Non si contano più le volte che gruppi di Comunità Neocatecumenali convenuti da varie parti d'Italia e del mondo a Roma, in Piazza S. Pietro, la domenica mattina all'ora dell'Angelus, sono gratificati da una particolare benedizione del Papa, compiaciuto che siano venuti a corroborare la propria fede presso la tomba di S. Pietro, primo Vescovo e Martire di Roma.
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Raro esempio di Adorazione Eucaristica neocatecumenale:
in ogni caso il vero centro è sempre un'icona di Kiko col canto di Kiko |
L'ultima volta l'incontro è avvenuto la mattina del 4 dicembre [1994], e come al solito Giovanni Paolo II ha espresso la sua soddisfazione ai membri delle Comunità Neocatecumenali di alcune parrocchie di Madrid, giunte in città per fare la propria professione di fede davanti alla tomba di S. Pietro (cf.
L'Osservatore Romano, 5-6 dicembre 1994, pagina 5).
Nulla di più lodevole ed esemplare, ed è comprensibile la gioia del Papa, che ha concluso raccomandando a tutti di testimoniare con fermezza la propria fede in Cristo e il loro amore alla Chiesa.
Ovviamente, egli alludeva alla fede insistentemente insegnata in armonia con la tradizione apostolica, e all'
unica vera Chiesa di cui è supremo Pastore, avente la pienezza dei poteri destinati a continuare l'opera della salvezza operata dal Cristo.
Ora, mi chiedo se i Neocatecumenali, e specialmente i loro Catechisti e responsabili abbiano capito e accettato precisamente quel che il Papa intendeva.
Io ne dubito, ed anzi lo nego senz'altro, almeno se le Comunità spagnole di quel giorno erano convinte della dottrina di Kiko Argüello a proposito della storia della Chiesa.
Secondo il Capo carismatico del Cammino Neocatecumenale, la vera Chiesa di Cristo sarebbe quella dei primi tre secoli; che, appunto, dalle origini arriva all'inizio del IV secolo. Con la
Pace Costantiniana, ossia dal primo grande Concilio ecumenico celebrato a Nicea dal 19 giugno al 25 agosto 325, la Chiesa avrebbe subìto una profonda alterazione, venendosi ad aprire, per conseguenza, una parentesi di circa
1640 anni. Ciò perché non prima del Vaticano II (11 ottobre 1962 - 8 dicembre 1965), essa sarebbe risorta dalle sue ceneri.
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Schema kikiano della storia della Chiesa: 1640 anni di santità e Tradizione
(da Costantino al 1962)... messi fra parentesi! |
Nel corso di questo lunghissimo periodo storico tutto quel che si è verificato nella Chiesa non avrebbe alcun valore dal punto di vista della fede, del culto, della vita cristiana. Ciò spiega perché Kiko nelle sue catechesi mostra d'ignorare quasi del tutto Padri, teologi, interventi del magistero pontificio, Concili ecumenici... Ma è principalmente il Concilio di Trento e tutte le iniziative da esso promosse in ogni settore della vita della Chiesa che egli apertamente e duramente condanna, come indice della prevaricazione iniziata dal tempo di Costantino.
Lascio aperto il problema di come la Chiesa, ormai defunta, abbia potuto rinascere col Vaticano II, e se realmente il Vaticano II abbia insegnato qualcosa di diverso da quanto la Chiesa aveva continuato ad insegnare durante i 1640 anni di cui sopra.
Ed ecco allora scoperto il vero significato della visita delle Comunità Neocatecumenali alla tomba di S. Pietro: si tratta, secondo loro, di risalire alle origini, dimenticate e tradite dalla Chiesa vissuta dal secolo IV in poi. Non c'è dunque
protestante che non senta di elogiarli, essendo anch'egli convinto che la "Chiesa primitiva" sarebbe profondamente diversa da quella posteriore, decaduta, corrotta, infedele alla Tradizione apostolica...
Purtroppo, il Papa non ha mai letto le "catechesi" di Kiko e Carmen, e specialmente quelle dai titoli
Orientamenti alle équipes di catechisti per lo shemà (del 1974) e
Orientamenti alle équipes di catechisti per la convivenza della rinnovazione del primo scrutinio battesimale (del 1972 con aggiunte del 1986). Purtroppo, nessuno ha avuto (né quasi certamente avrà) la ventura di giungere fino a lui ed esporgli - in base a tutte le catechesi di Kiko-Carmen - l'esatta dottrina del Cammino.
Ecco perché Egli continua a fare buon viso alle osannanti Comunità neocatecumenali che sogliono sostare e applaudire sotto la sua finestra... Ma potrebbe gradire le loro acclamazioni, se venisse a sapere che i teorici del Cammino negano - dopo Lutero - il
sacerdozio ministeriale, e quindi quel sacramento dell'Ordine che fonda la Gerarchia cattolica, ossia la sacralità del suo pontificato, l'infallibilità del suo magistero? Cosa penserebbe se fosse debitamente informato che, secondo le premesse teologiche del Movimento Neocatecumenale, il Papato è soltanto una
Potenza, la maggiore
Potenza morale del mondo, e non già la
Dignità che deriva dalla
pienezza del sacerdozio, qual è appunto quella del Vicario di Cristo, Sacerdote e Vittima di espiazione per i nostri peccati?
Certamente Giovanni Paolo II non sa che
i Neocatecumenali strumentalizzano la sua protezione per propagare la propria dottrina, giungendo ad attribuire a lui le loro idee ereticali. Non potevano essere più scaltri nell'adottare questo metodo per imporsi non solo al popolino, ma persino a vescovi e sacerdoti, i quali, fidandosi del contegno straordinariamente favorevole del Papa, si son guardati bene dal vagliare l'ortodossia delle catechesi di Kiko e seguaci. La strategia è stata e continua ad essere di un'efficienza infallibile.
Si comprende allora come possano giungere ad accusare me - ed altri bene informati di tutto - non solo di opporsi al Papa, ma di essere altresì degli "eretici"... Veramente diabolica una tattica del genere. La sua inconsistenza però è tradita dall'ostinato silenzio col quale nascondono la propria malafede, non avendo mai potuto purgarsi delle accuse di
eresia, professare apertamente la propria fedeltà al Magistero (ribattendo punto per punto quelle accuse), accettare un pubblico e sereno confronto d'idee, denunziare all'Autorità ecclesiastica i miei scritti come calunniosi.
So di avere a che fare con gente fanatica, abilissima a mentire e, insieme, malata di presunzione, decisa persino a fondare un'altra Chiesa, fornita di ingenti risorse economiche, con le quali pretende di realizzare ogni acquisto, vincere ogni resistenza, ottenere favori, credibilità, prestigio anche dalla Gerarchia...
Ma alla fine, sebbene "povera e nuda", la verità dovrà prevalere:
"Veritas in seipsa fortis est et nulla impugnatione convellitur", come soleva ricordare S. Tommaso
(Summa contra Gentiles, IV, capitolo 10). Il Signore non tarderà a risolvere una delle più strane e minacciose vicende che ricordi la storia della Chiesa di questi ultimi secoli.
p. Enrico Zoffoli