I primi di dicembre si è tenuta in Vaticano una Giornata di studio "Liturgisti e artisti. Dai monologhi al dialogo". Pubblichiamo alcuni stralci tratti da un lungo articolo, pubblicato dall'Osservatore Romano i primi giorni di dicembre, seguiti da alcune nostre osservazioni:
"A questo punto sarebbe importante organizzare un tavolo di confronto, di discussione e soprattutto di ascolto reciproco fra liturgisti e artisti. La congregazione non ha ancora previsto a breve termine un incontro del genere, ma sicuramente sarebbe utile, qualcuno anzi direbbe necessario". Così ha commentato il cardinale Francis Arinze - prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti - a margine della giornata di studio che si è svolta sabato 1° dicembre nell'Aula nuova del Sinodo dei Vescovi in Vaticano.
"Dagli anni immediatamente postconciliari a oggi si è però verificato uno strano paradosso: le indicazioni dei padri conciliari su questi temi - parte notevole del tesoro cui si accennava - sono state spesso disattese in virtù di una presunta e malintesa forma di "tutela dello spirito conciliare". Lo ha sottolineato con amara ironia l'arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero, il quale nel suo intervento ha ricordato che lo stile ecclesiale è fatto di equilibrio e non di fanatismi o di polemiche. Occorre quindi innanzitutto recuperare e chiarire in maniera netta i principi stabiliti dalla Chiesa e su questi - non sugli interessi di parte - impegnare la riflessione e il confronto."
Dal concilio Vaticano II in poi, quello dell'arte espressa nell'"edificio chiesa", nella sua architettura e nel suo impianto iconografico è un argomento al centro di numerose discussioni: "Ancora oggi - ha detto monsignor Ranjith - è questa una grande sfida, sempre da raccogliere e da mettere a fuoco, per non distrarsi in soluzioni che anziché favorire nelle opere dell'uomo la percezione dell'infinita bellezza di Dio e l'esaltazione della sua lode e della sua gloria, la offuschino o l'impediscano".
Non si tratta, cioè, solo di rispondere a semplici esigenze utilitaristiche e funzionali degli spazi destinati alla liturgia, ma di realizzare dei luoghi che esprimano in tutto e per tutto, in un riconoscibile e corretto contesto di segni e di simboli, la loro natura di dimora per la celebrazione dei santi misteri.
Qualcuno nella Chiesa comincia a criticare mons. Valenziano come il "padre di quella corrente liturgica-dinosaurica che per giustificare le sue più assurde nefandezze fa sorgere tutta la sua nouvelle-liturgie come una riscoperta della prassi della Chiesa dei primi 6 secoli dopo la nascita di Cristo... l’”epoca d’oro” ... mentre la liturgia proposta per gli altri 14 e tutta “spiacevole incrostazione” (sue parole...). E’ lui il vero teorico della riforma bugniniana… E’ LUI IL PADRINO… e i suoi figliocci Marini Piero e Liberto Giuseppe non sono solo che delle marionette nelle sue mani…. con la differenza che lui non si è mai esposto pubblicamente COME HA FATTO ANCHE RECENTEMENTE IL SUO FIGLIO PRIMOGENITO (Piero Marini, che recentemente ha pubblicato a Londra un libro contro la Curia, dopo la sua rimozione da cerimoniere pontificio)… con i suoi modi da grande esperto sparge i suoi curiosi teoremi con la prepotenza di chi ha trovato la verità la SOLA VERITA’, e spacciandoli per nuovi dogmi liturgici fa in modo che tutti devono sottostare alle sue idee perchè… perchè lo dice LUI (certamente in base alle sue presunte sensazionali scoperte archologico-liturgico) e gli altri non capiscono nulla!"
La critica - sia pure tardiva e resa possibile dalla grande attenzione del Papa per la salvaguardia della liturgia che, non dimentichiamolo, è salvaguardia del Culto - individua un responsabile della costruzione di Chiese "che fanno venire i brividi"; ma ignora completamente l'analoga pseudoriforma architettonica e liturgica che, pure, prendendo a pretesto un malinteso ritorno alle origini, rinnega la Tradizione della Chiesa da Costantino al Vaticano II, operata dagli iniziatori del cammino NC.
Visto che nella Chiesa si cominciano a fare nomi e cognomi, sarebbe bene allargare lo sguardo all'intero panorama degli innovatori a briglia sciolta, con la scusa del Concilio... Se è criticabile un Monsignore, noto Liturgista, a maggior ragione possono esserlo dei laici che oltretutto liturgisti non sono... e cominciare a mettere degli STOP agli scempi delle nostre chiese e della nostra Eucaristia!