Vengono qui sotto presentati ampi stralci di un articolo scritto da uno studioso russo ortodosso facente parte di una commissione che ha visitato i seminari Redemptoris Mater di Roma e Macerata.
Spiccano da una parte una grande simpatia umana, come è giusto che sia e come spesso si instaura tra russi e italiani, una grande ammirazione per la fede dei membri del neocatecumenato e dall'altra una grande cautela verso la validità del percorso stesso come metodo.
Ha ragione nel dire che l'Ortodossia non ne ha bisogno, il concetto di sobornost'
(vita comunitaria) è un concetto propriamente ortodosso che ha ispirato svariati pensatori cattolici dello scorso secolo.
Purtroppo alcune obiezioni, ben formulate, non sono sviluppate come forse sarebbe stato il caso. Consiglio a tutti di leggere su wikipedia la spiegazione di prelest
(link qui sotto nel testo).
Si conclude esprimendo la speranza che i membri dal neocatecumenato passino poi all'ortodossia come vera fede.
Nelle condizioni per la citazione dell'articolo vi è l'indicazione della fonte, per cui prego di pubblicarla:
http://www.pstgu-mf.ru/index/neokatekhumenat_cerkov_v_cerkvi_ili_sekta_v_sekte/0-257
Una piccola nota da parte della traduttrice: la scrivente non è una grande ”penna” (e nemmeno ne ha la pretesa) e vi sono spesso incongruenze sintattiche, ho cercato di rendere leggibile il tutto in italiano, ma correggere tutto non sarebbe stato né semplice né giusto.
Sul consumo delle bevande alcoliche da parte dei seminaristi: prendetela per carità come osservazione molto bonaria, molti stranieri si stupiscono che noi italiani beviamo vino a pranzo e a cena! Anche essere serviti a tavola su tovaglie bianche anziché un self-service tipo mensa aziendale li stupisce assai.
Buona lettura, Simonetta
Ah, notate la completa assenza di riferimenti alle icone kikiane, niente di niente nel testo. Un silenzio che fa riflettere.
Facoltà Missionaria
Università Umanistica Ortodossa di San Tichon
Neocatecumenato: chiesa nella Chiesa o setta nella setta?
Il mio viaggio italiano al fine di studiare il movimento Neocatecumenale e una riflessione sul tema ”Neocatecumenato: chiesa nella Chiesa o setta nella setta?!”
”...qui passa il confine tra due popoli e due culture poiché là (indicando il mare) su quella riva già parlano lo slavo, che poi si è diffuso in oriente fino all'oceano Pacifico!”
Don Mario Melloni rettore del seminario di Macerata
Quest'anno sono stato in Italia a Roma, a Macerata, a Bari e in Vaticano ed è accaduto (accaduto è la parola giusta) si può dire all'improvviso nell'ottobre dell'anno in corso. Lo scorso anno, pensando di intraprendere lo studio dei metodi di preparazione al Battesimo nelle diverse Chiese, mi ero rivolto a una mia collega che, saputo che mi accingevo a esaminare i cattolici, mi aveva risposto che non sarebbe stato male andare anche a Roma, ma io non l'avevo presa sul serio: in primis io non so l'italiano, in secundis è lontano, costa parecchio e non si capisce che cosa avrebbe potuto darmi, non era forse più semplice studiare dei materiali direttamente in
russo?
Così andai riflettendo fino alla metà di ottobre, quando un giorno mi recai a un appuntamento con il mio tutor e, non erano passati nemmeno dieci minuti, che egli ricevette una telefonata d'invito a andare da qualche parte, a cui seguì la domanda al sottoscritto:
Non è che hai voglia di andare a Roma? - Fu uno shock!!!!
Ma certo, e di che cosa c'è bisogno?
Solo del visto e dei soldi per il biglietto di andata e ritorno, i tuoi ospiti pagano tutte le spese in Italia!
Il viaggio si inseriva nello scambio di esperienze nel campo dell'evangelizzazione dei cristiani: i nostri missionari si accingevano a recarsi in Italia per vedere come vi vivessero i catechisti cattolici, con quali problemi si scontrassero e, cosa più importante, quali fossero le novità nel campo della metodica che potessero offrirci! Qui è necessaria una spiegazione: sì, effettivamente al giorno d'oggi noi non abbiamo una relazione canonica con la Chiesa Cattolica Romana, ma nella Antica Chiesa Indivisa sia in Oriente che in Occidente esisteva una pratica di catechesi, per lo più identica in entrambe le parti dell'Impero Romano. Questo fatto ci permette di dire che nell' Antica Chiesa Indivisa esisteva una pratica canonica di catechesi. Se si confrontano le moderne pratiche di catechesi nelle diverse Chiese (cattolici, Ortodossi, protestanti più o meno regolari), il risultato è che al giorno d'oggi i sistemi di preparazione al Battesimo dei Cattolici Romani corrispondono alle pratiche della Chiesa Antica più delle nostre: ecco il paradosso. E proprio a questo è dedicato il mio lavoro!
Anche il problema della lingua si risolse da sé: fummo sempre accompagnati da padre Vadim, sacerdote cattolico russo, che lavorava in Italia da cinque anni. […]
Il programma, molto intenso, consisteva nella vista di parrocchie, seminari, associazioni e incontri con rappresentanti della Chiesa Cattolica, dal lunedì al venerdì. […]
Arrivati in cima al colle, ci ritrovammo nel seminario
“Redemptores Mater” [sic! N.d.T.].
Questi seminari sono insoliti, in essi i pastori sono preparati secondo il metodo del cammino Neocatecumenale e propriamente noi andavamo a studiare il formato di tale attività, ossia un dialogo interconfessionale nella pratica. Che cosa è il cammino Neocatecumenale? Il catecumenato è la preparazione delle persone al Battesimo, all'ingresso nella Chiesa, apprendimento + educazione: un metodo di preparazione che include parti di insegnamento, di azione e di liturgia. “Neo” significa la preparazione delle persone al Battesimo dopo essere già entrate a far parte della Chiesa.
Il metodo del cammino neocatecumenale fu elaborato dallo spagnolo Kiko Arguello nel 1964, quando svolgeva attività missionaria tra i poveri delle baroccopoli di Madrid. Egli osservò che la stragrande maggioranza dei cosiddetti cattolici non aveva in effetti nessuna idea della propria fede e che quindi bisognava insegnargliela. Ma la domanda era: come? L'apprendimento della fede si svolge in comunità, questo è il succo della cammino neocatecumenale. Una persona giunge in comunità e lì vive, insieme vengono lette e studiate le Scritture, si prega, ci si comunica e tutto questo viene presieduto da un sacerdote, che simboleggia il Capo della Chiesa, Cristo.
Come mi è stato spiegato, con il suo celibato è come se avesse un corpo, la comunità, così come anche tutti condividono le proprie difficoltà, tutti in comunità si aiutano l'un l'altro, approfondiscono la posizione di ciascuno, ossia in sostanza i ogni membro del cammino neocatecumenale fa parte di questa o quella famiglia, la comunità.
Il neocatecumenato è una chiesa nella Chiesa, ma è legalizzata, nonostante le iniziali opposizioni e i timori della dirigenza ecclesiastica della Chiesa Cattolica Romana.
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"Eucarestia" neocatecumenale |
Gli ideologi di questo movimento già da molto propongono alla nostra Chiesa Russa il neocatecumenato come mezzo di evangelizzazione della popolazione e per questo motivo la commissione missionaria è stata inviata in Italia. In sostanza, quello che abbiamo visto è semplicemente una buona vita parrocchiale.
E da questa posizione si può dire con orgoglio che a noi, alla Chiesa Russa, il cammino neocatecumenale come metodo in generale non è necessario, perché abbiamo già tutto. Il problema sta nel fatto che nel momento attuale non esiste ovunque una piena vita parrocchiale e le persone che frequentano una chiesa si si conoscono di vista ma in sostanza non si frequentano, sono isolate le une dalle altre.
Sull'apprendimento religioso non dico nulla, ognuno si prepara come vuole alla Vita Eterna e al riconoscimento della Verità. Ma le persone che abbiamo conosciuto e con cui abbiamo vissuto sono degnissime, e direi perfino più degne di noi.
Che cosa ho visto? Nel primo seminario vi sono circa cento persone da 31 paesi del mondo. Il seminario è unificato, vi studiano infatti i futuri pastori della diocesi di Roma, della Cina e del Giappone. Ogni seminarista è membro di una qualche comunità neocatecumenale e proprio essa, questa comunità, lo ha scelto ed inviato a studiare. Per gli studi in Italia al prescelto futuro seminarista viene dato un anno per superare la barriera linguistica, dopo di che inizia lo studio vero e proprio. Nel seminario lo studio dura circa 10-12 anni, inoltre il fattore più importante non è tanto lo studio, le conoscenze, quanto la formazione, l'impregnarsi di amore per il prossimo, per Dio, per quindi, a seconda della propria prontezza interiore, il recarsi dove verrai inviato e dare questo amore agli uomini che incontrerai. Ossia voglio dire che coloro che scelgono questa via sono pronti ad essere inviati in qualunque punto del mondo, dove non sai quale sarà il rapporto con te come uomo, missionario e anche le condizioni di vita possono essere non prevedibili. E' evidente che in tali condizioni non si può parlare né di ”meriti” né di ”denaro” o di carriera! I ragazzi del seminario sono molto sinceri, aperti e di tutte le sfumature di colore della pelle! Al nostro arrivo, ci stupì il loro modo di vivere. Ci invitarono a tavola, dove tutti siedono attorno a grossi tavoli rotondi. Ogni giorno vi sono tovaglie bianche e servizio al tavolo; i camerieri sono i seminaristi stessi che fanno a turno a servire. Come ci spiegò il nostro traduttore padre Vadim ”imparano a servire gli altri in modo che, divenuti sacerdoti, con lo stesso fervore e la stessa esattezza servano il gregge!” Ecco quale rispetto! Ogni giorno vi è un menù variato e tutto viene rafforzato da bevande alcoliche, a pranzo a cena bevono birra e vino. Anche acqua, e sempre c'è moltissima frutta. L'Italia è un paese straordinario: gli abitanti bevono vino ogni giorno ma per tutta la durata del nostro soggiorno non abbiamo mai visto un ubriaco per strada! Le stanze in cui abitano i seminaristi sono arredate piuttosto semplicemente: armadi, letti e scrivanie. Nella camera che mi fu assegnata c'era anche un tavolinetto per i giornali e due poltrone per gli ospiti. Inoltre ogni camera è unita a una camera da bagno, come anche vi è un ripostiglio che serve anche da guardaroba.
L'altro seminario, a Macerata, rispecchia il modello ideale di istituzione educativa del cammino neocatecumenale. Per prima cosa è stato costruito da un architetto credente, il cui progetto ha vinto una borsa di studio, e racchiude in sé tutto quanto è necessario per l'esistenza. Si trova su una collina, dalla quale si apre una vista stupefacente sui verdi campi italiani e in lontananza si scorge l'azzurro dell'Adriatico. Il rettore del seminario nel darci il benvenuto disse “ecco vedete, qui passa il confine tra due popoli e due culture poiché là (indicando il mare) su quella riva già parlano lo slavo, che poi si è diffuso in oriente fino all'oceano Pacifico!” A differenza del seminario romano, a Macerata tutto riluceva e brillava e si capiva che era stato completato da poco tempo. L'edificio è costituito da svariate parti: l'edificio scolastico, la chiesa, la ”sala della Parola” (luogo separato per la la lettura e lo studio della Sacra Scrittura), la mensa come anche una stanza per il tempo libero e la biblioteca. Il seminario di Macerata prepara i missionari solamente per la Cina. Tra le discipline studiate vi sono la teologia generale, come anche la biblistica, la liturgistica, la dogmatica e così via, mentre tra quelle generali si annoverano la storia, la letteratura e le lingue. Interessante vedere come nella biblioteca vi sia uno scaffale dedicato alla letteratura russa: vi erano Puškin, Gogol', Cechov, Dostoevskij e altri.
La sera del nostro arrivo era prevista l'assemblea parrocchiale. Alla messa in chiesa presero parte i rappresentanti di tre comunità neocatecumenali giunti dalla città, come anche i seminaristi.
Loro celebrano la messa in un modo un po' diverso rispetto a quello solito della Chiesa Cattolica Romana: alla celebrazione prendono parte il coro, vengono cantati inni sacri accompagnati da chitarre, violini e strumenti a percussione e tutto appare assai dignitoso e solenne.
La celebrazione si conclude con la comunione del clero e dei parrocchiani sotto le due specie, il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo!
Dopo la messa danzano attorno all'Altare, anche questo fatto assai insolito. Quindi tutti si recano nella mensa (anche questo un ”sacramento” separato) e tutti siedono attarno ai tavoli rotondi e bevono, mangiano, chiacchierano. Il banchetto viene periodicamente arricchito da diversi interventi e o discorsi degli ospiti. In generale è difficile descriverlo, posso solo dire che che ricorda una qualche solennità, ad esempio delle nozze, dove tutti sono felici e contenti, ma in sostanza è buona vita parrocchiale, mentre la comunità è come una grande famiglia!
[…]
Scrivo sempre dei sacerdoti, ma devo di sicuro dire anche qualcosa delle persone comuni che, pur non avendo l'ordinazione sacerdotale, non sono per questo di meno coinvolte nell'impresa missionaria. Così talvolta capita che a una assemblea comunitaria venga proclamata la proposta ”nel tale Paese c'è bisogno di quattro missionari, chi è disposto ad andare?” e qualcuno si alza e dichiara la propria disponibilità ad andare laddove non si sa che cosa ti aspetta!
E' interessante la biografia di uno dei nostri accompagnatori, Pablo Pimentel. Egli nacque in Spagna, ricevette un'ottima preparazione giuridica, lavorò per il municipio di Madrid, dopo di che si trasferí in Costa Rica, dove iniziò un'attività secondo la sua specializzazione e sembrava che tutto stesse andando per il meglio: famiglia, figli, casa, benessere, un angolo di paradiso tra due oceani ma... come raccontò Pablo, ogni giorno sentiva sempre di più l'assurdità della vita e un senso di crescente depressione non lo abbandonava.
Iniziarono i problemi in famiglia e capiva che mancava poco a un crack. Ecco che allora lui e la moglie entrarono in un comunità neocatecumenale. Il frutto della loro preparazione fu che che quando in una delle tante assemblee il catechista (la figura di sutorià della comunità) dichiarò che in un certo Paese vi era bisogno di missionari, Pablo raccontò: “
mia moglie ed io, senza esserci messi d'accordo, ci alzammo contemporaneamente e immediatamente demmo la nostra disponibilità di andare e proclamare Cristo!” Così Pablo si ritrovò dapprima in Polonia e poi in Russia! Interessante il fatto che alle persone stesse accade qualcosa di inspiegabile dal punto di vista della logica e del rapporto pragmatico con la vita: le persone vanno là dove non sono aspettate, dove c'è un'altra cultura, le condizioni di vita sono diverse e forse c'è anche pericolo per la salute e la vita e superano tutto.
Pablo raccontò che mantiene i contatti con molte famiglie missionarie in svariati Paesi del mondo e testimonia che si rafforzano nello spirito, evangelizzano e le loro famiglie si rafforzano, nascono nuovi bambini e, nonostante le difficoltà, sono sempre contente. Non hanno paura di niente e di nessuno perché sono davvero con Dio, Allo stesso Pablo dopo l'ingresso in comunità sono nati alcuni altri figli, che oggi hanno già figli propri, mentre lo stesso Pablo ha già più di settant'anni ma, nonostante l'età, come prima serve Dio attraverso la missione in Russia e in Polonia. […] Io non gli avrei dato più di 55 anni. […]
Le mie conclusioni: quello che ho imparato dal viaggio è ciò che determina il servizio cristiano a Dio e agli uomini sul piano morale e spirituale, ossia in altre parole se non ardi di fede, non puoi evangelizzare. Se non hai amore verso il prossimo, non puoi portare nessuno a Dio. Cristiano = Missionario, anche se non evangelizza in modo particolare, per mancanza di possibilità o non si prefigge tale scopo, quando Dio lo vuole, accade la tua testimonianza, persino può accadere senza parole, con il modo di vivere e con le azioni. Il missionario è solo un collaboratore di Dio nell'opera della salvezza degli uomini, il cristiano da solo non conduce nessuno verso niente, è Dio a condurre attraverso il missionario […] Per un licenziato di un seminario neocatecumenale non si pone la questione del che cosa fare in seguito: andare a servire Dio e gli uomini […]
Da allora sono passati tre mesi e da noi in università si è tenuto un incontro con padre Foma Ditz, persona interessantissima, sacerdote ortodosso di origine tedesca, che ha iniziato il suo cammino verso Cristo attraverso l'apprendimento della fede in una delle comunità neocatecumenali in Germania. All'inizio dell'incontro padre Foma ha ricordato la storia del neocatecumenato nella Chiesa
[segue breve excursus storico con citazione lettera a Diogneto N.d.T.]
Ecco ciò che è straordinario: i cristiani non temono la morte! […]
Il neocatecumenato ha origine all'incontro di due problemi, il primo appena descritto: prima di essere membro della Chiesa bisogna amare Cristo, il secondo problema è più complicato: come realzionarsi con coloro che sono già nella Chiesa ma non hanno scoperto e conosciuto Cristo? Le riunioni dei neocatecumenali ricordano in un certo senso quelle degli antichi cristiani:
l'ingresso agli estranei è precluso (!): il processo di apprendimento della fede è basato sullo studio delle Sacre Scritture e ha una durata prolungata nel tempo. Durante la formazione i catecumeni partecipano a diversi stadi successivi, che hanno lo scopo di rafforzare la loro fede, la tensione a Cristo, solo nella messa i partecipanti dei diversi gruppi del percorso neocatecumenale si incontrano insieme: pregano insieme, partecipano all'eucaristia, parlano alla tavola da pranzo comune.
Neocatecumenato? Chiesa nella chiesa o tuttavia setta nella setta?
La domanda è complicata e ambigua.
Da una parte
il neocatecumenato è una comunità di comunità chiuse, autoisolatesi dalla ”Chiesa ufficiale”, dall'altra i membri del neocatecumenati si sforzano di dare alle proprie assemblee lo spirito del Cristianesimo antico, così che niente impedisca ai fratelli e alle sorelle di percorrere un cammino unico ed eccezionale di apprendimento della fede. E' interessante il fatto che una persona all'esterno della comunità, nel cui ambito si svolge il cammino neocatecumenale,
non esiste! Nella non comunità non c'è vita! La persona non esiste, è estraneo ed inutile!
Il fondatore e capo del Neocatecumenato, Kiko Argüello, viene considerato santo in vita e il suo stato di laico nella chiesa può essere equiparato a quello di precettore spirituale
(starets) di tutte le comunità del Neocatecumenato della Chiesa Cattolica Romana: qui risaltano bene elementi di gurismo. Nella nostra tradizione ortodossa mai nessuno degli operatori religiosi si è mai considerato giusto e ha sempre rifiutato di essere considerato tale da parte del suo gregge, per non cadere nella
prelest. E' interessante la testimonianza delle stesso padre Foma. Perché egli, ancor giovane, ebbe dei dubbi sulla veridicità di questo cammino e scelse la tradizione ortodossa. Padre Foma spiegò questo con il suo desiderio dopo la fine del seminario di intraprendere la strada della vita di famiglia. […] Il futuro padre Foma uscì dalla comunità […] e iniziò il cammino della vera fede. Oggi padre Foma fa parte del clero della chiesa del Salvatore Misericordioso di Mosca, ha una famiglia e quattro figli. Nell'esempio della sua vita noi vediamo la provvidenza Divina, che attraverso il cammino Neocatecumenale lo ha portato all'Ortodossia.
Non sta a noi giudicare il lati negativi del più grande movimento laicale della Chiesa Cattolica Romana […] tuttavia il Concilio Vaticano II a mio parere non tanto ha semplificato, quanto ha peggiorato una situazione già di per sé non semplice. Il neocatecumenato è sorto come tentativo coraggioso di cambiare la realtà in un secolo senza fede e di valori liberali, come anche lo stesso Kiko Argüello non si ritiene uomo esente dai peccati, tuttavia è per noi motivo di gioia se sempre più persone giungeranno da noi all'Ortodossia provenienti dal Neocatecumenato e per questo è necessario mantenere le relazioni con le comunità neocatecumenali e vivere in modo cristiano, infatti le persone vanno verso chi arde per Cristo! Infatti noi abbiamo un privilegio rispetto a tutte le chiese cristiane, solo la nostra Chiesa ha conservato nella purezza l'insegnamento apostolico incorrotto!
Denis Alekseev