Nostra traduzione della "testimonianza" di Carmen Hernández tenuta alla Convivenza di inizio corso 1994-1995 con la spiegazione del Canto: "Carmen 63".
Evidenziamo alcuni passi, ricordando anzitutto che Carmen ha più volte cambiato versione (per esempio in altre occasioni - citate su wikipedia - disse di essere stata destinata ai minatori della Bolivia ma di sua iniziativa aveva preferito andare tra i poveri di Madrid).
Intervento di CARMEN:
«Per dare un senso, visto che ha relazione con il cammino –anche se a me non piace raccontare cose della mia vita, tanto che mi pento sempre quando dico qualcosa- per il Cammino e per la storia, e per dare gloria a Dio ed alla sua Chiesa ed al Concilio, voglio raccontarvi qualcosa.
Io fin da piccolissima mi sono sentita chiamata per il Signore alle missioni. Chissà perché, nonostante sia nata ai piedi del Moncayo in Olveda; se vedete sulla mappa, è quel posto che unisce Aragaona a Tarazona, che sta a 30 km –ci sono andata tante volte in bicicletta- e per Tudela altri 30 o 50 km, cioè Navarra, Aragona e Castiglia si incontrano lì, in quella regione.
Sebbene mia madre ci facesse nascere lì per via dei nonni e della casa, noi abbiamo sembre vissuto a Tudela, sulla riva dell’Ebro. E lì c’era una sede dei Gesuiti. Non so come stanno ora le cose, ma lì non abbiamo mai avuto Salesiani, o Domenicani né altro; il “San Francesco Saverio” era il collegio più grande che avevano i Gesuiti…enorme e meraviglioso, dove io ho visto passare fin da molto piccola missionari del Giappone, dell’India, della Cina, che sempre ci proponevano i filmini, ci parlavano delle missioni, e poi il collegio di suore della Compagnia di Maria dove andavo io, era proprio accanto ai Gesuiti.
Forse attraverso questo e per grazia del Signore ho sentito sempre fin da molto piccola la chiamata alle missioni. Io dico sempre che prima di San Paolo ho conosciuto San Francesco Saverio, che per me era l’ideale del cristianesimo, e tutto il mio ideale era partire per le missioni e, non so perché, per l'India.
Fu così che poi mio padre trasferì la famiglia a Madrid quando i miei fratelli hanno cominciato ad andare all’Università, e a 15 anni che avevo quando sono andata a Madrid, ho fatto la proposta di andarmene da sola in India.
Non so cosa pensavo di fare, però ho fatto questa proposta a casa mia che mio padre non mi ha dato uno scapellotto, però mi ha proibito tassativamente di andare in India. Io avevo una perfetta convinzione per la evangelizzazione.
Però la cosa più grande per me, è che io debbo moltissimo ai Gesuiti… per questo mi piace tanto Sant’Ignazio di Loyola, che è un uomo straordinario e non conosciuto; è stato importantissimo nella Chiesa, come tutti gli Ordini, e oggi stanno riuniti tutti i religiosi nel sinodo, e sarà una cosa fantastica, un rinnovamento oggi per loro.
Noi non siamo nulla in confronto a ciò che sono i Gesuiti, i Domenicani e tutti, è una cosa fantastica quella dei missionari e di santi che hanno dato le Congregazioni.
Però comunque il Papa ha detto loro: le Congregazioni non hanno una promessa eterna, solamente tanto quanto stanno unite alla Chiesa. Per questo chiama tutti gli Ordini religiosi alla comunione con Pietro, già nel preambolo del Sinodo che proprio ora il Papa sta inaugurando. L’hanno detto per radio, è in piena Messa con tutti i religiosi proprio in questo momento come inaugurazione del Sinodo.
A quindici anni avevo un proposito – io ho sempre propositi. Avevo uno zio Gesuita, primo fratello carnale di mia madre. Ogni anno mi proponevo di andarmene, e così presi il diploma. Però il fatto è che in quegli anni giovanili – per questo credo molto alla chiamata ai giovani e alle giovanette - Dio mi diede tantissime grazie, e debbo molto a Padre Sanchez, santo gesuita che stava a Madrid, che mise nelle mie mani il libro di Padre Lapuente.
Il Padre Lapuente è un classico dei gesuiti per la meditazione, mi introdusse molto nell’orazione. In questo Padre Lapuente, oltre al metodo gesuitico, è sempre colpito dalla sacra Scrittura: ogni pagina che sfogliavo era piena di Sacra Scrittura. Io sono entrata nella Sacra Scrittura attraverso Padre Lapuente. Ed anche direttamente, perchè lo stesso Padre Lapuente fu il primo in Spagna a pubblicare una Bibbia in spagnolo, molto prima della Nácar Colunga e della De Bouver. Quindi già a 16 anni tenevo una Bibbia in mano. Il Signore mi ha colmato di ispirazione e di grazia.
Cosicchè veleggiavo sicuramente con questa chiamata, persino negli studi mi diedero in tutto il massimo dei voti, anche alla maturità: mi veniva tutto facile. Non sono giochi da ragazzi eh? E sono comunque molto interessanti.
Trovai molto aiuto in questo Padre Sanchez. Quando feci il diploma, feci un serio tentativo di andarmene, ma mio padre, siccome avevo 17 anni, diceva che in nessun modo avrei potuto andarmene.
Così cominciai l’Università, che mio padre aveva i suoi piani industriali, che avrei avuto successo e avrei lasciato tutto per l’industria, sarei andata a Madrid e uno di noi diventava fisico, un altro chimico, un altro ingegnere, un altro economista, aveva già costruito il suo castello.
Mi chiamò e mi disse: “Guarda, il primo a dirti che non c’è nulla di più importante di Dio nella vita è proprio tuo padre; ma non capisco perché te ne vuoi andare con le suore mettendo da parte tuo padre che ti può aiutare più di tutti per le missioni.” Cioè che aveva fede, ma voleva che lo facessi con lui e attraverso la scienza, attraverso la chimica, le fabbriche e queste cose.
Però già a 21 anni che facevo Chimica, stavo proprio con mio padre in una delle fabbriche che aveva in Andújar e me ne sono scappata da lì. Mi ricordo che mi lasciò in hotel - che lì erano quasi tutti maschi - e me ne scappai a Madrid; da Madrid fuggo a Pamplona e alla fine arrivo a Javier che era il posto da cui partire per l’India (mio padre mi aveva inseguito a Madrid e io stavo invece là).
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Castello di Javier |
A Javier intato era nata una cosa nuova, grazie ad un padre che Miguel conosce molto bene e che si chiama Padre Domenzain che non poteva andare alla II Guerra Mondiale, e faceva molta propaganda delle missioni in Spagna, a Pamplona aveva fatto una grande fiera missionaria; la novità a Javier era che intanto era nata una cosa nuova che non si chiamava Istituto, ma “Missioni di Cristo Gesù”, ed era esclusivamente per le missioni. Non aveva sede in Spagna ed era una cosa molto nuova, molto dinamica, come sono ora gli itineranti.
Ho vissuto lì a Javier anni fantastici. Di spirito missionario, di orazione, di grazia del Signore, di forza evangelizzatrice enorme. In un momento andarono in Giappone, in India, in Congo, da tutte le parti: partivano come frecce.
Lì il Signore mi diede moltissime grazie, mi stavo preparando. Molte mie compagne dopo il noviziato le mandavano a studiare Medicina perchè visto che andavano in zone difficili era molto utile studiare Medicina.
Questa casa missionaria la appoggiò molto il vescovo di Pamplona che era un Salesiano, don Marcelino Olaechea, suo padre era un operaio degli altoforni: come diceva lui, operaio, figlio di operai, che fu poi Arcivescovo di Valencia. Don Marcelino Olaechea fu quello che appoggiò tutta questa fondazione , che in India vestivano con il sari e in Europa vestivano normali. In casa vestivamo una specie di abitino che era come quello che indossano le studentesse di Oxford.
Rendo moltissime grazie al Signore perché quello fu per me un autentico cenacolo di orazione, di grazie del Signore immense. Così, visto che avevo studiato Chimica, mi fecero studiare Teologia, e grazie a questo Arcivescovo di Valencia che era molto aperto, molto buono, un uomo santo - ora vogliono introdurre la sua causa di canonizzazione - era un uomo molto intelligente. Anche a Valencia, quando lo trasferirono a Valencia da Pamplona, aprì una casa di formazione teologica per religiose e mise lì i migliori professori che aveva a Valencia, fra questi il Padre Sauras che era il numero uno che la Spagna ha avuto tra i Domenicani nella nostra epoca, e il primo che scrisse un libro nuovo sulla Cristologia. Fu al Concilio come consultore. Con lui ho conosciuto i Domenicani e tutta la santa Teologia che si insegna ai sacerdoti, con tutta la Summa di san Tommaso - che questo Padre fantastico spiegava molto bene, con grazia enorme.
Alla fine, mi fecero fare quella teologia. E per un anno intero ho lavato roba, che non avevo lavatrice: ho lavato sudari a montagne.
Ed infine mi destinano all’India.
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Le tre fondatrici delle
Misioneras de Cristo Jesùs, a Javier |
Però per entrare in India, prima di andare in India, (a quel tempo c’era il Commonwealth e anche ora è difficile andare in India, sempre è stato difficile) mi mandarono a Londra. A Londra sono stata a partire dall’anno 1960 al 1961 –ho un diario di quegli anni, che ora sono entrati i ladri nella casa di Piquer, hanno rubato una piccola valigia che tenevo, ho visto una quantità di cose impressionanti, lì a Londra, preparandomi per l’India, d’improvviso, misteriosamente, per disegno di Dio, quell’"aereo" che mi portava atterrò invece che in India in Israele, però non senza un atterraggio forzato a Barcellona.
E Barcellona fu molto importante per me, perché lì tutto l’entusiasmo che avevo in me per Cristo e Cristo Crocifisso – che me ne andavo in bicicletta con il libro di Santa Teresa e con quello di San Giovanni della Croce quando ero ragazzina – il Signore mi ha fatto atterrare lì a Barcellona per partecipare autenticamente alla Passione di Gesù Cristo.
Io per questo dico che sempre i Vespri della Domenica cominciano che “Essendo Dio umiliò se stesso e si fece uomo”, che questa discesa, questa kenosi che per me fu Barcellona, fu veramente entrare nient’altro che nella Passione, fin dentro alla Passione di Gesù Cristo. Quella di essere giudicato dal suo popolo in nome della Legge che Lui aveva dato, e cacciato fuori dal suo popolo e crocifisso fuori dalle mura.
A me mi emozionavano tantissimo gli eventi che mi stavano capitando, queste Missionarie avevano fatto una riunione nella quale cambiarono i Consultori, e incominciarono un cambio dell’Istituto… pareva loro che don Marcelino dava troppa apertura all’Istituto, che si stava rilassando (io credo che forse avevano avuto qualche problema con le ragazze che studiavano medicina soprattutto in Inghilterra) e cominciarono ad essere più rigide, a chiudersi di fronte a questa apertura immensa con la quale erano nate.
E allora, ancor prima del Concilio, iniziarono una guerra fra il conservatorismo e quella apertura, e vinse il conservatorismo persino contro l’arcivescovo di Valencia che era l’anima di quell’Istituto.
Era così grave che quasi andarono fuori strada. E oltre alle 600 regole che avevamo dai gesuiti, misero un altro mamotreto, altre regole: per esempio, per più carità, più silenzio; per più onestà, più manica larga, tutto fu rinchiuso in un nuovo corso più legalista.
Però queste che lo fecero erano sante donne eh? Una di queste era stata Presidente dell’Azione Cattolica in Spagna, e queste erano state in Giappone – erano fin dall’inizio in Giappone – e non conoscevano la nostra generazione. Cominciarono a cacciare: una, due tre e la quarta sono stata io. E con un telegramma, quando ero sul punto di imbarcarmi per l’India, detto fatto mi chiamano a Barcellona.
A Barcellona l’arcivescovo che era terrorizzato di quello che stava succedendo, perché era lui ad aver ottenuto che queste Missionarie di Cristo Gesù, in pochissimi anni fossero di Diritto Pontificio, che non appartenevano alla Congregazione dei religiosi ma dalla Propaganda Fidei direttamente per le Missioni. Perché era molto amico di Pio XII, don Marcelino Olaechea, aveva ottenuto rapidamente tutte le approvazioni.
Intanto, la cosa importante che dico di Barcellona per il Cammino è questa kenosi profonda. Mi ricordo che andavo al Museo Marés, un Museo in Barcellona tutto di crocefissi romanici meravigliosi che collezionò questo Marès: di Zamora, di Avila, di Sevilla e di tutta Spagna.
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Nel 1962 le Missionarie di Cristo Gesù "cacciarono" Carmen.
Nello stesso anno (in cui ricevettero l'approvazione definitiva)
inviavano in India questa missionaria di Valencia. |
Me ne andavo lì al Museo Marès e pregavo con emozione e guardando la croce mi inondava una gran pace nonostante le lacrime - sono tutti crocefissi in cui si vede gesù Cristo che regna dalla croce - per quello che stavo io stessa passando, perché era incomprensibile - dal momento che loro stesse ora dicono, e dicevano allora, che non ci avevano cacciato, che noi ce ne eravamo andate- perché era qualcosa che non capivo con la ragione; perché nel Noviziato sì che ti possono cacciare se non gli vai bene, però dopo 8 anni che eravamo lì devono esserci cose gravi previste dal Diritto Canonico.
Così il Padre Morán, Cattedratico di Morale di Barcellona, diceva loro: "State operando contro il Codice [di diritto Canonico]". E lo stesso Arcivescovo di Valencia si presentò un giorno a Barcellona a difendermi. E quello che intanto era Arcivescovo di Barcellona, che era Mons. Mondreo, un giorno andai a parlare con lui, mi ricevette e mi consolò e mi appoggiò molto. Io andavo sempre intorno alla cattadrele con questo problema che avevo, perché queste non volevano cacciarci ma volevano che ce ne andassimo, come fecero con la prima che era una Fraga, una intelligentissima.
Fu questa a contestare tanto tramite il fratello, una Fraga Iribarne. A questa dissero che era meravigliosa, ma che se ne andasse. La cosa è che lei aveva una vocazione per la Cina enorme. Come sua madre parlava anche il francese, e sempre chiedeva di andare in Cina. Le dissero che era meravigliosa ma che Dio la voleva per un’altra cosa, così lei se ne andò a Marsiglia per imbarcarsi per la Cina.
La quarta fui io, mi tennero in forse per molto più tempo. Però quel giorno che andai a Barcellona, che mi chiamò l’arcivescovo da Valencia e mi disse: umìliati, figlia mia, io gli dissi: ”Padre, non si tratta di umiliazione, ma che mi tengono qui già condannata a morte e con la sentenza firmata”.
Però comunque fu così, furono incerte se cacciarmi per un anno intero, quell’anno intero in cui rimasi lì.
Così quell’anno, il 1962, fu per me una grazia enorme entrare nella Passione di Gesù Cristo.
Questo è emozionante raccontarlo, però non si può raccontare cos’è sentire che dentro di te si realizza la passione di Gesù Cristo: è un’esperienza che è, nonostante sembri il contrario, la migliore che esista. Ve lo dico in verità, che non ho mai sperimentato tanto Dio come nella croce. Come d’altra parte mi aveva preannunciato il Signore.
E fu Dio che io ho incontrato, nel mezzo di questa passione che ho sofferto lì, perché non sapete cosa vuol dire che ti cacciano, che cadi nel ridicolo. Mio padre che mi inseguiva da 8 anni, e avevo fatto la pace con lui all’aeroporto di Londra; con tutto il casino che avevo scatenato nella mia famiglia, che mio padre è stato senza parlarmi per anni, mi cacciavano in strada. Ho cioè vissuto quello che è venire da Londra a Barcellona con la promessa, con Isacco, sapevo cosa succedeva sul Monte Moria. Con questo il Signore mi ha dato di vivere tutto quello che sapevo delle Scritture, tutto l’ho sperimentato nella mia stessa carne. Cioè che con la promessa che avevo tenuto fin da piccola, che era il mio destino, il mio futuro, essere lì, senza sapere dove andrai né ciò che sarà di te.
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Da sinistra a destra:
Farnés, Pezzi, Carmen, Kiko, Cañizares |
Proprio lì, in questa umiliazione e in questa passione, nel Gethsemani della mia vita, Dio mi ha mandato un angelo che fu il Padre Farnés.
Il Padre Farnes veniva dall'Istituto Liturgico di Parigi e teneva in pugno tutto ciò su cui si fondava il rinnovamento liturgico e teologico del Concilio, perché questo Istituto ha influito molto su tutta la preparazione del Concilio con professori come D.Botte, Bouyer ecc.
E Dio, visto ero in quell'anno proprio lì, perché lì passavo per le mie devozioni eucaristiche che, per Grazia di Dio, ho sempre mantenuto fin da piccola: non ho mai saltato una Comunione per niente al mondo, così pure all'Università. Mi ricordo dai Sacramentini, quando non mi davano il tempo di partecipare alla Messa, mi comunicavo e scappavo via come una palla. In tutti i viaggi che mio padre mi faceva fare per spegnere la mia vocazione, per esempio a Casablanca dove era difficilissimo trovare una Chiesa, non potevo comunicarmi ed era sempre Gesù Cristo che veniva da me.
Da lì è venuto che io, per l'esperienza di morte che avevo, ho capito che comunicarmi era comunicare con la morte di Gesù Cristo per fare la Pasqua e la Resurrezione. Così ho capito che, attraverso ciò che stavo passando, c'era tutto il rinnovamento conciliare della Eucarestia, della Pasqua, della Liturgia: con Farnés, che ci faceva lezione tutti i giorni.
Dico questo perché in questa Pasqua e della nuova Ecclesiologia, che è la Chiesa come luce delle nazioni e non come luogo dove chi non entra non si salva, tutto quello che è lo schema delle catechesi, è stato vissuto e sperimentato da me nella mia vita, non come una lezione, a Barcellona.
Per questo vi dicevo che volevo raccontarvi queste cose, perché sono più importanti delle baracche per il Cammino, mi perdoni Kiko Argüello.
Le baracche sono state importanti per lui, però per il Cammino è stato molto importante il Concilio e tutto il rinnovamento liturgico. Dio si è servito di questa esperienza che mi ha fatto fare per poter entrare nel Concilio. Il filo conduttore di tutte la catechesi non è altro che, per arrivare a questa Pasqua, a questo dinamismo della Resurrezione, si deve partire da Abramo, passare per l'Esodo ecc. È tutto lo schema delle catechesi.
Siccome conoscevo tutta la Teologia antica, entrai in perfetta armonia e sintonia con quello che comportava il Concilio. E così, la mia prima idea quando mi cacciarono fu di andare in Israele.
E lì in Israele il Signore seguitò a darmi moltissime grazie. In tutti i modi, il Signore mi aiutò, perché me lo aveva predetto.
A Javier, dove ricevetti tante grazie dal Signore, una delle grazie più grandi fu negli esercizi del mese - che facciamo per due volte gli esercizi completi di Sant'Ignazio - che sono quattro settimane, nella terza settimana c'è la Passione; io mi ricordo - nella casa degli esercizi di Javier che in molti conoscerete, che cominciai a fare l'orazione per la notte e stavo metà della notte a pensare se, davanti alle sofferenze, dicevo io, avrei negato Gesù Cristo? Se San Pietro invece di dire "Signore io non ti rinnegherò mai" avesse detto "non permettere che ti rinneghi", glielo avrebbe concesso, e con questo pensiero me ne andai in camera.
E il Signore, attraverso una visione o un sogno fantasioso, come volete chiamarlo, mi manda come un'apparizione e mi dice "tu seguimi". Però il "tu seguimi" risulta essere che si apre una finestra e che devo buttarmi. Sono spaventata. E Gesù Cristo "Seguimi": e va bene ti seguo. Esco da questa finestra e comincia una caduta verso il basso come senza paracadute e cioè cadi, vai a terra con una velocità tale da sfracellarti.
E Gesù Cristo mi diceva: "Perchè non mi dici che vuoi seguirmi?" ed io "Sì!". Quando dico questa accettazione, "con te", incomincia un cambio radicale, un'ascesa. Sapete che sono molto devota dell'Ascensione perché ho vissuto - fuori o dentro la mia carne, non lo so, diceva San Paolo - ciò che è l'Ascensione. E cioè entrare in un'Ascensione immensa di allegria che non ha nessun paragone con nessun piacere sessuale, qualcosa che sa di eternità, che è entrare in Dio, nell'eternità. Qualcosa che l'unica cosa che io potevo dire era "Basta, Signore, basta!".
Il Signore mi aveva preparato con questo sogno, che in fondo è il mistero di Pasqua: la kenosi e la Resurrezione, la esaltazione e Ascensione. Questo, a Javier.
Quando, dopo vari anni, mi successe questo di Barcellona, mi tornò in mente -questo non l'avevo mai dimenticato, ho dimenticato molte cose, molte grazie, però questo l'ho sempre tenuto presente come una luce nella mia vita, questa esperienza che mi durò moltissimo tempo, che fu un'allegria immensa - che la finestra da dove mi cacciavano era questa.
E la Passione che vissi, che fu una passione veramente enorme, e che il Signore mi concesse con la conoscenza di tutto il Concilio di entrare in una nuova tappa della Chiesa.
Così andai in Israele. E prima di andarci ...io alle stesse Missionarie voglio moltissimo bene, anche se mi cacciarono. Mi ricordo della Superiora - che era molto dell'Azione Cattolica... e che ascoltava Farnés, tanto che mi mandò con Farnés - mi diceva: "A volte quando parli mi pare che tu abbia ragione in tutto quello che dici, però non so perché devo esserti contro." Per questo quando me ne andai le mandai un bigliettino "Lo so che hai operato per ignoranza... perché così si compia ciò che Dio ha profetizzato per me". Le ho mandato altre parti del Kerigma con la faccia di Cristo di El Greco.
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Mons. Marcelino Olaechea |
E allora quell'anno una ragazza che sta nelle comunità mi ha mandato una delle cartoline che mandò un'altra missionaria -che è di Pamplona-. Tutto ciò il 28 agosto, che è il giorno in cui me ne andai, il Signore quel giorno, dopo le lotte e le tribolazioni che ebbi tutto l'anno, perché non sapevo se andarmene o non andarmene, e ho fatto tutto il possibile per non andarmene. Quelle volevano che io me ne andassi liberamente, e non cacciarmi; io ho fatto tutto il possibile, fino ad andare a parlare con l'Arcivescovo.
Però il giorno 28 che il vescovo non ci stava, l'altro non ci stava, tutto il mondo stava fuori, quel giorno scelse la Madre Generale (che la poveretta ha sofferto più di noi, che non era opera sua, ma delle Consigliere che non ci conoscevano perché erano nuove, venivano dalle missioni: India, Giappone ecc.) la poveretta venne lì e mi disse che non mi ammettevano ai voti perpetui -che erano per il 3 ottobre, Santa Teresina, che ora hanno cambiato.
E quando seppi la decisione... perché il terribile è stare nel dubbio, io non potevo andarmene liberamente finché non mi cacciavano davvero. Sono stata notti intere davanti al sacrario, con una sofferenza enorme; d'altra parte sentivo una speranza grande, che Dio mi faceva una promessa.
Con tutto questo le altre, che erano state cacciate prima, andarono a Marsiglia, vennero a cercarmi e mi dissero: "Andiamocene, che Dio ci vuole per altre cose". Però ho resistito fino alla fine, al 28 agosto. Viene anche un'altra ragazza che avevo conosciuto in Inghilterra: senza sapere quel che stavo passando, mi accompagnò al treno che presi a Valencia, prima di tutto per parlare con l'Arcivescovo, poi per andare a trovare i miei genitori che stavano a Marmolejo. Dopo, già pensavamo di andarcene a stare altrove, visto che l'Arcivescovo stesso ci appoggiava, in America. E lì stavo io, vivendo nelle baracche, in Montjiuit, nelle case popolari di Casa Antunez, lavorando in fabbrica, in Hilaturas Casal y Perez. A me Barcellona sempre mi emoziona tantissimo perché ha una storia per me tutta di morte e di resurrezione.
E a una di queste ragazze le mandò una cartolina, per interessarsi di questa amica sua che sta nelle comunità -era molto amica con lei, le due avevano studiato Pedagogia- gliel'ha data e a me ha mandato una fotocopia.
A questa ragazza scrisse: "Sono rotti i miei indugi, pagati i miei debiti. Le mie porte sono spalancate, me ne vado da tutte le parti". Questo è verità, io l'ho sentito: la libertà di entrare nell'universo intero. Dopo le sofferenze di quell'anno, fu per me una dinamica di Pasqua, di Resurrezione e di Ascensione e di che l'universo intero è una meraviglia ed un paradiso creato da Dio con destino d'eternità.
Questa ragazza le scrisse: "Essi, accovacciati nel loro angolo, continuano a tessere la pallida tela delle loro ore" - questo passo poi Kiko lo concretizzerà, gli piace molto - "vanno a sedersi nella polvere a contare le loro monete, mi chiamano perché non li segua".
Tuttavia mio padre che aveva comprato intanto una grande fabbrica in Guadalquivir, in Siviglia, mi dice: "Guarda, proprio in quel sito c'è una Chiesa e una casa in cui potresti fare il convento che desideri". Lui sempre con l'idea che collaborerò con lui "perchè con tuo padre puoi ottenere di più per le missioni che con le suore". "Continuano a tessere la pallida tela..." - il tempo. Quando il tempo è una noia, quando non si sa cosa fare, come succede alla nostra società, che sta seduta senza ideali e senza destino, -sapete che cos'è il tempo? La noia, il vuoto più grande. Uno dei sintomi è il "zapping" con la televisione. "Mi chiamano perché non li segua. Ma la mia spada è già forgiata, la mia armatura è pronta, il mio cavallo scalpita. Guadagnerò il mio regno."
Questo le scrisse. Poi questo anno me l'hanno mandato e a Kiko è piaciuto, e ha fatto un canto per i bambini. "Me ne vado da tutte le parti": perché si è compiuto in noi nella Merkabah.
Questo regno non è kikiano, caro Kiko, benché tu lo dica qui.
Le suore non stanno in crisi, bensì si sono riprese, dopo il Concilio, e sono da tutte le parti. Però per me è stata un'esperienza.
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Kiko Argüello nelle baracche delle Palomeras
si noti al centro il suo autoritratto
nel formato "supereroe cattivo Marvel" |
Solamente lo volevo raccontare perché questo mi pare sia importante per il Cammino, di più delle baracche di Madrid.
Le baracche di Madrid sono servite molto come punto di concretizzazione del Concilio tra i poveri, perché io l'ultimo posto in cui sarei andata era Madrid. Viene fuori che mentre io ero andata in Israele - prima o poi parlerò di più di questo viaggio in Israele - le mie amiche erano andate da Barcellona a Madrid, perché loro non erano di Madrid, che era l'ultimo posto in cui io sarei andata. Noi pensavamo comunque di creare tra di noi una cosa nuova.
E Dio mi ha chiuso tutte le strade per incontrarmi a Madrid.
Le mie amiche vivevano nelle Palomeras già prima di Kiko, e noi abbiamo vissuto nelle baracche molto prima comunque. E io ho litigato con Kiko da quando l'ho conosciuto nel Cursillismo. Certo aveva una gran fede, e soprattutto io lo conoscevo prima di lui, che collaborava con una mia sorella, per il quadro con la faccia di Gesù Cristo. Questa faccia del Servo di Yahvè la teneva mia sorella in camera sua e a me piacque moltissimo, che è il primo canto che ha fatto nelle baracche. Per passare dal servo di Yahvè al Resuscitò ci è voluta tutta la Pasqua e il Concilio, non fu facile.
A volte io glielo dico a Kiko, in due parole: "Dio ti ha servito su un vassoio tutto il Concilio attraverso Carmen e tu non te nei sei neppure accorto".
Voglio dire che il contenuto del Cammino non nasce con Kiko che apre la Bibbia a caso come racconta lui. Ciò che stiamo tenendo tra le mani è il Concilio Vaticano II vero e proprio. E Dio si servì anche di Morcillo, l'Arcivescovo di Madrid, che fu l'altro miracolo che ci fu nelle baracche; cioè il giorno in cui io ho cominciato a collaborare seriamente con Kiko, perché non mi fidavo di lui. Tanto è così che siamo stati senza parlarci per mesi, io avevo un altro gruppo in un altra parte delle baracche. La mia intenzione era sempre di partire per le missioni. Morcillo fu importantissimo: senza di lui, né io né Kiko saremmo mai andati nelle parrocchie.
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"Tu es Carmen..." |
Un'altra cosa molto importante che voglio dire è che in questo viaggio in Israele -anche se però se andiamo a parlare di Gerusalemme ci vuole tempo- Dio ci mandò davvero cose fantastiche, un aprirsi delle Scritture da tutte le parti. Con questa ragazza, che ho conosciuto in Inghilterra e che fu un angelo per me, ci siamo imbarcate su una nave turca. Sulla roccia del Primato di Pietro, che in molti conoscete, sono stata seduta tanti giorni, pensando a che posto avevo io nella Chiesa. È la grazia che mi diede lì il Signore. Ed anche in Ain-Karen, sito vicino a Gerusalemme, dove si commemora la Visitazione della Vergine e il Magnificat.
E un altro ancora elemento fondante che vedo il Signore non vuole - me lo ha detto a me chiaro e ce l'ho presente così chiaro, per questo attacco sempre la parola "movimento" - vedo che vuole che sia qualcosa per tutta la Chiesa, non un'Associazione né una Congregazione, ne un Movimento: è il Concilio. Cioè un rinnovamento della Chiesa. Per questo io le ragazze le invito ad entrare nelle Congregazioni, e i ragazzi nel Seminario Redemptoris Mater che è diocesano, e le comunità stanno nelle parrocchie. Un rinnovamento della Chiesa. Ciò che portiamo non è che un carismatico si è inventato una cosa; sì, a lui come artista il Signore lo ha portato, che gli ha dato tante grazie per realizzare nella parola e nella prassi il rinnovamento.»
«Questo che ha detto Carmen - alcuni già sapevano delle cose - credo che sia molto importante. Perché tutto quello che ha detto è certo, e più che certo. È la verità: senza Carmen il Cammino Neocatecumenale non esisterebbe. Senza il Concilio. Carmen è stata il veicolo, studiando Teologia e conoscendo attraverso Farnés tutto il rinnovamento liturgico, il Mistero Pasquale. Io, poco ho fatto: porre la mia povera arte al servizio di questo rinnovamento, come può.
Questo canto lo dedico ai seminaristi di Valencia. Ve lo dedico perché aspetto che si compia in voi è possiate dire come Carmen: "Me ne vado da tutte le parti".
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"Io credo che l'India, tramite uno dei suoi poeti,
ha dedicato a Carmen questa poesia" |
È uno dei poeti più grandi che abbia l'India, che si chiama Tagore, che fu premio Nobel nel 1913. Studiò in Inghilterra e conobbe il Cristianesimo, e stava enormemente impressionato. Ebbe molta fama in Spagna perch tradusse le sue opere Zenobia, la moglie di Juan Ramon Jimenez, un altro premio Nobel. Per questo, la traduzione in spagnolo di questo Tagore è così buona, non è così in altre lingue, perché soltanto con la traduzione come quella di Jimenez, un altro grandissimo poeta, si può tradurlo, adattarlo, perché la poesia è sempre quasi impossibile, perde molto quando si passa da un idioma all'altro, come sapete.
È una poesia delle tante che ha scritto, è molto bella, in essa c'è l'intuizione che hanno i poeti. Io credo che l'India, tramite uno dei suoi poeti, ha dedicato a Carmen questa poesia.
Dice: "Sono rotti i miei legami". Cristo ha rotto i nostri legami, quelli di tutti, ha pagato i nostri debiti: "pagati i miei debiti, le mie porte sono spalancate. Me ne vado da tutte le parti".
Noi, per salire sulla Merkabah, agli itineranti dicevamo -prima di conoscere questa poesia di Tagore- che un cristiano è universale, deve essere disposto ad andare da tutte le parti.»
«Il primo incontro che ho avuto con Kiko Argüello fu in casa sua, mentre suonava la chitarra. Io che venivo da sofferenze enormi, a Madrid, con la mia famiglia che mi stava perseguitando ed altro, lui stava lì, suonando la chitarra e mangiando pollo, facendo il galletto con la svedese; alla fine, non ci ho fatto caso, ho pensato: è una creatura. Poi andai alla Fortuna, il quartiere dei trappisti, aspettando, perché mio padre mi diceva: "ora sai che tuo padre può fare tutto ciò che vuoi per te: ora vieni qui a casa a mangiare e a farti la doccia". Stavo dormendo in una farmacia e poi andai alla Fortuna con i poveri, aspettando di vedere cosa voleva Dio, perché le mie amiche ancora non volevano imbarcarsi.
Intanto Kiko andava a fare il servizio militare. Nel primo incontro che ho avuto con lui in un bar delle Palomeras, dove stavano queste amiche mie - che si unirono alla lotta sociale, alle Commissioni Operaie - Kiko mi racconta le sue visioni, che la Vergine gli aveva detto di formare piccole comunità come la Famiglia di Nazareth. Mi ricordo del bar. E mi dicevo: "Questo ragazzo è tanto moderno ed è un bigotto". Perché in quei tempi Conciliari per me San Giuseppe non aveva più importanza. Immaginavo che era stato mesi interi a Nazareth, che era stato lì nella grotta ore ed ore con grande devozione. Tutto ciò lo aveva unito all'annuncio, alla mia idea missionaria; però la Sacra Famiglia di Nazareth a quei tempi a me sapeva di rancido, come quelle statue che erano dappertutto ed erano insopportabile. Intanto per me San Giuseppe era sparito dal globo. Quando ho sentito che diceva di formare piccole comunità come la Famiglia di Nazareth... E come vedo che veramente è stato così. L'importanza oggi della famiglia.
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Carmen (detentrice dello "Spirito Santo")
e mons. Casimiro Morcillo Gonzàlez |
Cioè, io volevo missioni di evangelizzazione, Kiko costituire piccole comunità. Tutto questo delle Missioni Popolari era quello che noi pensavamo di fare in America, e comunque sono quelle che ha introdotto, dopo Denver, benché tu Kiko non ricordi...
Ha la Grazia creativa dell'assimilazione; di assimilare tutto e di fare tutto suo. Aspetto che faccia tua la Croce di Gesù Cristo, e vedrai la Resurrezione.
Tutto ciò lo dico per via delle piccole comunità come la Famiglia di Nazareth. Me lo disse il primo giorno che lo conobbi. Di mandare gli itineranti, e tutto questo mi stava bene perché io l'ho fatto con i gesuiti e le Missionarie di Cristo Gesù: andavamo due a due, senza denaro. Io ho vissuto tutto il tempo in Israele senza un soldo: ci siamo imbarcate su una nave turca. Questo in fondo veniva da Sant'Ignazio, dai gesuiti, dalla vita di itineranti come erano gli Apostoli nel Vangelo. Kiko invece sempre forma gruppi.
La cosa importantissima a Madrid fu per me la presenza dell'arcivescovo, e come Dio voleva una cosa per la Chiesa, formare piccole comunità per l'evangelizzazione. E come il piano e il progetto che aveva Dio era unico.»
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Kiko impettito e travestito da accademico |
«Senza alcun dubbio. Ho imparato che, perché non mi glorii, Dio fa miracoli enormi, ma con strumenti deboli, con strumenti come Carmen e me, perché non ci gloriamo. Perché vediate che è un'opera di Dio, che non è opera mia, né di Carmen, né di nessuno.
Io ho visto come questo canto si è compiuto in Carmen: "Accovacciati nel loro angolo tessono la tela delle loro pallide ore". Qui il poeta ha avuto un'intuizione, perché nel mondo ci sono due cose terribili: una che la gente sta tessendo il tempo, sta tentando di sfuggire al tempo "tessono la tela delle loro pallide ore". Per questo i night-club, gli svaghi, la noia della domenica sera chiamando gli amici per vedere se si va a ballare o a fare altro.
Tutti voi avete sperimentato che se uscite dalla conversione, il tempo chiede immediatamente il suo prezzo, il tempo ti annuncia che la tua vita non ha senso, cioè il tempo è carico di morte. E il tempo carico di morte, come si chiama? Si chiama noia, il tedio che porta la gente al suicidio. Per questo la gente deve scappare da questo tempo che ti sta dicendo che la vita non ha senso. Cerca di scappare con le feste, con gli amici, con i divertimenti, andando a giocare a carte. Deve scappare, andare al cine. Deve scappare dal tempo.
Per questo, attenzione a una cosa che vi dico sul tempo. Quando stavate nel paganesimo, se qualcuno ti faceva aspettare mezzo minuto che ti affliggevano con la sua famiglia, il tempo non lo sopportavate. Nel Cammino puoi aspettare, puoi far tardi, diciamo così. Attenzione perché il tempo è cambiato cosmologicamente: non ci angustia più.
"Tessono la tela delle loro pallide ore, contano le loro monete, seduti nella polvere". Due cose ci sono al mondo fuori dal Regno di Dio: scappare dal tempo che ti porta alla morte il denaro. "Contano le loro monete, seduti nella polvere". Il tempo è denaro. E l'uomo deve scappare dal tempo che porta alla morte con le vacanze e i divertimenti, simulando la festa.
È la liturgia che ci riscatta dal tempo della morte e ci introduce nel tempo escatologico, nel tempo eterno.
Bene, anche il demonio ha le sue liturgie, che sono le orge, il nightclub con le donne, con le prostitute. È una liturgia che cerca di imitare la Festa. Che dopo, siccome è un inganno, quello che va alla festa, all'orgia, al baccanale con le amichette, dove si beve, si fornica ecc., quando escono dalla festa stanno peggio di quando sono entrati, perché è stato un inganno e loro sono distrutti.
È una cosa terribile, che quelli che siamo stati nel mondo e siamo stati dei mascalzoni, lo sappiamo, lo conosciamo.
"Accovacciati nel loro angolo, tessono la tela delle loro pallide ore, contano le loro monete, seduti nella polvere, e mi chiamano indietro".
Mi chiamano -questi del mondo- perché non prosegua - Carmen aspettava due anni a Londra per andare missionaria in India, improvvisamente la chiamano a Barcellona, Non può proseguire.
"Però la mia spada è già forgiata" - Carmen aveva con sé una spada che era la Parola di Dio, che era la Teologia che aveva studiato"Già tengo pronta la mia armatura" - l'armatura che Dio le aveva dato era un anno intero di kenosi, di sofferenze, di essere giudicata in funzione della legge. Mi cacciano, non mi cacciano, cosa sarà della mia vita, dove andrò eccetera.
"Già il mio cavallo scalpita, io guadagnerò il mio regno". Questo lo ha mandato una ragazza perché, chiaro, quando lo mandò, dopo anni che Carmen se ne era andata, cacciata, e oggi è famosa per la sua congregazione.
Ho incontrato la Generale delle M
issionarie di Cristo Gesù - la sua congregazione, che attualmente stanno nelle missioni, e mi ha detto: "Carmen l'abbiamo cacciata e lo Spirito Santo se ne è andato dalla Congregazione". Perché dopo ebbero una crisi profonda, senza vocazioni né nulla, e senza dubbio ciò che tiene tra le mani Carmen sono vocazioni eccetera.
Ha guadagnato un regno. Carmen, guadagnerai il Regno di Dio, così dice molto bene, guadagnerai, non conquisterai...perché Il Regno di Dio bisogna guadagnarlo.
Dice San Paolo che tutto considera spazzatura pur di guadagnare Cristo. Io devo considerare spazzatura la mia pittura pur di guadagnare Cristo. Le donne, il matrimonio, tutto, pur di guadagnare Cristo. Chi disprezza Cristo e preferisce un altro idolo finisce senza Cristo e senza nulla.»
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Affresco in una parrocchia della Campania |