mercoledì 29 marzo 2023

Progetto Decima: Causa che pende causa che rende - Prima parte (Da FungKu)

Esimii lettori, 

l'altro giorno stavo gironzolando per la redazione del blog, un po' cercando la carta della stampante (ora me la nascondono) per farci gli origami e un po' per vedere se qualcuno voleva venire a far merenda.

Intanto gli autori, seduti intorno al tavolo, erano completamente immersi in una discussione serissima e nessuno badava a me e peccato che non ho trovato la risma in quel momento. Stavano discutendo su come scrivere un post su Il valore che il Cammino attribuisce al tempo dei fratelli camminanti. Un tema lungo e complicato. Siccome stavo facendo finta di non essere interessato per niente alla carta della stampante, devono aver pensato che ci stessi capendo qualcosa di tutto sto discorso e quindi mi chiedono:

- Eih, FungKu, ma tu come lo presenteresti in modo compatto, questo argomento?

- Eh....?

(... E in quel momento, ho avuto una visione intellettuale. Anzi no, era una locuzione.
Anzi no, erano proprio voci nella mia testa! Proprio come Kiko!)

Ma insomma, siccome avevo appena letto cose nel blog, mi sono ricordato di questo commento del caro amico Lino Lista, che rende benissimo l'idea che gli autori vogliono esprimere. Si tratta di un dialogo tra uno scriteriato scrutinato e il suo dirottatore direttore spirituale, il "catechista" neocatecumenale:

Neocatecumenale: "Ho una domanda da farti, mio catechista direttore spirituale: io sono un adultero. Mi devo preoccupare?"  
Direttore spirituale: "Non preoccuparti, il Signore ti sta permettendo di sperimentare l'adulterio affinché tu conosca te stesso, che sei un peggiore come Giacobbe. Ha scelto Giacobbe, ha odiato Esaù."  
Neocatecumenale: "Di quanto tempo abbiamo bisogno, io e la mia amante, per sperimentare l'adulterio e conoscere noi stessi?"  
Direttore spirituale: "Non c'è un tempo fisso, in generale dopo aver ricevuto secchiate di fango sugli occhi, quando si supera lo scrutinio".  
Neocatecumenale: "Grazie, direttore-catechista, cercheremo di conoscere bene noi stessi, io e la mia amante".
Fonte del colloquio di direzione spirituale: vedi qui 

Morale dello sfottò: cercatevi un direttore spirituale che non si sia formato sui mamotreti, un direttore spirituale non deve appartenere alla vostra medesima scuola di pensiero


In conclusione alla morale dello sfottò: il Cammino deve durare il meno possibile, il tempo che tu entri per caso nelle salette ad una delle catechesi iniziali di adescamento al Cammino Neocatecumenale per adulti, giovani etc. ed improvvisamente ti chiamano da casa che devi andar via subito perché sono rimasti chiusi fuori. Fine dell'esperienza. Altrimenti poi il Signore ti fa trovare l'amante per farti vedere che sei adultero, i catechisti te la fanno tenere a tempo indeterminato, perché, più tardi ti converti, più resti nel Cammino e più a lungo paghi la decima. E poi la senti, la moglie! E ti saluto pure la conversione e la salvezza dell'anima. Fine del post.

- ...Ma così è troppo sintetico il post, Fungku! Dicono gli amici della redazione del blog.

- Vabbè, ho risposto io, allora copiamo direttamente da Kiko, tanto ha già scritto tutto lui, ipsa kikissima verba! Quindi anestetizzo il fegato, indosso tutte le medagliette benedette in mio possesso e, forbici e colla alla mano, mi avvento sullo scaffale dell'insopportabile letteratura kikiana ciclostilata.

E dunque, esimii lettori, eccovi una carrellata di massime kikocarmeniane ad argomento tempo passato nel Cammino, selezionate ed incollate per voi da FungKu Reader's Indigèst e dalla redazione, che ringrazio per la collaborazione!



Il valore che il Cammino attribuisce al tempo dei camminanti

1. Riscrivere il passato per riscrivere il futuro.

Siete alle cosiddette "catechesi per giovani ed adulti" e Kiko (o un suo kiklone, è uguale) vi racconta a modo suo la storia della Chiesa. Mentre iddu parla, voi state controllando se segue fedelmente il mamotreto segreto delle catechesi iniziali del Cammino Neocatecumenale che avete scaricato da Internet prima di uscire di casa. A pagina 58 vi imbattete nel famoso diagrammino kiko-carmeniano della storia della Chiesa ed osservate - desolati da tanto osare - la parentesi temporale che si apre con l'editto di Costantino, che pone fine alle persecuzioni contro i cristiani, e si chiude con il Concilio Vaticano II (con gran sollievo di Kiko che non vede l'ora di ricominciarle, le persecuzioni). Una parentesi di 1648 anni di religiosità naturale e paganesimo, vi rivela El Kiko (pagg. 58-62).

Insomma, siete a queste "catechesi" (una tempesta di errori!), non avete ancora fatto in tempo a rendervi conto che vi stanno adescando nel Cammino Neocatecumenale e già vi riscrivono la storia della Chiesa: chissenefrega, dite? Ricordatevi che chi riscrive il vostro passato riscrive anche il vostro presente ed il vostro futuro.

Ed ecco il diagrammino della storia della Chiesa affisso all'interno della testa di Kiko (e, per osmosi, di tutti i neocatecumenali). La freccia nera indica il tempo, che scorre dalla cacciata dei progenitori dall'Eden fino a quel preannunciato giorno di Pasqua in cui El Kiko sarà rapito al cielo ed il mondo finirà. Il momento più pagano di tutti si trova all'interno della parentesi della morte ed in corrispondenza del Concilio di Trento col quale venne rigettata l'eresia protestante - pur con grande riprovazione di Carmen, che avrebbe preferito stare tutti insieme, eretici e non eretici, seduti sulla roccia angolare (v. a pag. 333). Poi arriva Kiko e trasforma la parrocchia in comunità di comunità di comunità di comunità di comunità di comunità, finché, a forza di accorpamenti, di comunità non ne rimane che una da 15 persone - e poi basta perché i fedeli sono finiti, son tutti scappati in un'altra parrocchia.

2. Ora o mai più! (anche nella variante detta "qui ed ora")

Mentre i cattolici "della domenica" seguono i tempi liturgici della Chiesa e si nutrono del suo Magistero, la vita dei fratelli in Cammino è scandita dai tempi della comunità: tappa dopo tappa, "sorpresa" dopo "sorpresa", segreto dopo segreto. Si cammina, giorno dopo giorno, dietro ad uno o più "Mosè", nel "qui ed ora", in un malinteso senso di precarietà, fino a che la Terra Promessa non sarà raggiunta. Dice Kiko:
Non siamo qui solamente per compiere un precetto, per ascoltare la Messa, visto che domani è domenica. [...] Mi rendo conto che per voi potrà essere una cosa difficile perché si tratta veramente di cambiare religione. E' molto difficile passare da maomettano ad ebreo o qualcosa del genere. Dal concepire la religione in certi contesti che avevamo prima, passare ad una religione completamente nuova. (Secondo passaggio, pag. 57)

Tu cammini in una religione in cui Dio va davanti a te ed è Lui che mostra quello che vuole e come vuole. (Inizio Corso 2017-2018) 
E cosa vuole Dio dal fratello neocatecumenale? Che sia pronto per il Signore qui, adesso, in ogni momento. Kiko lo dice, per esempio, nel mamotreto dello Shemà, a pag. 9. Si riferisce alla Parabola delle dieci vergini (Mt 25, 1-13):

Questa convivenza ti dice "Svegliati perché viene lo sposo”. E se non prendesti olio nel primo scrutinio approfitta per prenderlo ora, non accada che tardi ancora un poco e torni a spegnersi e allora è la fine. 
Forse che Kiko ci sta raccomandando una vita in grazia? La santa confessione frequente e sempre subito dopo un peccato mortale? Di osservare i comandamenti e rispettare i precetti? No, il rivoluzionatore del cattolicesimo ci insegna che aspetta veramente lo Sposo colui il quale si presenta immancabilmente agli eventi della comunità neocatecumenale (subito sotto):
Succede che viene lo sposo quando meno te lo aspetti, viene il secondo scrutinio e sai dove sei? Te lo voglio dire: capita che hai una cognata malata e sei dovuto andare a trovarla. Si fecero i secondi scrutini e si chiuse la porta. Ed è già un mese che non vieni in comunità. Da tempo le cose non andavano bene. Si chiuse la porta, i più entrarono e la loro vita cambiò realmente, riempiendosi di allegria e tu ti trovi nei guai, come tanta gente.

La Parabola delle dieci vergini riappare nel mamotreto del secondo scrutinio, con lo stesso carico simbolico. Qui siamo a pag. 17:

Questa Parola ti dice: "Oggi devi essere cristiano!". Oggi, neanche domani, neanche tra un quarto d’ora perché forse tra un quarto d’ora tu dormi. Il Signore ti chiama adesso. Il contenuto di questa parabola qual è? 

Te lo spiego in modo semplice. Le vergini non hanno preso olio. Perché non l'hanno preso? Semplicemente perché hanno trascurato le nozze. Hanno pensato che le nozze non erano importanti. 

E a cosa ti chiama il Signore, adesso?... Prosegue Kiko:

Cosi allo Shemà tu hai pensato che non era importante e non hai preso l'olio: e allora da quanto tempo non vieni in comunità? Da quanto tempo non hai più olio? Ma per la sua misericordia il Signore ti dà oggi l'occasione. Ecco, era in quel momento dello Shemà che il Signore ti invitava a convertirti, era in quel momento che ti si poteva dare l'olio; tu non l'hai preso, non c'è più. 

Questa convivenza stessa: è questo il momento in cui il Signore ti dà l'olio, non ci sarà più tardi, non c'è un altro momento.

Capito, fratelli neocatecumenali? Ora o mai più! Oppure, la volta successiva o mai più! Oppure, quella dopo ancora o mai più! Ma si tratta sempre di andare in comunità ed ai ritiri neocatecumenali. Le innumerevoli occasioni di conversione e progressione spirituale che Dio, tramite la Chiesa o per altre vie, offre a tutti? Non contano. Il Signore passa solo nelle salette, affrettatevi!



3. Ma a cosa è dovuta l'attesa delle dieci vergini della Parabola?

L'attesa è data dal tempo delle trattative delle famiglie degli sposi menzionati nella Parabola, dice Kiko. Sempre dal secondo scrutinio, leggiamo a pag. 17:

Quanto più importanti erano le nozze, più erano lunghe le trattative: in Oriente si fa tutto per le lunghe [...] in Oriente l'ospitalità è tutto un rito. Tutte le trattative vanno per le lunghe.[...]
Bene, io vi dico una cosa: questo è il cammino catecumenale. Il cammino catecumenale sono le trattative. Tutto il cammino catecumenale è lungo, perchè molto importante, perché importanti sono le nozze che Dio sta per fare con te, perché è in gioco la tua vita. 
C'è gente che disprezza queste trattative e prende sotto gamba il cammino, ci sono altre cose più importanti.

... Con ripetuti salti semantici Kiko insegna a sostituire il Cristianesimo (cattolico) col suo rivoluzionario Cammino:

Questi salti logici, veloci e ripetuti fino allo sfinimento, abituano l'ascoltatore passivo a considerare il Cammino come il vero, unico modo di vivere seriamente nella Chiesa. Una specie di reato di impersonificazione.

Il Cristianesimo non è un flash, non è una emozione, non è una convivenza che tu senti così e dopo... no! Chi ha capito che questo è una cosa seria non si lascia portare dall'emozione, dal sentimento, ma prende l'olio. Capisce che è una cosa seria, qui c'è in gioco la vita, questo è serio, è meraviglioso, e come tutte le cose serie nella vita costa tempo e ha una maturazione. Questa è l'immagine.
... e salto di ritorno, dal cristianesimo al Cammino. Seguita Kiko: 
Poiché le trattative sono lunghe tutte si sono assopite; anche voi, poiché il Cammino é lungo vi siete addormentati. Da quanto tempo non venivate in comunità? Non hanno più amore. Altri che hanno un poco d'amore che hanno preso l'olio, che leggono la Parola, anche loro per routine, per stanchezza si sono un po' addormentati. 
Se il Cammino neocatecumenale sono le trattative prima del matrimonio, il neocatecumeno è la vergine in attesa fuori dalla casa dello sposo, e queste trattative durano tutta la vita, come dura il Cammino, cosa dobbiamo dedurre? Che il Cammino e la sua durata non dipendono dalla progressione spirituale del singolo, e in nessun modo la influenzano; è qualcosa che succede al di fuori, che riguarda altri, con ben più alta responsabilità, che a suon di greggi e di case e di servi, contrattano nel frattempo la creazione di un bel patrimonio.

Se ci si pensa bene, è un ottima descrizione del Cammino: mentre i neofiti-ancelle bivaccano, si addormentano, invecchiano (e qualcuna pure ci muore) e devono continuamente comprare l'olio dai catechisti-mercanti - solo da loro, naturalmente, che hanno l'esclusiva delle fede - , lontano da lì, in altre stanze, a loro insaputa, sta lievitando l'eredità (in contanti, in beni, in amicizie utili, in impieghi lucrosi eccetera) destinata a pochi.

Kiko e Carmen hanno mistificato il meraviglioso tessuto di simboli contenuti nella festa di nozze della parabola dieci Vergini. In questa parabola sussistono molteplici contrasti simbolici, che sono sono stati alterati dalla "scienza" dei due impenitenti dall'indole narcisistica: la veglia e il sonno. Il sonno allude al torpore spirituale, alla svalutazione dell'inestimabile appuntamento, alla morte (non all'assenza dalle celebrazioni neocatecumenali, né alla mancata decima, o al non dirigersi alle convivenze e via dicendo). La veglia rappresenta invece l'avvedutezza, la devozione, il giudizio, la vita (e non il tempo trascorso tra le pareti di una saletta neocatecumenale). L’antitesi tra sonno e veglia è ovviamente seguita da un altro contrasto: il buio e la luce. La notte è il momento della tentazione, del deserto, da cui l’anima anela al Signore, nella speranza che l’aurora porti la luce che è vita: Dio. La luce della fiaccola che squarcia la notte è segno dell’incontro con Cristo, luce del mondo, come si canta nella Veglia pasquale.

In questa prospettiva si sottolinea il valore dell’olio, che non è segno della comunità e della vita dell'adepto in essa, ma di ospitalità e di intimità, ma anche segno messianico, usato nelle consacrazioni regali. Il sollecito urgente è quello di prepararsi all’incontro con il Signore e non quello di apprestarsi ad aderire agli obblighi neocatecumenali per incontrare il dio di un'altra religione.

Il racconto che ne fa Kiko è proprio illuminante... oltre al fatto che si guarda bene dal dire che quell'olio dovrebbero essere le buone opere: gli metterebbe in subbuglio tutta l'esegesi farlocca!

Il prossimo salto logico è un doppio carpiato che ci porta dalla Parabola delle dieci vergini alla convivenza del secondo scrutinio e dagli amici dello Sposo ai cosiddetti "catechisti". Vi state intrecciando? Noi sì. Prosegue Kiko:

Bene, questa convivenza è questa parabola. Noi siamo gli amici, gli amici dello Sposo che vengono a dirvi: "Svegliatevi, perché viene lo Sposo!". Non quando vuoi tu. Adesso che siete stanchi, a mezzanotte. E' adesso mezzanotte, è adesso che viene lo Sposo, quando tu nemmeno lo aspetti, perché la vita è così, la morte è così.  

Lo sa il Kiko, amico dello Sposo, che il Signore "passa" proprio poco dopo la mezzanotte, nella "Sala Gialla" dell'Hotel "Le Palme" (mentre tutti stanno cadendo dal sonno malgrado i cantori che urlano).

Attendono tutti i fratelli che si presentano "con l'olio" agli appuntamenti negli hotel, fissati da Kiko e compagnia: gli appuntamenti con il passaggio del Signore. Il tempo delle "trattative" è deciso non dalla Chiesa - né tantomeno dal singolo fedele con il suo direttore spirituale - ma dai falsi profeti neocatecumenali, una volta per tutte, per l'intera collettività degli aderenti al Cammino. Tappa dopo tappa, dopo tappa, dopo tappa; sosta dopo sosta dopo sosta.


E qui facciamo una sosta pure noi, quindi, fine della prima e penultima parte.
Alla prossima,
Cordialità da FungKu, somaro di redazione.



(POST-IT) Mentre in redazione continuano a lavorare a questo post, io vado sempre cercando un po'di carta per fare gli origami. In una delle salette parrocchiali ho scorto un sacco della spazzatura annodato, abbandonato sotto una sedia di plexiglass. Dal peso non pareva roba da chiamare gli artificieri e a toccarlo pareva pieno solo di carta, allora l'ho portato di là e finalmente ho fatto gli origami con tutta la carta che ci ho trovato dentro. Ora vi saluto perché ho sentito un catechista che urla come un ossesso nei corridoi, lo tengono in quattro e c'è uno che gli chiama un TSO. Cordialità, FungKu.

domenica 26 marzo 2023

Lo show delle confessioni pubbliche del Cammino

Promemoria sull'asineria neocatecumenale: esistono troppi validissimi motivi per cui è spiritualmente dannoso "confessare pubblicamente" i propri peccati.

Un grosso errore del Cammino Neocatecumenale è quello di indurre i suoi adepti, in molte occasioni, a fare una "confessione pubblica" dei propri peccati (poco importa che a seconda dei casi la chiamino pomposamente "scrutini", "giri di esperienze", "testimonianze"... il "format" è sempre lo stesso: una confessione pubblica dei propri peccati). Inutile aggiungere che nella Chiesa cattolica ciò non avviene.

La radice di questo clamoroso errore neocatecumenale sta nel fatto che nella loro superbia sono bramosi di misurare la misericordia di Dio, in modo da sentirsi i primi in classifica (una classifica immaginaria di chi è più cristiano degli altri) perché durante lo show delle confessioni pubbliche qualcuno ha parlato di certi suoi grossi peccati e quindi la piccola comunità neocatecumenale acquisirebbe "punti-misericordia". Noi cattolici, invece, sappiamo che ogni singolo peccato - e dunque anche quello del dare scandalo attraverso "confessioni pubbliche" - è contro il regno di Dio.

Effettivamente non somiglia solo a un UFO...

A sostenere quell'errore delle "confessioni pubbliche" c'è l'erronea convinzione - tipica di ogni setta, inclusa quella neocatecumenale - secondo cui un gesto del genere è sincero proporzionalmente a quanto è imbarazzante.

Dunque, vediamo alcuni di quei motivi per cui è spiritualmente dannosa e altamente sconsigliabile la "confessione pubblica".

Il primo è il più ovvio: è il dare scandalo alle anime più deboli. Nessuno di noi può scrutare le anime altrui, per cui non possiamo mai stimare quanto sia spiritualmente pericoloso e immediatamente dannoso che uno parli dei propri peccati. Il peccato non merita "pubblicità". Uno dei possibili danni alle anime semplici è il suggerire (anche involontariamente) l'idea che una certa cosa "è davvero possibile farla". Per dire, se portate una moto presso una tribù che non aveva mai visto un veicolo a motore, nessuno sognerà di impennare, anche se tutti si appassionassero alla velocità e alle prestazioni. Ma non appena uno desse il pessimo esempio anche soltanto dicendo di averlo fatto... E adesso pensate per un attimo ai tanti fratelli del Cammino, che avevano aderito perché lo spot pubblicitario parlava di "fede adulta", parlava di "Dio che si vuole incontrare con te"... e ricevono invece - oltre a pressanti e incessanti e perpetue richieste di denaro - anche un cumulo di scabrose e pruriginose notizie di peccati, talvolta veri, talvolta un po' inventati, ma che fanno a gara a chi sembra più scandaloso. Tutto perché vogliono "misurare" la misericordia di Dio, associandola alla quantità di super-peccatoni extra-giganti.

Un altro buon motivo è che il pubblico ha buona memoria. Io stesso, a distanza di tanti anni, ricordo un certo seminarista (oggi prete di successo) raccontare con inutile dovizia di dettagli certe cose che avrebbe dovuto dire solo in confessionale. E invece non solo le disse in pubblico ma evitò di rimanere sul vago (sarebbe bastato chiudere subito la questione con espressioni vaghe tipo: "ho peccato contro Dio", "mi credevo capace di resistere"...). Ancor oggi, quando lo vedo, la mia memoria istintivamente associa lui a quel determinato peccato e a quelle precise modalità che lui con imprudente vanità descrisse in dettaglio. Non posso sapere se negli anni successivi sia caduto di nuovo in quel genere di peccati ma il fatto è che quando lo vedo, mi torna in mente prima quel suo peccato vantato all'epoca che la sua persona oggi. E figuratevi cosa può significare una "buona memoria" in qualche persona maliziosa, o solo chiacchierona, o semplicemente sofferente, o comunque debole. E figuratevi in un ambiente mormoratore e giudicatore come la diabolica setta neocatecumenale, che giustifica e invoglia le "confessioni pubbliche", quante anime semplici vengono continuamente diluviate di scandali. E no, il blaterare ritmicamente che il Signore "ha perdonato" non ti cancella il ricordo di quelle cose indegne, disoneste, ignobili.

Quindi c'è il fatto che il peccatore stesso ha buona memoria. Prima o poi il ricordo di aver "confessato in pubblico" una determinata cosa gli tornerà in mente corredata di brutte sensazioni (fastidio, rimorso, dolore, paura che qualcuno dei presenti se ne ricordi bene...) perché ricorderà quei volti e percepirà di nuovo le loro sensazioni (non tutte angeliche, non tutte di genuino perdono e lode al Signore). Il disprezzare sé stessi e addolorarsi continuamente per un passato "ancora troppo facilmente ricordabile", è una grave debolezza, è segno che nonostante il perdono non si è voltato pagina. La vera umiliazione, il vero pentimento, nascono per amore di Dio (e al massimo per il timore dell'inferno, cioè del perdere la felicità perpetua in Dio); nel pentimento, l'eventuale aspetto del disprezzo di sé stessi non è il fine, ma solo un mezzo (il maggior rimpianto di Agostino d'Ippona, "tardi ti amai", non riguarda gli specifici peccati ma l'amore per il Signore).

Diremmo, solo per capirci, che occorre imparare a "perdonare sé stessi", cioè a non commettere il madornale errore di Giuda Iscariota. Giuda, convintosi di non poter "perdonare sé stesso", giunse subito all'erronea conclusione che Dio "non poteva" perdonarlo ("se non ci riesco io è impossibile che ci riesca Lui"), che Dio sarebbe stato "incapace" di perdonare, e pertanto andò volontariamente a sfracellarsi, per punire sé stesso in virtù del fatto che non volle "perdonare sé stesso", cioè rifiutò il Dio della misericordia. Allo stesso modo di Giuda, un'anima potrebbe rimanere schiava del peccato "pubblicamente confessato", schiava dell'idea di averlo "detto davanti a tutti", col sottinteso che quei "tutti" (più coloro ai quali sarà stato riferito con più o meno malizia da loro), continueranno ad accusarla (anche solo virtualmente), pertanto "deve" autoaccusarsi anche lei smettendo di pensare che una volta perdonati sacramentalmente occorreva voltar pagina.
Claudia, ex attrice e famosa per questioni porno, dopo la conversione, quando un intervistatore le ricordò ciò che di lei ancora circolava in giro, liquidò la questione dicendo: ma quelli sono peccati perdonati. Cioè - giustamente - non voleva andare a rimestare nel passato (esattamente come non rimestavano l'apostolo Paolo o Francesco d'Assisi, che non si sono certo permessi di descrivere i dettagli pruriginosi delle proprie passate "esperienze"). Erano peccati perdonati attraverso il sacramento della riconciliazione, non avvertiva alcun bisogno di fare "testimonianze" modello neocatecumenalizio autoflagellante e bramoso di punti-scandalo per scalare l'immaginaria classifica di campionato.

C'è poi pure il fatto che il peccatore che rievoca pubblicamente il peccato che ha commesso, rimesta nel torbido, magari ricordando (o inventando) altri dettagli. Infatti le orecchie dell'uditorio non sono le orecchie del confessore. Ciò che normalmente sarebbe stato coperto dal vincolo del segreto della confessione, e dunque da quel momento sarebbe divenuto un voltar pagina nella propria vita, un qualcosa di finalmente "dimenticabile", diventa invece un pubblico rivangare nel proprio torbido passato, "rivivendo" mentalmente quella cosa turpe e vile, col serio rischio che dietro quell'espressione facciale umiliata (umiliazione vera o recitata, non importa) sorga il pensiero del "ma guarda di cosa son stato capace, chissà che non possa accadere di nuovo". (I padri del deserto, quando con esagerata iperbole dicevano che il tuo peccato non esiste più, lo facevano per rimarcare che una volta chiesto e ottenuto perdono non bisognava rimestare più nel passato torbido, ma guardare avanti, voltando pagina; altrimenti si diventa mentalmente "schiavi del peccato", ossessionati da quella cosa, e a furia di girarci intorno, e di descrivere, di riepilogare, di rievocare, si finisce davvero per fare come Giuda, cioè sotto sotto e a poco a poco convincersi di non essere perdonabili, magari perfino dopo l'assoluzione, cioè ci si pianta un "virus" spirituale in testa, da soli, solo perché ci si crogiola troppo a pensare ai peccati passati).

L'euforia di mettere tutto in piazza

Anche se in certi trattatelli spirituali si suggeriva di meditare sui peccati commessi lungo tutta la propria vita e di riportare in confessione (chiarendo di averlo già confessato in precedenza) qualche peccato particolarmente grave del passato, ciò serviva per aggiungersi l'umiliazione del "anche se stavolta confesso solo X e Y che sembrano poca roba, a suo tempo fui capace di commettere anche Z, di cui ho chiesto già perdono, ma che mi ricorda quanto mi allontanai da Dio"), e ciò avviene comunque nel segreto della confessione.

Il segreto della confessione consente di stare "a tu per tu" col Signore, per tramite di un Suo incaricato (incaricato da Nostro Signore, nella persona degli Apostoli, dei loro successori, e di coloro ai quali è stato tramandato attraverso il sacerdozio il potere di rimettere i peccati, al punto che «a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi», cfr. Gv 20,23), e di potersi esprimere senza avere un uditorio di "spettatori" che "chissà cosa staranno pensando di me adesso, chissà cosa penseranno di me in futuro, chissà a quant'altra gente ricorderanno ciò che ho fatto". Al sacerdote in questione non interessano i dettagli - se non quelli importanti per valutare la salute spirituale dell'anima e l'effettiva gravità dell'atto commesso -, ma solo la disposizione personale del penitente a chiedere perdono, senza la quale la confessione sarebbe inutile. Il sacerdote che ascolta una confessione non è "il pubblico presente allo show", ma solo l'incaricato di darti l'assoluzione qualora ritenga che ci sia almeno un po' di pentimento.

C'è un altro punto importante: il fatto che spesso non sappiamo esprimere bene in che modo abbiamo peccato (e anche questa motivazione sarebbe già da sola sufficiente perché la confessione sia esclusivamente "in segreto" col solo sacerdote). Il sacerdote, che di confessioni ne ha ascoltate tante, può chiarire i termini se necessario, o può "capire al volo" senza dover rovistare tra espressioni poco delicate. Nel neocatecumenalismo c'è la sbagliatissima convinzione che uno sia sempre capace di descrivere correttamente i propri peccati, e che se non ci riesce allora "Dio provvede" illuminando gli ascoltatori, come se Dio fosse una specie di "bacchetta magica" (lo stesso tipo di bacchetta magica per cui i cosiddetti "catechisti" del Cammino, anche quando dicono qualche emerita vaccata, sarebbe "per il tuo bene" perché Dio aggiusterebbe automagicamente tutto quel che dicono).

In ogni caso, il peccato da portare in confessione riguarda il "cosa", e non sempre è necessario spiegare troppo il "come" (tranne forse quando ci sono altri peccati connessi a quello), tanto meno scendere in dettagli del tutto inutili ai fini dello spiegare al confessore "di cosa desidero chiedere perdono". Invece nelle pubbliche confessioni neocatecumenali - organizzate come se fossero uno show - c'è tutta un'avidità di dettagli scabrosi, stravaganti e vergognosi, con la convinzione (sbagliatissima) che più ci si imbarazza e più sarebbe fruttuoso il gesto, insieme alla convinzione (altrettanto sbagliatissima) che più è grave il peccato di cui si parla, e più si acquisirebbe punteggio nella classifica immaginaria di "misericordia divina vantabile come conquista della piccola comunità" (come se uno, per ottenere maggior misericordia, dovesse "peccare di più": è il concetto luterano di peccar fortemente purché si creda in Dio ancor più fortemente - mentre noi cattolici sappiamo che è proprio il peccato a renderti più difficile il "credere più fortemente").

La confessione "auricolare" (nel senso di "all'orecchio del sacerdote", cioè in segreto) è di tradizione apostolica. I tentativi di fare "confessioni pubbliche" (con pubbliche penitenze) avvenuti in certe comunità cristiane qua e là nei primi secoli (e non in tutto l'orbe cattolico) solitamente accompagnavano una preesistente visione fatalista della vita e dei sacramenti (come ad esempio l'idea che ci si potesse confessare solo una volta nella vita, e quindi avere in tutta la vita solo due momenti di remissione dei peccati - il battesimo e la confessione - e poi non ci fosse altro che l'inferno). Non ci volle molto, per le autorità della Chiesa, per capire quanto danno facevano quelle gravissime esagerazioni (il guaio è che in tempi recenti, sull'influsso moralista-puritano protestante, certi sedicenti teologi e storici hanno deciso di credere che "praticamente tutti" i primi cristiani non si confessassero nel segreto ma in pubblico, che è una grossa panzana inventabile solo perché non ci sono abbastanza documenti d'epoca a smentirla). La necessità di pubbliche penitenze (addirittura con casi in cui l'assoluzione giungeva solo dopo lunga e durissima penitenza) riguardava solo scandali particolarmente gravi - e sussisteva per il fatto che certi barbari convertitisi troppo in fretta, tornavano poi facilmente in certe gravissime abitudini che avevano prima di convertirsi.

Il fatto che i primissimi cristiani avessero una grande fede e una notevole dirittura morale non implica che i cristiani successivi debbano essere "almeno all'altezza". Questo truce rigorismo da giansenisti ricompare qua e là tante volte durante storia della Chiesa, ad opera di tutti quei protestanti (come i neocatecumenali) che si illudono che la misericordia di Dio vada misurata in quantità di peccatoni "perdonati" vantabili in pubblico. (Se così fosse, i bambini non potrebbero giungere a livelli di santità come gli anziani, e Nostro Signore si sarebbe sbagliato nel dire «lasciate che i bambini vengano a me», cfr. ad es. Lc 18,16).

La Redditio: un'altra occasione per le confessioni pubbliche

Concludiamo facendo notare che Kiko e Carmen hanno sempre avuto un'insana sete di ascoltare robacce sessuali scandalose. E questo perché non solo hanno sempre avuto i loro numerosi "scheletri nell'armadio" - che si sono guardati bene dal "confessare" pubblicamente, ma lo hanno imposto ai loro seguaci - ma anche perché era per loro troppo comodo porre i  seguaci neocatecumenali nella tutt'altro che invidiabile condizione psicologica del "se abbandono il Cammino, poi chissà a quanta gente racconteranno ciò che ho detto". Non a caso il Cammino vezzeggia molto chi ha grossi scheletri nell'armadio, come il vescovo pedofilo neocatecumenale Apuron, o lo spretato ex-cardinale McCarrick. Per Kiko e Carmen e i loro pretoriani, non c'è niente di meglio di un soggetto ricattabile, indotto a umiliarsi e a temere che ciò che dice venga raccontato in giro. E poi, scusate, certi altri super-mega-peccati (omicidi, spaccio...), è un po' difficile raccontarli come "perdonati" se non si è già scontata la pena dei tribunali terreni, senza interessare le forze di polizia, senza ricadere nell'apologia di reato. E dopo averli sentiti una o due volte, vengono a noia; mica come i peccati sessuali che facevano leccare i baffi a Kiko e Carmen (e agli altri soggetti lascivi come loro).

Gli asini neocatecumenali raglieranno che in caso di "confessioni pubbliche" i presenti sarebbero tenuti al segreto. Oh cielo, sono così idolatri che non sanno proprio distinguere tra un pio ingenuo augurio e una situazione reale? L'unico motivo per cui i presenti temporaneamente taceranno è il... non dispiacere al cosiddetto "catechista". Per cui, in caso di frenesia di fare un dispettino, meglio ancora se all'insaputa del "catechista"... Invece noi cattolici sappiamo che solo il sacerdote è tenuto al segreto del confessionale (quantomeno per la minaccia di scomunica immediata), e che in questo è sostenuto non dalla sua volontà ma anzitutto dalla grazia di stato. Motivo per cui ci fidiamo del confessionale ma non ci fidiamo della presunta buona volontà della comunità a cui viene severamente detto "le cose che sentirete non devono uscire da questa stanza" (e invece, puntualmente, usciranno).

giovedì 23 marzo 2023

"Tu sei nato in quella comunitá, quindi lì devi stare": i nati di nuovo del Cammino neocatecumenale

"Nato di nuovo" è un'espressione dei protestanti pentecostali - in uso anche presso alcuni gruppi carismatici cattolici - che, associato al momento in cui si riceve una particolare intuizione di Dio, rivelata, per alcuni di loro, dal parlare "in lingue", va a sovrapporsi al momento in cui Cristo ha indicato la vera rinascita per tutti noi, cioè il santo battesimo.

Kiko, prima di fondare il Cammino, ha fatto altre esperienze religiose, probabilmente anche protestanti, o comunque filo protestanti, che hanno dato origine a quanto riproposto nelle salette; però mentre il "nato di nuovo" carismatico non è per nulla obbligato a rimanere nel posto in cui ha ricevuto la sua prima "illuminazione", come giustamente osserva Un lettore, in Cammino si insegna che devi essere legato per tutta la vita a loro, alla comunità in cui sei "nato" o ad altra, ma sempre del CN.

Dalla nascita alla morte, senza soluzione di continuità

A seguito della nuova nascita, per merito della grazia santificante, di Cristo che ha pagato per i peccati di tutti una volta per sempre, e senza apparente sforzo personale, si è già dei salvati e nulla potrà mai interrompere la divina predestinazione alla salvezza dell'eletto.

In questo modo la sovrapposizione e l'oscuramento dell'autentico battesimo, l'unico nel quale è necessario rimanere tutta la vita, con la "nuova nascita" carismatica, è nel Cammino molto più forte e definitivo.
Kiko è stato un vero "artista" nel cogliere gli errori e le esagerazioni del movimentismo conciliare e nel portarli alle loro conseguenze estreme.

Asserisce ad esempio a pagg. 102-203 del mamotreto originale, quello sugli Orientamenti per la fase di Conversione, le cosiddette Catechesi Iniziali:

"E il  cristiano è questo. Tu stai attendendo in cammino che questo Isacco, questo Gesù, che ti abbiamo promesso, cresca in te. In te nascerà una nuova creatura.(...)Il sermone della montagna tu lo compirai  senza sforzo, perchè lo Spirito Santo lo compirà in te. Perchè  lo Spirito Santo verrà sopra di te e gesterà dentro di te Gesù Cristo.

Lo Spirito Santo è già sopra di voi (sopra voi che siete qui) e nel catecumenato si vedrà chi ce l'ha e chi non l'ha,  perchè chi ha lo Spirito Santo incomincia a fare opere, piccoline. Siamo noi quelli che dobbiamo vedere queste attitudini, non tu (...).

Questa Parola ha una interpretazione vera e tutte le altre sono false. La Parola di Dio non la può interpretare ciascuno come vuole. Ha una sola interpretazione che dà la  Chiesa e che oggi io vi dirò in nome della Chiesa, perché io sono qui a parlare in nome del Vescovo. Non si può dire: io  credo che Dio mi ha chiamato... E io credo che questo è così..."

A queste affermazioni, che prospettano una "nuova nascita" solamente all'interno del Cammino Neocatecumenale, valutata unicamente dai catechisti laici che accampano di essere stati "mandati dal vescovo" -come se il vescovo avesse contezza di tutte le stupidaggini che insegnano-, fa da corollario la pagina 108 del mamotreto per il secondo scrutinio, con tutte le maledizioni pronte a colpire chi osa sottrarsi a questa "elezione" solo e unicamente nel Cammino neocatecumenale, principalmente la perdita della fede e la catastrofe personale, familiare, economica, spirituale.

Inutile chiedersi a chi giova, questa falsa "non spiritualità" fintamente cattolica, che obbliga ciascuno addirittura a contrarre matrimonio con la propria comunità.

Vi proponiamo a questo proposito il commento di Un lettore ad uno degli articoli del nostro blog.


Vi prendo uno spunto, per farmi capire.

Ho scritto: chiamano il prossimo demonio perché non si piega alle loro baggianate inventate al momento...
Ora vi spiego una baggianata inventata al momento.
Leggete.
Io sono..., e sono nato in questo giorno..., e sono stato battezzato in quest'altro giorno...(ovviamente non metto i miei dati per ovvi motivi).
Sappiamo tutti cos'è il battesimo, cioè cerchiamo di capirlo, la sua portata immensa e profonda; cos'è la nascita, cioè il dono della vita, cioè vieni su questo mondo e vedi la Creazione e, diciamo, anche se non lo vedi fisicamente, cioè con i sensi, ma lo percepisci, e vedi Dio, e altro.
Arrivo subito al dunque.

Quando sei tra i tuoi accusatori e odiatori, ecco che questi usano dirti: "Tu sei nato in quella comunità" (mi è realmente accaduto, l'hanno detto veramente, cercando di limitare la mia libertà e la Volontà di Dio), "quindi lì devi stare".
Loro, siccome sono esaltati, lo dicono con un tono molto solenne, come se l'aver aderito quel giorno al loro percorso fosse la cosa più importante al mondo e da questa devi ordinare tutta la tua vita, pena la scomunica (ovviamente la loro) se non lo fai, pena essere un giuda o ribelle se neghi quanto dicono e quanto fanno.

Pubblicità Progresso (come quella del Cammino)

Ora osservate bene e state attenti. Secondo voi, Dio mi ha donato la vita così, per puro caso? Come se fosse un nulla? Cos'è più importante? La nascita reale? O aderire ad un percorso? E poi? Cosa è più importante? L'essere stato battezzato da piccolo in quel giorno dalla Chiesa? Oppure entrare tra di loro?

Per farvela molto breve, oggi mi comunico con Dio in Chiesa, tranquillamente, mi confesso, ricevo la benedizione del sacerdote, prego, e cerco di essere un buon cristiano, ovviamente sapendo di essere un peccatore e sapendo che Gesù mi guida e mi rialza dalle cadute e mi dà la forza.

Quindi, ritorniamo ai veri odiatori e accusatori, in quanto hanno accusato loro in principio e senza motivo, cioè accusavano quando la persona era lì tra di loro senza aver fatto nulla di male (oggi stanno ricevendo le dovute risposte a quanto hanno fatto): se loro dicono che sei nato il tal giorno, che se esci sei condannato all'inferno (similmente così, diranno non è vero, ma sappiamo tutti come la pensano, o la pensavano), o hanno detto: vediamo chi sono i veri fratelli e chi no, in quanto chi abbandona o chi prosegue (me l'hanno raccontato, che un soggettone ha detto queste cose durante un ritiro d'inizio corso, davanti ad un'assemblea), e tante altre cose, vi faccio un'ultima domanda, secondo voi: sono baggianate inventate al momento?

Questa è la spiegazione, poi ognuno è libero di pensarla come gli pare.


(da: Un lettore)

lunedì 20 marzo 2023

La scelta della piccola comunità neo catacombale contrabbandata come scelta di autenticità di fede

Leggendo un articolo di recente pubblicazione sul sito "Il pensiero cattolico" a firma del politologo professor Guido Vignelli dal titolo
Una nuova “scelta religiosa”, vengono spontanee alcune riflessioni che coinvolgono l'ideologia neocatecumenale, recentemente ribadita da Giuseppe Gennarini, responsabile del CN per gli Stati Uniti, sicuramente la figura di laico più rilevante attualmente in questa realtà, definita da tutti "controversa", del panorama dei movimenti laicali post conciliari.


Ricordiamo brevemente che Gennarini, rivolto ai giovani neocatecumenali statunitensi radunati sulla spianata della Domus Galilaeae, li invitò esplicitamente a disinteressarsi di argomenti politici o di interesse sociale, perché nulla di buono avrebbe potuto venire dal loro impegno in questi campi e dando per scontato che non avrebbero potuto fare nulla contro il "Great Reset", cioè  la prossima instaurazione di un nuovo regime globale totale di stampo neo marxista.

Il prof. Vignelli individua in alcuni movimenti ecclesiali cattolici "i fautori della nuova “scelta religiosa”, pur ammettendo il fallimento di quella vecchia, credono che sia ormai irrealizzabile l’incompiuto progetto – sempre raccomandato dalla Chiesa al laicato militante – di riconquistare la società alla Fede e di restaurare una Cristianità. Pertanto, essi esortano i fedeli a rassegnarsi all’apostasia della secolarizzata società moderna, considerata ormai come persa e irrecuperabile, a rinunciare a riconquistarla a Cristo e a ritirarsi dal “pubblico” al “privato”.
Essi propongono che la Chiesa non si ostini più a evangelizzare, o anche solo a risanare, la vita sociale, giuridica e politica delle nazioni."

La rassegnazione all'apostasia della società è sempre stata data come scontata nell'ambito della ideologia trasmessa da Kiko e Carmen, secondo i quali, anzi, la commistione della Chiesa nella società fin dai tempi dell'impero di Costantino è stata causa di decadenza della sua purezza spirituale, recuperata solo nel dopo Concilio proprio nell'ambito della sola esperienza neocatecumenale.

L'articolo del prof. Vignelli infatti continua illustrando le caratteristiche, sempre da parte di queste frange religiose, di un preteso “ritorno alle origini”.

"In concreto, questa nuova “scelta religiosa” prevede di realizzare una sorta di “ritorno alle origini della Chiesa”. Infatti, si pretende che ormai la Chiesa possa sopravvivere al dominio laicista solo ritornando al (supposto) modo di vita dei primi cristiani.(...)

Essi esortano a disertare dalla fallimentare guerra in difesa della civiltà cristiana e di ripiegare in una “rivoluzione spirituale” che permetta ai cristiani di diventare “testimoni silenziosi e agenti segreti di Dio” e alla Chiesa di “sopravvivere nel privato”. Altri invitano i cristiani a “rifugiarsi in catacombe esistenziali”.

Kiko fa del privato e delle catacombe un modello obbligato di sviluppo della sua spiritualità, che vorrebbe imporre come modello a tutta la Chiesa, che pure sembra rifiutarla (e di questo stesso rifiuto egli si fa un vanto, spacciandolo come dimostrazione di autenticità).
"Fratelli, voi siete stati eletti da Dio per una missione, per un carisma, che la Chiesa ritorni ai primi secoli.
Nei primi secoli i cristiani vivevano la fede in comunità, in una piccola comunità.
...La lettera a Diogneto, primo secolo: tutti ci odiano, se chiedi il perché non lo sanno dire, ma chi ci conosce si converte.
Perché li odiano? Perché i cristiani non avevano un culto pubblico, non avevano una chiesa, non avevano templi, per cui pensavano fossero atei, perché in quell'epoca il mondo era molto religioso, tutto era pieno di sette, comunità, di religioni, tutto pieno.
Queste piccole comunità a Roma in mezzo al culto a Mitra, al culto a Iside, religioni e religioni, templi e templi,
queste comunità che si riunivano nelle case… perché furono cacciati dalle sinagoghe perché si creava una tensione nella sinagoga, come succede nelle parrocchie.
Nasce la comunità, e tutti della parrocchia ti odiano, ti detestano, e ti denunciano al vescovo. Si crea una tensione.
Pensano nella parrocchia: questa è una setta…anche lo stile…è verità!
E non vi dico i processi che abbiamo avuto in Germania… in tante parti.
Grazie a Dio, siamo molto contenti di essere perseguitati perché la cosa più importante per un cristiano è essere come Gesù Cristo che fu odiato, e noi non possiamo essere più grandi di Nostro Signore, il discepolo deve essere come il suo maestro
".

Nel prosieguo dell'articolo, il professor Vignelli ricorda che la scelta della separazione dalla società e della clandestinità fu per la Chiesa primitiva una dolorosa necessità  e non certo una scelta di fede.
Nessuno quindi può dirsi autorizzato a replicarla facendone addirittura un vessillo e rivendicandola come espressione di autentica spiritualità; soprattutto, aggiungiamo noi, non può imporla come utile e necessaria per una pretesa riforma spirituale della Chiesa, come hanno preteso di fare i due iniziatori Kiko Argüello e Carmen Hernandez.
Leggiamo infatti:
    
"Tuttavia, questo programma di rinuncia, ritirata e nascondimento ecclesiale solleva inevitabilmente obiezioni insuperabili, sia storiche che pastorali che dottrinali.
Dal punto di vista storico, la prospettiva “catacombalista” si rifà a una “comunità cristiana primitiva” che sembra tratta da certi romanzi, film e telefilm sentimentali del secolo scorso. Infatti, il rifugiarsi nelle catacombe fu solo un ripiego talvolta imposto da situazioni drammatiche, ma non fu mai concepito come vita ordinaria, tantomeno come modello ecclesiale da imitare.
Oltretutto, l’attuale situazione della Chiesa non è paragonabile a quella di allora, se non altro perché Essa rimane erede e custode sia di un resistente prestigio culturale, sia di un cospicuo tesoro dottrinale, liturgico, giuridico, sociale e perfino materiale, che non è possibile nascondere e non è lecito liquidare fallimentarmente, tantomeno abbandonare al nemico.
Dal punto di vista pastorale, la scelta “catacombalista” abbandonerà la comunità ecclesiale al crescente potere del nemico e annienterà quei movimenti che tutt’oggi perseverano eroicamente nel difendere ciò che resta della civiltà cristiana attaccata dalla Rivoluzione. Sia l’insegnamento che l’impegno politico-sociale verranno prima ostacolati e poi esclusi, nel timore di suscitare le reazioni dei nemici della Chiesa, perdere la (falsa) pace religiosa e peggiorare le meschine condizioni di sopravvivenza.
Pertanto, questo “ritorno alle catacombe” non sarà una ritirata strategica, tentata nella speranza di raccogliere le forze rimaste per poi scagliarle contro gli avversari. Al contrario, essa diventerà una resa al nemico, nella illusione di far sopravvivere una Chiesa intimorita e silenziosa destinata a diventare complice di quelle forze tenebrose alle quali non vuole opporsi. Ciò favorirà la lenta e indolore estinzione di quella testimonianza cristiana che si vorrebbe salvare.
Dal punto di vista dottrinale, infine, col pretesto di “tornare all’essenziale” per salvarlo dalla crisi, la scelta “catacombalista” elude i diritti di Dio come Creatore e Legislatore della società, quelli di Cristo come Re dei popoli e quelli della Chiesa come Mater, Magistra et Domina gentium, in particolare il suo insegnamento sociale. Per giunta, questa scelta presuppone una concezione di Dio che tende al deismo, riducendolo a un Essere supremo che non governa il mondo, o almeno che è non è capace d’intervenire risolutamente nella storia contemporanea, per cui Egli abbandona la sua Chiesa al destino di essere vinta e sottomessa al Nemico."

L'articolo si conclude in questo modo, richiamando l'impegno di sempre della Chiesa non solo alla difesa della dottrina cattolica (che invece il Cammino neocatecumenale mistifica) ma anche di presenza attiva e partecipe nella società.

"A questo tradimento bisogna opporre il coraggio e la tenacia di restare fedeli non solo all’astratta dottrina cattolica ma anche al fattivo impegno dell’azione cristiana di riconquista della società. Ad majorem Dei gloriam (etiam socialem)."

martedì 14 marzo 2023

Demistificare il Cammino Neocatecumenale

Nostra traduzione di un articolo di J. Salinas pubblicato il 7 luglio 2019 sul Pacific Island Times.

La "Yona property" che il Cammino
aveva quasi sgraffignato alla diocesi

"Il Cammino ci disse di aprire la Bibbia", proprio come una setta protestante. Una setta, perché se non sei dentro "non puoi capire". Una setta, che agli "esterni" proclama tante belle parole, ma che dentro la comunità ti comanda di donare terreni e immobili perché "Dio" (cioè il Cammino) li vuole. Una setta, perché del vescovo pedofilo neocatecumenale Apuron "non sappiamo nulla, sono affari suoi se fa il Cammino", e però dal pedofilo vengono "scrutinati", e il pedofilo fa loro la lezioncina morale, e comanda la (scandalosa) confessione pubblica perfino in cattedrale.


 
Il Cammino ispira impegno, scatena controversie

B. Terlaje, 85 anni, è stata tra i primi membri del Cammino Neocatecumenale a Guam quando tale movimento evangelico - anche noto come "il Cammino" - fu introdotto sull'isola verso la fine degli anni 1990. "Il Cammino ci disse di aprire la Bibbia cosicché potessimo trovare pace in noi stessi", ci dice.

La Terlaje andò col suo gruppo neocatecumenale ad un pellegrinaggio a Gerusalemme, dove incontrarono il fondatore Kiko Argüello. "Durante la cerimonia ci mandarono dall'arcivescovo Apuron ad essere scrutinati", racconta. Tale scrutinio prevedeva il dichiarare pubblicamente tutti i propri peccati ad Apuron e alla congregazione. "Mi inginocchiai davanti a lui e lui disse che non potevo più uscire dal Cammino".

La pressione divenne per la Terlaje troppo forte. "Ogni volta che il Cammino organizzava un evento, dovevamo partecipare tutti. Quando mio marito era ammalato e a letto, fui costretta a lasciarlo lì per partecipare alla convivenza". In seguito Terlaje abbandonerà il movimento.

Per chi cerca di vivere una maggior spiritualità, qualsiasi alternativa può apparire interessante. Per cui il Cammino, un "carisma" coi suoi ritiri e coi suoi rituali, riesce ad attirare seguaci.

Ma il Cammino è una fonte di disturbo per la Chiesa Cattolica stessa. I critici del Cammino lo considerano una setta, affermando che approfitta dei suoi membri. Altri ne evidenziano il fanatismo e l'ubbidienza cieca che il Cammino costruirebbe, altri ancora lamentano gli insegnamenti eterodossi e le pratiche liturgiche.

Quando la Terlaje ne faceva ancora parte, partecipò ad un ritiro di un week-end in un hotel. "Quando fecero il giro del sacco nero per le donazioni per pagare per il cibo e per la sala, vi misi 100 dollari. Pochi minuti più tardi contarono i soldi e dissero che non era abbastanza. Fecero girare il sacco nero di nuovo, altre cinque o sei volte", ci spiega.

Foto di repertorio (2014 circa):
il vescovo pedofilo neocatecumenale
celebra la "liturkikia"
nell'ex seminario neocatecumenale

Nonostante quella pressione sulle donazioni alla convivenza le fosse stata molto pesante, la Terlaje continuò a credere che il gruppo avesse buone intenzioni. Ma dovendo dividere il suo tempo fra le attività religiose del gruppo e il sostegno al marito malato, si ritrovò ad essere giudicata dai fratelli di comunità: "mi dissero che non potevo lasciare il Cammino poiché ero già stata scrutinata".

La goccia che fece traboccare il vaso fu quando un presbitero neocatecumenale insultò lei e la sua famiglia durante l'Eucarestia. "La mia nipotina, una bambina, farfugliava qualcosa durante la Messa e non riuscivo a tenerla tranquilla. Così don Rudy fermò l'omelia e disse che non poteva parlare perché c'era distrazione nella sala. Mio figlio, che suonava la chitarra, si alzò e portò via la bambina, dicendo loro che sua figlia aveva un nome e quel nome non era «distrazione»".

Il Cammino, dalla sua introduzione nell'isola di Guam nel 1998, ha racimolato 700 membri sull'isola. L'8 dicembre 1999 il vescovo Apuron attivò il Seminario Missionario Arcidiocesano Redemptoris Mater che, al suo decimo anniversario nel 2008, ricevette una conferma legislativa civile che elogiava l'istituto per il suo lavoro evangelico a Guam.

Il Cammino ha avuto un'esistenza apparentemente pacifica a Guam senza attirare fastidiose attenzioni finché non venne fuori l'abissale scandalo nel 2013 sulla Yona property (cioè gli immobili su cui sorgeva il seminario R.M.) che attirò l'attenzione della gente, scatenò malcontento e divenne oggetto di inchieste.

"Il primo neocatecumenale a introdursi sull'isola di Guam fu p. Pius [Sammut]; notò che Apuron era un vescovo molto volenteroso e disponibile, disponibile al punto di fare qualsiasi cosa: ed infatti lo convinse ad aderire alla 2° comunità NC di Hagatña", ci racconta D. Sablan, presidente dei Concerned Catholics of Guam.

Sablan suggerisce che il Cammino ha manipolato il vescovo inducendolo a trasferirvi la proprietà di Yona. Decine di presbiteri neocatecumenali sono stati ordinati da quel seminario R.M. fino alla sua soppressione nel 2017.

Il Cammino era stato fondato a Madrid nel 1964 da Kiko Argüello e Carmen Hernández. Aggressivamente proselitista, il movimento offre una formazione postbattesimale per cattolici che vorrebbero approfondire la loro fede al di là della Messa domenicale. I suoi seguaci vedono il Neocatecumenato come una "nuova evangelizzazione" in azione. La Santa Sede diede la sua approvazione definitiva al Cammino a gennaio 2012 [ndt: lo Statuto venne dato dal Pontificio Consiglio per i Laici nel 2008, nel 2012 c'era stato il tentativo di autoapprovarsi la liturgia conclusosi con l'approvazione delle sole "cerimonie non liturgiche", che però oggi continuano ugualmente a scarnificare le coscienze]

Il Cammino ha un approccio più "intimistico" all'evangelizzazione. È focalizzato sull'impegno spirituale in piccoli gruppi, organizzati in comunità formate da 20 a 50 persone, basate nelle parrocchie. Il Cammino vanta un seguito di più di un milione di aderenti in 124 nazioni, con circa 2000 sacerdoti che operano in 100 seminari. Il suo successo numerico ha creato un effetto polarizzante, attirando sostenitori e critici in egual misura. [ndt: i sostenitori sono solo gli aderenti al Cammino, i critici sono praticamente tutti gli altri]

C. Kasperbauer, 84 anni, è rimasta sconcertata quando i suoi familiari dissero di non poter lasciare il Cammino dopo essere stati "scrutinati" da Apuron. "È come se fossero stati obbligati a fare confessioni pubbliche in modo che qualora avessero lasciato il Cammino la comunità ne conoscesse tutti i segreti", ha detto la Kasperbauer. "Il peccato è una cosa personale e talvolta potrebbe essere OK parlarne al fine di crescere. Ma se io voglio confessarlo, voglio che resti una cosa tra me e il sacerdote - non voglio che appartenga a chiunque altro".

Kasperbauer ha anche raccontato di quando un giovane parente, durante un incontro di famiglia, ha affermato che il Cammino gli aveva detto di donare i suoi terreni alla setta. "Ha detto che Dio non voleva che lui avesse beni materiali. Gli ho ricordato che la mia famiglia, gli Artero, possedeva terreni ad Andersen ben prima della guerra, e che mio padre, da piccola, mi faceva sedere lì in spiaggia ad Haputo per indicarmi che quei terreni li aveva ereditati da suo nonno, e che quindi quei terreni non sarebbero più stati suoi ma miei, e per i miei futuri figli, cosicché avremmo sempre avuto un tetto. Ricordai a quel giovane che i terreni che aveva ereditato li avrebbe dovuti passare ai suoi figli in futuro".

Il più strano incontro che la Kasperbauer ebbe col Cammino fu durante una messa in Cattedrale. "Il celebrante consentì che un neocatecumenale facesse una confessione pubblica dopo la Comunione: era una cosa inappropriata, perché dopo aver ricevuto la Comunione noi vogliamo solo essere un tutt'uno con Cristo, ma questo tizio voleva parlare ai fedeli della sua esperienza di guerra in Vietnam, dell'essersi drogato, di tutte le donne con cui aveva fornicato. La gente in chiesa copriva le orecchie ai figli, alcune famiglie semplicemente si alzarono per andarsene via, per tornare solo al termine della messa successiva per ricevere la benedizione conclusiva".

A dispetto delle sue pessime esperienze con membri del Cammino, la Kasperbauer vede dei meriti nel movimento. "Fanno un sacco di cose buone con un sacco di gente, come insegnare la Bibbia e la via verso Dio, e tenere insieme le coppie; quell'insegnamento cristiano sarà anche buono, ma stanno danneggiando le famiglie e la nostra cultura. Attualmente stanno tentando di sopraffarci sul modo in cui si celebra la messa".

I fedeli cattolici "tradizionali" accusano il Cammino di far tira e molla con gli insegnamenti della Chiesa e le pratiche liturgiche.

T. Palacios, critico verso il Cammino, afferma che il Cammino ha cambiato gli orari delle messe della sua parrocchia, anche quelli della messa in dialetto Chamoru. Nonostante lui abbia contribuito a raccogliere 36mila dollari per rinnovare la cappella di sant'Anna, non si sente più a suo agio nella propria stessa parrocchia [ndt: ormai neocatecumenalizzata, a spese dei cattolici]. "La gente di Agat ora se ne va a messa in altre parrocchie, a Santa Rita o a Piti, a causa dei neocatecumenali. Non sono contrario ai neocatecumenali (ho parenti e amici in quel gruppo), ma non accetto che il Cammino stia tentando di dividere la Chiesa".

Nonostante le critiche, i devoti membri del Cammino restano orgogliosi della propria comunità. "Il Cammino mi dà qualcosa di consistente e strutturato. Certa gente può aver lasciato il Cammino perché trovavano difficile esservi coerenti", dice una neocatecumenale che però chiede di restare anonima. "Non è una setta, nessuno mi ha obbligato a entrare, posso lasciare quando voglio. La gente lascia il Cammino di propria volontà, noi non scacciamo nessuno tranne nel caso che sia un pedofilo o molestatore sessuale. Non siamo un'organizzazione malvagia. È una comunità per coloro che condividono il credere in Dio e nelle Scritture. Noi studiamo le Scritture e condividiamo le nostre storie".

È devota alla sua fede nonostante la sfiducia che molti provano verso il Cammino. "Chi non ci conosce, ci giudica. La gente dice che stiamo coprendo Apuron ma il Cammino c'è stato qui da prima di lui. Non so niente di Apuron [ndt: condannato anche dal Papa, in via definitiva, nel marzo 2018, oltre un anno prima di quest'intervista], il fatto che sia nel Cammino è affar suo, io non posso giudicarlo".

Sul fatto che il Cammino starebbe perdendo membri, ci spiega: "Certa gente fa cose sbagliate e non vuol saperne che deve cambiare. Quello che vien detto è confidenziale, nessuno dovrebbe parlarne fuori dalla comunità, sarebbe peccato". Mette quindi sullo stesso piano gli incontri del Cammino con quelli della Confraternita della Dottrina Cristiana (lezioni per adulti). "Sono sempre andata a messa, conosco Dio, Gesù e la Trinità. Avevo bisogno di stare insieme agli altri, è solo così che ho appreso più in profondità la mia fede e la religione. Siamo tutti su percorsi diversi, nelle nostre vite, così potremmo non essere sempre sulla stessa lunghezza d'onda. Per capire veramente l'essenza del Cammino bisogna stare nel Cammino".

Un'altra neocatecumenale da Sinajana dice di essere grata al Cammino per il proprio risveglio spirituale. "Stavo cercando me stessa da un po' di tempo, il Cammino mi ha aiutato a portare la pace dentro me stessa e nella mia fede personale. Anche se investiamo ore ed ore nelle preparazioni e nelle liturgie, ascoltare la parola mi ha dato obiettivi in tutti i percorsi della vita. Non importa quanto tempo sono stata lontana dalla fede, quella comunità per me è una famiglia e non mi lascia mai. Desidero che i miei fratelli e sorelle rinforzino e confermino le mie convinzioni".

Non nutre rancori verso gli ex membri del Cammino, indipendentemente dal percorso che hanno scelto. "Quando la gente lascia il Cammino è perché ci sono problemi con la famiglia e gli amici che non capiscono il Cammino, che non sono d'accordo su quanto tempo si spenda per il Cammino lontani da casa a leggere la Bibbia e la parola di Dio. Padre Gus ammira le ore che il Cammino spende per il Signore, perché molti cattolici non spendono nemmeno un'ora a settimana per la messa".

sabato 11 marzo 2023

Ascensiòn a Trieste per parlare della più improbabile candidata alla santità di tutti i tempi

La Chiesa ha vinto le eresie, ma ha ben più difficoltà a vincere le confusioni.
(Card. Giuseppe Siri)

Nel periodo quaresimale  la Diocesi di Trieste riparte con la "Cattedra di San Giusto", tradizionale appuntamento voluto dall'arcivescovo monsignor Giampaolo Crepaldi per aprire alla cittadinanza le porte della Cattedrale di San Giusto quale luogo di condivisione su tematiche religiose e culturali.Il ciclo di incontri ruota attorno al tema "Testimoni di Dio" 
Il primo di questi incontri è dedicato a don Luigi Giussani, il secondo a Carmen Hernàndez, il terzo a Papa Benedetto XVI.
D'altronde monsignor Crepaldi, ormai in uscita dalla Diocesi per sopraggiunti limiti di età, ha sempre avuto un occhio di riguardo per il Cammino neocatecumenale, avendo ospitato più  volte Kiko Argüello, avendo pure aperto un Seminario Redemptoris Mater ed essendo stato più  volte agli incontri dei vescovi promossi presso la fastosa Domus Galilaeae, il "nuevo Vaticano" dei kikos sul lago di Genezareth, in Israele. Nonostante questo, nella Diocesi di Trieste il Cammino neocatecumenale si può definire come imbalsamato, a dimostrazione del fatto che, anche laddove il vescovo non è  "faraone" -come i neocatecumenali chiamano i vescovi da cui si sentono "perseguitati"- ormai abbiano raggiunto il limite della propria espansione: poche parrocchie con alcune comunità per ciascuna.
L'incontro dedicato a Carmen Hernàndez, tenutosi mercoledì  scorso 8 marzo 2023, ha avuto come relatrice  Maria Ascensiòn Romero, colei che, da segretaria di don Pezzi, è assurta a membro della equipe internazionale, massimo organo di governo del Cammino Neocatecumenale, destando invero non pochi malumori fra le catechiste itineranti nubili e agguerrite con assai più titoli ed anzianità di servizio della sconosciuta Romero, proprio in sostituzione della defunta Carmen Hernàndez.


La presentazione viene letta da Stefano Gennarini, responsabile itinerante di Trieste e del Triveneto con Silvana Venditti e il presbitero Diego Martinez. Stefano, fratello del più  celebre Giuseppe, tra i primi adepti di Kiko e Carmen nella parrocchia "borghese" di San Luigi Gonzaga di Roma già dal 1970, sembra non del tutto lucido e ormai più che pensionabile, assai oltre al numero massimo di 5-10 anni stabilito da papa Francesco per gli incarichi all'interno dei movimenti ecclesiali.
Ascensiòn ha in mano una certa quantità di fogli da cui leggerà il proprio intervento, con qualche difficoltà comprensibile visto che non conosce perfettamente l'italiano.
Meno comprensibile è  che colei che è succeduta a Carmen, e che è stata itinerante in Bielorussia per 25 anni (ma sappiamo che i catechisti itineranti fanno spesso convivenze e riunioni con gli iniziatori) non possegga o comunque non voglia offrire nessun ricordo personale della fondatrice del Cammino Neocatecumenale.
Inizia già  male chiedendo "chi è  questa donna che al compiersi del 7° anniversario della sua morte avrà  visto più di 80mila persone visitare la sua tomba e che dopo 6 anni (esattamente dopo 6 anni e mezzo) dalla sua morte già è una Serva di Dio?"
La nostra risposta è che il Cammino neocatecumenale, organizzazione ormai esperta nel marketing interno, cioè  nei confronti dei propri adepti, ed esterno, sta organizzando pellegrinaggi a spron battuto a Madrid presso il Seminario nel cui giardino Carmen è  stata sepolta e con altrettanto impegno si pretendono segnalazioni di grazie da tutti gli adepti; è stata scritta una biografia con il chiaro intento di voler affibbiare alla defunta qualità cristiane che ella non aveva nè desiderava possedere, sono stati mossi sicuramente tutti i passi possibili presso la Diocesi di Madrid e presso il Vaticano per far partire una causa di canonizzazione per colei che abbiamo definito "la più improbabile candidata alla santità di tutti i tempi".

L'equipe di itineranti Gennarini- Venditti

Anche nei fogli di Ascensiòn, che lei leggerà con l'applicazione di una scolaretta e la devozione di una chierichetta, o meglio, di una vestale, c'è la ricostruzione di una Carmen Hernàndez che non è  mai esistita.
Legge per esempio che si sarebbe "spesa e consumata" per la realizzazione del Concilio Vaticano II (e non per la diffusione del Cammino Neocatecumenale come invece a noi pare) "nelle parrocchie viaggiando i 5 continenti"; la verità  è  che Kiko e Carmen hanno catechizzato direttamente in pochissime parrocchie e per poche comunità, solamente  nei primi anni, seguendo poi le stesse  comunità iniziali e sottoponendole ai vari passaggi. Le loro "predicazioni" sono state religiosamente trascritte e riversate nei famosi libri blu, che i loro catechizzati, promossi sul campo catechisti, dovevano imparare a memoria, fingendo di essere ispirati sul momento dallo Spirito Santo, per poi, loro sì, viaggiare in tutto il mondo per portare la parola dei propri iniziatori. Chi ha letto, furtivamente, queste prime raccolte di catechesi, sacerdoti e teologi come padre Zoffoli, don Conti, don Marighetto, padre DiMatteo, le hanno definite un'accozzaglia di eresie, in cui le poche affermazioni corrette erano sepolte da quelle confuse o del tutto erronee. Come confuse e abusive erano le liturgie fatte celebrare nelle comunità in questo modo fondate e diffuse nelle parrocchie di mezzo mondo.
Quindi Kiko e Carmen non sono stati missionari del Vangelo, ma organizzatori e propagatori di una "ricetta" che hanno diffuso tramite un'organizzazione multi-level, di cui loro sono sempre stati saldamente  al vertice.
Come non è  vero che "migliaia di giovani la acclamavano e le chiedevano una parola perché la verità  e la originalità  con cui predicava conquistavano  tutti"; è  vero invece che la Hernàndez, pur avendo molte idee provenienti da letture personali e non dallo studio della dottrina della Chiesa, ha sempre fatto molta difficoltà ad esprimersi, soprattutto in lingue diverse dalla propria, come l'italiano, che mai sarà in grado di imparare a parlare con una certa proprietà. Motivo per cui i suoi interventi erano spesso incomprensibili, accolti da risate, soprattutto per i siparietti con Kiko, che lei trattava a pesci in faccia e che a sua volta cercava di toglierle la parola. Anche nelle convivenze con gli itineranti a Porto San Giorgio faceva i capricci, non scendeva, oppure faceva delle scenatacce che facevano rimpiangere che si fosse decisa a partecipare. Allo stesso modo si comportò nel corso di un incontro nazionale di una giornata dei cantori che Carmen pretendeva non venisse fatto (questo di fronte a tutti i cantori già  convenuti).

Sorvoliamo sul lunghissimo racconto dell'infanzia di Carmen a Tudela, sul suo desiderio fin da bambina di partire in missione contrastato dal padre, un industriale per accontentare i progetti del quale si laureò in Chimica con il massimo dei voti.
Ma a 21 anni era già  scappata di casa, alla volta di un convento della congregazione Missionarie di Gesù, dove diede i primi voti dopo due anni, e successivamente si trasferì nella sede di Valencia per altri cinque anni, due dei quali passati a lavare biancheria nelle case e tre a studiare teologia in un Istituto aperto alla frequentazione delle suore. In seguito andò in Inghilterra  a studiare l'inglese per prepararsi alla missione in India, e da lì  fu richiamata a Barcellona e, con un telegramma, cacciata dall'ordine con altre tre compagne.

A questo proposito, Ascensiòn contribuisce a diradare le ombre sui motivi dell'espulsione. Dice infatti che la congregazione aveva subito una sterzata un po' più  conservatrice, e che "Carmen, con un piccolo gruppo, credeva che le missioni debbano essere formate per far fronte ai problemi degli uomini nel momento attuale" e che "le superiori non comprendevano le riforme che le suore giovani volevano proporre".
In sintesi, Carmen voleva imporre le proprie idee: quali fossero non lo sappiamo, ma la tesina di teologia che, vanta Ascensiòn, ha ricevuto un voto encomiabile, rivela già un atteggiamento di Carmen insofferente verso la devozione popolare, la preghiera del rosario, la dimensione sacrificale della Santa Messa, idee che probabilmente non parevano opportune per una suora missionaria appartenente a quella congregazione.
Possiamo comprendere che la cacciata dal convento dopo tanti anni abbia scombussolato Carmen, ma non l'importanza addirittura messianica che viene attribuito a questa, del resto comprensibile alla luce di quanto detto sopra, espulsione dall'ordine religioso.
Legge Ascensiòn queste dichiarazioni di Carmen: "Il Signore mi fece approdare lì per farmi partecipe della Passione di Gesù  Cristo... Barcellona fu entrare non in qualcosa della Passione, ma nella Passione stessa di Gesù  Cristo: il che vuol dire essere giudicato dal proprio popolo in nome della Legge che Egli aveva dato e essere cacciato fuori dal Suo popolo ed essere crocifisso fuori dalle mura"


Quindi, nella visione di Carmen, lei era come Gesù  Cristo, all'interno del proprio ordine religioso, la detentrice della rivelazione e Verbo di Dio ella stessa; le religiose invece, come il popolo di Gerusalemme, non hanno saputo riconoscere che ella era il Messia e in nome della stessa Legge di cui lei era la massima rappresentante (qui la cosa si fa davvero delirante)  l'avevano crocifissa cacciandola fuori dalle mura del convento.

Ci viene da pensare a un principio basilare della nostra coscienza cristiana: "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te". Ebbene, se Carmen ha tanto sofferto per l'esclusione dal proprio ordine religioso, come è possibile che abbia comminato la stessa "Passione" a tanti, come i catechisti itineranti che, avendo perso il lavoro, ormai sono totalmente dipendenti dalle provvigioni del Cammino? Mentre lei, figlia di industriale, era così facoltosa che avrebbe potuto comperarselo, un convento, come a suo dire il padre le propose.
Pensiamo a Daniel Lifschitz, cacciato dal Cammino e sottoposto alla damnatio memoriae, pensiamo a don Rosini, reo di non far confluire i giovani attirati dalle sue catechesi nelle comunità neocatecumenali, pensiamo a quella famiglia di catechisti cacciata per aver adottato troppi bambini e non averli lasciati morire nei fossi... e a tante, troppe storie che Osservatorio ha raccolto negli anni. Il Cammino Neocatecumenale ha cacciato molte persone, alcune le ha portate al suicidio, altre le ha "solo" messe sul lastrico, distruggendo famiglie e matrimoni; e il Cammino neocatecumenale è in primo luogo Carmen Hernandez, che ritenne d'essere come Gesù Cristo crocifisso per aver subito ciò che, in misura molto maggiore e a volte con vero e proprio sadismo, lei ha fatto subire a moltissime famiglie e persone che hanno commesso l'errore di fidarsi di lei e del suo compagno Kiko Argüello.

Sta di fatto che questo delirio di auto commiserazione occupa varie pagine del pacchetto di fogli in mano ad Ascensiòn.
Riporta anche una dichiarazione di Kiko fatta in una convivenza: "Se Carmen non avesse passato quella Kenosi terribile che ti sentenzino in nome della Legge, non avrebbe capito il senso del mistero Pasquale che poi porterà a me e sarà  portato al Cammino Neocatecumenale."
Conclude Ascensiòn, che "le sofferenze di Carmen sono state feconde per Kiko, per il Cammino e senza dubbio per tutta la Chiesa".
Non riporta invece un'altra dichiarazione di Kiko, e cioè che lo Spirito  Santo aveva abbandonato la congregazione delle suore Missionarie dopo l'espulsione di Carmen per seguire appunto l'iniziatrice  neocatecumenale

Come volutamente non riporta in modo letterale la "locuzione" avuta da Carmen a Ain Karem, a suo dire direttamente dalla Vergine, durante il viaggio che decise di fare in Israele, invece che andare senz'altro in Bolivia seguendo il suo richiamo alla missionarietà. Carmen infatti raccontava in proposito:
"È stata per me come una visione, una visione del futuro; ho sentito la Madonna che mi diceva - io che forse pensavo che dovevo creare un movimento, un'associazione, qualcosa - ho sentito la voce della Madonna che mi diceva
"No, benedetta tu fra le donne, sarà la Chiesa".
Ecco come invece l'autore del panegirico di Carmen letto da Ascension pensa di rigirare la frittata:
"Ad Ain Karem ebbe la certezza assoluta come in una visione che si voleva qualcosa da lei per la Chiesa universale, che non si trattava di fondare una congregazione come pensava di fare con le sue compagne perché  il vangelo si poteva incarnare in una donna qualunque, come lei."
Congratulazioni, bel salto mortale carpiato e con piroetta finale! "Benedetta tu fra le donne, sarà  la Chiesa" aveva immaginato di sentirsi dire Carmen, non altro...
Immaginiamo che sarà questo che viene raccontato alla commissione diocesana per la sua canonizzazione; la frase sentita da Carmen, che pur lei riteneva tanto importante soprattutto nella sua eterna lotta con Kiko per stabilire chi avesse veramente ispirato il Cammino, non viene neppure riportata nella sua biografia ufficiale vergata da Aquilino Cayuela.

E così  riscrivono la storia: con un lavorio intenso e continuo, come la raccolta delle grazie così  necessarie per stabilire la fama di santità della Hernàndez.
Comunque, continua la lettura della Romero,  la visita in Israele aiutò  Carmen "vedendo nel ritorno alle origini cristiane e alle radici ebraiche i pilastri più  importanti  per il rinnovamento della Chiesa".
E la successiva esperienza nelle baracche di Madrid con Kiko e gli zingari fu "come un terreno di coltivazione per iniziare il Cammino neocatecumenale tutto quello che Dio ci fece sperimentare in mezzo a un mondo povero, Dio lo aveva preparato  per la sua Chiesa".
Persino lo stesso fatto che abbiano collaborato  Kiko e Carmen, un uomo e una donna, alla fondazione di una realtà  ecclesiale, viene esaltato  come un evento unico nella storia della Chiesa che "Dio ha reso possibile per dare inizio al Cammino neocatecumenale per rinnovare la Chiesa".
Ma il fatto è  che la Chiesa, per nostra fortuna, non si è  fatta "rinnovare" da Kiko e Carmen, anzi, laddove ha potuto, ha abbassato le loro pretese e spuntato le loro ali. Eppure i tronfi epigoni del Cammino neocatecumenale  continuano a sostenere di aver "salvato la Chiesa" quando invece purtroppo hanno contribuito ad aumentare la confusione e il disagio di molti fedeli che, per breve o per lungo tempo, si sono lasciati coinvolgere dal Cammino  neocatecumenale.
Anche i continui litigi e i rabbuffi tra Kiko e Carmen, due persone troppo narcisiste e troppo centrate su di sé per poter veramente  collaborare in modo generoso, vengono attribuiti ad un'elezione divina.
"Kiko e Carmen sono rimasti fedeli alla loro elezione senza scendere dalla croce perché  noi, i fratelli del Cammino, ricevessimo una fede adulta. Loro morivano a se stessi perché i fratelli ricevessero la resurrezione".

No comment.

E per quanto riguarda la patologia nervosa di Carmen, sfociata nella demenza già  vari anni prima del suo ritiro dalla scena pubblica che l'ha immersa nel silenzio fino alla morte?
La Romero legge la versione ufficiale: "Tutti noi che abbiamo conosciuto Carmen ci rendevamo  conto della sua sofferenza" e per forza, Carmen non era una che nascondesse il disagio: urlava, sbraitava, metteva il muso, alzava le mani "ma fino a quando non abbiamo letto i suoi diari non potevamo nemmeno immaginare fino a che punto. Dio le ha fatto vivere momenti di grande depressione che l'hanno fatta passare per la notte oscura dell'anima com'è successo a tanti grandi santi".
Peccato che questi santi, come Madre Teresa, pur vivendo la notte oscura mantenevano il sorriso, il servizio al prossimo, nell'umiltà e nella apparente serenità: non facevano scontare agli altri le proprie infelicità come la signorina Hernàndez Barrera. Che tanto era aggressiva e odiosa durante il giorno, quanto poi faceva "la mistica" nei suoi Diari, scrivendo "Gesù  mio, ti amo, vieni, dolcissimo" mentre invece sappiamo che il vero amore per Gesù è inscindibile dall'amore per i fratelli.

In conclusione, il vescovo Crepaldi fa una piccola rivelazione. "Io l'ho conosciuta, Carmen.  Quando lavoravo in curia romana durante il mese di dicembre noi curiali, prefetti, segretari, andavamo a fare gli auguri al Papa. Dopo si scendeva nel cortile di San Damaso. E chi c'era? Kiko e Carmen. Alcuni andavano a salutarli, altri ridacchiavano un po' così...non è  che sia stata una donna molto amata...e avevano sempre in mano una torta, perché  lei faceva una torta e la portavano a san Giovanni Paolo II. Era incartata, non si sapeva cosa c'era dentro. Segreto neocatecumenale!
Io non sapevo niente del Cammino e dico... ma guarda questa ...
Ho conosciuto il Cammino quando sono arrivato qui a Trieste, avevo la testolina impregnata di tanti pregiudizi ma insomma poi mi sono conv...mi sono lasciato convertire, mi sono convertito
".


Eh sì lo sappiamo come si è  convertito... con lo stesso sistema della torta, si è  lasciato convertire.