Pubblico il testo preso dal I Vol. degli
Orientamenti alle équipes di catechisti: si tratta della prima parte, che contiene le catechesi iniziali, corrispondente ai testi già noti del 1972 (i famosi mamotreti), rivista e corretta nel 1999, ma poco o nulla ‘emendata’ dagli errori, come può notarsi da questo testo, già significativo, preso dalle prime pagine (290-294) della “Catechesi di Carmen Hernandez sull’Eucaristia”. Il resto è tutto su questa falsariga. E’ evidente che il testo ha l’immediatezza del discorso, da cui è stato ricavato; ma questo non può giustificare le gravi lacune ed anche le inesattezze, nonché il pressapochismo e l’uso di psicologismi da quattro soldi piuttosto che di solidi fondamenti tratti dalla Rivelazione Apostolica. In fondo, a pensarci bene, si tratta di una sintesi personale (non ecclesiale), infarcita di molti elementi giudaizzanti e protestanti, centrata sull’esperienza (fatto positivo, ma che diventa deviante nel momento in cui viene assolutizzato).
Di fatto è proprio l’esperienza personale della conversione dei due iniziatori, che si è andata (e va evolvendosi) nel corso del tempo con elementi nuovi da loro accolti e fatti propri, che è condivisa ed imposta a tutto il mondo attraverso una rigida struttura, funzioni, prassi e simboli che hanno preso il ‘guscio’ del Catecumenato del RICA per riempirlo con contenuti propri arbitrariamente pre-fabbricati e imposti a tutti nello stesso modo. Il Cammino non è altro che questo. Il resto è marketing ed esaltazione, frutto anche di dipendenza creata da diversi fattori: impegno totalizzante, canti coinvolgenti, esperienze dense di martellamenti strumentali ai fini della ‘costruzione’ kicarmeniana, senza escludere il sincretistico rito. Di questo abbiamo parlato a iosa e chi ci legge può trovarlo ben sviluppato sfogliando il sito e il blog e, con maggiore immediatezza, consultando i vari titoli messi a disposizione per un approccio essenziale, nella colonna in alto a sinistra del blog.
Ho inserito le mie chiose come note alla fine per consentirvi una lettura non frammentata. Forse la consultazione richiede un po’ di pazienza; ma è essenziale per scoprire le difformità e le eresie (nel senso di tagliar via tutto quello che non rientra nella propria visuale). Se pensiamo che questa è la predicazione che i cosiddetti ‘testimoni’ che oggi vanno per la maggiore impongono a troppe diocesi, grazie a gerarchie ammaliate e/o conniventi, possiamo renderci conto con sgomento della grave crisi in cui versa la nostra Chiesa, la quale sembra incoraggiare questa “nuova evangelizzazione”, talmente nuova da essere “altra” da quella che noi abbiamo ricevuto. Fa male al cuore e all’anima pensare che le nuove generazioni e i ‘lontani’, che non conoscono la Tradizione della Chiesa, prendono questi insegnamenti, accompagnati da un forte coinvolgimento nonché da tecniche attrattive e prassi manipolatorie, per oro colato.
Carmen Hernandez. Catechesi sull’Eucaristia.
Molte delle cose che sto per dirvi le ho imparate da p. Farnés (1), che è, credo, uno degli uomini che oggi in Spagna sanno più di Liturgia, che conosce bene le fonti. Per questo realizzerò il "dare gratis quello che gratis avete ricevuto" (cf Mt 10,8).
Non pretendo parlare di tutto ciò che è il sacramento dell'Eucaristia, cosa impossibile in così poco tempo. Voglio appena sottolineare alcune linee fondamentali che il concilio ha rimesso particolarmente in evidenza, perché vi aiutino a vivere la celebrazione dell'Eucaristia.
Ascoltando le vostre risposte vedo che "oggi saprete che è Jahve colui che passa", come dice l'Esodo (cf Es 12,12), che "oggi saprete che Jahve passa per l'Egitto". Spero che veramente oggi sia un'apparizione di Dio, che possiamo vedere veramente Jahve passare.
Il passaggio di Jahve pone sempre in movimento. Noi ci troviamo in una società in cui sembra che arrivare sia "sedersi": l'ideale della borghesia. Perciò passare da una mentalità di "seduti" ad una dinamica pasquale, che è il processo di cambiamento che avviene oggi nella Chiesa (2), è un po' forte. Lo dico perché personalmente è successo a me. Proprio dalle risposte che avete dato vedo la distanza percorsa dalla Chiesa in pochi anni.
Se veramente oggi ci avviciniamo alle fonti e riusciamo a metterci in contatto col vulcano esplosivo che è l'Eucaristia cristiana, questo ci entusiasmerà tanto da metterci in movimento come un Sinai.
Vedrete che l'apparizione di Dio, il suo intervento, provoca sempre una tensione, mette l'uomo in movimento. L'intervento di Dio provoca e apre immediatamente un cammino, un senso della storia e l'esistenza si mette in marcia.
Tutti i valori che a oggi la civiltà e la stessa filosofia della storia, tutta la visione della storia in senso lineare, sono valori biblici. Perché il Dio che appare nelle Scritture non è un Dio di un concetto o di un'idea. Se cercate nella Scritture una definizione astratta di Dio non la troverete (3) . Ma basta aprire le Scritture in qualsiasi punto ed incontriamo un Dio vivo, un Dio che incide realmente nella vita degli uomini e nella storia. Un Dio che appare, che si "vede".
Questa apparizione (4), di Dio apre immediatamente un cammino, dà un senso all'essere umano. In modo che Dio appare e Abramo si mette in cammino. Dio appare e le schiavitù di rompono, si aprono strade nel mare, si aprono cammini nel deserto. Dio appare e la vita ha un senso, si apre un orizzonte davanti e la felicità è presente. Per questo, quando appare Dio, l'eternità entra nel tempo e tutto ha senso. L'uomo ritrova il senso. E quindi l'uomo esulta all'apparizione di Dio. (5)
L'Eucaristia è principalmente una esultazione, una risposta all'intervento di Dio.(6)
E questo intervento di Dio non è un'idea; è un fatto storico; una cosa sperimentabile che la storia ha sperimentato, che gli uomini hanno sperimentato. (7)
Per poter continuare a parlare dovrei spiegarvi alcuni concetti, dire che cosa è fede, che cosa è l'Eucaristia. Perché quando io parlo di fede e di Eucaristia ciascuno pensa a una cosa diversa.
Uno dei termini che dobbiamo chiarire per poter continuare a parlare è quello di FEDE. Della fede abbiamo fatto concetti e ragionamenti, abbiamo dato definizioni della fede, ma che sono tutto meno ciò che è la fede nella Scrittura. Fede, nella Scrittura, è una garanzia, un'esperienza profonda, è una conoscenza storica sperimentale è una avvenimento sperimentabile (8).
Gli Apostoli hanno visto Dio in Gesù Cristo, lo hanno sperimentato, e allora lo confessano. (9)
La fede non è un dubbio o una oscurità o un "salto nel vuoto" per quanto bella sia la frase e l'abbia detta Pascal. E' tutto il contrario: è un incontro con l'Assoluto (10) con Dio. La fede è una conoscenza piena (11) in modo tale che la fede, dice la teologia, è ragionevole, perché non si oppone in nulla alla ragione. Perché ci sono molte dimensioni dell'uomo che sono molto più grandi dell'intelligenza, e che non sono il sentimento.(12) Sono molto più profonde del sentimento e molto più stabili dell'inconscio. E' nella profondità assoluta dell'uomo, nell'essere dell'uomo, che si chiamo coscienza o come si voglia, dove si esplicita l'incontro con Dio, che supera la ragione, perché va molto più al profondo. E' nella pienezza assoluta dell'essere (13), dove l'uomo percepisce l'apparizione di Dio con questa perfezione che dà la conoscenza della fede. La fede è una conoscenza sperimentale. Non è una conoscenza razionalista in senso ellenistico (14)
Negli Apostoli non restano dubbi. La fede per loro non è un dubbio. Gli Apostoli hanno vissuto un avvenimento. Questo avvenimento non è solamente il vedere materialmente che Gesù Cristo è risorto dai morti. Perché vedere materialmente Gesù Cristo risorto che cosa importa a S. Pietro? Per S. Pietro che un morto ritorni alla vita è causa di paura; Gesù Cristo gli sembra un fantasma. E a noi stessi che importa che Gesù Cristo sia risorto dai morti? (15)
La fede nella risurrezione non presuppone solamente che Gesù Cristo sia risorto dai morti, presuppone VIVERE la resurrezione dei morti, aver ricevuto lo Spirito vivificante di Gesù Cristo Risorto, la vita eterna, essere testimone. (16) Perché l'opera che Dio ha fatto resuscitando Gesù Cristo non finisce in lui, ma è per essi, per S. Pietro e i cristiani. Hanno fede perché sperimentano e vivono Gesù risorto dentro di essi. Ha fede colui che ha avuto questo incontro con Dio, che ha avuto questa manifestazione di Dio. (17). Per questo dico che le Scritture non definiscono Dio né dicono concetti su Dio in astratto, ma confessano e proclamano come fanno gli apostoli, una esperienza di Dio, quello che è Dio. (18)
L’apparizione di Dio provoca immediatamente nell’uomo una risposta. Questa risposta è proprio l’EUCARISTIA. La parola “Eucaristia”, per le nostre mentalità, è in pratica solo sinonimo delle specie eucaristiche, il pane e il vino, particolarmente le ostie riservate nel tabernacolo. Così questo termine è male usato. Queste sono le “specie eucaristiche”. La parola ”Eucaristia” nel suo senso originario, e in quello che è per la chiesa primitiva, come vedremo, non è questo. “Eucaristia” per essi è anzitutto quello che esprime il termine ebraico “berakàh”. (19). Eucaristia è essenzialmente la risposta all’intervento di Dio. L’intervento di Dio provoca immediatamente una risposta esultante, una festa.
Il cuore della Eucaristia è l’esultanza, l’allegria, la festa, una gioia impressionante. L’intervento di Dio in Maria traduce immediatamente in lei in Magnificat (cf Lc 1, 46-55). Il Magnificat è una berakah, una vera eucaristia, una vera risposta di esultanza. (20)
Questa esultanza, che è il cuore dell’eucaristia, fa sì che questa sia prima di tutto una proclamazione, una confessione dell’opera di Dio, di ciò che Dio ha fatto. L’intervento di Dio che tira fuori Israele dall’Egitto - e tutti gli interventi storici e concreti di Dio che Israele ha percepito nella sua vita: che si rompono le catene della schiavitù e si apre la libertà, che Dio rimette in cammino, ecc. – produce immediatamente in loro una risposta che è la PASQUA, una grande festa, una grande eucaristia pasquale.
Un’Eucaristia è essenzialmente una proclamazione, prima che un’azione di grazie. Azione di grazie è ancora poco per ciò che è l’Eucaristia, che include anche l’azione di grazie. Ma essenzialmente – e prima di dare grazie a Dio come un interscambio commerciale per qualcosa che hai ricevuto – è una proclamazione, una confessione di quello che Dio ha fatto.
Questa proclamazione non è perché Dio è grande nel senso che cantano gli inni omerici e gli inni delle religioni pagane in cui si canta al Dio grande nel firmamento, nelle stelle, tra gli astri, in generale, in astratto. E’ una proclamazione del Dio potente, “che ha operato grandi cose in me”, come dice il Magnificat. Io sono un testimone, dice Israele, delle grandezze che Dio ha fatto: aprì il mare, il faraone restò sepolto. Ecc. Noi siamo testimoni. Non è stata un’opera nostra, sono opere di Dio. Ed essi così lo proclamano e confessano. (21)
L’Eucaristia è essenzialmente una risposta, una proclamazione, una confessione e un’azione di grazie e Dio per la sua Parola, che è azione, fatta presente in un’azione sacra.
Il Dio che appare nelle scritture non è un Dio che se ne sta seduto. “Oggi saprete che è Jahve colui che passa”. E’ il passaggio di Jahvè che trascina dietro a sé e mette l’umanità in cammino, pone l’esistenza storica in marcia. Gli apostoli vedranno in questo Gesù risorto che passa, Jahvè che passa. “E’ giunta l’ora di passare da questo mondo a mio Padre” (cf Gv 12, 23; 13, 1). (22)
In tutta la Scrittura si osserva questa dinamica del passaggio di Jahvè. Jahve è la merkabà, il “carro di fuoco” (cf Ez 1). (23). L’apparizione di Dio provoca sempre una tensione, una dinamica un cammino che è glorioso.
Gesù dice: “E’ arrivata la mia ora” (Gv 12, 23). Il Figlio dell’Uomo sarà glorificato, innalzato ed esaltato. Sarà posto in cammino. (24) E anche Gesù Cristo risorto, che appare agli apostoli, li mette in cammino e li incontrerete sempre in cammino. Gesù risorto non si ferma mai. Nei Vangeli si riconosce sempre Gesù allo spezzare del pane, perché i Vangeli che oggi abbiamo sono in fondo, come vi ha detto tante volte Kiko, raccolte della esperienza della Chiesa primitiva. E la Chiesa primitiva, che ha sperimentato Gesù Cristo, che ha fatto per prima cosa? Scrivere qualcosa? La prima cosa che ha fatto è stato cantare, celebrare l’Eucaristia, esultare, proclamare le grandezze che Dio ha operato.
Gli apostoli sono uomini dispersi dalla Croce, uomini ai quali essa ha dimostrato il loro peccato. Gesù Cristo morto in Croce ha fatto sì che S. Pietro si riconoscesse peccatore. (25) La croce di Gesù Cristo ha disperso tutti gli apostoli, ma Gesù Cristo risorto dalla morte è apparso a loro, non come uno spettro, come un fantasma, ma con carne e ossa, con un corpo nuovo e loro lo hanno visto. Non solo perché lo hanno visto con i loro occhi, ma soprattutto perché Gesù Cristo risorto dai morti e costituito Spirito vivificante li ha riuniti, ha dato loro il suo spirito di risurrezione (26) ed ha formato la “prima Chiesa” che è quindi opera di Dio, opera dello Spirito vivo di Cristo risorto. (27) comunione tra gli uomini, che è la comunione nello Spirito Santo, l’unità di un solo Spirito nello Spirito di Cristo risorto dai morti. (28)
Osservazioni sul testo
(1) noto liturgista modernista, presente in diversi raduni del Cnc
(2) come se la dinamica pasquale presente nella Chiesa fin dalla sua fondazione fosse una scoperta di oggi!
(3) ne parla come di una sua illuminazione. Ma di fatto la Scrittura ci insegna e scopriamo che Dio si manifesta nel suo agire, in quello che fa per noi. La suggestione principale che emerge dal testo è questa visione del cammino - con l'uso reiterato del termine - della messa in movimento... ma è evidente che c'è tutta la suggestione del cammino di Israele nel deserto... Invece, con la venuta di Gesù, questo cammino nel deserto ha raggiunto la Terra promessa che è Lui e con Lui inizia non un nuovo cammino, ma la costruzione del Regno, quello del Padre nel Figlio per opera dello Spirito Santo, che richiede la nostra consapevole e fedele collaborazione e non la passività che si vive nel Cnc! Non è un'osservazione banale. Va approfondita e ben assimilata. Sono rimasti a Mosè e al vecchio testamento e non parlano mai di CHI E' Cristo e di cosa ha fatto e continuamente fa per noi. Ne parlano solo in maniera saltuaria e strumentale rispetto ai loro discorsi. Del resto questo testo ne è già una dimostrazione...
(4) notare l’annacquamento dato da questa insistenza su ‘appare’, ‘apparizione’, termine vetero-testamentario del Dio che agisce nella storia, rispetto al mancato uso del termine tutto neo-testamentario ‘incarnazione’ e successiva Presenza reale, del Dio che entra definitivamente nella storia, fino a farsi uomo e condividere la nostra sorte fino alla Croce: dono supremo di sé, sacrificio di espiazione al nostro posto, passaggio ineludibile per la Risurrezione
(5) Questo è ancora il Dio vetero-testamentario. Dov’è il Dio fattosi carne e morto in croce per espiare il nostro peccato e Risorto per introdurci nella Creazione nuova, quella dell’”ottavo giorno”? La schiavitù d’Egitto spezzata, la strada nel mare, il cammino nel deserto, sono cose accadute prima… La Salvezza è stata compiuta dalla Passione Morte-Risurrezione-Ascensione al cielo-invio del Suo Spirito, da parte del Signore Gesù, che ancora non vien nominato. Lo si farà poi, ma vedremo come!
(6) Nessun accenno, neppure successivo, all’Eucaristia come ri-presentazione al Padre del Sacrificio di Cristo (SC,7), che è innanzitutto Offerta oltre che Lode e ringraziamento e comunione. E, quando esplicita questa risposta all’intervento di Dio, non si riferisce alla risposta con la vita, il comportamento, ma con la gioia e l’esultanza: elementi sentimentali, emozionali. L’atto di volontà consiste esclusivamente nell’adesione continuamente rinnovata al Cnc e a tutte le sue proposte e insegnamenti e prassi.
(7) Oltre ad essere un “fatto storico” non può tralasciarsi che è anche e soprattutto l’irruzione del Divino, del Soprannaturale nell’umano, in virtù dell’Incarnazione di Cristo Signore e della sua Opera di Redenzione. Altrimenti rimaniamo, come di fatto avviene anche nel rito, nell’antropocentrismo, senza alcun riferimento alla Grazia Santificante.
(8) l'unica cosa che non dice è che, secondo la Scrittura, Fede= affidarsi attaccarsi, radicarsi, essere fedeli, vivere-con la Persona di Cristo Signore, riguardo a noi cristiani.
(9) non lo dice qui espressamente, ma emerge chiaro che è quello che può succedere solo nel Cnc. Vien detto ancor più apertamente in altri punti
(10) l’Assoluto non è il Dio Persona della Santissima Trinità che ci si rivela nella Persona del Figlio
(11) piena? da subito? in base a quello che rivela lei? o è una conoscenza che va aumentando attraverso la fedeltà e la perseveranza e il rapporto personale?
(12) paradossalmente, invece, le situazioni comunitarie create nell’ambito del Cnc sono TUTTE dirette a svegliare proprio l’emozione, il sentimento, esperienze forti e coinvolgenti dal punto di vista emotivo, ma che lasciano fuori la ragione: vietato fare domande e anche la volontà: assoluta iperdirettività dei catechisti esercitata perfino sui sacerdoti che perdono così il loro munus docendi et regendi, con annacquamento di quello sanctificandi nella esaltazione del sacerdozio regale dei fedeli e del protagonismo dell’Assemblea
(13) la pienezza assoluta dell'essere è solo di Dio, di Cristo Signore: dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e riceviamo in continuazione e grazia su grazia (gv 1, 1-18)
(14) si suppone che intenda: concetto, idea. Infatti per la Bibbia conoscere è sempre una conoscenza di esperienza ed è, anzi, una conoscenza intima profonda che allude al rapporto 'sponsale'
(15) come sarebbe? Se non è innanzitutto un fatto realmente avvenuto nella storia, anche se ci precede e ci supera, come potrebbe riguardarci?
(16) è importante la sottolineatura dell’esperienza; ma da QUALE testimonianza nasce? E chi può dire che hai lo Spirito Santo? Di fatto, nel Cnc, possono dirlo solo gli iniziatori e i catechisti, loro emanazioni
(17) sarebbe più esatto dire che la Fede, suscitata effettivamente da un ‘incontro’, precede l’esperienza e la rende possibile. Ha fede colui che, dopo l’incontro, pronuncia il suo sì. C’è un’adesione della volontà preceduta da una comprensione della ragione che tuttavia va oltre la ragione. Invece qui il discorso è molto semplicistico e strumentale al fatto che in seguito si pretenderà affermare che la manifestazione di Dio si ha in quel contesto comunitario e suppone una ‘elezione’
(18) E’ vero, ma è poi attuato in maniera strumentale, incompleta e distorta. Comunque un po’ azzardato affermare che gli apostoli – e si intuisce che lei intende i loro attuali epigoni, cioè loro: i camminanti - possano proclamare se non in aenigmate, come dice Paolo, ciò che davvero Dio E’! Attribuzioni molto sopra le righe!
(19) berakah, propriamente=benedizione
(20) già solo nella parola Magnificat c’è qualcosa di molto più che una berakah! Non basta un trattato per spiegarlo. E comunque attribuire il valore di Eucaristia –almeno in senso cristiano- al Magnificat è veramente assurdo.
(21) sorvolo, per ora, su tutte queste suggestioni vetero-testamentarie, che per noi cristiani sono solo ‘figura’ di ciò che Cristo ha operato e portato a compimento, che sconcertano se rapportate all’assoluto silenzio sul fondamento centrale dell’Eucaristia Sacrificio di espiazione oltre che rendimento di grazie, da ri-presentare al Padre come ci è stato consegnato dal Signore, prima di poter essere banchetto escatologico. Inoltre da nessuna parte appare l’autentica ragione dell’Eucaristia, funzione primaria della Chiesa, che è quella dello ius divinum di Dio al vero culto che gli è dovuto. E’ un discorso assolutamente antropocentrico da cui il Soprannaturale, il Sacro. È stato bandito!
(22) non ci sono parole per l’uso strumentale di questa Parola e ce ne vorranno molte, che spenderò, per spiegarne lo stravolgimento oltre che l’incompletezza: eresia consiste proprio nel ‘tagliar via’ qualcosa e prendere ciò che fa comodo alla propria visuale
(23) questo è un dato cabbalistico che ricorre in molti momenti e insegnamenti e anche nei simboli: soprattutto sotto la ‘croce astile’ opera di Kiko, usata in ogni celebrazione, ovviamente mai sull’altare, che in realtà è una mensa dove campeggia il candelabro ebraico. In ogni caso Elia e l’”opera del carro”, insieme a molte altre suggestioni veterotestamentarie, di cui alcune presenti in questo testo, sono dominanti nel Cnc
(24) del tutto non esplicitato, qui, che l’esaltazione sia =Crocifissione e non c’è nessun accenno a Passione Morte e Sepoltura. Notare il martellamento insistente sul “cammino”
(25) peccatore perdonato soprattutto perché salvato dalla morte espiatrice, no eh? C’è qui il concetto tutto luterano dell’inesorabilmente peccatore che non vincerà mai il suo peccato con l’aiuto della Grazia Santificante, perché ha già fatto tutto Cristo senza nostra risposta e responsabilità. E dov’è la Redenzione?
(26) comunque il Signore ha ‘mandato’ sulla Chiesa e sui Suoi, non un generico “spirito di risurrezione”, ma il Suo Spirito di Risorto, cioè del Verbo di Dio - Seconda Persona della Santissima Trinità già datore dello Spirito insieme al Padre, ma che dopo la Sua Incarnazione Passione Morte Risurrezione e Ascensione al Cielo, quando ha ri-consegnato al Padre l’umanità Redenta dal Suo Sangue Prezioso – attraverso l’invio del suo Spirito di Risorto, dota ogni uomo che Lo accoglie del potere di diventare figlio di Dio (Gv prologo). Ovviamente diveniamo figli per adozione e non ricevendo la natura divina. La nostra natura umana risulta divinizzata; ma non riceviamo la natura divina, come insegna Kiko, attribuendola come prerogativa ai camminanti…
(27) appunto! E che continua nella Chiesa di oggi e non solo in autoproclamati testimoni che ne ricevono la ‘patente’ dagli iniziatori del Cnc
(28) Questo è vero, ma non ha nessun senso se non passa dalla Croce, che è Offerta al Padre della propria suprema obbedienza