Bisogna onestamente diffidare di chi grida (anche in buona fede) che «il Cammino mi ha fatto incontrare Cristo, mi fa appartenere alla Chiesa, mi ha salvato!». Proviamo a chiarirne qui alcuni motivi.
Anzitutto siano subito
riconosciuti gli slogan:
anche i protestanti dicono che il protestantesimo li ha portati a Cristo,
anche i testimoni di geova dicono che il geovismo li ha salvati e li ha portati alla vera chiesa, eccetera, e perfino certi ferventi cattolici non sembrano troppo sinceri (come per esempio un giovanotto che ho incontrato ieri sera, di un movimentino ecclesiale semisconosciuto, che la domenica va a Messa solo quando la celebra il prete del suo movimentino).
L'incontro con Cristo e l'appartenenza alla Chiesa riguardano
fattori "esterni" al movimento a cui gli slogan pretendono di attribuire il merito.
Altrimenti "Cristo", "Chiesa", "salvezza", sono solo parole che esprimono solo uno stato d'animo (entusiasmo, allegria, legame affettivo col proprio gruppetto, eccetera: e sappiamo bene che l'entusiasmo non è
fede, che l'allegria non è
speranza, che il legame col proprio gruppetto non è
carità).
Certo, Dio è onnipotente: qualsiasi cosa può
diventare strumento nelle Sue mani. Sottolineo:
"diventare", perché nessuno "strumento" è
già santificante: ad eccezione dei Sacramenti che Lui stesso ha stabilito. È vero che Nostro Signore per salvarci si compiace di utilizzare qualsiasi cosa (persino il peccato e la sofferenza), ma è anche vero che non si debbono confondere gli strumenti
ordinari (quelli garantiti e certificati dalla Chiesa: cioè i Sacramenti) con le occasioni
"straordinarie" (cioè
non ordinarie, ossia anche
non necessarie: il fatto che Nostro Signore di quando in quando sfrutti perfino situazioni di peccato per avvicinarci a Lui, non significa che il peccato sarebbe una via
ordinaria per avvicinarsi a Lui).
Questo vale anche tutte le volte che si parla di
evangelizzazione, di
testimonianza, di
annuncio: tutte cose che non possono avvenire se si riduce l'importanza dei sacramenti. La
conversione a cui tutti siamo chiamati passa necessariamente per i sacramenti: altrimenti perché mai Nostro Signore li avrebbe istituiti? Per farci giocare allo spettacolino autogestito? Per darci occasione di fare una chiassata da osteria? Per far sfogare le fantasie di qualche autoistituito "maestro" che pensa di aver "iniziato" un itinerario di riscoperta del battesimo "adatto ai tempi odierni"?
|
Un neocatecumeno inebetito in attesa del segnale convenuto per poter mangiare l'Ostia |
Nel Cammino Neocatecumenale, molto più di tutti gli altri movimenti ecclesiali, si insegna sottilmente a
disprezzare le liturgie e i sacramenti "non del Cammino", si trasmette un senso di superiorità nei confronti dei
«cristiani della domenica» (cioè quelli che non appartengono a Kiko) e perfino i neocatecumenali in buona fede, dopo anni di Cammino, si ritrovano a poco a poco involontariamente permeati della tracotanza dei loro "iniziatori" (si veda ad esempio:
"le canzonette di Kiko? meglio del canto gregoriano", oppure:
Kiko dice che la liturgia NC vale 100, la parrocchia vale solo 20).
Stando al vecchio proverbio, se dietro la montagna si vede fumo siamo certi che c'è un incendio anche se non vediamo le fiamme. Ciò che uno porta in cuore, lo vede solo Dio: ma il principio per cui si agisce alla lunga diventa evidente a tutti, come il fumo per l'incendio: a lungo andare diventa evidente se la tensione è verso i
sacramenti oppure verso qualcos'altro. E se ne accorgono anche i diretti interessati: consideriamo ad esempio il caso (reale) di un neocatecumenale che magari va alla Messa della parrocchia però col cuore trafitto perché non può strimpellare nacchere, chitarre e tamburelli come Kiko comanda, perché per la Comunione deve purtroppo adeguarsi ai "cristiani della domenica" (cioè alla modalità in uso in tutta la Chiesa), perché non può esprimere ("risonanze") il consueto fiume di parole, perché la liturgia secondo lui non è stata "preparata"... (i kikos hanno l'ossessione del
preparazionismo: preparare la Parola, preparare la liturgia, preparare la saletta, preparare i canti,
preparare, preparare, preparare... questa ossessione è il frutto della bislacca teologia kikiana-carmeniana, dove il centro di tutto non è il Sacramento ma l'attività dei laici nel
preparare lo spettacolino liturgico e poi
eseguirlo: infatti il Tripode Neocatecumenale, scrivendo al Papa il 17 gennaio 2006, disse che le celebrazioni del Cammino servono a far passare
«dalla tristezza all'allegria»: proprio come uno spettacolino di cabaret autogestito).
Veniamo ora a rispondere all'
autocertificazione dei kikos che vengono qui a gridare: "il Cammino mi ha salvato".
Spesso nello spazio commenti ci giungono testimonianze-fotocopia (tutte uguali): il Cammino mi ha salvato, il Cammino mi ha fatto incontrare Cristo, il Cammino mi porta alla Chiesa, eccetera. La prima cosa che si nota quando si dà credito a tali testimonianze è che
sono tutte fondate su concetti astratti: la tanto vantata "concretezza" del Cammino si riduce a qualche episodio autobiografico usato per sostenere espressioni astratte come "il Cammino mi ha risvegliato la fede, il Cammino mi ha convertito, il Cammino ha salvato il mio matrimonio...": tutte perfettamente riciclabili per la propaganda di un qualsiasi altro ambiente religioso (anche non cristiano). "Il geovismo mi ha salvato, il geovismo mi ha convertito, il geovismo mi ha fatto incontrare il Signore, il geovismo ha salvato il mio matrimonio, il geovismo mi ha aperto alla vita...": basta togliere Cammino e mettere qualcosa di non cattolico e incredibilmente tutto risulta a posto.
Se alla vita cattolica togliete i Sacramenti
(o li mettete sottilmente in secondo piano, come il giovanotto sopra citato, o li riducete ad una maldestra chiassata, come nel Cammino Neocatecumenale), allora avrete qualcosa che
scimmiotta il cattolicesimo facendolo vivere male. Se al cattolicesimo togliete la Tradizione, significa che ne state inventando uno nuovo (che magari chiamerete «adatto ai tempi odierni» solo perché lo avete inventato voi). Se alla fede cattolica togliete il Magistero, significa che state propalando errori e svarioni che vi fanno comodo (come ad esempio uno squilibrato rapporto col denaro al punto di "esigere la decima"). Se riducete le virtù cristiane al rapporto col vostro gruppetto, avete appena inventato una "chiesuola" (nel Cammino, per esempio, vige la
ferrea legge non scritta secondo cui le
opere di carità vanno dirette esclusivamente al Cammino stesso e
gestite dal Cammino stesso).
Fino a non troppo tempo fa,
la Chiesa insegnava che è peccato mortale il non darsi da fare per conoscere, proporzionatamente alle proprie capacità intellettuali, il Magistero e la Tradizione, per evitare di confondere i falsi maestri con i testimoni della fede.
I neocatecumenali che gridano "il Cammino mi salva" (o addirittura "Cristo mi ha salvato attraverso il Cammino") sono notevolmente
ignoranti quanto al Magistero e alla Tradizione (altrimenti scoprirebbero da soli le incredibili
corbellerie insegnate dai due fondatori Kiko Argüello e Carmen Hernàndez, sulle quali sono stati scritti numerosi libri, numerosissimi articoli, un'infinità di testimonianze), e quanto ai sacramenti e alla liturgia sono invincibilmente attaccati alle modalità
arbitrariamente "invalse" nel Cammino (al punto che per loro è impensabile sacrificare il "sabato sera neocatecumenale", al punto che i cosiddetti "catechisti" comandano di
lasciare il lavoro che ti impegna il sabato sera, al punto che sacrificano qualsiasi impegno liturgico che non sia neocatecumenale, al punto che la domenica mattina devono recitare le Lodi a Kiko in modo da evitare di andare
anche alla Messa parrocchiale...)
Alla luce di questi problemi, citiamo le parole di un intervento di una lettrice che dopo aver elogiato il Cammino concludeva con un onesto appello:
Mi rivolgo anche alle persone influenti del Cammino Neocatecumenale che sono convinta seguano questo blog: vi supplico di saper comprendere che esiste davvero un disagio. Gli Statuti sembrano del tutto superati, senza che la Chiesa se ne accorga, l'iniziazione cristiana è passata in secondo piano, il ruolo dei catechisti dopo la fine del cammino non è più quello delineato negli Statuti. Questi sono solo alcuni punti critici. Ce ne sono tantissimi altri che non è qui la sede per trattare, ma abbiamo cominciato con la fede in Dio e sul più bello, col motivo di difendere la missione, rischiamo di rovinare tutto? Temiamo il demonio che ci attacca dall'esterno e non sappiamo riconoscere i suoi attacchi interni? Non diciamo sempre che il demonio si maschera da angelo di luce? Ebbene fermiamoci un attimo e facciamoci aiutare di nuovo dalla Chiesa!
Infine mi rivolgo a chi dal Vaticano ogni tanto vi legge: supplico anche voi di saper discernere che ci sono realmente dei problemi legati all'evoluzione del Cammino in questi ultimi anni. Certo non è questo blog il luogo per trattarli, ma non cestinate tutto: aiutateci perché il Cammino possa ancora svolgere la missione che Dio gli ha affidato e che, secondo me e tanti altri, è ancora ben espresso dagli Statuti! Auguro a tutti Buon Natale, che il Signore, col Suo Amore, apra gli occhi di tutti, perché il mondo creda!
Una cattolica del cammino
No, cara sorella cattolica del Cammino: non è stato Dio ad "affidare la missione" al Cammino, ma è stato Kiko.
Ma è già un miracolo il potersi rendere conto che qualcosa nel Cammino non va bene.