Due catechesi preparano all'ascolto del Kerigma nel
mamotreto delle catechesi iniziali:
V Giorno: Chi è Dio per te?
VI Giorno: Chi sono io?
CHI SONO IO?
E’ tutta una catechesi "esistenziale" fatta da Kiko per connettere gli ascoltatori alla sua pseudo-dottrina che andrà ad esplicitare nel SUO Kerigma soggiogante, così come lo ha abilmente strutturato per poi ripeterlo, in maniera parossistica, ai suoi adepti fino alla consunzione totale (degli adepti, si intende! Che lui non si consuma mai, ma in questa opera si rigenera ogni giorno!).
Opera di abbindolamento delle menti e delle coscienze, che negli anni successivi andrà mano mano sempre più abilmente a plagiare il popolo neocatecumenale a sua immagine e somiglianza.
In questa catechesi Kiko riproduce molti dei suoi disagi giovanili e delle sue paranoie e paturnie varie.
Solo con gli anni ho compreso che Kiko non era assediato da una crisi esistenziale, degna sicuramente di uomini migliori di lui, connotata da una onesta ricerca del senso della vita e del significato della morte che porta all'incontro profondo e vero con Dio.
Kiko, centrato sempre e solo su se stesso: è sotto gli occhi di tutti il fatto inconfutabile che il Cammino Neocatecumenale, purtroppo per Kiko e ancor più per gli sfortunati che lo seguono, non è Cristocentrico ma Kikocentrico.
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Guardate
questa assemblea celebrante nella Tenda di Porto San Giorgio:
tutto
parla di lui e Kiko è al centro.
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Questo dato è innegabile e dettagliatamente esposto in un numero infinito di articoli, post e commenti di chi il cammino lo ha fatto come me, che per 30 anni ho vissuto a stretto contatto con loro.
Ed è evidente ancor oggi, dopo tanto tempo che ho lasciato il cammino e continuando a seguirli da lontano.
Il Cammino Neocatecumenale è Kikocentrico.
CHI SONO IO?
Questa catechesi che Kiko definisce
“esistenziale” e che dipinge l’uomo nei suoi travagli quando cerca di scoprire il
“senso della vita” e combatte col
non-senso - che come in una morsa stringe ogni cosa a causa della ineluttabilità della morte - infondo parla del
Kiko giovanile, il
Kiko a paranoia del
Vangelo dei Miserabili, il Kiko del
Servo di Jhavè che una volta incontrata Carmen si è emancipato rapidamente
vestendo un nuovo look, che ha assunto
“di pronto” e di buon grado perché a lui più confacente
(Kiko deve moltissimo a Carmen, tutto quello che è diventato).
Kiko aveva vissuto in quegli anni lontani
un solo disagio (basta leggere alcuni suoi racconti autobiografici):
quello di non riuscire a imporsi come un Numero UNO, come leader. Kiko era alla ricerca spasmodica del successo personale, del prendersi la scena. Altro che di Dio.
Se la sua fosse stata una vera ricerca di Dio avrebbe avuto a cuore per prima cosa la salvezza della sua anima e quella delle persone che Dio gli affidava e gli metteva nelle mani. Avrebbe sacrificato se stesso per loro e non viceversa, come di fatto ha fatto.
Tutto nel cammino è asservito al gigantesco e ingombrante IO kikiano (il famoso YO YO YO di cui Carmen lo accusava sempre).
Avrebbe fatto di tutto, lui che da sempre si autoproclama presuntuosamente
“Giovanni Battista in mezzo a noi”, per far
“crescere” Cristo nella vita delle persone e, man mano che Cristo cresceva, avere per sé un solo desiderio:
“diminuire”, scomparire dalla scena.
Ma questa cosa Kiko mai l’ha fatta ed è lontanissima da lui che incita i fratelli ad ogni annuncio a ringraziare Dio del
gran dono di aver loro dato per la vita un simile catechista:
Kiko Arguello, che ha rinunciato a tutto per loro e al quale devono
obbedienza assoluta e cieca per fare la volontà di Dio sulla quale da soli non hanno alcun discernimento...
Perché Kiko con la sua opera ha costruito nient'altro che il suo impero. E lui
si è posto al centro;
tutto ruota intorno a lui, tutto è grazie a lui e per lui. Punto.
Qualcuno vuole provare a smentire?
Quando mai si è vista un’opera nella Chiesa in cui il fondatore o l’iniziatore ha più visibilità del Signore stesso?
Kiko è stato dominato sempre da un'esigenza incontenibile di diventare qualcuno ad ogni costo.
Altro che travaglio esistenziale. E lo dimostra il semplice fatto che una volta conquistato il
palcoscenico non è sceso mai più da esso.
Non ha consentito a nessuno di diventare comprimario con lui, neanche a Carmen, men che meno a padre Mario, soprannominato a ragione e in maniera esaustiva
"pesce rosso".
Neanche i secondi ha mai sopportato, se è per questo.
Solo sottoposti ossequianti, adulanti, succubi, obbedienti e ripetitori delle sue stesse parole a pappagallo.
Nessuno mai ha potuto arricchire il Cammino con un suo contributo, eppure lo stesso Kiko lo ripeteva spesso che è lo Spirito Santo che nel Neocatecumenato guida e governa tutto!
Ma lo Spirito Santo - fino a prova contraria - soffia dove vuole e quando vuole e tu
“ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va.…”.
("Nessuno lo tiene nel borsellino", parola di Kiko, che poi, guarda caso, mette in mezzo proprio il borsellino, chi sa mai perché?!).
E dunque lo Spirito Santo può benissimo scegliere altre vie in alcuni momenti, altre persone, fratelli comuni che non siano lui nè da lui scelti, giusto?
Magari l’ultimo della comunità!
Mica deve chiedere il permesso a Kiko, ogni volta.
Vogliamo tralasciare qui la storia di
Fabio Rosini o di
Daniel Lifshitz e di tanti altri meno noti. Ci basta richiamarli alla memoria. Con tutti Kiko ha fatto lo stesso. Dal più grande al più piccolo.
Era comunque sorprendente vedere che, se a qualcun altro veniva qualche idea e questo qualcun altro trovava finanche il coraggio di esprimerla veniva pubblicamente redarguito severamente e aspramente.
Sempre con le solite stolte accuse degne di un complessato:
"Tu pensi di essere più intelligente di me?"
"Nel Cammino nessuno deve inventare niente, tutto passa per il nostro (di Kiko e di Carmen)
discernimento" e fregnacce simili. E chiedo scusa, ma la mia esperienza è un poco datata.
Queste cose risalgono tutte agli anni d'oro del Cammino.
Quando i due Iniziatori
“unici” erano al loro fulgore e padre Mario, sempre in cura per una depressione serpeggiante
(vorrei vedere noi al suo posto!), faceva il paravento ecclesiastico di facciata.
Ora per sgombrare il campo da residui dubbi faccio un esempio banale ma che la dice lunga.
Kiko non ha mai sopportato neanche che lo Spirito Santo avesse disposto un giorno di ispirare il canto dello
Shemà non a lui ma al povero
Giorgio Filippucci, che per questa cosetta e varie altre spesso e volentieri veniva bastonato perché calasse la cresta, come suol dirsi. Ma
Giorgio sinceramente non dava proprio l’impressione di essere un gran presuntuoso.
Era Kiko geloso (e anche invidioso) a dipingerlo così. Kiko vedeva nemici dappertutto!
Apro una breve parentesi:
(
Vedeva forse negli altri i suoi peccati? Quante volte abbiamo sentito dalla sua bocca negli scrutini
“Il fratello è lo specchio dei tuoi peccati!” - altro mantra ripetuto a pappagallo dai
kikatekisti sguinzagliati per il mondo ai loro diretti catecumeni - questo per irretire,
per ridurre al silenzio e all’ipocrisia per paura: chi osava denunciare quel che subiva, finiva per essere bastonato lui ben bene con il
“NON giudicare” e il
“devi chiedere perdono TU al fratello che hai giudicato”.)
Quando Filippucci è morto ma già prima, pian piano con gli anni, l'autore dello
Shemà è diventato lui nel convincimento di tutti. Kiko non poteva concepire di avere a che fare con chi sapeva e accettava di essere un
“servo inutile” per un motivo semplicissimo: lui non si è mai considerato né servo né inutile ma
indispensabile e
unico e
insostituibile e anche
molto bravo e
dotato di inestimabili talenti… che chi sa che carriera avrebbe fatto come pittore se non avesse rinunciato a tutto per loro… e tutto questo lo faceva pesare. Questa la verità falsa a cui ha sempre creduto e crede per cui si dà le arie di portare il mondo sulle spalle, con gran fatica! Per questo Kiko detestava tutte le persone che con uno
spirito buono stavano dietro a lui e ce n'erano, e hanno tutti sofferto tanto.
A parte che Filippucci, morto anche all’improvviso e giovane ancora, si è ritrovato, come tanti altri itineranti che lo hanno servito tutta la vita, a non essere
mai ricordato,
mai compianto. Ma certo. Questa è roba da donnicciole dalla fede debole, devote e religiose naturali.
Un piccolo quadretto esplicativo sul destino dei seguaci del percorso neocatecumenale, ovvero dei frutti marci inevitabili:
da Tomista EX nc :
“Mi interesserebbe conoscere qualcosa in più sul rapporto tra Giorgio Filippucci e Kiko.
Quando morì avevo solo 9 anni, ma sapevo chi fosse perché in famiglia si ascoltavano le sue versioni dei canti, anche in macchina.
A tal proposito mi vengono in mente due cosette.
Ho sempre fatto il cantore, sin dall'età di 13 anni, ed ho sempre preferito (e diffuso) le interpretazioni di Filippucci a quelle di Kiko, rifacendomi a queste durante l'esecuzione dei canti. Per questo motivo venivo spesso redarguito dal capo-cantore, in quando non "fedele al carisma".
Lo stesso Morfino vietava apertamente e pubblicamente di imparare i canti da Filippucci.
Ricordo che durante una convivenza dei cantori disse:
"Proibito registrare i canti, proibito metterli su internet. Ci provò tanti anni fa Filippucci con Radio Maria facendo arrabbiare Kiko. Per questo poi è morto!" (Risate dei presenti).
Da cosa derivava questa ostilità? Possibile ci sia stata una sorta di damnatio memoriae? O si tratta semplicemente di invidia?”
Una cosa simile da Morfino o da altri lì dentro io non l'avevo mai sentita. Raccapricciante. Non trovo altre parole. Si vede che nella sua zona, dove faceva il vicerè, andava ancor più a ruota libera.
Ma certi atteggiamenti li teneva pure in assemblea di itineranti.
Morfino era un minus, sotto tutti gli aspetti. Eppure ha fatto una gran carriera come itinerante perchè così si deve essere: funzionali al sistema con grande efficacia e fedeltà.
Purtroppo Morfino era fatto così! Non parlava mai seriamente, faceva il simpatico, una sequenza ininterrotta di battute, stupide per la gran parte e sempre inopportune.
Sperava forse così di compensare la sua palese inconsistenza.
Ma il vero responsabile di tanta inconcludenza era Kiko che per primo ridacchiava, legittimando - di fatto - lo sbracamento generale e incontrollato dell’assemblea gaudente alle sue cretinate.
Ricordo una volta mentre Morfino relazionava tutti i problemi provocati come sempre, diceva lui, dall'ostilità del Vescovo, che all’epoca era Mons. Luigi Bommarito per loro di tristissima memoria.
Facendo il buffone Morfino lo aveva ribattezzato “Buonadonna”. E in assemblea lo chiamava, ridendo ovviamente, sempre e solo così.
Secondo voi Kiko lo ha mai ripreso una mezza volta per questa squallida trovata per nulla comica? MAI!
Rideva pure lui e pacione diceva: "Ok, vai avanti Salvatore…" “Coraggio!”…
Ormai è morto anche Morfino da un pò. E stendiamo un manto pietoso.
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Giorgio Filippucci, itinerante e cantore.
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Giorgio Filippucci era un ragazzo in gamba di suo. Laureato in ingegneria. Ha rinunciato a tutto per seguire Kiko come itinerante. Sposato con Lucia, lei era incinta dell'11 figlio quando Filippucci è morto d'infarto in pochi minuti, giovane e bello che era.
Mai ho sentito commemorarlo da Kiko. Per onestà devo precisare che Kiko non ha
mai commemorato nessuno dei suoi itineranti più di tanto.
Mai l'ho visto veramente commosso per la perdita di qualcuno di loro né sofferente.
Sempre un
panzer che va avanti, passando su tutto e tutti, senza voltarsi mai indietro. La chiamano
“fede forte” che non lascia spazio alla compassione mai, né ad alcun umano sentimento. Io la trovo non fede, ma
obbrobrio! Non sono uomini!
Il rapporto con Giorgio era storicamente inficiato dal fatto che Giorgio era un ragazzo intelligente e intraprendente. Ogni convivenza era una storia, lo teneva puntato come suol dirsi, perché lui voleva fare sempre di più, prendeva iniziative di ogni genere per sponsorizzare e far avanzare il cammino, mica per altro! Eppoi, come cantore era più bravo di lui. Avrebbe dovuto essere contento il Kiko, macchè! Si percepiva anche che c'era qualche
spione seriale (categoria molto fiorente in quell'ambiente diffidente) che portava rapporto, che teneva quasi sotto controllo Filippucci quando lavarova nella Regione a lui assegnata e dove era molto amato, l'Umbria. Kiko esordiva sempre dicendo
"Abbiamo saputo che tu" "Si dice che tu"... e simili. E iniziava il processetto ogni volta. A Kiko lo zelo di Giorgio non andava mai bene perché vedeva in atto la famosa
“iniziativa personale” per lui detestabile e totalmente bandita dal cammino. Perché offuscava il
marchio doc di Kiko.
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Seguite ME... voi tutti...
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Essendo il cammino
personale, nessun'altra personalità oltre la sua e al massimo quella di Carmen poteva emergere,
a nessun livello.
Questo era il rapporto: conflittuale e sempre improntato a correzioni.
Era consueto sentire Kiko dire, rivolgendosi a Filippucci:
"Tu sei ingegnere, vero, e ti senti molto intelligente". Con la frequente aggiunta del
"Tu ti credi più intelligente di me" (non è poi che ci voglia molto, detto fra noi!) oppure
"Che credi di aver fatto col canto dello Shemà?". “Non devi considerarlo cosa tua – questo in sostanza il discorso -
è del Cammino e va messo nel libro dei canti senza specificare che è tuo.” E giù sempre le solite accuse gettando le mani avanti:
“Sei un superbo, un idolatra, vuoi farti il tuo piccolo impero, ecc., ecc…”.
E’ semplicemente ridicolo tutto questo! Converrete con me.
Ma Kiko, non ti accorgi che stai parlando di te?
“Il fratello è specchio dei tuoi peccati”... è vero? Per favore, dillo a te stesso! Medico, cura te stesso! Come non definirlo un ciarlatano travestito?
Insomma, nel Cammino è sempre la stessa musica.
Ripensando all'aria che si respirava nei consessi di Kiko/Carmen e itineranti, mi tornano alla mente tante e tante cose.
L'atteggiamento di tutti gli itineranti era uno solo, di totale soggezione, spogliati di ogni dignità.
Sembravano degli elemosinanti. Dei pezzenti a cui il re aveva concesso di indossare abiti regali. Qualunque fosse la loro estrazione sociale (e per alcuni era molto molto alta!) pareva che nella vita nessuno avesse avuto mai nulla di buono all'infuori dell'incontro con Kiko. Anche alcuni di loro avevano rinunciato a molto e donato tantissimo al Cammino e a Kiko e a Carmen.
Ma nessun prezzo pagato poteva compensare la gran concessione di far parte della casta privilegiata degli itineranti, magari enumerati pure tra i 12 o i 72. La corte celeste del re sole!
Mai negli atteggiamenti o nelle parole di Kiko e Carmen un che di riconoscenza, di ammirazione, meno ancora di rispetto.
Per fare itinerante, parlavamo di Filippucci, dovevi aver rinunziato del tutto alla tua vita, alla tua carriera, alla tua laurea e quant'altro.
Embé? Che avevi fatto? Niente!
Vuoi mettere con il "sedere alla destra o alla sinistra" di Kiko e Carmen? ma che, scherziamo? Niente valeva occupare un posto d’onore sulla immensa Merkabà!
Questo comportava che tutti erano lì con la mano tesa, contenti di ottenere anche il minimo incarico in più, la più piccola promozione nei molteplici ruoli previsti. Per contare qualcosa più degli altri e comandare per la loro parte con scettro di ferro, anche loro, spadroneggiando sulle persone.
E poi... ogni giorno vivevi con la paura di essere rimosso, al primo leggero smottamento della terra sotto i tuoi piedi.
Kiko e Carmen erano bravissimi a tenere tutti sui carboni ardenti.
Cominciando dal padre Mario sotto costante minaccia di Carmen, soprattutto, che godeva a tormentarlo, pur così fragile.
Altre volte ho ricordato che Carmen, con un cinismo raro, amava vedere il terrore dipingersi sul volto dell'interlocutore di turno quando, a proposito o a sproposito, pronunciava la fatidica frase: "Senti che dici? Ti togliamo da... e ti spediamo... in Siberia!". Un periodo era proprio fissata con la Siberia.
E poi era sempre lei che ripeteva, fissando negli occhi: “Tu DEVI essere legato a noi” (mi esimo da interpretazioni che sono superflue a questo punto).
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Tra loro così è finita, ma Kiko non si rammarica.
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Afflitti da ansia di prestazione, protesi a sempre nuovi traguardi, intenti a cogliere ogni minima aspirazione kikiana per essere il primo e magari l'unico a soddisfarla, in una competizione incessante, gli itineranti tra loro erano gli uni contro gli altri - alimentato tutto questo dalla pessima conduzione degli Iniziatori, che li governavano ad arte con il “divide et impera” - smaniosi di vivere anche un piccolo, passeggero, momento di gloria davanti all’assemblea, mentre tutti ti guardano meravigliati e invidiosi.
Non così il Signore ha ammaestrato i suoi, quando discutevano accesamente chi fosse il primo tra loro!
"Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
(Mc.10, 35ss. 41-45)
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Perché sono bugiardi!
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Altro ha insegnato Kiko, offrendo se stesso come esempio!
Il C.N. è Kikocentrico, idolatria pura, ha tradito il Vangelo, ha ingannato i fratelli.