Manfred Hauke,
Versato per molti. Studio per una fedele traduzione del ‘Pro multis’ nelle parole della consacrazione, Cantagalli, 2008, pp. 112, € 13,80.
PREFAZIONE di S.E.R. mons. MALCOLM RANJITH
Il 17 ottobre 2006, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti inviò ai presidenti delle Conferenze Episcopali la lettera sulla traduzione corretta delle parole latine pro multis nelle preghiere eucaristiche. Questa direttiva, a nome del Sommo Pontefice, provocò un vivace dibattito, soprattutto tra i pastori e i teologi. Si riconobbe, in generale, la correttezza linguistica dell'ammonimento, ma varie voci mettevano in dubbio il messaggio teologico e la portata pastorale del richiamo. Fra queste voci qualcuno pensò addirittura che tale cambiamento avrebbe messo in serio dubbio il ruolo salvifico di Cristo, Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza.
Lo scritto di don Manfred Hauke, professore di Patrologia e Dogmatica alla Facoltà Teologica di Lugano (Svizzera), raccoglie i frutti della discussione contemporanea. L'opera presenta il fondamento biblico del tema, segue l'interpretazione delle parole sacre durante la storia, riporta gli appositi documenti del Magistero e dona una lettura sistematica della corretta traduzione, consapevole della teologia eucaristica. La presentazione fedele del messaggio biblico è importante anche per l'ecumenismo e per la vita pastorale, come nota l'autore alla fine della sua investigazione.
Il libro offre già all'inizio qualche informazione interessante sul retroscena della decisione pontificia, ricordando un lavoro esegetico guidato dal P. Albert Vanhoye SJ, ora Cardinale, e ben noto al Sommo Pontefice. Questo lavoro, recentemente pubblicato in Germania, pone la discussione biblica ad un livello più sicuro di quarant'anni fa, quando molti esegeti cattolici dimostravano troppo fiducia nell'interpretazione di un singolo biblista protestante. Hauke si appoggia a questa nuova monografia e offre una riflessione biblica propria che mostra come nel Nuovo Testamento vanno insieme l'offerta di Gesù per tutti gli uomini e la sua donazione per la Chiesa. Nel contesto dell'Ultima Cena è plausibile la collocazione del sacrificio nell'ambito dell'Alleanza che include l'accoglienza di Cristo da parte dell'uomo. Quest'accoglienza non è automatica, ma richiede la prontezza del libero arbitrio nella fede. L'offerta eucaristica "per molti" corrisponde alla prospettiva giovannea secondo cui il Signore dona la sua vita per le sue pecore. Il sacrificio eucaristico di Gesù si rivolge come offerta di salvezza a tutti gli uomini, ma si realizza come evento di alleanza solo in quelli che, secondo il piano eterno di Dio, sono eletti e accettano il dono di Cristo nella fede formata dalla carità.
Nella discussione recente è stato quasi assente il ricorso alla tradizione teologica. Non si è osato, prima del recente passato, tradurre le sacre parole hyper pollon (rispettivamente pro multis) con "per tutti", ma esistono diverse voci a proposito dell'interpretazione. Hauke, partendo dalle prime testimonianze all'epoca dei Padri e giungendo fino al tempo presente, mette in rilievo la storia della discussione, che comincia già nei primi secoli nei commenti biblici. Durante lo sviluppo importante fu la presa di posizione di san Girolamo, preparata dalla teologia di Origene, che ribadisce l'importanza dell'accoglienza fedele di Cristo senza rinnegare in alcun modo l'offerta universale della salvezza. Ippolito, rappresentante antichissimo della liturgia, va nella stessa direzione, riaffermando nella prefazione autentica della sua Preghiera eucaristica l'esito del sacrificio di Cristo per quanti hanno creduto nel Salvatore. Un chiarimento teologico notevole avviene al tempo dei Carolingi, quando la Chiesa respinge il predestinazionismo, che nega l'offerta universale del sacrificio di Cristo. L'arcivescovo Hinkmar di Reims, in prima fila nel rigettare tale eresia, insiste nello stesso momento sul significato "per molti" delle parole di consacrazione eucaristica. Questa linea di pensiero viene accolta anche dai grandi teologi del Medioevo e giunge fino al Catechismo Romano, il documento più importante del Magistero ordinario della Chiesa sul nostro tema: per il sacrificio di Gesù Cristo, bisogna distinguere la sua forza (rivolta a tutti gli uomini) e il suo frutto (che si limita a quanti sono aperti al Salvatore). Le parole "per molti", secondo il Catechismo, riguardano il frutto del sacrificio per gli eletti secondo le parole del Signore nella preghiera sacerdotale: «Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi» (Gv 17,9) (CR II, 4,24).
Nell'esposizione storica, l'autore mostra anche il cammino verso le traduzioni bisognose oggi di correzione e ricorda le perplessità di molti, le critiche dell'esegeta e arcivescovo di Paderborn, il Cardinale Degenhardt, e i ripensamenti dell'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Cardinale Seper.
Per la comprensione teologica del documento della nostra Congregazione possono essere utili i punti di vista sistematici.
Il sacrificio della Messa è l'applicazione sacramentale del Sacrificio della Croce. Perciò sembra più conveniente un accento sull'efficacia del sacrificio eucaristico realizzato durante tutta la storia, a differenza di un significato che mette in primo piano l'offerta universale. L'importanza del libero arbitrio, nella fede e nella carità, è ribadita nella reciprocità dell'alleanza resa presente nella Santa Messa. Hauke risponde anche, da un punto di vista dogmatico, alle critiche esagerate che non ritengono valida l'Eucaristia celebrata con le traduzioni erronee delle parole pro multis. I punti di vista ecumenici, invece, mettono alla ribalta che la decisione è consona alla fedeltà alla Parola di Dio presente, in questo caso, persino nelle liturgie protestanti. Si notino anche i motivi pastorali della corretta interpretazione.
Siccome oggi è molto presente un ottimismo esagerato nella salvezza, che fa giungere al Paradiso tutti quanti senza richiedere il dono della fede e lo sforzo della conversione, un richiamo alla serietà della vocazione cristiana sembra più che opportuno. La decisione del Santo Padre si inserisce in una linea coerente che ribadisce il coraggio per la verità in tutti gli ambiti della vita, inclusa la sacra Liturgia. Lo studio di Hauke sottolinea la fondatezza teologica di quest'atteggiamento nel caso esemplare della traduzione fedele delle parole consacratorie della Santa Messa. D'altronde se si coglie nella sua totalità il pensiero teologico della Lumen Gentium e di altri documenti del Concilio Vaticano II come Unitatis Redintegratio e Ad Gentes è chiaro che i Padri Conciliari insistettero sulla necessità diretta o indiretta della Chiesa per la salvezza (LG 14; UR 3; AG 7). E la Chiesa viene realizzata nella sua pienezza dalla fede, dalla celebrazione e da quell'adeguarsi della vita al dinamismo interno di questo meraviglioso dono: l'Eucaristia. L'Eucaristia così rinnova la Chiesa - luogo della salvezza offerta. Tale offerta però diventa salvezza realizzata se viene accettata, il che comporta nel pieno rispetto della libertà umana una risposta di fedeltà assoluta a colui che ci invita alla comunione divenendo così parte della sua stessa vita. Siamo chiamati a diventare suoi nel senso pieno della parola e se accettiamo tale invito, liberati dal peccato e dalla morte pregusteremo già qui sulla terra lo splendore della sua gloria eterna.
Pro multis mette in luce proprio questo aspetto della nostra corrispondenza a lui. Sì, siamo stati tutti invitati alla libertà che lui ci ha offerto per mezzo del suo sacrificio, ma esiste anche la necessità di una nostra risposta positiva a questo invito. Senza questo aspetto della nostra libera scelta cadremo in un determinismo spirituale e teologico. Tale situazione parrebbe poco rispettosa verso la dignità e nobiltà della natura umana. C'è da congratularsi con don Hauke, per questo studio meticoloso e profondamente teologico. Esso non è tanto una giustificazione teologica di una scelta di parole consacratorie alternative della Preghiera eucaristica, perché le parole sempre usate erano pro multis,
quanto un richiamo alla fedeltà al mistero della salvezza, accogliendo il mistero di Dio e configurando a Lui tutta la nostra vita. + MALCOLM RANJITH
Arcivescovo Segretario Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti