In alcuni gruppi accade che il fondatore o il superiore prenda il posto di Cristo: i membri del gruppo lo venerano, lo innalzano su un piedistallo, gli giurano un’obbedienza assoluta. Dio passa direttamente solo e soltanto attraverso di lui. La sua parola è… parola del Vangelo. E i suoi scritti arrivano a sostituire le Sacre Scritture, che ovviamente è possibile capire solo grazie alle spiegazioni del “maestro”.
Un tale investimento nel fondatore permette in modo del tutto naturale di proclamarlo “Pastore a vita”.
E ovviamente qualsiasi rivelazione di comportamenti scandalosi va incontro al diniego, alla denuncia di complotto e di persecuzione.
“Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”, recita una facezia attribuita al regista Woody Allen.
Una preoccupazione di questo genere, a mio parere, dovrebbe cogliere anche il signor Kiko Argüello, fondatore, iniziatore e "lider maximo" del Cammino Neocatecumenale, viste le notizie che, recentemente, sono state riportate a proposito di altri autocratici presidenti e fondatori di Associazioni ecclesiali o nuove Comunità o Movimenti, che, per motivi diversi, ma tutti legati alla loro ingombrante personalità, ad una "visione mistica" tutta propria e pure qualche vizietto segreto, stanno cadendo come birilli per mano della stessa Chiesa che, attraverso il suo Pontefice, li aveva approvati, appoggiati e lodati.
Cominciamo dal
più recente:
Enzo Bianchi, fondatore ed autonominato (ex) priore della Comunità ecumenica (o sincretica) di Bose, nata l’8 dicembre 1965, nel giorno, non a caso, in cui si chiuse il Concilio Vaticano II, è
stato allontanato dalla Casa madre e rimosso il 13 maggio, giorno della Madonna di Fatima.
L'allontanamento e il decadimento dai suoi incarichi è giunto per ordine della Santa Sede, con un decreto firmato dal segretario di Stato il cardinale Parolin e l’approvazione del Papa, a causa di un «clima non fraterno»; infatti fratel Enzo dopo essersi dimesso, nel gennaio 2017, è stato accusato di aver «continuato a imporre la sua autorità di fondatore, mettendo in difficoltà il suo successore. “Non ha saputo fare davvero un passo indietro, e neanche di lato”, è l’accusa mossa da decine di confratelli, che hanno “testimoniato liberamente”».
Si tratta veramente di una rimozione inaspettata: riverito, onorato dagli organi ed enti cattolici, da vescovi e pontefici, Enzo Bianchi ha ricevuto innumerevoli premi e riconoscimenti, fra cui due
lauree honoris causa, in Scienze politiche e in Scienze gastronomiche.
Ha partecipato come esperto nominato da Benedetto XVI alle Assemblee generali del Sinodo dei vescovi, dedicate la prima alla Parola di Dio e la seconda alla Nuova evangelizzazione.
Nel 2014 è stato nominato da papa Francesco consultore del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
Nel 2018 ha partecipato come uditore, nominato da papa Francesco, all’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi dedicata a «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» ed è stato uno dei relatori al ritiro mondiale dei sacerdoti, nella patria del santo curato d’Ars, nei pressi di Lione.
È datata 22 febbraio 2020 una lettera indirizzata a tutta la federazione de L'Arche - fondata nel 1964 in Francia e dedita alla cura dei disabili e delle persone vulnerabili - che ha reso pubbliche le conclusioni dell'inchiesta da loro affidata a un organismo esterno e indipendente. L'indagine è basata soprattutto sulle testimonianze relative al
fondatore de L'Arche,
Jean Vanier, morto nel 2019, e al suo legame con il sacerdote domenicano Thomas Philippe, suo padre spirituale.
Dal 2014, diverse testimonianze di donne, aggredite sessualmente da Thomas Philippe, sono giunte ai dirigenti de L'Arche, che hanno dato il via a un'indagine, che poi ha portato alla luce abusi commessi anche da Jean Vanier. "Nel corso di questa indagine - si legge nel comunicato pubblicato da l'Arche - sono state ricevute testimonianze sincere e concordanti relative al periodo 1970-2005 da sei donne adulte non disabili, che indicano che Jean Vanier ha avuto rapporti sessuali con loro, generalmente nell'ambito di un accompagnamento spirituale".
Jean Vanier (Ginevra, 10 settembre 1928 – Parigi, 7 maggio 2019) è stato un filosofo e filantropo canadese. Fondatore di L'Arche (L'Arca) e ispiratore del movimento Foi et Lumiere (Fede e Luce in Italia) è stato membro del Pontificio consiglio per i laici. Ha ricevuto il Premio Templeton nel 2014.
Nelle rivelazioni fatte da L’Arche sulle azioni di Jean Vanier, un aspetto fra gli altri merita tutta la nostra attenzione: la
“falsa mistica” del fondatore, che giustificava ai suoi occhi azioni devianti. Tale falsa mistica era la medesima del suo mentore religioso, Thomas Philippe, e del fratello di quest’ultimo, Marie-Dominique Philippe, i quali hanno – ciascuno da parte propria ed entrambi insieme – pervertito l’abito religioso e sacerdotale che vestivano e abusato del ruolo di “padre spirituale” loro affidato per imporre atti erotici a persone soggiogate e non libere.
Il nesso tra abuso spirituale e abuso sessuale
Se ci limitiamo all’indignazione (ed è cosa necessaria, davanti a un tale accumulo di scandali interni), se ci accontentiamo di spiegazioni psicologiche o psichiatriche (le quali sono comunque una parte del problema), rischiamo di farci sfuggire l’essenziale: il legame diretto tra abuso spirituale e abuso sessuale.
I predatori sessuali operano nelle strutture di Chiesa su anime innocenti assetate di Dio. Essi non agiscono al di fuori, nei margini delle sessualità impossibili, ma al contrario nel cuore delle loro missioni religiose.
Invece di andare al bois de Boulogne [citato come piazza di prostituzione per antonomasia a Parigi, N.d.T.], questi ascoltano le confessioni, dirigono le coscienze per meglio contorcerle e ricondurle alle loro perversioni.
Essi approfittano del loro ascendente religioso, della loro posizione di predominio (fondatore, prete o comunque “padre spirituale”) per praticare non soltanto stupri di coscienza, violazioni dell’innocenza, della freschezza dell’anima, del corpo e dello spirito, ma anche per giustificare tutto ciò in nome della religione.
Abusare di Dio per pulirsi la coscienza
Bisogna che consideriamo da una parte questo sistema a matrioska della perversione, e dall’altra le “giustificazioni” poste in atto dai predatori. Non soltanto questa corruzione dell’anima è parte integrante della corruzione dei corpi ma, di più!, è necessaria (ai loro occhi) per esonerarsi da ogni “colpa” – per non dire “peccato”. Duplice perversione del discorso religioso: giustifica l’ingiustificabile e anzi lo fa perfino passare per innocente. Si comprende allora meglio perché la perversione sessuale intervenga nel processo a pervertire il discorso religioso: ci vuole il dominio spirituale su un’anima innocente, per corromperla; ci vuole la potenza del segreto religioso e l’iniziazione ai misteri di Dio per condurre le vittime a quella muta impotenza; ci vuole il potere della grazia di Dio per cancellare tutto. Quest’uso di Dio a fini di umanità diabolica mantiene il perverso nell’illusione di una giustificazione divina, di una “relazione speciale” che sarebbe al di là delle regole morali.
Una perversione anzitutto spirituale
Così per Thomas Philippe: egli si trova indicato dalla lettera de L’Arche del marzo 2015 come avente esercitato degli «atti sessuali […] mediante i quali egli diceva di ricercare e comunicare un’esperienza mistica». E già nel 1956, quando fu condannato dalla Santa Sede, si parlava di deviazioni sessuali e di indifendibili giustificazioni spirituali. Una vittima del domenicano Thomas Philippe raccontava nel 1952, in un Rapporto consuntivo [Rapport de synthèse (RdeS)], che egli ha cominciato con delle teorie per convincermi […]: la donna perduta di Osea… la trascendenza della missione profetica (della sua missione) in rapporto alle norme della morale.
E aggiungeva: Gli organi sessuali [sono] simbolo dell’amore più grande molto più del Sacro Cuore.
La giovane innocente, con un grido del cuore, rispose che quella era una bestemmia. E il domenicano la rimbeccava con l’autorità del teologo:
Quando si arriva all’amore perfetto, tutto è lecito perché niente più è peccato.
La perversione è anzitutto spirituale. La vittima deve acconsentirvi. Lo stupro diventa “relazione speciale”. La morale svanisce a vantaggio della “missione”.
Questo pot pourri mistico-delirante merita al contempo i rigori della legge per stupro e un processo canonico per uso fraudolento, mirante al solo profitto sessuale, del discorso religioso, per teologia deviante e corruzione delle anime. Il processo canonico a carico Thomas Philippe, terminato nel 1956 (cf. RdeS, p. 9), condannava l’inquisito proibendogli di celebrare i sacramenti e di esercitare la direzione spirituale in qualsivoglia forma. Esso rimase però nascosto. Ora, la discutibile prassi dei processi canonici segreti ha permesso alla maggior parte delle persone di ignorare tutto, di questo e simili processi, a partire dalle ragioni. E così con una certa nonchalance Jean Vanier è stato complice di una direzione sottobanco de L’Eau-Vive da parte di Thomas Philippe – cosa proibita da Roma, interdetto del quale Jean Vanier era stato avvertito! – e per trent’anni, fino alla fine della sua vita, il domenicano ha potuto riprendere le sue pratiche perverse in tutta impunità.
Il medesimo sistema giustificativo
Jean Vanier, che era stato scelto da Thomas Philippe (divenuto suo padre spirituale e il referente religioso della comunità de L’Arche), ha ripreso il medesimo sistema giustificativo. Così L’Arche porta allo scoperto tutte le testimonianze delle donne abusate da lui. Esse rendono conto di questa “giustificazione” quando «l’accompagnamento si trasformava in palpazioni sessuali» e Vanier diceva che tutto ciò «faceva parte dell’accompagnamento». Un’altra aggiunge questa frase di Jean Vanier: «Non siamo noi, siamo Maria e Gesù. Tu sei scelta, tu sei speciale. È un segreto». Un’altra ha ripetuto le parole che le diceva Jean Vanier: «È Gesù che ti ama attraverso me» (RdeS, p. 6). Ecco che si ritrova il medesimo sistema di auto-giustificazione religiosa. Tutte le donne dicono che non aveva luogo alcuna penetrazione sessuale, in senso stretto, anche se spesso la violenza culminava in fellazioni.
Cantieri da riavviare
C’è ancora molto lavoro da fare, qui: bisogna decostruire le “giustificazioni” oscillanti tra la follia psichiatrica e il crimine teologico (con quell’odore ficcante di eresia, di gnosi e di ipocrita casuistica). Perché si possa voltare questa disgustosa pagina, resta ancora da prendere la questione della manipolazione spirituale nella Chiesa, attraverso i suoi strumenti e i suoi discorsi. Anche al di là delle perversioni eclatanti, tali strumenti vanno sempre maneggiati con prudenza, e i discorsi vanno svolti col più grande rispetto delle persone e la più grande considerazione per l’integrità dei corpi.
Monsignor
João Scognamiglio Clá Dias, 77 anni, fondatore e superiore generale della società clericale di vita apostolica
“Virgo Flos Carmeliˮ e presidente dell’associazione privata di fedeli
“Arautos do Evangelhoˮ (
Araldi del Vangelo), la prima nata e
approvata nel nuovo millennio, si è dimesso.
Con una lettera datata 12 giugno 2017 ha annunciato di
rinunciare all’incarico perché uno dei suoi figli spirituali «possa condurre quest’Opera alla perfezione desiderata da Nostra Signora».
All’origine dell’inchiesta vaticana, tra le altre segnalazioni, ci sono le lettere e i video inviati a Roma da Alfonso Beccar Varela. Da almeno trent’anni si parlava dell’esistenza all’interno della TFP e poi degli Araldi di una sorta di società segreta “Semper vivaˮ dove si praticava il culto della mamma di Plinio Corrêa, Donna Lucilia, dello stesso Corrêa e anche di João Scognamiglio Clá Dias. Un culto che la Chiesa non permette.
I video caricati da Alfonso Beccar Varela vengono spostati di frequente verso altri indirizzi, perché gli Araldi fanno azioni legali in Brasile per cancellarli a norma delle leggi sul diritto d’autore. Si tratta di immagini che attestano esorcismi con formule non approvate dall’autorità ecclesiastica, ma soprattutto della registrazioni di incontri tra il fondatore e alcuni sacerdoti. Con ogni probabilità si tratta di videoclip girate senza il consenso degli interessati, dalle quali emergono però elementi che le autorità vaticane intendono approfondire.
Dai dialoghi e dalle testimonianze emerge un certo millenarismo: gli Araldi sono convinti che grazie alla Vergine di Fatima sta per avvenire una sorta di fine del mondo che vedrà trionfare monsignor João Scognamiglio Clá Dias. Nel dialogo i preti raccontano di esorcismi nei quali il diavolo annuncia che lo stesso fondatore diventerà Papa («Le chiavi pontificie sono nelle mani del demonio ma stanno per passare nelle mani» di monsignor Scognamiglio) e che le forze sataniche, lo temono più di ogni altro al mondo. Un demonio attraverso la persona esorcizzata avrebbe detto: «Buttami pure addosso acqua santa, ma non acqua passata per le mani di monsignor João». Ancora è documentato come i nomi di Donna Lucilia, di Plinio Corrêa e di monsignor João siano invocati negli esorcismi come potentissimi. Al punto da essere quasi divinizzati. Come si comprende, c’è materia per i dovuti chiarimenti, anche se c’è chi ha cercato immediatamente di presentare la notizia dell’indagine vaticana, tacendo sui suoi gravi e documentati motivi, come un atto d’imperio della Santa Sede per soffocare le realtà più vicine al tradizionalismo.
Massimo Introvigne, sociologo torinese che ha studiato per anni i movimenti che derivano da Corrêa de Oliveira e ha raccolto presso la biblioteca del Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni) di Torino, da lui diretto, una vastissima documentazione (come emerge nell’articolo “Tradition, Family and Property (TFP) and the Heralds of The Gospel: The Religious Economy of Brazilian Conservative Catholicismˮ, su Alternative Spirituality and Religion Review, autunno 2016), afferma che «molti indizi suggeriscono che all’interno degli Araldi del Vangelo sia praticato una sorta di culto segreto e stravagante a una sorta di trinità composta da Plinio Corrêa de Oliveira, da sua madre Donna Lucilia, e dallo stesso monsignor Clá Días».
«Si tratta - aggiunge - di una continuazione di pratiche iniziate almeno una trentina d’anni fa da parte dello stesso Clá Días e da altri all’interno del movimento di Corrêa de Oliveira, già prima della morte di quest’ultimo avvenuta nel 1995.
Luis Fernando Figari Rodrigo (nato il 8 Luglio 1947) è un
laico cattolico peruviano, il fondatore ed ex superiore generale del
Sodalitium Christianae Vitae. Egli ha anche fondato il Movimento di Vita Cristiana e diverse altre associazioni religiose. È stato oggetto di accuse di abusi fisici, psicologici e sessuali di giovani, alcuni dei quali minorenni.
Il 30 gennaio 2017, a seguito di un'
inchiesta, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha ordinato che a Figari fosse "vietato di contattare, in qualsiasi modo, le persone appartenenti al Sodalizio di Vita Cristiana."
Il Sodalizio fu fondato nel 1971 a Lima, la capitale del Perù: da subito l’organizzazione adottò un orientamento conservatore, in risposta alla crescita della più nota Teologia della Liberazione, una corrente di pensiero interna alla Chiesa molto vicina al marxismo e nata in Perù alla fine degli anni Sessanta. Il Guardian ha scritto che Sodalizio andò anche al di là degli altri movimenti radicali che si diffusero in quegli anni, adottando un approccio militarista. Pedro Salinas, ex membro del Sodalizio e co-autore del libro “Mitad monjes, mitad soldados” (“Metà monaci, metà soldati”), ha detto al Guardian: «Figari ammirava l’oratoria di Hitler e Mussolini. Era ispirato dalle marce naziste e aveva una fascinazione per la Gioventù hitleriana [l’organizzazione giovanile fondata nel 1926 dal Partito nazista tedesco, ndr]. Sodalizio era un’organizzazione religiosa assolutamente totalitaria, nella quale il potere era detenuto da una sola persona: Luis Fernando Figari».
Il Sodalizio ha acquisito la sua forma canonica presente quando Papa Giovanni Paolo II ha dato la sua approvazione pontificia l'8 luglio 1997. Il Sodalitium è stata la prima società religiosa maschile in Perù a ricevere papale approvazione. Nel 1997 vi erano comunità Sodalitium in diversi paesi.
Il Sodalitium è composto da consacrati laici e sacerdoti, chiamati "Sodalits," che vivono in comunità come fratelli, vivono i consigli evangelici attraverso impegni perpetui di castità e obbedienza, nonché la comunione dei beni.
Nel corso degli anni cominciarono a emergere le prime
testimonianze di abusi sessuali compiuti sui membri dell’organizzazione. Austen Ivereign, biografo di papa Francesco ed esperto di chiesa in Sud America, ha detto al Guardian che abusi simili sono stati riscontrati anche in altri gruppi religiosi di destra nati nello stesso periodo in Sud America, soprattutto in quelli dove vigeva una disciplina molto rigida e il culto della leadership. Per quanto riguarda Sodalizio, la prima persona a raccontare pubblicamente gli abusi subiti fu Álvaro Urbina, che oggi ha 35 anni. Urbina ha detto di avere subìto abusi sistematici per due anni, dopo essere entrato nel Sodalizio a 14 anni; secondo la sua testimonianza, i responsabili furono diversi esponenti in vista del gruppo, ma non direttamente Figari.
Nel 2010, dopo che erano emersi i primi racconti di abusi, Sodalizio decise di mandare Figari lontano dal Perù: la destinazione scelta fu Roma. Dovettero passare però alcuni anni prima che Sodalizio ammettesse pubblicamente gli errori commessi. Nel 2015 – dopo che il Vaticano aveva ordinato un’indagine interna al gruppo – disse che le accuse di abusi sessuali contro Figari e altri esponenti religiosi erano “plausibili”. Lo scorso aprile l’attuale leader di Sodalizio, Alessandro Moroni, pubblicò un video su YouTube nel quale si scusava con le persone che avevano subìto gli abusi e che non avevano ricevuto fino a quel momento una risposta soddisfacente. Tra le altre cose, Moroni disse: «Dopo le testimonianze ricevute, consideriamo Luis Fernando Figari colpevole delle accuse di abusi che gli sono state rivolte e lo dichiariamo persona non gradita nella nostra organizzazione e condanniamo totalmente il suo comportamento».
Figari è stato consultore del pontificio consiglio dei laici, nominato da Papa Wojtyla, su suggerimento del cardinale americano Stafford, suo amico. Nel 2006 ha pure preso la parola - durante un incontro con i movimenti cattolici in piazza san Pietro - davanti a Benedetto XVI. Si dice che a Lima fosse sulla stessa lunghezza d'onda, almeno politicamente parlando, con il cardinale super conservatore Cipriani, dell'Opus Dei e, in Vaticano, con il cardinale James Stafford. Insomma, un caso imbarazzante per tutti, in primis per il Papa che prima o poi dovrà decidere cosa fare e come eventualmente punire Figari.
Riflessioni finali.
Il problema dell'abuso di potere e di coscienza, unitamente all'abuso sessuale, è stato seriamente affrontato in Vaticano, che ha disposto dei protocolli di prevenzione e di intervento che riguardano ordinati e comunità religiose.
Nello stesso tempo, attraverso il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha chiesto anche ai Movimenti ed alle Associazioni laicali di dotarsi di Linee Guida contro l'abuso.
Sappiamo che il Cammino Neocatecumenale
ha risposto "picche", perché dice di non avere struttura associativa e non pensa di essere esposto a pericoli di abuso di potere.
Di fronte alle notizie di ciò che è avvenuto in movimenti e comunità molti simili per tantissimi aspetti al Cammino Neocatecumenale (compresa la tipologia dei loro leader, il successo e i riconoscimenti ecclesiali ed accademici ottenuti), di fronte al loro commissariamento, alla rimozione e all'allontanamento dei fondatori dopo decenni di gestione autocratica, illiberale, verticistica ed opaca, riteniamo che sia giunto il momento di prendere sul serio le richieste del Dicastero e del Pontefice.