sabato 29 febbraio 2020

Kiko, el cazadór

Ebbene sì, su Osservatorio abbiamo parlato spesso dei "suoni che la santa bocca di Kiko produce", in particolare ricordiamo un articolo di Lino Lista che ci metteva al corrente del fatto che un fan sfegatato dell' argüello aveva addirittura dedicato un articolo della sua pagina di Facebook al suono che Kiko attribuiva al fango buttato in faccia al cieco nato da Gesù, il famoso "paff" che poi addirittura in inglese era stato reso con un "bum". Per completezza è necessario riferirsi al Glossario del Fumetto, il quale ci informa che il suono onomatopeico "Bum" identifica il colpo di uno sparo.

Lino Lista:

«..e quando ha fatto un fango con le mani... bum!, va e glielo mette sugli occhi". Un pochino esagerato era il "bum!"; infatti, nel mamotreto Traditio corretto, è scomparso.

Ora qualunque individuo pensante, nel leggere le catechesi di Kiko, si porrebbe la domanda: "Perché Kiko accompagna con i suoni «paff», «splat», «bum» l'azione di Cristo che mette il fango sugli occhi del cieco nato?"

Già, perché mai kiko si applica nell' impiegare dei fonosimboli per chiosare le sue prediche? Eppure i Testi Sacri esigono un linguaggio serio, consapevole e riguardoso, non certo dei versi inappropriati.

No, non siamo tutti impazziti, e non faremmo certo un articolo sulle singole onomatopee che l'iniziatore laico di questo discusso movimento cattolico, il Cammino Neocatecumenale, infioretta con le sue chilometriche catechesi in itagnolo, se esse non fossero esplicative di insegnamenti non ortodossi, fissati spesso su mamotreti e ripetuti in modo fedelissimo dai catechisti che, quando in possesso dei nastri registrati, del sommo guru ripetono persino le interiezioni e i colpi di tosse (sul serio).

Oggi in particolare, però, vogliamo evidenziare il motivo per cui Kiko Argüello utilizza così spesso queste onomatopee, come il sunnominato spaff, bum, pum, che a chi ha una età non più giovanissima ricorderà l'esordio della famosa sigla di un programma pomeridiano della tv dei ragazzi degli anni '90. 
Per la gioia degli appassionati di manga e anime annunciamo che kiko era, e forse lo è tutt' ora, un avvinto telespettatore di serie animate giapponese e, ancora più in particolare, di uno specifico di questi, denominato "El Cazadòr" (City Hunter).
Kiki - Carmer
Un commentatore ben informato infatti ci ha riferito che il fondatore del Cammino Neocatecumenale, negli anni '90, se da una parte non seguiva in TV rubriche come "Le ragioni della Speranza" e neppure, sebbene lo si potrebbe pensare, "Protestantesimo", dall'altra non si perdeva invece neppure una puntata di quel particolare cartone animato nipponico.
Si dice "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei", perché le nostre preferenze nelle amicizie rispecchiano la nostra personalità ed in parte contribuiscono anche a formarla: ebbene, dopo aver letto la descrizione dei personaggi della serie animata giapponese prediletta da Kiko offerta da Wikipedia e da vari siti internet, crediamo di poter coniare il detto "dimmi cosa guardi e ti dirò chi sei", perché le analogie fra i personaggi dei fumetti e quelle dei fondatori del Cammino Neocatecumenale sono spettacolari ed inquietanti.

Anticipiamo intanto che i protagonisti della serie non sono dei fiorellini di campo. Inoltre chiariamo, seppur dopo la lettura appaia esplicito, che nei due protagonisti, Ryo Saeba e Kaori Makimura, intravediamo delle somiglianze con la coppia Kiko Argüello e Carmen Hernandez.

City Hunter è un manga (fumetto) giapponese degli anni ottanta e novanta, poi  animato anche in una serie televisiva. Racconta le avventure di una coppia di investigatori, Ryo e Kaori, attraverso una serie di casi dove pian piano si scoprono il passato e le relazioni tra i personaggi.

Ryo, cioè Hunter, "il cacciatore", el cazadór, è colui che si definisce uno sweeper, uno spazzino della malavita. Questo protagonista svolge (sotto lauta ricompensa) il ruolo di killer e di investigatore. Abile con qualsiasi arma da fuoco ("il suono onomatopeico "Bum" identifica il colpo di uno sparo", ricordate?) non stenta a vantarsi delle sue capacità enfatizzandone le positività per ottenere consensi laddove riscontra convenienza.

Senza troppi giri di parole, Hunter è un donnaiolo. Sebbene sia un uomo attraente, non riesce mai a conquistare le donne a causa dei suoi atteggiamenti da maniaco, impazzendo alla sola vista di biancheria intima o dell'opportunità (incredibilmente frequente, nella trama) di aver a che fare con donne estremamente attraenti. Con ciò suscita la gelosia di Kaori, che in tali occasioni fa di tutto - colpendolo con improbabili martelli giganteschi - per impedire a Ryo comportamenti da pervertito.

El cazadór insidia una suorina
nell'episodio "Los estraños
caminos del Señor" (gli
strani "cammini" del Signore)

Kaori è l'altra metà di City Hunter e sua assistente. È una ragazza graziosa, che cerca sempre di nascondere la sua femminilità a costo di venir spesso scambiata per un uomo, anche a causa dei capelli corti e i suoi modi mascolini. Permalosa, istintiva e aggressiva, si scaglia sempre contro Ryo, soprattutto quando importuna le donne, usando grossi martelli di peso variabile (di solito 100 o 250 tonnellate). La sua impulsività è spsso causa di guai per entrambi. Kaori è innamorata perdutamente di Ryo, ma non riesce a dirglielo e per questo lo tiene alla larga (spesso in maniera violenta) dalle belle ragazze. Manifesta a volte lievi tendenze nevrotiche causate dagli atteggiamenti idioti di Ryo e nutre dubbi sui suoi sentimenti poiché il protagonista fa di tutto per non mostrare ciò che prova realmente per lei. Inizialmente debole e fragile, col tempo cercherà di diventare più determinata ed un valido aiuto del protagonista.

Impossibile non ravvisare nella strana coppia dei protagonisti di City Hunter una somiglianza con l'altrettanto strana coppia di protagonista del Cammino.

Lui carismatico, affascinante (beh...), vincente, bugiardo e senza tanti scrupoli morali, il cosiddetto "uomo che non deve chiedere mai" con qualche problemino - problemone - irrisolto con il sesso; lei timida, sempre messa in secondo piano dal carismatico compagno, mascolina,  anche d'aspetto, nevrotica e insoddisfatta.
Provate a immaginare la Hernández  con un martello da 100 tonnellate che fa calare sulla testa del compagno di avventure in tutte le occasioni, pure in pubblico, senza tanti problemi. Entrambi gli attori principali sono degli sweeper professionisti; se i due personaggi giapponesi "spazzano" le strade di Tokyo,  i due spagnoli tentano di spazzar via la retta e vera dottrina rivelata da Dio e annunciata dalla Chiesa. 
"Ma no Carmen, per favore, non scandalizzare i fraticelli"
Kiko e Carmen danno il meglio di sé
di fronte ai padri Cappuccini


Per carità, ognuno ha il diritto di ispirarsi ai personaggi ideali, reali o di fantasia, che più gli aggradano. Più che altro, queste notiziole dovrebbero forse far riflettere chi pensa di aver ispirato la sua vita a un Kiko San Domenico e ad una Carmen Santa Caterina ai piedi della Madonna di Pompei, facendogli scoprire che invece ha seguito il furbetto narciso City Hunter e la sua compagna irrisolta munita di martello gigante.

Anche se per dire la verità ultimamente le sortite di Kiko e Pezzi ci sembrano piuttosto una riedizione dello sceneggiato a puntate "Villa Arzilla"...

(da: Rebel e Valentina)

giovedì 27 febbraio 2020

Rischio contagi e certezza dello scaricabarile

"Comunione" neocatecumenale
seduti e con immersione di baffi
nell'insalatiera ottagonale designed by Kiko
Premessa: non intendiamo parlare del Covid-19 (se ne parla già troppo ovunque), ma solo commentare la solita prevedibile mancanza di buonsenso nel Cammino, oltre che della disubbidienza, frutti diretti dell'idolatria.


Avevamo già avuto modo di accennare al controverso rapporto delle comunità di Kiko con il rischio sanitario attuale, quello legato alla temuta diffusione del coronavirus Covid-19, quando ci venne segnalata la notizia di un allarme medico in India riguardo a "cattolici che, bevendo tutti dallo stesso calice, possono creare nuovi focolai della temuta pandemia". Infatti, ad eccezione delle comunità del Cammino Neocatecumenale, nel mondo cattolico sono rarissimi i casi in cui nelle celebrazioni si usa la "comunione al calice" per i fedeli.
Nella Chiesa Cattolica, infatti, è noto che la Comunione "sotto una sola specie" è spiritualmente identica a quella "sotto entrambe le specie (del pane e del vino)". Per questo, e per evitare "incidenti" quanto al sacramento e quanto all'igiene, nella Chiesa Cattolica sono in uso le "ostie piccole" di pane azzimo, e nei casi in cui si amministra la Comunione "sotto le due specie" si procede per intinzione, cioè limitandosi a bagnare leggermente l'ostia nel calice.
Nel Cammino, invece, si usano le pagnottone sbriciolose e ci si abbevera in insalatiere-copponi impropriamente dette "calici".
Purtroppo, per la diffusione del contagio e per il peso che sta avendo sui media, dobbiamo tornare sull'argomento mentre nelle chiese italiane viene sospeso il segno dello "scambio della pace", data la comunione sulle mani e svuotate le acquasantiere, ed in alcune regioni sono state addirittura sospese le Messe e le celebrazioni religiose (ma non gli assembramenti di natura mondana...).

Barman neocatecumenale in servizio liturgico
(sì, è una sacra celebrazione di "eucarestia")
Per quanto riguarda il Cammino, si segnala - come previsto - la sua invincibile disubbidienza alle autorità ecclesiastiche.

Nelle regioni in cui sono state proibite le Messe, come il Veneto, ad esempio, ci testimoniano che continuano a celebrarle, in alcuni casi con le "ostie piccole", in altri, i duri e puri, col tipico armamentario di pagnottone, calici-insalatiera ottagonali, segno della pace e tutto il pacchetto del perfetto kikos.

Nelle regioni in cui invece è stato proibito il segno della pace e svuotate le acquasantiere, ecco il comunicato che è stato diramato nelle comunità del Cammino:
Ai Parroci, Catechisti, Responsabili e tutti i fratelli del Cammino Neocatecumenale.

In relazione alla situazione attuale causata dalla diffusione del cosiddetto Corona Virus, invitiamo tutte le comunità ad applicare l'indicazione della CEI per la comunione al pane eucaristico che continuerà ad essere ricevuto in mano.

Per la comunione al calice gli iniziatori del Cammino hanno confermato che la decisione spetta al Parroco e/o al Presidente. Naturalmente i fratelli sono liberi di scegliere se comunicare al calice o no.

Invitiamo tutti i fratelli ad essere fedeli al Cammino e a non disertare le celebrazioni se non per causa di forza maggiore.

In momenti come questi è necessario essere più fedeli e costanti nella preghiera e quello della quaresima è un tempo favorevole.

Pregate per noi.
L'equipe itinerante.
Se muoiono per il contagio
sono già attrezzati con una
cripta "formato comunità"
Facciamo anzitutto notare che l'urgenza dei cosiddetti "itineranti" è riaffermare che nel Cammino non cambia niente: "comunione in mano", ma alla maniera neocatecumenale e cioè "seduti e tutti insieme contemporaneamente", non sia mai che una pandemia costringa i camminanti a rinunciare ai loro errori liturgici (del resto nessuno nel Cammino ha mai potuto ricevere la comunione "alla bocca").

Ed infatti riguardo al "calice" (cioè alle insalatiere ottagonali), la responsabilità viene comodamente scaricata sui sacerdoti. Attenzione ai soliti sottintesi neocatecumenali:
  • "al parroco": ma il parroco viene preso in considerazione solo quando fa cose gradite ai capi del Cammino;
  • "al presidente": espressione bizzarra per sottintendere il "presidente dell'assemblea che celebra l'Eucarestia", cioè il sacerdote celebrante. Ma sappiamo quanto tale figura, nel Cammino, sia puramente ornamentale, soggetto ai cosiddetti "catechisti" neocatecumenali.
Insomma, si rinvia tutto a quanta fifa hanno i singoli catechisti (laici) e responsabili (laici), blaterando di "indicazioni della CEI (Conferenza Episcopale Italiana)" solo per salvare le apparenze.

Ricordiamo che secondo le FAQ del Ministero della Salute, il rischio è nel «contatto con le goccioline del respiro delle persone infette». Pertanto un ambiente piccolo ma molto affollato, e l'abbeverarsi al calice (nonostante il cameriere liturgico provveda ad asciugarne il bordo dopo ogni uso), sono i principali fattori di rischio - ed è su questi che il comunicato citato dice "arrangiatevi"., limitandosi a prendere atto che alcuni non se la sentiranno di "comunicare al calice [insalatiera ottagonale]", nonostante ciò nel Cammino sia considerato altamente disonorevole.
La modalità neocatecumenale "pagnottona e insalatiera" è stata inventata dai fondatori Kiko e Carmen alla fine degli anni '60 per sembrare più cristiani dei cristiani e con l'eretico sottinteso che la Comunione sotto una sola specie sarebbe "inferiore" a quella sotto le due specie (eresia "utraquista"), e col sottinteso che la modalità "per intinzione" usata dalla Chiesa Cattolica sarebbe altrettanto inferiore all'uso invalso nelle comunità del Cammino. Pur di dire a sé stessi che sono migliori dei "cristiani della domenica", pur di sentirsi superiori all'uso invalso nella Chiesa stessa, hanno messo da parte l'igiene e il buonsenso (oltre che le norme liturgiche).
Carnevalate neocatecumenali
sotto l'autoritratto di Kiko
Facciamo anche notare la questione del "tentare Dio", cioè il mettersi volontariamente in pericolo e pretendere che Dio ti salvi (con lo slogan che devi "fidarti del Signore"). Ma questo è sommamente sbagliato, perché riduce Dio ad una specie di magico tappabuchi. La Bibbia ci ammonisce che chi ama il pericolo, in esso perirà (cfr. Sir 3,25), e Nostro Signore personalmente rifiutò di tentare Dio ("...gettati giù, poiché sta scritto: ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo...": «Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo"»: cfr. Mc 4,6-7).

Ci chiediamo dunque in quante comunità neocatecumenali avverrà questa pericolosa ordalia del Kikoronavirus («non bevi al "calice"? Non ti fidi di Dio?»), intesa solo a confermare la cieca sottomissione degli adepti della setta. E se qualcuno viene contagiato dal virus, avranno pure la faccia tosta di chiedergli: «cosa ti sta dicendo il Signore con questa malattia?»

Da parte della "equipe internazionale del Cammino" (cioè da parte di Kiko) mai si ammetterà che la celebrazione eucaristica neocatecumenale possa essere fatta in un modo diverso (per esempio nel modo già valido in tutta la Chiesa Cattolica). È per questo che l'indicazione è ambigua e rinvia a "parroci e presidenti", senza dare l'indicazione di astenersi dal calice/insalatiera.
Nella mentalità neocatecumenale, «il Signore salva a grappoli», cioè non valuta i peccati dei singoli ma solo i successi della sua intera comunità neocat. Non a caso esistono i "cimiteri neocatecumenali" con i «columbari» di nicchie per la cremazione, di modo che "in cielo" la comunità si ricostituisca e riprenda la tipica grattugiata di chitarrelle del sabato sera.

Gazzarra liturgica neocatecumenale: "segno della pace"
Ci avete fatto caso? Nel comunicato non si menziona il «segno della pace». Che nel Cammino non è la stretta di mano, ma quasi sempre un "bacio della pace", con o senza abbracci. Per loro questo contatto fisico è imprescindibile per dichiararsi e sentirsi fratelli uniti per sempre ed indelebilmente, "una cosa sola", "voi dovete essere Uno", come il loro guru si sgola a dichiarare.

Infine, nel momento in cui il buon senso e le ordinanze della autorità civile consigliano di evitare il più possibile i contatti non strettamente necessari, i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali, invece che invitare tutti alla preghiera personale e alla comunione spirituale (come i cattolici della domenica stanno ormai facendo in molte zone d'Italia) invitano "tutti i fratelli ad essere fedeli al Cammino e a non disertare le celebrazioni se non per causa di forza maggiore".

Fedeli al Cammino, non certo alla Chiesa né tanto meno a Gesù. Se non è una setta questa...


Disinfestazione davanti alla sede della setta coreana
Lasciamo gli spunti proposti alla vostra riflessione personale, ma vogliamo comunque segnalare una notizia dalla Corea del Sud, in cui centinaia di casi di contagio sono avvenuti nell'ambito di una setta che vanta 200.000 fedeli e 74 sedi, la congregazione Shincheonji di Gesù.

Il fondatore, l'88enne Lee Man-hee, sostiene di essere un nuovo messia e che quando arriverà il giorno del giudizio lui andrà in paradiso portando con sé 144mila persone (a ottobre 2019 pare che i prescelti fossero già 103.764, come da foto qui a lato).

Ai cerimoniali della setta gli adepti sono tenuti ad andare anche se malati e non devono coprirsi il viso (mentre in Corea è da parecchi decenni normale vedere in giro persone con la mascherina). Naturalmente il fondatore della setta, costretto a far sospendere le celebrazioni, dice che è tutto un "attacco del demonio" che sta mettendo alla prova la fede degli adepti. Vi ricorda qualcuno?

Eccolo, il fondatore, mentre "evangelizza" i suoi adepti. Avete notato il suo font di caratteri personalizzato? Vi ricorda qualcuno spagnolo e con la barbetta luciferina?


Ecco, quando vedrete i cavalli bianchi alla destra e alla sinistra di Kiko, saprete da quale guru suo collega si è sobriamente ispirato:


martedì 25 febbraio 2020

Un'intervista rivelatrice sui seminari Redemptoris Mater


Commentiamo qui una "intervista al rettore del seminario Redemkikos Mater di Trieste" pubblicata originariamente il 9 febbraio 2011.

All'epoca, il citato seminario neocatecumenale di Pola, contava meno di una quindicina di seminaristi.

Il rettore intervistato, don Janez, nel 2002 veniva già annoverato nel Collegio Elettivo del Cammino Neocatecumenale.

Anzitutto alcune citazioni dall'intervista, in cui evidenziamo alcuni dati eloquenti sulla formazione fin troppo casereccia di questi “seminari farlocchi”, e sulle emerite panzane (come ad esempio “andranno dove vuole il Vescovo“):

Don Janez, quanti sono e da dove provengono i seminaristi?
Il Seminario diocesano missionario internazionale per la Nuova Evangelizzazione è composto da 8 seminaristi. Tre di Trieste, due dalla Polonia, uno spagnolo, un croato e uno sloveno.

Quali sono le specifiche linee formative di un Seminario Redemptoris Mater rispetto ad altre esperienze di formazione di nuovi sacerdoti?
La principale specificità è che ognuno dei seminaristi è inserito in una comunità neocatecumenale, dove continuano a “crescere” nella fede. L’esperienza di evangelizzazione di tanti anni ci ha insegnato a non presupporre la fede matura dei candidati quando iniziano il loro percorso formativo. In passato è stato così, perché la maggior parte dei candidati proveniva da famiglie e da un ambiente cristiano.

Oggi a causa della secolarizzazione la situazione è totalmente cambiata, anzi questa realtà si è quasi del tutto invertita. Dobbiamo avere inoltre fisse nel cuore le parole di S. Agostino che dice: «Con voi io sono cristiano e per voi io sono Vescovo». Può succedere che uno diventi anche presbitero per gli altri, ma bisogna vedere se è anche come i fedeli un cristiano “adulto” nella fede. Molte difficoltà odierne del clero ci mostrano la drammatica realtà di questa mia constatazione.

La seconda caratteristica è che nei seminari Redemptoris Mater si educano sacerdoti con spirito missionario. Di solito i nuovi presbiteri vengono incardinati nella diocesi di appartenenza del seminario, ma mantengono la disponibilità per andare in missione in ogni parte del mondo. A questo fine la formazione dei nostri seminaristi prevede la vita in seminario, il tempo dello studio della filosofia e della teologia, ed è completata da un tempo — di solito un paio d’anni — di missione fuori dal seminario, che spesso si svolge all’estero rispetto alla locazione dello stesso.

Inoltre in questi seminari si formano presbiteri per la Nuova Evangelizzazione. La formazione e il Cammino Neocatecumenale permettono ai candidati di conoscere nuovi modelli di “annuncio del Vangelo”, che sappiano andare oltre e completare la pastorale sacramentale di “mantenimento”. [...]

Ci può spiegare come si svolgerà la vita quotidiana per questi nostri seminaristi?
È consuetudine che ogni nuovo seminario Redemptoris Mater inizi la propria esperienza formativa con un tempo di vita nelle famiglie. I seminaristi il primo anno e forse anche di più, vivono “a due a due” nelle famiglie. Le famiglie si occupano di tutti i loro bisogni quotidiani ad esempio il mangiare e l’accoglienza. Le famiglie che accolgono i candidati sono anche loro fratelli del Cammino. Questo è un dono speciale per i seminaristi, per le famiglie e in modo particolare per i figli delle famiglie ospitanti. Inoltre seguono i loro studi nel seminario Redemptoris Mater di Pola.

Ogni mercoledì e sabato tornano da Pola per seguire il Cammino nella loro comunità di Trieste, dove sono stati inseriti appena entrati in seminario. Inoltre tutti i candidati mantengono un rapporto con la loro comunità neocatecumenale “di origine”, cioè della loro città di provenienza. [...]

Lei avrà la principale responsabilità formativa di questi giovani: chi è oggi il sacerdote?
[...] Anche io sono grato a Dio che nel mio compito di formatore non sono mai solo e in aggiunta al continuo sostegno del Vescovo e del clero della diocesi, sono costantemente assistito dall’equipe dei catechisti responsabili per il Cammino a Trieste, che sono anche giuridicamente membri del consiglio pastorale del seminario. Anche questa è una caratterista specifica dei seminari Redemptoris Mater.

Il Vescovo di Trieste ha firmato il decreto di istituzione del nuovo Seminario “Diocesano Missionario Internazionale” a Gerusalemme, nel Cenacolo: come mai?
Prima di rispondere alla sua domanda devo fare una precisazione. Sento dire che il Vescovo avrebbe istituito un “Seminario neocatecumenale”. Egli in realtà ha istituito un “Seminario Diocesano Missionario Internazionale”, anche se guidato da formatori provenienti dal Cammino e nominati dal Vescovo della Diocesi, e composto da seminaristi del Cammino i quali, oltre che vivere la vita normale di seminario, continuano il loro Cammino neocatecumenale inserendosi, a due a due, in una delle Comunità presenti in Diocesi. [...]

Perché il Cammino neocatecumenale ha propri Seminari?
[...] essenzialmente per rispondere all’urgenza della Nuova Evangelizzazione. Per una Nuova Evangelizzazione sono necessari preti nuovi, cioè formati in un modo nuovo, disposti ad andare dovunque il Vescovo ritenga necessario ed opportuno. [...]

Che rapporto ci sarà tra il Seminario di Trieste e quello di Pola?
Attualmente il rapporto con il seminario “Redemptoris Mater” di Pola è molto stretto in quanto i nostri seminaristi, essendo pochi (8) e soprattutto non avendo ancora un edificio dove vivere (vivono infatti a due a due nelle famiglie di neocatecumeni che si sono rese disponibili ad ospitarli), vanno a scuola nel seminario di Pola. [...]

Come valuta l’istituzione di questo Seminario nel servizio che il Cammino ha dato e darà alla Chiesa di Trieste?
[...] Dall’esperienza che abbiamo, si è notato che, dopo la nascita di un Seminario Redemptoris Mater, in quella città sono aumentate le vocazioni non soltanto provenienti dalle Comunità per il Seminario Missionario ma anche dalle parrocchie per quello Diocesano. [...]


Questa intervista è importante perché evidenzia alcuni punti importanti di Kiko e del suo Cammino Neocatecumenale:

1 – L’apertura nel mondo di oltre cento seminari del cammino è semplice pubblicità di parte.
Come si legge chiaramente nell’intervista, questo seminario come molti altri di quei 105 (erano 105 nel 2011), è simbolico e aperto solo sulla carta in quanto i seminaristi dipendono interamente dalle famiglie neocatecumenali e studiano nel seminario di Pola.

2 – Vengono confermati dalla bocca del rettore i due anni di “missione” neocatecumenale all’estero, che fanno parte della formazione del seminarista.
In questi due anni di missione la comunità di appartenenza del seminarista provvede al sostentamento materiale del seminarista.
Naturalmente nell’intervista non si parla del sostentamento, ma avendo in comunità un seminarista in missione ci è stato comunicato espressamente dai catechisti che dobbiamo mantenerlo noi.

Vale lo stesso discorso per le “famiglie in missione”, se non riescono ad essere autosufficienti con il loro lavoro in terra di missione, sono a carico delle loro comunità di origine. Armiamoci e partite, partiamoci e pagate!

Se la comunità di origine non riesce a mantenere seminaristi e famiglie in missione, si ricorre al gemellaggio con un’altra comunità o alle comunità di una intera parrocchia oppure alla Fondazione Famiglia di Nazareth.

3La paura ancestrale dei formatori dei seminari neocatecumenali di fare uscire i loro sacerdoti nella realtà di una società “aggressiva” e “contraria alla vita cristiana”.
“Mi rendo sempre più conto inoltre che in mezzo ad una società molto “aggressiva” e contraria alla vita cristiana, il sacerdote rischia di rimanere solo e indifeso.
Per questo motivo penso che il dono più grande per un presbitero sia sentirsi parte di una comunità concreta di fratelli, dove anche lui può “crescere” nella fede ed essere aiutato e sostenuto”
Caro rettore ti ricordo che il sacramento del sacerdozio è un dono del Signore.
Il Signore, in quanto tale, conosce benissimo la realtà cristiana di oggi.
Un sacerdote, in quanto tale, ha il sostegno di Dio.
Per un sacerdote cristiano cosa vale più del sostegno di nostro Signore ?

E poi, scusate, forse che la Chiesa sbaglia a formare i sacerdoti, mentre nei seminari R.M. si prendono le giuste precauzioni per far crescere la fede e resistere ad una società “aggressiva” e “contraria alla vita cristiana”?

Un buon pastore ha il compito di prendersi cura del suo gregge, è normale che il gregge riconosca e apprezzi l’opera del pastore, ma quando si è “…in mezzo ad una società molto “aggressiva” e contraria alla vita cristianaè il buon pastore che ha il compito di proteggere il gregge e non il contrario !

Il pastore non “…rischia di rimanere solo e indifeso.” il buon pastore ha sempre il sostegno del Signore!
E non ha bisogno di altro!
Il buon pastore aiuta gli altri a crescere nella fede perché ha Dio dalla sua parte!

E ricordo al rettore che gli altri sono tutti: cioè tutta l’assemblea dei cristiani compreso tutto il magistero della Chiesa, non la sola “comunità neocatecumenale” dei fratelli!

4Le ragioni, spiegate dal rettore, del perché il cammino apra i seminari sono veramente deboli.
Sono d’accordo sul bisogno della Chiesa di evangelizzare, ma sinceramente la frase:
“Per una Nuova Evangelizzazione sono necessari preti nuovi, cioè formati in un modo nuovo…”
Mi sembra uno dei tanti proclami che usa ripetere Kiko quando non vuole rispondere alle domande “serie” in modo “serio”.

NUOVA Evangelizzazione, NUOVI modelli di “annuncio del Vangelo”, preti NUOVI, modo NUOVO.

Quando le persone usano troppe volte la parola NUOVO per giustificare una cosa fatta “diversamente” c'è da preoccuparsi sul serio, perché significa che tutto ciò che non è “nuovo” sarebbe sbagliato e superato.

Abbiamo letto troppe volte la parola NUOVO sui libri di storia e spesso dietro a quella parola c’era di tutto, meno quel tipo di NUOVO che ti aspettavi.

5 “…disposti ad andare dovunque il Vescovo ritenga necessario ed opportuno.”

Questa frase, detta dal rettore, mi disorienta, anche perché si contraddice con quello che dice dopo:
In questo modo si realizza quanto è auspicato dalla Sacra Congregazione del Clero nel documento: “Per una migliore distribuzione del clero nel mondo” (1980)”.
Se questo principio è stato auspicato chiaramente in un documento della Chiesa nel lontano 1980, che bisogno c’è di considerarlo un motivo per aprire dei NUOVI seminari?

La ragione “reale” del perché servono i seminari del cammino è contenuta indirettamente, ma neanche tanto, in questa risposta del nostro bravo rettore, evidentemente piccato dal tono della domanda del suo intervistatore, perdendo per un momento la calma e mettendo da solo il dito nella piaga :
Prima di rispondere alla sua domanda devo fare una precisazione. Sento dire che il Vescovo avrebbe istituito un “Seminario neocatecumenale”. Egli in realtà ha istituito un “Seminario Diocesano Missionario Internazionale”, anche se guidato da formatori provenienti dal Cammino e nominati dal Vescovo della Diocesi, e composto da seminaristi del Cammino i quali, oltre che vivere la vita normale di seminario, continuano il loro Cammino neocatecumenale inserendosi, a due a due, in una delle Comunità presenti in Diocesi.”
Vorrei fare anche io una precisazione: i seminari Redemptoris Mater dipendono economicamente solo ed esclusivamente dal Cammino Neocatecumenale, cioè dalle “offerte” dei suoi adepti
Il Vescovo della Diocesi dà solo il permesso per l’apertura del seminario: di fatto questo seminario non ha niente a che vedere con la Diocesi.

I seminaristi del Redmptoris Mater fanno un percorso parallelo al percorso diocesano, il punto forte di questi seminari è, e rimane, la dottrina insegnata nel cammino neocatecumenale.

Sappiamo tutti quanto difficilmente il Vescovo Diocesano abbia voce in capitolo sulle destinazioni dei futuri preti. Non prendiamoci in giro.

Non ne ha alcuna sulla formazione dei seminaristi, in quanto i formatori sono scelti dal Cammino e nel Cammino.

Ne ha poca anche sulla ordinazione dei preti, che proprio nell’essere Seminario Missionario Internazionale, consente in caso di rifiuto dell’ordinazione del candidato da parte del Vescovo Diocesano, di essere “spostati” in altro seminario con Vescovo più “disponibile”.
“L'opposizione al Movimento neocatecumenale travalica ampiamente i confini nazionali. Nel 1996 il cammino si interruppe in Inghilterra. Il card. Basil Hume, primate della Chiesa cattolica d'Inghilterra, si rifiutò di ordinare preti quindici seminaristi di formazione neocatecumenale (v. Adista n. 67/96 e "Jesus" del gennaio 1997). La motivazione fu che questi seminaristi, una volta ordinati, avrebbero avuto come punto di riferimento, più che il proprio vescovo, i capi delle loro comunità, creando così problemi all'interno della diocesi.”
Come andò a finire? Li ordinarono a Roma…

Lo stesso avvenne col seminario di Takamatsu, chiuso in Giappone per iniziativa della Conferenza Episcopale Giapponese, d'intesa col Papa e riaperto a Roma d'intesa con Bertone-Filoni.



Mi piacerebbe tantissimo fare questa domanda al rettore di Trieste : “Se un giovane sente la chiamata del Signore a diventare sacerdote missionario e non appartiene al cammino neocatecumenale, può entrare in un “Seminario Diocesano Missionario Internazionale” Redemptoris Mater ?”

La risposta è: assolutamente NO !

Perché, requisito fondamentale e indispensabile per entrare in un seminario Redemptoris Mater è l’appartenenza al cammino neocatecumenale, su questo non esiste alcun dubbio.

Allora ha ragione chi dice che il Vescovo della diocesi di Trieste ha istituito un “Seminario neocatecumenale”, dove si fabbricano NUOVI preti, in un NUOVO modo, con NUOVI modelli di “annuncio del Vangelo”, per una NUOVA Evangelizzazione (ricordiamoci che per i kikos il termine “nuova evangelizzazione” significa soltanto “diffondere il Cammino”).

7 – “… sono costantemente assistito dall’equipe dei catechisti responsabili per il Cammino a Trieste, che sono anche giuridicamente membri del consiglio pastorale del seminario. Anche questa è una caratterista specifica dei seminari Redemptoris Mater.”

Avete letto attentamente?!

I “catechisti responsabili” del cammino, generalmente laici, gestiscono le comunità della diocesi e sono referenti preferenziali, durante tutto il percorso che intraprendono i neocatecumenali che entrano in seminario per diventare sacerdoti !

Secondo voi a chi dovranno obbedienza canonica e spirituale i NUOVI preti ?

Alla Chiesa e al Papa o al cammino e a Kiko?

Questo è l’unico motivo “vero”, per il quale “sono necessari” i “Seminari del Cammino Neocatecumenale”.

8 – Sul valore aggiunto che porta il cammino alla diocesi con l’apertura del Seminario la risposta del rettore è quasi imbarazzante :
“La presenza di un seminario Diocesano Missionario Internazionale accanto al seminario Diocesano, è certamente una ricchezza per la nostra Chiesa locale.”
Sarà anche una ricchezza a livello spirituale per la Chiesa, ma mantenere due seminari che fanno la stessa cosa non mi sembra corretto, anche se non ci fossero conti da pagare, ma solo sacerdoti kikizzatissimi da sopportare.

Mi pare che su questa cosa siamo d’accordo tutti.
Posso assicurare al lettore, con la mia esperienza di catecumeno, che i conti dei Seminari Redemptoris Mater li pagano, in prima persona, le comunità neocatecumenali.
Allora mi chiedo: se questi due seminari facessero la stessa cosa non ci sarebbe proprio alcun motivo di tenerli in piedi tutti e due, considerando il fatto che il seminario in questione neanche esiste e i suoi studenti vanno al seminario di Pola.
Perché gravare sulle spalle delle famiglie neocatecumenali che li ospitano ?
Allora probabilmente non fanno la stessa cosa, probabilmente non la fanno allo stesso modo o ancora più probabilmente non hanno lo stesso obiettivo.

9 – “…è e sarà uno stimolo per tutta la Diocesi ad uscire dal proprio orizzonte, talvolta molto ristretto e provinciale, e cominciare a pensare in grande e a respirare a pieni polmoni, non più appesantiti dai piccoli problemi locali che soffocano.”, mi sembra la frase di un politico dopo l’apertura di una nuova linee ferroviaria.

Ed è anche molto insultante: “la Diocesi ha un orizzonte molto ristretto e provinciale”, capite? Noi cristiani della domenica siamo molto ristretti e provinciali, parola di presbikiko rettore di seminario kikiano!

Questo rettore è proprio sveglio, un neocatecumenale che vuole diventare Sacerdote entra in un seminario del cammino per “…uscire dal proprio orizzonte, talvolta molto ristretto e provinciale,…appesantiti dai piccoli problemi locali che soffocano”... vista la nazionalità dei suoi seminaristi, è esattamente quello che hanno fatto, solo che non sono usciti da un ambiente ristretto e provinciale con piccoli problemi che soffocano, ma sono usciti da realtà di fame,degradazione morale e fisica, per approdare nei lussuosi villaggi “All inclusive” tutto-gratis-pagano-le-comunità del cammino neocatecumenale.

10 – “Dall’ esperienza che abbiamo, si è notato che,… in quella città sono aumentate le vocazioni… non soltanto provenienti dalle Comunità per il Seminario Missionario ma anche dalle parrocchie per quello Diocesano”.

Ultima domanda al rettore su questo tema: “Considerando che prima il seminario Redemptoris Mater non c’era, cosa significa la frase che aumentano, di pari passo, anche le vocazioni per il Seminario Diocesano ?”

"Ehi ragazzi! Hanno aperto un nuovo seminario neocatecumenale e questa notizia mi ha fatto improvvisamente venir voglia di diventar prete diocesano!"

Come puoi avere dei dati per fare un confronto, tra una cosa che nasce oggi e una già esistente ?

Come fai ad affermare che l’apertura dei seminari del cammino ha agito da catalizzatore per i seminari diocesani ?

Caro rettore fai un esempio che ti si ritorce contro quando affermi “...non soltanto provenienti dalle Comunità per il Seminario Missionario ma anche dalle parrocchie per quello Diocesano”, stai ammettendo che esistono due tipo di clero nella diocesi, quello “VECCHIO” con origine la parrocchia e destinazione la Diocesi e quello “NUOVO”, parallelo alla Chiesa, che ha una origine “NUOVA”, la comunità neocatecumenale e tende ad un sacerdozio “NUOVO” improntato al “NUOVO” metodo del cammino neocatecumenale, destinato a una “NUOVA” evangelizzazione.
Tutti questi “NUOVO” l’ho aggiunti io, perché tu così li avevi definiti in precedenza al punto 7.

In breve, questo discorso fatto dal nostro bravo rettore cosa significa?

Significa che questi seminaristi, umanamente, hanno un grosso debito di riconoscenza verso il cammino che li ha sostenuti economicamente per 8/9 anni.

Significa che spesso questi seminaristi sono molto giovani.

Magari vengono da famiglie, inserite da anni, nel cammino neocatecumenale.

“Figli del cammino” entrati in questa realtà molto presto (13/14 anni), con poca conoscenza del mondo e della vita e SOPRATTUTTO della Chiesa.

Potrebbe essere un caso, ma conosco una famiglia neocatecumenale, con i genitori catechisti, che hanno 8 figli di cui 5 maschi.

Di quei 5 maschi 3 sono entrati in seminario.

Significa che i sacerdoti che escono da questi seminari hanno come punto di riferimento il Cammino Neocatecumenale, cioè i catechisti del cammino.

Il cammino gli ha pagato i conti ed al cammino devono tutto quello che conoscono.

Potremmo parlare, come dicevo prima di “formazione di un clero parallelo” a quello diocesano alle dipendenze, ufficialmente del Vescovo, ma di fatto ai catechisti laici del cammino?

Significa anche, che la loro funzione principale è l’Evangelizzazione.

Secondo voi cosa porteranno nella loro “Nuova Evangelizzazione”, il Cammino Neocatecumenale o la Chiesa Cattolica?

E non mi dite che è la stessa cosa perché purtroppo non è cosi.

Se fossi sicuro che il Cammino Neocatecumenale e la Chiesa facessero e fossero la stessa cosa, oggi sarei ancora nel cammino neocatecumenale e non avrei alcun motivo di scrivere su questo blog.

domenica 23 febbraio 2020

Annuncio della Quaresima 2020 di Kiko Arguello: un annuncio "sedato" e in formato ridotto per un Cammino povero.

Possiamo dirci soddisfatti. Ormai per loro il fatto che ogni "Annuncio dei tempi forti" finisca in internet è diventato un vero tormento.
Ma perché mai? Ci chiediamo. Cosa predicano che non possa essere reso pubblico? Questa l'eterna domanda.

Le fabbriche dei veri cristiani
La risposta è semplice se solo si evidenzia tutto quello di cui fino a ieri Kiko ha infarcito i suoi "Annunci" e che, invece, dall'"Annuncio di Quaresima 2020" è magicamente scomparso. Basta fare un confronto.

È molto tempo oramai, che pubblichiamo post sugli Annunci con cui Kiko infiora il percorso di fede esclusivo per i suoi adepti, ogni anno sistematicamente, e che zelanti fratelli si lasciano sfuggire o addirittura ci fanno recapitare.

Ma questa Quaresima segna una svolta: appena 17 pagine delle solite pappardelle trite e ritrite nel loro inconfondibile stile, nulla di più. Nessuna delle solite autocelebrazioni esagerate, nessuna traccia delle solite palle sparate alla rinfusa, né la solita enfatica richiesta di denari, tanti denari con la minaccia che… "se non raccogliamo un milione di euro quest'anno, l'evangelizzazione si deve fermare".

Infine, cosa che ci ha sorpreso più di tutte le altre, neanche un accenno alla Canonizzazione della "santa di categoria superiore" che avanza a grandi passi dopo il "Miracolo del 2019" che vanno strombazzando in giro, datato 6 febbraio 2019, di cui abbiamo già dato conto.
Ma come, una cosa così importante e Kiko non dice neanche una parola? Dopo che si è recato di persona a chiedere il miracolo sulla lussuosa sepoltura della sua socia, davanti alla quale si è inginocchiato a pregare con una coppia spagnola, e visto che hanno chiaramente detto che si stanno preparando a inoltrare la pratica per la beatificazione di Carmen Hernández alla Congregazione per le Cause dei Santi, cercando chi sia disposto a "testimoniare" [sic] l'accaduto?
Alla fine, senza tutte le chicche a cui Kiko ci ha abituati, quest'annuncio è una palla mondiale.
Ma noi lo diffondiamo lo stesso.

Sfondo sepolcrale
Primo perché pensiamo che intenzionalmente hanno "sedato" l'Annuncio quaresimale, riducendolo ai minimi termini, nella speranza di non vedersi pubblicati stavolta, per poter finalmente tirare un sospiro di sollievo: "Ragazzi, è fatta!" Ma non è così semplice trarsi d'impaccio dopo anni di impunità sfacciata.

Secondo perché in ogni caso possiamo argomentare "a contrario", dal momento che loro sono perfettamente riconoscibili anche se sotto mentite spoglie.
Mi spiego.
Una premessa è doverosa:
Non possiamo che rallegrarci che Kiko - per la prima volta nella storia - l'abbia smessa con i suoi diktat: "Vado a dirti io qual è la volontà di Dio per te", lasciando così inusuali margini al libero arbitrio dei singoli neocatecumeni, solitamente annichiliti sotto il suo ferreo comando, poiché questo va, senza dubbio, a vantaggio degli adepti camminanti, che possono anche loro tirare un sospiro, vedere aprirsi spiragli nuovi di libertà. Finalmente.

Per esplicitare concretamente questo aspetto, almeno tre punti destano interesse:
1) …amare Dio con tutto il nostro lavoro significa fare elemosine ai poveri. Dovete ripartire i vostri beni con quelli che non ce l'hanno. Questo ve lo dico non così per dire, ma seriamente! (Pag.7) [N.B. confrontare con la citazione tratta da pag.16 e riportata più avanti: Siamo un Cammino povero. Ma davvero? Davvero-davvero-davvero?]
Attenzione neocatecumeni obbedienti, udite udite! DOVETE fare elemosine ai poveri, DOVETE ripartire i vostri beni con quelli che non hanno nulla.
E il solenne richiamo finale: Questo ve lo dico non così per dire, ma seriamente! ne rimarca il carattere di priorità assoluta, quasi un "Amen, amen dico vobis!" "In verità, in verità vi dico"
Cosa sta succedendo a Kiko? Qua si stravolge tutto il cammino!
A meno che egli non confidi nel fatto che i fratelli zelanti interpretino poi da se stessi correttamente questa parola, uscita dalla bocca di Kiko ridotta al suo stato minimale secondo il nuovo stile/annuncio/2020. Quando dico correttamente, intendo nel modo "giusto" neocatecumenalmente parlando, ossia riportando alla memoria la ben conosciuta predicazione del Cammino che spiega ad arte chi sono i poveri e gli ultimi nel Vangelo secondo Kiko e Carmen. I fratelli devono da soli trovare una risposta alla domanda: "Ma chi sono i veri poveri per Gesù, con i quali DOBBIAMO "ripartire i nostri beni" senza dover neanche ricorrere al discernimento confermativo dei nostri catechisti?" A chi dunque dobbiamo dare da bere e da mangiare, chi dobbiamo vestire e a chi dobbiamo dare anche solo un bicchiere d'acqua per non perdere la nostra ricompensa?". Bravi, avete già capito, la risposta è scontata: sono gli itineranti!
2) …fai qualcosa per Cristo? Non so. Uno dirà: "Per stare più unito a Cristo ho pensato di andare ad accudire gli ammalati, ho parlato con le suore di Madre Teresa di Calcutta e vado lì a fare il servo. Faccio questo per amore a Cristo, perché lo sento presente in me, mi fa del bene". (Pag.10)
È fin troppo evidente che in un contesto così esclusivista e che tende ad assorbire tutto il tempo e tutte le energie degli adepti, l'invito a fare volontariato resta al massimo un invito hobbistico, ossia se ti avanza tempo durante la Quaresima dall'essere UNO con la comunità neocatecumenale e da tutte le altre iniziative del cammino, puoi pure andare a fare il servo delle suore, nessuno te lo impedirà, diciamo così! Ma questo solo non basta di fronte a una simile virata!

Carmen si starà rivoltando nella tomba. Ma come, Kiko? Non rispondi a questo fratello immaginario che OSA PENSARE di andare ad accudire gli ammalati, che si permette di andare a PARLARE con le suore di Madre Teresa e DECIDE LUI di andare lì? Cose da pazzi! Non solo, ma questo fratello ardito osa concludere che egli SENTE PRESENTE IN LUI il Signore, che questa cosa gli fa del bene.
Complimenti Kiko, in questi ultimi tempi hai fatto passi da gigante! E dunque fratelli, approfittatene senza perdere altro tempo, che chi sa quanto dura questo giubileo kikiano. Non temete, potete! Kiko vi autorizza finalmente a seguire il VOSTRO DISCERNIMENTO SULLA VOSTRA VITA. Non vi servono più "i vostri catechisti che vanno a dirvi qual è la volontà di Dio per voi", nè riceverete più i loro aspri rimproveri se vi dedicate alle "Opere di Misericordia corporali e spirituali". Questa sì che è una grande notizia! E neanche vi accuseranno più che lo fate solo per sentirvi più bravi, migliori degli altri, che infondo siete solo dei vanagloriosi; nè vi accuseranno che tutto questo dimostra solo che avete fatto male il cammino e vi tocca ripetere il secondo scrutinio. Perché una cosa è certa "non vi siete provati seriamente coi beni" .
Infine - cosa più grave di tutte - non avete ancora capito che IL CARISMA DEL CAMMINO È UN ALTRO, per cui, "anche se vedi i poveri languire davanti alla tua porta e bambini morire in Africa nei fossi lungo la strada che percorri, tu non ti devi fermare a salvarli ogni volta, perché passeresti la vita a salvare bambini e ancora ce ne sarebbero altri, tu DEVI EVANGELIZZARE e non puoi perdere tempo… se no ti togliamo da itinerante".

Circondato dai fans
3) Infine una sola riga, un breve pensiero dietro il quale Kiko ci rivela molto di più. Questo:
Noi apparteniamo a una "Setta" che ha questo slogan: "Amatevi, amatevi gli uni gli altri. Amatevi come io vi ho amato". (Pag.12)
Qui mi rivolgo a Kiko direttamente:
Che c'è? Fai lo spiritoso? Non parli mai espressamente di questo problema grosso del cammino e tu la butti lì così, come una battuta? Alla fine del tuo compitino ben preparato e senza sbavature? Quasi a dire: "Accusatemi ora di essere eretico se avete il coraggio! Visto come la so esporre bene la lezioncina quando mi ci metto d'impegno?" Alla fine è sempre la tua boria che ti frega. Questa cacciata te la potevi anche risparmiare. Perché io subito ti rispondo, visto che mai ne parli: "Kiko, chi ti ha detto che siete una SETTA? Che c'entra LA SETTA?"
Da dove esce mai questa storia? Tu che parli normalmente solo di successi impressionanti, di approvazioni della Chiesa!

Ahi, ahi Kiko! Allora lo sai che sul tuo capo pesa la terribile accusa di eresia? E che il tuo "potente cammino", il Neocatecumenato è definito sempre da più parti una SETTA?
Perché non parli mai di queste cose?
Hai dunque letto il libro (o almeno ti hanno parlato del contenuto) scritto da padre Ariel?
Cosa ne pensi? No hai nulla da dire?
Certo è dura dopo 50 anni tornare al punto di partenza e anche peggio. Con padre Zoffoli potevi insinuare: "Egli non ci conosce, ha avuto notizie false su di noi, fake news!". Ma ora, dopo 50 anni, tutto consolidato, tutto approvato, come voi dite, cosa rispondi? NIENTE, fai solo finta di NIENTE.
Ma forse hai ragione a fare lo gnorri. Cosa mai puoi rispondere? Con quali argomenti puoi confutare?
Meglio sopire, chetare, narcotizzare, meglio ignorare.
Meglio tirare a campare che tirare le cuoia, giusto?
O finché la barca va lasciala andare
È preferibile finire questo strazio con una risata.

Vescovo Mons. Peter Baldacchino, proveniente dal
seminario neocatecumenale Redemptoris Mater di Newark
,
ordinato presbikiko nel 1996 per l'arcidiocesi di Newark.
Kiko dice: "…riceviamo la benedizione del Vescovo.
Guardate che questo Vescovo ha fatto tutto il Cammino,
è un innamorato del Cammino”
Insomma: nel Cammino è nato, cresciuto e …pasciuto.
A conclusione, il laconico invito finale, che comunque non manca mai, alla colletta.
Ma molto soft quest'anno, cosa inusuale anche questa.
…dovete fare una colletta in questa Quaresima, perché abbiamo un incontro con tutti i Vescovi dopo la Pasqua e offriamo loro il viaggio, almeno in parte; abbiamo una convivenza alla Domus con i Vescovi, e costa un mucchio di soldi che non abbiamo. Poi avremo la convivenza delle famiglie, e non tutti hanno i soldi per pagarla, perché hanno tanti figli. Siamo un Cammino povero. (Pag.16) [cfr. col punto 1, chi sono i poveri per Kiko e Carmen?]
Linguaggio subliminale.
Collegando questo appello finale al primo punto messo in evidenza di ripartire i propri beni coi poveri, guarda caso, per la prima volta Kiko definisce così il cammino: SIAMO UN CAMMINO POVERO.
E io concludo: e ti pareva!
Ordunque, tranquilli tutti, provvederanno i catechisti nelle singole comunita' a schiarire bene le idee ai cari fratelli su chi sono i poveri con i quali "devono ripartire i loro beni". Se, per avventura, sono ancora un pò frastornati e confusi, in seguito all'annuncio anomalo che hanno ascoltato; ancora con le vertigini per la troppa libertà tanto improvvisa e alla quale non sono abituati.

venerdì 21 febbraio 2020

ORA COME ALLORA: NEL 1994 ZOFFOLI L'AVEVA CAPITO. RICORDIAMOLO. CAPITOLO VII°

Kiko sfida Benedetto XVI (che nelle sue
celebrazioni non consentiva l'uso delle mani),
braccia conserte in atteggiamento di sfida.
Kiko sta "sfruttando" la Comunione
per proclamarsi insoddisfatto di Benedetto XVI.
Settima e ultima parte della lunga lettera di padre Enrico Zoffoli al direttore di Radio Maria, inviata il 22 febbraio 1994, festa della Cattedra di san Pietro.

La "diagnosi" di padre Zoffoli sul Cammino, dopo tutti questi anni, resta ancora validissima. Il Cammino non è cambiato da allora ad oggi (se non nella lunghezza dell'itinerario, divenuto ormai ultra-trentennale). La lucidità e la chiarezza delle sue argomentazioni rendono ancora più colpevole padre Livio, al quale non sono mai mancati i talenti necessari per capire lo scempio portato dalla setta neocatecumenale.

Continua la lettera di p. Zoffoli:


Non posso omettere un’altra ipotesi: quella che il Papa sappia assolutamente tutto, perché sia Kiko-Carmen che altri l’avrebbero informato senza alcuna reticenza. Egli perciò avrebbe lasciato correre, non avrebbe dato alcun peso al fatto di vere e proprie eresie, e ciò: primo perché fiducioso in una futura maturazione della loro coscienza...; secondo, perché preoccupato che un suo chiaro intervento avrebbe nociuto spiritualmente a molti che, in buona fede, avevano iniziato il cammino di conversione.

Ora, anche se l’ipotesi fosse fondata, queste ragioni non potrebbero giustificare il comportamento del Papa, non potendo essere mai valido un metodo pastorale che, incoraggiando, benedicendo e autorizzando gli eretici a propagare i loro errori, tradisce verità fondamentali come appunto quelle impugnate dalla dottrina del Cammino Ed è sempre nell’ipotesi suddetta che, pur col rispetto dovuto al Pontefice, farei le mie gravi riserve autorizzato dall’esempio di Paolo, che si permise di opporsi «a viso aperto», «alla presenza di tutti», a Pietro, — primo nella serie dei Papi — «perché evidentemente aveva torto » (Gal 2,11). Del resto, lo stesso Codice di Diritto Canonico scrive che i fedeli «secondo la scienza, la competenza e il prestigio di cui godono hanno il diritto ed anzi talvolta il dovere di manifestare ai sacri Pastori la loro opinione su ciò che riguarda il bene della Chiesa, e di farla conoscere agli altri fedeli di Cristo, salva restando l’integrità della fede, la morale e il rispetto verso i Pastori… » (c. 2 12/3. Cf. Conc. Vatic. Il, Lumen gentium, 37).

Ciò nondimeno, conoscendo la «strategia del segreto» propria di Kiko-Carmen, torno ad escludere come inconsistente l’ipotesi fatta, ed insistere che Giovanni Paolo II tuttora ignora che il Cammino Neocatecumenale si muove su di un fondo di gravi eresie: la sua sapienza e rettitudine gli avrebbero impedito di comportarsi come tutti sanno.

XIV - Riepilogo generale

Kiko-Carmen, negando il carattere sacrificale della Messa, logicamente — stando ai termini essenziali del dogma cattolico — si rifiutano di accettare il sacerdozio ministeriale conferito per l’Ordine sacro.

Ora, il sacerdozio ministeriale fonda la Gerarchia, ossia comporta il triplice potere di santificare, insegnare e governare la Chiesa.

Dunque, negato il sacerdozio, crolla la Gerarchia; crollata la Gerarchia, rovina la Chiesa quale società visibile giuridicamente costituita...; infine, rovinata la Chiesa, non si dà più alcun potere sulla terra che — specie quanto al Magistero s’imponga insegnando infallibilmente la verità.

Segue che la Chiesa Cattolica non è superiore a nessun’altra chiesa cristiana, a nessun’altra religione monoteistica: tutte sarebbero egualmente vere, ossia nessuna sarebbe realmente fondata, riducendosi ad un fatto di coscienza, esclusivamente privato, insindacabile.

Non altra la tesi del mondialismo massonico, ossia di un umanesimo ateo, essenzialmente anticristiano e anticlericale.
Resta da dedurre che Kiko-Carmen — pur non sapendolo e non volendolo — sono buoni alleati della Massoneria, che dovrebbe essere loro molto grata e SOSTENERE PERCIÒ ANCHE FINANZIARIAMENTE IL CAMMINO.
Il Demonio — secondo essi principale responsabile di ogni peccato — sembra che, alle loro spalle, sia l’occulto e scaltro regista di uno dei più turpi drammi che ricorderà la storia della Chiesa.
Paolo VI, un anno prima della morte, come «da spirito profetico dotato», sembra che l’abbia intuito e confidato a Jean Guitton, aprendosi ad una visione del futuro della Chiesa, lacerata da errori che avrebbero prevalso, senza però offuscare la luce del suo Magistero. Evidentemente doveva ignorare i contenuti dottrinali del Cammino Neocatecumenale quando, con paterna benevolenza, credette di doverlo elogiare… Ma la sua previsione di «un pensiero di tipo non-cattolico» è esatta: l’esame delle catechesi di Kiko-Carmen ne è stata la verifica più sorprendente. Si mediti quanto segue: è la trascrizione di una confidenza del Papa allo scrittore francese.

«C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel vangelo di san Luca: «Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?». Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Questo, secondo me, è strano. Rileggo talvolta il vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo. Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non-cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia».
Tace e poi dice: «Ciò che manca in questo momento al cattolicesimo è la coerenza», e ripete più volte questa parola: «coerenza». Sembra dire:. «Spetta al papa raddrizzare, riunire, rendere coerente ciò che è incoerente». Tace (JEAN GUITTON, Paolo VI segreto, Ed. Paoline, 1985, p. 152 s.). È una lezione per tutti.
La lunga e dettagliata
testimonianza di Augusto Faustini
laggibile online.

COMMIATO

Carissimo P. Livio,
sappia che non odio nessuno, non posso pensar male neppure di Kiko-Carmen e assai meno di Lei, che rispetto come sacerdote ed apostolo.

Le ho scritto per informarLa meglio di tutto; e me la son presa contro gl’ideatori del Cammino solo per segnalare al gran pubblico che ascolta Radio-Maria gli errori delle loro catechesi.

Ad essi basterebbe condannarli con una esplicita e dettagliata professione di fede.
Non pretendo altro.

Ai medesimi potentissimi presso il Papa mi permetto di chiedere soltanto la carità di ottenermi una sua udienza privata, oppure l’autorizzazione per un «processo» che esamini la posizione da me finora sostenuta.

Tutto per la causa della verità, la soluzione di ogni controversia, la pace d’innumerevoli anime.

La ringrazio e saluto cordialmente.
P. Enrico Zoffoli



Che dire?
Anche Paolo VI, dopo il Concilio Vaticano II se ne era accorto.
Temeva per il popolo di Dio.
Quello che ci conforta, quando parla evangelicamente di "piccolo resto" è che, Grazia a Dio, noi siamo avulsi dai "grandi" numeroni: "20000" comunità! Diventeranno "200.000" !! Oltre "130" seminari!! Centinaia di famiglie in missione!!!
Kiko predica che il "piccolo resto" dovrebbero essere gli Eletti che rimangono nel Cammino…
Mi pare un film di fantascienza…

mercoledì 19 febbraio 2020

Foggia: si sfiora la rissa in Chiesa, zuffa tra parrocchiani e neocatecumenali (che vogliono la corona misterica)

Da qualche anno è in corso il tentativo di neocatecumenalizzazione forzata di una parrocchia di Foggia, con la connivenza del parroco.


Chiesa di S.Antonio da Padova, Foggia:
Notare le croste dorate di Kiko:
la neocatecumenalizzazione forzata
è tuttora in corso
Il parroco, «con il sostegno della comunità neocatecumenale della parrocchia», continua a insistere (ma perché?) a voler imporre la "corona misterica" di Kiko Argüello, che interessa solo ai kikos, e che la maggior parte dei parrocchiani non vuole. Questi ultimi hanno inutilmente tentato di esporre le loro ragioni, oltre che raccogliere firme e lanciare appelli.

Sessantamila euro (montaggio escluso) il costo della mostruosità kikiana che i neocatecumenali stanno cercando a tutti i costi di imporre. Perché? Avrebbero aggredito i "cristiani della domenica" (cioè i non neocatecumenali) anche se l'opera fosse stata di un autore estraneo al Cammino? E quelle spese sono a carico dei soli diretti interessati, oppure a carico dei fedeli cattolici?

Citiamo qui sotto due articoli relativi agli eventi di lunedì 16 febbraio 2020. Il testo completo degli articoli è su FoggiaToday, nei link riportati.


Si sfiora la rissa in Chiesa, zuffa tra parrocchiani e neocatecumenali (che vogliono la corona misterica): "Giù le mani dal crocifisso"
La croce non si tocca, nervi tesi nella chiesa di Sant'Antonio da Padova a Foggia. Sfiorata la rissa. La Corona Misterica "opera non gradita. Il parroco propone un referendum, bocciato dal Comitato Giù le mani dal Crocifisso.
(M. Mariani, su FoggiaToday, 18-2-2020)

Nella chiesa di Sant’Antonio da Padova di via Smaldone a Foggia stavano arrivando alle mani. Lunedì sera si è sfiorata la rissa. […]

Non c’è feeling tra la comunità parrocchiale e il movimento neocatecumenale, gruppo che segue un diverso percorso spirituale, seppure inquadrato nel cattolicesimo e nella formazione cristiana. I nervi sono tesi, gli animi esacerbati. Dopo due anni, si ripropone la Corona Misterica della discordia, progetto iconografico di dieci metri per dodici, che spodesta il crocifisso.

Un centinaio di fedeli hanno partecipato all’assemblea pubblica convocata dal parroco, Padre Roberto Nesta, che percepiti i malumori ha provato a cercare un compromesso. Ha proposto un referendum, bocciato sonoramente dal Comitato Giù le mani dal Crocifisso.

Secondo quanto riferito ai parrocchiani, il costo dell’opera si aggirerebbe intorno ai 60mila euro, con l'aggravio delle spese di montaggio. “Il Mistero non si riduce alla morte”, ha replicato il frate francescano, nel tentativo di convincere i parrocchiani dell'opportunità di adottare altri simboli e inserire la grande pala d'altare. Quando l’assemblea è agli sgoccioli, volano parole grosse, le luci si spengono ma il parapiglia continua fuori. Fra' Roberto si ritira nelle sue stanze, poi esce per riprendere i fedeli. Cose dell'altro mondo.

Domenica, dopo la messa, era partito il volantinaggio del Comitato spontaneo "Giù le mani dal crocifisso", ripristinato in tutta fretta non appena circolata la voce degli imminenti lavori. Nella nota informativa distribuita si leggeva: "A qualche tempo di distanza dal tentativo finito male di imporre un'opera non gradita, non condivisa dal consiglio preposto e per di più molto costosa, il parroco, con la benedizione di non si sa bene chi, torna a parlare di rimuovere/spostare il crocifisso dalla sua sede a favore di un'opera pio sogno di pochi eletti". Il volantino scoraggiava le offerte dei fedeli durante la celebrazione. "L'opera stride fortemente con l'architettura minimalista della chiesa edificata ispirandosi alla Cappella di Notre-Dame du Haut di Le Corbusier".

Il crocifisso dovrebbe essere rimosso dal centro dell'abside per lasciare spazio alla Corona Misterica con le icone di Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale. È complicato immaginare una diversa collocazione della croce, considerato il suo peso. […]

La Commissione di Arte Sacra e di Beni Culturali […] nel dicembre 2018 ha formulato una serie di osservazioni: "Bisogna domandarsi se il grande dipinto (10 mt×12 mt) non distolga l’attenzione dal naturale centro della celebrazione che è l’altare. Inoltre va considerato che lo sfondo dorato dell’icona, diventerebbe il colore predominante dell’abside. Il rischio maggiore potrebbe essere quello di far cadere in secondo piano l’altare".

[…] L'autorevole parere - negativo - della Commissione Diocesana, non vincolante considerato che ci sarebbe il benestare del Vescovo, conforta la tesi dei parrocchiani, convinti che lentamente la chiesa sia stata smantellata per lasciare spazio ai simboli neocatecumenali. Tant'è che il Comitato Giù le mani dal Crocifisso è nato per la salvaguardia di tutte le opere architettoniche e artistiche della Chiesa. La comunità parrocchiale è convinta che il progetto finale preveda la trasformazione della chiesa in una tenda neocatecumenale.

Le parole del parroco, che ha ripetuto "Non c'è democrazia nella Chiesa", hanno contribuito ulteriormente a contrariare i fedeli, che si sono svegliati amareggiati con questa frase in testa. La Chiesa non è sicuramente democrazia, è ben più che democrazia è la loro risposta. "Non confondiamo l'obbedienza, soprattutto quella francescana, col sottostare acriticamente a qualsivoglia autorità della Chiesa". I fedeli sono arrivati anche a invocare le dimissioni del parroco, il suo sogno non è il loro: "Deve domandarsi se non stia diventando forse lui stesso una presenza scomoda".

Nostre considerazioni a margine.

Gli strani proclami del parroco sono solo un tentativo estremo di dar ragione ai neocatecumenali.

L'espressione “il Mistero non si riduce alla morte” sottintende che tutti i crocifissi del mondo sarebbero inutili e riduttivi, mentre la Kikorona Isterica conterrebbe anche la Resurrezione e perciò sarebbe un'opera completa, che i parrocchiani sarebbero incapaci apprezzare (poiché non fanno ancora il Cammino).

L'espressione “Non c'è democrazia nella Chiesa” sottintende che le decisioni dei capicosca del Cammino sono prese infischiandosene delle conseguenze e dei danni. I neocatecumenali, campioni di disubbidienza all'autorità della Chiesa, ipocritamente affermano il principio dell'ubbidienza per mettere a tacere chi nota le loro porcherie.

È poi strano che il vescovo sia favorevole all'opera… favorevole al cento per cento? sicuri? oppure i kikos gli hanno strappato solo una generica espressione "vedremo" e l'hanno rivenduta come suprema inattaccabile approvazione?

Nello stesso giorno, la Redazione di FoggiaToday dà notizia di una seconda tregua. Sarà mica come la prima "tregua" 2018-2020 intesa solo a distrarre i "cristiani della domenica" che non erano favorevoli allo scempio del Cammino?


Lite sul crocifisso, il comitato si dissocia. Il parroco blocca la 'Corona Misterica' e concede una tregua: "Preghiamo"
Il comitato 'Giù le mani dal crocifisso' di dissocia dall'episodio di ieri ma la battaglia contro lo spostamento del crocifisso al posto della 'Corona Misterica' proseguirà. Fra Roberto Nesta blocca la realizzazione dell'opera

Mentre il comitato spontaneo 'Giù le mani dal crocifisso' prende le distanze dall’episodio increscioso avvenuto ieri sera in via Filippo Smaldone al termine dell’assemblea voluta dal parroco della Chiesa di Sant'Antonio Da Padova Roberto Nesta (qui l'articolo) - sostengono che un partecipante esterno al comitato si sia avventato su un terziario francescano chiamato alla parola dal parroco sul presbiterio e contro un padre di famiglia presente in chiesa con bambini e moglie, "attaccato gratuitamente in quanto non aveva proferito alcuna parola sulla questione" - Fra Roberto Nesta blocca la realizzazione della 'corona misterica', contro la quale il comitato continuerà a manifestare il proprio dissenso "portando le proprie motivazioni e/o argomentazioni nella maniera sempre civile che l’ha contraddistinto nella speranza che terzi non esasperino gli animi volutamente per attribuirne responsabilità allo scrivente che si tutelerà in tal caso per le vie legali" sottolineano.

Sulla querelle mai doma tra parrocchiani ed ecocumenali riesplosa ieri sera a distanza di due anni e che ha rischiato di trasformare la Chiesa in un ring - ci sarebbe stata solo una zuffa senza gravi conseguenze - Fra Roberto Nesta, sconcertato per l'accaduto, è intervenuto bloccando la realizzazione della 'corona misterica'. "Queste avversità non possono lasciarmi indifferente né tantomeno distaccato dalle suddette rimostranze pervenute attraverso vari canali. Ciò, quindi, mi obbliga, almeno per il momento, a bloccare la realizzazione dell’opera e di mettermi in ascolto delle istanze non solo del comitato che ringrazio, per il contributo offerto, ma di tutti i fedeli della parrocchia".

Il parroco ricorda che nel corso del Consiglio pastorale parrocchiale di venerdì 14 al quale ha partecipato anche il Ministro provinciale fra Alessandro Mastromatteo, è stato annunciato l’iter burocratico per la realizzazione della “Corona misterica” con la "sola conseguenza dello spostamento del crocifisso e non con la sua rimozione, come erroneamente continua a dirsi. Tutte le autorizzazioni delle autorità interessate e competenti in materia sono state regolarmente acquisite sono in possesso dell’Arcivescovo di Foggia, oltre che del sottoscritto. Nonostante ciò alcune persone hanno manifestato la loro contrarietà insieme al comitato spontaneo appositamente costituito sotto il nome 'Giù le mani dal crocifisso'.

Fra Roberto Nesta si smarca dal contendere: "Lungi da me agire contro qualcuno, né tantomeno compromettere la comunione tanto invocata in queste ore. Non è neppure intenzione del sottoscritto neocatecumenalizzare la parrocchia, come pure è stato ripetuto più volte. Quest’opera artistica, in definitiva, ha un duplice scopo: l’evangelizzazione e aiutare il popolo santo di Dio a partecipare attivamente, pienamente e consapevolmente alla celebrazione dei Santi misteri". […]
"Icone simili sono state realizzate nella Cattedrale di Madrid e ciò non ha avuto come conseguenza una neocatecumenalizzazione della Cattedrale!"

Abbiamo serie perplessità sulle reali intenzioni del parroco. Essendosi reso conto già due anni fa che tale costosissima installazione crea divisioni nella parrocchia, perché diavolo ha riproposto l'opera? Avrebbe potuto al massimo proporre un'opera diversa, non neocatecumenale, se proprio voleva abbellire la parrocchia spostando il crocifisso.

Dunque, non si difenda col solito "latinorum" donabbondiesco e con le "tregue" intese solo a narcotizzare chi non accetta che la parrocchia "di tutti" venga neocatecumenalizzata con la forza, con gli inganni, e con chissà quali altri mezzucci.

Siamo piuttosto certi che la faccenda non è finita qui. Nella loro profonda idolatria, i neocatecumenali possono fare buon viso a cattivo gioco ma non rinunceranno mai a "kikizzare" i luoghi che infestano.