sabato 30 gennaio 2021

Quando il fondatore prende il posto di Cristo...

In alcuni gruppi accade che il fondatore o il superiore prenda il posto di Cristo: i membri del gruppo lo venerano, lo innalzano su un piedistallo, gli giurano un’obbedienza assoluta. Dio passa direttamente solo e soltanto attraverso di lui. La sua parola è… parola del Vangelo. E i suoi scritti arrivano a sostituire le Sacre Scritture, che ovviamente è possibile capire solo grazie alle spiegazioni del “maestro”.
Un tale investimento nel fondatore permette in modo del tutto naturale di proclamarlo “Pastore a vita”.
E ovviamente qualsiasi rivelazione di comportamenti scandalosi va incontro al diniego, alla denuncia di complotto e di persecuzione.
Analisi di Suor Chantal-Marie SORLIN, responsabile dell’Ufficio Derive settarie (CEF)

“Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”, recita una facezia attribuita al regista Woody Allen.

Una preoccupazione di questo genere, a mio parere, dovrebbe cogliere anche il signor Kiko Argüello, fondatore, iniziatore e "lider maximo" del Cammino Neocatecumenale, viste le notizie che, recentemente, sono state riportate a proposito di altri autocratici presidenti e fondatori di Associazioni ecclesiali o nuove Comunità o Movimenti, che, per motivi diversi, ma tutti legati alla loro ingombrante personalità, ad una "visione mistica" tutta propria e pure qualche vizietto segreto, stanno cadendo come birilli per mano della stessa Chiesa che, attraverso il suo Pontefice, li aveva approvati, appoggiati e lodati.

Cominciamo dal più recente: Enzo Bianchi, fondatore ed autonominato (ex) priore della Comunità ecumenica (o sincretica) di Bose, nata l’8 dicembre 1965, nel giorno, non a caso, in cui si chiuse il Concilio Vaticano II, è stato allontanato dalla Casa madre e rimosso il 13 maggio, giorno della Madonna di Fatima.
L'allontanamento e il decadimento dai suoi incarichi è giunto per ordine della Santa Sede, con un decreto firmato dal segretario di Stato il cardinale Parolin e l’approvazione del Papa, a causa di un «clima non fraterno»; infatti fratel Enzo dopo essersi dimesso, nel gennaio 2017, è stato accusato di aver «continuato a imporre la sua autorità di fondatore, mettendo in difficoltà il suo successore. “Non ha saputo fare davvero un passo indietro, e neanche di lato”, è l’accusa mossa da decine di confratelli, che hanno “testimoniato liberamente”».

Si tratta veramente di una rimozione inaspettata: riverito, onorato dagli organi ed enti cattolici, da vescovi e pontefici, Enzo Bianchi ha ricevuto innumerevoli premi e riconoscimenti, fra cui due lauree honoris causa, in Scienze politiche e in Scienze gastronomiche.
Ha partecipato come esperto nominato da Benedetto XVI alle Assemblee generali del Sinodo dei vescovi, dedicate la prima alla Parola di Dio e la seconda alla Nuova evangelizzazione.
Nel 2014 è stato nominato da papa Francesco consultore del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
Nel 2018 ha partecipato come uditore, nominato da papa Francesco, all’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi dedicata a «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» ed è stato uno dei relatori al ritiro mondiale dei sacerdoti, nella patria del santo curato d’Ars, nei pressi di Lione.


È datata 22 febbraio 2020 una lettera indirizzata a tutta la federazione de L'Arche - fondata nel 1964 in Francia e dedita alla cura dei disabili e delle persone vulnerabili - che ha reso pubbliche le conclusioni dell'inchiesta da loro affidata a un organismo esterno e indipendente. L'indagine è basata soprattutto sulle testimonianze relative al fondatore de L'Arche, Jean Vanier, morto nel 2019, e al suo legame con il sacerdote domenicano Thomas Philippe, suo padre spirituale.
Dal 2014, diverse testimonianze di donne, aggredite sessualmente da Thomas Philippe, sono giunte ai dirigenti de L'Arche, che hanno dato il via a un'indagine, che poi ha portato alla luce abusi commessi anche da Jean Vanier. "Nel corso di questa indagine - si legge nel comunicato pubblicato da l'Arche - sono state ricevute testimonianze sincere e concordanti relative al periodo 1970-2005 da sei donne adulte non disabili, che indicano che Jean Vanier ha avuto rapporti sessuali con loro, generalmente nell'ambito di un accompagnamento spirituale".
Jean Vanier (Ginevra, 10 settembre 1928 – Parigi, 7 maggio 2019) è stato un filosofo e filantropo canadese. Fondatore di L'Arche (L'Arca) e ispiratore del movimento Foi et Lumiere (Fede e Luce in Italia) è stato membro del Pontificio consiglio per i laici. Ha ricevuto il Premio Templeton nel 2014.

Nelle rivelazioni fatte da L’Arche sulle azioni di Jean Vanier, un aspetto fra gli altri merita tutta la nostra attenzione: la “falsa mistica” del fondatore, che giustificava ai suoi occhi azioni devianti. Tale falsa mistica era la medesima del suo mentore religioso, Thomas Philippe, e del fratello di quest’ultimo, Marie-Dominique Philippe, i quali hanno – ciascuno da parte propria ed entrambi insieme – pervertito l’abito religioso e sacerdotale che vestivano e abusato del ruolo di “padre spirituale” loro affidato per imporre atti erotici a persone soggiogate e non libere.

Il nesso tra abuso spirituale e abuso sessuale
Se ci limitiamo all’indignazione (ed è cosa necessaria, davanti a un tale accumulo di scandali interni), se ci accontentiamo di spiegazioni psicologiche o psichiatriche (le quali sono comunque una parte del problema), rischiamo di farci sfuggire l’essenziale: il legame diretto tra abuso spirituale e abuso sessuale.
I predatori sessuali operano nelle strutture di Chiesa su anime innocenti assetate di Dio. Essi non agiscono al di fuori, nei margini delle sessualità impossibili, ma al contrario nel cuore delle loro missioni religiose.
Invece di andare al bois de Boulogne [citato come piazza di prostituzione per antonomasia a Parigi, N.d.T.], questi ascoltano le confessioni, dirigono le coscienze per meglio contorcerle e ricondurle alle loro perversioni.
Essi approfittano del loro ascendente religioso, della loro posizione di predominio (fondatore, prete o comunque “padre spirituale”) per praticare non soltanto stupri di coscienza, violazioni dell’innocenza, della freschezza dell’anima, del corpo e dello spirito, ma anche per giustificare tutto ciò in nome della religione.

Abusare di Dio per pulirsi la coscienza
Bisogna che consideriamo da una parte questo sistema a matrioska della perversione, e dall’altra le “giustificazioni” poste in atto dai predatori. Non soltanto questa corruzione dell’anima è parte integrante della corruzione dei corpi ma, di più!, è necessaria (ai loro occhi) per esonerarsi da ogni “colpa” – per non dire “peccato”. Duplice perversione del discorso religioso: giustifica l’ingiustificabile e anzi lo fa perfino passare per innocente. Si comprende allora meglio perché la perversione sessuale intervenga nel processo a pervertire il discorso religioso: ci vuole il dominio spirituale su un’anima innocente, per corromperla; ci vuole la potenza del segreto religioso e l’iniziazione ai misteri di Dio per condurre le vittime a quella muta impotenza; ci vuole il potere della grazia di Dio per cancellare tutto. Quest’uso di Dio a fini di umanità diabolica mantiene il perverso nell’illusione di una giustificazione divina, di una “relazione speciale” che sarebbe al di là delle regole morali.

Una perversione anzitutto spirituale
Così per Thomas Philippe: egli si trova indicato dalla lettera de L’Arche del marzo 2015 come avente esercitato degli «atti sessuali […] mediante i quali egli diceva di ricercare e comunicare un’esperienza mistica». E già nel 1956, quando fu condannato dalla Santa Sede, si parlava di deviazioni sessuali e di indifendibili giustificazioni spirituali. Una vittima del domenicano Thomas Philippe raccontava nel 1952, in un Rapporto consuntivo [Rapport de synthèse (RdeS)], che egli ha cominciato con delle teorie per convincermi […]: la donna perduta di Osea… la trascendenza della missione profetica (della sua missione) in rapporto alle norme della morale.
E aggiungeva: Gli organi sessuali [sono] simbolo dell’amore più grande molto più del Sacro Cuore.
La giovane innocente, con un grido del cuore, rispose che quella era una bestemmia. E il domenicano la rimbeccava con l’autorità del teologo:
Quando si arriva all’amore perfetto, tutto è lecito perché niente più è peccato.
La perversione è anzitutto spirituale. La vittima deve acconsentirvi. Lo stupro diventa “relazione speciale”. La morale svanisce a vantaggio della “missione”.
Questo pot pourri mistico-delirante merita al contempo i rigori della legge per stupro e un processo canonico per uso fraudolento, mirante al solo profitto sessuale, del discorso religioso, per teologia deviante e corruzione delle anime. Il processo canonico a carico Thomas Philippe, terminato nel 1956 (cf. RdeS, p. 9), condannava l’inquisito proibendogli di celebrare i sacramenti e di esercitare la direzione spirituale in qualsivoglia forma. Esso rimase però nascosto. Ora, la discutibile prassi dei processi canonici segreti ha permesso alla maggior parte delle persone di ignorare tutto, di questo e simili processi, a partire dalle ragioni. E così con una certa nonchalance Jean Vanier è stato complice di una direzione sottobanco de L’Eau-Vive da parte di Thomas Philippe – cosa proibita da Roma, interdetto del quale Jean Vanier era stato avvertito! – e per trent’anni, fino alla fine della sua vita, il domenicano ha potuto riprendere le sue pratiche perverse in tutta impunità.

Il medesimo sistema giustificativo
Jean Vanier, che era stato scelto da Thomas Philippe (divenuto suo padre spirituale e il referente religioso della comunità de L’Arche), ha ripreso il medesimo sistema giustificativo. Così L’Arche porta allo scoperto tutte le testimonianze delle donne abusate da lui. Esse rendono conto di questa “giustificazione” quando «l’accompagnamento si trasformava in palpazioni sessuali» e Vanier diceva che tutto ciò «faceva parte dell’accompagnamento». Un’altra aggiunge questa frase di Jean Vanier: «Non siamo noi, siamo Maria e Gesù. Tu sei scelta, tu sei speciale. È un segreto». Un’altra ha ripetuto le parole che le diceva Jean Vanier: «È Gesù che ti ama attraverso me» (RdeS, p. 6). Ecco che si ritrova il medesimo sistema di auto-giustificazione religiosa. Tutte le donne dicono che non aveva luogo alcuna penetrazione sessuale, in senso stretto, anche se spesso la violenza culminava in fellazioni.

Cantieri da riavviare
C’è ancora molto lavoro da fare, qui: bisogna decostruire le “giustificazioni” oscillanti tra la follia psichiatrica e il crimine teologico (con quell’odore ficcante di eresia, di gnosi e di ipocrita casuistica). Perché si possa voltare questa disgustosa pagina, resta ancora da prendere la questione della manipolazione spirituale nella Chiesa, attraverso i suoi strumenti e i suoi discorsi. Anche al di là delle perversioni eclatanti, tali strumenti vanno sempre maneggiati con prudenza, e i discorsi vanno svolti col più grande rispetto delle persone e la più grande considerazione per l’integrità dei corpi.



Monsignor João Scognamiglio Clá Dias, 77 anni, fondatore e superiore generale della società clericale di vita apostolica “Virgo Flos Carmeliˮ e presidente dell’associazione privata di fedeli “Arautos do Evangelhoˮ (Araldi del Vangelo), la prima nata e approvata nel nuovo millennio, si è dimesso.

Con una lettera datata 12 giugno 2017 ha annunciato di rinunciare all’incarico perché uno dei suoi figli spirituali «possa condurre quest’Opera alla perfezione desiderata da Nostra Signora».

All’origine dell’inchiesta vaticana, tra le altre segnalazioni, ci sono le lettere e i video inviati a Roma da Alfonso Beccar Varela. Da almeno trent’anni si parlava dell’esistenza all’interno della TFP e poi degli Araldi di una sorta di società segreta “Semper vivaˮ dove si praticava il culto della mamma di Plinio Corrêa, Donna Lucilia, dello stesso Corrêa e anche di João Scognamiglio Clá Dias. Un culto che la Chiesa non permette.

I video caricati da Alfonso Beccar Varela vengono spostati di frequente verso altri indirizzi, perché gli Araldi fanno azioni legali in Brasile per cancellarli a norma delle leggi sul diritto d’autore. Si tratta di immagini che attestano esorcismi con formule non approvate dall’autorità ecclesiastica, ma soprattutto della registrazioni di incontri tra il fondatore e alcuni sacerdoti. Con ogni probabilità si tratta di videoclip girate senza il consenso degli interessati, dalle quali emergono però elementi che le autorità vaticane intendono approfondire.

Dai dialoghi e dalle testimonianze emerge un certo millenarismo: gli Araldi sono convinti che grazie alla Vergine di Fatima sta per avvenire una sorta di fine del mondo che vedrà trionfare monsignor João Scognamiglio Clá Dias. Nel dialogo i preti raccontano di esorcismi nei quali il diavolo annuncia che lo stesso fondatore diventerà Papa («Le chiavi pontificie sono nelle mani del demonio ma stanno per passare nelle mani» di monsignor Scognamiglio) e che le forze sataniche, lo temono più di ogni altro al mondo. Un demonio attraverso la persona esorcizzata avrebbe detto: «Buttami pure addosso acqua santa, ma non acqua passata per le mani di monsignor João». Ancora è documentato come i nomi di Donna Lucilia, di Plinio Corrêa e di monsignor João siano invocati negli esorcismi come potentissimi. Al punto da essere quasi divinizzati. Come si comprende, c’è materia per i dovuti chiarimenti, anche se c’è chi ha cercato immediatamente di presentare la notizia dell’indagine vaticana, tacendo sui suoi gravi e documentati motivi, come un atto d’imperio della Santa Sede per soffocare le realtà più vicine al tradizionalismo.

Massimo Introvigne, sociologo torinese che ha studiato per anni i movimenti che derivano da Corrêa de Oliveira e ha raccolto presso la biblioteca del Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni) di Torino, da lui diretto, una vastissima documentazione (come emerge nell’articolo “Tradition, Family and Property (TFP) and the Heralds of The Gospel: The Religious Economy of Brazilian Conservative Catholicismˮ, su Alternative Spirituality and Religion Review, autunno 2016), afferma che «molti indizi suggeriscono che all’interno degli Araldi del Vangelo sia praticato una sorta di culto segreto e stravagante a una sorta di trinità composta da Plinio Corrêa de Oliveira, da sua madre Donna Lucilia, e dallo stesso monsignor Clá Días».
«Si tratta - aggiunge - di una continuazione di pratiche iniziate almeno una trentina d’anni fa da parte dello stesso Clá Días e da altri all’interno del movimento di Corrêa de Oliveira, già prima della morte di quest’ultimo avvenuta nel 1995.



Luis Fernando Figari Rodrigo (nato il 8 Luglio 1947) è un laico cattolico peruviano, il fondatore ed ex superiore generale del Sodalitium Christianae Vitae. Egli ha anche fondato il Movimento di Vita Cristiana e diverse altre associazioni religiose. È stato oggetto di accuse di abusi fisici, psicologici e sessuali di giovani, alcuni dei quali minorenni.
Il 30 gennaio 2017, a seguito di un'inchiesta, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha ordinato che a Figari fosse "vietato di contattare, in qualsiasi modo, le persone appartenenti al Sodalizio di Vita Cristiana."

Il Sodalizio fu fondato nel 1971 a Lima, la capitale del Perù: da subito l’organizzazione adottò un orientamento conservatore, in risposta alla crescita della più nota Teologia della Liberazione, una corrente di pensiero interna alla Chiesa molto vicina al marxismo e nata in Perù alla fine degli anni Sessanta. Il Guardian ha scritto che Sodalizio andò anche al di là degli altri movimenti radicali che si diffusero in quegli anni, adottando un approccio militarista. Pedro Salinas, ex membro del Sodalizio e co-autore del libro “Mitad monjes, mitad soldados” (“Metà monaci, metà soldati”), ha detto al Guardian: «Figari ammirava l’oratoria di Hitler e Mussolini. Era ispirato dalle marce naziste e aveva una fascinazione per la Gioventù hitleriana [l’organizzazione giovanile fondata nel 1926 dal Partito nazista tedesco, ndr]. Sodalizio era un’organizzazione religiosa assolutamente totalitaria, nella quale il potere era detenuto da una sola persona: Luis Fernando Figari».

Il Sodalizio ha acquisito la sua forma canonica presente quando Papa Giovanni Paolo II ha dato la sua approvazione pontificia l'8 luglio 1997. Il Sodalitium è stata la prima società religiosa maschile in Perù a ricevere papale approvazione. Nel 1997 vi erano comunità Sodalitium in diversi paesi.

Il Sodalitium è composto da consacrati laici e sacerdoti, chiamati "Sodalits," che vivono in comunità come fratelli, vivono i consigli evangelici attraverso impegni perpetui di castità e obbedienza, nonché la comunione dei beni.

Nel corso degli anni cominciarono a emergere le prime testimonianze di abusi sessuali compiuti sui membri dell’organizzazione. Austen Ivereign, biografo di papa Francesco ed esperto di chiesa in Sud America, ha detto al Guardian che abusi simili sono stati riscontrati anche in altri gruppi religiosi di destra nati nello stesso periodo in Sud America, soprattutto in quelli dove vigeva una disciplina molto rigida e il culto della leadership. Per quanto riguarda Sodalizio, la prima persona a raccontare pubblicamente gli abusi subiti fu Álvaro Urbina, che oggi ha 35 anni. Urbina ha detto di avere subìto abusi sistematici per due anni, dopo essere entrato nel Sodalizio a 14 anni; secondo la sua testimonianza, i responsabili furono diversi esponenti in vista del gruppo, ma non direttamente Figari.

Nel 2010, dopo che erano emersi i primi racconti di abusi, Sodalizio decise di mandare Figari lontano dal Perù: la destinazione scelta fu Roma. Dovettero passare però alcuni anni prima che Sodalizio ammettesse pubblicamente gli errori commessi. Nel 2015 – dopo che il Vaticano aveva ordinato un’indagine interna al gruppo – disse che le accuse di abusi sessuali contro Figari e altri esponenti religiosi erano “plausibili”. Lo scorso aprile l’attuale leader di Sodalizio, Alessandro Moroni, pubblicò un video su YouTube nel quale si scusava con le persone che avevano subìto gli abusi e che non avevano ricevuto fino a quel momento una risposta soddisfacente. Tra le altre cose, Moroni disse: «Dopo le testimonianze ricevute, consideriamo Luis Fernando Figari colpevole delle accuse di abusi che gli sono state rivolte e lo dichiariamo persona non gradita nella nostra organizzazione e condanniamo totalmente il suo comportamento».

Figari è stato consultore del pontificio consiglio dei laici, nominato da Papa Wojtyla, su suggerimento del cardinale americano Stafford, suo amico. Nel 2006 ha pure preso la parola - durante un incontro con i movimenti cattolici in piazza san Pietro - davanti a Benedetto XVI. Si dice che a Lima fosse sulla stessa lunghezza d'onda, almeno politicamente parlando, con il cardinale super conservatore Cipriani, dell'Opus Dei e, in Vaticano, con il cardinale James Stafford. Insomma, un caso imbarazzante per tutti, in primis per il Papa che prima o poi dovrà decidere cosa fare e come eventualmente punire Figari.



Riflessioni finali.

Il problema dell'abuso di potere e di coscienza, unitamente all'abuso sessuale, è stato seriamente affrontato in Vaticano, che ha disposto dei protocolli di prevenzione e di intervento che riguardano ordinati e comunità religiose.
Nello stesso tempo, attraverso il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha chiesto anche ai Movimenti ed alle Associazioni laicali di dotarsi di Linee Guida contro l'abuso.
Sappiamo che il Cammino Neocatecumenale ha risposto "picche", perché dice di non avere struttura associativa e non pensa di essere esposto a pericoli di abuso di potere.

Di fronte alle notizie di ciò che è avvenuto in movimenti e comunità molti simili per tantissimi aspetti al Cammino Neocatecumenale (compresa la tipologia dei loro leader, il successo e i riconoscimenti ecclesiali ed accademici ottenuti), di fronte al loro commissariamento, alla rimozione e all'allontanamento dei fondatori dopo decenni di gestione autocratica, illiberale, verticistica ed opaca, riteniamo che sia giunto il momento di prendere sul serio le richieste del Dicastero e del Pontefice.

giovedì 28 gennaio 2021

Lo spretato presbikiko Cristobal

Sugli scandali neocatecumenali nella diocesi di Agaña (isola di Guàm) trovate un riassunto nell'articolo Una ferrovia sotterranea neocatecumenale per i predatori sessuali.

Qui sotto commentiamo alcune parti dei recenti articoli di Jungle Watch sul "caso Cristobal", quel presbikiko (oggi spretato, in contumacia perché era latitante da anni) che all'epoca era stato il braccio destro del vescovo pedofilo neocatecumenale Apuron (quello condannato dalla Santa Sede per molestie sessuali su minori).

Tale Cristobal, esemplare "fratello del Cammino", fedelissimo a Kiko ed ex pretendente al trono di Apuron, si era distinto non solo per un'interminabile quantità di ingiustizie ai danni dei fedeli e della Chiesa, ma anche per abusi sessuali («...non è mai stato molto sveglio, ma ciò che gli mancava nell'intelligenza l'ha compensato con la sua cattiveria... Omosessuale, schiavo della pornografia, con una forte attrazione al denaro e al potere: caratteri che possono essere trovati in tanti individui ma, nel suo caso, tutte le motivazioni per il suo piacere erano nel bisogno di controllare gli altri, ferirli, ed affermare il suo potere. Adrian ha tutte le caratteristiche di un sadico profondamente radicato. Gode nell'infliggere dolore alle persone, sia fisico che psicologico...»). Ci interessiamo al suo caso per capire fino a quale punto porta la fervida appartenenza al Cammino e la genuina dedizione al verbo di Kiko.

Ricordiamo che ancora il 1° agosto 2016 Kiko davanti ai suoi adoratori di Guam ancora aveva la faccia tosta [youtube] di comandare di pregare per il vescovo pedofilo neocat e «per tutta la persecuzione».


The Cristobal file. 2013-2016

In qualità di presbikiko il soggetto ha a cuore esclusivamente il Cammino, in nome del quale è persino disposto a mentire e ingannare - alla faccia dell'ordinazione sacerdotale.

Cominciamo perciò la breve carrellata partendo da quella volta in cui, nel 2013, già cancelliere di Curia a Guam, inviò ai media locali una serqua di menzogne contro un sacerdote cattolico allo scopo di rimuoverlo dall'incarico di parroco, in modo da assegnare la popolosa parrocchia ad un presbikiko. Sono i soliti metodi mafiosi neocatecumenali: quel parroco viene convocato in curia senza spiegazioni, e mentre è per strada gli scagnozzi neocatecumenali vanno in parrocchia e in canonica a cambiare le serrature. Un sacerdote amato e rispettato viene letteralmente sbattuto in strada dai kikos. Ovviamente in curia subisce accuse infondate e la cricca di neocatecumenali gli revoca l'incarico di parroco.

Sempre nel 2013 il Cristobal tenta di convincere un aspirante seminarista ad entrare nel seminario Redemkikos Mater perché la diocesi "non ha soldi" per mandarlo in un seminario normale. Il giovane aspirante trova qualcuno che lo sosterrebbe economicamente, e a questo punto il Cristobal cambia versione e gli nega il permesso di entrare in seminario. (Avete capito cosa succede quando una diocesi è neocatecumenalizzata? si sputa sulle vocazioni che non adorano l'idolo Kiko)

Nel 2014 salta fuori che i candidati al diaconato permanente erano stati letteralmente obbligati a entrare nel Cammino per poter proseguire la propria formazione. Il Cristobal tira fuori la scusa che i soggetti avrebbero solo partecipato a delle "catechesi", ma viene smentito dai diretti interessati. (Chiaro? quando gente del Cammino è ai posti di comando, o entri nella setta o ti viene cancellata ogni possibilità; e mentiranno pur di promuovere il Cammino, convinti che mentire è volontà di Dio - del dio Kiko, s'intende)

Ancora nel 2014 scoppia lo scandalo di un prete di Los Angeles stranamente incardinato a Guam (e dunque a libro paga a spese dei cattolici) nonostante avesse un passato di abusi sessuali sui minori. Quando la curia è neocatecumenalizzata, stranamente vengono accolti abusatori sessuali da tutte le parti; salvo poi rimuoverlo subito da ogni incarico solo per accontentare i media. (Neocatecumenalismo: nascondere la polvere sotto il tappeto... ed evitare di rispondere alla semplice domanda: "perché?")

Pochi giorni dopo viene silurato un altro sacerdote, il parroco della cattedrale, con la solita serie di menzogne neocatecumenali, e impedendogli di rispondere alle accuse. Alla cattedrale Apuron e Cristobal assegneranno subito un presbikiko. Il museo della cattedrale viene "temporaneamente" chiuso e mai più riaperto; il personale di servizio è rimpiazzato da fratelli del Cammino. La faccenda arriva sui media e Cristobal promette un imminente incontro del vescovo col clero per i chiarimenti: incontro mai avvenuto (I capicosca neocat danno solo ordini, non danno mai spiegazioni, e spazzano via chiunque non sia loro gradito)

A fine 2014 un laico che sta per scoperchiare il passato di abusi sessuali del vescovo pedofilo neocatecumenale, riceve finalmente udienza da... un diacono permanente che afferma che non ci sarebbero stati mai abusi. Nel frattempo un altro diacono che aveva dato sostegno al gruppo Concerned Catholics of Guam (CCOG) viene minacciato di censura ecclesiastica dalla curia neocatecumenalizzata, e ovviamente il Cristobal va sui media a negarlo, prontamente smentito dal diretto interessato. (Vedete? Per i fedelissimi del Cammino mentire e ingannare sono azioni sante, qualora utili a preservare il prestigio della setta)

A gennaio 2015 il Cristobal impedisce al CCOG di incontrare i Visitatori apostolici dalla Santa Sede. (Non sia mai che un gruppo non favorevole al Cammino possa dire la sua alle autorità ecclesiali)

"Dio ce l'ha data,
e nessuno ha il diritto
di togliercela!
"

Qualche giorno dopo sparge altre panzane sui media accusando il precedente Consiglio Affari Economici della diocesi di voler vendere la 

Yona property dove aveva sede il seminario Redemkikos Mater di Guam (definitivamente soppresso). In realtà i membri del Consiglio erano contrari a fare qualsiasi operazione su quell'immobile multimilionario (motivo per cui il vescovo neocatecumenale li licenziò tutti e li sostituì con membri del Cammino), ma fin dal 2011 i neocatecumenali avevano architettato un piano per sottrarlo alla diocesi e regalarlo al Cammino (nelle persone di Gennarini-Gennarini-Pochetti). Fra le panzane neocatecumenali (tra cui l'idea che il benefattore della Yona Property avrebbe voluto esplicitamente un seminario Redemkikos Mater), afferma pure che il seminario Redemkikos Mater formerebbe preti per tutta la Chiesa (in realtà nello statuto di tali seminari c'è scritto chiaro e tondo che la formazione è per le esigenze del Cammino).

A questo punto vorremmo avere pietà dello spretato e fermarci. Il problema è che gli strascichi del male da lui compiuto sono ancora ferite aperte, ingiustizie ancora non sanate e compiute in nome di Kiko e del Cammino e contro la Chiesa e i cattolici. E siamo piuttosto certi che una volta spretato, anziché cercarsi un lavoro e ravvedersi, sarà rimasto al soldo del kikismo-carmenismo, celebrando come se fosse ancora prete, tutto spesato dalle comunità del Cammino (pensateci, gente, quando i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali chiedono soldi per l'Evangelizzazione, per le Missioni, per le Decime... stanno letteralmente pagando la bella vita a degli abusatori sessuali impenitenti, a dei professionisti della menzogna, a gente che blatera invano il tre volte santo nome di Nostro Signore solo allo scopo di coprire le proprie comode porcherie!)

E invece dovremmo continuare, traducendo magari la sua carriera di menzogne utili al Cammino e alle malefatte del vescovo pedofilo neocatecumenale, come ad esempio nel caso del pretino neocat arrestato dalla polizia mentre si era imboscato con una minorenne neocatecumenale (il Cristobal proclamò che 'sto tizio stava facendo un percorso di recupero e invece spunta fuori che era stato comodamente trasferito da un vescovo amicone del Cammino a fare la volpe nel pollaio). Oppure il qualificare «maliziose e calunniose» le accuse mosse dalle vittime del vescovo pedofilo neocatecumenale - accuse a cui la Santa Sede porgerà orecchio condannando Apuron - e chiunque fosse visto come un ostacolo al Cammino (come il diacono permanente che era già stato minacciato di censura ecclesiastica), e addirittura a firmare un decreto per vietare l'esistenza della CCOG. Oppure quando diceva a un futuro sacerdote che lì in diocesi non c'era più bisogno del sacerdozio diocesano ma solo di quello del Cammino. O di quella volta che si lamentò che la diocesi non lo pagava abbastanza...

Su Jungle Watch troverete una vasta quantità di materiale sul soggetto. Che, ricordiamolo, aspirava a diventare il successore di Apuron e magari aveva già l'assenso dei vari Gennarini e Argüello.

Concludiamo la carrellata ricordando come lui e un altro presbikiko spedirono a maggio 2016 un comunicato ai media, impersonando la Curia diocesana, per distribuire diffamazioni e calunnie ai danni di chi aveva gettato luce sulle porcate dei kikos a Guam (articolo utilissimo da leggere, per tutte le volte che qualcuno si lamenta che su questo blog raccomandiamo caldamente l'uso di uno pseudonimo e di metterci il nome e la faccia solo nelle denunce fatte alle autorità ecclesiastiche e civili).

Ci si permetta qui di pensare per un attimo alla normale vita di un sacerdote cattolico, costellata di Messe, breviario, Parola, confessioni... tutte cose che gli ricordano drammaticamente la giustizia di Dio e la necessità di ravvedersi. Dunque, quanto c'era di cattolico e di sacerdotale nelle parole e opere di quel sullodato fratello presbikiko?



La battaglia è appena cominciata

Infatti il blog Jungle Watch, specialmente per le pagine pubblicate fra il 2013 e il 2016, ha fatto perdere al Cristobal e ai suoi bolscevichi neocatecumenali il controllo dell'arcidiocesi di Agaña (ricordiamoci che gli adepti della setta di Kiko sono terribilmente vendicativi). Pur di screditare Tim Rohr, i neocatecumenali hanno messo in giro grosse calunnie sul suo conto, su carta intestata della Curia diocesana - calunnie ripetute a pappagallo perfino dai pasqualoni italiani, come se fosse un ordine di scuderia internazionale - calibrate anche per rovinargli lavoro e famiglia (niente male per dei sedicenti "riscopritori del battesimo" che "amano i propri nemici" e fanno come "i primi cristiani delle origini delle prime comunità cristiane delle origini cristiane").

martedì 26 gennaio 2021

Il Cammino Neocatecumenale: un eterno teatro in cui si pensa sia tutto vero.

Riprendiamo il dibattito a partire da un intervento a firma Pietro (NON del Cammino):


Parlo di "anima" del Cammino perché il Cammino non ha un'anima propria, ma ha vissuto di questo ridicolo e triste dualismo tra i due spagnoli, e ora vive della malinconia di Kiko.

Passato-Presente-Futuro

Tu chi eri prima del Cammino?
Come è cambiata oggi la tua vita?
A che cosa il Cammino ti chiama?

La sostanza del Cammino è tutta qua: un atto di teatro, un teatro dialettale, dove i protagonisti, di solito un marito e una moglie stravaganti, quasi sempre urlando a squarciagola, dicono scempiaggini e se ne dicono di tutti i colori.

Mentre il pubblico entusiasta ride a applaude qualunque cosa dicono o fanno.
Divertente, non c'è che dire, ma anche profondamente triste, perché per molti, e per gli stessi protagonisti, tutto ciò non è una simulazione, ma la realtà.

I mondi virtuali possono essere ben costruiti e possono divertire, o comunque interessare, come i libri o i film di fantasia, ma la differenza tra chi è folle e chi è "normale", è che il primo pensa che sia tutto vero.
Come se si entrasse a Disney World e poi ci si convincesse che il mondo sia tutto là e la realtà fosse quella.
Che valore possono avere le scelte "concrete" operate in una simulazione irreale?

Ancora più triste è pensare all'inganno in cui sono caduti anche molti Pastori.
Non sempre per colpe oggettive, spesso solo perché ingannati abilmente, ma, in ogni caso, tutto ciò ha qualcosa di grottesco, anche perché il primo atto dura da oltre 50 anni.

Pericoloso vivere in un mondo
portato a vedere ciò che vuole
più che ciò che è.
Certi fenomeni mi fanno sempre venire in mente il film di Peter Sellers "Oltre il giardino", in cui un ritardato mentale che ha fatto per tutta la vita il giardiniere, viene scambiato per un esperto finanziere e tutto ciò che dice, cioè semplici concetti di giardinaggio, vengono scambiati per metafore profondissime, finché un gruppo di finanzieri non decide di candidarlo per la presidenza degli Stati Uniti.

Tristezza anche per il fallimento della vita dei due iniziatori.
Mi immagino la solitudine disperata di Carmen e Kiko, che ormai non può non sentire che il tempo gli sta sfuggendo e che il Cammino non ha rinnovato un bel niente e, anzi, è in ritirata.
Due vite come quelle di Scrooge, della storia "Lo spirito del Natale". (*) Due ricchi disperati, che hanno fatto a meno della famiglia e dei figli per rimanere soli, perché è da presumere mai abbiano sentito sentimenti genitoriali verso i loro adepti osannanti. Sembra piuttosto che li abbiano visti sempre come rivali, visto come facevano di tutto perché tenessero la testa bassa e visto come reprimevano chi osasse alzarla anche solo un po'.

Anche se lo spirito del Natale ha molti elementi che certo non sono cristiani, alla fine però c'è una sorta di umana "redenzione", perché il protagonista diventa buono.
Sarà stato così anche per l'amara Carmen? E Kiko capirà i suoi errori? Non rimane che pregare per la loro salvezza e per le loro vittime.

Pietro (NON del Cammino)


(*)
Il "Canto di Natale" di Charles Dickens (romanzo di genere fantastico)


Ebenezer Scrooge, usuraio avaro ed egoista, cambierà radicalmente la sua vita dopo la visita, in una Notte di Natale, dello Spirito del Natale Passato, lo Spirito del Natale Presente e lo Spirito del Natale Futuro. I tre Spiriti gli mostreranno tutta la vita passata, il suo misero presente e quanto gli accadrà in futuro se non darà una svolta alla sua esistenza, cambiando radicalmente. Scrooge da allora non sarà più lo stesso uomo.

domenica 24 gennaio 2021

La morte di due giovani: un premio per i kikos e un'occasione per fare proselitismo per il Cammino

Allora i discepoli gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi» (Luca 17,37)
 
 
Una vicenda dolorosa, la morte di due figli nel fiore degli anni, nel momento in cui, giovani uomini, si aprivano alla vita. 
 
Lo abbiamo appreso, qualche mese fa, dai giornali. Sempre dai giornali, abbiamo saputo che la famiglia, credente, ha dato in questo momento difficile una testimonianza di fede. 
 
Abbiamo letto infatti su un  giornale locale
 
Il dolore della famiglia si è espresso attraverso attraverso le parole di papà Claudio: “Voglio ringraziarvi perché avete sofferto con noi in questi giorni e questo è ciò che ci ha aiutato tantissimo, ci ha dato tanta consolazione. Questi due figli si sono guadagnati il paradiso. Eravamo veramente una famiglia felice e questa è merito della Madonna. E pensiamo che Dio abbia compiuto la sua opera. Vorrei fare un invito ai giovani, credete alla forza della Madonna e di Gesù cristo. Abbiamo due figli morti, ma che in vita ci hanno hanno dato tante gioie. Io credo che il Signore darà di nuovo gioia alla nostra famiglia e attraverso questo sacrificio farà grandi opere“. 
 
Questa, la dichiarazione del padre dei due ragazzi. Dalla sofferenza più buia e dolorosa alla speranza cristiana, anzi, alla certezza della vita che non si conclude dell'assurdo della negazione di sé, ma che conferma il disegno d'amore di Dio per tutti gli uomini che in Lui confidano. 
 
Fatto sta che la famiglia è neocatecumenale. Questo non cambia nulla nè al nostro cordoglio, nè alla vicinanza a questa famiglia colpita da un lutto tanto grande, seppure illuminato dalla fede e dalla speranza. 
 
Cambia invece moltissimo nella considerazione della vicenda da parte degli 'avvoltoi neocatecumenali'. 
 
Ecco infatti come la vicenda dolorosa viene spiattellata in piena Convivenza di Inizio Corso 2020/2021 e poi riportata nel mamotreto propagandistico kikiano, nello spazio riservato alle risposte al Questionario
 
Leggendo le parole dette in proposito da un presbitero neocatecumenale, noterete quanto l'accaduto venga visto come: 
  • La dimostrazione di una superiorità spirituale degli eletti neocatecumenali, come se non fossero solo alcuni fra i tanti che subiscono perdite dolorose  accettandole con fede, pur senza farne uno show davanti a nessuno;
  • Una cosa di cui 'rallegrarsi': la risonanza enorme della triste vicenda ha attirato visibilità, radio, giornali, i 'numeroni' tanto cari ai neocatecumenali contabilizzati in 1500 presenti alle esequie; 
  • Una ghiotta occasione per 'salare' con il kerigma neocatecumenale tutti i 'pagani' della diocesi; 
  • Ma soprattutto una dimostrazione di come il Signore dei kikos sia fedele 'lì' dopo 40 anni dall'insediamento neocatecumenale nonostante non ci siano che pochissime adesioni al Cammino ed anzi, esso sia avversato e mal sopportato;
  • In definitiva: la perfetta occasione per fare proselitismo al Cammino. 
 
Ma leggiamo ora, dal plico della Convivenza di Inizio Corso 2020/2021, l'intervento del presbitero (definito  'un prete'). 
 
UN PRETE 
Anche io posso raccontare un fatto che può rallegrarvi. 
Nella provincia di Torino c’è un paese e in questo paese 10 giorni fa sono morti due ragazzi cadendo da un silos, intossicati dai fumi del silos. I ragazzi avevano 22 e 25 anni, erano della terza comunità della parrocchia di questo paesino di 300 abitanti. 
I genitori sono della prima comunità, che ha accolto il Cammino più di 40 anni fa. 
La morte di questi ragazzi ha avuto una risonanza enorme, è venuto sui giornali, perché una famiglia ha perso in un colpo due figli di 22 e 25 anni, una tragedia enorme. È venuta la radio, la televisione, e mercoledì c’è stato il funerale; al funerale c’erano 1500 persone, praticamente quasi tutta la provincia. 
Il padre di questi ragazzi, della prima comunità della Madonna del Pilone, ha dato un’esperienza impressionante, in un silenzio incredibile questo uomo ha parlato della vita eterna dei suoi figli – davanti alle autorità, i parenti, gli agricoltori, artigiani, sono zone abbastanza ricche – ha dato una parola personalmente a tutta la gente che è venuta per sei giorni a dargli le condoglianze e diceva: 
“I miei figli sono nati per l’eternità, oggi hanno raggiunto il motivo per cui sono nati”
È stata un’esperienza di fede enorme, veramente una bomba; abbiamo visto come questa famiglia ha salato attraverso questo evento migliaia di persone, abbiamo visto veramente come il Signore è fedele lì dopo 40 anni. 
Se si facessero le catechesi adesso sarebbe una bomba. Infatti una delle sofferenze più grandi è non sapere quando si potrà ricominciare a fare catechesi. 
La fidanzata del ragazzo di 22 anni, che era in comunità con lui, ha radunato dopo due giorni 60 amici, li ha portati in seminario e mi ha detto: “Adesso dateci una parola”, abbiamo annunziato il kerygma come anche è stato fatto al funerale. 
Tutto questo è il frutto della fedeltà di Dio, il parroco che accolse il Cammino lì ha difeso la comunità contro tutti, e la fedeltà di questo parroco ha portato questi frutti che oggi stanno salando un’intera provincia. 
 
Avete letto? Avete colto che il funerale dei due giovani viene descritto dal prete kikiano come un happening fantastico e gioioso, perché ha attirato interesse e partecipazione che ha travalicato la piccola comunità locale, radio, televisione ed attenzione dei media, 6 giorni di partecipazioni (e quindi, sempre secondo il prete, di possibilità del padre di catechizzare amici parenti e conoscenti in favore del Cammino neocatecumenale)? 
 
Peccato, che tanta gioiosa e fremente  eccitazione, osserva il prete, sia funestata da una 'grande sofferenza'. La morte dei due giovani? No, assolutamente! I due ragazzi 'hanno raggiunto il motivo per cui sono nati'. La grande sofferenza è il 'non poter fare catechesi' a causa della pandemia, il non sapere quando si potranno raccogliere le adesioni ad un Cammino che, nel territorio, è asfittico. 
È un gran peccato, soprattutto perché, aggiunge il prete, si tratta di 'gente benestante, che vive in zone abbastanza ricche' (sai che decime?)
Eh sì... gracchia l'avvoltoio, con l'acquolina in bocca:
'se si facessero le catechesi adesso, sarebbero una bomba'. 
 
Il prete, probabilmente membro della équipe regionale, si lascia sfuggire che quanto successo (la morte tragica dei due ragazzi) è 'un premio' per il parroco che 'ha difeso le comunità contro tutti', perché i cattolici del luogo da decenni cercano di espellere questo molesto parassita, questo scandalo di divisione che si è incistato nella altrimenti tranquilla comunità parrocchiale. 
 
A latere, notiamo l'intenso piacere nello sfoggiare i 'numeroni', tipico della cupidigia neocatecumenale.
In poche righe il prete kikiano inanella:
 
10 (giorni dall'evento gioioso)
 2 (i ragazzi)
22 e 25 (l'età dei ragazzi)
1500 (partecipanti al funerale)
 3a (comunità dei figli)
1a (comunità dei genitori)
40 (anni di incistamento  neocatecumenale)
6 giorni (di visite di condoglianze)
60 (giovani catechizzati con il kerigma kikiano)
Migliaia (le persone 'salate' dai kikos).
 
Tipico di una spiritualità che va sempre e solo 'a numero' e 'a peso'.
 
Questa risposta al questionario, sul mamotreto dell'Inizio Corso 2020/2021, segue immediatamente quella  riferita ai preti neocatecumenali statunitensi che i catechisti hanno 'salvato' da una sorte di alcolismo e abiezione sessuale obbligandoli a girare di casa in casa, a rischio Covid, per celebrare le Eucarestie agli eletti del Cammino. 
Ecco perché il prete esordisce dicendo 'Anch'io voglio raccontarvi un fatto che può rallegrarvi'. 
 
Non c'è alcun dubbio sul fatto che queste persone, dirigenti del Cammino da molti anni, quindi gli eletti fra gli eletti, sono una fogna desolante traboccante cretineria e disumanità. 
 
Questi sono i frutti (sempre più marci e putrefatti) del Cammino neocatecumenale.

venerdì 22 gennaio 2021

Il Cammino delle eresie (e delle manie)

Riproponiamo ai nostri lettori parte di un articolo di L. Badolati pubblicato su L'Ecclettuale il 10-1-2021, evidenziandone alcuni punti salienti. L'articolo completo è sul blog dell'autore.



IL CAMMINO DELLE ERESIE

L'altra volta (Il Cammino Neocatecumenale e Concilio di Trento) ci siamo soffermati su un ventaglio di interpretazioni sia in rapporto alla fede della Chiesa (movimento o setta?), sia in ambito teologico (equivoci o ipotesi?), sia sul piano morale (libertà o disciplina?). Adesso cercheremo di capire se il Cammino Neocatecumenale si possa definire “cattolico” a tutti gli effetti oppure se si maschera dietro qualcos'altro. Come il precedente articolo si tratta di un confronto rischioso sia per la carenza di fonti sia per l'imbarazzo che produce nelle alte gerarchie ecclesiastiche che da più di un secolo non comminano sanzioni di natura capitale. Non si tratta di “radiografare” il Cammino Neocatecumenale ma di analizzare le sue radici teologiche (idiologiche).

[...]

Nato come movimento storico-sincretistico sviluppatosi negli ambienti cristiani dei secoli II e III, lo gnosticismo è giunto fino ad oggi in varie maniere. Ne parlano i Padri della Chiesa (Giustino, Ireneo, Ippolito, Clemente) oltre ai testi originali ritrovati a Nag-Hammadi (Egitto) nel 1945 e se ne ritrovano tracce persino nella Teosofia di Rudolph Steiner. Il credente, così come lo gnostico, esperisce la salvezza mediante una rivelazione privata che avviene da catechista a catecumeno. Nell'uomo c'è una scintilla divina che deve riscoprire attraverso un percorso di «ritorno» all’io originale e al principio che lo costituisce, pur se decaduto nel mondo materiale. Lo gnostico sa di non appartenere al mondo e che in lui solo l’uomo interiore (spirituale) ha bisogno di essere liberato essendo prigioniero della materia. Lo gnosticismo, da movimento di opinione, diventa eresia a motivo dell’incontro tra gnosi greca (neoplatonismo) e gnosi giudaica (essenismo). Il cammino di salvezza consiste nel risalire dal kenoma al pleroma, liberandosi della materia e di tutto ciò che è corporeo (idoli del mondo). Dal punto di vista dogmatico la gnosi nega sia l’incarnazione che la crocifissione, nonché la risurrezione della carne. La società gnostica ricorda molto i “cerchi concentrici” di Kiko Argüello (OEC per la fase di conversione, pp. 356-357): nel primo cerchio ci sono i pneumatici o spirituali (destinati alla salvezza in quanto eletti); nel secondo cerchio ci sono gli psichici (il cui destino è incerto a motivo delle loro inclinazioni e volontà); nel terzo cerchio si collocano i materiali o ilici (destinati al fuoco eterno).Il presbitero Ario di Alessandria (256-336) inaugura la serie di controversie in campo cristologico e mariologico negando la divinità di Cristo che non è generato dal Padre, bensì creato nel tempo. Il concilio di Nicea (325) definì in modo solenne la dottrina della consustanzialità: il Figlio è della stessa sostanza del Padre. Tuttavia, l’ambiguità del termine consustanziale, precedentemente rifiutato, darà origine a forme intermedie di arianesimo tra cui i Testimoni di Geova. In che modo l'arianesimo si è introdotto nel Cammino Neocatecumenale? Attraverso la “scomposizione” del lessico avversario (rifiutarne una parte per accettarne un residuo più accettabile): se non credi ai dogmi mariani, rievoca l'apparizione della Vergine come evento fondativo del Cammino; se non credi alla transustanziazione, incoraggia i cattolici a ricevere l'ostia in mano; se non credi al sacerdozio ordinato, chiama il presidente “presbitero” e non “sacerdote”; se non credi al sacrificio di Cristo, spoglia l'altare di ogni sacralità e invita i fedeli a giraci attorno; se non credi all'adorazione eucaristica, togli di mezzo gli inginocchiatoi e sostituiscili con le sedie in cianoacrilato.



[...]

Si consideri l'esempio seguente. In un passo dei suoi sermoni Kiko paragona la Palestina al Regno dei Cieli consentendo al Verbo di Dio di entrare con la sua natura umana nella divinità (OEC per la fase di conversione, p. 219). Ciò vorrebbe dire che Gesù, prima di risorgere, non aveva una natura divina? Un altro esempio è dato dal libro di Robert Aron “Gli anni oscuri di Gesù” (OEC per la fase di conversione, p. 293) citato da Carmen Hernández, una delle fondatrici del Cammino Neocatecumenale, secondo cui Cristo si sarebbe potuto incarnare in una pietra o in una zucca ma non in un pane ammuffito. Si tratta certamente di un episodio che va contestualizzato ma da qui a giudicare tutto il Cammino contrario alla divinità di Gesù ce ne vuole!

[...]  I càtari rappresentano uno dei movimenti più conosciuti nel campo delle eresie medievali tanto da diventare un best seller nella letteratura mondiale (si possono rinvenire delle tracce nelle opere di Dan Brown oppure nelle speculazioni su Rennes-le-chateux). Assunsero diversi nomi a seconda della regione in cui si insediarono (Albigesi in Francia, Patarini in Italia) e tradirono alcuni elementi delle sette orientali di tipo dualistico (bogomili, manichei, caldei). Si tratta dell'eresia che più delle altre ha somiglianze con il Cammino Neocatecumenale. La società catara si distingueva in due categorie: i “perfetti” che avevano il compito di insegnare la verità e gli “uditori” che erano obbligati a obbedire e a fornire loro di che vivere. Per diventare “perfetti” bisognava superare una prova o “consolamentum” che un documento di Lione descrive in dettaglio. La cerimonia iniziava con la confessione pubblica dei peccati (servitium), poi si procedeva ad uno scrutinio (melioramentum) durante il quale il candidato doveva rispondere ad una serie di domande infine si formulava il giuramento con la rinuncia agli idoli. Tuttavia la maggior parte di loro riceveva il consolamentum solo in punto di morte e alcuni si lasciavano morire di fame o di autodafè, piuttosto che rischiare di cadere in peccato mortale. In campo morale i catari predicavano il distacco dal mondo e dai suoi valori in vista in un futuro luminoso e celeste perciò il rigoroso ascetismo fu motivato dalla necessità di mantenere incontaminato lo spirito con la materia. In teoria i catari non solo negavano la resurrezione individuale intesa come ricongiungimento dell'anima al corpo ma rifiutavano l'idea di un giudizio universale dato che non è possibile redimere la carne che è materialmente e definitivamente corrotta. Da qui nasce l'idea, secondo Kiko, che la morte di Cristo in croce non fosse propriamente un sacrificio ma solo un modo per dimostrare che l'anima poteva sopravvivere alla morte ontologica dell'uomo. Ne consegue che, se Dio non può essere offeso dal peccato degli uomini, allora non ha senso un sacrificio di espiazione (si noti il Cristo con gli occhi aperti nella Croce astile neocatecumenale che ricorda il mancato sacrificio di Isacco). Il fallimento di una missione di pace da parte dei monaci cistercensi indusse papa Innocenzo III a bandire una crociata nel 1208.

[...] Se è vero che all'inizio della predicazione Kiko era orientato ad un protagonismo del ruolo dei laici, oggi si è definitivamente convinto dell'importanza del sacerdozio ordinato altrimenti non avrebbe senso la fondazione di circa un centinaio di seminari “Redemptoris Mater” sparsi per il mondo.

[...] Lutero non nega la presenza reale nell'eucaristia ma non ammette nemmeno la transustanziazione: la persona di Cristo nel pane e nel vino consacrati è sì presente, ma la natura divina non può coesistere con la sostanza delle due specie (prototipo), in quanto realizzazione contingente del modello esistente eternamente in Dio (archetipo); in altre parole, Lutero tradisce la concezione aristotelica per la quale gli accidenti non possono sussistere senza la sostanza. Da qui anche il rifiuto a custodire le sacre specie dopo l'eucaristia. I capisaldi della dottrina di Lutero, che rientrano a pieno titolo nella predicazione di Kiko, possono così essere riassunti:

  1. Sola Fide: la salvezza non si ottiene per mezzo delle buone opere ma solamente avendo fede in Dio; l'uomo compie azioni buone non per propri meriti ma come conseguenza della grazia di Dio che salva a suo insindacabile arbitrio (OEC per la fase di conversione, p. 147).
  2. Sola Gratia: per ricevere la grazia divina non occorre la mediazione di un clero istituzionalizzato perché tra l'uomo e Dio c'è un rapporto diretto (OEC, pp. 189-190).
  3. Sola Scriptura: chiunque, illuminato da Dio, può sviluppare una conoscenza completa ed esatta delle Scritture senza mediazione di terzi (OEC per la fase di conversione, p. 372).
  4. Sola Gloria: la missione della Chiesa ha una natura carismatica e non giuridica (OEC per la fase di conversione, p. 81).
  5. Sola Christo: Dio Padre ha affidato a suo Figlio Gesù Cristo il compito di far conoscere il perdono dei peccati; da qui la necessità di abolire le strutture superflue della Chiesa, le congregazioni religiose, il culto della Madonna e dei santi (OEC per la fase di conversione, pp. 329-330).

[...] Per i Giansenisti un peccatore può convertirsi, ma poi bisogna vedere gli effetti della conversione: più un adepto avanzerà nel cammino di fede, più sarà alta la sua reputazione nella comunità. I sacramenti per i Giansenisti non sono un aiuto alla vita dell’uomo e quindi non vanno praticati spesso, ma sono il premio della virtù e vanno conquistati e praticati ad intervalli regolari: non ci si accosta al Battesimo appena nati se non dopo un cammino ventennale (la vera sfida non è tanto l'attesa quanto il subire lo sguardo in cagnesco dei catechisti); non ci si accosta all’Eucaristia se non se ne è degni (nel gergo neocatecumenale si dice che quando non c'è eucaristia, «c'è messa» per sottolineare la distanza con i “cristiani della domenica”); non ci si accosta alla penitenza da soli perché è la comunità che perdona (il «ratto del saluto» dura finché la vittima non trova un nuovo sponsor).


Conclusioni

Attraverso un lungo excursus abbiamo visto che vi sono diverse analogie tra il Cammino Neocatecumenale e alcuni movimenti ereticali che si sono avvicendanti nel corso dei secoli ma vi sono anche delle distanze. Le varie persecuzioni poste in atto dalla Chiesa hanno determinato la frammentazione, se non addirittura la scomparsa di tali movimenti ma non hanno fermato la propaganda dottrinale eretica che si è riciclata di volta in volta. Abbiamo anche visto che la “scelta” non dipende da chi la possiede ma da chi la comunica e, per quanto possibile, la traduce ai lettori. Probabilmente Kiko non è un eretico in senso stretto o almeno non è ancora stato dichiarato tale dal Vaticano ma è fuori di dubbio che nella sua predicazione realizza delle scelte su cosa dire in ambito teologico (Lutero, Pascal, Tillich, Barth, Bonhoeffer) e morale (femminicidio, omofobia), nonché cosa omettere in campo artistico (Rublev, Ushakov) e musicale (Filippucci, Carlebach). Kiko è stato condizionato dall'ambiente del suo tempo (l'antifascismo franchista) o forse si è formato con del materiale di dubbia liceità? Proveniva da una famiglia dell'alta borghesia e ciò sicuramente lo ha favorito negli studi ma non possiamo soffermarci solo a far riemergere nel Cammino ciò che appartiene al suo passato pena il rischio di cadere nel solipsismo. Tuttavia in anni recenti ci sono state della reazioni dell'autorità ecclesiastica che fanno pensare ad un conflitto di ampie proporzioni. Nel 1997 il vescovo di Clifton in Inghilterra proibì il Cammino nella sua diocesi e lo stesso avvenne in Giappone nel 2010. Il fatto stesso che, secondo i fondatori del Cammino, la Bibbia si possa interpretare da sola tramite parallelismi, è indicativo di una teologia speculativa tipica dei movimenti ereticali. Le statistiche inoltre dimostrano che il numero dei fuoriusciti dal Cammino è molto più ampio del numero dei «martiri» della Chiesa, con dati inequivocabili ed oggi da tutti accettati, per cui non si può parlare del Cammino Neocatecumenale come di un ritorno alla Chiesa delle origini piuttosto come di un tentativo di recuperare alla fede quanti sono fuoriusciti dalla Chiesa o da altri movimenti ad essa affini (teologia del ritorno o Nuova evangelizzazione). Paradossalmente, però, anche il Cammino ha i suoi “eretici” (Augusto Faustini, Daniel Lifschitz, Pablo Herrera) che hanno avuto l'ardire di contestare la leadership di Kiko. Se il Cammino si dichiara ufficialmente in sintonia con la Chiesa cattolica, allora non ne tradisce forse anche la disciplina (sedia bollente, lucernario, isolamento)? Enrico Zoffoli le chiama “eresie” perché li considera una minaccia per la Chiesa. Invece ritengo più appropriato il termine “manie” che riflette anche l'anomalia psichica di coloro che le praticano.


C'è un'eresia che non rientra in nessuno dei movimenti descritti e che risponde ad un libro che apparve in Italia nel 1787 col titolo “Patto della teologia moderna con la filosofia per rovesciare la religione di Cristo” (notizia riportata dall'agenzia “Antyk Foundation”). L'idea di massima era di individuare due o tre persone che avrebbero fatto da tramite attraverso una serie di strategie. Prima di tutto quella di non pubblicare le proprie conversazioni. Inserirsi gradualmente nella Chiesa fino al punto di rendere impossibile la distinzione tra amici e nemici. Adottare confessioni frequenti, anche pubbliche per dare più risalto alla comunità, penitenze facili e insistere sul confronto tra verità e menzogna. Enfatizzare l'idea di decadenza sociale, del bene e della morale insinuando il convincimento di restaurare la Chiesa delle origini magari inventando un capro espiatorio che poteva essere Costantino oppure il Concilio di Trento. Isolare, lentamente, i vincoli dei cattolici con la Chiesa alienandoli dalla vita parrocchiale. Ingraziarsi le simpatie dei vertici curiali ma allo stesso tempo spargere zizzania mettendo l'uno contro l'altro, parroci contro parroci, vescovi contro vescovi. Eliminare l'opposizione interna attraverso una rigida disciplina e un pressante condizionamento mentale. Non sappiamo chi fosse l'autore ma si tratta probabilmente di un falso afferente alla letteratura apocrifa moderna così come il “Piano massonico per la distruzione della Chiesa Cattolica”, apparso nel 1998 sulla rivista “Teologica”, che riporta le direttiva di un gran Maestro della Massoneria ai vescovi cattolici nello stesso periodo in cui Kiko frequentava il circolo “Gremio 62” che si occupava di tutto fuorché di complotti e cospirazioni. L'esempio più eclatante è costituito dalla “nuova estetica” per la quale ispirazione Kiko si richiama alle icone della chiesa ortodossa fino al punto di rasentare il plagio! La “Vergine del Cammino” (dipinta da Kiko nel 1973) è la brutta copia della “Nostra Signora Eleousa” di Simon Ushakov vissuto nel XVII secolo e persino il “Cristo assiso in gloria” (Deesis) che fa bella mostra di sé nella maggior parte delle sale neocatecumenali (Corona Misterica) è un'imitazione di un'opera di Andrej Rublev (XV secolo). Evidentemente la storia della Chiesa di questo periodo non doveva essere poi tanto noiosa!
  • Perché limitarsi al “restyling” delle icone russe quando l'arte è un patrimonio mondiale universale?
  • Perché registrare dei mamotreti con il rischio di essere scoperti?
  • Perché copiare la musica ebraica se si poteva comprarla?
Evidentemente la storia di coloro che vantano “diritti di proprietà” (di qualsia tipo) rende l'idea di una teologia estrosa, provocatoria e gravida di rischi. Lungo i secoli la vicenda cristiana ha costituito il semenzaio di molte forme eretiche di filosofia e di teologia. La chiesa ortodossa ha coltivato un inconscio monofisismo in cui Gesù non è solo considerato senza peccato ma onnisciente, ieratico e apatico (iconografia ortodossa). Oggi la concorrenza tra le chiese non si gioca più sul piano dottrinale come accadeva tra Oriente e Occidente, ma sul piano etico e a dominare la scena non sono più le scuole teologiche ma i mass media che un giorno esaltano l'eroe di turno e subito dopo lo umiliano. Così accade, ad esempio, che i valdesi professino la separazione tra Stato e Chiesa (laicismo) fino al punto di sostenere la liceità dell'aborto e dell'eutanasia mentre i mormoni e i cattolici li contrastano con veemenza. Così accade, ad esempio, che un direttore di un noto periodico è costretto a dimettersi dopo lo scandalo sul proprio orientamento sessuale (“Boffo dà le dimissioni, Bagnasco le accetta”, 3 settembre 2009) o che un cardinale venga assolto dalle accuse di pedofilia (“Il cardinale Pell prosciolto dalle accuse di abusi: verdetto unanime dei giudici”, 7 aprile 2020). La prova di verità del Kiko dissidente è stata la decisione della Chiesa di metterlo sullo stesso piano degli “acchiappafantasmi” e ciò significa che la chiesa vive nella tensione costante di qualcosa che non è facilmente accettabile nella vita quotidiana (trade-off Magistero vs Sensus fidelium). Lo stesso è successo con gli Statuti in forza di una decisione sofferta. Così la Chiesa ha trovato negli scritti arguelliani un argine contro gli abusi del passato mentre le comunità neocatecumenali trovano nell'autorità del capo un modo di proteggersi dinanzi alle pretese stravaganti proferite in nome della morale. Noi cattolici siamo giunti a comprendere il ruolo del papa come voluto da Cristo ma il ruolo di Kiko continua a destare meraviglia anche tra gli scettici. Il ministero ordinato deve salvaguardare l'unità dei fedeli anche se la degradazione di autorità dei vari ministeri laici non corrisponde alla scala di valori dell'amore cristiano? Se da una parte la sua voce lancia strali contro l'OMS e a favore della somministrazione in mano della comunione, d'altra parte la più grande conquista di Kiko non è quella di avere una “carica” ma di essere ancora “carico” a 80 anni suonati e nessuno può fermarlo!


Bibliografia

mercoledì 20 gennaio 2021

I ciechi nati del cammino neocatecumenale (quarta parte)

Questa è la quarta ed ultima parte di alcuni interventi di Lino Lista (1952-2019), trattati più estesamente nel suo saggio «Il fango e il segreto». Qui la prima parte, qui la seconda e qui la terza.
Abbiamo integrato la trattazione, purtroppo rimasta incompiuta, con alcuni contenuti tratti dall'articolo di Beati Pauperes Spiritu "Furberie, trucchetti, mezze verità, complete bugie: la storia ventennale delle approvazioni farlocche del Cammino".



 

Breve storia delle approvazioni ecclesiastiche ricevute dal Cammino: Benedetto XVI, i mamotreti e la liturgia del Cammino

Da una aspra risposta del cardinale Camillo Ruini a una corrispondenza nella quale padre Enrico Zoffoli ribadiva le eresie contenute nel catechismo neocatecumenale (risposta datata 8 aprile 1995, della quale si darà breve conto nell'ultimo paragrafo), si apprende che in quella data "la predetta catechesi è stata esaminata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede". 
 
In realtà la revisione dei volumi del direttorio catechetico neocatecumenale fu effettuata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede dal 1997 al 2003, come è dichiarato nel decreto di approvazione del direttorio stesso firmato nel dicembre del 2010 dal presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, cardinale Stanislaw Rylko, e come si legge nel primo volume corretto e corredato di note. 
Precedentemente al 1995 accadde tutt'altro che una correzione dei mamotreti, e a rivelare l'antefatto fu Kiko Arguello, nell'Annuncio di Quaresima del 2006.
Allora, la Dottrina della Fede doveva studiare le nostre catechesi o, per lo meno, sapere quello che predichiamo. In principio, il Cardinal Ratzinger aveva ricevuto tramite Mons. Cordes, alcuni libri di certi signori che affermano tuttora che siamo eretici, come un certo Zoffoli, passionista, che prese il testo e tirandolo fuori dal contesto diceva: "Nella pagina 37 Kiko dice o Carmen dice...", e prendendo quella frase fuori dal contesto scriveva 5 pagine dicendo assurdità. Ci sono molti libri su quel filone ... Gli zoffoliani - i seguaci di Zoffoli - quando andavamo a fare catechesi distribuivano opuscoli dove si raccontano le eresie di un tale...

In questi primi passaggi Kiko Arguello mentì: non fu monsignor Cordes a consegnare al cardinale Ratzinger i libri di Zoffoli. Dalla corrispondenza con il cardinale Ruini si apprende che il futuro papa Benedetto XVI ne ricevette, in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, almeno uno direttamente da padre Zoffoli.

Il seguito dell'Annuncio, invece, è estremamente illuminante.

Inoltre Zoffoli scrisse un libro: "Eresie di Kiko Arguello" e un altro: "Catechesi di Giovanni Paolo II e catechesi di Kiko Arguello", etc., come se questo conflitto esistesse. Allora la Santa Sede che ci vuole aiutare, ci chiese se potevamo elaborare una sintesi teologica. Io dissi: una sintesi, mamma mia, una sintesi teologica di quello che predica il Cammino! Perché eravamo spaventati: se davamo i testi alla Dottrina della Fede non sapevamo come potevano rispondere, (come questo passionista che bastava che lo leggesse fuori dal contesto affinché trovasse dappertutto eresie, o cose così assurde),  allora io dicevo: come facciamo?  Allora sceglietevi un gruppo di teologi che si siedano, e che mettano per iscritto quello che voi predicate. Allora prendemmo Emiliano, chiamammo Ricardo Blazquez, chiamammo un gruppo... e poverini!, si sono messi a scrivere un testo così, grosso, un libretto così, e la Santa Sede ha cominciato a rispondere male a quel Libro: ed ora che mancava questo, e mancava quest'altro...
Ma bene, alla fine, dopo cinque anni giunsero alla conclusione che questo libretto era passabile e dove si metteva un po' di quello che diciamo della sessualità, della croce gloriosa, ecc... Era una specie di riassunto fatto da Emiliano con alcuni altri teologi. Io dicevo: "E quello che cos'è? A cosa serve questo?". "Ah, la Santa Sede vuole sapere se questo è quello che predicate e se ci credete". Io dissi: "Crediamo in quello che dice il Catechismo!". Non vi raccontiamo le sofferenze che abbiamo vissuto in tutti questi anni. Vi dico solo, come aneddoto che quando abbiamo terminato questo libretto, e la Santa Sede stava per riconoscerlo - non vi ho raccontato mai questo - risulta che monsignore Bertone, il segretario, ci disse che questo Libro sarebbe stato il Direttorio Catechetico dei catechisti.
Come? Cioè, dobbiamo togliere la nostra catechesi e questo mattone, così grosso, fatto per un teologo è quello che devono studiare i catechisti? Sì, sì, questo! Cioè, ci hanno detto che volevano sapere quale è la nostra teologia, ma non ci hanno detto che questa sarebbe stato il Direttivo. Insomma, potete immaginare... ci danno appuntamento per l'incontro dell'approvazione di questo libretto e, affinché la Santa Sede dicesse che non siamo eretici, che si trattava di tutto questo, abbiamo l'incontro col cardinale Ratzinger. E, Carmen può confermare, in quella situazione Dio mi diede coraggio... Dico al cardinale Ratzinger: "io quel libro non lo riconosco!". Dice Ratzinger: "Come ha detto? Che non riconosce questo libro? Da cinque anni lavoriamo ed ora lei dice che non lo riconosce? Ma lei..., perché allora la Chiesa si disinteressa di voi... "Io in questo Libro non riconosco il CNC! Quella è una tesi fatta male".
Dissi questo davanti a Ratzinger. Ratzinger fu bravissimo, un altro mi avrebbe cacciato dal suo ufficio. Noi pensavamo fosse una sintesi teologica fatta da Emiliano che ha fatto quello che ha potuto, poverino, ma non c'e chi possa leggerglielo. Inoltre, quel libro è già sparito; è come una tesi dottorale, un mattone (nel senso di gran volume) così di Teologia, dicendo un po' quello che dice la Chiesa sull'ecclesiologia, la cristologia. Potete immaginare se quelle erano le nostre catechesi...
I testi kikiani: tristi e indigesti

Kiko Arguello, quindi, rifiutò il "mattone" frutto del lavoro congiunto di esperti della CdF e del Cammino.

Perché il cardinale Ratzinger fu "bravissimo" e non lo caccio dall'ufficio? La risposta è facilmente immaginabile. La natura del CNC, la sua struttura potentemente verticistica, l’idolatria per i fondatori – non platealmente diffusa ma sicuramente non scoraggiata – forniscono a Kiko una enorme presa sul popolo degli aderenti neocatecumenali, presa che gli consente, senza grande sforzo, di minacciare uno scisma. 

E’ altamente probabile che Kiko abbia dato ad intendere a Ratzinger che, se non fosse stato accontentato nelle sue pretese, avrebbe portato i neocatecumenali fuori dalla Chiesa. 

L’ipotesi è niente affatto peregrina: nell’Annuncio di Pasqua del 2017 Kiko, lamentandosi del fatto che in molte diocesi i Vescovi non permettono Veglie Pasquali separate nelle parrocchie e non accettano la veglia neocatecumenale, ebbe a dire: 

Basta! come forse anche noi dovremo andare via dalle parrocchie. Andremo ai pagani (…) come in Giappone che stiamo vivendo nelle case. Non vi scandalizzate il Cammino può vivere perfettamente senza strutture di questo tipo, è possibile che il Cammino sia stato mandato da Dio per evangelizzare i lontani, i pagani, i secolarizzati, gli atei.

Questa affermazione, in particolare poiché proferita dal leader di un movimento che dal 1974 vanta un’encomiabile disobbedienza alla Santa Sede, è chiaramente molto grave. Con questo pensiero, se ritorniamo all’anno in cui Kiko fu convocato nell’ufficio del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, capiamo bene perché “Ratzinger fu bravissimo”: comprendendo che il leader del CNC, reso arrogante dall’amicizia con Giovanni Paolo II e sponsorizzato da amici potenti all’interno del cerchio di fiducia dell’allora pontefice regnante, avrebbe potuto condurre fuori della Chiesa un milione di pecorelle.

Cerchiamo di ricapitolare. 

La Dottrina della Fede nel 1998 richiede a Kiko di sintetizzare il loro credo, rifiutando i testi fino a quel momento presentati. Kiko (giustamente) si spaventa, perché evidentemente sa di essere in grande errore e inoltre sa di essere del tutto ignorante in teologia. Così raffazzona un gruppetto di "teologi" del Cammino per mettere su in un unico testo un sunto che funzionasse da Direttorio e sostituisse le sbobinature eterodosse dei due spagnoli. 

Il testo elaborato dal gruppo del Cammino è un disastro e la CDF richiede continue correzioni per la bellezza di 5  anni, cioè fino al 2003; il risultato di questo durissimo lavoro è quello che Kiko definisce "mattone"teologico, con sommo disprezzo. 

Il Cardinal Raztinger convoca il "tripode" Kiko-Carmen-Pezzi per consegnare il volume e probabilmente chiedere che lo accettassero per iscritto. Ricordiamo che in quell'anno il Cammino è ancora nella fase "ad experimentum". Kiko rigetta il lavoro fatto, e respinge il testo. Si, Benedetto XVI avrebbe dovuto cacciarli a pedate dal suo ufficio, e magari avviare subito un bella indagine canonica per metterli fuori legge, ma purtroppo non è andata così. 

Dopo anni passati a cercare di rimettere il movimento di Kiko in riga (dal 1993 al 2003, cioè un decennio) senza successo, dopo infiniti rimaneggiamenti dei "mamotreti", l'iter di approvazione del Cammino si arena in Vaticano, in una sorta di stallo apparente. 

Capita però nel 2005 che il Cardinal Raztinger salga al soglio pontificio come Benedetto XVI. 

 


E qual è uno dei primi atti del suo pontificato? Incaricare il Culto Divino (del quale si attendeva dal 2002 il parere sull'ortodossia del "rito" liturgico neocat) di bloccare la celebrazione neocatecumenale. 

Purtroppo sappiamo tutti com'è andata anche in questo caso: altre resistenze, menzogne, inganni e atteggiamento da rettili. Quella roba dell'astuzia dei serpenti Kiko l'ha presa alla lettera! 

In coclusione: la Congregazione della Fede ha rimandato al Pontificio Consiglio per i Laici l'approvazione dei testi perché quei testi erano inapprovabili, perché non corrispondevano al lavoro fatto dalla CDF (rifiutato da Kiko), perciò i Cardinali della Congregazione se ne sono semplicemente lavati le mani! 

Piccola osservazione: se ci si fa caso onestamente, la Chiesa, per rendere davvero cattolico il CNC, ha tentato due massicci interventi: 

  1. sostituire le eretiche catechesi con il Catechismo della Chiesa Cattolica; 
  2. convertire la celebrazione protestante del Cammino nell'unica vera Messa Cattolica. 

In questo blog sono dieci anni che non si fa altro che ripetere questo concetto. Il fatto è che Kiko e Carmen non hanno nessuna intenzione di ubbidire, perché il loro vero scopo non è promuovere la Chiesa Cattolica, ma la propria visione di essa, con la loro Eucarestia che "porta avanti" nuovi significati, con il loro catechismo zeppo di "strafalcioni e vere e proprie eresie". 

Dal 2005 in avanti i due spagnoli, complici i potenti appoggi vaticani e la connivenza di tanti Vescovi e Sacerdoti, non hanno mai modificato la loro "messa", se non in alcuni dettagli di secondo piano. 

Kiko con gli zingari/Gesù con gli apostoli

 

Sappiamo che Benedetto XVI non aveva nessuna intenzione di approvare lo Statuto definitivo, davanti a tanti errori e disobbedienze, e ne abbiamo varie conferme da diverse voci (i Vescovi giapponesi, il periodico Petrus), ma ahinoi fu messo davanti al "fatto compiuto". 

A causa dell'intervento del Cardinal Rylko, gli Statuti vennero approvati, e, nonostante la celebrazione neocatecumenale dell'evento in pompa magna, dal Papa non arrivò neppure una riga di congratulazioni. 

E' chiaro adesso? 

Al Cammino servivano quattro placet: 

  1. la Dottrina della Fede, per il testo dottrinale, era di parere negativo; 
  2. Il Culto Divino, per l'Eucarestia, era di parere negativo; 
  3. la Congregazione per il Clero, per la trasmissione della catechesi e i seminari, non si è mai pronunciata. 
  4. Solo il Pontificio Consiglio del Futuro Immenso brigò dietro le quinte per far ottenere a Kiko e Carmen l'agognato riconoscimento, nostro malgrado con ampio successo. 

Dopo di allora, le approvazioni del Direttorio nel 2011 e 2012 sono state solo il frutto di ulteriori "fatti compiuti", come il decreto di approvazione delle "celebrazioni" del Cammino, scritto alle spalle di Benedetto XVI e intercettato dal Cardinal Burke, del quale si è già parlato ampiamente in questo stesso blog. 

Ma quale "siamo approvati", quali "lodi del Papa"? Lo volete capire o no che vivete in una colossale menzogna? 

Tutta l'epopea del Cammino, mistificata dai vertici dello stesso, non è la storia della Provvidenza Divina che interviene a salvare l'inviato Kiko, ma una collezione interminabile di trucchetti, bugie, disobbedienze e potenti appoggi "oliati", e sappiamo da dove vengono "frutti" come questi.