Quando sono stata cacciata dalla mia comunità neocatecumenale e dalla Chiesa, ho sentito come se un bisturi mi dividesse a metà senza anestesia.
Ricordo quel momento come la mia morte spirituale. Da allora, non sono più stata capace di mettere piede in una chiesa. Ci ho provato ma non ho potuto.
Nella mia vita è subentrato il silenzio di Dio.
Nei peggiori momenti della vita, quando la sofferenza è insopportabile, la cosa più pesante è il silenzio che rimane dopo che la tua anima è stata distrutta. Coloro che hanno sperimentato momenti drammatici come questi, sanno che ciò che rimane, alla fine, è sempre il silenzio.
Questo è ciò che forse meglio definisce uno shock traumatico troppo enorme per essere espresso a suon di parole. Il silenzio dopo l’esplosione di una bomba…
Qualcosa di simile è ciò che mi è accaduto quel giorno.
Il prete del Cammino che mi espulse era il "catechista" dei miei "catechisti" (cioè un livello sopra quelli del mio). Uno che ha “camminato” con Kiko, non so quando, ma so che si sono frequentati. Ora è in pensione, non so se è parroco onorario o prete in una parrocchia o cos’altro… probabilmente neppure si ricorda di me, perché non mi ha mai chiesto scusa.
Se si fosse ricordato di me, probabilmente avrebbe chiesto perdono, ma penso che proprio non si preoccupi di ciò che ha fatto; dentro di sé, probabilmente pensa che ciò che ha fatto fosse “normale”.
Kiko, comunque, ne era al corrente: ne sono certa, perché nella nostra comunità c’erano dei problemi gravi e i nostri "catechisti" ne avevano parlato personalmente con lui.
Kiko aveva dato loro dei consigli e li aveva mandati a parlare con la comunità, si suppone per aiutarla: ma in realtà la loro visita consistette in una specie di processo davanti al Sinedrio.
Tutti erano impauriti dal momento che l’unica soluzione solitamente usata nel cammino per ogni cosa è:
-“Vuoi seguire Gesù Cristo? … Sì o no?”Se rispondi sì, allora la domanda successiva è:
-“Sei disposto ad obbedire ai catechisti prima di tutto e in ogni caso?”Così io risposi:
-“Sì, a patto che i catechisti seguano la dottrina e gli insegnamenti della Chiesa”.
Perché nel Cammino non è previsto che si aggiunga alcunché a quel “Sì” che si vogliono sentir dire.
Così, quando udirono la mia risposta, capirono che stavo ponendo loro delle condizioni, perciò, per loro, le stavo mettendo a Cristo.
E così ripeterono la stessa domanda.
Ed io ripetei la mia risposta.
Ed io ripetei la mia risposta.
Ed allora… fu guerra!
Una violenza terribile: violenza mentale, violenza di linguaggio, assoluta violenza psicologica… e tutti i presenti erano veramente impauriti.
Quella sera vidi i miei “fratelli” di comunità, quelli che di solito erano alti come dei castelli, genitori, uomini adulti, tremare per la paura, piagnucolare come bambini, veramente terrorizzati.
Perché tanto terrore? La risposta è scontata.
Quando entri in “Cammino” a 13 anni e i tuoi genitori e i fratelli sono tutti in “Cammino”, tuo marito, i tuoi parenti, i tuoi colleghi, i tuoi amici più cari sono tutti là, e tu se solo pensi alla remota possibilità di perdere improvvisamente tutto…
tanti anni della tua vita buttati via…
come spiegarlo ai tuoi bambini? Cosa dirai loro quando la vostra casa sarà vuota? Cosa farai quando nessuno dei tuoi amici ti guarderà più negli occhi o riderà con te? Con chi potrai bere una birra o chiacchierare, o andare a pranzo o festeggiare il tuo compleanno? Tutta la nostra vita è stata costruita attorno al “cammino”.
Questo è stato ciò che è accaduto in realtà a noi, a mio marito e a me.
Anche mio marito fu cacciato.
La vita non meritava più d’essere vissuta. C’era solo morte e silenzio. E noi come coppia ed i nostri bambini fummo lasciati soli, abbandonati.
Per cominciare, trent’anni di vita da buttar via.
Non desidero rendere pubbliche le nostre peggiori situazioni personali, dico solo che i neocatecumenali hanno ucciso la nostra fede. Mi sono sentita come una donna a cui hanno strappato via il figlio.
Dove era la nostra madre Chiesa?
Risposi immediatamente a quel sacerdote che sarei andata personalmente dal Vescovo e che gli avrei detto che sicuramente la Chiesa non poteva permetterlo! Chi pensava di essere questo sacerdote per cacciarci dalla Chiesa Cattolica? Lui proprio non lo poteva fare!
Quando ci schernì, ridendo e dicendo che lui e il Vescovo erano ottimi amici e che non sarebbe servito a nulla andare a parlare con lui, sentii che, oltre a derubarmi del mio “bambino”, della fede, mi schiantava sulla roccia… e mi venne in mente quel salmo che spesso cantavamo in comunità…
“Giunti sui fiumi di Babilonia ricordandoci di te, Gerusalemme, ci mettemmo a piangere.”
Ma la cosa peggiore fu la seguente.
Quella sera ci telefonò il capo "catechista" responsabile del team (non il sacerdote), una persona davvero buona e molto umile. Ci chiese di perdonare quel sacerdote perché, ci disse, “era fatto così” e aveva “perso il controllo”; ci chiese di dimenticare tutto e di tornare in comunità.
Inoltre ci disse anche di non andare in parrocchia per un po’ e che il parroco (anche lui presente alla riunione) ci proibiva di andare alla Veglia di Pasqua.
Cosa???
Quello fu il colpo di grazia, come quello che il torero assesta al toro dietro il collo per porre fine alla sua agonia.
Quel giorno, solo sue fratelli della comunità ci seguirono e lasciarono la sala con noi. Nessun altro si mosse. So che molti avrebbero voluto farlo, ma non ne ebbero il coraggio perché temevano di venir espulsi e di “distruggere” anche la loro vita, come seppi in un secondo tempo.
Hanno scelto di tradire se stessi, di andare contro la loro coscienze, soprattutto per i loro figli, che erano in procinto di entrare in “cammino” nelle proprie comunità. Gli abbiamo risposto che noi non vorremmo per i nostri figli ciò che non è buono per noi.
Da allora, i miei figli hanno messo piede in una chiesa in davvero poche occasioni. Non posso educarli nella fede cattolica perché non ho più fede.
Non posso più credere nella Chiesa. Mi dispiace, ma non posso. E i miei figli non mi fanno neppure più domande su questo argomento.
Il maggiore, dopo qualche anno, ha dovuto andare in terapia. Dopo qualche tempo, ci rivelò che, quando era piccolo e lo portavamo in parrocchia, le babysitter neocatecumenali lo picchiavano.
Non ci ha detto più nulla oltre a quello.
A quel punto ci siamo rammentati che, ogni volta che lo lasciavamo con quelle babysitter, dovevamo portarlo al pronto soccorso perché aveva febbre alta e sintomi di soffocamento. Era quasi automatico. Andavamo alle celebrazioni e lo lasciavamo con gli altri bambini durante Eucaristie, Pasqua, convivenze ecc. ed ogni volta lo ritrovavamo che piangeva ininterrottamente, paonazzo, pieno di moccoli, mentre tossiva e vomitava.
E piangeva sempre, dal primo minuto all’ultimo, quando lo riprendevamo diverse ore più tardi.
Successivamente i medici gli hanno diagnosticato una grave allergia ad una spora che si sviluppa negli ambienti molto umidi. Nel sotterraneo della parrocchia i bambini e le babysitter venivano messi in una stanza molto piccola, senza finestre ed areazione, sporca e polverosa.
Nei corridoi della parrocchia, che si allagavano con la pioggia, c’erano i topi e, date le molte spese da pagare, il parroco chiamava i derattizzatori solo quando i vicini protestavano.
Queste erano le pessime condizioni sanitarie nelle quali lasciavo i miei figli che fecero ammalare il mio primogenito; a causa del suo malessere, piangeva molto e le babysitter lo picchiavano perché la finisse.
Quando appresi tutto ciò dallo psicologo che aiutava mio figlio per problemi scolastici, mi sentii arrabbiata ed offesa. I cosiddetti "catechisti" dicevano sempre che i bambini si ammalavano di asma perché avevano madri isteriche. Così per loro io ero una madre isterica, naturalmente, visto che mio figlio aveva l’asma.
Strano soffrisse di crisi d’asma visto che avevamo i locali della parrocchia pieni di babysitter, ratti e funghi. Ma che coincidenza!
Il mio "catechista" fu chiaro: mio figlio si era ammalato perché il diavolo mi voleva allontanare dal “cammino”; mi disse i figli non ti possono mai allontanare da Dio perché appartengono a Lui.
Tutto ciò è accaduto anni fa, ed ancora non posso scriverne senza usare un alias perché ho ancora dei parenti stretti in “cammino”, nella mia stessa parrocchia.
Sono il mio unico legame rimasto con loro, sfortunatamente, ed essi sanno OGNI COSA di me e della mia vita. Sanno tutto… Se sto bene, se sto male, se i miei figli hanno dei problemi, se entro od esco di casa… sanno proprio tutto.
I miei "catechisti" sono morti.
Il santino di san Kiko |
Questa è la prova che le cose non funzionavano bene.
Come ho saputo recentemente, il "catechista" dei miei "catechisti" si è risolto a fare esattamente ciò che avrebbe dovuto fare quando fummo visitati quel giorno, quando non ci vollero ascoltare ed uccisero il messaggero per non ascoltare il messaggio.
Sembra che la vedova del catechista umile che ci aveva chiamato a casa quella sera subito ci ricordò al resto del team quando finalmente optarono per quella decisione.
Disse qualcosa come “Ricordate quei fratelli che volevano disperatamente dirci qualcosa, anni fa? Dissero qualcosa a mio marito, su qualcosa di molto serio che stava succedendo in comunità”.
Signora "catechista", ti ringrazio dal profondo del mio cuore perché almeno c'è qualcuno di abbastanza ragionevole su ottanta persone che furono testimoni del fatto quel giorno… ma il male fatto e condiviso, la ferita da loro inferta mai si rimarginerà.
Mi rendo conto che questa testimonianza è troppo lunga; la tradurrò e la invierò a JungleWatch cosicché anche loro possano leggerla. I miei amici su CruxSancta già sono già a conoscenza di tutto, l’ho già raccontato molte volte nei miei commenti sul blog.
Penso che dovremmo concludere che è necessario unire le forze tra ex appartenenti del Cammino di lingua e paesi differenti cosicché le nostre esperienze raggiungano i confini della Terra.
Non voglio che nulla di ciò che ho provato e vissuto accada finanche al peggiore dei miei nemici.
In CruxSancta, degli ex kikos (per usare un termine più immediato) di differenti paesi di lingua Spagnola scrivono le loro esperienze e siamo tutti concordi… ci sono troppi aspetti in comune e sono ripetute in tutto il pianeta, indifferentemente dove o con chi.
Il “cammino” contiene in sè il seme della distruzione. Il male è connaturato al sistema in quanto tale, indipendentemente dalle persone. Nel mio caso, per esempio, erano coinvolti due differenti team di "catechisti" provenienti da diverse parrocchie.
Forse, in circostanze differenti, io non ne avrei sofferto, ma sarebbe successo nella parrocchia accanto. So che ci sono molti altri casi come il mio, se non altro per il fatto di essere stati esclusi per motivi di coscienza.
Ci sono molte persone che seguono Kiko e i catechisti come pecore, inclusi molti sacerdoti, specialmente i Redemptoris Mater, che hanno interiorizzato che, persino sopra il Papa, c’è Kiko, e che quindi sono i suoi portavoce autorizzati, repliche di Kiko in scala minore, i suoi catechisti.
La nostra speranza è dal fatto che, fra le pecore grasse e soddisfatte del “cammino”, ci sono persone che cercano di seguire Cristo in uno spirito di verità e di coerenza, senza ipocrisia ed interessi personali e che sentono ogni tanto la propria coscienza che lancia segnali perché i pezzi del puzzle non coincidono.
Ad ogni modo, è troppo elevato il prezzo da pagare, ed è un prezzo disumano.
La mia sofferenza per ciò che è accaduto mi ha causato un trauma fisico e psichico considerevole.
Conosco alcuni che allora erano miei buoni amici ancora sepolti lì e che soffrono molto, non sono felici. I loro figli vanno ad ascoltare la "catechesi" ed entrano in comunità. Sono ancora lì, ad interpretare i medesimi ruoli.
In realtà il “cammino” sopravvive grazie ai figli e ai nipoti dei più anziani.
Almeno in Spagna, sono davvero pochi quelli vengono a formare nuove comunità neocatecumenali e ancora di meno non sono imparentati a qualcuno che già frequenta. Questo è ciò che lo rende se non altro più facile, anche se non ne sono contenti, lo proseguono.
Hanno scelto di vivere in un ghetto, e il ghetto che si sono costruiti è molto confortevole. Naturalmente, è un ghetto molto efficiente.
Kiko ha costruito una torre per se stesso.
Non so se si può definirli come un “Nuovo popolo di Israele”, perché non collaborano alla costruzione della Chiesa cattolica ed Universale, ma la loro particolare visione di ciò che essi vogliono sia la chiesa: una grande comunità di comunità… Neocatecumenali, naturalmente, e non altro.
Quando ho sentito da alcuni Vescovi dire che il “cammino” è quello che meglio rappresenta la fede in Cristo (che ridere!), ho pensato che si stanno davvero godendo una specie di luna di miele con Kiko.
E che ritorneranno alla dura realtà, prima ancora di quanto pensano.
Il problema sono le persone di buona volontà che si fidano dei propri sacerdoti… persone che pensano che davvero siano guidate da Cristo e non da Kiko.
E' Gesù il Buon pastore, non Kiko.
Il “profeta” di Palomeras, Pako la Vendetta, come lo chiamiamo noi di CruxSancta, vuole solo un certo tipo di pecore e i migliori pascoli.
Il resto, secondo me, poco importa.
La sua maniera di risolvere le questioni è la stessa usata dai catechisti con noi: “Siete con me o contro di me”… o me o nulla, o il “cammino” o la morte.
Sono gravemente ferita ma sono viva.
E finché vivrò, farò parlare il mio cuore.
Grazie.
LaPaz