giovedì 19 novembre 2020

"Taci e cammina!". Il signor Kiko Arguello da Leon tiene i suoi "zitti e mosca".


Tratto dalla Testimonianza di una monaca iconografica

Mi dispiace quando si fa dell’iconografia uno “status symbol” di realizzazione spirituale: è stravolgerne il significato! E cercare la guarigione interiore nell’arte piuttosto che nell’umile servizio di ogni giorno è rimanere degli eterni malati di egocentrismo. Scusate le premesse che vi sembreranno terra terra, però le icone sono fatte di terra. E nella terra si irradia la luce del Volto. È un lavoro bellissimo, l’iconografia. Ma la vera, bellissima esperienza originante è crescere nella comunione con il Signore attraverso il vissuto quotidiano. Non voglio insomma fare della mia attività in monastero qualcosa di più spirituale rispetto ai compiti delle mie sorelle, o di quanti cercano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze nelle loro occupazioni quotidiane. Però è pur vero che è un lavoro speciale. Ma non ditelo, per favore! Tu scrivi l’icona e l’Icona scrive te.

Tutta la nostra vita monastica è preghiera e ascesi, soprattutto attraverso la continua rinuncia a se stessi. Perciò non abbiamo voluto differenziarci dalla nostra comunità con digiuni particolari legati al nostro servizio di iconografe. Tutte le monache iniziano il lavoro con una preghiera; noi lo facciamo con l’antica preghiera dell’iconografo, in cui si esprime bene la consapevolezza di essere solo strumenti nelle mani del Divino Artefice, e a Lui si chiede la purificazione di tutto l’essere per poter diventare strumenti adeguati.
E si parte, sapendo di non sapere, di non saper fare.

Un consiglio spassionato al signor Arguello da Leon dopo questa radiosa testimonianza che lo mette a nudo:   Kiko! Vatti a nascondere!

 
Canta e cammina. Che significa camminare? Andare avanti nel bene, progredire nella santità. Vi sono infatti, secondo l’Apostolo, alcuni che progrediscono si, ma nel male. Se progredisci è segno che cammini, ma devi camminare nel bene, devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità. Canta e cammina”.
 

A quelli che, alla sequela di Kiko, "progrediscono, sì ma nel male", allontanandosi dalla "retta fede" e non perseguendo la "santità", l'Iniziatore consegna una parola non scritta, che promana dall’Icona della cd. Madonna del silenzio di Kiko:  
In conclusione, possiamo affermare con certezza che nel cammino "tra tutti il più devastante e orrido degli affronti è l' insulto rivolto alla Vergine, degradata con immagini deformi e ripugnanti.
Come nel caso della "madonna del silenzio" kikiana che possiede i contorni marcati di nero che con fare malizioso sprona ad un tormentoso silenzio, quello sinistro volto alla tutela della menzogna."
(Rebel)

Nella composizione delle icone vige un rigore e un rispetto assoluto delle regole che ovviamente Kiko non rispetta. Kiko avrebbe dovuto definire i suoi quadri, piuttosto che "icone", dei semplici dipinti di carattere sacro. Ha trasposto in essi il suo personale gusto estetico con i suoi simbolismi devianti e la sua estrosa predicazione eterodossa.

Ma sarebbe stato chiedergli troppo! Poichè Kiko adora la mistificazione! E come si vanta di essere unico profeta e discendente degli apostoli così si spaccia per il vero erede degli iconografi orientali. Più volte ha ripetuto che non esiste arte sacra nella contemporaneità senza di lui. Ma le Icone rispettano un linguaggio che Kiko non può stravolgere a suo piacimento, parandosi dietro l'essere ispirato. Il simbolismo universalmente codificato ne è l’unica chiave di lettura. Chi vuole improvvisarsi iconografo si sottopone ad un severo giudizio e Kiko ne resta annientato, poichè vengono smascherate le sue vere intenzioni.
 
Kiko impregna tutto di sé e su tutto imprime il suo sigillo, mentre l’iconografo è uno strumento nelle mani di Dio e le icone non hanno autore, le icone non si firmano. Su quelle di Kiko, invece, capeggia superbamente il suo nome, serpeggiano i suoi subdoli messaggi. Kiko non fa nulla gratis.
Egli non è mai stato uno strumento nelle mani di Dio, Kiko ha sempre usato tutto a suo vantaggio: "le cose del cielo come quelle della terra", potremmo dire. L’arte, la musica, la predicazione, la Chiesa, Carmen, padre Mario, gli itineranti, i fratelli e tutte le comunità.


Kiko Arguello definisce pomposamente i suoi dipinti “Icone”. Così sono diligentemente catalogati presso i Centri Liturgici che vendono arredi neocatecumenali. La critica simpatizzante scrive che si sia ispirato al “canone bizantino dell’iconografia, ad Andrej Rublev in particolare, riletto secondo il gusto della modernità e la lezione di Picasso, Braque, Matisse”. Sincretismo stilistico e mutazione delle tradizioni iconografiche, in sostanza.
E’ opportuno ribadire e precisare meglio che, nel Cammino, le icone di Kiko sono considerate catechesi e, pertanto, vengono spiegate.
“Le icone vengono consegnate e c’è una catechesi. Man mano che si sale (o si scende, dipende dai punti di vista) ti puoi permettere di avere in successione le icone dipinte da Kiko per l’evangelizzazione… ma se non te le spiegano resti ignorante sul loro vero contenuto. E’ così per tutto: i salmi vengono consegnati… le icone vengono consegnate… i canti nuovi vengono consegnati”.

Garbatamente Lino definisce le icone di Kiko indecifrabili per le loro deformità e incongruenze, ma non si esime dal chiedersi quale sia il significato dei quadri nell’intentio auctoris. Non è concesso saperlo, stante il segreto che governa il Cammino. E’ possibile, però, giacché le icone di Kiko sono catechesi, ricercare una spiegazione nelle altre opere del medesimo autore.
C’è un canto nel Cammino, tratto dall’Ode XIII di Salomone (raccolta di inni apocrifi con marcati influssi gnostici), che viene consegnato al Primo Scrutinio che recita:
Ecco: lo specchio nostro è il Signore

Aprite gli occhi e guardatevi in lui

ed imparate com’è il vostro viso…

… e togliete la sporcizia dalle vostre facce…
 

Nell’icona che Lino analizza è il Bambino Gesù “lo specchio nostro” che riflette il neocatecumenale il quale impara a riconoscere il suo viso lordo di sporcizia/peccato. Si è ritornati al proemio del fango. La luce secondo Kiko come nel cieco nato, è quella che fa vedere il peccato.

D’altra parte “Ecco lo specchio nostro” può chiarire il motivo per il quale il pittore spagnolo dipinge con i propri lineamenti il volto di Cristo.

Si dice dell’Iconologia cristiana che per essa “In quanto ‘Bibbia dei poveri’ il messaggio artistico deve essere chiaro per tutti”.
Questo malauguratamente non vale per lo gnosticismo, religione di élite nella quale la conoscenza è consegnata a pochi. (Lino Lista)
Kiko dovrebbe solo impallidire dalla vergogna; ma Kiko Arguello non conosce vergogna!

infatti il nastro aureo che tradizionalmente orla
tutto il manto della Madre di Dio
nella nostra icona è stato reso con oro bianco, 
  nell’intento di assimilarlo a una strada.




Liberamente tratto dalla Storia del Santuario Madonna del Silenzio di Avezzano (AQ)

Che cos'è un'icona

Un’icona non è semplicemente un dipinto a soggetto religioso, a differenza dell’arte occidentale a partire dal 1300. È invece piuttosto l’invocazione della Presenza di ciò che viene raffigurato, e nel contempo è la risposta da parte del Signore: “Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: Eccomi!” (Is 58,9). È -letteralmente- rappresentazione. Una preghiera che passa attraverso la materialità dei colori, delle forme, delle linee.
L’icona favorisce realmente l’incontro con il Signore, con la Madre di Dio, con i Santi per coloro che la accostano con fede. È cioè un sacramentale. Il secondo Concilio di Nicea (787), l’ultimo della Chiesa indivisa, ne ha riconosciuto la legittimità e l’efficacia -dopo un secolo di discussioni, approfondimenti e lotte fomentate dai potenti- affermando che “il credente che venera l’icona venera la realtà di chi in essa è stato riprodotto”.
Qui dobbiamo limitarci a brevi spunti circa la teologia dell’icona. Chi volesse approfondire può accostare, tra molti altri, un testo di T. Spidlik e M. I. Rupnik, “La fede secondo le icone” (ed. Lipa). Aggiungiamo solo qualche annotazione utile a comprendere meglio l’icona di cui parliamo.

Perchè l'icona è un sacramentale

Che cosa conferisce all’icona questo carattere sacramentale? È la compresenza di alcuni elementi che entrano nella sua composizione. In primo luogo sta ciò che in ordine di tempo viene per ultimo, e cioè la benedizione della Chiesa: a compimento del lavoro, con una preghiera apposita il sacerdote invoca sulle tavole scritte -si dice: “scrivere le icone”- la presenza santificante della Trinità “affinché quanti le guardano con devozione, venerandoti umilmente davanti ad esse, ottengano la misericordia, la grazia e la liberazione da tutti i mali e siano resi degni del regno celeste”.
In secondo luogo l’iscrizione del nome di ciò che è rappresentato, perché come si è detto sopra l’icona è come un’invocazione visiva di quella Presenza. Nell’Antico Testamento il nome non è solo un segno distintivo o un titolo, ma è relazione viva con la realtà che indica. Con l’iscrizione quindi l’icona è legata alla realtà del soggetto che rappresenta. Cioè, semplicemente: ce lo presenta come ci si presenta un amico, perché possa entrare anche nella nostra vita e nella nostra amicizia. Nel nostro caso, la scritta in caratteri greci è l’abbreviazione di Mhthp Èeoy (pronuncia: méter theù), Madre di Dio.
Terzo elemento che entra a costituire la sacramentalità dell’icona è il procedimento secondo cui è “scritta”. Questo non dipende dall’estro pittorico dell’iconografo, ma dev’essere conforme ai canoni dati dalla Chiesa, ispirati alla sua teologia liturgica e all’insegnamento dei Padri; indissolubilmente legata al procedimento tecnico è la preghiera, che accompagna fin dal progetto dell’opera il lavoro dell’iconografo. Il quarto elemento è allora lo stile di vita, il cammino di purificazione e conversione incessante dell’iconografo. Perché la preghiera non consiste in parole, meditazioni, pensieri devoti: la preghiera è autentica se è autentica una vita nella ricerca incessante del volto del Signore. Un sinodo russo del XVI sec., il cosiddetto “Concilio dei cento capitoli”, si è curato di riformare vari aspetti della Chiesa ortodossa russa dell’epoca e ha dedicato tra l’altro la sua attenzione alla preparazione spirituale degli iconografi, stabilendo che dovessero andare distrutte le icone –anche se di qualità- scritte da persone la cui condotta non fosse conforme al Vangelo.

Com'è nata l'icona della Madre di Dio, Vergine del Silenzio

Non c’è alcun modello antico di una Madre di Dio Vergine del Silenzio in ambito bizantino.



Unico altro soggetto iconografico con quel gesto è San Giovanni evangelista, che la tradizione bizantina chiama Giovanni il Teologo per aver scrutato nel suo vangelo le insondabili profondità del Verbo di Dio incarnato. Perché nell’iconografia San Giovanni invita al silenzio? Per entrare nel Mistero, nell’ascolto del Verbo della Vita.



E perché Sant’Anna invita al silenzio? Per entrare nel Mistero, nella contemplazione della sua maternità di grazia che prepara la maternità divina di Maria, sua figlia.

Sacra Icona Russa

E dunque, chi più di Maria ha diritto di assumere quel sobrio gesto? La Madre di Dio invita al silenzio, perché porta in sé il Mistero, la Parola eterna che si fa uomo tra noi per salvarci.


26 commenti:

  1. È molto interessante questo articolo. Osservo che Kiko non dipinge 'icone'. Per esempio la celeberrima Madonna del Cammino è un'immagine tagliata tipo foto tessera dell'icona originale che Kiko riprende: per questo motivo gli sguardi dei due soggetti appaiono come persi nel vuoto, verso un punto indefinito del quadro che corrisponde forse alla scritta del 'messaggio' ricevuto da Kiko nella supposta apparizione. Poi naturalmente c'è la firma dell'autore e la data, indicazioni che mai compaiono sulle icone.
    Le sue produzioni più recenti, definite neobizantine, non possono essere definite icone per la dimensione ed anche per il fatto che sono delle mere riproduzioni, dei poster digitali, utilizzate con la funzione di manifesti pubblicitari, per la diffusione e la reclamizzazione del prodotto 'Cammino'.
    Lo sforzo di essere originali e riconoscibili è poi il motivo dell'introduzione di elementi del tutto strani ed atipici rispetto alla tradizione iconografica: vedasi l'occhio onniveggente sullo sfondo della Trasfigurazione o l'ascia penzolante su una pianta di mandragola e il braccio disseccato del Battista nel battesimo di Gesù.
    Se le rappresentazioni religiose medievali erano il vangelo dei poveri e degli illetterati, la produzione pittorica neocatecumenale è il Vangelo neocatecumenale e quindi necessariamente deve dimostrare di essere diversa e originale. Alcuni elementi poi rimandano a posizioni dottrinali non cattoliche, come nell'enorme riproduzione del Giudizio Universale in cui, rispetto all'icona originale, non vengono riportate le figure dei credenti in attesa di giudizio, dal momento che nella predicazione neocatecumenale chi ha fatto 'bene' il Cammino viene subito assunto in cielo, mentre sui santi già riconosciuti dalla Chiesa, come San Giovanni Paolo II, si getta addirittura il dubbio (vedasi le ultime, reiterate, dichiarazioni di Kiko in proposito).

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  2. Non ringrazieremo mai abbastanza Lino Lista per la sua preziosa opera che getta luce sull'oscura creatura neocatecumenale intrisa di arcani.
    In questo post un altro esempio.
    Ecco perchè per gli Anonimi Pasqualoni egli è stato sempre il bersaglio preferito.

    Si ribadisce qui quanto dimostrato nel precedente post: tutto nel Cammino è catechesi in vista di una studiata strumentalizzazione. E tutto conduce a Kiko.

    Tutto è catechesi. Tutto è evangelizzazione.
    E conoscendo la distorta predicazione del Cammino, ecco che tutto quello che toccano sporcano, a loro immagine e somiglianza.

    Nulla più delle "icone" rende bene l'idea. Basta guardarle per restarne turbati, per percepire il soffuso disturbo psicologico dell'autore. Non trasmettono bellezza, non trasmettono grazia. Solo ostentazione. E i tratti stessi delle figure sacre, anche di Gesù e della Santa Madre di Dio, hanno aspetti inquietanti.

    Non è solo un'opera falsa, no.
    Hanno un fine preciso che perseguono. Questo è ancor peggio.

    Lino, con grande onestà e con quella umiltà che lo ha contraddistinto sempre, si è sobbarcato un compito gravoso, quello di studiare Kiko con Kiko.
    Anche se Kiko si condanna agevolmente a prescindere.

    Lino si è preso la briga di indagare l'intentio auctoris alla luce della stessa variegata produzione in tutti i campi del tuttologo iniziatore.
    Anche se Kiko potrebbe essere tranquillamente giudicato a prescindere, visto che egli si pone, per sua stessa ammissione, nella Chiesa e sulla scia del rinnovamento del Concilio. Il rinnovamento della Chiesa, sia ben charo, non può prescindere dalla solida dottrina, dalla teologia consolidata, da tutto il "Depusitum fidei" che ne costituiscono la ossatura.
    La Chiesa non ha bisogno delle invenzioni bislacche e stravaganti di due esaltati spagnoli. La Chiesa si muove in un perimetro invalicabile per gli stessi Pastori.

    Lino esplicita quello che a noi tutti è chiaro: che Kiko viceversa in tutto persegue se stesso mette al centro se stesso e lo fa in tutte le sue opere.
    Già questo è la negazione totale del cristianesimo.

    In particolare nel campo delle icone. A questo mondo Kiko non avrebbe dovuto neanche accostarsi.

    L'iconografo ha al primo posto il cammino di perfezione. Nulla di più lontano dal cammino.
    Essenziale e irrinunciabile è uno stile di vita ineccepibile, il perseguire un cammino di purificazione e conversione incessante.
    Come può mai attenersi Kiko? Per loro tutto questo non è solo un becero moralismo? Nemico della catechesi/percorso del fango del cieco nato?

    E' tanto fondamentale la preparazione spirituale degli iconografi che è stabilito vadano DISTRUTTE le icone –anche se di qualità- scritte da persone la cui condotta non sia conforme al Vangelo.
    Un vaglio severo!!
    Ma come si fa? Se chi fa bene il cammino è colui che ha scoperto l'ineluttabilità del peccato e chiama superbia la pretesa di non peccare più e presunzione somma aspirare alla virtù e alla santità? Mentre si impegna a perseguirla anche con sforzo e sacrifici e penitanza e mortificazioni. Tutti questi termini, è risaputo, sono sommamente invisi nel cammino.

    Pax

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Il Vantaggio delle icone commentate da Pax è quello di una moviola in cui il moviolista fa notare i particolari che altrimenti potrebbero sfuggire.
    Per le icone, infatti, al contrario delle parole dette nel segreto delle salette e da quelle riportate nei mamotreti segreti, non si possono applicare scuse. Non sono come le parole dette a “braccio”: sono come dei documenti meditati e pubblici, perché non si possono nascondere.

    Siccome le pseudo icone di Kiko scimmiottano le Icone originali, è dalle similitudini che si riesce a notare la differenza.

    Come le icone vere erano atte a evangelizzare gli illetterati, così le pseudo icone di Kiko servono a illuminare gli illetterati, che non sono poerò da intendersi come incapaci di leggere e scrivere, possono infatti essere anche laureati in Teologia, ma come gli illetterati del Cammino.
    Per dirla con Lino: i ciechi. Quelli col fango sugli occhi e che non vedono la "luce" del Cammino e che hanno bisogno di illuminazione.
    Quelli che non capiscono i segni misterici tipici della gnosi proposta da Kiko e Carmen.

    Per loro il Cammino non è una pastorale a favore della Chiesa, ma è il Vangelo stesso.
    Se fosse una forma di pastorale o, meglio, un metodo ecclesiale, sarebbe un po' comabiato in 50 anni, adattandosi ai nuovi linguaggi e alle nuove sensibilità. Ma non è così.

    Per i camminanti la vera iniziazione non è il Battesimo, ma il Cammino stesso.
    Ma mentre il Battesimo della Chiesa Cattolica sì dà una volta per tutte, e poi si cammina spiritualmente per tutta la vita, cioè ci si converte continuamente (così si spera), l'iniziazione del Cammino dura sempre. Di fatto per Kiko iniziazione e conversione sono la stessa cosa.

    Forse per questo mette in dubbio anche la santità di San Giovanni Paolo II: mica lui era un iniziato, un battezzato secondo il rito infinito del Cammino!
    I veri santi, per Kiko, sembrano essere i veri battezzati (secondo lui).

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  5. Se dietro il Cammino c'è soprattutto il pensiero perverso e pervertitore di Carmen Hernandez, il Cammino ha preso poi il volto di Kiko. Kiko ha invaso tutto.
    E' l'unico profeta, l'unico maestro, l'unico pittore, l'unico musicista... è il tutto del Cammino.
    Egli è il capo e il Cammino sembra considerarlo come il suo corpo.

    Ma se il Capo della Chiesa, Cristo, ha costituito degli Apostoli ai quali ha affidato la Chiesa, e non è stato geloso dei suoi discepooli, tanto da dirgli che avrebbero fatto cose più grandi di quelle che ha fatto lui e che il Padre li amava come amava lui, e chi li ascoltava era come se ascoltasse lui... Kiko invece sembra geloso delle sue "membra", cioè dei suoi adoratori.

    Guai se uno si azzarda a dipingere al posto suo. Lui infatti, non è solo si considera un innovatore dell'arte, colui che dà il via alla "nuova estetica", ma si considera l'unico artista della "nuova estetica". Lui è la "nuova estetica" e nessun altro pittore può rappresentarla.
    In futuro ci saranno solo le sue opere, le sue canzoni, le sue catechesi.

    Gli manca di costruirsi una piramide più alta di quella di Cheope.

    Stento a rendermi conto come un megalomane oltre il limite della follia, sia riuscito a raccontarsi in modo talmente lucido e senza tentennementi che ha ingannato perfino certi Pastori che, in altre occasioni, sarebbero stati talmente prudenti da rasentare un attacco di panico.

    Non esistendo ancora un megalomenometro, mi piacerebbe che Kiko fosse esaminato attraverso la "macchina della verità", ammesso che abbia un minimo di attendibilità.
    Come proposta gliela farei.

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    1. Quando parlo di Vescovi iper prudenti, ma imprudenti riguardo al Cammino, mi riferisco a eventuali Vescovi che magari sono terrorizzati che si esageri col culto mariano e poi, magari, non fanno caso che le eresie antrano dalla porta principale

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    2. Grazie Pietro per questa tua analisi. Di sicuro va ripresa e messa in evidenza per tutti.

      Considero doveroso continuare ad andare a fondo al fenomeno neocatecumenato nella Chiesa perchè più scavi e più trovi e più prendi consapevolezza che in questo percorso iniziatico non c'è proprio nulla che possa essere salvato.
      E' marcio il seme che lo ha generato. Tutto umano o forse solo diabolico.
      Mi rendo conto che è un giudizio duro.

      Ma se si alza il velo di quello che chiamano "arcano", tutti i loro segreti custoditi anche con le menzogne, appare un quadro (è proprio il caso di dire) inquietante assolutamente.
      Opera meritoria questa di far luce, alla quale lo stesso Lino Lista - che pure col cammino personalmente non ebbe nulla a che fare, come padre Zoffoli d'altronde - ritenne di doversi dedicare.
      Ogni volta che attingiamo alla sua opera troviamo un aiuto alle nostre analisi, conferme sempre più evidenti.
      E' importante continuare, perchè qui non è solo questione di mettere alla luce un insegnamento falso. Tanta gente viene contaminata, intere famiglie prese strettamente nelle maglie del cammino. Quanta devastazione nella vita delle persone!
      La nostra speranza è quella di poter aiutare qualcuno a trovare la forza di dare un taglio netto e definitivo, come alcuni di noi hanno fatto. Per grazia di Dio. La preghiera è la prima arma.

      Ringrazio il Signore per coloro che ci hanno aiutato, pur non avendo mai sofferto sulla loro pelle questa esperienza dura.

      Mi sorprende sempre la grande capacità di analisi di chi non lo ha neanche "conosciuto" il cammino che, a detta di Kiko, lo può capire solo chi lo conosce.

      Anche tu Pietro sei di questi, come anche Tripudio e altri che scrivono qui sul Blog.

      Che Dio vi benedica tutti.

      Pax

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  6. "...noi lo facciamo con l’antica preghiera dell’iconografo, in cui si esprime bene la consapevolezza di essere solo strumenti nelle mani del Divino Artefice, e a Lui si chiede la purificazione di tutto l’essere per poter diventare strumenti adeguati.
    E si parte, sapendo di non sapere, di non saper fare."

    Da questa edificante esposizione preliminare scaturisce un'immensa umiltà ed un forte senso di ossequio rivolto al sacro. Questioni che non concernono sicuramente Kiko, il quale mal promette con il suo grido di battaglia: la nuova estetica (la sua stessa arte e la sua concezione liturgica) salverà il mondo!

    Alle icone, quelle vere, è estraneo il concetto di "autore", proprio perché lo "scrittore" è uno strumento nelle mani di Dio. Ma Kiko, ebbro di sé stesso, non si attiene alla santa regola ponendo in rilievo il suo nome.

    Il valore artistico delle opere del guru è pressoché nullo, la lacuna teologica palese e la scarsità di fede lampante.
    - Gli iconografi non hanno la missione dell'innovazione, ma debbono bensì custodire. È corretto che si ricalchino i modelli antichi ma non è concepibile che si rielaborino degli elementi iconograficamente inalterabili.
    Il problema non è l'ispirazione al già visto (per un iconografo non solo è normale, ma doveroso), ma è proprio l'intromissione di elementi che nelle icone vengono riferiti agli inferi, lettere apparentemente rovesciate, rappresentazioni profane e via discorrendo. -
    Lino Lista: "ti puoi permettere di avere in successione le icone dipinte da Kiko per l’evangelizzazione…ma se non te le spiegano resti ignorante sul loro vero contenuto."

    Nel movimento ogni conoscenza proviene esclusivamente dall'insegnamento neocatecumenale, senza il quale tutto è celato, incomprensibile. Ma il più devastante e orrido degli affronti è l' insulto rivolto alla Vergine, degradata con immagini deformi e ripugnanti.
    Come nel caso della "madonna del silenzio" kikiana che possiede i contorni marcati di nero che con fare malizioso sprona ad un tormentoso silenzio, quello sinistro volto alla tutela della menzogna.

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    1. "Gli iconografi non hanno la missione dell'innovazione, ma debbono bensì custodire."

      Dal confronto Kiko esce schiantato. Quello che gli manca del tutto è l'umiltà.

      Custodire non è il suo forte. Contamina tutto ciò che tocca. E se si appropria di qualsiasi cosa la Tradizione Cattolica abbia trasmesso nei secoli riguardo la Fede, la stravolge del tutto.

      Il male che lo possiede è quello che Pietro ha dipinto tanto bene nel suo commento: una megalomania assurda, rara da incontrare, smisurata.

      Pax

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    2. La mente degenere di Kiko è un circuito fisso che ha, quale unico preminente obiettivo, quello di soddisfare se stesso a qualsiasi costo.
      Si, come Pietro esaustivamente spiega, Kiko è un megalomane che corrompe e inquina tutto ciò che tocca.

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    3. Quindi Rebel,mi sembra di capire che il messaggio che proviene dalla madonna del silenzio di Kiko non ha un valore virtuoso, ma insinua la necessità di tacere in ogni frangente che riguarda la compagine del cammino. In altre parole se accadono episodi sconvolgenti o comunque delittuosi, necessita fare silenzio e non divulgare, né denunciare i fatti spregevoli per non mettere in crisi l'opera kikiana, pena l'allontanamento dalla comunità. Potrebbe o no avere tale spiegazione quel dito sulla bocca? S.R.

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    4. Sì. Praticamente quel "dipinto" kikiano ci starebbe bene nella sala riunioni di una "cupola" mafiosa.

      Vedete, il fatto è che l'arte sacra è un campo delicatissimo. Non è il campo dove l'artista può sbizzarrirsi dicendo: "ora vi faccio vedere io come me l'immagino". Nostro Signore, la Beatissima Vergine, la Trinità, non sono argomenti che un sedicente artista può reimmaginare facendo l'estroso. Nel migliore dei casi sarebbe come raccontare "Vangeli apòcrifi", cioè bislacche fiabe imbottite di sacro e di estremamente dubbia utilità (la nostra fede, infatti, non ha bisogno di fiabe, ma della verità; non ha bisogno di miti e leggende, ma della ben documentata realtà dei fatti). Nei casi normali è blasfemia dettata da superbia.

      Un artista incaricato (o autoincaricato) di produrre immagini sacre (dipinti, sculture...) avrà anzitutto lo scopo di aiutare alla preghiera chi vedrà tali immagini. L'espressione artistica, tranne le assurdità dell'epoca moderna, era storicamente sempre stata la massima ricerca della bellezza, della perfezione, dell'armonia, perfino in quei casi in cui artisti cristiani rappresentavano immagini pagane.

      L'arte sacra intendeva far leva su bellezza, perfezione, armonia, ecc., per infiammare i cuori verso la fede e indurre ancor più i fedeli alla preghiera, alla contemplazione, alle virtù cristiane. Fino a prima del Concilio Vaticano II, dovunque si sono installati i cristiani sono sorte delle chiese bellissime dove anche i più convinti pagani del luogo non riuscivano a fare a meno di contemplare la maestosità e la bellezza. Fior di massoni si sono convertiti all'unica vera fede perché hanno ascoltato il canto gregoriano di un manipolo di anziane monache.

      Kiko tutte queste cose forse le sa, ma -amante della menzogna quale è sempre stato- finge di non saperle. I dipinti di Kiko sono orrendamente autocelebrativi: come quando disegnando il Redentore gli applica i propri occhi viscidi e depressi, la propria barbetta luciferina, ecc.: Kiko obbliga i suoi adepti a pregare sui suoi autoritratti, spacciando il tutto per "fede adulta". C'è un che di satanico, in tutto questo, perché non è solo la diffusione di una catasta di squinternate eresie, ma anche la pretesa di essere l'idolo oggetto di adorazione delle comunità del Cammino.

      Tutto questo non ci meraviglia, visto che fin dagli inizi, fin da quell'incontro nel lussuoso e centralissimo bar di Madrid a piazza Cibeles di fronte alla posta, Kiko e Carmen erano determinatissimi a diventare "fondatori di comunità": si allearono dunque in virtù dei rispettivi desideri di agguantare potere, ricchezza e gloria terrena, sommergendosi a vicenda di panzane riguardanti presunte apparizioni e locuzioni, e preparandosi fin da allora un posto nel profondo dell'inferno, quello riservato ai perfidi inquinatori della fede dei semplici.

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    5. ....che con fare malizioso sprona ad un tormentoso silenzio, quello sinistro volto alla tutela della menzogna.

      Rebel con queste brevi parole hai degnamente svelato il mistero della madonna del silenzio del cammino. Questa sola ci mancava.

      Kiko ha sempre maltrattato nei suoi sgorbi le sacre immagini di Gesà e di Maria, quasi con accanimento.

      Dopo averti letta, son tornata sull'azzurra immagine con madonna kikiana dai tratti neri, dici bene , maliziosi. Con la immancabile firma nell'aureola scura. Col nome di Maria tratteggiato a mò di logo neocatecumenale. Una dissacrazione, una blasfemia.
      Vuole quasi rassicurare questa azzurrina madonna kika, quasi a dire: Hai compreso cosa ha detto il mio figliolo Kiko? Bene: tu stai buono, non reagire mai, non parlare... anzi fai pure finta di non sentire... e vedrai tutto andrà a meraviglia. "Taci e cammina".

      Aggiungo all'articolo la tua bella recensione. Cara Rebel.

      Pax

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  7. È incommensurabile il dono fattoci da Lino Lista, un tesoro inestimabile alla portata di tutti. Mi unisco all' affermazione di Pax, non lo ringrazieremo mai abbastanza per la sua preziosa opera.

    Le icone caratterizzanti il Cammino sono delle catechesi, quindi delle opere volte a comunicare il messaggio del guru (e non un simbolo che unisce l'aldilà all'aldiqua per come di regola dovrebbe essere). Esse posseggono la funzione di orientare le menti verso gli abissi kikiani e di sottrarre dei gran soldoni dalle tasche dei kikos.
    Ricordiamo che sussistono delle testimonianze che attestano che in molti, in seguito alla fuoriuscita dal Cammino, si sono ritrovati a bruciare o buttare nell' immondizia i quadri ncn, colpiti dal rammarico d' averci speso dei soldi.

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    1. [Mi scusi traduzione automatica]

      Il libro di Lino Lista può essere trovato in spagnolo? Tradurlo in spagnolo sarebbe un'ottima idea, dal momento che il numero di persone che può raggiungere è molto più alto (Spagna e Sud America, persino Stati Uniti)

      Saluti,

      A.

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    2. Penso che non sia stato tradotto, ma non ne posseggo la certezza matematica. Si, certamente otterrebbe un notevole riscontro.

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  8. Il cammino ed i camminanti sono da evitate e chiuderli in una sala lasciarli li dentro. Fanno solo danni.
    La rabbia per averli frequentati non passa. E fin quando entreranno in una chiesa io non entrerò mai più. Ed anche se usciranno il danno che hanno fatto non meritano il mio perdono. DIO Perdona, ma d'altronde ama tutti, io no. Non dimentico purtroppo.
    Libero dal cammino e dalla chiesa.

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  9. Buongiorno, una domanda, dove posso trovare dei testi canonici sull'architettura sacra? Sono stato coinvolto come componente del Consiglio pastorale nella scelta architettonica della nuova chiesa parrocchiale, attesa da 40 anni, per un quartiere passato da 5.000 a 40.000 abitanti. La diocesi ha proposto un progetto stile fucsas, i neocat un progetto loro, ma non fotocopia, diciamo uguale all'80% con le chiese neocatecumenali(una l'abbiamo a pochi km), al momento sono le uniche due ipotesi. :( g.d.r.

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    1. Biblioteca del seminario diocesano?
      Mi spiace non poterti essere di maggiore aiuto, forse il bibliotecario saprà darti maggiori spunti.
      Buona fortuna!

      L'altra Simonetta

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    2. Ahinoi, vale il vecchio detto "tra lui e lei, sceglier non saprei".

      Il male minore sembra essere la bruttura stile Fuksas, perché è solo una bruttura anonima, disprezzabile da tutti, e che un giorno potrà essere rasa al suolo e ricostruita con canoni cristiani.

      La bruttura kikizzata, invece, implica che i kikos detengono di fatto la proprietà del luogo, oltre che la preminenza "spirituale" nei confronti degli altri cristiani. Mentre lo stile Fuksas gloria sé stesso, i kikos edificano un esplicito monumento all'idolo Kiko.

      Ci vorrebbe un terzo progetto, ma quale esperto di architettura sacra si azzarderebbe a lavorare per vederselo bocciare? Dopotutto nelle curie, a giudicare da ciò che si legge e si vede sulle riviste di architettura sacra, primeggia la mentalità modernista, quella del considerare che l'errore ha gli stessi diritti della verità, quella del convincersi che le brutture abbiano gli stessi diritti della bellezza, quella del credere che l'idolo (Kiko o non Kiko) meriti gli stessi onori che merita l'unico vero Dio.

      Nel 2012 - quindi non un secolo fa - a Karagandà, una delle città più importanti del Kazakistan, è stata eretta una nuova cattedrale dedicata alla Madonna di Fatima, costruita con tecnologie contemporanee ma stile tradizionale. Dunque non è un'impresa impossibile. È sufficiente avere un vescovo cattolico e una curia non troppo inquinata.

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  10. Grazie a Pax per l'articolo.

    Nella tradizione ortodossa esiste un'icona del silenzio, l'icona del Salvatore Benedetto Silenzio, tipologia assai rara e molto bella.

    Qui un articolo in inglese su questa tipologia:
    https://russianicons.wordpress.com/tag/icon-blessed-silence/
    Ovviamente vi sono molti articoli anche in russo, ho messo questo in una lingua più accessibile.

    La teologia dell'icona è molto molto complessa e profonda. Il guru ha purtroppo buon gioco, approfittando dell'ignoranza del pubblico che, appena vede un fondo dorato subito esclama: aaah, oooh, un'icona orientale.
    Chi le sa leggere rabbrividisce, ma purtroppo i più sono, "analfabeti", e non per colpa loro.

    Vorrei inoltre chiedere l'origine dell'icona con la didascalia Sacra icona russa.

    Cordiali saluti,

    l'altra Simonetta

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    1. Ah ah ho fatto proprio la figura dell'analfabeta mettendo la virgola tra sono e analfabeti. Ironia della sorte...

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    2. Grazie a te Simonetta, sempre una gioia leggerti.

      --------

      Questo il link per la Sacra Icona Russa

      https://www.facebook.com/centro.ecumenica/photos/licona-della-madonna-del-silenzio-%C3%A8-oggi-molto-conosciuta-e-apprezzata-grazie-a-/1697089617046183/

      Non esiste nella iconografia antica raffigurazione della Madre di Dio, Vergine del silenzio.

      Oltre San Giovanni solo Sant’Anna tradizionalmente è stata raffigurata in quel gesto.
      (Anche l'Icona del Salvatore Benedetto Silenzio, come tu dici, costituisce una rarità nella tradizione ortodossa.)

      Il modello di riferimento, storicamente parlando, di quella che chiamiamo la Madre di Dio Vergine del Silenzio, è l'affresco di S.Anna, Madre della Madonna (la cui immagine è pubblicata nel post immediatamente sopra l’Icona).

      Ho scelto quell’Icona di Maria perché, come si vede, è chiaramente ispirata all’immagine di Sant’Anna e, infatti, porta i tratti di una Vergine non molto giovane di età, proprio per richiamare l’anziana sua madre.

      L’icona è nel catalogo del “Centro Russia Ecumenica – Il Messaggio dell’Icona” specializzato in iconografia sacra.

      Pax

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    3. Grazie!
      Credo allora che si tratti di un'icona nata in ambito cattolico (niente di male in ciò, ma volevo capire).
      Non credo infatti che un iconografo ortodosso rappresenterebbe, o meglio, scriverebbe la mano in quel modo. Difatti la mano della Vergine indica sempre il Figlio, qui indicato con la posizione delle dita nella Sua duplice natura umana e divina e come persona della Trinità. Infatti quella mano mi pare raffiguri il modo di fare il segno della croce proprio dei Vecchi Credenti, che non hanno accolto la riforma dei tempi di Pietro I.
      Su questo c'è chi a quei tempi è finito al rogo, non è una bazzecola.
      Ovviamente posso sbagliare nella mia lettura, ci mancherebbe altro.

      Inoltre volevo aggiungere che anche l'icona Спас Благое Молчание, che, mi scuso, è meglio tradurre con Salvatore Beato Silenzio, è ritenuta da alcuni eterodossa per motivi dottrinali qui troppo lunghi e complicati da esporre.

      Insomma, tutto questo solo per dire che ogni cosa ha un suo significato e non si può passarvi sopra con superficialità.

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  11. Invito a leggere per intero le Preghiere dell'iconografo

    https://digilander.libero.it/costalta/zanini7.html#:~:text=Preghiere%20dell'iconografo&text=Insegnami%2C%20Signore%2C%20ad%20usare%20bene,cadere%20nello%20scrupolo%20che%20logora

    messe in evidenza anche nell'articolo.

    Da esse trasuda lo spirito vero che anima questi uomini e donne spirituali. Senza una spiritualità solida e forte questo mestiere sacro non si può fare.

    A me ha commosso profondamente leggerle.

    Ne riporto solo un pezzetto:

    Tratto dall’antica preghiera dell’iconografo:

    Se lo faccio per profitto io marcirò in autunno come un frutto dimenticato.
    Se lo faccio per piacere agli altri appassirò alla sera come un fiore.
    Ma se lo faccio per amore del bene, io dimorerò nel bene.


    .... E se lo faccio per dar gloria solo a me stesso?

    Pax

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  12. LE ICONE DI KIKO VANNO APPESE ACCANTO IL W.C.

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