giovedì 31 agosto 2017

"Hanno tradito la mia fiducia": vescovo licenzia quattro presbiteri neocat per insubordinazione

I "presbiteri" neocatecumenali scavalcano senza scrupoli il vescovo tutte le volte che c'è in ballo qualche interesse del Cammino, anche il più lercio e micragnoso. Ecco qui sotto l'ennesimo esempio da Guam (dove, fra parentesi, abbiamo un altro esempio: il cosiddetto "catechista" neocatecumenale ufficiale non è quello indicato nell'annuario diocesano...).

Qui sotto, nostra traduzione di alcune parti di un articolo di Haidee V. Eugenio del Pacific Daily News.


L'arcivescovo Michael Judes Byrnes ha recentemente rimosso quattro membri del clero dal suo team di consiglieri, rimozione dovuta all'insubordinazione, all'attacco alla sua autorità e al tradimento della sua fiducia.

Tutti e quattro i membri rimossi [dal Consiglio Presbiterale] sono affiliati al Cammino Neocatecumenale, le cui pratiche sono solitamente in contrasto con quelle della comunità cattolica tradizionale dell'isola [di Guam].

Il problema è nato per una lettera che hanno inviato lo scorso giugno ad un officiale Vaticano, anche lui affiliato col Cammino Neocatecumenale, anziché parlarne con Byrnes.

[...]

A norma del Diritto Canonico, il Consiglio Presbiterale è un gruppo di sacerdoti che agisce come un senato del Vescovo e lo assiste nel governo della diocesi secondo le norme di legge per promuovere una buona pastorale.

«Come già discusso, la vostra affiliazione al Consiglio Presbiterale è stata annullata a causa della vostra insubordinazione», ha scritto Byrnes nella sua lettera, una copia della quale è giunta in nostro possesso martedì scorso. «Nel caso specifico, scrivendo direttamente a sua eminenza Ferdinando card. Filoni lo scorso 27 giugno 2017, anziché discutere propriamente con me delle vostre preoccupazioni, avete sfidato la mia autorità e tradito la mia fiducia».

[...]

T. Diaz, direttore delle comunicazioni dell'Arcidiocesi di Agaña, ha confermato mercoledì scorso che l'arcivescovo ha rimosso i quattro dal Consiglio Presbiterale lo scorso luglio. «Non sono più membri del Consiglio Presbiterale», ha detto, aggiungendo che l'arcidiocesi non avrebbe dato commenti sulle ragioni specifiche della revoca dei loro incarichi.

[...]

D. Sablan, presidente del Concerned Catholics of Guam, giovedì scorso ha detto che il Vescovo ha tutto il diritto di rimuovere membri del suo stesso gruppo di consiglieri qualora attacchino la sua autorità sulla chiesa a Guam.

Ha aggiunto che i quattro hanno essenzialmente pugnalato il vescovo alle spalle e che la lettera dei quattro presbiteri neocatecumenali, sulla base di informazioni in suo possesso, chiedeva a Filoni di impedire a Byrnes e all'Arcidiocesi di vendere la Yona property dove sorge il seminario Redemptoris Mater controllato dal Cammino.


«Questi quattro hanno colpito l'arcivescovo alle spalle. Hanno parlato al card. Filoni di una questione che avrebbero invece dovuto discutere col loro stesso vescovo, Byrnes, e qualora quest'ultimo non fosse stato d'accordo con le loro posizioni avrebbero dovuto rispettare la volontà del vescovo», ha detto.

Come indicato nella lettera di Byrnes, i quattro ex membri avevano scritto a Filoni il 27 giugno. Filoni è prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che è responsabile per la Chiesa Cattolica per l'impegno missionario nel mondo e le attività relative.

«Filoni è in Vaticano il più forte alleato del Cammino Neocatecumenale, a causa della sua amicizia con uno dei co-fondatori, Kiko Argüello. Ma questo cardinale è andato oltre la sua autorità interferendo negli affari interni dell'Arcidiocesidi Agaña», ha aggiunto Sablan. «Se ricordate bene, il cardinal Filoni l'anno scorso diede ordine di impedire ad alcuni fedeli cattolici di visitare il seminario a Yona, seminario pagato dai cattolici stessi».

L'Arcidiocesi ha annunciato che la Yona property in cui è installato il seminario del Cammino Neocatecumenale è uno dei 41 immobili che la chiesa locale considera non essenziali e che andrebbe venduto per poter pagare i risarcimenti in oltre cento casi di azioni legali contro l'arcidiocesi riguardanti abusi sessuali commessi dal clero.

Sablan ha aggiunto che il Cammino intende mantenere la sua presenza a Guam tenendo le proprie grinfie sul seminario a Yona e addirittura sperando che uno dei suoi membri, l'arcivescovo Anthony S. Apuron, possa tornare a Guam a guidare la diocesi.

Apuron era stato privato dei suoi poteri amministrativi sulla diocesi il 6 giugno 2016, dopo che alcuni ex chierichetti lo avevano pubblicamente accusato di aver sessualmente abusato e stuprato negli anni Settanta. Il processo canonico vaticano contro Apuron è ancora in corso.

Apuron stesso deve affrontare procedimenti civili per presunti stupri e abusi sessuali di bambini, oltre ad una querela per diffamazione e calunnia per aver chiamato bugiardi i suoi accusatori.

I quattro che sono stati rimossi da Byrnes erano stati eletti membri del Consiglio Pastorale a far data dallo scorso 1° giugno.

Byrnes aveva pubblicato una lettera pastorale chiedendo che il Cammino bloccasse per un anno la formazione di nuove comunità, celebrasse la Messa secondo le istruzioni generali e norme di tutta la Chiesa Cattolica, e nominasse un delegato per la revisione dei princìpi pastorali e teologici degli insegnamenti del Cammino.

martedì 29 agosto 2017

Decalogo per un atteggiamento adeguato a Messa

Pubblichiamo di seguito un decalogo per un atteggiamento adeguato a Messa, tratto da Aleteia il cui autore è padre Henry Vargas Holguín. Inseriamo come contrappunto agli articoli del decalogo, in corsivo, quale sia invece il comune sentire (ed agire) dei neocatecumenali in proposito. Le immagini sono tratte dal gruppo Facebook neocatecumenale "Neocatecumenal Fails".



Questi dieci consigli ti aiuteranno a integrarti nella comunità cattolica e a vivere pienamente la Messa.

1.- Arriva sempre puntuale, anche prima che inizi la Santa Messa. Ricorda che il primo precetto della Chiesa, che esiste già dal IV secolo, è ascoltare la Messa completa tutte le domeniche e nelle feste di precetto e non svolgere lavori o attività che possano impedire la santificazione di questi giorni.

Per questo è importante arrivare in tempo in chiesa. Perché? Per prepararci spiritualmente in preghiera facendo la nostra preghiera personale. Anche per leggere in anticipo le letture approfittando dei foglietti domenicali. Quando si leggono le letture prima della Messa, si ha una buona idea di ciò che dirà il Signore e si riuscirà a capire meglio l’omelia.
La puntualità non è una virtù in cammino, in nessuna occasione. Dal momento che ogni celebrazione è fatta a servizio della comunità, vista come famiglia, per dare inizio al rito spesso si aspetta che arrivino tutti - o quasi tutti - i fratelli. Se qualcuno mugugna per gli eccessivi ritardi e per i tempi che si prolungano oltre il previsto, lo si accusa di non voler dedicare il proprio tempo a Dio, di "non essere entrato nella gratuità" eccetera.


2.- Entrando nel tempio, la tua prima azione deve essere salutare il Signore. Non entrare mai distratto/a. Bisogna andare a cercare il Tabernacolo. Ci sarà una luce accesa a indicare il luogo in cui è custodito il Santissimo Sacramento. Se la salute te lo permette, inginocchiati completamente o almeno metti il ginocchio destro a terra (genuflessione), come segno di adorazione e rispetto stando davanti al Signore.

Una volta compiuto il tuo atto di adorazione, cerca il luogo che preferisci, magari iniziando con l’occupare i primi banchi.
All'entrata in cappella, nessuna preghiera né raccoglimento: a seconda del proprio ruolo, si accordano le chitarre, si preparano le sedie, ci si siede a chiacchierare con questo o quello. Il clima è quello della rimpatriata. Per questo si preferisce fare l'Eucaristia in un salone, perché la Presenza di Gesù potrebbe imbarazzare e disturbare la convivialità comunitaria. Il comportamento in chiesa dei neocatecumenali è francamente scandaloso.


3.- Se devi muoverti all’interno della chiesa, fallo con rispetto, e quando devi passare di fronte all’altare fai una riverenza profonda, anche se la Messa non è ancora iniziata. Se il Signore è già sull’altare, fai una semplice genuflessione (ginocchio destro a terra).
All'inizio dell'Eucaristia Neocatecumenale, il Signore deve ancora passare, per cui la presenza del pane azzimo sull'altare non suscita alcuna dimostrazione di rispetto. In quanto alla genuflessione, può essere che qualche neocatecumenale "fratello maggiore" si genufletta all'ingresso in Chiesa, ma durante la consacrazione è severamente vietato inginocchiarsi.

4.- Osserva il silenzio. Ci saranno persone che pregano, o che si preparano alla confessione o si confessano. Resta in silenzio o pregando come preparazione personale e per rispettare il momento degli altri con Dio.
Il silenzio non è di casa nelle celebrazioni eucaristiche del cammino. Il fervore dei preparativi, il chiacchiericcio, le risate si sopiscono solo con la monizione ambientale del catechista o responsabile di turno. Gesù Cristo ancora non c'è.
Mantieni il silenzio prima, durante e dopo la celebrazione, tranne quando si deve cantare o rispondere alle azioni liturgiche.

Al momento dello scambio della pace, scoppia la baraonda. Tutti devono abbracciarsi e baciarsi. La confusione è totale. Non sembra possibile che ci si stia apprestando a celebrare il Sacrificio Eucaristico.

Considera che la Messa è sacra; ciò implica la necessità di spegnere il telefono cellulare o di togliergli il suono. Non usare il vibracall perché ti distrae e ti rende dipendente. Se per distrazione dimentichi di spegnere il cellulare e suona durante la Messa, non uscire dalla chiesa per rispondere, spegnilo immediatamente.
La considerazione della sacralità della Messa, invece di consigliare di abbassare le voci, induce ad urlare i canti kikiani. Per sovrastare le voci, le chitarre, i bonghi e i tamburelli suonano al massimo volume. Se un cellulare suonasse, non se ne avvertirebbe il cicalío. Al termine della chiassosa celebrazione eucaristica, dopo il ballo di fronte all'altare e l'incursione per rubare i fiori, il numero dei decibel, anche se si è nel tempio sacro, aumenta ancor più. Già si pensa all'inevitabile festino che seguirà.


5.- Vestiti in modo dignitoso nella casa di Dio. Nel luogo in cui si rinnova in modo incruento il sacrificio di Cristo sulla croce, vestiti meglio che puoi. Vestiti bene, ma per la dignità del luogo e del momento, non per spiccare davanti alla gente. Non metterti abiti audaci anche se fa caldo, né vestiti sportivi, né pantaloncini né infradito…
Sui vestiti, sarebbe necessario un capitolo a parte, in particolare su quelli femminili del sabato sera neocatecumenale. Tacchi, scollature, spacchi a livello di febbre del sabato sera. Oppure si ricade nell'eccesso contrario: mise trasandate, bermuda, infradito.


6.- La Chiesa richiede per norma un digiuno eucaristico di un’ora da cibo e bevande prima della Sacra Comunione, a eccezione di acqua e medicine (CDC 919).

Il digiuno include la gomma da masticare prima e durante la celebrazione. Questa norma non è opzionale, e violarla coscientemente è sacrilegio. Osservare questa norma è segno di massimo rispetto di chi identifica la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, ed è anche la preparazione e la disposizione corretta per ricevere il Signore.
Il digiuno non è specificamente raccomandato, se non il grande digiuno pasquale che a suo tempo cominciava dal giovedì sera e che ora comincia dal venerdì. Comunque, essendo l'Eucaristia celebrata all'ora di cena, probabilmente viene rispettato.


7.- Controlla i tuoi figli. Se sono piccoli, evita che giochino disturbando gli altri ed educali al rispetto che meritano il luogo e il momento, così sapranno l’importanza che hanno.

Se sono molto piccoli o stanno in braccio e non puoi affidarli a qualcuno, cerca di sederti nei banchi alla fine della chiesa per poter uscire a tranquillizzarli nel caso in cui piangano.
I bambini piccoli vengono generalmente lasciati a casa o sotto la custodia di nonne e zie non neocatecumenali o delle babysitter. Nella Veglia Pasquale vengono tenuti svegli per il rito ebraico delle domande dei bambini che assurge a "liturgia" per i neocatecumenali.



8.- Gesù dice: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera” (Mt 21,13). Il tempio parrocchiale non è quindi il luogo adatto agli scherzi; non confondere la chiesa con una caffetteria, e non ti sedere con le gambe accavallate come nelle riunioni conviviali.

La Messa non è il momento per esprimere affetti personali. Se sei con tuo/a marito/moglie o fidanzato/a, lascia le dimostrazioni d’affetto eccessive per un altro luogo e un altro momento. Ora siete tu e il tuo partner, ciascuno con Dio: vivete la Messa come coppia, ma rivolti a Dio.
Visto che il Sacrificio Eucaristico ha per i Neocatecumenali piuttosto il carattere di una cena familiare attorno al tavolo, la convivialità, in tutte le sue varie espressioni, è d'obbligo.

9.- Partecipa attivamente alla Messa e lascia le tue letture e le tue devozioni per un altro momento, prima o dopo la Messa. Durante la Messa evita gli spostamenti superflui come peregrinare di fronte alle immagini disposte per la devozione. Fallo soprattutto nei santuari.
Al Neocatecumenale non interessa peregrinare davanti a immagini e non concepisce devozionismo diverse da quelle specificamente richieste e incentivate dai catechisti, come quella per "santa" Carmen.

10.- Non favorire la distrazione. A Messa abbandona ogni altro argomento o pensiero. Non sminuire la Messa con un cuore diviso, pensando alle cose esterne.

Non ti preoccupare di banalità, né guardando gli altri, men che meno con malizia o oscenità. Non guardare neanche l’orologio, come se avessi voglia che la Messa termini il prima possibile.
L'Eucaristia Neocatecumenale è la fiera delle distrazioni. A partire dai vestiti che si sfoggiano, per arrivare alla valutazione degli inevitabili "sfondoni" dei fratelli e delle sorelle che fanno le monizioni, ad iniziare dalle stecche o dai più o meno riusciti gorgheggiamenti dei cantori per concludere con il fastidio dato dal balletto più o meno scomposto alla spoliazione dei fiori dell'altare. Al termine di una Eucarestia del cammino, anche la persona più santa e tollerante ha accumulato una serie impressionante di peccati nei confronti del prossimo. Impossibile evitarlo.

domenica 27 agosto 2017

Preti missionari per Kiko (andata e ritorno): una riflessione.

Nessun neocatecumenale si inginocchia
durante la consacrazione
Nell'articolo Eucarestia nel Santuario di SanKiko un lettore del blog ha commentato:
«Ad un parroco di kiko,
Sei partito un’altra volta, infischiandotene del fatto che, bene o male, sei parroco di una comunità che conta migliaia e migliaia di persone e che, di questi tempi essendo in amena località di media montagna, triplica le presenze con i turisti… Non ti fai nessuno scrupolo nel caricare le tue assenze sulle spalle del vegliardo collega che avrebbe dovuto già ritirarsi a vita tranquilla e privata come le disposizioni ecclesiastiche prevedono, con il parkinson e con l’artrosi che lo sta piegando in due… Non ti fai nessuno scrupolo di tralasciare la visita ai malati, il sostegno morale e materiale alle famiglie in reale stato di miseria, l’assiduità e la costanza nel garantire le confessioni ad ogni ora del giorno… No! Nessuno scrupolo,- perché devi fare “la missione”- : quella kikiana, senza bastone né bisaccia e senza cellulare… ah sì! il cellulare… Ammesso e non concesso che tu non lo abbia nascosto, con la carta di credito, tra le natiche che ami tanto tenere attaccate al plexigas persino davanti al Sacrificio di Nostro Signore, cosa farai, non essendo raggiungibile, se dovesse tornare alla casa del Padre il tuo vecchio collega? O peggio, se dovesse lasciarci qualche tuo parente stretto, in quanto infermo e avanti con l’età?
È facile che tu mi risponda pappagallescamente e stravolgendo, come al tuo solito, il senso del Vangelo, dicendomi: “chi non odia il padre e la madre non è degno di me” E a questo punto, io, non potrò fare a meno di ricordarti che è lo stesso Gesù ad aver istituito oltre che l’Eucarestia, anche le opere di misericordia, corporali e spirituali, come ad esempio quella di seppellire i morti e pregare il Signore per i defunti… Ma che importa! Tu devi fare “la missione” , cioè girovagare come un clochard, a casaccio, così, come capita capita a portare il verbo eretico neocat… tanto c’è la provvidenza…
Piuttosto: visto che vi presentate a nome di Papa Francesco e dell’ordinario, il vescovo della diocesi a cui appartieni e quello della diocesi in cui sei capitato a sorteggio hanno concordato e dato a te e al tuo dio-kiko le rispettive autorizzazioni? O, come vostra prassi cinquantennale, mettendoli arrogantemente davanti al fatto compiuto e contando subdolamente sulla loro mitezza, -quella che voi non avete nemmeno sotto la suola delle scarpe- la state forse passando liscia con la cretinata del “chi tace acconsente”?
Che Dio abbia pietà di te
C.d.D.»
Questa disamina - tagliente, affilata, impietosa - mette in luce, a nostro avviso, un enorme problema riguardante il clero kikiano. I presbiteri kikos sono "missionari" - si dice continuamente in comunità. I seminari nei quali sono cresciuti sono sulla carta diocesani, ma anche questi "missionari" e perciò Kiko (senza alcuna vera autorità nella Chiesa se non quella che può esercitare come iniziatore del Cammino) organizza annualmente o anche più spesso convivenze "per la missione" e quest'anno si è spinto anche oltre, convocando le sue divisioni corazzate per invadere l'Europa "senza borsa né bisaccia" al suono di chitarre ndrùng-ndrùng, nacchere e bongos, per "evangelizzare" (insomma, un po' come quando gli Stati Uniti dichiarano di voler "esportare la democrazia").

Infantilismo idiota: "girotondo liturgico" neocat
Tralasciando il contro-senso rappresentato da un prete diocesano che se ne va allegramente in missione fregandosene della diocesi cui appartiene, ciò che scandalizza è che questi presbiteri sono indottrinati a gettare alle ortiche la vera missione per la quale sono stati formati e ordinati, per la quale hanno deciso di sposare la propria anima con Dio, ovvero curare il Popolo di Dio, i credenti.

L'anonimo dice bene - non avremmo saputo scegliere parole migliori - "Non ti fai nessuno scrupolo di tralasciare la visita ai malati, il sostegno morale e materiale alle famiglie in reale stato di miseria, l’assiduità e la costanza nel garantire le confessioni ad ogni ora del giorno….No! Nessuno scrupolo,- perché devi fare “la missione”- ", insomma il pretino kikino "missionario" non si fa nessuno scrupolo di smettere di fare il prete e per onorare l'esigentissimo idolo Kiko e i propri infallibili catechistoni di zona - fosse anche per due sole settimane - per ottenere da loro una misera gloria e riconoscimento umano alla prossima convivenza, soddisfazione assimilabile al biblico piatto di lenticchie, vendendo la primogenitura che gli viene dall'aver ricevuto l'Ordine Sacro.

Sappiamo che Kiko, capicosca e gregari del cammino odiano le parrocchie con tutto il cuore (salvo quando gli servono gli spazi e le chiese), e sono talmente arroganti da protestare con i Vescovi che non lasciano partire il "loro" clero (si, perché i preti sono di Kiko, chiaramente, a lui sottomessi, come tutto il resto del mondo cattolico: l'anticristo ha il vizietto di additare se stesso costringendo gli altri all'adorazione e alla sottomissione), nonostante il cammino abbia "pagato" la loro formazione (che poi non sia vero non fa nulla, ma ci da una misura chiara della scala di valori su cui Papa Kiko I fonda la sua evangelizzazione: tutto ha un prezzo, per Kiko Dinero Arguello). Noi stessi abbiamo sentito con le nostre orecchie gli itineranti sgridare i loro presbiteri che non si sbrigavano a installare il Cammino nelle parrocchie loro affidate (ecco a cosa gli servono i preti), o che non davano disponibilità alla missione e che preferivano curare la "parrocchietta" con le "vecchiette".

Kiko dunque odia l'Ordine Sacro, il clero, l'istituto del Sacerdozio, il quale - come abbiamo visto negli orridi volumi della Traditio Symboli - secondo la "santa-di-categoria-superiore" ormai non dicono più niente alla gente, non sono più una testimonianza per le persone. Per Kiko i preti come il Santo Curato di Ars, divenuto santo semplicemente svolgendo il suo compito di pastore, di operaio della vigna, che ha portato migliaia di anime a Dio, che ha celebrato centinaia di matrimoni, insegnato, guidato, santificato il suo gregge nel nome di Gesù Cristo, per lui questo modello di prete è una schifezza, una roba "preconciliare" da distruggere, perché non obbediente al suo sacro infallibile "vangelo" ispirato (dal demonio, quello vero).

Allegre ragazze neocatecumenali
vendono tristi magliette neocatecumenali
Per concludere, lo stesso lettore, il 25/07/2017, a commento del post "È lecita una liturgia domestica? No!", conclude il viaggetto del pretino:
«Sei rientrato, con la coda tra le zampe, ops! gambe, e siccome non hai concluso un bel nulla (a quanto si sa non sei stato accolto a braccia aperte in terra di missione, cioè dai cristiani, anche presbiteri tuoi colleghi, evidentemente cattolici e non protestanti come te) stai facendo quello che d'abitudine fanno tutti i kikos quando non la spuntano: calunniano e sminuiscono, «persone aride, nessuno va a messa...» Dunque, a parte chiedere l'elemosina come un accattone (non perché versi in uno stato di bisogno ma perchè sei un esaltato ed un fanatico fuori controllo, adoratore di un furbacchione che se ne è rimasto comodo comodo sul divano dell'hotel a 4/5 stelle da cui ha organizzato l'«armiamoci e partite,-fessi»), ti sei accorto che questa settimana sei venuto meno a tutti i tuoi importanti compiti di parroco? ti sei accorto che la Provvidenza, quella vera, non ti ha assistito per niente dopo aver provocato Dio con queste pagliacciate autoesaltanti che alcuni vescovi, come quello di FAENZA, non hanno autorizzato?
Che Dio abbia pietà di te, ancora una volta
C.d C»
Chiaro no? Il pretino non va mica "in terra di missione"! Va a evangelizzare altri preti! e poi, venendo (giustamente) cacciato via, se ne torna indietro a leccarsi le ferite calunniando il prossimo invece di farsi una seria domanda sulla bontà del cosiddetto "cammino".
Così ecco che un altro pretino indottrinato e lavato di cervello, contro ogni carità cristiana, contro il proprio mandato ricevuto da Dio nel giorno dell'ordinazione, se ne va a fare il barbone per le strade, fingendo di evangelizzare, autoassegnandosi una missione perché gliel'ha ordinato Kiko. Come si fa a non capire il vero piano dell'eretico spagnolo?
1. Riformare la Messa per farla diventare una santa cena sincretica giudaica-protestante
2. Riscrivere il catechismo sul modello della gnosi cristiana del III secolo
3. Svuotare di senso il Sacramento dell'Ordine e formare il proprio clero a lui soggetto
4. Costruire una gerarchia parallela e indipendente da quella ufficiale (costituita da Cristo)
5. Modellare le parrocchie a proprio uso e kikizzarle a suon di "nueva estetica"
6. Santificare tutto il Tripode Neocatecumenale e conquistare il resto della Chiesa
Ecco, pensando a tutte le famiglie che lasceranno i bambini per andare "in missione" e a tutti i preti che lasceranno il loro gregge senza protezione - solo perché il dio-kiko ha alzato un sopracciglio corrucciato e agitato il suo crocifisso-sogliola in aria come uno sciamano bantu - viene da dire che i punti da 1 a 5 del suo personalissimo programma di sovversione della Chiesa Cattolica finora si sono attuati in pieno. Gli manca solo il numero 6.

venerdì 25 agosto 2017

Dio è onnipotente, ma solo per 7 giorni

Due a due scatenata su Twitter:
"Mi scusi signora, può dedicarmi un minuto
per parlarle del nostro
Signore e Salvatore Gesù Cristo?"
Domani [27 luglio 2017] nella mia parrocchia c'è la celebrazione della parola a comunità riunite (prassi normale nei mesi estivi in cui molti partono).
Se ho capito bene i "clochard per una settimana" dovrebbero essere tornati, quindi domani ci saranno risonanze mirabolanti su come Dio li ha protetti e benedetti, e quali miracoli sono avvenuti al loro passaggio...

Personalmente il tutto mi sembra un incrocio tra "Pechino Express" e "L'isola dei famosi", sentirò di come sono sopravvissuti e cosa hanno mangiato, dove hanno dormito (il tutto con sicure esaltazioni di Dio).

Quello che trovo già assurdo, oltre al fatto che andare in missione non vuol dire fare il barbone per 7 giorni, è che diranno che Dio c'è e che li ama e protegge.
Quindi Dio è onnipotente, certo se fai questa cosa per 7 giorni in estate, mangiare poco per 7 giorni è possibile, non lavarsi per 7 giorni si può fare e anche dormire all'aperto non muore nessuno, ma prova a fare lo stesso a gennaio e per 30 giorni.
Improvvisamente Dio non vi ama più? Oppure non è più onnipotente?
Quindi se fate una prova di resistenza di 7 giorni Dio vi ama, se allungate il tempo non vi sorregge piu.
Quindi Dio è onnipotente solo per 7 giorni, dopo diventa "semi potente" e potresti avere difficoltà.

Oggi stesso ho fatto con alcuni faris...oops neocatecumenali, come esempio il respirare
Per vivere dobbiamo respirare
Ma Dio mi ama, e verrà in mio soccorso anche se trattengo il respiro per 30 secondi.
L'ho fatto e ho dimostrato che Dio può tutto (per 30 secondi).
per durate superiori ai 2 minuti invece Dio non può nulla...
Due persone hanno capito, (erano semplici parrocchiani), i quattro del cammino si sono risentiti e andati via senza salutarmi.
(testimonianza da: Bruno, 26 luglio 2017)

"Per grazia di Dio in questa parrocchia sono presenti
COMUNITÀ NEOCATECUMENALI":
non è uno scherzo, c'è una parrocchia che espone questa insegna!

Sono tornato adesso dalla celebrazione del mercoledì. Come detto volevo sentire le mirabolanti risonanze dei "Missionari per 7 giorni"; hanno risuonato in 7 (su circa 20 che sono andati della mia parocchia), praticamente hanno tutti detto le stesse cose.
A me hanno colpito alcune di queste (non mi soffermo su alcune palesi dimenticanze che hanno facilmente fatto intendere che oltre ad avere soldi appresso avevano anche il cellulare)

1) hanno tutti fatto un esorcismo appena arrivati sul luogo prescelto (come e con che autorità non so dirvi);

2) hanno tutti dormito e mangiato in casa di fratelli del cammino (almeno quasi tutti e quasi tutte le notti);

3) avevano gli indirizzi delle parrocchie dove andare e si sono appoggiati molto a parrocchie, conventi, e altri luoghi "Cristianizzatissimi".

Praticamente hanno parlato molto dell'aspetto "isola dei famosi", e di come subito Dio tramite i "Fratelli del cammino" abbia risolto i loro problemi di vitto e alloggio.
Molto marcato l'aspetto di quanto questa missione sia servita a loro e per la loro vita.

Quasi nulla sulla parte di evangelizzazione ai "lontani", quel poco che c'è stato è stato fatto nella parrocchia che li ospitava (facendoli dare la loro esperienza dopo le messe - in cambio di vitto e alloggio) o alle suore nei conventi.
L'unica esperienza che mi è sembrata più "vera" l'ha fatta una ragazza che è finita in un paese dove non c'è il cammino, ed è l'unica che ha dormito per terra due notti (poi ospitate dal parroco che comunque le ha redarguite perchè non era quello il modo in cui si fa evangelizzazione e non si va mettendo a rischio anche la propria salute).
Ultima cosa che mi ha colpito, molti hanno detto che Parroci e anche un vescovo sono stati molto "duri" con questo "esperimento".
Ovviamente molti hano detto che hanno pregato Santa Carmen e i problemi si risolvevano.
Le intercessioni della santa sono state sentite da tutti.
(da: Bruno, 27 luglio 2017)

Due a due: casting per gli Eletti col Kiko-Factor

mercoledì 23 agosto 2017

Ma voi pregate per l'anima di Carmen?

«Tu non ci sei Gesù mio. Cammino controcorrente. Questa psiche tenebrosa, lamentosa, che amarezza. Non so vivere. Abbi compassione di me. Mi affatico in una tragedia esistenziale». Ecco una delle tante, neanche troppo forzate, espressioni di una delle "Notti Oscure" di Carmen Hernàndez, cofondatrice, insieme a Kiko Argüello, della setta Neocatecumenale.

Mentre scorro con fare critico, ma propenso alla logica, queste frasi della "santa di categoria superiore", ecco che mi soffermo su queste righe che ho appena riportato, che chiare ed esplicite esprimono la reale Carmen. Chi ha avuto l'occasione nefasta d'incontrarla potrà rendere veritiere queste mie parole; chi, invece, non l'ha conosciuta, potrà constatare dando un'occhiata alla catastrofica creatura che ha messo in piedi assieme al suo spagnoleggiante compagno d'avventura.

Adesso analizziamo un attimo la personalità di questa donna che, durante i vari incontri preposti per il mondo, tormentava istericamente folle di persone straziate nell'intimo. Gente perseguitata dalla propria croce; un'angoscia che le parole della donna idolatrata evidenziavano ancora di più. Una croce imbrogliona, che sussiste a metà tra la realtà e la fantasia, di cui gli amici settari godono, poiché, secondo il concetto neocatecumenale, i veri doni derivano proprio dalla sofferenza, tanto più la croce è spessa tanto più il cammino riconosce i frutti buoni e... si prosegue! Passi contornati da un alone di superstizione, che distanzia nettamente dal cattolicesimo (anche se curiosamente, la maschera di cui son provvisti, regge alla grande)! Ma i neocatecumeni sono felici così, con il peso dell'anima che determina angoscia e tristezza. Ecco svelato il motivo per cui si dirigevano in massa ad ascoltare i discorsi nevrotici di Carmen rendendo la propria croce ancora più insostenibile, essendo le sue parole, per non dire la tonalità della voce, un vero fardello. Non considero tutto ciò un'opinione, bensì una constatazione oggettiva. Insomma, uno dei tanti "paradossi neocatecumenali". Diciamo pure che se dovessimo leggere ciò che i neocatecumeni scrivono durante ogni singolo scrutinio, di "notti oscure" ne avremmo a bizzeffe e di santi anche, ma non prima dei due prediletti, Kiko e Carmen.

Ovviamente, Carmen non rappresenterebbe l'ennesima Santa, bensì la prima Santa neocatecumenale; mi pare che si apra uno scenario finalizzato all'innalzamento della persona, senza una reale convinzione dell'evento.
Ma proprio il sentimento di angoscia determina i Diari che improvvisamente sono stati portati alla ribalta a scopo di lucro e di brama di successo (la Santità).
Allora eccomi quì a cercare di capire come sia possibile, anche solo pensare, di rendere Santa una donna dalla personalità ambigua e, come lei stessa si pronuncia, dalla psiche tenebrosa.

Quindi ecco che si inizia a parlare di "Notte Oscura", accostata con supponenza a quella attraversata da santi come Madre Teresa di Calcutta, Teresa d'Avila, Giovanni della Croce ed altri e altri; un affronto, quasi una prepotenza che vuole vedere Santa la Carmen de Madrid, la donna urticante che di vizi ne possedeva a bizzeffe, per la maggior parte ben documentabili da foto o esperienze dirette di chi l'ha conosciuta.

Cos'è la "notte oscura"? Cosa rappresenta nella realtà? Per spiegare questo concetto, astutamente utilizzato per enfatizzare gli scritti di Carmen e paragonarla a Santi per eccellenza, ci basiamo proprio su Santa Madre Teresa di Calcutta. Una donna minuta vissuta nell'umiltà e nella povertà, forte della sua fede e mai concentrata su se stessa. La piccola donna, vissuta d'amore per il prossimo, ha reso percepibile la sua propensione verso il bene senza mai auto esaltarsi. La sua era una visibilità donata dalla luce che il bene di per sé propaga. La donnina del Signore visse una costante oscurità finalizzata all'offerta del proprio essere, che portava al doloroso e ardente desiderio di Gesù.
Di quella desolazione interiore, Madre Teresa ne rendeva conto solamente ai suoi direttori spirituali, ordinando, addirittura, che le sue lettere venissero distrutte. Fortunatamente non fu così, donandoci modo di poter scorgere la realtà della piccola serva di Dio.

Ecco una delle frasi di Madre Teresa di Calcutta: "Se la mia separazione da Te permette che altri si avvicinino a Te e Tu trovi gioia e diletto nel loro amore e compagnia, voglio di tutto cuore soffrire ciò che soffro, non solo adesso, ma per l'eternità se fosse possibile". Cosa scaturisce da questa preghiera accorata, sofferente ma carica d'amore di madre Teresa? Lo rivela lei stessa con questo ennesimo e meraviglioso pensiero: "Ho iniziato ad amare la mia oscurità, perchè credo che adesso essa sia una parte, una piccolissima parte, dell'oscurità e della sofferenza in cui Gesù visse sulla terra". Quindi, con ammirazione, constatiamo come questa tempesta interiore sia offerta dedicata a Dio e amore indicibile che risalta sempre il divino e mai la sua stessa figura. Un voler soffrire per dono.

Desidero riportare il pensiero di Carmen, che dopo questa riflessione su Madre Teresa di Calcutta quasi logora: «Tu non ci sei Gesù mio. Cammino controcorrente. Questa psiche tenebrosa, lamentosa, che amarezza. Non so vivere. Abbi compassione di me. Mi affatico in una tragedia esistenziale». È un richiamo alla sua stessa persona che rende il lettore quasi depresso. Il suo cammino controcorrente è ben reso evidente nel contesto del "Cammino Neocatecumenale". Carmen offre una base teologica e liturgica che trova sbocco nell'eresia e nell'abuso, e una profonda mancanza di rispetto verso la Chiesa, la gerarchia e il Papa. Una situazione davvero drammatica, appesantita dalle sue considerazioni blasfeme di cui i Mamotreti abbondano e sovrabbondano data l'esagerazione e gravità dei suoi interventi.

Un'altra considerazione riguarda il suo dichiararsi lamentosa, si riferisce alla sua psiche, così malridotta da essere indicata come tenebrosa, eh beh, sì! Proprio così, una psiche lamentosa e tenebrosa che mai lasciava in pace chi la attorniava. Ogni singolo evento, anche il più insignificante, trovava risvolto in una lamentela estenuante che esasperava. Eppure lei per i neocatecumeni è già Santa. Eh già, una Santa che kiko definisce di categoria superiore.

Come se questa realtà sospinta da Francisco fosse già vigente, un pallone gonfiato (a scanso di errori sottolineiamo che non ci riferiamo a Kiko stesso), con il viso di Carmen, viene fatto volteggiare per i cieli a mo' di assunzione al cielo della stessa. Non ci stupiamo, ah no, siamo abituati a vedere certi atti degeneri e instabili da parte di Kiko e adepti. Però un dubbio sovviene prepotente e curioso: dato che i Santi sono purificati e quindi accolti direttamente in cielo al cospetto del Signore, voi, amici neocatecumeni, PREGATE PER L'ANIMA DI CARMEN?


lunedì 21 agosto 2017

Il manuale del Perfetto Neocatecumenale

Orientamenti per il dialogo con i cristiani della domenica

- «...il Cammino è approvato, perciò chi critica il Cammino deve per forza essere uno che odia, che invidia, che giudica, uno che non ha capito e che non conosce, poiché solo chi capisce e conosce il Cammino può lodarlo...»

- «...quando si parla dei pregi del Cammino, siate il più generici possibile: per esempio, "il Cammino ha salvato il mio matrimonio", senza entrare nel merito di cosa esattamente ha "salvato" e come lo ha "salvato"...»

- «...partite sempre dal presupposto che il mondo è in bianco e nero; per esempio: "il Cammino mi ha salvato da droga, adulterio e alcolismo", come se tutti - ma proprio tutti - vivessero perennemente a rischio di droghe, adulteri, alcolismi e quant'altro, e che solo facendo il Cammino si eliminano quei vizi...»

- «...quando qualcuno testimonia storture avvenute nel Cammino abbiate sempre pronta l'espressione: "nelle comunità della mia città non è mai successo", oppure: "non mi risulta", o ancora: "mai sentita una cosa del genere": le opinioni valgono più dei fatti, qualora si tratti di opinioni favorevoli al Cammino; inoltre il dire "non mi risulta" costringe gli interlocutori a spiegarsi meglio, e alla fine li batterete per estenuazione...»

- «...ricordatevi che la fede non consiste nelle verità da credere, ma in un elenco di operazioni da eseguire, un elenco di parole da rinfacciare, e un elenco di elogi di ecclesiastici da esibire... i cristiani della domenica non fanno tutte le cose che facciamo noi, non hanno un elenco pronto di cose da dire come ce l'abbiamo noi, e non possono sciorinare elenchi di "lodi dal Papa, dai cardinali, dai vescovi, dai presbiteri..."»

- «...se qualcuno facesse discorsi riguardo le variazioni neocatecumenali sulla fede e sulla liturgia, scegliete un particolare secondario del loro discorso, anche il più insignificante (come ad esempio un errore grammaticale), e pestate sempre e solo quel tasto, in modo da sviare altrove l'attenzione...»

- «...quando parlate coi cristiani della domenica, riempite il discorso di "io sono un peccatore" ma parlate sempre in modo che sia chiaro che siete superiori a loro; per esempio, vantatevi del fatto di Fare Le Lodi, perché quasi nessuno dei cristiani della domenica le fa (al più Fanno il Rosario, e lo fanno alla maniera di tutta la Chiesa, non nella diversa maniera insegnataci da Kiko e Carmen)...»

- «...in qualsiasi discussione, riducete ogni argomento alle "specialità" del Cammino; per esempio: qualcuno parla di figli o mogli? buttatela sull'Apertura alla Vita e vantatevi della vostra prole numerosa (o di quella dei fratelli di comunità), e se l'interlocutore è sufficientemente tonto ditegli che solo nel Cammino ci sono famiglie numerose...»

- «...scegliete sempre il livello adatto per le vostre affermazioni, e poi a poco a poco alzatelo sempre di più; per esempio, se si parla di vocazioni, si può dire che il Cammino ne ha tantissime; se i vostri interlocutori sono più ingenui, si può alzare il livello e dire che quando Kiko fa la chiamata vocazionale si "alzano" tantissime vocazioni, e se sono ancora più ingenui direte che Kiko suscita tantissime vocazioni...»

Armamentario neocatecumenale pronto
per la celebrazione della liturkikia
in onore dell'idolo Kiko
- «...siate sempre pronti ad equivocare ogniqualvolta sia utile al Cammino: se qualcuno parla di liturgia, fingete di credere che quella neocatecumenale sia identica a quella della Chiesa; se qualcuno parla di catechizzare, voi fingete di credere che le "catechesi" del Cammino siano la stessa cosa; se qualcuno porta un valido esempio, concentratevi su qualche aspetto secondario dell'esempio anziché sulle questioni relative al Cammino...»

- «...fate sempre leva sul buonismo e concludete ogni discorsino con un "pregate per me", in modo che gli interlocutori non possano darvi la strigliata finale... insabbiate le questioni, buttatela a tarallucci e vino, poiché il Cammino non si può discutere (neppure con ottimi argomenti) ma si può solo vivere...»

- «...quando le cose si mettono male scappate gridando "con voi non si può dialogare", o altra espressione che scarichi sugli interlocutori la colpa della vostra fuga...»

- «...ricordatevi sempre che il "non giudicare", l'amare i propri nemici, il non resistere al male, ecc., valgono solo all'interno del Cammino, non si applicano mai a chi non elogia il Cammino e i suoi iniziatori...»

- «...ricordatevi sempre che la menzogna è peccato, sì, tranne quando può essere utilmente utilizzata per promuovere il prestigio del Cammino; ingannare è peccato, sì, tranne quando può essere proficuamente adoperato per proteggere l'immagine dei due iniziatori Kiko e Carmen».

sabato 19 agosto 2017

I "catechisti" volevano «che lasciassi mio marito»

La propaganda ufficiale dice che "il Cammino mi ha salvato", "il Cammino ha salvato il mio matrimonio". Vediamo un'altra testimonianza su come stanno in realtà le cose.


Buon giorno a tutti, anch'io sono una fuoriuscita dal "cammino/setta". Ci sono rimasta tanto, troppo...forse ho resistito perchè l'ho vissuto con un piede dentro e uno fuori (avendolo anche abbandonato per un certo periodo, schifata da tante catechesi). Sono stata "bocciata" alla fine dell'elezione, dopo circa 21 anni, "solo perchè avevo fatto troppe assenze" a detta del capo responsabile (persona ignobile). La cosa più sconcertante è che volevano, evidentemente, che lasciassi mio marito (mai entrato in cammino, per fortuna, e che mi ha aiutato molto soprattutto quando mi hanno "scaricata" la settimana prima della Pasqua). Ho pensato da subito che se una persona che vive queste esperienze e non ha una buona situazione familiare, sociale, lavorativa, etc, può ricorrere al suicidio (infatti dopo anni una persona che ha abbandonato la setta si è ammazzata, ma ovviamente il problema era suo non del contesto..). Durante l'ultimo passaggio mi ha impressionato più del solito il fatto che i "catechisti", persone ignoranti senza alcuna formazione, imperversavano con violenza e cattiveria sulle persone, e soprattutto sulle donne (alcune di loro si lasciavano andare a pianti e singulti davanti a tutti).

Ovviamente, a parte una donna, nessuno mi ha chiamato per sapere come sto (dopo 21 anni di rapporti stretti!). In cambio mi hanno mandato una cartolina da Gerusalemme con tanti auguri e le firme di tutti!!!

Sono molto contenta di non essere più in questa setta, e alla faccia loro la mia vita è migliorata, ma l'esperienza mi è rimasta dentro, male.Ho iniziato a leggere gli interventi in questo blog, e mi colpisce tantissimo che la mia terribile esperienza è stata quella di tantissimi altre/i... Vi ringrazio perchè mi aiutate ad "elaborare" la terribile esperienza che ho vissuto.
(da: Rosa)

A margine di quanto detto da Rosa ricordiamo che già da venticinque anni vengono testimoniati casi di "divorzio alla maniera neocatecumenale" ai danni di un marito che non condivideva troppo lo zelo neocat della moglie.

In quel caso si adoperò contro il matrimonio persino il parroco neocatecumenalizzato, timoroso evidentemente di perdere il beneplacito dei cosiddetti "catechisti".

È una lettura lunga e dettagliata, ma è ancora terribilmente attuale: la trovate a questo [link]

Segnalo anche un articolo su come i kikos senza alcuno scruopolo inoltrano richieste di nullità neocatecumenali quando torna comodo.

giovedì 17 agosto 2017

"I catechisti mi hanno giudicato: sarei un badante, non un marito"

Tipica "allegria"
neocatecumenale
Sono nel Cammino Neocatecumenale da più di quindici anni ma ho finalmente deciso di non continuarlo più.

Ciò che mi è avvenuto nel Cammino è qualcosa su cui non posso chiudere un occhio: la nostra comunità ha dovuto subire questi "scrutini" dove ci venivano fatte parecchie domande, ci veniva dato del tempo per rispondere, e il nostro cosiddetto "catechista" pretendeva le risposte. Erano domande anche a questioni che prima non erano mai state toccate.

Questo è avvenuto per ognuno di noi, singolarmente, in presenza di tutta la comunità. L'interrogatorio di ognuno andava avanti per un'ora o più. Nelle domande i "catechisti" neocatecumenali chiedevano anche le cose più personali e sensibili, e dopo la risposta del singolo si mettevano a dare il giudizio su di lui.

Nel mio caso sono stato giudicato come un badante, non come un marito, poiché mia moglie soffre di epilessia e perciò mi prendo cura di lei su tutto - medicine, visite, stare sempre insieme perché non può rimanere da sola... Ma i nostri "catechisti" neocatecumenali sono stati velocissimi a giudicare che io non sarei per lei un marito ma solo un badante.

Questa cosa mi ha ferito molto: dei cristiani si permettono di dire cose del genere? Dove altro potrei trovare un'ispirazione di vita cristiana se la Chiesa non è più rifugio delle persone che hanno bisogno del sostegno di Dio?

Penso che sia ora che la Chiesa riconosca lo scempio operato dal Cammino.

(nostra traduzione di un commento dalle
Filippine presentato su Thoughtful Catholic)

Neocatecumenali seduti con l'ostia-snack in mano
in attesa che scatti il segnale mangiatorio.
Da uno spot pubblicitario neocatecumenale
trasmesso dal TG2 della RAI-TV il 7 gennaio 2012
Nota: gli anziani kikos sono travestiti da druidi perché la costosa vestina bianca indica che hanno fatto tutte le tappe del Cammino (tranne quelle inventate successivamente).

martedì 15 agosto 2017

Dalle semplici verità di fede alla liturgia vissuta


In occasione della solennità dell'Assunzione della Beata Vergine, debellatrice delle eresie, proponiamo ai nostri lettori un brano tratto dal libro di Martin Mosebach, Eresia dell'informe, evidenziando come il prendere sul serio la liturgia della Chiesa (anziché tentare di "migliorarla") porta davvero a ravvivare la fede.

Nell'eresia neocatecumenale, il Signore Gesù è trattato come una specie di sacro snack, al punto che l'altare è un tavolinetto smontabile, zeppo di prodotti ortofrutticoli (liturgia kikiana delle banane), mentre le suppellettili sacre parlano non del Signore ma di Kiko Argüello.


Un circolo di donne che avevano l’abitudine di pregare insieme, incominciò a interessarsi allora alla biancheria dell’altare; è di queste donne che vi voglio raccontare. Queste chiesero un giorno, agli amministratori della Cappella, che cosa propriamente avvenisse dei purificatoria impiegati, dei fazzoletti con i quali il sacerdote raccoglie dal calice le gocce rimaste del vino trasformato. Essi finiscono insieme ad altro bucato nella lavatrice, rispose l’amministratore. Le donne, alla Messa successive portarono un sacchetto che avevano confezionato. Quindi chiesero il purificatorium impiegato e lo misero nel sacchetto. In questo modo che cosa volevano fare? «Questo è comunque imbevuto del sangue prezioso che non può essere versato nello scarico». Il fatto che in passato la Chiesa abbia prescritto che il sacerdote stesso debba curare il primo lavaggio del purificatorium, il fatto che l’acqua di tale lavaggio sia quindi da versare nel sacrarium o nella terra, tutto questo non era a conoscenza delle donne. In ogni caso esse si opponevano a che questo fazzoletto fosse trattato come l’altro bucato, e istintivamente fecero ciò che una antica prescrizione, ora trascurata, esigeva. «È come lavare il giaciglio del Bambino Gesù», diceva una di queste donne. Quando l’ascoltai, ne rimasi colpito. La devozione popolare diventava qui qualcosa di concreto. La vidi quando lo lavò a casa, dopo aver prima recitato un rosario. Portò l’acqua del lavaggio nel giardino davanti a casa, versandola in un angolo in cui crescevano fiori particolarmente belli. Alla sera coprì poi l’altare nella cappella insieme ad un’altra donna. Questo aggiustamento della lunga e stretta coperta era difficile. Entrambe le donne erano molto concentrate, ma allo stesso tempo mosse da una sollecitudine trattenuta, come se avessero cura, con sobrietà ed efficienza, di un uomo che esse amavano. Io ho assistito a queste preparazioni con curiosità crescente. Di che cosa si trattava? In tutti i racconti della Resurrezione, il discorso cade sulle vesti ripiegate angelicos testes, sudarium et vestes, come si dice nella sequenza pasquale. Non vi è alcun dubbio che queste donne, in quella brutta cappella al secondo piano, erano le donne presso il sepolcro. Esse vivevano nella continua, indubitabile, realmente vissuta presenza di Gesù. In questa presenza esse rimanevano in modo naturale, in modo conforme alla loro nascita e al loro livello culturale. La loro vita era adorazione, che si traduceva in azioni molto precise, molto pratiche: era liturgia.

Osservando queste donne, compresi che esse credevano alla reale presenza di Gesù nel Sacramento dell’altare.

domenica 13 agosto 2017

Fanno le CentoPiazze e si fanno pure pagare dal Comune!

Apprendiamo dal sito web del Comune di Verona che le comunità neocatecumenali di Verona si sono fatte pagare dal Comune cinquecento euro per aver "evangelizzato" in piazza.

Con determina n.46 del 7 agosto 2014 (determinazione dirigenziale n. 3888 dell'11 agosto 2014), il Comune di Verona, visto che tale nuova "evangelizzazione" «costituisce una modalità di realizzazione degli interessi generali dell'Amministrazione etc» (pag. 1), autorizza l'intervento finanziario nella misura di € 500,00 - nella persona del "referente delle comunità neocatecumenali di Verona" - nel rispetto dei limiti prefissati dal Comune, con obbligo di pubblicazione.

Sorge dunque qualche piccola domandina:
  • quali saranno stati i "giustificativi di spesa" per i cinquecento euro in questione? l'usura di corde di chitarra, megafoni e tamburelli?
  • le comunità neocatecumenali di tutto il mondo, ogni volta che fanno le centopiazzate, chiedono rimborsi al proprio Comune?
  • li chiedono ogni anno?
Vediamo qui sotto qualche foto esempio di autocelebrazione schitarrante, cioè di «modalità di realizzazione degli interessi generali dell'Amministrazione» simili a quelle costate cinquecento euro a tutti i contribuenti di Verona:

 



venerdì 11 agosto 2017

Salviamo la nuova evangelizzazione dalle grinfie dei falsi profeti

Un blog cattolico ora chiuso aveva pubblicato tempo fa questa riflessione, dalla quale prendo le mosse per trarre alcune conclusioni.
Sedicente "nuova evangelizzazione"
degli adepti del Cammino
Spesso si sente parlare della necessità di una nuova evangelizzazione dell'Europa. Prima di avanzare progetti di evangelizzazione dobbiamo porci alcune domande: perché è in corso la scristianizzazione della società? Di chi è la colpa? Io penso che gran parte del disastro è stato causato dal modernismo. Sì, anche comunisti, laicisti, massoni e compagnia bella hanno le loro responsabilità, ma se non ci fossero stati i modernisti, il cristianesimo avrebbe alzato una diga invalicabile contro la secolarizzazione. Insomma il modernismo è stato il cavallo di Troia per far penetrare il fumo di satana nel Tempio di Dio.

Il Vangelo rimane l'unica via di salvezza, ma è necessario viverlo con più coerenza, non in maniera annacquata. Non è possibile nessun compromesso tra mondo e Vangelo. Dunque, chi dovrà svolgere la "nuova evangelizzazione"? Se i nuovi evangelizzatori saranno gli stessi personaggi che ci hanno portato alla catastrofe con le loro eretiche dottrine moderniste, allora è meglio lasciar perdere onde evitare che si propaghi la confusione e la catastrofe. Per intenderci, se tra i nuovi evangelizzatori si infiltrassero coloro che di fatto negano la divinità di Cristo, la Risurrezione, la Presenza Reale, l'eternità dell'inferno, l'esistenza del purgatorio, la verginità perpetua della Madonna... allora sarebbero guai seri. Qui c'è bisogno di gente come San Francesco Saverio, san Pietro Canisio, San Roberto Bellarmino, Sant'Alfonso Maria de Liguori, cioè di persone ricche di buona dottrina e di zelo per la salvezza delle anime. Per rievangelizzare le terre cristianizzate bisogna recuperare la Tradizione: liturgia ben celebrata, canto gregoriano, catechismo fatto seriamente, sermoni alla Sant'Alfonso, recupero dei novissimi, riutilizzo nell'insegnamento della Somma Teologica di San Tommaso, propagazione della vera devozione alla Madonna, ecc.

Con le chiacchiere dei modernisti non si converte nessuno, anzi, si allontana sempre più la gente dalle chiese.

E tra le chiacchiere dei modernisti annoveriamo il "fare come i [presunti] primi cristiani" e l'evidenziare di più l'aspetto "conviviale" della liturgia.

Indovinate di chi si parla.

Kiko indiavolato mentre fa la sua protesta sindacale
lamentandosi col Papa che ancora non esiste
in tutte le parrocchie l'iniziazione neocatecumenale

mercoledì 9 agosto 2017

Papi inermi di fronte allo scandalo del neocatecumenalismo?

Kiko preparò a Giovanni Paolo II
un trono con la croce capovolta,
notoriamente simbolo satanico
Talvolta qualche lettore del blog si lamenta che i Papi sarebbero, se non conniventi col Cammino, almeno inermi - in particolare Giovanni Paolo II.
Un'opinione del genere è però fondata solo sull'ignoranza.

Se c'è una cosa di cui nessuno può dubitare riguardo a Giovanni Paolo II (clicca qui per approfondimenti), è il suo aver voluto essere a tutti i costi il buon pastore che insegue la pecorella smarrita e recalcitrante a costo di lasciare le altre novantanove nel deserto. Giovanni Paolo II ha lasciato che gli facessero di tutto - mettere copricapi piumati pellerossa, mantelline induiste, ecc. - e con chissà quanta pazienza.

Teniamo sempre presente la tecnica del "fatto compiuto", tanto cara ai volponi neocatecumenali: quei brutti scherzetti (come il trono con la croce capovolta, preparatogli da Kiko Argüello nel marzo 2000 in Terrasanta) glieli hanno fatti a sua insaputa, sapendo bene che avrebbe ingoiato il rospo per amore delle tante pecorelle per cui era andato lì. Spieghiamo tale pazienza con un esempio fastidioso: se al matrimonio di tua figlia ti fanno sedere su una sedia con l'effigie di Mussolini, cosa fai? preferisci rovinare la festa a tua figlia dando di matto davanti a tutti oppure per amor suo fai finta di non aver notato nulla?

Gli scherzacci fatti dai kikos a Giovanni Paolo II avranno infatti un unico frutto: lui non concederà nulla al Cammino, fino alla morte. La sua paterna benevolenza nei confronti delle anime semplici del Cammino andò di pari passo al suo irrigidirsi nei confronti delle richieste di Kiko, che si lamenterà esplicitamente di non aver mai avuto vere concessioni liturgiche dal Papa dal 1990 al 2005.

La conferma del triste stato in cui versa la Chiesa è data proprio dalla stupefacente potenza di questi loschi figuri, che tentano di sfruttare il Papa per i propri fini. Si dice - e c'è motivo di considerare ragionevole l'ipotesi - che dietro le dimissioni di Benedetto XVI ci sia parecchia melma neocatecumenale, a partire dal fatto che i vertici NC tentarono di "autoapprovarsi" la liturgia degli strafalcioni tutto all'insaputa del Papa.

Come dice il proverbio, il generale va alla guerra coi soldati che si ritrova. Perciò, se i soldati sono pressoché tutti pronti a disubbidire, il generale sarà costretto a evitare di comandare cose sgradite.

Quando l'autorità non viene più riconosciuta, o ci sono le dimissioni (ed è difficile non pensare al caso di Benedetto XVI, ostacolato e disubbidito e addirittura gabbato), oppure si lavora "lateralmente", salvando il salvabile, cercando di "indurre" altri a imitare il buon esempio, ecc. Infatti è in quest'ottica che va letto il paradossale caso del motu proprio sulla messa in latino: Benedetto XVI che la promuove ma senza celebrarla in pubblico, come se si aspettasse che la promozione della santa liturgia parta "dal basso" piuttosto che dalle alte sfere, che parta dalla libertà dei singoli piuttosto che da ordini dall'alto (che verrebbero subito banalizzati, neutralizzati e disubbiditi). Allo stesso modo Giovanni Paolo II e i suoi successori, nel paterno abbraccio del pastore che insegue la pecorella smarrita lasciando le altre 99 nel deserto, e contemporaneamente correggendo il Cammino senza strigliare troppo forte per evitare uno scisma, non possono essere considerati "inermi" di fronte allo scandalo del neocatecumenalismo.

lunedì 7 agosto 2017

A Messa, si può ballare?

Notare il "passetto" della fede "adulta"
La danza è un'arte, e in quanto tale, attraverso il corpo, è un mezzo per esprimere o esteriorizzare sentimenti umani.

La danza è adatta a trasmettere la gioia, e per un credente, quando questi balla con fede, si potrebbe parlare della preghiera del corpo, che può esprimere lode e richieste con i movimenti.

Per questo tra i mistici troviamo momenti di danza come espressione della pienezza dell'amore per Dio e della gioia di stare alla sua presenza. Ricordiamo i casi, tra gli altri, di Santa Teresa d'Avila, San Gerardo Maiella, San Pascual Baylón e San Filippo Neri.

Quando il Dottore Angelico desiderava rappresentare il paradiso, lo faceva come una danza per gli angeli e i santi.

Nella cena pasquale ebraica si danzava. Gesù ha partecipato a quella cena (Mc 14, 12-25), ed è molto probabile che abbia danzato mentre si cantavano i salmi.

Ricordiamo che il termine “Pasqua” proviene da pasja (trascrizione greca e latina della parola ebraica pesah), che a sua volta rimanda al verbo pasah, che significa "passare", "saltare". Da ciò deriva il significato di “festa” (danza) e “passo”, per questo in questo tipo di celebrazioni era comune ballare.

Una cosa è però pregare con il corpo, coinvolgendo tutto il nostro essere, e un'altra molto diversa è includere il ballo nella Messa. La danza non è mai stata parte integrale del culto ufficiale della Chiesa latina.

Le decisioni conciliari condannano spesso la danza religiosa perché non favorisce molto l'adorazione e perché può degenerare in disordine. Nessuno dei riti cristiani include la danza, che non è conosciuta nel rito latino della Messa.

Le danze a Messa o quello che la gente chiama “ballo” sono solo un'eccezione (nel rito etiope o nella forma zairese della liturgia romana si tratta semplicemente di una processione con ordine ritmico, qualcosa che si adatta molto bene alla dignità dell'occasione), com'è anche un'eccezione il ballo all'interno della Messa della veglia pasquale del Cammino Neocatecumenale.

Bisognerebbe precisare che non esiste il rito neocatecumenale; il rito neocatecumenale è inscritto nel rito latino e gli sono state permesse alcune peculiarità, ma nessuno di questi permessi include il fatto di ballare intorno all'altare.

La danza, quindi, non è proibita in modo assoluto. A favore di queste eccezioni ricordiamo la Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II, nella quale, al numero 37, vengono definite le norme di adattamento della liturgia al carattere e alle tradizioni dei vari popoli:

“La Chiesa, quando non è in questione la fede o il bene comune generale, non intende imporre, neppure nella liturgia, una rigida uniformità; rispetta anzi e favorisce le qualità e le doti di animo delle varie razze e dei vari popoli.

Tutto ciò poi che nel costume dei popoli non è indissolubilmente legato a superstizioni o ad errori, essa lo considera con benevolenza e, se possibile, lo conserva inalterato, e a volte lo ammette perfino nella liturgia, purché possa armonizzarsi con il vero e autentico spirito liturgico”.

Teoricamente, da questo passo si può dedurre che nel culto cattolico possono essere incluse certe forme o certi standard di danze, ma non saranno mai la norma per la Chiesa universale.

In via di principio ballare non è una forma di espressione della liturgia cristiana, perché i balli (i balli di culto) sono più propri delle varie espressioni “pseudoreligiose” che hanno propositi molto vari e distinti, nessuno dei quali compatibile con il proposito essenziale della liturgia cristiana.

È logico concepire la possibilità che la danza faccia parte di un'azione liturgica, visto che il corpo è parte dell'orante; e per questo la danza, perché sia preghiera, deve esprimere sentimenti di lode e adorazione, godere della presenza del Signore.

Chiaramente, però, la danza all'interno della Messa o delle azioni liturgiche è “ben vista” solo dove c'è sempre stata una tradizione non solo culturale ma liturgica, solo in alcuni casi di terre di missione in Africa e Asia, e neanche qualsiasi tipo di ballo o danza.

C'è quindi una grande differenza tra culture: ciò che si vede o si applica bene in una non può essere ammesso in un'altra.

Alcune forme di ballo sono state introdotte nel contesto della preghiera, ma l'autorità ecclesiale a questo riguardo ha posto due condizioni:

1. La danza deve essere regolata sotto la disciplina dell'autorità competente perché non tutti i balli o i movimenti ritmici del corpo accompagnati dalla musica, anche se aiutano nella preghiera e sono espressione di fede, si adattano alla liturgia;

2. La danza deve essere un riflesso dei valori religiosi della cultura e una chiara manifestazione di questi valori.

Nella Messa ci sono elementi sacrificali (offerta, immolazione) e di festa e allegria (la resurrezione); per questo la Messa è una festa sacra nella quale il festeggiato è Dio per la sua opera di Creazione e ri-creazione (la redenzione), e il modo di entrare in unione con Lui è il modo sacramentale.

Nella Messa, dunque, ci saranno clima festoso e allegria, ma un'allegria santa, contenuta, misurata, sublimata nello spirito; non verranno esacerbati i sensi.

Il modo di festeggiare è “in spirito e in verità”, o, come si dice nella Messa, elevando il cuore: sursum corda, elevando a Dio tutto il nostro essere.

In Occidente non è facile intendere la danza come espressione di preghiera, perché la danza è collegata al profano, alla seduzione, all'esercizio e al divertimento.

Per questa ragione, non può essere una norma applicabile a tutta la Chiesa universale all'interno di una celebrazione liturgica. Si può accettare meglio una proposta di danza religiosa nella nostra cultura occidentale, ma al di fuori della liturgia della Messa.

Le danze che si svolgono per lodare Dio hanno il loro momento e il loro luogo. Alcuni, nel nostro contesto occidentale, possono cadere in errori liturgici volendo utilizzare danze come lode in piena celebrazione liturgica per rendere la liturgia più attraente, ma è del tutto assurdo cercare di rendere una liturgia “attraente” introducendo pantomime ballabili (rappresentazioni teatrali in cui la parola viene sostituita da gesti e atteggiamenti), che spesso finiscono con un applauso.

L'applauso nella liturgia è un segno sicuro del fatto che l'essenza della liturgia è scomparsa, essendo stata sostituita da un tipo di intrattenimento religioso.

La Messa già di per sé ha i suoi elementi, e non è opportuno o accettabile aggiungerne altri al rituale romano.

Se alcune Chiese locali hanno accettato la danza, anche dentro un tempio, si fa in qualche contesto festivo e in modo puntuale per manifestare sentimenti di gioia e di devozione, ma sarebbe sempre meglio farlo fuori dalle celebrazioni liturgiche. Dobbiamo rispettare il luogo e il momento; fuori dalla celebrazione possiamo lodare Dio in diversi modi.

Per questo motivo, la danza o ballo, normalmente e nella misura del possibile, non deve essere introdotta né nella celebrazione liturgica né dentro al tempio, qualunque sia l'indole della danza; men che meno quando si tratta di musica lontana dai sentimenti religiosi o di ritmi profani, anche se si volesse – per il testo – darle un presunto sentimento religioso.

Per tale ragione il ballo non può essere introdotto nelle celebrazioni liturgiche di alcun tipo; significherebbe dare loro un carattere di spettacolo, impedendo uno degli aspetti della liturgia dai quali non si può prescindere in alcun momento: la partecipazione e il raccoglimento di tutti i fedeli.

Pretendere di inserire a forza il ballo nelle azioni liturgiche – la Messa – sarebbe come iniettarle uno degli elementi più desacralizzati e desacralizzanti, con la conseguenza nefasta di creare un'atmosfera profana che porterebbe facilmente i fedeli a ricordare nella celebrazione liturgica luoghi e situazioni mondani.

(articolo originariamente
pubblicato su Aleteia)