Commentiamo qui una "intervista al rettore del seminario Redemkikos Mater di Trieste" pubblicata originariamente il 9 febbraio 2011.
All'epoca, il citato seminario neocatecumenale di Pola, contava meno di una quindicina di seminaristi.
Il rettore intervistato, don Janez, nel 2002 veniva già annoverato nel Collegio Elettivo del Cammino Neocatecumenale.
Anzitutto alcune citazioni dall'intervista, in cui evidenziamo alcuni dati eloquenti sulla formazione fin troppo casereccia di questi “seminari farlocchi”, e sulle emerite panzane (come ad esempio “andranno dove vuole il Vescovo“):
Don Janez, quanti sono e da dove provengono i seminaristi?
Il Seminario diocesano missionario internazionale per la Nuova Evangelizzazione è composto da 8 seminaristi. Tre di Trieste, due dalla Polonia, uno spagnolo, un croato e uno sloveno.
Quali sono le specifiche linee formative di un Seminario Redemptoris Mater rispetto ad altre esperienze di formazione di nuovi sacerdoti?
La principale specificità è che ognuno dei seminaristi è inserito in una comunità neocatecumenale, dove continuano a “crescere” nella fede. L’esperienza di evangelizzazione di tanti anni ci ha insegnato a non presupporre la fede matura dei candidati quando iniziano il loro percorso formativo. In passato è stato così, perché la maggior parte dei candidati proveniva da famiglie e da un ambiente cristiano.
Oggi a causa della secolarizzazione la situazione è totalmente cambiata, anzi questa realtà si è quasi del tutto invertita. Dobbiamo avere inoltre fisse nel cuore le parole di S. Agostino che dice: «Con voi io sono cristiano e per voi io sono Vescovo». Può succedere che uno diventi anche presbitero per gli altri, ma bisogna vedere se è anche come i fedeli un cristiano “adulto” nella fede. Molte difficoltà odierne del clero ci mostrano la drammatica realtà di questa mia constatazione.
La seconda caratteristica è che nei seminari Redemptoris Mater si educano sacerdoti con spirito missionario. Di solito i nuovi presbiteri vengono incardinati nella diocesi di appartenenza del seminario, ma mantengono la disponibilità per andare in missione in ogni parte del mondo. A questo fine la formazione dei nostri seminaristi prevede la vita in seminario, il tempo dello studio della filosofia e della teologia, ed è completata da un tempo — di solito un paio d’anni — di missione fuori dal seminario, che spesso si svolge all’estero rispetto alla locazione dello stesso.
Inoltre in questi seminari si formano presbiteri per la Nuova Evangelizzazione. La formazione e il Cammino Neocatecumenale permettono ai candidati di conoscere nuovi modelli di “annuncio del Vangelo”, che sappiano andare oltre e completare la pastorale sacramentale di “mantenimento”. [...]
Ci può spiegare come si svolgerà la vita quotidiana per questi nostri seminaristi?
È consuetudine che ogni nuovo seminario Redemptoris Mater inizi la propria esperienza formativa con un tempo di vita nelle famiglie. I seminaristi il primo anno e forse anche di più, vivono “a due a due” nelle famiglie. Le famiglie si occupano di tutti i loro bisogni quotidiani ad esempio il mangiare e l’accoglienza. Le famiglie che accolgono i candidati sono anche loro fratelli del Cammino. Questo è un dono speciale per i seminaristi, per le famiglie e in modo particolare per i figli delle famiglie ospitanti. Inoltre seguono i loro studi nel seminario Redemptoris Mater di Pola.
Ogni mercoledì e sabato tornano da Pola per seguire il Cammino nella loro comunità di Trieste, dove sono stati inseriti appena entrati in seminario. Inoltre tutti i candidati mantengono un rapporto con la loro comunità neocatecumenale “di origine”, cioè della loro città di provenienza. [...]
Lei avrà la principale responsabilità formativa di questi giovani: chi è oggi il sacerdote?
[...] Anche io sono grato a Dio che nel mio compito di formatore non sono mai solo e in aggiunta al continuo sostegno del Vescovo e del clero della diocesi, sono costantemente assistito dall’equipe dei catechisti responsabili per il Cammino a Trieste, che sono anche giuridicamente membri del consiglio pastorale del seminario. Anche questa è una caratterista specifica dei seminari Redemptoris Mater.
Il Vescovo di Trieste ha firmato il decreto di istituzione del nuovo Seminario “Diocesano Missionario Internazionale” a Gerusalemme, nel Cenacolo: come mai?
Prima di rispondere alla sua domanda devo fare una precisazione. Sento dire che il Vescovo avrebbe istituito un “Seminario neocatecumenale”. Egli in realtà ha istituito un “Seminario Diocesano Missionario Internazionale”, anche se guidato da formatori provenienti dal Cammino e nominati dal Vescovo della Diocesi, e composto da seminaristi del Cammino i quali, oltre che vivere la vita normale di seminario, continuano il loro Cammino neocatecumenale inserendosi, a due a due, in una delle Comunità presenti in Diocesi. [...]
Perché il Cammino neocatecumenale ha propri Seminari?
[...] essenzialmente per rispondere all’urgenza della Nuova Evangelizzazione. Per una Nuova Evangelizzazione sono necessari preti nuovi, cioè formati in un modo nuovo, disposti ad andare dovunque il Vescovo ritenga necessario ed opportuno. [...]
Che rapporto ci sarà tra il Seminario di Trieste e quello di Pola?
Attualmente il rapporto con il seminario “Redemptoris Mater” di Pola è molto stretto in quanto i nostri seminaristi, essendo pochi (8) e soprattutto non avendo ancora un edificio dove vivere (vivono infatti a due a due nelle famiglie di neocatecumeni che si sono rese disponibili ad ospitarli), vanno a scuola nel seminario di Pola. [...]
Come valuta l’istituzione di questo Seminario nel servizio che il Cammino ha dato e darà alla Chiesa di Trieste?
[...] Dall’esperienza che abbiamo, si è notato che, dopo la nascita di un Seminario Redemptoris Mater, in quella città sono aumentate le vocazioni non soltanto provenienti dalle Comunità per il Seminario Missionario ma anche dalle parrocchie per quello Diocesano. [...]
Questa intervista è importante perché evidenzia alcuni punti importanti di Kiko e del suo Cammino Neocatecumenale:
1 – L’apertura nel mondo di oltre cento seminari del cammino è semplice pubblicità di parte.
Come si legge chiaramente nell’intervista, questo seminario come molti altri di quei 105 (erano 105 nel 2011), è simbolico e aperto solo sulla carta in quanto i seminaristi dipendono interamente dalle famiglie neocatecumenali e studiano nel seminario di Pola.
2 – Vengono confermati dalla bocca del rettore i due anni di “missione” neocatecumenale all’estero, che fanno parte della formazione del seminarista.
In questi due anni di missione la comunità di appartenenza del seminarista provvede al sostentamento materiale del seminarista.
Naturalmente nell’intervista non si parla del sostentamento, ma avendo in comunità un seminarista in missione ci è stato comunicato espressamente dai catechisti che dobbiamo mantenerlo noi.
Vale lo stesso discorso per le “famiglie in missione”, se non riescono ad essere autosufficienti con il loro lavoro in terra di missione, sono a carico delle loro comunità di origine. Armiamoci e partite, partiamoci e pagate!
Se la comunità di origine non riesce a mantenere seminaristi e famiglie in missione, si ricorre al gemellaggio con un’altra comunità o alle comunità di una intera parrocchia oppure alla Fondazione Famiglia di Nazareth.
3 – La paura ancestrale dei formatori dei seminari neocatecumenali di fare uscire i loro sacerdoti nella realtà di una società “aggressiva” e “contraria alla vita cristiana”.
“Mi rendo sempre più conto inoltre che in mezzo ad una società molto “aggressiva” e contraria alla vita cristiana, il sacerdote rischia di rimanere solo e indifeso.
Per questo motivo penso che il dono più grande per un presbitero sia sentirsi parte di una comunità concreta di fratelli, dove anche lui può “crescere” nella fede ed essere aiutato e sostenuto”
Caro rettore ti ricordo che il sacramento del sacerdozio è un dono del Signore.
Il Signore, in quanto tale, conosce benissimo la realtà cristiana di oggi.
Un sacerdote, in quanto tale, ha il sostegno di Dio.
Per un sacerdote cristiano cosa vale più del sostegno di nostro Signore ?
E poi, scusate,
forse che la Chiesa sbaglia a formare i sacerdoti, mentre nei seminari R.M. si prendono le giuste precauzioni per far crescere la fede e resistere ad una società “aggressiva” e “contraria alla vita cristiana”?
Un buon pastore ha il compito di prendersi cura del suo gregge, è normale che il gregge riconosca e apprezzi l’opera del pastore, ma quando si è “…in mezzo ad una società molto “aggressiva” e contraria alla vita cristiana…” è il buon pastore che ha il compito di proteggere il gregge e non il contrario !
Il pastore non “…rischia di rimanere solo e indifeso.” il buon pastore ha sempre il sostegno del Signore!
E non ha bisogno di altro!
Il buon pastore aiuta gli altri a crescere nella fede perché ha Dio dalla sua parte!
E ricordo al rettore che
gli altri sono tutti: cioè tutta l’assemblea dei cristiani compreso tutto il magistero della Chiesa, non la sola “comunità neocatecumenale” dei fratelli!
4 – Le ragioni, spiegate dal rettore, del perché il cammino apra i seminari sono veramente deboli.
Sono d’accordo sul bisogno della Chiesa di evangelizzare, ma sinceramente la frase:
“Per una Nuova Evangelizzazione sono necessari preti nuovi, cioè formati in un modo nuovo…”
Mi sembra uno dei tanti proclami che usa ripetere Kiko quando non vuole rispondere alle domande “serie” in modo “serio”.
NUOVA Evangelizzazione,
NUOVI modelli di “annuncio del Vangelo”, preti
NUOVI, modo
NUOVO.
Quando le persone usano troppe volte la parola
NUOVO per giustificare una cosa fatta
“diversamente” c'è da preoccuparsi sul serio,
perché significa che tutto ciò che non è “nuovo” sarebbe sbagliato e superato.
Abbiamo letto troppe volte la parola NUOVO sui libri di storia e spesso dietro a quella parola c’era di tutto, meno quel tipo di NUOVO che ti aspettavi.
5 – “…disposti ad andare dovunque il Vescovo ritenga necessario ed opportuno.”
Questa frase, detta dal rettore, mi disorienta, anche perché si contraddice con quello che dice dopo:
“In questo modo si realizza quanto è auspicato dalla Sacra Congregazione del Clero nel documento: “Per una migliore distribuzione del clero nel mondo” (1980)”.
Se questo principio è stato auspicato chiaramente in un documento della Chiesa nel lontano 1980, che bisogno c’è di considerarlo un motivo per aprire dei NUOVI seminari?
La ragione “reale” del perché servono i seminari del cammino è contenuta indirettamente, ma neanche tanto, in questa risposta del nostro bravo rettore, evidentemente piccato dal tono della domanda del suo intervistatore, perdendo per un momento la calma e mettendo da solo il dito nella piaga :
”Prima di rispondere alla sua domanda devo fare una precisazione. Sento dire che il Vescovo avrebbe istituito un “Seminario neocatecumenale”. Egli in realtà ha istituito un “Seminario Diocesano Missionario Internazionale”, anche se guidato da formatori provenienti dal Cammino e nominati dal Vescovo della Diocesi, e composto da seminaristi del Cammino i quali, oltre che vivere la vita normale di seminario, continuano il loro Cammino neocatecumenale inserendosi, a due a due, in una delle Comunità presenti in Diocesi.”
Vorrei fare anche io una precisazione: i seminari Redemptoris Mater dipendono economicamente
solo ed esclusivamente dal Cammino Neocatecumenale, cioè dalle
“offerte” dei suoi adepti
Il Vescovo della Diocesi dà solo il permesso per l’apertura del seminario: di fatto questo seminario non ha niente a che vedere con la Diocesi.
I seminaristi del Redmptoris Mater fanno un percorso parallelo al percorso diocesano, il punto forte di questi seminari è, e rimane, la dottrina insegnata nel cammino neocatecumenale.
Sappiamo tutti quanto difficilmente il Vescovo Diocesano abbia voce in capitolo sulle destinazioni dei futuri preti. Non prendiamoci in giro.
Non ne ha alcuna sulla formazione dei seminaristi, in quanto i formatori sono scelti dal Cammino e nel Cammino.
Ne ha poca anche sulla ordinazione dei preti, che proprio nell’essere Seminario Missionario Internazionale, consente in caso di rifiuto dell’ordinazione del candidato da parte del Vescovo Diocesano, di essere “spostati” in altro seminario con Vescovo più “disponibile”.
“L'opposizione al Movimento neocatecumenale travalica ampiamente i confini nazionali. Nel 1996 il cammino si interruppe in Inghilterra. Il card. Basil Hume, primate della Chiesa cattolica d'Inghilterra, si rifiutò di ordinare preti quindici seminaristi di formazione neocatecumenale (v. Adista n. 67/96 e "Jesus" del gennaio 1997). La motivazione fu che questi seminaristi, una volta ordinati, avrebbero avuto come punto di riferimento, più che il proprio vescovo, i capi delle loro comunità, creando così problemi all'interno della diocesi.”
Come andò a finire? Li ordinarono a Roma…
Lo stesso avvenne col seminario di Takamatsu, chiuso in Giappone per iniziativa della Conferenza Episcopale Giapponese, d'intesa col Papa e riaperto a Roma d'intesa con Bertone-Filoni.
Mi piacerebbe tantissimo fare questa domanda al rettore di Trieste : “Se un giovane sente la chiamata del Signore a diventare sacerdote missionario e non appartiene al cammino neocatecumenale, può entrare in un
“Seminario Diocesano Missionario Internazionale” Redemptoris Mater ?”
La risposta è: assolutamente NO !
Perché, requisito
fondamentale e indispensabile per entrare in un seminario Redemptoris Mater è l’appartenenza al cammino neocatecumenale, su questo non esiste alcun dubbio.
Allora ha ragione chi dice che il Vescovo della diocesi di Trieste ha istituito un “Seminario neocatecumenale”, dove si fabbricano NUOVI preti, in un NUOVO modo, con NUOVI modelli di “annuncio del Vangelo”, per una NUOVA Evangelizzazione (ricordiamoci che per i kikos il termine “nuova evangelizzazione” significa soltanto “diffondere il Cammino”).
7 – “… sono costantemente assistito dall’equipe dei catechisti responsabili per il Cammino a Trieste, che sono anche giuridicamente membri del consiglio pastorale del seminario. Anche questa è una caratterista specifica dei seminari Redemptoris Mater.”
Avete letto attentamente?!
I “catechisti responsabili” del cammino, generalmente laici, gestiscono le comunità della diocesi e sono
referenti preferenziali, durante
tutto il percorso che intraprendono i
neocatecumenali che entrano in
seminario per diventare
sacerdoti !
Secondo voi a chi dovranno obbedienza canonica e spirituale i NUOVI preti ?
Alla Chiesa e al Papa o al cammino e a Kiko?
Questo è l’unico motivo
“vero”, per il quale
“sono necessari” i
“Seminari del Cammino Neocatecumenale”.
8 – Sul valore aggiunto che porta il cammino alla diocesi con l’apertura del Seminario la risposta del rettore è quasi imbarazzante :
“La presenza di un seminario Diocesano Missionario Internazionale accanto al seminario Diocesano, è certamente una ricchezza per la nostra Chiesa locale.”
Sarà anche una ricchezza a livello spirituale per la Chiesa, ma mantenere due seminari che fanno la stessa cosa non mi sembra corretto, anche se non ci fossero conti da pagare, ma solo sacerdoti kikizzatissimi da sopportare.
Mi pare che su questa cosa siamo d’accordo tutti.
Posso assicurare al lettore, con la mia esperienza di catecumeno, che i conti dei Seminari Redemptoris Mater li pagano, in prima persona, le comunità neocatecumenali.
Allora mi chiedo: se questi due seminari facessero la stessa cosa non ci sarebbe proprio alcun motivo di tenerli in piedi tutti e due, considerando il fatto che il seminario in questione neanche esiste e i suoi studenti vanno al seminario di Pola.
Perché gravare sulle spalle delle famiglie neocatecumenali che li ospitano ?
Allora probabilmente non fanno la stessa cosa, probabilmente non la fanno allo stesso modo o ancora più probabilmente non hanno lo stesso obiettivo.
9 – “…è e sarà uno stimolo per tutta la Diocesi ad uscire dal proprio orizzonte, talvolta molto ristretto e provinciale, e cominciare a pensare in grande e a respirare a pieni polmoni, non più appesantiti dai piccoli problemi locali che soffocano.”, mi sembra la frase di un politico dopo l’apertura di una nuova linee ferroviaria.
Ed è anche molto insultante: “la Diocesi ha un orizzonte molto ristretto e provinciale”, capite? Noi cristiani della domenica siamo molto ristretti e provinciali, parola di presbikiko rettore di seminario kikiano!
Questo rettore è proprio sveglio, un neocatecumenale che vuole diventare Sacerdote entra in un seminario del cammino per “…uscire dal proprio orizzonte, talvolta molto ristretto e provinciale,…appesantiti dai piccoli problemi locali che soffocano”... vista la nazionalità dei suoi seminaristi, è esattamente quello che hanno fatto, solo che non sono usciti da un ambiente ristretto e provinciale con piccoli problemi che soffocano, ma sono usciti da realtà di fame,degradazione morale e fisica, per approdare nei lussuosi villaggi “All inclusive” tutto-gratis-pagano-le-comunità del cammino neocatecumenale.
10 – “Dall’ esperienza che abbiamo, si è notato che,… in quella città sono aumentate le vocazioni… non soltanto provenienti dalle Comunità per il Seminario Missionario ma anche dalle parrocchie per quello Diocesano”.
Ultima domanda al rettore su questo tema: “Considerando che prima il seminario Redemptoris Mater non c’era, cosa significa la frase che aumentano, di pari passo, anche le vocazioni per il Seminario Diocesano ?”
"Ehi ragazzi! Hanno aperto un nuovo seminario neocatecumenale e questa notizia mi ha fatto improvvisamente venir voglia di diventar prete diocesano!"
Come puoi avere dei dati per fare un confronto, tra una cosa che nasce oggi e una già esistente ?
Come fai ad affermare che l’apertura dei seminari del cammino ha agito da catalizzatore per i seminari diocesani ?
Caro rettore fai un esempio che ti si ritorce contro quando affermi “...non soltanto provenienti dalle Comunità per il Seminario Missionario ma anche dalle parrocchie per quello Diocesano”, stai ammettendo che esistono due tipo di clero nella diocesi, quello “VECCHIO” con origine la parrocchia e destinazione la Diocesi e quello “NUOVO”, parallelo alla Chiesa, che ha una origine “NUOVA”, la comunità neocatecumenale e tende ad un sacerdozio “NUOVO” improntato al “NUOVO” metodo del cammino neocatecumenale, destinato a una “NUOVA” evangelizzazione.
Tutti questi “NUOVO” l’ho aggiunti io, perché tu così li avevi definiti in precedenza al punto 7.
In breve, questo discorso fatto dal nostro bravo rettore cosa significa?
Significa che questi seminaristi, umanamente, hanno un grosso debito di riconoscenza verso il cammino che li ha sostenuti economicamente per 8/9 anni.
Significa che spesso questi seminaristi sono molto giovani.
Magari vengono da famiglie, inserite da anni, nel cammino neocatecumenale.
“Figli del cammino” entrati in questa realtà molto presto (13/14 anni), con poca conoscenza del mondo e della vita e SOPRATTUTTO della Chiesa.
Potrebbe essere un caso, ma conosco una famiglia neocatecumenale, con i genitori catechisti, che hanno 8 figli di cui 5 maschi.
Di quei 5 maschi 3 sono entrati in seminario.
Significa che i sacerdoti che escono da questi seminari hanno come punto di riferimento il Cammino Neocatecumenale, cioè i catechisti del cammino.
Il cammino gli ha pagato i conti ed al cammino devono tutto quello che conoscono.
Potremmo parlare, come dicevo prima di “formazione di un clero parallelo” a quello diocesano alle dipendenze, ufficialmente del Vescovo, ma di fatto ai catechisti laici del cammino?
Significa anche, che la loro funzione principale è l’Evangelizzazione.
Secondo voi cosa porteranno nella loro “Nuova Evangelizzazione”, il Cammino Neocatecumenale o la Chiesa Cattolica?
E non mi dite che è la stessa cosa perché purtroppo non è cosi.
Se fossi sicuro che il Cammino Neocatecumenale e la Chiesa facessero e fossero la stessa cosa, oggi sarei ancora nel cammino neocatecumenale e non avrei alcun motivo di scrivere su questo blog.