sabato 26 febbraio 2022

Annuncio di Quaresima 2022: state tranquilli fratelli, lì dove non arriva il grande Kiko, "supplet Ecclesia"

Cominciamo dall'intestazione del mamotreto 'Annuncio di Quaresima 2022': la dizione "appunti di aiuto alla predicazione alle altre comunità, esclusivamente per i catechisti che lo hanno ascoltato" dello scorso Avvento è stato tolto a favore di un più sobrio e più  veridico "Appunti tratti dalla registrazione per uso riservato.  Da non pubblicare, in qualunque forma, sulla rete Internet."
Noi sappiamo che questa richiesta è dovuta all'infinita umiltà e modestia dei neocatecumenali e non certo dal loro desiderio di nascondere alcunché, quindi siamo certi che verrà  compreso e perdonato il fatto che attingiamo dal documento messo a disposizione dal sito 'The Thoughtful Catholic' di Charles  White (che ringraziamo sentitamente).

"Che bocca grande che hai!"
È per catechizzarti meglio...
I convenuti sono le comunità  catechizzate da Kiko più una rappresentanza dall'Europa e da altri Paesi, non è specificato se presenti di persona o online, più i seminaristi del Redemptoris Mater di Roma. Kiko dà un particolare benvenuto a Zita, personaggio  caratteristico e universalmente  noto ai camminanti  si occupava dei pellegrinaggi della tappa di Loreto.

La catechesi di Kiko, come ormai succede da tempo, è  evidentemente ripassata e corretta, con inserimento di temi a suo tempo molto poco trattati, come quelli del valore del sacrificio, dell'offerta delle proprie sofferenze, dell'aspirazione alla santità, anche se la santità, come quella reclamata per la fondatrice Carmen Hernàndez, è strettamente  collegata alla fedeltà al Cammino neocatecumenale.
Ripete infatti Kiko i soliti ritornelli:

"Considerati l’ultimo e il peggiore di tutti, e vai con questo spirito in comunità.  Non meriti questa comunità. Dio te l’ha data, ama i tuoi fratelli di comunità e quello che Dio ti manda a fare – le preparazioni, le celebrazioni della Parola, ecc. – è qualcosa di meraviglioso! E abbi anche amore ai catechisti che Dio ti ha dato. Dio ha voluto che noi, che siamo gli iniziatori del Cammino neocatecumenale.(...)
Siate contenti di avere una comunità, siate contenti di radunarvi assieme, siate contenti quando vi tocca preparare la Parola. Ecco, vivere il Cammino neocatecumenale in  comunità è un dono grande, grande e meraviglioso. Il Signore è buonissimo con noi, ci ha dato una comunità, a me ha dato una missione per voi e per questa missione importa poco quello che faccio io, vale quello che fa Lui in voi quando ascoltate, questo sì è grande!(...)
E tutti quelli di voi, oggi qua, che scendete dalla croce siete degli apostati, state apostatando la vostra dimensione cristiana e siete dei sofferenti, soffrite come pazzi, perché è qui che sta il riposo."

Per "qui" si intende naturalmente: in comunità.
Ma non è facile restare in comunità: bisogna veramente avere gli occhi foderati di prosciutto!
E mentre a chi commette errori anche gravi Kiko assolutamente non pensa di indirizzare un invito a ravvedersi, come sempre raccomanda agli altri: "anche se vediamo i fratelli che commettono errori, non possiamo  giudicarli. Considerati l’ultimo e il peggiore di tutti”, dicono i Padri del deserto."
I  padri del deserto chi erano? Dei precursori di Kiko che hanno fatto una cosa "che ho  fatto anche io un tempo, sono andato in una grotta con la Scrittura" eccetera eccetera. Abbiamo il reportage  fotografico dell'evento.

Lui è l'unico grande Artista:
gli altri dei poveri emuli
"Considerati l'ultimo e il peggiore di tutti": naturalmente questo non vale per Kiko, novello padre del deserto, ma anche grande artista!
Non manca infatti di ricordare:

"Ho ricevuto un premio nazionale di pittura. Sapete che ho dipinto l’abside alla Cattedrale dell’Almudena a Madrid, se andate lì vedrete un Pantocrator che presiede tutta la cattedrale." E chi se lo scorda!

Così  il narciso Kiko che tutti conosciamo emerge, nei commenti a braccio che esulano dal testo scritto della sua catechesi.

A don Mario spettano le parti più  spinose.
In primo luogo, gli tocca presentare la tesi di Carmen risalente al 1960 sulla orazione nel magistero di Pio XII.
Incredibile! Dopo aver fatto strame di tutto ciò che era preconciliare, in vista della beatificazione di Carmen, riesumano la sua tesi, scritta ancora da novizia, ben prima di essere cacciata dal convento, aver conosciuto Farnes ed essersi convinta che tutto il preconcilio, quindi anche il magistero di Pio XII, era semplicemente da rottamare.

Altro argomento spinosissimo, di cui abbiamo parlato nello scorso thread: l'esclusione dai passaggi e dalle convivenze dei fratelli, figli di un dio minore, non in possesso del certificato verde.
Ecco come se la cava don Mario: una lettera del Tripode che dava indicazioni in proposito è stata assolutamente  ignorata! 

E certo! Ma chi gli crede? Sappiamo bene che le loro lettere sono più ascoltate ed obbedite di quelle di San Paolo dai catechisti del Cammino, sempre assetati di disposizioni dall'alto e soprattutto del loro oracolo Kiko.
Ecco la gherminella di don Pezzi.

"Già avevamo indicato in una lettera inviata dai Centri di Roma e Madrid, riguardo i viaggi alla Domus e sul comportamento da tenere nelle comunità riguardo soprattutto ai passaggi. In caso di difficoltà per i passaggi, avevamo detto che, dato che gli hotel esigono il pass verde,  era molto meglio rimandare. In Israele è già stato abolito il Pass, anche in molte nazioni del nord Europa. In Spagna non c’è. Preghiamo perché arrivi presto anche  per noi.  
Purtroppo ci è stato segnalato che alcuni responsabili di comunità o catechisti regionali o presbiteri non hanno seguito le nostre indicazioni, non le hanno trasmesse alle comunità – siamo a conoscenza di comunità che non sanno nulla di questa lettera – ed altri hanno proibito a fratelli non vaccinati o senza il pass, anche a bambini, di partecipare agli incontri o alla celebrazione della parola e  dell’Eucarestia."

Ripetiamo: ma chi gli crede? Sempre a lui toccano queste figuracce e questi salvataggi in corner! Poverino...ha tutta la nostra solidarietà.

Kiko oltretutto fa lo spaccone e il libero di spirito:

"Noi non facciamo i poliziotti, siamo liberi. Uno viene vaccinato o no e nessuno dice nulla. Siamo liberi."

La domanda nasce spontanea: come ha fatto a Sacrofano super Kiko a far partecipare i paria senza green pass in spregio alle normative?
Sarà intervenuta carmensita con uno dei suoi mirabolanti "miracoli"?
Se qualcuno sa come è  andata veramente, è pregato di segnalarcelo.

L'immaginetta donata da Kiko per questa Quaresima. Dovrebbe raffigurare la lotta di Cristo con il demonio. Il personaggio verde sulla sinistra siamo noi, impressionati da questa battaglia

 

Proseguiamo  con un piccolo inserto di don Gianvito che si preoccupa che la scrutatio dei giovani segua tutto il cerimoniale neocatecumenale. Riportiamo il duetto fra lui e Kiko.

"C’è un’equipe, scelta dai catechisti, che porta avanti la scrutatio con il parroco.  
Si fa un’ambientale, la processione d’ingresso, solenne, con l’incenso, il presbitero con il piviale, la Bibbia d’argento, i candelieri, i ministranti vestiti di bianco, il turibolo, un canto solenne. I ragazzi imparano ad inchinarsi quando passa la scrittura. Il vangelo è cantato. Quando siamo stati a Parigi, Carmen e Kiko hanno decido che si fa il vangelo della domenica. I tavoli vanno messi in un certo modo".
Kiko:
"L’estetica è importante. La cura del posto.

 

L'estetica è importante: guarda caso, la stessa della setta eretica cinese 'Chiesa del Dio Onnipotente'

Siamo sempre ammirati da tutto questo zelo, soprattutto nelle loro 'paraliturgie'. I giovani imparano ad inchinarsi alla Bibbia! Speriamo di non dover aspettare altri cinquant'anni perché  a questi giovani (ormai divenuti anziani) insegnino ad inginocchiarsi davanti al Santissimo Sacramento...

Per il resto non abbiamo molto altro da dire. Ascensiòn si è preoccupata dei bambini e del loro ingresso ufficiale in comunità dopo la prima comunione:
"Il didascalo è come un amico, che nel periodo della preadolescenza li aiuta  ad avere il desiderio di entrare nel cammino, è colui che li prepara all’entrata ufficiale nelle comunità, dopo la prima comunione. Dobbiamo incoraggiare i nostri didascali: è  un carisma molto importante per aiutare i genitori. Anche Kiko lo ha fatto con tanto zelo." 

Eh sì, bravo Kiko, anche didascalo è stato, oltre a angelo, Giovanni in mezzo a voi, catechista inviato da Dio, discernente, scrutinante eccetera eccetera: ha ricoperto tutti i ruoli, e tutti al massimo livello!

Apprendiamo infine che il laico Kiko è stato insignito di un ministero ufficiale, sicuramente più alto dell'Ordine Sacro, aspettiamo di averne notizia, ci è sfuggito il Motu Proprio del Papa in proposito!
Affema infatti Kiko:

"Fratelli, io sono un poveretto e sto qui facendo un ministero che Dio mi ha  comandato per voi. Lo faccio come posso, nelle mie forze, lo faccio come posso e dove non arrivo io, supplet Ecclesia, arriva il Signore per voi."

Chiariamo che il 'supplet Ecclesia' è quel principio richiamato nel Codice di diritto canonico (canone 144) per il quale la Chiesa garantisce la validità del Sacramento sebbene esso, per motivi estremi, non sia amministrato dal ministro validamente ordinato o per qualche motivo impedito o sospeso: la Chiesa supplisce per esempio nel caso di un battesimo o di un matrimonio officiato da un laico per motivi di estrema urgenza e necessità. Vuol dire in sintesi che la fede della Sposa di Cristo supplisce alle carenze dell'officiante.

Quindi supplet Ecclesia non vuol dire, come sembra credere Kiko, che là dove lui non arriva la Chiesa gli fa da supplente: semmai è  lui ad essersi auto attribuito prerogative da capo spirituale. Kiko è  un laico, non è un sacerdote nè un diacono, la Chiesa non gli ha dato nessuna potestà di amministrare sacramenti quindi la fede della Chiesa non supplisce ai suoi spropositi: piuttosto, li condanna!

 

Dagli sguardi stupefatti dei padri cappuccini polacchi, si direbbe che lo Spirito non stava provvedendo a correggere le parole di Kiko nelle loro orecchie

Al di là dell'ennesimo sfondone kikiano, una evoluzione "colta" del principio per cui lo Spirito Santo correggerebbe nelle orecchie di chi ascolta le eresie dette dai catechisti  neocatecumenali, dimostra chiaramente quali siano i suoi propositi. Dopo aver dilagato parlando solo di se stesso e delle comunità  come fossero l'unica forma di cristianesimo e di missione, si ricorda della Chiesa solo per affermare che là dove non arriva lui, con il suo alto Ministero, supplirà la Chiesa! Anzi , lì dove non arriva Kiko, supplirà il Signore! La Chiesa verrà  con scopetta e paletta a raccattare le briciole della propria dottrina scarnificata da Kiko e compagni per salvare il salvabile. Ecco il suo unico ruolo!

Grazie a Kiko che con tanta chiarezza ancora una volta, al di là dei discorsetti "ecclesiasticamente corretti", ci dà  la chiave per capire il suo pensiero, e il pensiero del suo Cammino.


mercoledì 23 febbraio 2022

Senza le convivenze e gli alberghi il Cammino non sa come 'fare unità'

Conosciamo tutti il Cammino Catecumenale, chi per sentito dire, chi per averlo studiato ed approfondito; la maggior parte di noi per averlo frequentato, ricoprendo, alcuni di noi, anche dei ruoli, di responsabile o catechista o cantore o altro.
Lo conosciamo, e quindi sappiamo che uno dei perni del Cammino è  la "convivenza", momento mensile nel quale la comunità si riunisce oppure incontro periodico, sia in occasione dei momenti forti dell'anno liturgico sia nelle tappe previste dal Cammino, in cui si ascoltano i sermoni di Kiko e Carmen 'portati' dai catechisti, si fanno dei riti, si pregano le lodi, si celebrano penitenziali ed Eucarestie.

Sì, perché le comunità neocatecumenali, nonostante il nome suggerisca siano gruppi che fanno vita comune, nonostante il messaggio che Kiko sostiene di aver ricevuto: 'Devono nascere piccole comunità che vivano nella lode...' eccetera, in realtà  non condividono la quotidianità: gli unici momenti in cui questo avviene,  sono le rare occasioni in cui si fanno questi chiamiamoli esercizi spirituali di uno o più  giorni detti pomposamente "convivenze".

In verità anche durante le convivenze  i momenti aggregativi praticamente  non esistono, come non ci sono occasioni per conoscersi meglio e condividere la quotidianità: le convivenze sono delle conferenze  non stop di catechisti laici, potremmo definirle quasi degli stage.

Non c'era posto per loro nell'alloggio...
Hanno però alcune particolarità: sono obbligatorie (se non si partecipa alle convivenze non si può proseguire con il Cammino) e sono onerose, perché si svolgono in alberghi di un certo livello, e perché la propria quota è sempre gravata da altre spese fisse; ancor più  onerose sono le convivenze che prevedono un pellegrinaggio, come quello a Loreto o alla Domus Galilaeae.
Le convivenze e l'obbligo soprattutto di farle in albergo, tutti assieme, possibilmente lontani da casa, impossibilitati  quindi a poter partecipare alle attività  senza dover affrontare le spese del pernottamento e senza l'opportunità di scegliere sistemazioni più  'spartane', come sempre hanno fatto i vari gruppi e movimenti religiosi per venire incontro anche ai meno abbienti e ai giovani, sono sempre state parte del consegne inderogabili date dai fondatori-iniziatori Kiko e Carmen, che in alcuni casi, come per il soggiorno all'hotel King David a Gerusalemme, scelgono volutamente il lusso per convincere gli adepti d'essere improvvisamente diventati dei 'figli di Re'.
 
Ma come possono tutti i fratelli di comunità permettersi questi soggiorni? I soldi (escludiamo in questo caso le convivenze con pellegrinaggio, che dovevano essere pagate in anticipo) venivano raccolti con il famoso sacco della spazzatura, a significare il supremo disprezzo del denaro: chi poteva, dava di più, con la promessa di ricevere il centuplo, chi non poteva, dava di meno e chi fosse stato in bisogno, poteva addirittura  attingere.

Soprattutto nella convivenza iniziale la frase ripetuta era: non preoccuparti se non puoi pagare, il Signore provvede! Ed infatti, nel sacco della spazzatura, magari dopo il decimo giro, magari con il contributo nascosto della comunità dei catechisti, che forniva un gruzzoletto di salvataggio, ecco che i conti tornavano e i soldi 'miracolosamente' saltavano fuori!

Naturalmente poi, negli anni, e soprattutto con l'avvento del secondo passaggio e con l'obbligo della decima, la Provvidenza diventa sempre più stanca e sempre meno entusiasta.

Ma i punti cardine rimanevano i medesimi: tutti dovevano partecipare, perché  Dio stesso voleva tutti i fratelli a quella convivenza, li aveva predestinati ad esserci, e i soldi erano un problema relativo, perché alla fine sarebbero dovuti in qualche modo 'saltare fuori'.
Le comunità  neocatecumenali, che avrebbero dovuto vivere insieme nella lode e nella gratuità, se non altro supplivano al proprio mandato con questi stage obbligatori il cui costo veniva in qualche modo sostenuto comunitariamente.

Grandiosità e lusso dell'albergo Domus Galilaeae

Negli ultimi anni però, anche questo paravento, soprattutto  nelle comunità più  anziane (quelle che sono agli inizi vengono ancora allettate  con la prospettiva della gratuità e della provvidenza, una specie di infanzia in cui si crede a Babbo Natale, prima di scoprire dolorosamente che Babbo Natale sei tu) è  caduto: il sacco nero viene fatto passare per dare le mance al personale o pagare le baby sitter o altre spese accessorie, ma le quote vengono pagate dai singoli e con largo anticipo!
Ma, qualcuno può dire, comunque alla fin fine, qualsiasi sia il modo in cui si pagano le spese, l'obbiettivo  rimane quello: di stare insieme e di fare unità, come si affanna tanto a raccomandare Kiko Argüello.

Ecco, non è più tanto vero neppure quello.

Perché, mentre da un lato, causa il timore delle infezioni da Covid, ormai i renitenti alle avventure alberghiere sono aumentati, e le minacce (tu non hai la resurrezione dentro! Sei tiepido e Dio ti vomiterà!) non sembrano avere molto successo, dall'altro, nonostante catechisti infoiati continuino a proclamare che 'Dio ti chiama a questa convivenza', escludono nei fatti con noncuranza chi non può proprio partecipare, a causa delle restrizioni legate al mancati possesso di un tal 'certificato verde'.

Riportiamo a questo proposito un amaro sfogo di un neocatecumenale su un social.

Fratello del Cammino:
"Nel mio cammino neocatecumenale ci sarà un incontro: il passaggio dello Shemà che attendevo da tanto, ma mi è stato detto che essendo la convivenza in un albergo ci vorrà il green pass rafforzato. Anche il mio Cammino mi sta abbandonando."

Interlocutore:
"Non so chi sia questo Shemà, ma se crea un raduno in un albergo, che sappiamo avere delle limitazioni, come lei stesso ha ricordato, forse le parole di questo Shemà sono vuote del reale insegnamento di Cristo."

Fratello del  Cammino:
"Assolutamente  sì.  Mi sto chiedendo anch'io se la strada intrapresa con il Cammino neocatecumenale  è giusta e se la mia Comunità sta seguendo la Parola e il Magistero di Cristo o la chiesa del Mondo."

In buona sostanza:

l'impressione è  che questo Cammino si sia fermato, anzi, sia in piena recessione! Che sia bloccato alle formule che gli hanno assicurato il successo decenni fa e che abbia tradito tutte le aspettative e tutte le promesse, tutti i vieni e vedi, tutta la gratuità, tutta l'unità e tutta la fraternità. Noi, d'altronde, lo avevamo già capito da tempo.

E d'altronde don Mario Pezzi lo aveva ammesso, nella scorsa convivenza di Inizio Corso:
"L’interrogativo sul vaccino e sul Green Pass, sembra come un’arma in mano al demonio per dividere dall’interno le comunità, e distruggerle dopo tanti anni di cammino."

Da questa frase abbiamo dedotto che le comunità neocatecumenali non abbiano fatto eccezione, rispetto al 'mondo' tanto vituperato: si sono divise in fazioni, in modo trasversale.

Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite,
versandovi olio e vino;
poi lo caricò sulla sua cavalcatura,
lo portò in un albergo
e si prese cura di lui

Prendiamo atto che la formula della piccola comunità compatta come alle origini, l'essere uno, non funziona, nel caso del Cammino, è puramente estetica, è una sterile petizione di principio: nei fatti nella comunità neocatecumenale non c'è unione, e un problema esterno, se pur molto pressante e pervasivo per la vita sociale, le sta distruggendo.

Dopo tanti anni di Cammino, tanta fraternità, l'amore al nemico, guardate come si amano eccetera, le comunità neocatecumenali si spaccano per una problema in fondo superabile come il dover per forza soggiornare in albergo, quando il lockdown, la solitudine, la mancanza dei sacramenti, aveva invece, a loro dire, enfatizzato la comunione tra fratelli, tanto da considerarsi, in quell'occasione, ancora una volta, una luce nella notte e un esempio per la Chiesa tutta.

Se ciò che dice don Pezzi è vero, e non abbiamo motivo di dubitarne, le frasi desolate di quel fratello sui social lo confermano, dobbiamo proprio concludere che il Cammino neocatecumenale non ha la "resurrezione dentro" e può pure smettere, a partire da ora, di candidarsi come comunità in cui "appare" l'amore divino!
Di fronte a questa ammessa divisione profonda, non basta, per ripristinare la comunione perduta,  riprendere a bere tutti dallo stesso bicchiere, come don Pezzi aveva enfaticamente proposto, non bastano più i vecchi abusi liturgici, le convivenze, i pellegrinaggi per fingere una unità ormai anche solo di facciata.

Come osserva l'arguto  interlocutore del neocatecumenale escluso "forse le parole di questo Shemà -di questo cammino- sono vuote del reale insegnamento di Cristo".

domenica 20 febbraio 2022

Il Cammino e la "direzione spirituale".


“Dio, avendo costituita la Chiesa come società gerarchica” (scrive Padre Tanquerey), “volle che le anime fossero santificate per mezzo della sottomissione al Papa e ai vescovi nel foro esterno e ai confessori nel foro interno”. 

Papa Leone XIII scrive:

“Troviamo alle origini stesse della Chiesa una celebre manifestazione di questa legge: benché Saulo, spirante minacce e carneficine, avesse inteso la voce di Cristo Stesso e gli avesse chiesto: ‘Signore, che volete ch’io faccia?’. Pure fu inviato ad Anania in Damasco: ‘Entra in città e là ti sarà detto quel che devi fare’… Cosi fu praticato nella Chiesa; questa è la dottrina unanimemente professata da tutti coloro che, nel corso dei secoli, rifulsero per scienza e santità”.


Di tanto in tanto - sempre più di frequente - si materializzano anonimi polinomi-polinick, fanatici neocatecumenali, fans di Kiko sfegatati, che vengono a descrivere - e non si capisce bene il perchè - un Cammino che non c'è. Ci accusano di mentire e tante volte insistono "da me non è così".
Azione di distrazione di massa da parte di un Anonimo che cambia nick dopo ogni figuraccia!

Smentiscono nettamente, ad esempio, che nel Cammino Neocatecumenale non esista direzione spirituale, cosa peraltro arcinota da sempre a tutti: 

"Io ho il direttore spirituale da anni, anzi ne ho avuti più di uno, i mie catechisti non si sono mai opposti nè me lo hanno proibito, nè si sono posti in alternativa al direttore spirituale, anzi mi hanno incoraggiato a continuare e ad obbedire alla direzione spirituale, quindi quanto avete scritto è falso ed io lo smentisco categoricamente. Aggiungo poi che anche Kiko ha avuto e probabilmente ha un direttore spirituale, quindi non scrivete sciocchezze, per cortesia." (Anonimo multinonimo)
Gli risponde per le rime Porto che lo mette subito con i piedi per terra:

Se è davvero come scrivi, allora significa che tu fai un cammino neocatecumenale diverso da tutti gli altri, significa che i tuoi catechisti agiscono di testa propria e non seguono le direttive che vengono loro date, che i tuoi catechisti pensano che la direzione spirituale sia compito dei presbiteri e quindi ritengono questi ultimi superiori a loro, che i tuoi catechisti non richiedono e non pretendono ubbidienza, che i tuoi catechisti non vi trattano come sottoposti, che vi lasciano la libertà di scegliere a chi affidarvi e con chi confidarvi, che i tuoi catechisti non si sentono inviati direttamente da Dio per dirti come vivere la tua vita... ...Caro "fratello", secondo me tu il Cammino lo fai su un altro pianeta! (Porto) 

L'isola che non c'è, dove tutto funziona a meraviglia!

Eccoli i marziani, i neocatecumenali dell'"isola che non c'è"
 
Dovevamo partire da questo paradosso e dalla saggia risposta di Porto per inquadrare l'interessante questione.

Nel Cammino tutto è "comunità", tutto passa per la comunità e la salvezza è "a grappoli" e non ci si rende conto che anche questo è eresia. Perché dà l'esatta cifra dello stravolgimento messo in atto nella Chiesa dal Neocatecumenato. Perché ci conferma che il Cammino è altro dalla Chiesa.
E' un assurdo dire che senza la riscoperta del Catecumenato i Sacramenti, come l'Eucarestia e la Confessione in particolare, non valgono nulla. E che il Battesimo va rivalorizzato, riscoperto, rivissuto.

 Ossia si inculca che senza di loro, i riscopritori, non vale nulla neanche il primo dei sacramenti: il BATTESIMO! "Noi siamo la Porta!" 

Tutto è che al centro sta la comunità. La "piccola comunità"  che si aggrega attorno al Kerigma urlato da un leggio da laici ignoranti, ai quali non è richiesta alcuna formazione. Solo che annuncino come pappagalli quanto Kiko ha predicato loro. Poi lo studiano sui mamotreti riservati ai soli catechisti e segreti per tutti gli altri. Poiché il Cammino si capisce facendolo. Leggerlo, studiarlo non si può, non ha senso, non si capirebbe nulla e si rischierebbe solo di scandalizzarsi. Bisogna ascoltarlo il Kerigma. Riceverlo da "testimoni". La fede viene per l'"udito". Dice Kiko, confidando sul suo oscuro fascino magnetico. Di cui in tanti, inspiegabilmente a pensarci bene, siamo rimasti vittime. 

E così le anime di ciascuno (cosa di più prezioso agli occhi di Dio?) - "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima? E cosa mai potrà dare l'uomo in cambio della sua anima?" Mt.16,26 - vengono trattate con spregio assoluto, messe in balia di folli e tenute in ostaggio. Brutalmente ammucchiate nelle comunità di appartenenza, dove l'unico scopo è l'omologazione e il plagio per renderle il più possibile simili a quella dei loro genitori nella fede... neocatecumenale

Kiko e Carmen. Che bei modelli! 

Ma oggi parliamo di direzione spirituale. 

"Non si ricevano le confessioni fuori del confessionale, se non per giusta causa” (Canone 964, 3).  

Ma Carmen chiama i confessionali con disprezzo "casette".

Il C.N. non è luce che illumina e orienta,

ma luce abbagliante che nasconde la meta,

che attrae e ipnotizza.


La Chiesa ancora una volta direbbe stupidaggini. La confessione individuale, pur praticata nel Cammino nel contesto di quelle neocatecumenali celebrazioni conosciute come "Penitenziali", si svolge rigorosamente in assemblea. 

Ci si pone al centro dove i presbiteri si collocano in piedi, mentre l'assemblea canta ininterrottemente, tutt'intorno seduti. Ciò da solo non basta. La confessione è oggetto di catechesi preparatoria ad hoc, come tutto nel Cammino. Essa comporta - per kikiana disposizione - la denuncia sintetica dei propri peccati, senza dilungarsi inutilmente e senza chiedere consigli al confessore. Si dice: "date un nome ai vostri peccati". Poi il confessore, fatta una breve esortazione, darà l'assoluzione e assegnerà una penitenza. Punto. 

E' vietata espressamente ogni direzione spirituale o accenno di discernimento da parte del confessore, che è un mero esecutore del sacramento

(Nè più nè meno che nell'Eucarestia egli serve solo per consacrare il pane e il vino; altro non gli tocca. Se non l'omelia. Ma anche questa viene "consegnata" loro con opportuna catechesi: vengono date le coordinate sul come farla, quanto deve durare, che punti toccare. Tutto il resto è in mano ai laici che hanno ampio spazio per esprimersi, tra Ammonizioni ambientali e non, Didascalie... e poi ci sono le Risonanze e le Preghiere spontanee a volte stralunghe.)

Il ruolo del prete nel Cammino è relegato al minimo indispensabile, minimo sindacale (della serie: Ah! Se potessero fare del tutto a meno di loro: i preti!). E poi si dice pure, tornando alla confessione, che se un fratello pone quesiti sul come risolvere situazioni della sua vita o ha dubbi sul suo stesso stato spirituale, deve essere rimandato ai SUOI catechisti. Quante volte ho sentito dai presbikiki dire: "Di questo parla con i tuoi catechisti"!

Anche padre Mario lo diceva. Anche il padre Ezechiele, anche don Claudiano. Senza eccezione alcuna. Davanti a Kiko e Carmen diventavano tutti degli emeriti cretini. Perché i presbiteri vanno, per antonomasia, soggetti a parzialità (si vede che nel Cammino Neocatecumenale lo "spirito" secondo le "linee degli iniziatori" - il cd. "spirito del cammino", appunto - investe con la sua potenza SOLO i laici). I presbiteri in quanto tali sono esposti a "montarsi la testa" e a credersi qualcuno. (I catechisti di Kiko e Cermen invece no, sono gli "umili" per eccellenza). 

 Ma poi c'è un altro aspetto importante che ti buttano sempre lì: i preti per disposizione naturale sono affettivi, tendono a legarsi alle persone e a farsi il loro "orticello" approfittando del prestigio acquisito nel cammino. 

(N.B. tutte queste cose cattive, maliziose e vergognosamente preconcette sono quelle che ho sentito ripetere da Kiko e Carmen e dagli itineranti infinite volte). 

Poi se la tua anima restava in uno stato penoso anche dopo che ti eri rivolto ai catechisti o ai massimi responsabili "laici" del cammino, la risposta finale era sempre la stessa:
"Hai messo tutto nelle mani di Kiko? Ora tu non devi più darti pensiero per niente!".  

E va bene così!

Preti che hanno messo al macero il loro cervello, disprezzato il loro ministero, la sacra unzione ricevuta e che li ha innalzati al santo sacerdozio. Tutto per assecondare e compiacere il loro vero padre nella fede.

Veri Sacerdoti, guide delle anime, ai piedi di Maria.


In conclusione:

Nel Cammino Neocatecumenale non esiste alcuna "direzione spirituale" come comunemente intesa se non fatta dai catechisti in seduta plenaria dove il presbitero non apriva mai bocca. 

E cavolo se i catechisti si sono fatti i loro orticelli, se volete è "normale", uno lasciato al governo per decenni è impossibile che non se lo faccia. 

Ecco dove incide la correzione vaticana al riguardo. 

Ma nel Cammino questa correzione genererà altre divisioni. Così come alcuni cambi di responsabili e/o catechisti già operati per necessità nel contesto hanno prodotto. 

Poiché i "sudditi" continueranno a riferirsi ai vecchi re, con il casino che potete immaginare, senza contare le "vendette" trasversali. 

Questa è storia. 

(Mav)

mercoledì 16 febbraio 2022

Testimonianza di Maria: "ho subito una ferita che ancora non si rimargina"

Spesso chi rimane traumatizzato e ferito dal Cammino e dalle sue prassi, pur desiderando esprimere la propria sofferenza, per sfogarsi, per ottenere giustizia oppure anche essere d'aiuto e di sollievo a chi si fosse trovato nelle stesse difficoltà, rimane comunque vittima di un mutismo dell'anima, che lo rende incapace di esprimersi come vorrebbe, soprattutto in contesti pubblici. 

Per questo motivo, ho raccolto la storia di Maria e l'ho aiutata ad esprimerla, per il momento sul nostro blog. 

Maria è una ragazza molto sensibile e fragile che ha sofferto dei gravi traumi  in seno al Cammino neocatecumenale al punto tale, pur essendone uscita e avendo potuto, con l'aiuto di Dio e grazie alla fede in Lui e nella vita, ricostruire la propria esistenza, da aver ancora bisogno di un supporto psicologico importante.

Ho cercato, con il suo consenso e la sua approvazione, di dare voce alla storia di Maria, e, insieme a lei, ad ancora molte, troppe persone che non hanno la forza di esprimere il proprio dolore ed ancora non hanno trovato la strada della completa guarigione.

 

Finché sei sepolto sotto la coltre di nebbia, non puoi vedere che, al di sopra della caligine, splende il sole.


 

Mi chiamo Maria, sono un'ex neocatecumenale e desidero comunicare i soprusi che accadono nella setta di Kiko Argüello. 

Vado subito al punto senza preamboli. 
Dopo aver subito violenze psicologiche (e non solo), essere stata letteralmente sfruttata, visto che mi hanno indotto, con insistente prepotenza, a svolgere mansioni faticose e impegnative, funzionali  esclusivamente a quel  circolo chiuso, ed essere stata sottoposta a ricatti morali e spirituali, ho ritenuto necessario aggrapparmi all'unica via di salvezza che ho concluso essere la più idonea: abbandonare il Cammino neocatecumenale. 
 
Non fu una scelta facile dacché, essendo del tutto imbrigliata  nel Cammino, ho dovuto rinunciare a molte abitudini e amicizie, le quali si dileguarono all'istante; in seguito valutai fosse la cosa migliore che mi potesse capitare, quella di perdere quelle amicizie legate al Cammino e non alla mia persona, ma sul momento fu fonte di acuta sofferenza e di grande desolazione.

Il mio ex fidanzato, ancora oggi facente parte del Cammino, nel corso della nostra relazione ha posto la figura dei catechisti e dei fratelli al di sopra di me e del nostro legame - è un atteggiamento tipico degli affiliati alla setta - e ha lasciato che mi sminuissero e rendessero succube di un meccanismo che mi stava triturando l'anima e la psiche. 

Anche lui mi ha fatto violenza. Catturato dalla visuale prevaricante e prepotente del cammino, non ha stentato a concretizzare la teoria insita nelle catechesi del gruppo secondo cui il più forte deve sopraffare e schernire il più debole. Ed io, allora, ero molto fragile. 

L'ho accennato prima: le "sorelle" di comunità mi inducevano a pulire le loro abitazioni senza compenso né gratitudine, semplicemente sfruttando la mia incapacità di sottrarmi alle loro richieste. I personaggi più emergenti della comunità mi manovravano ed i loro ordini dovevano essere immediatamente eseguiti. 

Gli abusi contro la S.Eucarestia
si accompagnano agli abusi contro
i più piccoli e indifesi
Dopo la celebrazione eucaristica mi istigavano a compiere un gesto che mi addolorava perché colpiva la mia spiritualità: dovevo rimettere in ordine la sala e spazzare via anche i Frammenti dispersi del Pane friabile che utilizzano in sostituzione delle ostie. 

Ero così plagiata da non riuscire a contraddire coloro che nell'ambiente venivano identificati come degli illuminati. 

Volevano che facessi mio il loro linguaggio, riproducendo i loro termini e i loro ragionamenti facendomi perdere sempre più ogni capacità di autonomia e di autodeterminazione. 

Durante il percorso ho dovuto mettere nelle mani del gruppo delle cifre ingenti, questo perché hanno stabilito un nesso di causa-effetto tra la consegna dei propri soldi e la maturazione nella fede: un inganno, questo, non facilmente distinguibile quando si è ancora  là dentro!

Ma ciò che è  più grave, le esperienze  vissute in quel contesto, ancor oggi che ne sono uscita, hanno impresso nel mio animo un senso di inquietudine e angoscia, una vera e propria depressione; questo "male oscuro " a tratti si aggrava, in special modo quando affiorano certi ricordi che mi fanno rivivere sensazioni di angoscia e di impotenza.

Le reminiscenze degli anni vissuti nel Cammino ancor oggi, a distanza di qualche anno dal mio "strappo" dalla comunità, mi infliggono malessere, apportando ciò che è stato diagnosticato  come un vero e proprio danno biologico.

Ciò deriva anche dal fatto che alcuni dei miei ex "fratelli" ancora hanno influenza su di me  perchè sono presenti nella mia stessa famiglia, e non è semplice affrontare questa situazione, soprattutto  perché  debbo, per la pace familiare, sopportare le loro continue e ciniche provocazioni. Questi familiari sono le medesime persone che in associazione agli altri adepti tentavano di convincermi che fuori dal Cammino non sarei stata più  nulla  e che avrei rinvenuto soltanto problemi. 

Oggi, dopo anni di mesto silenzio, ho deciso coraggiosamente di parlare e di rendere note le percosse, materiali e spirituali, che ho subito. Sono guidata dalla scintilla proveniente del desiderio di giustizia. Un bel salto in avanti per me che sopportavo tutte le prepotenze con sottomissione!

Accuso, con tutte le ragioni, ancora una forte amarezza nei confronti del mio precedente compagno, il quale mai mi ha chiesto perdono per avermi inflitto degli abusi di natura psichica e fisica; ma evidentemente non è affatto pentito. Si fa certo forte del fatto che, che secondo la logica neocatecumenale, è la vittima a dover supplicare di essere perdonata per aver indotto a peccare il suo prossimo. Un tragico paradosso, degno del cammino neocatecumenale!

La setta mi ha devastata ma ora sono pronta a rialzarmi e a pretendere giustizia! Come accade a molti, sono entrata nel Cammino con la speranza di riscontrare quell'aiuto che la setta pubblicizza. Essa si identifica con un percorso di salvezza che risolve ogni tipologia di problemi, invece ho constatato l'opposto: vessazione e schiavitù, visto che sono stata soggiogata e costretta ad aderire alle pretese non soltanto dei catechisti, ma addirittura dei membri della mia stessa comunità che, conoscendo i miei limiti e la mia sensibilità, con prepotenza e presunzione mi ordinavano di svolgere delle mansioni stancanti e logoranti mortificandomi in ogni istante.

Dopo tempo riuscii a liberarmi da quella prigionìa, ma non senza pena. 

Il mio fidanzato mi ripudiò affiancandosi a tutti gli altri "fratelli", ed io mi ritrovai di punto in bianco da sola. 

Ora mi rendo conto che misi piede in Cammino in un tempo in cui avevo la necessità di trovare dei punti fermi e delle risposte ai miei quesiti esistenziali e spirituali; mi fidai di quegli annunci che i neocatecumenali appendono in ogni dove per poter reclutare nuova gente, che solo in seguito si rivelano essere menzogneri. 

A chi 'conviene' veramente farli entrare in casa propria? Quando ambiguamente non ammettono neppure d'essere il Cammino neocatecumenale ?

 

Ora so che quel "Vieni e vedi!" che primeggia a lettere cubitali su quegli inviti non aderisce alla realtà cristiana ma si relaziona alle oscenità insite nell'ambiente ideato da Kiko Argüello e Carmen Hernández.

È difficile riuscire a trasferire in termini soddisfacenti tutto il male che la setta è in grado di infliggere agli affiliati in buona fede. Al momento sono in cura da uno psicologo per riuscire a rimarginare le ferite.

Sento nel mio animo il desiderio di denunciare e ringrazio chi mi ha aiutato ad esprimere una vicenda che ancora mi tormenta, sperando che la mia testimonianza possa evitare ad altri inutili sofferenze e frustrazioni o possa dare loro conforto nel proprio percorso di riscatto.


domenica 13 febbraio 2022

"Appropriazione indebita" se pur vantano il "carismatico infallibile". Prosopopea da padroni delle ferriere.

Obsoleti come una trama arcinota.
Il Cammino, pur avendo tentato di impadronirsi dei beni spirituali della Chiesa e dello stesso catecumenato, attribuito alla propria Fondazione come fosse un immobile qualsiasi da potersi inventariare e usare a proprio esclusivo piacimento, tiene in modo spasmodico particolarmente a ciò che è di propria invenzione ed innovativo nell'ambito della Chiesa cattolica e della sua liturgia: vedasi gli abusi eucaristici di cui abbiamo tante volte parlato, il candelabro a nove fiammelle, la nueva estetica e, appunto, il balletto. Si tratta infatti di elementi identitari senza i quali tutta la loro prosopopea da padroni delle ferriere decade.  

(Valentina Giusti)


La Domus Jetsons, costoso
esempio di Nueva Estetica (da Lino Lista)




Piccolo promemoria

 - se io ti "consegno" qualcosa, vuol dire che ne sono il legittimo proprietario oppure il soggetto a cui quest'ultimo ha esplicitamente affidato la "consegna". Ciò che vi "consegnano" nel Cammino non rientra in nessuno di quei due casi. 

Per esempio, i capicosca del Cammino non sono i "proprietari" del Padre Nostro (tanto meno del ridicolo girotondino col passetto), tanto meno "legittimi" (poiché il Cammino è nato da due laici che hanno incaricato altri laici, tutti estranei alla gerarchia sacerdotale), e non sono stati scelti dall'autorità della Chiesa (Kiko e Carmen hanno iniziato il Cammino di propria spontanea volontà, e i loro pretoriani non sono certo diventati tali per scelta dell'autorità della Chiesa).

Che poi nel frattempo abbiano intortato anche sacerdoti e vescovi, non cambia la situazione. È solo l'autorità della Chiesa (attenzione: l'autorità della Chiesa, non qualche specifico "uomo di Chiesa") la custode degli immensi tesori spirituali (come la preghiera del Padre Nostro, come la devozione alla Madonna di Loreto...) e l'incaricata di discernere cosa è tesoro e cosa è invece asineria (per esempio è asineria il balletto-col-passetto, poiché è antiliturgico, è caciarone, è imbarazzante oltre che inutile). Sebbene il ridicolo e imbarazzante girotondino-danza-passetto sia riconoscibilissimo come asineria perfino da un asino quadrupede, i difensori del neocatecumenalismo non ammetteranno mai l'evidenza, poiché sanno bene che ammettere che il Cammino contenga un singolo errore significa non solo ammettere che "non è ispirato dallo Spirito" ma significa anche ammettere la possibilità che contenga numerosissimi altri errori ancor più gravi e madornali.  

(by Tripudio) 

In eterna attesa di ispirazione mentre il suo mondo sfuma...


 Giusta osservazione.  

La cosa forse unica del Cammino rispetto ad altre realtà ecclesiali, è che il Cammino non sembra riferirsi a un "carisma" iniziale (del resto se così fosse sarebbe falso perché originato da false apparizioni che se la Chiesa prendesse in considerazione condannerebbe senz'altro), ma a un carismatico infallibile. Così, mentre per altre realtà ecclesiali il carisma potrebbe essere autentico anche se il loro "cammino" spirituale dovesse contenere esagerazioni e manchevolezze, essendo Kiko considerato "catechista" infallibile, per i camminanti TUTTO nel Cammino è ispirato. Di conseguenza, mentre altre aggregazioni ecclesiali, non considerando infallibile il loro "metodo", possono, se davvero fedeli alla Chiesa, correggersi, nel Cammino questo è impossibile. Per i camminanti è la Chiesa che deve cambiare, perché sanno che se Kiko non è stato ispirato su un singolo passaggio, potrebbe non essere stato ispirato su nulla. Per il Cammino, il loro metodo è l'equivalente del loro carisma e della loro spiritualità, che non hanno, e infatti si considerano "Chiesa" e non un'aggregazione ecclesiale. 


A completare l'opera ci mancava solo lei.


L'unica è accettare il carisma che la Chiesa (e non Kiko e Carmen) gli ha dato attraverso gli statuti. L'unica, perciò, è trasformarsi in una semplice aggregazione ecclesiale, con tutti i suoi limiti e anche errori, e cercare di migliorarsi sotto la guida, non di insulsi "catechisti", ma di dotti sacerdoti.  

(Pietro (NON del Cammino))

giovedì 10 febbraio 2022

La liturgia non è un cerimoniale, tanto meno uno spettacolino

"Liturgia" neocatecumenale
Per comprendere uno dei più madornali errori del Cammino dobbiamo ricordare qui qualche concetto molto semplice:
  1. l'uomo non può pianificare un modo per rendere "propriamente" culto a Dio. Dev'essere Dio stesso a rivelare cosa gradisce, cioè cosa è veramente valido ed efficace come culto a Dio. Altrimenti sono solo meri tentativi umani, anche se compiuti in buona fede;
  2. Dio ha già rivelato cosa gradisce (cfr. ad es. Lc 22,19): «fate questo in memoria di me» detto agli Apostoli, garanzia che quel «questo» è davvero valido ed efficace;
  3. è dunque l'autorità della Chiesa - dagli Apostoli in poi - a certificare cosa è liturgia (cos'è che rientra nel «questo») e cosa non lo è; è l'autorità della Chiesa a stabilire quali formule e modi vanno usati; è della Chiesa che ci dobbiamo fidare per quanto riguarda l'unico "vero culto a Dio gradito".
Il discorso si potrebbe anche concludere qui, quantomeno per il fatto che il 1° dicembre 2005 l'autorità della Chiesa ha comandato («le decisioni del Santo Padre») che il Cammino spazzi via tutti i suoi strafalcioni liturgici e cominci a celebrare secondo i libri liturgici della Chiesa, senza aggiunte né omissioni. Invece siamo nel 2022 e il Cammino ancor oggi disubbidisce alla Chiesa, preferendo celebrare i propri cerimonialismi kikolatri e chiamandoli abusivamente "liturgia", e inanellando una dietro l'altra patetiche giustificazioni campate in aria e vere e proprie menzogne. 
Qui sotto, dunque, chiariamo qualche punto in più, in maniera comprensibile e senza tecnicismi accademici, dilungandoci per prevenire obiezioni puramente retoriche, senza scomodare "esperti" che fanno tante chiacchiere complicate intese solo a vantarsi di essere "più studiati" degli altri.

Un deprimente cerimoniale
del Cammino Neocatecumenale:
0% sacro, 100% kikismo-carmenismo
Una cerimonia è una manifestazione, in presenza di pubblico, che si svolge secondo determinate regole. Cioè è una costruzione umanainventata per dare al pubblico - partecipanti e spettatori - una certa impressione (si pensi ad esempio alla proclamazione di laurea), cioè costruite dagli uomini e per gli uomini, intese a dare sensazioni, impressioni, ufficialità, ecc.

Fin da Caino e Abele ci si è sforzati di allestire un cerimoniale che rendesse gloria a Dio, talvolta con "suggerimenti" da Dio stesso, ma che sono stati tutti superati nella Nuova ed Eterna Alleanza, quando Nostro Signore ha istituito il Sacrificio (ciò che oggi chiamiamo Messa) comandando agli Apostoli di celebrarlo (e dunque dandovi validità: siccome il Signore non mente, allora quel sacrificio è vero, valido, gradito a Dio; se Lui stesso ha comandato di farlo, significa che è l'unico garantito come efficace e che qualsiasi altra costruzione umana, anche la più bella e "ispirata" e "partecipata", vale meno di ciò che Dio vuole; dunque è corretto dire che la liturgia è un dono di Dio mentre i cerimoniali sono costruzioni prettamente umane, anche se questi ultimi fossero imbottiti di cose apparentemente "sacre", "belle", "importanti", "solenni", "adatte ai tempi odierni", eccetera).

Noi che siamo cattolici, ci fidiamo dell'autorità della Chiesa. I documenti liturgici (a cominciare dal Messale) spiegano tutto quello che nella liturgia si fa e si dice e, solo per precauzione, vietano alcune cose (ma le vietano solo per far capire il senso di certe altre, per prevenire facili abusi). Cioè li chiameremmo "prescrittivi": prescrivono (cioè stabiliscono, in esclusiva) che per celebrare la santa liturgia occorre fare ciò che dicono di fare e dire ciò che dicono di dire; tutto il resto non fa parte della liturgia. Chi sei tu per illuderti di avere il diritto di aggiungere, modificare, sopprimere qualcosa nella liturgia, una qualsiasi cosa che l'autorità della Chiesa, incaricata dal Signore stesso, non ha stabilito? Qualsiasi modifica arbitraria alla liturgia, anche se dettata dalle migliori intenzioni, è fondata sulla sbagliatissima idea che le iniziative dei singoli sarebbero almeno equivalenti all'autorità bimillenaria della Chiesa. Cioè sull'equivoco che la liturgia sarebbe un cerimoniale (o addirittura uno spettacolino) che qualcuno sufficientemente "esperto" e "di buone intenzioni" e "molto studiato" e "abbastanza ispirato" saprebbe migliorare più di quanto abbia sempre già fatto la Chiesa. Chiaro? Dio ci ha donato la liturgia; la Chiesa ne è custode e garante; nessuno può illudersi di inventare cerimoniali che siano "culto gradito a Dio".

"Prima Comunione" nel Cammino:
cosplay approssimativo da cristiani,
scenario da festa di compleanno
La liturgia si è evoluta nel corso di due millenni. Ma ciò è avvenuto perché strada facendo la Chiesa ha scelto di chiarire meglio delle cose, rendere visivamente più solenni certe altre, oppure perché dei singoli gesti di pietà trovavano approvazione della Chiesa (come ad esempio l'uso di tanti sacerdoti di recitare un certo salmo prima di celebrare Messa, divenuto poi "preghiere ai piedi dell'altare" necessarie nel rito romano tradizionale): l'evoluzione della liturgia non è avvenuta perché qualcuno infilava a forza le sue invenzioni reclamando una timbrata di approvazione. L'evoluzione è stata lentissima (per esempio il rito latino tradizionale è rimasto strutturalmente immutato lungo diciassette secoli) perché l'autorità della Chiesa aveva grandissima ritrosia (diremmo meglio: timor di Dio) a mettere mano su ciò che in precedenza aveva già garantito. L'evoluzione della liturgia non è mai stata un collage di invenzioni di "liturgisti esperti", ma solo un assicurarsi che quel dono di Dio venisse preservato e giungesse spiritualmente immutato ad ogni anima di ogni paese di ogni epoca. La liturgia non è un cerimoniale aggiornabile a suon di nuove regole secondo le nuove mode: al Signore non servono cerimonie, il Signore ha comandato alla Sua Chiesa «questo in memoria di Me», dunque solo l'autorità della Chiesa stabilita da Egli stesso ci può garantire cosa e come è «questo in memoria di Me». E la Chiesa lo ha già fatto nei documenti liturgici che potete trovare online e nelle librerie e in ogni parrocchia.

La liturgia non si può inventare a tavolino nemmeno con la scusa di "riscoprire" qualcosa di antico, nemmeno con la scusa di "abbellirla" ("rendere più partecipata"), nemmeno con la scusa di renderla "più adatta ai tempi odierni", ecc. Le iniziative umane sono sempre "cerimonialismi" - anche quando provenissero dal più esperto "liturgista" (è l'autorità della Chiesa a dover decidere, con o senza il parere di "esperti") e anche quando fossero eleganti, anche quando fossero frutto della più pia volontà umana, restano sempre iniziative umane. Nella Mediator Dei Pio XII condanna l'«archeologismo» liturgico perché le "nuove norme" introdotte nel corso dei secoli dalla Chiesa sono dettate dalla Provvidenza, non da umanissimi "aggiornamenti". Nel campo delle iniziative umane, anche la più "bella" e "ispirata" e "adatta ai tempi odierni" resta sempre un'iniziativa umana, un tentativo di fare un cerimoniale che "piaccia a Dio" proprio dopo che Dio stesso ha detto «fate questo...» alla Chiesa da Lui stesso fondata.

All'errore di ridurre la liturgia ad un cerimoniale ("smontiamo questo mettiamo questo saltiamo questo") si aggiunge l'errore ancora più grave di pensare che la liturgia sarebbe una specie di sacro spettacolino che debba guadagnare audience umana e trasformare i partecipanti in protagonisti ("ma come, non canti?" "ma come, non batti le mani?" "ma come, non fai nessun intervento «spontaneo»?" "ma come, non fai il girotondino finale con noi?" "ma come, non passi dalla tristezza all'allegria?"). Nostro Signore non ha detto di fare uno spettacolino: ha detto solo «fate questo in memoria di Me». Lo ha detto alla Chiesa da lui stesso fondata. Solo l'autorità della Chiesa può stabilire come si rende culto a Dio. L'autorità della Chiesa lo ha già fatto pubblicando il Messale e gli altri documenti liturgici. Il Cammino Neocatecumenale rifiuta la liturgia cattolica e celebra una parodia chiassosa, irriverente, sbagliata: celebra un cerimoniale, o più esattamente, mette in scena una specie di "sacro spettacolino".

Carnevalata cerimoniale
usando i calici della Messa
Ripetiamocelo ancora una volta: i cerimoniali sono iniziativa umana, la liturgia è iniziativa di Dio (e i "sacri spettacolini" sono una parodia offensiva e imbecille dell'iniziativa di Dio e dell'autorità della Chiesa da Lui istituita). Chiunque cerchi scuse per deviare dal Messale, sta inquinando la Messa, anche se fosse convinto di essere in perfetta buona fede. Chiunque. Quando accusano qualcuno di essere "rubricista" (cioè di essere uno che segue fedelmente le "rubriche" del Messale), in realtà lo stanno accusando di essere cattolico che si fida davvero dell'autorità della Chiesa. Se la Chiesa ha stabilito tali "rubriche", il seguirle significa ubbidire alla Chiesa che ti garantisce - per l'autorità concessale da Dio - che quella lì è davvero liturgia, è davvero culto gradito a Dio.

Sappiamo benissimo che nella Chiesa oggi troviamo moltissimi "cerimonialisti", anche quando non si stia guardando al circo liturgico-equestre che è la celebrazione neocatecumenale del sabato sera. Quei "cerimonialisti" li riconoscete facilmente da piccoli dettagli. "Eh ma qui la gente canta poco". Ma scusa, pretino dei miei stivali, conta il culto a Dio o l'esecuzione di una certa quantità di canti? Stai celebrando la Messa o il Festival di Sanremo Parrocchiale? Il legittimo desiderio di far "vivere di più la liturgia" si può forse esaudire solo aumentando la parte spettacolaristica? "Eh ma noi facciamo una Messa con molti segni": lo spettacolarismo cerimonioso. Come a dire che la "ricetta" della Chiesa è insipida, e bisognerebbe aggiungere ingredienti extra per farla insaporire. È proprio su questa mentalità cerimonale-spettacolaristica che poggia il Cammino.


Le iniziative umane non devono inquinare la liturgia. La liturgia non è un cerimoniale. È un dono di Dio agli uomini, dono di cui l'autorità bimillenaria della Chiesa è custode e garante. La partecipazione alla liturgia è un prender parte, non un atteggiarsi a partecipanti di uno spettacolino. La partecipazione riguarda l'unione con Dio - qualcosa che sgorga dal cuore -, non l'affannarsi ad eseguire canti segni gesti interventi parlantina mini-omelie eccetera.


Cerimonialismo neocatecumenale
e cosplay casereccio
Note a margine:

  • quanto detto per la liturgia della Messa vale anche per la celebrazione dei sacramenti, la liturgia delle ore, ecc.: naturalmente nel Cammino tutto viene "kikizzato" e modificato, perché nella mentalità neocatecumenale i kikos sono superiori ai fedeli cattolici (spregiativamente chiamati "cristiani della domenica") e tale superiorità va esibita a suon di spettacolarismi (e di ossessiva affermazione della propria identità; guardate ad esempio negli eventi diocesani, c'è sempre il gruppetto di kikos che tamburella, urla, sgrattugia chitarrelle per farsi notare come adepti del Don Kikolone);
  • fra i "suggerimenti" di Dio nell'Antico Testamento notiamo anzitutto la preferenza per i "sacrifici di sangue" (da Dio che gradisce più quelli di Abele che i "frutti della terra" di Caino, tradizione durata fino alla nascita di Nostro Signore, con quel sacrificio di «una coppia di tortore o di giovani colombi», cfr. Lc 2,24, e abolita con la Nuova ed Eterna Alleanza, sostituita dal pane e vino per l'Eucarestia);
  • "il Signore non mente": non può mentire, non può essere ambiguo, non può essere vendicativo, ecc., perché quelli sono tratti dell'uomo peccatore, sono imperfezioni (mentre Dio è l'essere perfettissimo), ecc.;
  • "say the black, do the red": dire ciò che nel Messale è scritto in colore nero (le formule liturgiche) e fare ciò che nel Messale è scritto in colore rosso (le "rubriche", cioè le indicazioni al celebrante); non c'è nessun motivo di fare diversamente;
  • esistono ancor oggi diversi riti liturgici (rito romano, rito greco, rito ambrosiano...) e non ha alcun senso pasticciare (come i neocatecumenali) o fare "turismo liturgico" dall'uno all'altro (tanto più che due diversi sacerdoti possono celebrare molto diversamente lo stesso rito; dunque occorre cercarsi il sacerdote che celebra degnamente la liturgia).

Abusi liturgici ("comunione seduti e tutti insieme al celebrante"):
Kiko e Carmen danno il pessimo esempio ai loro adepti

lunedì 7 febbraio 2022

Biografia di Carmen: il diavolo non fa i coperchi

La biografia di Carmen esposta a Le Paoline
I neocat la acquistano invece con il ticket?
Il progetto di una biografia carmeniana ad opera dei neocatecumenali stessi risale a tempi lontani.

È indubbio che i lavori, per quanto a livello embrionale, fossero concretamente iniziati quando Carmen era ancora in vita, e che le "Note biografiche" a lei dedicate sia un progetto studiato a tavolino in epoca precoce mirato a decidere a quali aspetti esistenziali dare risalto e quali invece lasciare in ombra o addirittura tacere, per non dire mistificare. 

Nessuna meraviglia, se la biografia deve servire a consegnare alla posterità il ritratto definitivo e monumentale, agiografico e apologetico, della Hernández (e di conseguenza di Kiko) donna di fede e di generosa attitudine, bisogna forzatamente manipolare gli eventi.  
Se poi chi scrive è il prof. Aquilino Cayuela, fedele al culto del corpo mistico del "profeta" Kiko, ogni approccio critico o quanto meno eterodosso non poteva che essere bandito. 
Ma come ben sappiamo “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”. Quando si architettano azioni malvagie (o anche solo disoneste), è facile che si ripercuotano contro chi le ha pianificate e commesse. Avendo attuato qualcosa di scorretto, insomma, i conti finiscono col non tornare e il malfattore ne paga in qualche modo le conseguenze. 
Ed anche in questo caso riscontriamo delle contraddizioni che si palesano sin dall'introduzione. 
 

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Stralcio tratto dall'introduzione della biografia di Carmen Hernández:

"Suscita un certo pudore trattare la vita di Carmen Hernández Barrera, cui prerogative erano la timidezza e il riserbo, benché spesso così non sembrasse"

La timidezza ed il riserbo sono due caratteristiche che rendono una persona discreta e rispettosa dei sentimenti altrui. Le persone riservate tendono ad instaurare dei rapporti delicati distinti da poche parole ma da molti segnali d'affetto. 

E già da qui comprendiamo che la questione non torna, il prof. Aquilino non ce la racconta giusta. 

L'autore traccia sin dal principio un'immagine incompatibile con quella di Carmen, la quale era invece una furia, un vortice violento di insulti e cinismo capace d'uccidere interiormente chiunque.  

Non si tratta di un'impressione soggettiva ma di una verità manifesta alla portata di tutti (sul web sussistono molteplici video e diverse testimonianze esplicanti l'individualità di Carmen), e non soltanto di coloro (che son comunque molti) che hanno avuto il dispiacere di assistere alle sue velenose scenate condite di mortificazioni e aggressioni verbali. 

Personalmente ricordo la sua mancata timidezza anche nelle occasioni in cui taceva in pubblico, ma prima di spiegare questo concetto dovete concedermi un breve preambolo: Carmen viveva dei momenti di depressione che si traducevano in auto isolamenti che non possedevano alcuna assonanza con il silenzio meditativo attinente alla salubre spiritualità, alla timidezza e al riserbo menzionati da Cayuela. Questi momenti oscuri hanno scandito, credo verosimilmente, l'intera sua esistenza.

Quindi - dicevo - ricordo la sua mancata timidezza anche nelle occasioni in cui taceva in pubblico, una rarità alla quale mi toccò assistere. 

Il suo silenzio – di donna che si autoproclamava paladina delle donne - dinanzi ad una violenza adempiuta a discapito di una ragazza giovanissima, stordì tutti coloro che si aspettavano una salda e decisa presa di posizione contro il violento. 

Invece, per una volta, si zittì, e assieme a Kiko ripose la giustizia sotto al tappeto.

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"(...) erano la timidezza e il riserbo"

Beh, lo proclamasse dinanzi a coloro che hanno subito gli attacchi gratuiti di Carmen; lo annunciasse ai piccoli di quei tempi e agli adulti che sono soffocati catturati dal fumo delle sue sigarette. 
Lo affermasse dinanzi a chi ha visto quest'anima infuocata strappare pagine di scritti e di libri senza motivazione, oppure a chi ha vissuto strazianti divisioni familiari determinate dalle direttive dei due prepotenti iniziatori. 
  
Potrei continuare all'infinito, ma qui mi fermo per avanzare nella presentazione. 
 

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Sempre dall'introduzione della biografia della Hernàndez:

"Non abbiamo conosciuto molto di lei, al di là della sua abbondante predicazione con cui, nel corso degli anni, ha evangelizzato tante persone in tanti luoghi, insieme a Kiko Argüello"

Questo frammento precede quello che fra poco inserirò, il quale fa riferimento alla connotazione più silenziosa di Carmen, quella più segreta e più edificante che, dicono, si rivelò soltanto al termine della sua vita. 

Si tratta di un tentativo astuto di ammortizzare la gravità inaudita degli errori contenuti nella sua "abbondante predicazione".

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Ed ecco il seguito:

"Nemmeno le persone a lei più vicine hanno conosciuto in profondo la sua interiorità fino al giorno della sua morte, quando, grazie alla comparsa di numerosi diari, lettere, agende e altri documenti, ci si è resi conto di ciò che Carmen ha vissuto"

In un sol colpo hanno giustificato le follie di indiscussa evidenza - trasmesse tramite le sue catechesi - di Carmen con la scusante dell'animo riservato. Un animo così segreto che si è reso lampante soltanto alla sua morte. 
 
Facile no? I torti della vita di Carmen vengono debellati da una fantomatica esistenza di vera, generosa, riflessiva e solida spiritualità venuta alla luce soltanto alla sua dipartita. Così la voce di chi vuol marchiare il cammino con una santità rubata, si impone in sostituzione della realtà. 
 
In verità l'agire luciferino di Carmen non è da sottovalutare, tra una moltitudine di circostanze eterodosse nomino quella che le raccoglie tutte, vale a dire il tentativo di instaurare un cristianesimo nuovo che sostituisse quello cattolico. 
I suoi sono degli errori palpabili - non dimentichiamo che Carmen viaggia in tandem con Kiko - che concernono la teologia, la morale, la cultura, la vita pratica. L'errore fondamentale è aver ridotto la fede ad un'esperienza soggettiva. 

Se questa biografia fosse autentica esalterebbe sin dalla genesi la superbia della protagonista che mai perdeva occasione di vantarsi di questioni peccaminose, ad esempio elogiava la personale esegesi delle Sacre Scritture proposta dal cammino ("perché in chiesa non vi hanno insegnato nulla!"; "siamo noi i detentori della verità!”; "dovete dare un colpo di spugna a tutto quello che avete imparato fuori dal cammino, è qui che comincerete a conoscere!”) o di aver liberata dalle adulterazioni e restituita alla sua genuinità originaria tutta la storia sacra. 

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Ma ritorniamo al nodo del discorso, Aquilino afferma: "Nemmeno le persone a lei più vicine hanno conosciuto in profondo la sua interiorità fino al giorno della sua morte"

Sicché, seguendo questo ingarbugliato filo pseudo logico, Carmen avrebbe tracciato questa santità insita in lei su alcuni fogli negandone la visibilità a chi la attorniava, ciò nonostante avesse tra le mani la responsabilità di tanti fedeli dipendenti dal suo esempio. 
Cosa sarebbe questa? Una sorta di umiltà particolare che vieta di manifestare l'amore a Cristo e ai fratelli? 

Già l'antipasto di questo biografia appare ambiguo e ingannevole.

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"Ci troviamo pertanto dinanzi a una persona che ha vissuto un intenso e stretto rapporto di amore con Gesù Cristo, il quale ha occupato il centro della sua vita interiore"

Ma ciò era risaputo soltanto alle sue agende e ai suoi foglietti stropicciati destinati ad essere scovati soltanto alla sua morte, perché di atteggiamenti espliciti propensi al culto eucaristico e al rispetto per il prossimo in Carmen non se ne scorgeva nemmeno l'ombra.

Nel cammino l'accentuazione posta sulla celebrazione dell’Eucaristia - la valorizzazione spropositata dell'assemblea liturgica - è andata a scapito dell’adorazione, come atto di fede e di preghiera rivolto al Signore Gesù, realmente presente nel Sacramento dell’altare. 
Questo sbilanciamento prodotto dai due - Argüello e la Hernàndez - ha avuto ripercussioni anche sulla vita spirituale dei fedeli. Quale peccato più grande dall'aver coinvolto nei propri sbagli miriadi di anime?
 
Se Cristo avesse davvero occupato il centro della vita interiore di Carmen, saremmo stati spettatori di azioni di bontà; avremmo assistito ad una liturgia eucaristica dignitosa, a delle catechesi che attingono il loro contenuto alla fonte viva della Parola di Dio, trasmesse nella Tradizione e nella Scrittura (e non sorte dalla creatività sporca e fervida dei due compari) e ad un atteggiamento di sottomissione alle autorità della Santa Madre Chiesa.  
Macché, Carmen ha invece intrattenuto una condotta eretica e vividamente indecorosa e biasimevole. 

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Pensando a ciò e a tant'altro di perverso e tristo concernente Carmen e Kiko, macchiati entrambi dal peccato di aver deviato uno sterminato numero di anime dalla vera Fede, non si può credere che amino la Santa Messa. 


Per i neocatecumenali, per duemila anni la Chiesa sarebbe esistita solo in maniera manchevole e inefficace, per non dire fittizia; e i Martiri e i Santi sarebbero sorti “così per caso” senza alcun apporto da parte della Chiesa e della sua liturgia. 
Anzi, per dirla tutta, secondo loro i Martiri ed i Santi cattolici, i quali son tutti amanti della dignitosa Santa Messa, a nulla valgono. Difatti, nonostante le innumerevoli occasioni di incontro e catechesi, mai ho sentito dei riferimenti ad Essi.  
Mentre adesso sento parlare con assiduità e tenacia di santità, di una sola ed unica santità, quella che secondo loro apparterrebbe a Carmen. 
 
La verità è  che essi hanno sconvolto e turbato la pietà e la devozione dei fedeli insultando il decoro e la santità delle sacre funzioni, per giungere, catturati da questa sorta di luciferina superbia, ad ammantare di santità colei che ha affiancato Kiko nella realizzazione di questa nuova liturgia che calpesta la celebrazione della Santa Messa! 
 

Carmen ha sospinto all’uso sacrilego dei sacramenti della penitenza e dell’eucaristia . Volendo mutuare un’espressione del beato Antonio Rosmini, si tratta di una vera e propria piaga della Chiesa, che indebolisce enormemente il vigore dei suoi figli e, per contro, accresce il potere del Nemico dell’umana salvezza.