.

E se ora lo dai
E se ora lo dai
E se ora lo dai
Tu ci salverai
E se ora lo fai
E se ora lo fai
E se ora lo fai
Tu ti salverai


P. S.: per chi lo avesse dimenticato infine, postiamo nuovamente Despacito, il tormentone neocatecumenale dell'estate 2017.

domenica 23 agosto 2020

CATECHESI KIKIANA DI UNA MADRE A UN FIGLIO “PER LA TRASMISSIONE DELLA FEDE”

È da più di 50 anni che il bricoleur Argüello insegna ai suoi adepti come si fa a peccare, con molti esempi, e quanto il peccato sia necessario per incontrarsi con l’amore di Dio che “ti ama così come sei, peccatore e non vuole che tu cambi”.

Allora, se l’importante è solo ottenere e godere egoisticamente dell’amore di Dio rimanendo peccatori impenitenti che fanno i loro porci comodi, la frequentazione delle salette neocatecumenali è quello che fa per te. Perché così diverrai uno che “ha una missioni importantissima” nella chiesa, pur rimanendo il solito peccatore impenitente amato da Dio.

Sulla base di quanto ben conosciamo in merito alla malefica dottrina kikiana sul peccato, proviamo a vedere come risulterebbe nel caso in cui la sentissimo pronunciata da una madre nel mentre “passa la fede al figlio” secondo gli insegnamenti neocatecumenali.

Dopo aver ascoltato, chiediamoci se mai potremmo parlare così ai nostri figli, che amiamo e di cui desideriamo il bene. Se mai potessimo impartire loro una tale istruzione, credendo addirittura che possa essere per il loro bene.

"Passare la fede davanti alla menorah"
Virgolettato in espressioni kikiane, la madre direbbe:

“Figlio mio, "tu sei carne da macello”, sei “diverso da tutti gli altri bambini perché sei nato in una famiglia cristiana”, quindi è buono e giusto che “tu rinunci alla partita di pallone la domenica mattina insieme ai tuoi amici”, perché nella nostra famiglia si fanno le lodi domestiche.

Ricordati che “fuori da qui c’è il demonio”, che “sempre ti inganna”, è cosa buona quindi che tu frequenti solo ed esclusivamente amici neocatecumenali, o al massimo avvicini gli altri per “convincerli a venire alle catechesi”, per la loro salvezza.

Quando sarai grande, è cosa molto buona che tu possa prendere in sposa una “figlia del Cammino”, perché solo con una di queste ti potrai intendere, parlando lo stesso linguaggio, frequentando le stesse persone e, soprattutto, credendo alle stesse cose.
Ricorda, noi siamo diversi.

Non preoccuparti se tutto questo adesso ti può sembrare un po’ limitativo, più avanti capirai che “è una grazia, un privilegio avere una comunità” in cui condividere coi fratelli il percorso di fede, e ringrazierai.

È “una grazia, infatti, vivere in una famiglia cristiana (neocatecumenale) e soprattutto avere dei CATECHISTI che ti guidano in ogni cosa” e a cui ti puoi riferire sempre quando hai problemi. Per ogni cosa, anche sulla scelta della scuola, per esempio, perché “loro sono illuminati dallo spirito santo” e sanno sempre qual è la cosa giusta da fare per te e per tutti.

Se poi dovessero sbagliare, perché sbagliare è umano, non ti devi preoccupare, perché “Il Signore trae il bene dal male” e tutto si aggiusterà.

Anche se ti dovessero proibire di sposare la ragazza che ami, perché non è dei nostri, e ti intimassero di lasciarla se non viene a frequentare le catechesi, non ti crucciare, il “Signore ti darà in sposa la donna che ha scelto per te”, una buona ragazza neocatecumenale, una dei nostri.
Perché, lo sai, “fuori c’è il demonio”.
"Fuori c'è il demonio"

Se tu “farai bene il Cammino”, parteciperai ad ogni incontro in cui sempre il “Signore passa”, avrai la “fede adulta” e “potrai camminare sulle acque della morte”.

Perché, figlio mio, l’uomo è circondato da un “cerchio di morte che gli impedisce di passare all’altro” e solo quando avrai percorso i “sette gradini di discesa per immergerti nelle acque della morte”, potrai riemergere come uomo nuovo.

Questo percorso è importante per tutti, lo è per te, perché noi “non possiamo non peccare”, siamo “figli del demonio”, il “demonio è nostro padre” e ci inganna continuamente “costringendoci al peccato”.

Il “peccato è necessario perché si possa poi sperimentare la misericordia”, quindi, quando ti si presenterà davanti la tentazione e tu vi cadrai, ricorda che “l’unico che ha vinto le tentazioni è stato Gesù Cristo, noi uomini non possiamo”.

Di tutto questo però non ti devi preoccupare, “perché il Signore ti ama così come sei, peccatore, e non vuole che tu cambi”.

Anzi, il Signore ama proprio il peccatore, è morto per i peccatori e se tu guarderai a Lui quando cadi nel peccato, come al serpente innalzato sul bastone di Mosè per il popolo nel deserto, sarai salvato.
Poi, se vuoi, ti potrai confessare”, ma ricorda bene che la salvezza ti viene dal credere a Gesù Cristo, al suo amore, alla sua croce. Questo basta.

Ricordati di “non giudicare”, perché “tu non sei migliore di nessuno” anzi, “devi considerarti l’ultimo, il più peccatore di tutti”. “Se alcuni peccati non li hai ancora commessi, è perché il Signore ti ha tenuto una mano sulla testa”, ma se il Signore ti toglie quella mano, “sei capace dei peggiori abomini”, magari in una lite con tua moglie “prendi il coltello e scorre il sangue…”.

"Quando il Signore ti toglie la mano dalla testa…"
Quando avrai scoperto la tua natura, la natura di peccato che ti rende un mostro e ti imprigiona nel cerchio della morte”, non ti preoccupare, sappi che il Signore ti ama così come sei e “non devi fare alcuno sforzo per cambiare”, “tutto ti sarà dato gratis quando arriverà lo spirito santo e ti farà un uomo nuovo”.

Perché non c’è bisogno di essere “moralisti, perfettini, legalisti e volontaristi”, nessuno sforzo: “il cristiano è quello che compie la virtù senza sforzo”. Se ti devi sforzare, è segno che non sei cristiano, che confidi in te stesso”.

Quindi, io ti dico, va’ e pecca, conosci il peccato, conosci ciò di cui sei capace, conosci la tua natura corrotta fino in fondo e solo dopo potrai sperimentare la misericordia”.

Accetta di essere peccatore, non essere esigente con te stesso, perché il Signore ti ama”.
Ti ama così come sei e non vuole che tu cambi, non c’è bisogno di sforzarsi né di fare nulla: la salvezza è gratis”.

La fede, infatti non deriva mica dalle opere, ma dal credere a Gesù Cristo.
Quindi, se tu credi a Gesù Cristo come tuo salvatore, questo basta. “La salvezza è gratis, non devi fare nulla”.
Devi solo “fare bene il Cammino”, perché “il Signore passa” e tu devi essere presente quando passa per te.

Scoprirai così che potrai ottenere “la vita eterna già qui, su questa terra”, perché “l’uomo è fatto per la felicità”.

Non ascoltare quelli che ti dicono che la felicità totale e sempiterna non è possibile su questa terra, perché l’uomo è soggetto alla sofferenza.
Se tu sei “un cristiano adulto”, non soffrirai più, in nessuna circostanza, perché “Gesù Cristo, sulla croce, ha già sofferto per te, perché tu non soffrissi più ed avessi la felicità”.
Altrimenti che ha sofferto a fare Gesù sulla croce, se gli uomini dovessero continuare a soffrire?
No, “Cristo ha sofferto al posto tuo, perché tu oggi possa non soffrire, essere felice”.
Se soffri quando ti capita qualcosa di doloroso, è perché “non hai in te la vita eterna”, ricordatelo.

Quindi va’, figlio mio, e fa’ tesoro di questi insegnamenti che la chiesa, “attraverso i nostri CATECHISTI” ci ha impartito.
Se hai un problema, non andare dal prete, ma sempre dai catechisti, perché loro sono “illuminati dal Signore e parlano per opera dello spirito santo”, confidati con loro e loro ti illumineranno e ti guideranno.

Da’ loro obbedienza, obbedienza cieca e totale”, soprattutto quando ti dicono cose che “non ti tornano”, perché non è obbedire se si fanno le cose che anche noi condividiamo: l’obbedienza è su ciò che non ci torna, che non comprendiamo, ma che comprenderemo a suo tempo.

Se fai tutto questo, e “fai bene il Cammino, otterrai la fede e la felicità eterna”.



Grosso modo, condensando al massimo, questi sono i punti fondamentali che il Movimento Neocatecumenale “passa” nelle cosiddette catechesi, e quindi anche quelli che è normale passino nella “trasmissione della fede ai figli”, se non a parole, sicuramente come impostazione.

Ora che ci penso e che l’ho scritto, con la riappropriazione della ragione, mi rallegro di non aver impartito mai questi insegnamenti ai miei figli e mi spiego perché sia loro che noi genitori siamo sempre stati considerati “diversi”, buonini, moralisti, legalisti, volontaristi, clericalisti e, in quanto tali, “giudicatori”.

venerdì 21 agosto 2020

"IL SALE DELLA TERRA, VI° PUNTATA: PERDONARE I NEMICI

Dodicesimo e ultimo articolo dedicato alla trasmissione di propaganda neocatecumenale "Il sale della terra" andata in onda sulla TV Rai nel 1983. In fondo a questa pagina trovate il link agli articoli precedenti.

Nella sesta puntata di quella serie trasmessa ne "Il sale della terra" si parte con un video già visto, che evidentemente a loro piace tanto mostrare: le interviste ai “cristiani della domenica”, in particolar modo ad un ragazzo che ammette di confessarsi meno di una volta all’anno.

Subito dopo parte un video con le interviste a persone ad Isola delle Femmine, Palermo.

La domanda è: “Se uno le facesse un torto, lei che farebbe?

Naturalmente, i pescatori intervistati rispondono tutti che reagirebbero. Normale.

Per introdurre il tema del perdono, i kikos picchiano giù duro e mostrano un altro video su fatti di cronaca molto gravi: il rapimento e l’uccisione di Marzia Savio nel 1982, l’uccisione di Simonetta Lamberti in un attentato, sempre nel 1982, l’attentato alla sinagoga dello stesso anno, il massacro dei campi palestinesi in Libano, bambini morti nel sud-est asiatico, lo spaccio della droga, la scorta di Aldo Moro massacrata nel 1978, uomini uccisi nel Salvador…

La domanda è la stessa, ma formulata diversamente: “Si può perdonare? È giusto perdonare?

Gennarini parla del “senso di giustizia che c’è nel cuore di ogni uomo”, che lo fa ribellare, reagire davanti a queste cose. Non sa di aver ragione. Reagire al male è necessario per ristabilire la giustizia, eliminare i pericoli, mitigare gli scandali. È la reazione eccessiva o irragionevole ad essere ingiusta. Il senso di giustizia è innato nella coscienza dell'uomo, ce l'ha anche chi non ha mai conosciuto la fede.

Gennarini prosegue dicendo una cosa del tutto ovvia, senza sapere di aver ancora ragione (ma lui la presenta per contestarla, perché vuole spostare il discorso sul perdonismo neocatecumenalizio):
Si ha paura che, qualora si perdonasse, l’avversario, il nemico farebbe di peggio e che quindi gli si darebbe in un certo senso via libera”.
È vero: nessuno deve rendersi complice del male. Se il perdonare equivale a "invitare" il nemico a fare di peggio, è come compiere un male verso sé stessi (oltre che aumentare la probabilità che anche il nemico si danni l'anima). La complicità col male non è mai il risultato del vero amore.

Sul tema intervista mons. Tomko, vescovo cecoslovacco, segretario del sinodo mondiale dei vescovi.
Tomko non sta al gioco e storna il discorso dagli eventi mondiali e di cronaca per riportarlo alle famiglie, al lavoro, dove si vivono molti conflitti per affermarsi, per far carriera.
Nessuno vuole colpe e si sente sempre vittima.
Afferma che è da qui che nasce l’odio, che poi sfocia in conflitti più grandi.
Dice che bisogna partire facendo domande a se stessi per primi.

Immediatamente dopo si manda il video della sequenza della crocifissione dello sceneggiato televisivo a puntate per la RAI, “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli.

Ne sarà fiero, Gennarini, questo sceneggiato è pur sempre un po’ farina del suo sacco: ne fu il “consulente”, cioè fu quello che diede consigli a Franco Zeffirelli, dopo aver insistito molto con lui perché accettasse di dirigerlo.
Magari molti non lo sanno, ma ha avuto mani in pasta anche in questo.

Il kolossal televisivo di Zeffirelli
con la consulenza di Pier Emilio Gennarini
Questo film, nel 2003, è stato inserito in una pagina di un sito evangelico come film cristiano.

Gennarini aveva già fatto programmi a tema religioso su Mosè e gli Atti degli Apostoli quindi, testuali parole di Zeffirelli:
Gennarini e Fabiani dissero che era il momento di affrontare il Gesù, prima che lo facessero altri e lo FACESSERO MALE”.
Gennarini… che superbo!
Pensava che altri “lo facessero male”.
Il depositario della vera fede… i migliori…

Dopo lo spezzone del film, di nuovo il canto neocatecumenale “Figlie di Gerusalemme”, che deve piacere molto a Gennarini, perché è già la seconda volta che lo propone.
Nel proporlo dice:
In questo canto, il Signore che sale al Calvario dirà “che succederà del legno secco?” cioè degli empi, se l’innocente soffre così? Ma lo stesso Signore, lo stesso Gesù, prega per gli EMPI, per i peccatori, che siamo noi”.
Noi siamo gli empi.
Non dico santi, certamente peccatori, ma empi…
Ma la sa Gennarini la definizione di “empio”?

L’empio è colui che non riconosce Dio e non gli rende culto. È l’iniquo, colui che non ha timore di Dio, colui che pronuncia iniquità e frode con la sua bocca: ha cessato di essere savio e di fare il bene (Salmo 36, 1-4).

Tralasciamo…

Giovanni Paolo II in un video parla del peccato: “Padre ho peccato contro di te”, chiamare il peccato col proprio nome…

Gennarini prende spunto dal Papa per snocciolare un mantra di cristianesimo rovesciato.
Solo quel lato sanno vedere i neocatecumenali:
Questa croce di Gesù Cristo, in fondo MI SITUA COME UN ASSASSINO, e io non mi sento un assassino. Questo è il punto che mi manca, e che manca a molti, di entrare in questa coscienza che senza questa croce io sono condannato, in un certo senso, come gli assassini che abbiamo visto all’inizio di questa puntata”.
Eppure i "giusti" esistevano anche prima della venuta di Gesù e non si condannavano ma, secondo Tertulliano, si collocavano nel cosiddetto "Seno di Abramo", non negli inferi, godendo di una consolazione provvisoria fino alla resurrezione della carne, quando tutti avranno la loro mercede.
Lo si legge anche nella Scrittura nella parabola di Lazzaro e il ricco epulone, quando si dice che il povero Lazzaro morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo.

Riconoscersi peccatori va bene, perché ognuno di noi lo è, ma andare a pensare che la croce di Gesù “mi situa come assassino”, è una deformazione tutta neocatecumenale, che fa della morte di Gesù un libello di condanna, che della passione e morte di Gesù riesce a prendere soltanto la parte “pessimistica”, il lato del Dio giudicatore silenzioso, che ti “denuncia” addirittura come assassino.

Cristianamente parlando, la croce di Gesù è AMORE.

Per amore all’uomo Gesù si è volontariamente consegnato alla croce, ai nemici, alla morte, affinché attraverso di essa potessimo accedere al cielo.
Un atto d’AMORE, NON UN ATTO DI CONDANNA.

Gennarini chiede una parola a Vanhoye, ormai ospite fisso, dopo aver detto che tutti siamo peccatori e dobbiamo prendere coscienza del nostro peccato.

Vanhoye risponde:
Chi dice di non essere SOLIDALE con i peccatori, si separa come i farisei e diventa peccatore nel senso più drammatico, cioè un peccatore che non si riconosce tale e che dunque non ha rimedio possibile”.
Solidale?
Non mi pare il termine più adeguato…

Anche Tomko asseconda la linea di Gennarini:
Però questa esperienza umana, è vero, per essere riconosciuta come qualcosa di profondo, nella sua malvagità abissale, che ABBIAMO DENTRO ANCHE COME POSSIBILITÀ, bisogna misurarla con quella morte sulla croce”.
Possibilità?
E se certe “possibilità” non accadono mai?

Gennarini è soddisfatto:
Lei mons. Tomko ci ha parlato della grandezza di questo amore, che si è fatto crocifiggere per i nostri peccati e che ci ha offerto GRATUITAMENTE, ci offre gratuitamente, il perdono e la riconciliazione…

GRATUITAMENTE è un’altra parolina cara ai neocatecumenali, pare che non importi nemmeno il pentimento ed il proposito reale di abbandonare il peccato. Sembra un AUTOMATISMO.

A sostegno delle tesi parte un interminabile video sull’esperienza di una signora cambogiana che ha sofferto persecuzioni e morti a causa dell’invasione degli Khmer rossi a Phnom Penh.

Un travaglio indicibile: marito e 9 degli 11 figli uccisi o morti di fame…
Lei afferma di aver sempre creduto alla misericordia di Dio, di aver sfamato il carnefice del marito e di saper perdonare tutti, come ha fatto Gesù.
Parla dell’amore di Dio.
Mai dubitato, nemmeno davanti ad atroci sofferenze, ingiustizie e morti.
Questa avrebbero dovuto veramente proclamarla santa.

Tomko, sulla questione dice:
Lei ha perdonato perché è stata perdonata da Dio. Ha sentito l’amore di Dio così forte da rigenerare in lei il cuore perché fosse capace di perdonare”.
Veramente la signora non ha mai detto di “essere stata perdonata”, ha sempre e solo detto cosa ha patito e che ha perdonato chi l'ha fatta patire.
Del “suo” peccato da perdonare non ne ha proprio parlato.

Gennarini sottolinea ancora, insistendo:
“Cioè ha ricevuto quello spirito che le ha testimoniato dentro di lei che dio la amava. DIO LA PERDONAVA E L’AMAVA. E questo ha trasformato il suo cuore”.
“Dio la perdonava” non l’ha detto, di cosa l’avrebbe perdonata?
Non si sa…

Questa signora ha testimoniato che è riuscita ad amare e perdonare i suoi persecutori, credendo ogni istante nell’amore di Dio e nella sua misericordia, MAI ha detto che questo perdono derivava dall’essersi sentita perdonata per prima.

Mons. Caughlan risponde alla domanda su “come si può ricevere questo dono gratuito del perdono”:
Quella donna cambogiana ha dato espressione al fatto che ha capito che Dio la ama. E conoscendo quell’amore nella sua vita ha saputo rispondere “amatevi gli uni gli altri” come dice Gesù. È proprio ciò che dava speranza a quella donna, che altrimenti era portata solo in una direzione: vendetta e morte, più violenza, più morte. Invece quella donna, con l’esperienza dell’amore di Dio, siccome noi pecchiamo tutti, sappiamo però che Dio è fedele…”.
Questo argomento del sentirsi amati da Dio” è molto interessante, perché la signora cambogiana ha avuto una vita in cui di questo amore c’era fortemente da dubitare, ma non ha dubitato, anzi, ha perdonato lo sterminio lento di 9 membri della sua famiglia.

Quello che manca a questa esperienza però è la concretezza, ci aiuterebbe moltissimo uscire dalle parole e dalle teorie per capire “dov’è che questa Signora ha potuto vedere l’amore di Dio”.

Nei lager c’era padre Kolbe, uomo concreto che si è consegnato volontariamente alla morte per salvare una vita, nell’India più povera c’era Madre Teresa e tutte le sue sorelle, a far presente l’amore di Dio nella sofferenza dei poveri moribondi, in Cina c’era un padre salesiano che diede la vita per salvare una vita.

Nell’esperienza di questa signora cambogiana, quello che “ci manca”, per assorbire pienamente il concetto, è “dove abbia visto e sentito l’amore di Dio”.
Saperlo ci aiuterebbe tantissimo.
Ci aiuterebbe ad uscire dalle “sole parole”.

Per esemplificare il concetto di perdono, Gennarini mostra una “piccola comunità” (mai si dice neocatecumenale), in cui si celebra la penitenziale.
Lì c’è anche un ragazzo a cui hanno ucciso il padre.

Siamo di nuovo ad Isola delle Femmine, in provincia di Palermo.
Poco prima erano stati intervistati i pescatori, che “non perdonavano”.

Ora Gennarini ci mostra che nello stesso luogo i neocatecumenali (rigorosamente in incognita), invece sanno perdonare, attraverso la visione di una penitenziale neocatecumenale.

Celebrazione penitenziale neocatecumenale
Per la cronaca, diciamo subito che il Movimento Neocatecumenale non esiste più in località Isola delle Femmine.

Nel 2012, proprio nella parrocchia di Maria SS. delle Grazie, esattamente quella del video, fu fatto un referendum in cui si chiedeva: “Sei d'accordo se in parrocchia riprende il Cammino Neocatecumenale?”.
Solo 32 votanti, nessuna esposizione dei risultati, ma nel sito parrocchiale, insieme a tutte le altre attività pastorali come Cursillos, Milizia dell’Immacolata, Rinnovamento dello Spirito e Azione Cattolica, IL MOVIMENTO NEOCATECUMENALE NON FIGURA.
È chiaro quindi che in quella parrocchia “così segno di amore e perdono” (neocatecumenale), il Cammino fu interrotto e poi, alla richiesta di alcuni se si desiderava ricominciarlo, la risposta è stata NO.
Tutti gli altri Movimenti coesistono tranquillamente, solo il Movimento Neocatecumenale è stato estromesso.

Evidentemente i presenti a quella penitenziale mostrata con tanta sicumera dal Gennarini, non hanno saputo diffondere sufficientemente amore e perdono.
Non li hanno più voluti…

Gennarini chiede a padre Nocent una parola su questa liturgia, in cui “c’è anche la confessione, ci sono preghiere, ci sono diverse cose…”

Nocent mette l’accento sulla “nuova creazione”: il cristiano è diventato Cristo. Sottolinea anche l’importanza della comunità, perché il peccato, anche quello più segreto, tocca tutta la comunità.
Ma specifica:

“Tutta questa comunità presente nella confessione segreta, perché PENSO che la chiesa ha mai gradito la confessione pubblica… perché non è edificante”.

Avrà mai saputo che sia agli scrutini che molto di più alla Redditio, le persone confessano i loro peccati pubblicamente? Le loro cose “segrete”?
Questo NON È EDIFICANTE.

Alla rassicurazione di Gennarini che la “confessione non è pubblica, ma privata”, Nocent aggiunge:
Mi sembra che qui è una realizzazione in cui vediamo l’esercizio totale del sacerdozio della chiesa, pur non confondendo che non è la comunità che rimette i sacramenti, ma il sacerdozio ministeriale. Però tutto mi sembra completo”.
Completo nel senso di sacerdozio ministeriale insieme al sacerdozio comune.

È l’ora del canto del GRUPPO PARROCCHIALE (così lo definisce furbescamente Gennarini), che canta il canto neocatecumenale “Non resistete al male”.

Prendendo spunto dalle parole del canto, Gennarini concede che questo del “non resistere al male” non è da intendersi come una legge, ma come un’opera di Dio che, comunque, in chi non la vive provoca qualcosa che fa soffrire”.

Chiede a Vanhoye se questo è vero e lui risponde:
Certamente, se non la compiamo, allora ci rinchiudiamo in noi stessi, ci lasciamo fermare dal muro dell’odio, e siamo separati dagli altri, isolati in noi stessi e separati anche da Dio. Perché non corrispondiamo al desiderio di Dio, rifiutiamo di essere in questa grande corrente dell’amore misericordioso, che parte da Dio e che vuole attraverso di noi andare a tutti. E questa è una grande sciagura per la nostra vita spirituale”.
Belle parole.
Quel che non si comprende bene è come mai, se si tratta di un’opera di Dio, gratuita, la si possa “rifiutare”.
Chi rifiuta Dio e le sue opere, non è certamente cristiano. È empio.
Chi pratica i sacramenti e crede in Dio, è evidente che desidera “questo dono gratuito”, altrimenti andrebbe lontano dalla Chiesa.

Come mai allora, uno che sta alla sequela di Gesù dovrebbe rifiutarsi di accogliere la sua opera gratuita?
Se è gratuita e non c’è da fare nulla, bastando andare alle celebrazioni, quest’opera dovrebbe essere concessa a tutti, anche ai “cristiani della domenica”, che vanno alle celebrazioni, secondo il kikianesimo “senza fare nulla”, come giudicano loro.

I "cristiani della domenica", che vengono sempre malamente giudicati, nella peggiore delle ipotesi farebbero esattamente come i neocatecumenali: andare alle celebrazioni e "non fare nulla".
Come mai allora Dio eleggerebbe a “dono gratuito della sua opera” solo i neocatecumenali?

A parità di “nulla fare” seguendo solo le celebrazioni, questo dono gratuito dovrebbe arrivare a tutti.
Ma non pare proprio che i neocatecumenali la pensino così.

Ci mancava, in mezzo a tante tragedie mondiali e cronicistiche, che Gennarini introducesse il concetto di “nemico” in quelli che sono vicini a noi nella quotidianità.

Ma puntuale arriva anche questo “kikiano concetto”:
Noi pensiamo tante volte che i nemici sono lontani, invece tante volte i nemici sono vicini, sono in casa nostra, sono nel nostro lavoro, sono quelli che ci stanno appresso, ci stanno accanto e ci infliggono delle piccole o grandi sofferenze. Questo si verifica non soltanto nelle famiglie, ma anche nelle comunità religiose, non di rado”.
Ce lo spiega un video dalla Colombia, secondo lui. TERRIBILE.

Qui si tratta di un convento di suore francescane, alle quali viene chiesto se “il Concilio” ha cambiato la loro vita.

Il Concilio?

Comunque sì, il Concilio l’ha cambiata, si sentono cose incredibili da parte di queste suore:
PRIMA quando suonava la campana io andavo a pregare, ma non perché sentivo il bisogno di pregare. OGGI sento una necessità tremenda della preghiera per il tipo di vita che facciamo”.
Ma scusi, suora, la vita che fate non era la stessa sia PRIMA che OGGI?

Come mai prima non aveva voglia di pregare ed oggi, la stessa identica vita da sempre condotta, le ingenera una “necessità tremenda”?

Ah ecco, dà la risposta:
Prima eravamo più chiuse in noi stesse, ora invece che siamo più aperte agli altri sento di più il bisogno di mettermi davanti al Signore. Altrimenti mi svuoto subito”.
La suora “si svuota subito” al momento che si trova “più aperta agli altri”.
Mah…

Un’altra suora dice:
PRIMA non avevamo relazioni tra di noi, anche perché le comunità erano più grosse e si rischiava di disperdersi. Ognuno faceva la sua vita, interiormente angosciata [sic], praticamente morte [sic], ORA non è così, è diverso”.
Ma ci rendiamo conto?

Questi son riusciti a far credere alle suore che PRIMA erano MORTE ED ANGOSCIATE.
Ah, ma ORA, col neocatecumenalesimo “è diverso”.

Purtroppo non spiega in cosa sia “diverso”. Classico.

Un’altra suora vaneggia:
Ad esempio noi in questa casa viviamo in 4 o 5. Se io mi arrabbio con Maria Carmen o con Bianca o con Begonia, è impossibile vivere se non cerchiamo di nuovo la comunione. Mi costa molto, però vedendo che il Signore mi perdona, io scopro l’amore [sic: scoprooo???]. E l’amore si manifesta perdonando il nemico. In quel momento IL NEMICO è quella sorella con cui non vado d’accordo. Perché la cosa più dura nella vita religiosa è proprio il contatto quotidiano
INCREDIBILE.

Al di là di sentir dire da una suora che “solo ora scopre l’amore”, queste frasi implicano di più.

Sono riusciti ad insinuare anche nelle suore la mela primordiale: l’altra suora è il “nemico”. L’albero dell’Eden per Eva era il “nemico”, ambedue “MI LIMITANO”.
Solo perché magari si sono bisticciate.

Sono riusciti ad introdurre IL NEMICO anche nel convento francescano.
Ma suore… L’altra suora è L’ALTRO, CRISTO, non IL NEMICO.

Le suore convertite da Kiko
Oppure… guarda guarda, che pian piano si viene a scoprire il progetto del maligno: L’ALTRO È CRISTO (come dice Kiko che gli disse la madonna), o È IL NEMICO?

Se sono ambedue le cose, significa che CRISTO È IL NEMICO.

Il kikianesimo, L'ALTRO, a volte l’altro lo chiama “Cristo”, a volte “nemico”, dipende da come porge il discorso.

Ma non può essere così: o è l’uno o è l’altro.

O lo devo amare in quanto amando l’altro “amo Cristo in lui”, o lo devo amare “perché l’altro è il nemico”.

Fai comunità che vivano in umiltà, semplicità e lode, dove L’ALTRO È CRISTO” afferma Kiko che gli avrebbe detto la Madonna.

Perché allora definisce Cristo nell’altro, il “nemico”?
Questo punto meriterebbe maggiore approfondimento.

Insomma, le suore ne sono rimaste convinte.
Dice infatti un’altra suora:
Io vedo come con l’esperienza del neocatecumenato, del Cammino Neocatecumenale, le relazioni a livello umano sono migliorate. La mia esperienza concreta è che io vedo in me delle tare psicologiche che mi impediscono di mettermi in comunione con gli altri. Ma nella mia comunità mi sento più amata, più accettata, e questo mi aiuta a migliorare”.
La suora che "vede in sé tare psicologiche"
Ma a che livello stiamo, di psicologia e psichiatria, o siamo sul piano della fede?

La suora vede in sé “delle tare psicologiche” che “migliorano” stando nella sua comunità, dove si sente più amata…

Il neocatecumenalesimo è riuscito anche ad insegnare alle suore “più capacità di perdonare, come una necessità, non è una cosa imposta dal di fuori. Ma ti viene dal di dentro”.

PRIMA no.

Finita l’allucinante esperienza di tutte le suore, si parla dell’omicidio di Vittorio Bachelet, ucciso dai terroristi sulle scale dell’università di Roma nel 1980.
Al funerale, il figlio Giovanni pronuncia parole di perdono e nel video si sente di sottofondo il canto parrocchiale “Quando busserò alla tua porta”.

In studio viene intervistato anche il fratello di Vittorio, Adolfo, che è un padre gesuita.
Anche lui dice che tutti in famiglia hanno perdonato, si aspettavano quell’evento.

Vittorio Bachelet e famiglia aderivano all’Azione Cattolica, per cui viene intervistato in studio l’allora presidente dell’Azione Cattolica che dice:
«Un perdono così non si improvvisa, evidentemente è un perdono che rivela la vita di una famiglia “in stato di perdono”, cioè in una condizione perenne, quotidiana di tensione verso il perdono. Credo davvero che per giungere a degli atti così significativi che segnano una vita, ci sia alle spalle un cammino continuo di formazione all’amore e quindi al perdono».
Ah, ma allora la Chiesa “funzionava” anche prima dell’avvento dell’Argüello!

L’Azione Cattolica, infatti, era nata ben nel 1867!

È da questa Chiesa che è arrivata la formazione ed il perdono.
La Chiesa che l’Argüello ha sempre denigrato e attaccato.

E le suore ancora non lo sapevano…
Maddai…

Però Monticone, l’allora presidente dell’A.C., non parla proprio come l’Argüello:
Di conversione continua, sì, direi esercitata anche. Evidentemente è un PERDONO CONQUISTATO, CON FATICA (il contrario del Cammino Neocatecumenale, per loro è GRATIS). E non soltanto conquistato in quel momento tragico e straordinario, ma conquistato giorno per giorno in quel contesto familiare, umano, ecclesiale, in cui è vissuta e vive quella famiglia”.
PERDONO CONQUISTATO CON FATICA.

E se il perdono, come tutti dicevano prima, non è opera umana, vuol dire che per vivere in questa dimensione costante di perdono quotidiano, qualcosa l’uomo di suo ci deve mettere, affinché il divino scenda sull’umano.

In effetti Gennarini, prendendo spunto da delle parole di Giovanni Paolo II, corregge immediatamente il tiro, alla maniera neocatecumenale:
Abbiamo ascoltato cosa ci ha detto il Papa… Questo è impossibile per l’uomo, per le forze dell’uomo, occorre certamente CHE DIO PRENDA L’INIZIATIVA perché possa avvenire questo, che Dio apra la strada del perdono e dell’amore…
IMPOSSIBILE PER L’UOMO.

Certo, sulle sue sole forze, ma l’uomo, quando combatte nella fede, combatte INSIEME A DIO.
Però combatte.
Guai se smettesse di farlo, come predicano i neocatecumenali.

Quella contro il male è una battaglia dell’uomo, con Dio come alleato.
Non è, come dicono i neocatecumenali, che l’uomo debba solo cantare, ballare e mangiare e poi “fa tutto lo Spirito Santo gratis”.

È il GRATIS il punto perverso dell’eresia kikiana.

Si dà all’uomo ciò che vuole: compagnia, ambiente, allegria (solo di facciata), baldoria, banchetti, viaggi chiamati “evangelizzazione”…
E poi gli si dice che “non deve fare altro”, un giorno “passerà lo Spirito Santo” e lo farà “uomo nuovo” gratis.
Solo per essere andato in compagnia, aver suonato, ballato, mangiato, viaggiato ed ascoltato la Parola di Dio in libera interpretazione.
Pure la soddisfazione di credere che “io posso interpretare quello che la parola dice a me”, è una cosa deviata, ma allettante, così ognuno se la può accomodare a piacimento: “Secondo me…”

Miglior pacchia non la poteva escogitare.
Unico scotto: dover obbedire agli “illuminati” catechisti, senza pensare.

Per molti non pensare è pure un vantaggio: pappa scodellata per tutta la vita.
Tanto va bene tutto, io “qui sto tanto bene…”

Quasi a conclusione si intervista un padre di famiglia che dovrebbe riassumere tutto quanto detto in precedenza.
Chi parla è un uomo semplice, un carpentiere da Cittanova a Reggio Calabria.

Dice che giocava a poker e barava, anche per somme molto alte, intravedendo nella causa del vizio del gioco un malessere interiore.
Un giorno, mentre giocava a carte, morì un suo figlio di 13 anni per un attacco all’aorta.
Da lì ha iniziato a farsi domande e, dopo aver letto un manifesto affisso in parrocchia, è andato ad ascoltare le catechesi per adulti.
Scrutando le Scritture aveva ascoltato parole sul perdono al nemico.
Così, quando gli hanno ucciso un figlio di 21 anni, ha potuto perdonare.
In 10 anni a Cittanova avevano ucciso ben 32 persone. Questioni di faide.
All’apprendimento della notizia si è messo in ginocchio a pregare per “chiedere perdono”.
Il cugino, latore della notizia, ha pensato che “forse questo qua c’entra nell’omicidio di suo figlio”, perché in effetti, se chiedeva perdono, non stava perdonando.
Dichiara di amare i suoi nemici.
Della moglie, non presente all’intervista, neanche l’ombra, mai rammentata nemmeno una volta.
Su questa testimonianza niente commenti.

Cittanova appartiene alla diocesi di Oppido Mamertina-Palmi e ci sono solo due parrocchie.
A noi non pare che ad oggi esista il Movimento Neocatecumenale in nessuna delle due.
Almeno questo è ciò che risulta da un'attenta ricerca online.

Si conclude il ciclo di trasmissioni neocatecumenali con il canto neocatecumenale “Per amore dei miei fratelli” eseguito dalla band neocatecumenale della parrocchia di S. Luigi Gonzaga.

Rigorosamente sempre in incognita fino alla fine…
(fine)


Nel 1983 la RAI trasmise sei puntate di propaganda neocatecumenale nella trasmissione "Il sale della terra" condotte dal neocatekiko Mimmo Gennarini. Gli articoli precedentemente pubblicati su questo tema sono:
  1. introduzione e contesto storico
  2. "prima-e-dopo", dalla prima puntata de Il sale della Terra
  3. "fruttidelcammino", dalla prima puntata
  4. sofferenza-morte-ingiustizia, dalla seconda puntata
  5. il possesso della morte, introduzione alla terza puntata
  6. il possesso della resurrezione, terza puntata
  7. devianze neocatecumenali, quarta puntata
  8. trasmissione della fede ai figli, quarta puntata
  9. la "novità" nella Chiesa, quinta puntata
  10. le opposte teologie a confronto, quinta puntata
  11. testimonianze sulla mancanza di carità dei fratelli del Cammino

mercoledì 19 agosto 2020

Non mollano i giovani neanche con la Pandemia.



Tutto uguale in tutto il mondo, agli ordini di Kiko come sempre.


Al grido "Habla, Señor, que tu siervo escucha!"


"Parla, Kiko, che il tuo servo ti ascolta"
Nonostante il COVID o, forse, meglio dire a causa del COVID itineranti, catechisti e responsabili si stanno attivando a livello locale nei vari Centri Neocatecumenali e nelle Parrocchie per riprendere le fila, mettendo in riga in primis i giovani e per tenerli in caldo con una chiamata vocazionale, organizzata per zone e inserita in un pellegrinaggio nei dintorni..

È di questi giorni, infatti, la notizia largamente attesa della cancellazione del consueto incontro vocazionale annuale dei giovani con Kiko, come da calendario degli eventi neocatecumenali programmati per tutto l'anno in corso e diramato da Kiko stesso alle comunità nell'Annuncio di Quaresima dello scorso 13 febbraio 2020. Sembra di essere in un altro pianeta!


Diceva Kiko:
"Il 5 settembre [2020] avremo un incontro vocazionale molto importante a Roma al Circo Massimo, alle 17."
Anche questo evento è saltato, come tutti gli altri incontri convivenze a raduni. Il COVID ha inferto senza alcun dubbio un colpo ferale al Cammino Neocatecumenale dal quale sarà difficile rialzarsi. E comunque nulla più sarà come prima.
E dunque i Vertici del Cammino hanno dovuto escogitare altre forme per tenere in piedi l'intera baracca e mantenere il controllo capillare sulle persone.

Gli itineranti responsabili di Regione, nel dare le disposizioni generali a cui attenersi, hanno precisato che:
"Il pellegrinaggio è vocazionale ma non significa che sia esclusivamente per ragazzi e ragazze. Se sono presenti coppie che fanno servizio di supporto al pellegrinaggio, o altri fratelli e sorelle più adulti, va specificato che la chiamata è rivolta a tutti e si fanno le chiamate come alle convivenze di Inizio Corso."
Questo in Italia, ma vediamo in Spagna per esempio. Troviamo le stesse medesime indicazioni, segno di una precisa regia dall'alto.

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Quanto segue è tradotto da un articolo di CruxSancta:

 " Nel Cammino Neocatecumenale ci sono parole il cui significato è elastico, molto elastico, molto più elastico del chewing gum. Una di queste è la parola "gioventù". Lo si vede ogni volta che organizzano le "chiamate vocazionali". Il tutto è portato avanti sempre dallo stesso Kiko che ama ascoltare se stesso e poi ai giovani viene chiesto di sentire una chiamata di Dio per il presbiterato, per la vita consacrata o per altre funzioni necessarie al Cammino Neocatecumenale, come diventare triglie o domestiche per famiglie numerose o itineranti pigri. Fatto sta che, negli ultimi anni di carestia e precarietà, quando si chiede ai giovani di “alzarsi” è normale vedere che i bambini si alzano e vengono ammessi e anche pensionati e pensionati anticipati. Quindi, sulla locandina dobbiamo intendere la parola «giovani» nel suo ampio senso neocatecumenale, vale a dire: "attirare e portare tanti quanti ne servono".
Il resto del messaggio è straordinariamente chiaro: «Parla, signore, il tuo servo ascolta» (La citazione corretta include virgole e manca il solitario "!" che appare nell'opuscolo). Per una volta l'obiettivo dell'incontro è chiaramente affermato: coloro che rispondono alla chiamata di Kiko saranno chiamati ad ascoltare come servi e obbedire come servi, dal momento che il Signore lo manda a parlar loro. Perché è richiesta ai giovani un'obbedienza assoluta al Cammino, come è richiesta a tutti, e d'estate non fanno riposare neanche loro. E non può essere! Ecco perché devi tenerli legati saldamente e fare incontri anche d'estate - occasione propizia per fare nuove conoscenze - in modo che si uniscano e si accoppino all'interno del ghetto neocat.   
(da: CruxSancta)




"Estoy aquí para hacerte
una oferta única, así que escucha.":

Cioè, in pratica: "Giovani!
Lasciate perdere ogni altra cosa!
A distruggervi ci penso io!"

Ma la cosa più scandalosa è che le direttive dall'alto precisano che non c'è limite di età, né alcun discrimine dipendente dalla Tappa di Cammino. Addirittura si ha il fondato sospetto che non gliene freghi niente se ad essere coinvolti nell'evento siano giovani che nel cammino neanche sono entrati!
Che dire?
Forse gli faranno le scuole serali o organizzeranno corsi accelerati per far fare "il salto", come a scuola si fa per recuperare gli anni perduti!


Insomma, per farla breve, l'età minima è scesa a 13 - 14 anni. Sì, avete ben compreso, anche solo 13 anni! Certo, più bassa di così!
La verità è che sono nei guai seri, più ancora di ogni più nera previsione e di quello che vogliono far credere.



Ricordate anche voi i primi anni, quando ancora si davano una parvenza di serietà?
Il minimo richiesto era aver fatto la Tappa della Traditio o almeno il Secondo Scrutinio.
Azzerate tutte le condizioni, ora tutto fa brodo. Stanno proprio “alla frutta”, ridotti ormai alla canna del gas. E intanto giocano con le vite umane con una disinvoltura ancor più grande, mano a mano che vedono sfuggir loro di mano la situazione.

In verità bisogna dire che non si son fatti mai troppi scrupoli a distruggere impunemente la gente. Non è da meravigliarsi. E col passar del tempo potevano solo peggiorare!
Intanto negli ultimi anni è saltato alla ribalta sempre più un altro efficace strumento che utilizzano in modo spregiudicato per accalappiare giovani da asservire alla loro causa. È il famoso "post-cresima". Si vantano - mentendo - di portarlo avanti "con spirito di servizio" nelle Parrocchie dove si fa il Cammino. In realtà il "post-cresima" è solo il mezzo che utilizzano per traghettare i ragazzi dalla parrocchia al cammino neocatecumenale nella speranza che in molti, oltre ad entrare in comunità e coinvolti dagli incontri vocazionali, vadano soprattutto a riempire le fila sempre più ridotte dei seminaristi dei numerosi R.M. al servizio di Kiko sparsi per il mondo.


E cosi, tra pellegrinaggi, post-cresima, abbassamento dell'età minima, ad un certo punto si è annullato anche il discrimine che imponeva, per l'ammissione al Centro Vocazionale, di aver fatto almeno una metà del percorso neocatecumenale o quanto meno - riducendo proprio all'osso - gli anni in cui si mettono le prime basi. Fino al punto che, tolta di mezzo anche l'ultima condizione pregiudiziale ossia di fare almeno parte del cammino, si approda al sospirato Incontro Vocazionale annuale con Kiko con tutte le carte in regola per "offrire la propria vita per l'evangelizzazione". Tradotto: carne da macello! Per Kiko Arguello, ovviamente!



“Come condannati a morte”
carne da macello da sacrificare a Kiko.
A proposito: sono 90 kikos, o molti di meno?

Ne lasciamo la descrizione a  Pietro (NON del Cammino) che con una sola immagine, in una sintesi estrema, descrive quanto di fatto avviene nel Cammino, e non solo in occasione delle Chiamate Vocazionali:


"Non voglio certo negare altri tipi di esperienze, ma quando si confonde il modo di fare con l'essenza del messaggio evangelico, l'esperienza che si dice di aver vissuto potrebbe essere in gran parte frutto di suggestione.
E la suggestione sta ai frutti dello Spirito, come l'allegria del vino sta alla gioia frutto dello Spirito Santo."



Kiko gioca moltissimo sulla suggestione. Molto bravo a gestire moltitudini di ascoltatori e portarli ad uno stato di ebrezza crescente. Un vero specialista nel campo.


Poi come pronuncia la magica parola "Si alzino ora quelli che si sentono chiamati dal Signore a…" si vedono stuoli di inebriati fratelli sciamare ai suoi piedi.

Atterrando nella realtà verifichiamo poi che in tanti negli anni hanno fatto dietro front, tanti ragazzi hanno iniziato senza mai finirlo il percorso nei Seminari R.M. con grande dispendio di risorse economiche che hanno gettato al collasso intere comunità e, cosa ben più grave, logorando se stessi per aver stravolto irrimediabilmente, sotto l'onda dell'entusiasmo e in maniera sconsiderata, la propria vita per sempre.
In seguito molti di loro ne sono rimasti irrimediabilmente distrutti, perdendo identità e orientamento.

Alla fine della fiera i poveretti, insomma, non sono più "né carne né pesce", come suol dirsi.