venerdì 18 settembre 2020

Cardinal Sarah: "Torniamo alla normalità della vita cristiana". Come faranno i neocatecumenali?

La Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti ha inviato ai presidenti delle Conferenze episcopali una lettera — diffusa nella mattina di sabato 12 settembre — sulla celebrazione della liturgia durante e dopo la pandemia del covid-19. 

 

Data l'importanza del documento, ne pubblichiamo di seguito il testo per intero con alcune noticine per adeguare il testo del Cardinale alla realtà delle Comunità neocatecumenali, bisognose di tornare alla normalità della liturgia e della vita cristiana sconvolte non da mesi di Covid 19 ma da anni di mal-di-kiko.



La pandemia dovuta al virus Covid 19 ha prodotto stravolgimenti non solo nelle dinamiche sociali, familiari, economiche, formative e lavorative, ma anche nella vita della comunità cristiana, compresa la dimensione liturgica.

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Il cardinal Sarah non tiene conto dei neocatecumenali che hanno stravolto la dimensione liturgica ormai da tempo, senza  necessità di attendere la recente pandemia.

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Per togliere spazio di replicazione al virus è stato necessario un rigido distanziamento sociale, che ha avuto ripercussione su un tratto fondamentale della vita cristiana: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18, 20); «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune» (At 2, 42-44).

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"Tutti i credenti stavano insieme": separazionismo e Messe riservate nacquero 2000 anni dopo, con l'avvento di Kiko Argüello.

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La dimensione comunitaria ha un significato teologico: Dio è relazione di Persone nella Trinità Santissima; crea l’uomo nella complementarietà relazionale tra maschio e femmina perché «non è bene che l’uomo sia solo» (Gn 2, 18), si pone in rapporto con l’uomo e la donna e li chiama a loro volta alla relazione con Lui: come bene intuì sant’Agostino, il nostro cuore è inquieto finché non trova Dio e non riposa in Lui (cfr. Confessioni, I, 1). Il Signore Gesù iniziò il suo ministero pubblico chiamando a sé un gruppo di discepoli perché condividessero con lui la vita e l’annuncio del Regno; da questo piccolo gregge nasce la Chiesa.

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"Dal piccolo gregge nasce la Chiesa" e non viceversa, dalla Chiesa nasce, per elezione e separazione, un piccolo gregge di eletti.

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Per descrivere la vita eterna la Scrittura usa l’immagine di una città: la Gerusalemme del cielo (cfr. Ap 21); una città è una comunità di persone che condividono valori, realtà umane e spirituali fondamentali, luoghi, tempi e attività organizzate e che concorrono alla costruzione del bene comune. Mentre i pagani costruivano templi dedicati alla sola divinità, ai quali le persone non avevano accesso, i cristiani, appena godettero della libertà di culto, subito edificarono luoghi che fossero domus Dei et domus ecclesiae, dove i fedeli potessero riconoscersi come comunità di Dio, popolo convocato per il culto e costituito in assemblea santa.

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I neocatecumenali invece costruiscono Domus Galilaeae e Jerusalem  per potersi riconoscere come Figli di Re (a pagamento) durante i loro Pellegrinaggi per ricevere il battesimo 'consapevole' e le nozze 'con la comunità'

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Dio quindi può proclamare: «Io sono il tuo Dio, tu sarai il mio popolo» (cfr. Es 6, 7; Dt 14, 2). Il Signore si mantiene fedele alla sua Alleanza (cfr. Dt 7, 9) e Israele diventa per ciò stesso Dimora di Dio, luogo santo della sua presenza nel mondo (cfr. Es 29, 45; Lv 26, 11-12). Per questo la casa del Signore suppone la presenza della famiglia dei figli di Dio. Anche oggi, nella preghiera di dedicazione di una nuova chiesa, il Vescovo chiede che essa sia ciò che per sua natura deve essere:

«[…] sia sempre per tutti un luogo santo […].

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Non si accenna alla Nueva estetica delle corone misteriche kikiane

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Qui il fonte della grazia lavi le nostre colpe, perché i tuoi figli muoiano al peccato e rinascano alla vita nel tuo Spirito.

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Il Vescovo parla di fonte e non di piscina; dà per scontato che i cattolici vogliano battezzare i figli in chiesa e non nelle hall degli alberghi.

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Qui la santa assemblea riunita intorno all’altare, celebri il memoriale della Pasqua e si nutra al banchetto della parola e del corpo di Cristo. Qui lieta risuoni la liturgia di lode e la voce degli uomini si unisca ai cori degli angeli;

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Per unirsi ai cori degli angeli le voci non devono essere sguaiate, i canti devono essere liturgici e non inventati, gli strumenti devono essere degni.

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qui salga a te la preghiera incessante per la salvezza del mondo. Qui il povero trovi misericordia, l’oppresso ottenga libertà vera e ogni uomo goda della dignità dei tuoi figli, finché tutti giungano alla gioia piena nella santa Gerusalemme del cielo».

La comunità cristiana non ha mai perseguito l’isolamento e non ha mai fatto della chiesa una città dalle porte chiuse. 

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Le Eucaristie neocatecumenali invece sono a porte chiuse e pattugliate da ostiari pronti a tutto pur di sviare eventuali intrusi parrocchiani della Messa delle 12

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Mezzo secolo di separatismo

Formati al valore della vita comunitaria e alla ricerca del bene comune, i cristiani hanno sempre cercato l’inserimento nella società, pur nella consapevolezza di una alterità: essere nel mondo senza appartenere a esso e senza ridursi a esso (cfr. Lettera a Diogneto, 5-6). E anche nell’emergenza pandemica è emerso un grande senso di responsabilità: in ascolto e collaborazione con le autorità civili e con gli esperti, i Vescovi e le loro conferenze territoriali sono stati pronti ad assumere decisioni difficili e dolorose, fino alla sospensione prolungata della partecipazione dei fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia.

 

Questa Congregazione è profondamente grata ai Vescovi per l’impegno e lo sforzo profusi nel tentare di dare risposta, nel modo migliore possibile, a una situazione imprevista e complessa.

Non appena però le circostanze lo consentono, è necessario e urgente tornare alla normalità della vita cristiana,

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L'appello di tornare alla 'normalità della vita cristiana' andrebbe esteso a tutti coloro che, da anni, vivono separati in casa nella stessa parrocchia

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che ha l’edificio chiesa come casa e la celebrazione della liturgia, particolarmente dell’Eucaristia, come «il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua forza» (Sacrosanctum Concilium, 10).

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È la chiesa la casa dei cattolici e il luogo delle celebrazioni liturgiche: non le salette, non i catecumenium, non le palestre, non gli alberghi

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Consapevoli del fatto che Dio non abbandona mai l’umanità che ha creato, e che anche le prove più dure possono portare frutti di grazia, abbiamo accettato la lontananza dall’altare del Signore come un tempo di digiuno eucaristico, utile a farcene riscoprire l’importanza vitale, la bellezza e la preziosità incommensurabile. Appena possibile però, occorre tornare all’Eucaristia con il cuore purificato, con uno stupore rinnovato, con un accresciuto desiderio di incontrare il Signore, di stare con lui, di riceverlo per portarlo ai fratelli con la testimonianza di una vita piena di fede, di amore e di speranza.

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Il digiuno Eucaristico dovrebbe far riflettere sulla preziosità del Corpo di Cristo e sulla necessità di parteciparvi in modo degno e devoto, secondo quanto previsto per tutti coloro che appartengono alla Chiesa. Quindi inginocchiandosi alla consacrazione e senza spargere briciole o rischiare profanazione del Corpo di Cristo.

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Martiri  di Abitene, Etiopia (303-4) «se senti il nome cristiano,sappi che lì c'è il dominicum»

Questo tempo di privazione ci può dare la grazia di comprendere il cuore dei nostri fratelli martiri di Abitene (inizi del iv secolo), i quali risposero ai loro giudici con serena determinazione, pur di fronte a una sicura condanna a morte: «Sine Dominico non possumus».

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I neocatecumenali avrebbero detto:

«Sine Sabato non possumus».

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L’assoluto non possumus (non possiamo) e la pregnanza di significato del neutro sostantivato Dominicum (quello che è del Signore) non si possono tradurre con una sola parola. Una brevissima espressione compendia una grande ricchezza di sfumature e significati che si offrono oggi alla nostra meditazione:

 

— Non possiamo vivere, essere cristiani, realizzare appieno la nostra umanità e i desideri di bene e di felicità che albergano nel cuore senza la Parola del Signore, che nella celebrazione prende corpo e diventa parola viva, pronunciata da Dio per chi oggi apre il cuore all’ascolto;

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Possibilmente la Parola non deve essere assoggettata a personale e kikiana interpretazione, ma deve essere rispettata la lettura che la Chiesa e la Tradizione hanno fatto per noi.

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— Non possiamo vivere da cristiani senza partecipare al Sacrificio della Croce in cui il Signore Gesù si dona senza riserve per salvare, con la sua morte, l’uomo che era morto a causa del peccato; il Redentore associa a sé l’umanità e la riconduce al Padre; nell’abbraccio del Crocifisso trova luce e conforto ogni umana sofferenza;

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La croce è luogo in cui uniamo la nostra sofferenza a quella di Cristo, non la croce gloriosa che trasforma tutto in gloria e in forzata allegria.

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— Non possiamo senza il banchetto dell’Eucaristia, mensa del Signore alla quale siamo invitati come figli e fratelli per ricevere lo stesso Cristo Risorto, presente in corpo, sangue, anima e divinità in quel Pane del cielo che ci sostiene nelle gioie e nelle fatiche del pellegrinaggio terreno;

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Il Pane eucaristico è Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo nostro Signore. Non è necessario il "coppone". Forse qualcosa di buono il Covid lo ha ottenuto

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— Non possiamo senza la comunità cristiana, la famiglia del Signore: abbiamo bisogno di incontrare i fratelli che condividono la figliolanza di Dio, la fraternità di Cristo, la vocazione e la ricerca della santità e della salvezza delle loro anime nella ricca diversità di età, storie personali, carismi e vocazioni;

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Ecco, la diversità di storie personali, di carismi e di vocazioni non viene assolutamente perseguita nelle Comunità neocatecumenali, dove ognuno deve assolutamente fare il percorso gnostico kikiano, una vera deriva abusante e settaria nel cuore della Chiesa cattolica: dal fango, al disprezzo per la propria vita spirituale precedente, l'idolatria nei confronti dei fondatori, l'obbedienza ai catechisti eccetera

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— Non possiamo senza la casa del Signore, che è casa nostra, senza i luoghi santi dove siamo nati alla fede, dove abbiamo scoperto la presenza provvidente del Signore e ne abbiamo scoperto l’abbraccio misericordioso che rialza chi è caduto, dove abbiamo consacrato la nostra vocazione alla sequela religiosa o al matrimonio, dove abbiamo supplicato e ringraziato, gioito e pianto, dove abbiamo affidato al Padre i nostri cari che hanno completato il pellegrinaggio terreno;

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Non possiamo, dicono i neocatecumenali, senza l'icona della Madonna di Kiko, i canti di Kiko, la liturgia invenzione di Kiko...

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— Non possiamo senza il giorno del Signore, senza la Domenica che dà luce e senso al succedersi dei giorni del lavoro e delle responsabilità familiari e sociali.

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Non possiamo senza il sabato sera, dicono i neocatecumenali, ma neppure senza il mercoledì o il giovedì e la convivenza della domenica...

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Per quanto i mezzi di comunicazione svolgano un apprezzato servizio verso gli ammalati e coloro che sono impossibilitati a recarsi in chiesa, e hanno prestato un grande servizio nella trasmissione della Santa Messa nel tempo nel quale non c’era la possibilità di celebrare comunitariamente, nessuna trasmissione è equiparabile alla partecipazione personale o può sostituirla. 


Anzi queste trasmissioni, da sole, rischiano di allontanarci da un incontro personale e intimo con il Dio incarnato che si è consegnato a noi non in modo virtuale, ma realmente, dicendo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Gv 6, 56). Questo contatto fisico con il Signore è vitale, indispensabile, insostituibile.

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I presbiteri neocatecumenali per dire la verità si sono attivati, su indicazioni di Kiko, e hanno consacrato un bel po' di particole consegnate a mo' di pizzette nelle case dei fratelli. Ma a questi 'bigottoni' di cattolici della Messa delle 12 non andava a genio: dicono che è un grave abuso eucaristico... 

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Una volta individuati e adottati gli accorgimenti concretamente esperibili per ridurre al minimo il contagio del virus, è necessario che tutti riprendano il loro posto nell’assemblea dei fratelli, riscoprano l’insostituibile preziosità e bellezza della celebrazione, richiamino e attraggano con il contagio dell’entusiasmo i fratelli e le sorelle scoraggiati, impauriti, da troppo tempo assenti o distratti.

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E infatti i catechisti neocatecumenali si sono attivati da tempo per richiamare i fratelli. Ma pare che la lontananza che 'è come il tempo che fa dimenticare chi non s'ama' abbia riportato o stiano riportando molti fratelli alla parrocchia.

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Questo Dicastero intende ribadire alcuni principi e suggerire alcune linee di azione per promuovere un rapido e sicuro ritorno alla celebrazione dell’Eucaristia.

La dovuta attenzione alle norme igieniche e di sicurezza non può portare alla sterilizzazione dei gesti e dei riti, all’induzione, anche inconsapevole, di timore e di insicurezza nei fedeli.

Si confida nell’azione prudente ma ferma dei Vescovi perché la partecipazione dei fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia non sia derubricata dalle autorità pubbliche a un “assembramento”, e non sia considerata come equiparabile o persino subordinabile a forme di aggregazione ricreative.

Le norme liturgiche non sono materia sulla quale possono legiferare le autorità civili, ma soltanto le competenti autorità ecclesiastiche (cfr. Sacrosanctum Concilium, 22).

Si faciliti la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni, ma senza improvvisate sperimentazioni rituali e nel pieno rispetto delle norme, contenute nei libri liturgici, che ne regolano lo svolgimento.

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Il rispetto della norme? Dei libri liturgici? Ma riguardano anche i neocatecumenali super approvati e disobbedienti alle norme della Chiesa da più di mezzo secolo?

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Nella liturgia, esperienza di sacralità, di santità e di bellezza che trasfigura, si pregusta l’armonia della beatitudine eterna: si abbia cura quindi per la dignità dei luoghi, delle suppellettili sacre, delle modalità celebrative, secondo l’autorevole indicazione del Concilio Vaticano II: «I riti splendano per nobile semplicità» (Sacrosanctum Concilium, 34).

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Ecco, nobile semplicità e limpidezza cattolica: via dunque i candelabri a nove braccia modello 'Leoni', i tavoloni inzeppati di fiori e frutta che sostituiscono gli altari; via i balletti ed i sorbetti; via le cantate sulle chitarrelle, le monizioni più lunghe delle omelie, le risonanze 'io non volevo venire qui stasera'

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Si riconosca ai fedeli il diritto di ricevere il Corpo di Cristo e di adorare il Signore presente nell’Eucaristia nei modi previsti

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È superfluo dire che 'i modi previsti' siano: genuflettendosi e ricevendo il Corpo di Cristo sulla lingua, non il 'sequestro' del Corpo di Cristo sulle mani in attesa della masticazione comunitaria.

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senza limitazioni che vadano addirittura al di là di quanto previsto dalle norme igieniche emanate dalle autorità pubbliche o dai Vescovi.

I fedeli nella celebrazione eucaristica adorano Gesù Risorto presente; e vediamo che con tanta facilità si perde il senso della adorazione, la preghiera di adorazione. Chiediamo ai Pastori di insistere, nelle loro catechesi, sulla necessità dell’adorazione.

Un principio sicuro per non sbagliare è l’obbedienza.

Obbedienza alle norme della Chiesa, obbedienza ai Vescovi.

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Non ai catechisti fai da te o a quelli che 'ci manda il Vescovo' e poi fanno ciò che gli pare.

Detto questo, ascoltiamo il Cardinale senza interromperlo più.

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In tempi di difficoltà (ad esempio pensiamo alle guerre, alle pandemie) i Vescovi e le Conferenze Episcopali possono dare normative provvisorie alle quali si deve obbedire. La obbedienza custodisce il tesoro affidato alla Chiesa. Queste misure dettate dai Vescovi e dalle Conferenze Episcopali scadono quando la situazione torna alla normalità.

La Chiesa continuerà a custodire la persona umana nella sua totalità. Essa testimonia la speranza, invita a confidare in Dio, ricorda che l’esistenza terrena è importante, ma molto più importante è la vita eterna: condividere la stessa vita con Dio per l’eternità è la nostra meta, la nostra vocazione. Questa è la fede della Chiesa, testimoniata lungo i secoli da schiere di martiri e di santi, un annuncio positivo che libera da riduzionismi unidimensionali, dalle ideologie: alla preoccupazione doverosa per la salute pubblica la Chiesa unisce l’annuncio e l’accompagnamento verso la salvezza eterna delle anime. Continuiamo dunque ad affidarci con fiducia alla misericordia di Dio, a invocare l’intercessione della beata Vergine Maria, salus infirmorum et auxilium christianorum, per tutti coloro che sono provati duramente dalla pandemia e da ogni altra afflizione, perseveriamo nella preghiera per coloro che hanno lasciato questa vita, e al contempo rinnoviamo il proposito di essere testimoni del Risorto e annunciatori di una speranza certa, che trascende i limiti di questo mondo.

 

Dal Vaticano, 15 agosto 2020 Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria


Il Sommo Pontefice Francesco, nell’Udienza concessa il 3 settembre 2020, al sottoscritto Cardinale Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha approvato la presente Lettera e ne ha ordinato la pubblicazione.

 

Robert Cardinale Sarah Prefetto

32 commenti:

  1. INVECE, IL MOTTO DEI KARDINALI NEOKATECUMENALI È "PRIMA PAGARE, POI PREGARE!"...

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  2. Leggendo il documento del Cardinal Sarah, che è esplicito e non si presta ad alcun fraintendimento, mi sono resa conto di quanto l'aver interiorizzato un nuovo dizionario, che condiziona ad associare molte parole-chiave a diverse realtà, impedisce ai neocatecumeni di capire il linguaggio della Chiesa e di comprendere quanto se ne siano discostati.
    Una frase come: "Non possiamo senza la comunità cristiana, la famiglia del Signore: abbiamo bisogno di incontrare i fratelli che condividono la figliolanza di Dio, la fraternità di Cristo, la vocazione e la ricerca della santità e della salvezza delle loro anime nella ricca diversità di età, storie personali, carismi e vocazioni" contiene una quantità di termini che i neocatecumenali sono condizionati a riconoscere come propri del gruppo separato del Cammino: comunità, fratelli, famiglia del Signore, santità, salvezza, carisma...
    I vecchi neocatecumenali come me ricordano anche il fatto che alcune parole inizialmente invise al Cammino, siano state recuperate negli anni assumendo naturalmente una diversa connotazione, come "vocazione", che ora nelle menti degli adepti è associata alla vocazione kikiana che avviene per 'chiamata di kiko' e non liberamente, come si è sempre inteso, ad opera di Dio.
    Dicevo: l'aver spostato il riferimento del vocabolario cattolico dal generale (Chiesa, prossimo, Dio) al particolare (comunità, fratelli di comunità, catechisti), produce il risultato che un documento come quello della Congregazione per il Culto venga letto come un richiamo a tornare alle salette a intorno ai tavoloni-altari e non alla Chiesa universale, benché sia chiarito che l'unità a cui si fa riferimento prescinde dalla diversità di carismi e vocazioni -ammesso e non concesso che sia un carisma della Chiesa un gruppo che ricorre all'inganno per auto replicarsi.
    Per fare un parallelo che forse colpisce qualche mente neocatecumenale: è la stessa operazione per la quale la parola famiglia la si vuole applicare a qualsiasi genere di consociazione. Se il termine famiglia viene associato al single che vive con il ficus benjamin, un eventuale invito a tornare alla famiglia non verrebbe mai recepito. Infatti si è dovuto coniare il termine 'famiglia tradizionale'.
    Un invito ai neocatecumenali è il seguente: cercate di riscoprire il vero significato del linguaggio della Chiesa e scoprirete con stupore quanto i suoi richiami siano antitetici a quelli del Cammino.

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    1. Hai perfettamente ragione, non sai quante volte ho fatto leggere ai kikiano versi della Bibbia o lettere come queste emanate dalla chiesa ma loro ne stravolgono sempre il significato a loro favore. Dicendo che la chiesa li sta appunto giustificando. Poi finalmente ho capito che é proprio inutile parlare con loro perché mancano di un senso di comprendonio basico. Ormai non pensano più per conto loro. Tutti i loro pensieri sono indirizzati alla kikianità.

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    2. E' vero Valentina.
      Stando così le cose, solo la grazia di Dio può prima mettere dei dubbi agli aderenti della setta e poi illuminarli e fargli capire la verità.
      Una grazia che però deve essere accettata.

      Ci sono poi, nella vita dei camminanti, cose che favoriscono i moti della grazia, come la loro passata vita nella Chiesa "normale", cioè la nostalgia della normalità e della semplicità che la Chiesa pffre a tutti. Ma ci sono anche le storture del Cammino che, essendo eretico, produce ingiustizie.
      Al contrario dei cristiani, che danno scandalo quando non seguono la Chiesa e respingono la Grazia, le ideologie, e perciò anche il Cammino, produce scandalo quando si seguono le regole.
      Anzi, più si osservano le regole e più si è bravi camminanti, più viene fuori, come vero "carisma" del Cammino, la superbia, il disprezzo degli altri, la prepotenza verso i più deboli. Anche questa potrebbe essere una molla per tornare in se stessi.

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  3. Si direbbe quasi che i kikos stanno prendendo più mazzate nel pontificato Bergoglio che nel pontificato Ratzinger.

    Alla faccia di Kiko Argüello che quando vide la Sistina senza inginocchiatoi (che Bergoglio così comandò per la celebrazione della sua prima Messa da Papa) si leccò i baffi euforico: «questo vuol dire qualcosa! questo vuol dire qualcosa!» (come sempre, solo gli utili idioti del demonio festeggiano l'abolizione dell'inginocchiarsi davanti a Dio).

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  4. Siamo alle solite, non si cava sangue da una rapa e la rapa neocatecumenale non fà differenza da una normalissima rapa.
    Tutto quello che dice la Chiesa viene filtrato con il passino della farina.

    Passa solo quello che vogliono sentire le orecchie neocatecumenali.
    Il resto non importa, anche perché non c'è scritto che si riferisce al cammino neocatecumenale, quindi se anche contiene qualcosa di diverso dal sentito in comunità dalla bocca dei catechisti laici neocatecumenali, sicuramente è per qualche altra realtà è non per il CN che è "approvato", anzi ha una "approvazione" speciale a prova di bomba nucleare.

    LUCA

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  5. Quasi ad ogni post tendo a collegare le storture del Cammino al suo errato concetto di PECCATO.

    Il Cammino, al pari dei classici modernisti, ha un così errato concetto del peccato, che addirittura tende a non pronunciare questa parola.
    Parla di regole non rispettate ma mai di peccato e questo dimostra che il Cammino è opera umana e un cammino gnostico.
    Quando parla di peccato lo fa dandogli più un significato simbolico. Il peccato per il Cammino non è un'offesa a Dio, ma si riduce a non aver rispettato le regole del Cammino.
    E' più che altro un'offesa a Kiko.

    Da qui il loro modo di interpretare perfino i rimproveri come elogi.
    Per il Cammino servono ordini precisi e non esortazioni. Ordini sulle cose da FARE, perché il Cammino è l'unica cosa che capisce e che non fraintende, perché è sostanzialmente una serie di opere umane.

    Al pari dei neo modernisti, Kiko non ha nessuna intenzione di lasciare la Chiesa, ma di conquistarla.
    Per cui al pari dei neo modernisti dice di seguire il Magistero tradizionale della Chiesa anche se in realtà opera, e ha sempre operato in modo contrario ad esso. Proprio come i neo modernisti.

    Occorre smascherarlo e spero che sia vera la notizia di un suo imminente commissariamento.
    Allora sarà di fronte a una scelta: o non essere più il Cammino, ma "un cammino" spirituale sotto il giogo della Chiesa, con un carisma che è quello riconosciuto dalla Chiesa e nulla più, o uscire dalla Chiesa e dalle parrocchie e riunirsi nelle famiglie.

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  6. Al Pasqualone con il vizio della Wii che scrive che il Cardinal Sarah è un grandissimo estimatore del Cammino: cerca di leggere qualcosa, sei imbarazzante.
    Ti aiuto io.
    Il Cardinal Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto divino, non ama certo i vostri tavoloni-mense e le vostre urla belluine (per non parlare dei vostri orrendi abusi eucaristici)
    Suggerisce invece la necessità di «una conversione interiore», di ritrovare «la sacralità e la bellezza della liturgia» ed anche «il silenzio: questa capacità di tacere per ascoltare Dio e la sua parola». E poi aggiunge con grande chiarezza un’indicazione molto concreta: «Convertirsi significa rivolgersi verso Dio. Sono profondamente convinto che il nostro corpo debba partecipare a questa conversione. Il modo migliore è certamente quello di celebrare – sacerdoti e fedeli – volti insieme verso la stessa direzione: verso il Signore che viene. Non si tratta, come talvolta si pensa, spalle ai fedeli o di fronte a loro. Il problema non è lì. Si tratta di volgersi insieme verso l’abside, che simboleggia l’Oriente dove troneggia la croce del Signore risorto. Grazie a questo modo di celebrare, sperimenteremo il primato di Dio e dell’adorazione, fin nel nostro corpo. Comprendiamo che la liturgia è primariamente la nostra partecipazione al sacrificio perfetto della croce. Ne ho fatto personalmente l’esperienza: celebrando così, al momento dell’elevazione, l’assemblea, con il sacerdote al suo vertice, viene come aspirata dal mistero della croce».
    Nulla a che vedere con voi, proprio nulla.
    Non vi può stimare né apprezzare.


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    1. Libera: analisi perfetta.
      La tua analisi dimostra, ancora una volta, che il Cammino si basa sulle OPERE. Se queste vengono a mancare, viene a mancare la "fede".
      Per esistere il Cammino deve avere un'attività frenetica. L'attivismo prende il posto della grazia.
      Se il pèeccato non è un'offesa a Dio e perciò il rifiuto della grazia, ma è solo questione di trasgredire dei comandi (è anche questo naturalmente) e per il Cammino è trasgredire i comandi di Kiko, allora anche la grazia coincide con le opere del Cammino.
      Per Kiko si salva chi cammina nel Cammino, per cui Apuron, sebbene sia un pervertito pedofilo impenitente (altrimenti avrebbe confessato), si salverà perché "cammina".

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  8. Per il Cammino la "normalità" è essere anormali, cioè "speciali".
    Si devono DISTINGUERE, altrimenti sarebbero come i "cristiani della domenica" (e anche questo dimostra inconfutabilmente che per loro la salvezza avviene attraverso le opere, quelle del Cammino, naturalmente: opere di categoria superiore che producono santi di categoria superiore).

    Forse è per questo che Kiko e Carmen non hanno mai amato la devozione mariana che hanno sempre vigliaccamente chiamato "devozionismo".
    Dico vigliaccamente perché pur non apprezzando la devozione a Maria, non lo hanno mai confessato, ma si sono limitati a scagliarsi contro i veri devoti di Maria per il loro modo di fare semplice e fiducioso, un modo di fare che, pur essendo l'esatto contrario della superstizione, chiamavano "devozionismo".
    Sarà per invidia.

    Il Cammino non può essere mariano, questione di DNA.
    Il DNA del Cammino è quello di DISTINGUERSI, invece il bello della devozione mariana, che si manifesta nelle feste della Madonna o nei pellegrinaggi presso i suoi santuari, è che non ci si distingue dagli altri.
    Gesù direbbe: "Una sola è la vostra Madre, e voi siete tutti fratelli".

    Santi, grandi teologi, madri di famiglia, poveri e persone poco istruite: tutti insieme, tutti con qualcosa da chiedere o qualche ringraziamento da fare o voto da sciogliere. Ma soprattutto tutti con fiducia e amore.
    Tutti uguali eppure ognuno si sente guardato personalmente come fosse unico.
    No, non è cosa per camminanti.

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    1. Per scrupolo di coscienza tengo a precisare che non intendo giudicare le coscienze di Kiko e Carmen.
      Volevo però dire che il loro disprezzo per certe forme di vera fede che scambiavano per religiosità naturale, soprattutto nei riguardi del culto mariano, non è certo sintomo di amore verso la Madonna e di testimonianza della fede della Chiesa.

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    2. Non possiamo sapere cosa si agita nella coscienza di nessuno. Possiamo solo constatare la grande confusione che gli iniziatori del Cammino hanno creato nelle coscienze. Chi è appartenuto al Cammino e ne è uscito lo sa, che ha dovuto ricominciare da capo, praticamente, con il proprio percorso di crescita spirituale.
      Ma non solo ha dovuto ricominciare da capo: ha dovuto lottare attivamente contro le idee errate, i pregiudizi nei confronti della Chiesa e della devozione che gli sono stati instillati.
      Se non lo si fa, il pericolo è quello di restare anchilosati e incapaci di ritrovare altri punti di riferimento, di rimettersi umilmente alla sequela, non più a testa alta e con la palma gigante in mano, ma tra la folla che segue con in mano l'anonimo rametto di ulivo.
      Questo pensiero si ricollega alla tua intuizione sul motivo profondo del rifiuto degli iniziatori del Cammino della devozione alla Madonna: il manto della Vergine, che ci protegge tutti, ci mantiene anche umili nella fede, mentre il Cammino gonfia di superbia, fa sentire tuttologi discernenti: si crede di sapere tutto e si è solo degli ignoranti della peggior specie.

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  9. Per qualche "misterioso" motivo da Hong Kong stanno cliccando freneticamente sul blog Jungle Watch, mi par di capire in particolare sulle pagine riguardanti di un certo scandaloso presbikiko famoso come "metti la volpe nel pollaio"...

    Intanto, il vescovo pedofilo neocatecumenale fa sapere tramite i suoi avvocati neocatecumenali di essere disponibile a un accordo extragiudiziale. Dal momento che Apuron è solo un burattino nelle mani di «certa SPORCA gente», si deduce necessariamente che quella «SPORCA gente» ha paura che un processo in tribunale getti luce sul fiume di denaro neocatecumenale e relativo riciclaggio, rischio che non si possono permettere perché le conseguenze a danno del Cammino sarebbero grosse e brutte.

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  10. Insabbiare, nascondere dissimulare, bisogna ammettere che in queste cose sono dei veri maestri.

    LUCA

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  11. Càpito per caso su questo blog,e ravviso data ľasprezza degli articoli e dei commenti, di come sia confermata ľautenticità e la bontà del cammino.
    In ogni tempo, Dio permette che ogni sua opera venga provata al crogiolo delľ ostilità,spesso da parte di componenti della sua stessa Chiesa.
    Grazie per il lavoro che fate,siete provvidenziali.

    Luca IV^ SS.TRINITÀ BS

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    1. Capiti per caso?
      L'importante é che ci sei capitato cosi potrai confrontare le tue certezze e conoscere tanti aspetti del cammino che nessuno e dico nessuno ti rivelerà MAI.

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    2. Buongiorno Luca.
      Naturalmente hai tutto il diritto ad avere una tua opinione e ad esprimerla.
      Noti asprezza ed ostilità nei commenti e può essere che ce ne sia molta, anche se dovuta per lo più a sofferenza, quindi, a mio parere, scusabile e comprensibile date le tristi testimonianze rese sulle nostre pagine.

      Ma il blog propone principalmente degli articoli in cui il Cammino viene 'osservato' per come e per quanto è rispettoso della liturgia, coerente con il catechismo, in linea con le indicazioni della Chiesa e dei suoi stessi Statuti, rispettoso del foro interno dei propri aderenti, cosciente della responsabilità che si assume nei confronti dei minori e delle persone fragili.

      I fatti, non le opinioni, dimostrano che il Cammino neocatecumenale è gravemente manchevole e spesso deviante sotto tutti questi aspetti.

      Come minimo da te mi sarei aspettato che dimostrassi che una qualsiasi del nostre critiche è infondata; invece concludi che VISTO CHE c'è ostilità contro il Cammino neocatecumenale ALLORA il Cammino neocatecumenale è voluto da Dio!

      Seguendo il tuo ragionamento, allora anche i Testimoni di Geova, Scientology, i Bambini di Dio, i figli di Satana ed altri sono voluti da Dio.

      Ti consiglio, se desideri veramente essere tu provvidenziale per questo blog e per le migliaia dei suoi lettori, molti dei quali ancora neocatecumenali, di controbattere in modo argomentato ad una qualsiasi delle critiche oggettive che hai letto nei confronti del Cammino neocatecumenale.
      Altrimenti fai più bella figura a tacere.

      Grazie e buona giornata.

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    4. Scusa Luca IV BS,

      tu che ne pensi dei musulmani?
      (intendo quelli buoni, quelli osservanti, quelli che pregano, che amano Allah e che conducono una vita pacifica. Non mi riferisco a terroristi).

      Te lo chiedo perché ho sempre sentito parole di fuoco e di estremo disprezzo da parte dei neocatecumenali verso i musulmani.
      Se consideriamo che i buoni musulmani sono molto pii, molto credenti e producono molti frutti (tanti figli e tanti imam!), ne deduco che tu dovresti riconoscere "l'autenticità e la bontà dell'islam" (come dici tu).
      Ne deduco anche che la vostra estrema ostilità verso i musulmani sia il crogiolo che Dio usa per mostrarci che... se uno fosse ateo e dovesse decidere a chi credere... sarebbe più giusto aderire all'islam che al cristianesimo?
      Attualmente, già da tanti decenni, il numero di figli che fanno loro e il numero di imam non hanno confronti in altre religioni... e superano di mille miglia anche la "produzione" di figli dei neocatecumenali.

      Perciò loro hanno sia i FRUTTI che i segni dell'AUTENTICITÀ...

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    5. ma vai a suonare i campanelli insieme ai tdg...

      dom

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  12. Sono esperti dell'arcano!!!

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  13. Luca IV^ SS.TRINITÀ BS:

    secondo la tua logica anche il nazismo, data l'asprezza dei commenti che lo riguardano, sarebbe opera di Dio.
    "Molti nemici molto onore" non è un detto di Gesù.
    Gesù ha parlato di persecuzioni, ma per la FEDE. Ed è proprio un difetto di fede autentica e una dottrina non sana dottrina, che noi contestiamo al Cammino.
    Non c'è disprezzo, ma solo argomenti. Il disprezzo è roba da camminanti e da chi giudica gli altri cristiani "religiosi naturali".
    Ti invito ad attenerti agli argomenti trattati e, se ci riesci, a confutarli

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  14. "Ti invito ad attenerti agli argomenti trattati e, se ci riesci, a confutarli"

    Sarebbe una piacevole sorpresa,trovare qualche "tifoso" di Kiko che si attiene agli argomenti e riesce a confutarli.

    LUCA

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  15. Il digiuno eucaristico, afferma il Cardinale, è utile a farcene riscoprire l’importanza vitale, la bellezza e la preziosità incommensurabile.
    A tal proposito desidero riportare un mio vissuto attuale che spero possa esser d' aiuto a quei kikos che pronunciano un risoluto "grazie ma passo" dinanzi alle esortazioni del Card. Sarah. Circostanza scaturente dalla loro convinzione d' essere una dimensione a parte, degli eletti privilegiati disposti ad ascoltare solo i kiko-rappresentanti.

    Mi appartengono parole semplici, quindi spero di riuscire a trasmettere esaurientemente il messaggio che desidero inviare. Mi aiuterà Dio.
    La vicissitudine che sto per esporre si aggancia all'esortazione del Card. Sarah che ho ripreso nell' input del mio commento: il digiuno eucaristico.

    Vissi un tempo prolungato di digiuno eucaristico, ogni mio tentativo di ottenere la Particola sulle labbra si rivelò fallimentare. Ho molto sofferto, una frustrazione offerta all' Altissimo che però non mi concesse piena serenità.
    Poi ieri, giorno del Signore, per una sorta di grande amarezza mi astenni dal dirigermi alla santa Messa, ma ancora non sapevo che sarebbe stata la Vergine stessa, Materna e Paziente, a condurmi all' Eucarestia.
    Dopo aver saltato la Messa mattutina ed essermi ostinata a non frequentare quella serale, sentii in me un rilevante desiderio di accostarmi a Cristo. Ebbene, mi misi in macchina e mi diressi ad un santuario mariano. Appena giunta provai un' intensa emozione, un sentimento di profondo amore per l' Ostia Santa che il sacerdote elevava al cielo proprio in quell' istante. Giunsi nel momento della Consacrazione.
    Mi disposi in adorazione desiderando la Comunione con grande ardore, ma la delusione sopraggiunse inesorabile. Un avvertimento: "La Comunione verrà dispensata soltanto nelle mani".
    Assieme al celebrante era presente un sacerdote esorcista dal vistoso Crocifisso di San Benedetto sul petto, che notai dar concessione ai richiedenti della Comunione sulle labbra. Una luce nell' oscurità.

    Così mi nutrii del mio Signore.

    Mi sentii edificata e commossa. Gli attimi a seguire sostai riconoscente tra le braccia di una grande e consolante statua della Vergine Santissima posta in mezzo allo splendore del Creato, proprio ove la Santa Messa era in atto.

    In seguito decisi di confessarmi, per tale mi rivolsi a quell'anziano che sostava con le mani giunte ad un angolo esterno del Santuario, con lo sguardo fisso sulla gente che frenetica si precipitava verso l' entrata della Casa del Signore per far visita. L' anziano signore era il sacerdote esorcista di cui prima. Ebbene, lo interruppi nella sua meditazione chiedendo che mi confessasse, questione che mi concesse all' istante con sguardo d' approvazione. Quindi mi invitò a seguirlo negli splendidi confessionali tradizionali completi di grata e inginocchiatoio. Mi confidai e lui mi espresse concetti edificanti inerenti i santi, principalmente San Pio, il significato della santa Messa, le tentazioni di satana, la realtà dell' Inferno, la sua contrarietà circa l' imposizione della Comunione sulle mani poiché "il modo degno di prendere la Comunione è in ginocchio e in bocca", e la necessità di pregare incessantemente la Vergine Santissima.

    Mi sentii pervadere da un gaudio inesprimibile.

    (Continua)

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  16. (Seconda parte)

    "Grazie ma passo" risponderanno anche in questo caso i kikos, che mai, almeno finché rimarranno nel contesto neoc., avranno la gioia di assaporare il "ritorno all'Eucarestia con stupore rinnovato". E che mai vivranno in modo dignitoso la Comunione perché instancabili nella concretizzazione del sacrilegio kikiano del mantenere in ostaggio il Corpo di Cristo, senza opportunità né volontà di prostrarsi dinanzi alla Maestà Divina. Senza decoro e rispetto.

    Le comunità spagnole sono meno accorte di quelle italiane, infatti non hanno temuto di pubblicare le foto delle focacce disposte sulle loro mense casalinghe durante le dirette streaming delle celebrazioni neocatecumenali.

    Sorge immediato un quesito: se ne cibavano, ma erano consacrate oppure no? Opto per la seconda opzione essendo accaduto in un tempo proibitivo; e meno male (seppur il cammino abbia parlato ufficialmente della Comunione da asporto. Ricordate?)!
    Quindi di cosa parliamo? Nel Cammino non sussiste il senso reale della Santa Messa, Kiko ha trasferito ai suoi sottoposti tutt' altro.

    Per non parlare della penitenziale neoc. che mortifica il sacramento e rende impossibile un' ideale riconciliazione. Il chiasso musicale proibisce il comprendersi tra sacerdote e penitente rendendo la circostanza un atto di mera apparenza. Quiete e sacralità estinte.

    Un' ultima cosa al culmine di questo testo forse troppo prolisso, ma scritto con tutte le buone intenzioni possibili. Il sacerdote esorcista disse anche: "Durante la giornata, qualsiasi compito tu stia svolgendo, prega l' Ave Maria. Pronunciane tante nel corso del giorno, penserà il tuo Angelo Custode a farne un bel mazzo di rose da presentare alla Vergine".

    L' Ave Maria, una preghiera tanto potente quanto evitata dal Cammino. Io non ho mai udito Kiko o Carmen pronunciarla.

    Card. Roberth Sarah:"Continuiamo dunque ad affidarci con fiducia alla misericordia di Dio, a invocare l’intercessione della beata Vergine Maria, salus infirmorum et auxilium christianorum".

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