venerdì 30 aprile 2021

"Kiko, sarebbe potuto diventare sacerdote?"

Qualche tempo fa un fratello neocatecumenale ci ha posto questa domanda: 

MA IO MI CHIEDO E VI CHIEDO............... Ma Kiko sarebbe potuto diventare sacerdote? Credo proprio di SI 
Avrebbe potuto istituire un ordine religioso? Credo propiro di SI 
Con delle proprie regole? SI 
Con seminari propri? SI 
Con Sacerdoti propri? SI 
Con Suore prorpie? SI 
Quindi diventando veramente il fulcro di migliaia di persone? SI 
Perchè non l'ha fatto? Perchè il CN è un dono di Dio par la Chiesa (Papa Francesco) e Kiko per obbedienza alla Chiesa, questa sua intuizione la lascerà nelle mani della Chiesa che ha il potere di farne quello che vuole (i seminari redentoris mater sono diocesani un vescovo li può tranquillamente "distruggere" - le comunità sono parte integrante della parrocchia, un parroco le può "dissolvere") 
Pertanto questo continuo vostro affermare che il CN è disobbediente non trova conferma nè in cielo nè in terra. :-)) Santa giornata a tutti!
 
Avrebbero potuto fondare tre ordini...invece si sono accontentati del Cammino neocatecumenale!

Così si conclude l'intervento del fratello neocat.

Questa è stata la nostra risposta:

Risposta breve: No, Kiko non sarebbe potuto diventare sacerdote. 

Risposta lunga: Per accedere al sacerdozio occorre avere almeno lungo tutti gli anni di seminario una certa dose di disciplina e di umiltà. 

Che Kiko non ha.

Ma ipotizziamo pure che Kiko magicamente ci sia riuscito (del resto ho notizia di preti che hanno comprato l'ordinazione... salvo poi dover essere curati per interi decenni da un esorcista perché il peccato di simonia attrae la presenza del demonio).

Kiko avrebbe potuto istituire un ordine religioso? 

Risposta breve: No.

Risposta lunga: Chi "fonda" un ordine religioso, in genere è già parte di un ordine religioso ed è tenuto, lui o lei in prima persona a fare i voti di povertà, castità e obbedienza: non solo ad imporli agli altri.

È tenuto ad obbedire, lui per primo, alla regola e ad essere esempio con il suo comportamento prima ancora che con le parole. E i frati, suore, sacerdoti, seminari eccetera non sarebbero suoi ma, insieme a lui, al servizio della Chiesa nella loro vocazione specifica.

E l'Ordine religioso, sì, che è veramente nelle mani della Chiesa che può farne quello che vuole.

Kiko mica è stupido, si è tutelato molto bene sottraendosi a qualunque "regola" che avrebbe dovuto essere approvata .. Molto più semplice farsi approvare degli statuti che descrivono una associazione "immaginaria", perfetta sulla carta .. ma che nella realtà non esiste.

Per fondare un ordine religioso inoltre occorre poi un lunghissimo periodo in cui devono concentrarsi una serie di fatti: 

la notevole affidabilità di guida del fondatore agli occhi dei vescovi

  • la notevole affidabilità spirituale del fondatore agli occhi delle anime che si rivolgono a lui
  • l'effettivo valore della nuova fondazione (che non deve essere una fotocopia di qualcuna preesistente)
  • tutto l'iter "burocratico" (a partire dal primo difficile scalino: quello del ricevere il riconoscimento come associazione privata di fedeli di diritto diocesano)

Kiko benedice un sacerdote
Kiko non ha nessuna di queste caratteristiche. Non basta autoproclamarsi ispirati per fondare un ordine religioso ed affrontare senza alcun problema tutta la lunga e severa trafila richiesta dagli organi competenti della Chiesa - lunga e severa per evitare autoinventati "iniziatori" che facciano pasticci danneggiando anime consacrate e laici.

Ma ammettiamo pure che Kiko abbia la rara abilità dei grandi impostori tipo Marcial Maciel Degollado.

Il quale, paradossalmente, ha avuto successo perché la sua comunità era dottrinalmente e liturgicamente ben solida, cioè dotata di frutti verificabili. Ossia, il buon cuore di coloro che lo hanno seguito, ha prevalso sulle pessime intenzioni del fondatore.

E naturalmente, quando lo scandalo è stato sostanzialmente confermato dai suoi più stretti collaboratori e dalla Santa Sede stessa, i seguaci che meno lo stimavano sono oggi i migliori soggetti (in quanto dimostrazione che la loro vocazione non era centrata sul fondatore ma sulla sequela di Cristo), mentre coloro che si affannano a volerne salvare la figura sono quelli più sconcertati dai fattacci.

Ebbene: Kiko in tal caso (ipotetico costruito su altre ipotesi assurde), Kiko sarebbe considerabile il fulcro della vita di tante persone? 

No.

Il fulcro della vita è Cristo. Kiko è uno di quelli che - salvo miracoli dell'ultimo minuto - si sentiranno rispondere dal Signore: «in verità ti dico: non ti conosco».

 

Kiko canta il preconio (ma non è nè prete nè diacono)

Piccola parentesi: nel 2002 Giovanni Paolo II scrisse a don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, una lettera in cui gli disse:

«Il movimento [di CL], pertanto, ha voluto e vuole indicare non una strada, ma la strada per arrivare alla soluzione di questo dramma esistenziale. La strada, quante volte Ella lo ha affermato, è Cristo».

Questo è il miglior complimento che si può fare ad un movimento ecclesiale.

Ed è esattamente il contrario di ciò che si dovrebbe scrivere a Kiko:

«Il Cammino ha voluto indicare solo sé stesso, reclamando la "necessità" di colonizzare le parrocchie, imponendo i gadget kikiani, raccogliendo con precisione fiscale le "Decime", riempiendosi la bocca di "Paroladiddio Paroladiddio" e del Nome del Signore ma indicando di fatto sempre e solo Kiko e Carmen».

Probabilmente la furiosa e scatenata invidia per quella lettera (per di più festeggiante un ventennale, contro l'abitudine vaticana di festeggiare solo i 25-50-75-100), contribuì ai livelli alti del Cammino a fabbricare, appena quattro mesi dopo, l'approvazione ad experimentum dello Statuto.

 

mercoledì 28 aprile 2021

Kiko Argüello reclutava maggiordomi tra i suoi adepti. Anche in questo Carmen Hernández lo ha superato!

 

Dai Diari di Carmen.
 
Due piccole necessarie premesse:

Oltre ad un continuo mantra depressivo sul proprio non essere, essere nulla, mutismo, incapacità di parlare, sarò malata, taccagneria, fumo drogato eccetera, ci sono pure alcune espressioni stupefacenti che forse ci fanno avvicinare meglio al suo pensiero ed alla sua personalità. 
 
Fermo restando che quel Gesù di cui parla continuamente è un Gesù-maggiordomo, che deve 'venire' continuamente a farle cambiare umore, a rimediare alla sua noia, al male di vivere, all'invidia per Kiko, al complesso di persecuzione, all'odio per clero e vescovi, al vizio del fumo, addirittura al dispetto per il fatto che il suo compleanno od onomastico non venivano onorati a dovere.
 
Mancava la nuvoletta con il volto "sorridente" (....) di Carmen
che si materializza sopra piazza San Pietro 
durante l'Angelus del Papa...... (da 

LUCA)



Andiamo ad analizzare il seguente passaggio precisando che non è uno dei suoi tanti sfoghi ma è una idea per una catechesi alle 'ragazze' itineranti da inserire nelle equipe. 
Sono nel Signore sicura e libera, perché me lo ha dimostrato con fatti chiari, della Missione che Dio, per sua misericordia, mi ha affidato e della collaborazione con Kiko, che non so fino a quando sarà: non eterna ovviamente anche se fosse per sempre.
Qui c'è il mio presente e il mio futuro.
E colui che sta collaborando con me è Gesù Cristo. E questa collaborazione eccezionale sta dentro tutta la tradizione della Chiesa.
Carmen Hernández si propone come modello alle 'ragazze' itineranti da inserire nelle equipe. 
Dice loro "Fate come me!" Poiché Carmen non si è mai appoggiata all'uomo invita le ragazze ad essere libere e appoggiate solo nel Signore. Concetto di per se' encomiabile. È il modo in cui Carmen lo ha incarnato a renderlo perverso.
 
Chi era Carmen? Una che non è stata mai sottomessa o obbediente a nessuno. Non si è mai sposata evitando la 'sottomissione' al marito. Non si è mai consacrata, evitando l'obbedienza alla Madre Superiora. Arcinota è la storia della sua cacciata dalle suore missionarie per la sua allergia all'obbedienza. Inventato il Neocatecumenato insieme a Kiko, nella sua specchiata umiltà gli rinfacciava tutti i giorni che di sicuro egli senza di lei non avrebbe concluso mai niente. Ricordiamo il famoso piatto d'argento sul quale ha servito il Concilio Vaticano II a un Kiko ripiegato su se stesso a Palomeras e che prima di incontrarla capiva solo dell'obsoleto e stantio Servo di Jhave' da cui lei sola lo ha liberato. E riguardo alla Chiesa che ha fatto? Neanche alla Chiesa ha mai obbedito, dal Papa fino al presbitero della sua equipe, l'equipe Internazionale degli Iniziatori del Cammino. E' presbitero da tempo immemorabile il triste padre Mario Pezzi che anzi è da sempre valso ai suoi occhi ancor meno del detestabile Kiko.
Insomma, per Carmen il Cammino è molto più "sua creatura" che di Kiko. A Kiko è apparsa la Madonna (chi sa se Carmen ci ha mai creduto!) ma Carmen ha sentito in lei il "Benedetta tu fra le donne...". Carmen la 'benedetta'! È scontato che la "creatura" l'ha concepita e messa al mondo lei! Per lei allora Kiko cosa è? Neppure "padre putativo", egli è solo uno showman bravo ad attirare le folle, un Pippo Baudo, come lei deridendolo lo appellava, affabulatore provetto, moderatore in sala. Funzionale alla diffusione del morbo neocatecumenale, ma sostanza zero. Un megalomane malato di Yo Yo Yo, e lei che non voleva morire kika.
 
E' solo biondo, ma è Kiko.
È dunque Carmen, dopo che non ha mai obbedito a nessuno, piomba da par suo nell'orbita di Kiko: sciagurata congiunzione astrale! E nel prosieguo della storia si conferma alla grande una anarchica totale, ad onta di professarsi ed essere convintamente considerata dagli adepti una santa cattolica in pectore e di categoria superiore per disposizione divina; tra chiamate, dirottamenti aerei e mozioni interiori a conferma di un'elezione davvero unica e speciale.
Da questo modello di virtù non dico eroiche ma neanche ordinarie cosa mai poteva venire di buono?
Le donne itineranti hanno cercato sempre di imitarla in tutto.
Come gli itineranti di imitare Kiko fino a scimmiottarlo pateticamente.
Il Cammino è fortemente improntato sulla personalità degli Iniziatori.
Kiko e Carmen sono il Cammino. Kiko/Carmen/Cammino, questa la Triade, unico oggetto di idolatrica adorazione da parte dei neocatecumeni convinti.
 

Sempre dai Diari questo è un altro "detto" sulla liturgia della Pasqua (Non la liturgia della Chiesa, si intende, ma la pseudo liturgia del Cammino. Nel frattempo avevano già prenotato la "sala" per celebrare la "loro" veglia di Pasqua. A dispetto della liturgia e del clero.)
La lotta di attacco alla liturgia mi dà senso in questo battagliare. (...) Passività. Anni per creare la comunione, l'amore, e consegnamo il catecumenato come pasto al clero.
La Missione della Riformatrice con la collaborazione di Kiko emerge finalmente fra le tante lagne e sospiri. Ah, non dimentichiamoci del Gesù-cameriere-collaboratore familiare. Pensate la pazzia di questa donna che ci ha spiegato di non collaborare con un Kiko Arguello qualunque, ma con Nostro Signore. 
 
Pardon, precisiamo meglio riportando le sue stesse parole, ella in realtà dice che:
 "colui che sta collaborando con me è Gesù Cristo".
Petulante era petulante
e al giorno d’oggi
   la servitù non è più quella di una volta!



 "Andiamo a lottare in Vaticano con le Cardinali". Nel linguaggio di Carmen come nei suoi comportamenti tutto era lotta, battaglia all'ultimo sangue. Senza esclusione di colpi. Siamo testimoni di alti prelati colti da malore dopo gli estenuanti incontri con gli Iniziatori. Ma quello che trapelava era sempre la violenza verbale irrefrenabile di Carmen che Kiko stesso non riusciva a contenere. Tra gli itineranti queste avventure, tra una risata e l'altra, venivano raccontate come gesta eroiche di una donna libera che non aveva paura di nessuno e che "diceva sempre la verità". In realtà Carmen senza ritegno sparava in faccia a Vescovi e Cardinali anche ingiurie pesanti e spesso non si esimeva dall'offendere anche sul piano personale spiattellando affari loro di cui, non si sa come, riusciva sempre a venire a conoscenza o addirittura prendendo a bersaglio difetti fisici anche abbastanza evidenti, per cui il tutto era ancora più offensivo ed umiliante.
 
Era l'immagine della felicità!
Insomma, il "detto" di cui sopra è un autentico concentrato del vero pensiero di Carmen.
Potremmo chiederci perché mai lo hanno riportato nei Diari? Letto così non le fa certo onore. Almeno secondo il comune buon senso che in verità in questa gente è sempre stato abbastanza carente. 

Lo hanno riportato nei Diari forse, secondo la loro mente bacata, per far emergere il tormento dello spirito della novella mistica trepidante per i destini incerti della Madre Chiesa a causa degli "infermi" nella fede" - don Sanfilippo dixit - che non comprendono il dono prezioso del Cammino Neocatecumenale, unica salvezza.
 
Memorabile è rimasta la pomposa affermazione di Kiko che puzza di falso a un chilometro di distanza:
 
"I Papi hanno detto che il Cammino Neocatecumenale viene dal cielo per la salvezza della Chiesa."
 

Di sicuro una così sarà canonizzata! Le sue battaglie contro il clero "magnone" passeranno alla storia più delle imprese eroiche dell'ardimentosa Santa Giovanna D'Arco e porteranno alla Chiesa Universale frutti copiosi.

Spargerà miracoli sul popolo pellegrinante che la implora e veglierà benedicente dal cielo a custodia della sacra eredità per i secoli dei secoli. Amen
 

Elenco articoli del Blog su 'santacarmen'

lunedì 26 aprile 2021

Perché consigliamo la "Messa tridentina" ai kikos

Domanda: ma allora tu ai kikos consigli la Messa tridentina?

Risposta breve: .

Risposta lunga: la fede si sostiene con la dottrina e i sacramenti. Insegnare male la prima o celebrare male i secondi (le due cose sono comunque molto più connesse di quanto sembra), significa inquinare la fede.

Oggi i soli sacerdoti che si arrischiano a celebrare la Messa tradizionale in latino ("Messa tridentina") sono quelli che sono stufi delle carnevalate liturgiche, stufi del fai-da-te dell'assemblea, stufi delle ambiguità e delle eresie, e quindi - talvolta perfino loro malgrado - rappresentano l'ultimo baluardo della difesa della fede. Certo, esistono anche buoni sacerdoti "biritualisti" (cioè che celebrano sia la "tridentina" che quella "in italiano"), ed esistono anche pii sacerdoti "Novus Ordo" (cioè che celebrano solo quella "in italiano" promulgata da Paolo VI). Purtroppo queste due categorie di sacerdoti rappresentano una minoranza nel clero e così non possono sempre risultare di vero aiuto a disintossicarsi dal veleno spirituale kikista-carmenista. Tanto più che in una Messa Novus Ordo il celebrante non sempre è in grado di impedire che dei laici autonomamente mettano su un po' di show annullando i suoi sforzi di celebrare con sobrietà e serietà.

Pagliacciata "liturgica"
neocatecumenale
Per cui il consigliare la Messa tradizionale in latino equivale al consigliare di rivolgersi a sacerdoti che promuovono con tutte le loro forze (e a spese di persecuzioni da parte addirittura della gerarchia ecclesiale e dei loro stessi superiori) la santa dottrina cattolica e la solidissima liturgia attraverso cui crebbero in santità innumerevoli generazioni - tra cui lo stesso padre Pio a cui molti di noi sono devoti - e che Benedetto XVI il 7 luglio 2007 ha messo nero su bianco che «non è stata mai abolita».

Il Cammino Neocatecumenale è graditissimo al demonio perché porta uno scempio nella liturgia con la scusa di renderla più "vissuta". In realtà nelle comunità del Cammino non viene vissuta ma solo spettacolarizzata: uno spettacolino autogestito, una celebrazione parolaia e farraginosa, dove ognuno dei presenti ha occasione di fare la propria omelia spontanea, dove la ricezione del Sacramento è ridotta a una specie di sacro snack di unità fraterna, dove i segni liturgici cedono il posto alle pagliacciate umane (il "girotondino" imbecille a fine liturgia, la chiassata caciarona del "segno della pace", la disposizione delle sedie come ad un variety televisivo pomeridiano, ecc.) e dove il centro di tutto è sempre Kiko Argüello - coi suoi insostituibili canti, le sue onnipresenti "icone", i suoi  obbligatori gadget, i suoi immancabili drappeggi, le sue griffatissime suppellettili sacre, il suo peculiare modo di grattugiare la chitarrella...

Per questo, anche avendo un buon cuore disposto a donarsi al Signore "ma attraverso il Cammino", la propria spiritualità viene irrimediabilmente inquinata. Il Cammino Neocatecumenale è spiritualmente un tumore e per estirpare questo tumore occorre ciò che va in direzione diametralmente opposta: come ad esempio la liturgia tridentina.

Chiassata "liturgica"
neocatecumenale
C'è un altro motivo per consigliare caldamente la Messa tridentina: non ci troverete nessun canto di Kiko. Più esattamente: non ci troverete canti con la chitarra. Niente canti moderni estrosi, né lagne da mollaccioni o canzonette trascinate: la Messa non è un'esibizione canora e se uno non è in grado di cantare bene, non deve  "esibirsi a tutti i costi". Chi prega cantando prega tre volte, si diceva una volta: ma parlavano del sublime canto gregoriano, non delle vergognose e imbarazzanti canzoncine chiesastiche inventate in questi ultimi 60-70 anni da gente che aveva come unico scopo quello di sbarazzarsi di ogni canto tradizionale della Chiesa.

La Messa "tridentina" è una vera terapia d'urto per chi era abituato alle blasfeme e dissacranti carnevalate kikesche-carmenesche. All'improvviso vi accorgerete che è culto a Dio anziché spettacolino "che bisogna far sembrare ben riuscito".
Vi accorgerete che ogni singolo gesto ha come centro la gloria di Dio anziché quella di Kiko. Che ogni singola parola ha a che fare con quel culto a Dio e senza alcun "riempitivo", tanto meno "spontaneo", da parte dei fedeli.
Vi accorgete che parlano anche i tanti momenti di silenzio, come di chi è in adorazione davanti al Signore, laddove nelle liturgie "moderne" (e ancor più in quelle kikizzate) il silenzio è un fastidio che bisogna interrompere al più presto poiché negli spettacoli il silenzio significa che qualcosa si è inceppato.
E quindi vi accorgerete della lingua sacra liturgica con cui hanno celebrato tutti i santi da 17 secoli a questa parte (la maggior parte di loro non aveva titoli di studio da esperti latinisti: capivano il senso di ciò che accadeva nella celebrazione, non avevano bisogno di effettuare accademiche traduzioni istantanee), cioè senza quelle inflazionatissime parole italiane (amore, pace, perdono, ecc.) diventate oggi mondanizzate, ambigue, comode per mille interpretazioni e sotterfugi.

Carnevalata "liturgica"
neocatecumenale
Ai kikos, come cura dal tumore spirituale denominato "Cammino", occorre necessariamente una terapia d'urto: la liturgia "tridentina".
Occorre gettar via lo spettacolino kikizzato e prendere parte al vero culto a Dio gradito, in quella forma in cui non c'è posto per l'iniziativa umana (al punto che il sacerdote, al pari dei fedeli, è "orientato verso Dio", cosa che fa imbestialire gli amanti dello spettacolino perché non vedono in faccia il presentatore del variety), in quella liturgia dove ogni segno ha una lunghissima tradizione (anziché essere una moda qualsiasi dell'ultimo mezzo secolo o addirittura dell'ultima mezza mattinata) ed in cui tutta la bellezza è intesa a esaltare l'azione di Dio nella storia degli uomini anziché essere estrosa scenografia.

È quella liturgia dove per fare la Comunione ci si accosta alla balaustra (che divide lo spazio del popolo dallo spazio sacro di Dio dove opera il sacerdote) e ci si inginocchia in attesa che il ministro di Dio amministri personalmente il Pane di Vita Eterna (che non è certo una specie di snack sacro di unità fraterna, tanto meno da prelevare al self-service, tanto meno una specie di sacro gadget a disposizione degli attori dello spettacolino, men che meno un gettone di presenza).
È quella liturgia dove il fedele assiste al miracolo che avviene per opera del sacerdote, partecipandovi di cuore e in unione spirituale con Dio (che è una cosa personalissima, non la somma degli sforzi della comunità) e senza bisogno di agitarsi a recitare una parte o partecipare alle canzonette dello zecchino d'oro con vocioni urlati (e magari stonati), furiose grattugiate di chitarrella, da gente che tipicamente vuole solo autoaffermarsi come "cantore" per ricevere applausi immaginari e complimenti affettati.
È quella liturgia dove sono tanti i momenti in cui si è in ginocchio davanti al Signore (perché conta solo la presenza del Signore - e davanti al Signore "ogni ginocchio si pieghi" -, non il tuo agitarti, non il tuo spettacolino, non la tua omelia laicale estemporanea).

Nella loro mostruosa e ridicola eresia, i due autonominati "iniziatori" spagnoli hanno sempre capito benissimo che il concedere ai kikos di partecipare alla liturgia cattolica (perfino se fosse Novus Ordo) creava il serio rischio di farli allontanare dalla kikolatria.

sabato 24 aprile 2021

Prontuario di neocatecumenalese (da FungKu)

Ci scrive il lettore FungKu:

Caro Blog,

tra le varie sette che frequento e quelle che ho fondato, sono anche Neocatecumenale alla Tappa della Sgangherazzio. Per motivi di sincretismo intersettario ho dovuto compilare un Prontuario del Linguaggio Neocatecumenale e la lettura del Blog Osservatorio mi è stata fondamentale per riuscire nell'intento. È quindi con viva gratitudine che Vi invio il mio breve componimento, sperando che Vi sia utile e gradito.

Non esitate a segnalare eventuali espressioni mancanti, perché la Sgangherazzio è una tappa negativa, cioè che viene prima delle Catechesi Iniziali (i catechisti m'hanno rimandato troppo indietro!) quindi potrebbe ancora mancare qualcosa.

Cordiali saluti,

FungKu, Studioso, Chili e Chili Di Libri Sulle Spalle. Ma Trasportiamo Anche Masserizie.

PS se pubblicate: Anonimo Degli Insulti Al Cammino, Non Copiare Perché Cè Il CopiRait Qui!


PRONTUARIO DI NEOCATECUMENALESE

Approvàti! - Varianti: Il Papa ci approva!
Certificato di Qualità Neocatecumenale, estorto ai Papi a forza di insistenze e menzogne. Questo certificato copre soltanto gli Statuti (che neppure sono rispettati) ma viene esibito dai Neocatecumenali soprattutto per vincere tutte le discussioni dicendo una sola parola, l'ultima: "Approvàti!"

Adulti nella fede
Precedentemente bambini nella fede, che sono venuti a vedere (cfr. "Vieni e vedi") ma non sono scappati. Ora camminano nel Cammino, per diventare adulti nella fede. Sono 50 anni che li aspettiamo all'uscita.

Bambini nella fede
Quelli che hanno appena iniziato il Cammino e "bevono il latte", cioè ascoltano catechesi semplificate e confortanti, perché - dicono i catechisti - non sarebbero capaci di digerire catechesi più difficili. In realtà è perché, se sapessero cosa li aspetta, scapperebbero via prima che finisca l'infanzia nella fede.

Catechesi per adulti
Titolone pubblicitario con cui i cattolici che vanno a Messa in parrocchia vengono attirati nelle salette parrocchiali, e lì gli viene spiegato che la parrocchia è un'istituzione obsoleta ed inefficace e che il vero cristianesimo lo potete trovare o prima del terzo secolo, oppure nelle salette con i Neocatecumenali.
Più facile è andare nelle salette che al terzo secolo, anche se poi nel quartiere non trovi più parcheggio e ti tappano anche il garage.
A queste catechesi però non ti dicono che non ne uscirai mai più e che dopo pochi anni inizieranno a chiederti tantissimi soldi. Solo dopo altri anni ti spiegano che, se te lo dicevano prima, tu non ci andavi.
I cattolici che prima delle catechesi per adulti andavano a Messa in parrocchia, poi non ci vanno più, e non vanno più neppure su Facebook, perché da cattolici si sono trasformati in neocatecumenali.

Dare le catechesi
Imparare a memoria i mamotreti eretici (prima oltre che eretici erano anche segreti), per poi ripeterli ai fratelli con vivace spontaneità, mi raccomando però, spiegate che si tratta di ispirazioni spontanee dello Spirito Santo, non dite che avete copiato.
A queste catechesi è permesso mettere in dubbio tutta la dottrina cattolica ma mai contraddire Kiko e Carmen o Padre Mario, dai, anche se con lui non c'è molto da contraddire. Se guardi diversi videi della stessa catechesi data in vari posti, ti sembrano le repliche di una recita. Inoltre i testi sono zeppi anche di errori di grammatica, di sintassi, di ortografia e di stile, ma questo lo dico per i puristi del genere perché a me non mi importa un granché.

Cattolici della Domenica
Quelli che non fanno il Cammino, vanno a Messa la Domenica e credono stupidamente al Dio che gli è stato tramandato dai Santi invece che al vero dio Dio, quello che il Cammino fa incontrare ai neocatecumenali nella loro storia (ma solo se restano in Cammino, sennò niente Dio).
Dal 2007 si è aggiunta la sottocategoria dei Cattolici della Domenica Tridentini, ma i neocatecumenali non hanno ben capito di cosa si tratti quindi se la sbrigano con un "pantofolai" o tre puntini di sospensione: "è un tradizionalista, quindi...".

Tutto gratis!
Ma manco pe gnente!
E oltre che al pago, è pure esoso, segreto e tutto in nero. Ma questo si scopre troppo tardi, quando le porte si chiudono e tu ti trovi dalla parte sbagliata, cioè dentro.

Provati coi beni! Molla il malloppo!
Che ci fai tu coi soldi! Dalli a me!

Lo sterco del demonio
Io non sono mai andato in bagno dopo che c'era andato il demonio ma se fosse vero quello che dicono, cioè che il demonio quando ha finito di digerire rilascia denaro nell'ambiente, quello sarebbe il bagno più pulito del mondo.

Mollare il malloppo
È il motto dei filibustieri, dei bucanieri e di Kiko. Fatevi due conti, così come se li è fatti lui. 

Provarsi con i beni
Dopo che ti sei provato con i beni, i tuoi beni sono passati a Kiko e quindi è il suo turno di provarsi con i beni. Però non si sa a chi li dà per provarsi con i beni perché non lo dice.

Corajo!
Quello che ci devi mettere tu, quando ti impongono l'ennesimo salasso o ti aggiungono l'ennesima tappa del Cammino, che l'avevi quasi finito e invece no.

Di' fatti concreti!
È una specie di gara neocatecumenale: chi dice più fatti concreti ha più fede. Secondo me è un inglesismo da "concrete", calcestruzzo: più ce n'è più pesa, è ovvio.

Dio vuole fare una storia con te
... a me invece pare proprio che tu mi stai raccontando un sacco di storie.

Fare Eucarestia
Imbandire la cena di Lutero, di Erode e di chissà chi altro, ma non lo so, perché mi hanno invitato una volta sola e poi mi hanno rimproverato perché a cena non ci si inginocchia.

Tu giudichi!
Questo te lo dicono quando gli fai notare che hanno fatto una grossa bestialità e non sanno come risponderti.

Ingannato (dal demonio)
Uno che ne sa più dei neocatecumenali per aver studiato sui libri. Oppure uno che vuole ragionare con la propria testa invece che obbedire a Kiko. Oppure uno che ha fatto un torto vero o immaginario a qualche neocatecumenale che aveva appena sentito questa espressione all'ultima catechesi.

Ha il demonio!
E lo sapevo: hai contraddetto Kiko!
Ma te l'ho appena detto: puoi contraddire tutto tranne Kiko! Ora ti dicono che hai il demonio!
Oppure... hai svelato qualche segreto del Cammino? Come le Decime? Come l'abduzione Pasquale?

Già dall'anno scorso Kiko ha sparso la voce ai suoi di prepararsi all'abduzione Pasquale,che però non si è ancora verificata. Per ora stanno solo facendo prove tecniche nelle campagne dietro Porto San Giorgio.


È Dio
 che ti parla! Tramite me!
Dicono così quando interpretano la parte degli Amici di Giobbe. Povero Giobbe, anche questi amici si è beccato. Imparate almeno a parlare come Dio comanda, se proprio vi comanda di parlare, aprite almeno qualche libro di dottrina cattolica una buona volta!

Passa il Signore!
Vuol dire che se non vai alla convivenza ti perdi il Signore in persona che passa proprio quando la comunità si riuniva in quell'hotel ma tu non c'eri. Lo avvistano qua, Lo avvistano là e se non vai dietro ai loro avvistamenti mettono il muso e mormorano. Ma non farti trascinare negli alberghi dietro a loro, fai piuttosto come fanno i cattolici: passa tu in chiesa e vai al Tabernacolo. Gesù è lì che ti aspetta, ogni giorno fino alla fine del mondo.

Per obbedienzah

Usanza Neocatecumenale che consiste nel fare esattamente come dicono i catechisti e magicamente tutto ti andrà bene. La h finale ti ricorda che non ci devi pensare troppo su. Però se obbedisci a qualcun altro, per esempio alla Chiesa o al capo ufficio e non vai in convivenza, allora ti chiamano idolatrah. Attenzione che se obbediscih e poi ti va male lo stesso, poi devi impazzire a capire cosa vuole dirti il Signore con questo fatto e buona fortuna.

Cosa vuole dirti  il Signore con questo fatto?
E che ne so, chiedilo a Lui, no? Dici sempre che mi parli a nome Suo, e parlaci pure stavolta!

il Signore 
ti ha chiamato qui, oggi!
Questo lo dicono ogni volta che hanno un pubblico che li ascolta. Pare che il Signore gli mandi la gente, ma io non ho mai ricevuto nessun avviso, come fanno a saperlo?

Ha lo Spirito Santo - Il catechista ha lo Spirito! - ora avete lo Spirito!
Allora, io anche se i miei catechisti me lo hanno proibito ho letto di nascosto il Catechismo e vi assicuro che non ci scherzerei, con questo tipo di bestemmie. A meno che non si tratti di bestemmie ma di etilismo, in quel caso vi chiamo la A.A.

Prete del futuro nell'atto di resistere ai catechisti
arrivati per instaurare il Cammino in parrocchia.

Non resistete al male!
E allora tu non ti avvicinare con quel sacco nero, e tu con quell'agenda rossa e la penna, tutta pronta a segnarti li cavoli mia! Altrimenti resisto!


Morire all'altro
Versione Neocatecumenale dell'amore all'altro, sempre corredata di descrizioni a tinte forti di catene al collo, palle al piede, urla nevrotiche, torture psicologiche, ricatti morali e zuppiere spaccate in testa. Kiko e Carmen però non sono mai morti a nessuno perché la moglie non ce l'hanno. O il marito.

Nevrotica

È l'eterno femminino incarnato nella moglie ideale, secondo Kiko. Così la dipinge e per questo non l'ha mai sposata (ma avete visto come dipinge?). È la moglie degli altri infatti. Se gli altri sono tutti come Kiko, si spiega perché è nevrotica questa moglie ideale.

Il Signore ha salvato il mio matrimonio!
Questo è un esempio di fatto concreto ma funziona solo a patto che tu resti in comunità. Se esci, vedrai che il "Signore" come te lo ha salvato te lo disfa, il matrimonio. Promessa dei catechisti.

Il Signore ha salvato il mio patrimonio!
Questo lo dice chi esce dal Cammino e chi non ci entra.

Vieni e vedi!
Innanzitutto: non ci andare!!
Ci sei andato? Ma ti avevo detto di non andarci! Vieni via!!
Dicono vieni e vedi, tu ci vai e ci vai e ci vai e ci vai, ma poi non si vede niente di quello che avevano promesso all'inizio. E dopo un po' cambiano le promesse e si ricomincia! Non ci si capisce più niente.      

Però... non so voi ma io sono contento di far parte anche di altre sette!
Quelli delle altre sette sono più seri! Vi lascio con una foto del mio catechista Pastafariano nell'atto di rifiutare l'etichetta parodistica che il mondo ha imposto al Pastafarianesimo.

FungKu, Neocatecumenale alla Tappa della Sgangherazzio.

I Neocatecumenali possono imparare dai Pastafariani
che scherzare sul serio è meglio che fare sul serio per scherzo! 

giovedì 22 aprile 2021

Il Cammino Neocatecumenale: un sogno che sta diventando un incubo.

Per Kiko, internet è come la chiesa: si può usare internet e si può entrare in chiesa solo per obbedienza al Cammino.
Se si entra in internet o in chiesa per motivi di fede personale o di ricerca della Verità, allora si è indemoniati o parrocchiosi delle 12. (da Valentina Giusti)

Spulciando qui e là tra i nostri commenti...

E' evidente, col prolungarsi dei tempi della pandemia, un cambio di passo nei confronti di internet. Si vede che Satana non se ne serve più per fare uscire i fratelli dal cammino. I fratelli neocatecumenali, sempre più numerosi, frequentano i social e aprono gruppi su fb, mentre la piattaforma in generale è diventata fondamentale anche per i vari capoccia, per mantenere vivo il contatto con le comunità che conducono.

Lo stesso Kiko ha dovuto fare di necessità virtù, concedendosi sempre più di frequente in modalità videoconferenza. Anche se proprio non riesce a rinunciare al modello tradizionale per cui ci si sposta dai quattro angoli della terra pur di venire ad ascoltarlo in presenza, mentre proclama il suo verbo che agisce di pronto; con tutte le conseguenze di diffusione sconsiderata del contagio, come abbiamo visto di recente, quando il COVID ha colpito frontalmente la Triade stessa degli Iniziatori (e Dio solo sa quanti altri partecipanti!).

 

Un pavone, ma dietro due ali oscure
Ma in presenza o via streaming, ci spiega Valentina Giusti, solo e sempre un'unica motivazione li muove:

La caratteristica più plateale del Cammino e del suo iniziatore è questa: sono sostanzialmente e inguaribilmente pavoni, non possono fare a meno di vantarsi! 
Ma questo vizietto mal si concilia con una metodica che ha permesso al Cammino fino ad ora di sopravvivere nella Chiesa: l'arcano. L'arcano, il segreto, il celare le proprie prassi, consente di incapsulare la spike del virus letale del Cammino in modo che le difese immunitarie del corpo della Chiesa non lo individuino, possa penetrare nelle cellule-parrocchie sane, e in esse essere comodamente replicato e proliferare. 
L'arcano si difende con il silenzio; ma quando subentra il pavone che c'è in ogni neocatecumenale che si rispetti, l'arcano si può difendere solo con le (pietose) bugie. Ecco perché nel Cammino la menzogna è rispettata ed utilizzata largamente a scapito della verità. 
È esemplare in proposito questo articoletto-comunicato del Cammino, in cui i soliti pavoni si vogliono vantare che il proprio Guru abbia profetizzato pubblicamente la propria malattia/morte (e, sottinteso, la propria pasquale resurrezione).
Per questo devono riferire degli Annunci di Pasqua di Roma e Madrid, momenti clou in cui il leader morente saluta lieto i suoi con le parole di Gesù (ah no, scusate: con le parole di Tagore. Ma fa lo stesso).
Ma qui interviene l'arcano: il mondo crudele, che sa leggere e far di conto, potrebbe addebitare al guru una imperdonabile leggerezza, nel fare affollate conferenze pubbliche in tempi di pandemia! E quindi scatta la prima bugia: gli incontri da riunioni in presenza si trasformano in meeting virtuali, in streaming; e, nel dubbio che comunque qualcuno possa fare accostamenti indebiti, non viene citata la data di Madrid, troppo vicina all'evento infettivo. 
E così il pateracchio è servito! Fino alla prossima vanteria. (da Valentina Giusti)


Tira le somme LUCA:

È sempre lo stesso discorso del pavone che spiegava Valentina.  
Quando il CN era in pieno sviluppo Kiko non voleva che i suoi adepti andassero sui social e su internet per paura di svelare gli "arcani", quegli "arcani" che gli hanno consentito di ottenere un posto nella Chiesa e gli consentono di crescere indisturbati, nonostante le eresie proclamate e conclamate. 
Ora che il CN è in declino, perché gli arcani sono stati svelati, l'ultima risorsa è farsi pubblicità in tutti i modi ed ecco la necessità dei social e di internet.  

 

Gli stessi neocatecumenali si rendono conto che c'è qualcosa che non va nel loro piccolo mondo che diventa sempre più piccolo, quindi, per dimostrare a tutti che non sono in crisi nera, si fanno pubblicità cercando di mostrare il volto migliore del CN.

Sentono il bisogno di auto-convincersi di essere i migliori.
Visto che il mondo li ignora, ecco la necessità di farsi pubblicità da soli, di auto-proclamarsi gli unici ed ultimi cristiani-con-la-fede-adulta, contribuendo a svelare gli ultimi segretucci rimasti.  
I catechisti sono disperati e gli adepti sono fuori controllo.
Fanno come gli pare, dentro e fuori del CN.
Sono saltati gli schemi rigidi della disciplina imposta dalla gerarchia neocatecumenale.

È finita, lo sanno tutti, ma nessuno ha il coraggio di dichiararlo.
C'è troppa gente spaventata che vede il vuoto sotto ai suoi piedi.
Gente che ha sprecato la sua vita dietro un sogno che sta diventando un incubo. (da LUCA)

 


Oggi è stato davvero un successo
Kiko Arguello è stato dimesso
dopo pochi giorni dall'ospedale
oh che notizia fenomenale
adesso il Cammino Neocatecumenale
si può dire salvo meno male
a casa in convalescenza resterà
ma ben presto del tutto guarirà
poi tra noi di nuovo tornerà
e ancora a lungo ci guiderà
e diremo : Kiko non è morto
sì Kiko è davvero risorto

            (da un Anonimo)

martedì 20 aprile 2021

Ancora sulla iniqua imposizione della decima

Riportiamo brani dell'articolo del liturgista Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato su Aleteia, dal titolo originale "Quanto denaro devo dare alla Chiesa in base al concetto della decima?"

Per quanto ci riguarda, dovrebbe bastare il titolo, che già sconfessa che si debba in nessun modo dare la "decima" a chi non è  Chiesa, cioè all'organizzazione pseudo cattolica denominata Cammino Neocatecumenale.

Il Cammino Neocatecumenale, inoltre, nei propri Statuti, è autorizzato dalla Chiesa a raccogliere delle libere offerte, non a imporre delle tasse calcolate addirittura in percentuale.

Nessuno, nella Chiesa, né sacerdote, nè  parroco, né Vescovo, né  Conferenza Episcopale, nè Pontefice ha mai autorizzato il Cammino Neocatecumenale a chiedere, anzi, a pretendere, una tassa fissa così elevata dai propri aderenti.

Il Cammino Neocatecumenale, che ha dichiarato  d'essere una Fondazione di Beni Spirituali, si occupi appunto di spirito e non allunghi le sue adunche  mani sui risparmi delle famiglie.

Come sostiene Padre Holguín:

 "...ci sono persone che si ritengono cristiane ma in alcuni casi anche ebree per il fatto di chiedere la decima.
Se si desidera seguire la legge ebraica, bisogna fare tutto o niente: circoncidersi, non mangiare sangue, osservare il sabato, dare la decima e offrire olocausti…"

Eh sì, Neocatecumenali, un po' di coerenza!



 

In ambito civile, fin dall’epoca romana, la decima era un’imposta (del 10%) che si pagava in ragione di una controprestazione, per un’autorizzazione a svolgere un lavoro, per il diritto di usare un terreno, ecc. 

L’origine della decima è molto antica, perché in ambito religioso se ne parla già nell’Antico Testamento. 

 

Abramo offre liberamente la decima a Melkisedek

 

La decima era il 10% o i primi dieci frutti o la decima parte dei prodotti offerti a Dio, e forse è stata istituita evocando simbolicamente i dieci comandamenti. Secondo la legge mosaica, la decima era obbligatoria.

In base all’etimologia, la parola “decima” veniva intesa come la decima parte dei frutti che provenivano dalle campagne e dagli animali, ma attenzione perché si parla solo di prodotti (olio, grano, vino…) e non di denaro.

Biblicamente parlando, la decima non è quindi mai stata un’offerta a Dio in denaro, ma in beni (Levitico 27, 30-32; Malachia 3, 8-10), e ai tempi di Esra si parla solo delle decime di cereali e frutti.

Si sa che la prima decima che appare nella Bibbia è quella data da Abramo al sacerdote Mechisedech in segno di gratitudine (Genesi 14, 20).

In seguito è stata istituita la decima a favore dei sacerdoti leviti. Dio ha portato il suo popolo nella terra promessa, e lì ha suddiviso la terra tra le undici tribù. Visto che la tribù dei leviti avrebbe dovuto dedicarsi al servizio del culto a Yahvè, le altre tribù avrebbero dovuto dare la decima per sostenere il sacerdozio ebraico, che doveva sostentarsi fino all’arrivo del Messia.

La decima era quindi il modo di sostenere la tribù israelita di Levi che non poteva possedere terre. Visto che il suo compito era dedicarsi al servizio del tabernacolo, era rimasta senza terra quando era stata ripartita quella di Canaan (2 Cronache 31, 5-19). “Ai figli di Levi io dò in possesso tutte le decime in Israele per il servizio che fanno, il servizio della tenda del convegno” (Numeri 18, 21).

Quello che riceveva la tribù di Levi da parte del popolo ebraico era il 10% di quello che davano tutte le altre tribù di Israele. La decima doveva essere amministrata non solo per il servizio di culto, ma anche per le opere di carità (Deuteronomio 26, 12-13).

Per il libro del Levitico, quindi, la decima è un’imposta a beneficio del tempio, secondo il libro dei Numeri un’imposta a favore dei leviti, per il Deuteronomio un banchetto festoso davanti a Yahvè in cui la decima (in beni) viene consumata, e ogni tre anni un’opera a favore dei bisognosi.

In ogni caso, la decima era una cosa propria ed esclusiva dell’Antico Testamento, del popolo ebraico e legata al culto “ufficiale”. Per questo nel Nuovo Testamento i cristiani non parlano della decima, né tantomeno è stata imposta.

Comunità neocatecumenale
celebra la pasqua ebraica
Al giorno d’oggi c’è chi mescola le due alleanze come se fossero la stessa cosa. Ci sono persone che si ritengono cristiane ma in alcuni casi anche ebree per il fatto di chiedere la decima.

Se si desidera seguire la legge ebraica, bisogna fare tutto o niente: circoncidersi, non mangiare sangue, osservare il sabato, dare la decima e offrire olocausti…

A una persona non era permesso di scegliere quello che le piaceva dell’ebraismo e quello che non le piaceva, come se fosse una specie di menù religioso; non poteva scegliere cosa seguire e cosa rifiutare.

Una volta arrivato il Messia, nella persona divina di Gesù, Egli istituisce una nuova alleanza. Nel Nuovo Testamento c’è un Popolo Nuovo: la Chiesa cattolica, istituita da Gesù Cristo con i suoi apostoli e i loro successori (At 20, 28).

In questo nuovo patto non c’è più decima, perché non bisogna più sostenere il “sacerdozio” ebraico.

È per questo che, passando ora al Vangelo, la decima è un tema assente sia nella predicazione di Gesù che in quella apostolica. Né Gesù né gli apostoli hanno raccomandato, chiesto o fatto chiedere la decima.

Nella Chiesa non si vede più quest’ordine o obbligo di pagare la decima, chiedendo quello che esce dal cuore.

Di fatto, non esiste alcun riferimento biblico che dica a un cristiano che deve offrire la decima.

Nel libro degli Atti degli Apostoli (la storia dei primi anni della Chiesa) non si menziona la parola “decima” neanche una volta. Ci sono numerosi esempi di persone che hanno dato denaro di “cuore”, ma non si nomina mai la decima.

Paolo è molto chiaro, bisogna dare ciò che si può offrire e in modo spontaneo, perché Gesù stesso, istituendo la sua Chiesa, ha detto che quelli che vivevano per l’annuncio del Vangelo dovevano vivere del Vangelo (1 Co 9, 13-14; 1 Tim 5,18) e non del denaro dei fedeli.

Nel Nuovo Testamento si menziona la parola “decima” solo in tre occasioni, e in una triste relazione con i maestri della legge, molto criticati da Gesù (Lc 18, 12-14; Mt 23, 23; Lc 11, 42).

Sia chiaro: la comunità primitiva non si è finanziata con alcun tipo di decima.

Nella Chiesa cattolica non esiste la decima, né nel senso veterotestamentario né in quello di qualcosa di “imposto”; quello che la Chiesa chiedeva e chiede è una corresponsabilità.

Una corresponsabilità intesa come apporto libero e volontario, frutto della fede dei fedeli per far fronte alle necessità economiche di tutta la comunità ecclesiale.

Il quinto precetto della Chiesa indica il dovere di aiutarla nelle sue molteplici necessità materiali, ma ciascuno in base alle proprie possibilità. E “la Chiesa ha il diritto nativo di richiedere ai fedeli quanto le è necessario per le finalità sue proprie” (canone 1260).

In nessun documento ufficiale della Chiesa si menziona la possibilità della decima, e men che meno come una richiesta del 10% dello stipendio di nessuno. Non si chiede un contributo quotidiano né mensile, né si chiede di offrire un apporto con qualche regolarità o frequenza.

La Chiesa non esime dal dovere morale di contribuire a suo favore, perché è un dovere di giustizia (da non confondere con un dovere di carità, che è un’altra cosa); al contrario, ci insegna che il cristiano deve dare per amore di Cristo in base alle proprie capacità.

Quello che la Chiesa dice invece è che “i fedeli sono tenuti all’obbligo di sovvenire alle necessità della Chiesa, affinché essa possa disporre di quanto è necessario per il culto divino, per le opere di apostolato e di carità e per l’onesto sostentamento dei ministri” (canone 222).

La Chiesa, richiamando gli insegnamenti di San Paolo, ricorda il dovere dei fedeli di contribuire generosamente alle necessità della Chiesa in base alle proprie possibilità, ma il modo in cui si deve realizzare questo contributo non è definito da una legge uguale per tutta la Chiesa universale.

Le varie Conferenze Episcopali danno direttrici o la possibilità che i fedeli aiutino la Chiesa; ad esempio, in alcuni Paesi basta il consenso del cittadino perché lo Stato dia alla Chiesa una percentuale delle imposte del cittadino stesso.

Quello che la Chiesa non chiederà mai è il 10% obbligatorio dello stipendio di qualche fedele, e men che meno perché la decima esisteva nell’Antico Testamento.

Va ricordato che gli apporti dei fedeli, anche se rispettano sicuramente il quinto precetto della Chiesa, saranno sempre cifre simboliche, perché le necessità della Chiesa universale sono ingenti, urgenti e costanti.

L’importante, quindi, è che ciascuno dia con generosità: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2 Cor 9, 7). 

Fin dai tempi della Chiesa primitiva, noi cristiani cooperiamo al sostentamento dei fratelli. Come? Attraverso le collette.

San Paolo chiedeva ai cristiani di aiutare i fratelli di Gerusalemme che attraversavano una crisi: “Quanto poi alla colletta in favore dei fratelli, fate anche voi come ho ordinato alle Chiese della Galazia. Ogni primo giorno della settimana ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare” (1 Cor 16, 1-2). 

La misura è l’amore e la capacità di ciascuno. È un modo per restituire al Signore una piccola parte del tanto che ci dà sempre. 

È importante sottolineare un aspetto: una cosa è il diritto della Chiesa di cercare forme appropriate di autofinanziamento per portare avanti il progetto salvifico di Dio, e un’altra molto diversa che bisogna respingere è l’affanno per il lucro a costo della buona fede della gente e la manipolazione biblica di alcuni per raggiungere i propri fini. 

Ciò vuol dire che una cosa è vedere quali erano l’uso e il senso della decima nell’Antico Testamento, e un’altra è usare passi biblici perché la gente creda nella vigenza della decima e consegni il 10% del suo stipendio. 

I leader delle confessioni protestanti sbagliano esigendo la decima, perché quel famoso 10% in denaro dello stipendio non viene mai menzionato nella Bibbia. La decima come viene indicata oggi dalla maggior parte delle sette, ovvero dare il 10% delle proprie entrate in denaro, non esiste nelle pagine della Bibbia. Questi leader sbagliano per tre motivi: 

  1. In primo luogo ricorrono a citazioni dell’Antica Alleanza, e di Malachia, per far credere alla gente che chiedere il 10% dello stipendio sia qualcosa di biblico.
  2. In secondo luogo, perché la decima dev’essere solo ed esclusivamente intesa come un’offerta in beni, in alimenti, frutta o animali.
  3. In terzo luogo, perché la decima è solo un’istituzione del popolo di Israele, una legge per gli israeliti dell’Antico Testamento. Noi siamo il popolo della Nuova Alleanza e non siamo ebrei, né apparteniamo ad alcuna tribù di Israele.

È per questo che quello che fanno i leader di qualsiasi gruppo cristiano esigendo la decima esercitando pressioni sui fratelli non viene da Dio. “Considerano la pietà come fonte di guadagno” (1 Tim 6, 5). 

domenica 18 aprile 2021

Il cammino Neocatecumenale se non migliora la condizione iniziale di chi lo fa, non serve a nulla!

 

L’uomo ha qualcosa da offrire a Dio? 

Sì, la fede e l’amore. Questo Dio chiede all’uomo, è scritto: 

“Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio,

se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, 

che tu l’ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima” (Dt 10,12)

 

Cesario di Arles Vescovo e predicatore

da Veterano:  

 Il cammino neocatecumenale è solo una setta che vuole portare le persone a disinteressarsi di se stessi e della vita in genere.  

Se manca la voglia a migliorarsi e progredire continuamente è finita la vita!  

 Cesario di Arles ricorda: 

 “…...…purifichiamo l’anima da tutti i suoi errori. È grave rischio non mettere ogni cura nel correggerci dal peccato………”.  

 È risaputo anche in ambienti non cristiani che il volere migliorarsi è prerogativa dei saggi e che lo studio in genere se non migliora la condizione iniziale di chi lo persegue, non serve a nulla.  

Ma, come ben sappiamo, nelle comunità non si studia e la parola di Dio è sempre finalizzata al perseguimento degli scopi fissati dalla mente corrotta degli iniziatori.  

 

Incoronazione di spine (Caravaggio)
 
Mistificano la Corona di Spine ricevuta da Cristo come lo strumento che ha circonciso la ragione del “Messia” (circoncisione a cui deve tendere ogni fedele camminante), omettendo che Lui ha ricevuto quella corona da altri. Significa che era la classe dirigente di allora a voler annullare il modo di pensare di Cristo che disturbava notevolmente, ma Egli risorgendo ha fatto proprio capire che la sua “Ragione/Volontà” è ancora viva e lo resterà per sempre; la volontà nella denuncia del male, con il pieno uso dell'intelletto, che spetta a noi cristiani. 

Per questo non circoncidiamo la ragione. 

 Basta leggere l’Enciclica “Fides et Ratio” di S. Giovanni Paolo II. 

Chi è cristiano usa la sua intelligenza per svelare le insidie della società e soprattutto delle sette, affinché chi è più sprovveduto non si ritrovi turlupinato.   

 Altro insegnamento di un'altro Padre della Chiesa, Origene alessandrino, che prima di ogni cosa poneva se stesso a modello dei suoi allievi e che sapeva tanto di comunità che camminavano verso il battesimo poiché è stato "catechista" di innumerevoli catecumeni, senza menare ad ogni passo fama di santità: 

 “Ascoltando queste parole, devono arrossire coloro che negano che la salvezza dell’uomo dipende dalla sua volontà! Potrebbe Dio chiedere all’uomo qualcosa se non fosse capace di rispondere alla richiesta di Dio e di offrirgli ciò che gli deve? Poiché c’è il dono di Dio, ma c’è pure il contributo dell’uomo” (Origene: Omelie sul libro dei Numeri n. 12 § 3). 

Questo si che è puro catechismo. 

Proprio così, se manca la voglia a migliorarsi e progredire continuamente è finita la vita! 

Si fa riferimento continuo ai Padri e Dottori della Chiesa: Ambrogio, Agostino, Gregorio Magno... E più cerchi, più trovi. 

Se si approfondisce la dottrina della Chiesa e i suoi insegnamenti consolidati, Kiko ne esce sempre molto male. Egli - come fa con l'uso/abuso della Parola di Dio - anche tra i Padri della Chiesa spilucca di qua e di là, prendendo solo quanto gli fa comodo, tagliando frasi e copiando ragionamenti a metà. A lui serve solo procurarsi le famose "pezze d'appoggio"

Kiko non ha MAI ascoltato nessuno, non ha MAI ritenuto di dover imparare da altri. In tante occasioni abbiamo toccato con mano che nella sua superbia superlativa è una persona di una ignoranza abissale. Per questo ancor più pericoloso. Per questo è oltremodo ridicolo quando con leggerezza appioppa a destra e manca l'appellativo di ignorante "Borricos", come dice lui spagnoleggiando. 

Ha parlato lo scienziato! Egli, ad ascoltarlo, ha studiato filosofi esistenzialisti e tutti i Padri del Deserto, che predilige su tutti perchè, nel ginepraio dei "pensieri dal deserto" può fare meglio un gran minestrone nell'enorme pentolone del cammino nel quale mettere a cuocere a fuoco lento gli sprovveduti che gli hanno prestato ascolto, fino a portarli a fare la fine dalla "rana bollita". Anche noi abbiamo rischiato seriamente questa stessa fine ma, prima di perdere i sensi del tutto, abbiamo trovato la forza di saltar fuori dal pentolone immondo, malconci parecchio in verità. 

Ma oggi siamo qui, guariti e risanati del tutto... mentre questi occhi ne hanno viste tante, e queste orecchie sentite ancora di più. 

La nostra testimonianza non può e non deve mancare.

In conclusione:  

Un pensiero tratto dall'Enciclica "Fides et Ratio" del Santo Papa San Giovanni Paolo II:



"Spinto dal desiderio di scoprire la verità ultima dell'esistenza, l'uomo cerca di acquisire quelle conoscenze universali che gli consentono di comprendersi meglio e di progredire nella realizzazione di sé."  

Anche qui si parla di "progredire", alias "migliorare" se stessi con un atto preciso di volontà

Questo il famoso incipit dell'Enciclica:

 

"La Fede e la Ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità.

" 

Carissimi  "fratelli del cammino" o "fratelli della comunità", come amate chiamarvi, o camminanti o adepti che dir si voglia, voi non spiccherete mai il volo! 

Kiko un'ala ve l'ha recisa: quella della Ragione che vi ha chiesto di cedere a lui totalmente "circoncidendo la ragione(appunto)" in favore di una obbedienza cieca e incondizionata alla sua indiscussa autorità; mentre l'altra ala è marcia di per se stessa perchè Fede non è ma Eresia

 

Dio è il Dio della libertà. Egli che possiede tutti i poteri per costringermi, non mi costringe. Egli mi ha fatto partecipe della Sua libertà. Io lo tradisco, se mi lascio costringere” (Martin Buber).

 

Voi mai vi innalzerete su due ali... liberi!

 

E così state messi, dopo quarant'anni di cammino! 

Impantanati del tutto nel fondo della vasca (non battesimale) del disegnino kikiano in cui il vostro falso "maestro" vi ha fatti sprofondare, seppelliti dal fango.  

                                                                                          (Veterano e Pax)

venerdì 16 aprile 2021

Come il Cammino ha ingannato i Pontefici e mistificato il loro Magistero

Qualche anno fa è nato un blog neocatecumenale in lingua spagnola con un nome che ricalca esattamente quello del nostro blog, e cioè 'Observatorio del Camino Neocatecumenal'.
Forse l'intenzione dei suoi creatori era quella di fornire un contraltare, con notizie favorevoli al Cammino Neocatecumenale, ai molti utenti che, provenienti dalla  vastissima area latino-americana, attraverso specifiche ricerche o in modo quotidiano e puntuale, seguono le notizie del nostro blog Osservatorio.
 
Un articolo del blog Observatorio, molto lungo e documentato, con citazioni dai discorsi dei Papi, si propone l'obbiettivo abbastanza ambizioso di dimostrare che i papi (Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco) concordemente ritenevano che fosse cosa buona e giusta trasformare la parrocchia in un ricettacolo di gruppi neocatecumenali.
La parrocchia atomica:
tutto gira intorno a Kiko
 
Per farlo, ricorre a molte citazioni di omelie, discorsi, documenti estratte dal contesto ed abilmente reinterpretate 'pro domo sua'.
In particolare, poi, si basa sul fatto che il mondo neocatecumenale si è appropriato della terminologia della Chiesa per trasformarla profondamente, cosicché 'comunità' ad esempio , per un lettore che da anni è avvezzo a riconoscere e ad esprimersi solo tramite il lessico del Cammino, è sempre comunità neocatecumenale, non parrocchiale o diocesana, né tantomeno può riferirsi ad altri contesti comunitari afferenti ad altri movimenti ed associazioni religiose o laicali.
Per un lettore neocatecumenale quindi, affermare che una parrocchia deve essere 'comunità di comunità', ha a che fare con il sogno del proprio fondatore Kiko Argüello di neocatecumenalizzare le parrocchie  in modo che le uniche realtà presenti ed attive sono le Comunità neocatecumenali, naturalmente  agli ordini di una gerarchia che nulla ha a che fare con la Chiesa cattolica, perché si forma da sé, si organizza da sé, si regola da sé. 
E chi in parrocchia volesse rimanere un fedele cattolico senza alcun signore e padrone che non sia la Chiesa e i suoi ministri? O si adegua a fare da spettatore pagante del teatrino neocatecumenale o 'che se ne vada' (come dice Kiko).
 
Un gruppo che si sostituisce
alla comunità parrocchiale

L'articolo esordisce con la citazione di un discorso a braccio di Papa Giovanni Paolo II in visita nel 1988 alla Parrocchia romana di Santa Maria Goretti. 

Diciamo subito che la frase citata 

"c'è un modo penso di ricostruire la parrocchia basandosi sulla esperienza neocatecumenale" 

non è stata pronunciata dal Pontefice.

Il Santo Papa dice qualcosa di diverso, e cioè "Allora la parrocchia è una comunità basilare nella Chiesa; può crescere sull’esperienza e sullo sfondo dell’esperienza neocatecumenale". 

"È la parrocchia la comunità basilare della Chiesa"! Non è abbastanza chiaro?

È la parrocchia la vera comunità , non i gruppi neocatecumenali . 

Perché il Papa consente comunque a ciò che chiama 'esperienza neocatecumenale ' (e non comunità neocatecumenali) di rimanere 'sullo sfondo' della vera comunità, la parrocchia?

Il parroco  aveva fatto incontrare al Santo Padre le Comunità sostenendo che esse costituiscono 'quasi' l'asse portante della parrocchia: taceva, il parroco, del fatto che si stava dedicando solo a questa realtà, che aveva occupato in 18 anni tutti gli spazi fisici soffocando ogni altra possibile aggregazione: infatti nella parrocchia di Santa Maria Goretti il Papa non incontrerà, in quella visita, altre associazioni o gruppi spontanei oltre a quella neocatecumenale.

Quindi Papa Giovanni Paolo II non conosceva il Cammino neocatecumenale, pensava che potesse rimanere modestamente sullo sfondo, a servizio della parrocchia e della comunità  parrocchiale, come un vero e proprio catecumenato che, dopo un corso di alcuni anni, esaurisce il proprio  mandato.

Infatti il Papa aveva affermato: "non è un cammino breve; se si prende il catecumenato missionario a volte sembra duro: quattro anni! Voi siete più esigenti: il vostro dura sette anni!". 

Capito? Sette anni, non tutta la vita!

Nessuno aveva alzato allora educatamente la mano per spiegare che, proprio in quella parrocchia c'erano comunità neocatecumenali con sulle spalle 18 anni di Cammino, ben lontani dall'averlo completato ed ancor oggi, a 32 anni di distanza, nonostante i morti, i fuggitivi, le fusioni, sono ancora là, funzionalmente e spiritualmente separati dalla parrocchia.

Nessuno infatti aveva chiarito al Santo Padre che, anche una volta terminato, la comunità organizzata autonomamente in obbedienza ai catechisti laici avrebbe dovuto accompagnare i propri adepti fino alla tomba, sostituendosi di fatto alla comunità parrocchiale.

Pensava, il Pontefice, che si trattasse pur sempre di un periodo limitato di tempo: sette anni, al termine dei quali queste famiglie rientravano a pieno titolo a far parte della unica vera comunità, quella 'basilare', la  comunità parrocchiale.

E già sette anni gli parevano uno sproposito...

Continuiamo con il commento dell'articolo sul blog Observatorio.

Altra citazione per giustificare l'invasione delle parrocchie da parte delle comunità neocatecumenali, quella tratta dalla esortazione Evangelii Gaudium di Papa Francesco.

"È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario". 

Ebbene, è necessario leggere questa frase nel suo contesto per capire che anche l'attuale Pontefice, come Giovanni Paolo II, NON si riferiva al modello delle comunità tutte uguali, tutte neocatecumenali che occupano la sede parrocchiale. 

Leggiamo infatti: 

Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione.

Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. 

Chi è il presbitero dei tre?

Quindi, dopo aver stigmatizzato un concetto errato e deviante di parrocchia vista come "gruppo di eletti ", il Papa afferma la necessità che essa sia "comunità di comunità" in quanto luogo di comunione e di comunicazione fra diverse attività e molteplici carismi.  

Nel termine 'comunità di comunità ' non sono incluse le comunità neocatecumenali, in quanto immediatamente dopo e separatamente scrive:

 Le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base e piccole comunità, movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa. Ma è molto salutare che non perdano il contatto con questa realtà tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare. Questa integrazione eviterà che rimangano solo con una parte del Vangelo e della Chiesa, o che si trasformino in nomadi senza radici. 

Quindi la Evangelii Gaudium chiarisce:

Che le comunità neocatecumenali non si identificano in alcun modo con le comunità parrocchiali;

Che sono 'altre istituzioni ecclesiali';

Che è necessario per esse integrarsi con piacere nella pastorale parrocchiale (e non viceversa) perché non rimangano con una parte del Vangelo e della Chiesa e non rimangano nomadi: cioè esattamente la situazione dei gruppi neocatecumenali che hanno una visione parziale del vangelo e che sono pronti ad abbandonare la parrocchia che non tolleri o non favorisca questa loro impostazione limitata e limitante


Continuiamo con le citazioni a sproposito dell'articolo pubblicato su Observatorio

A conferma del tripode parola, comunità, liturgia del CNC, un altro paragrafo citato strumentalmente è il numero 69 dal Direttorio generale per la Catechesi: 

Per favorire tale processo, c'è bisogno di una comunità cristiana che accolga gli iniziati per sostenerli e formarli nella fede. « La catechesi rischia di diventare sterile, se una comunità di fede e di vita cristiana non accoglie il catecumeno ad un certo grado della sua catechesi ». (210) 

La citazione si riferisce  al decreto sulla attività missionaria della Chiesa di Paolo VI Ad Gentes. Per capire cosa intenda per catecumenato e di che comunitàdi fede e di vita cristiana parli esattamente, riportiamo questo paragrafo:

Queste due forme di attività (l'apostolato nei confronti dei non credenti e la pastorale nei confronti dei credenti) si ricongiungono saldamente con l'attività missionaria della Chiesa: la divisione dei cristiani è infatti di grave pregiudizio alla santa causa della predicazione del Vangelo a tutti gli uomini ed impedisce a molti di abbracciare la fede. Così la necessità della missione chiama tutti i battezzati a radunarsi in un solo gregge ed a rendere testimonianza in modo unanime a Cristo, loro Signore, di fronte alle nazioni. Essi, se ancora non possono testimoniare pienamente l'unità di fede, debbono almeno essere animati da reciproca stima e amore.


Riti dei pellegrini
nella cantina di casa Argüello

Naturalmente la 'catechesi' è, secondo il redattore dell'articolo di Observatorio, eminentemente catechesi neocatecumenale così come la comunità è solo comunità neocatecumenale, mentre il richiamo della qui citata Ad Gentes è sempre, come abbiamo scritto sopra, alla comunità cattolica intesa come 'unico gregge' un cui si manifesta pienamente l'unità di fede e il catecumeno è il non battezzato, non certo il fedele cattolico che fa finta di non aver mai ricevuto il Battesimo.

A maggior dimostrazione del fatto che la comunità neocatecumenale in nessun modo si può sovrapporre alla comunità di fede cattolica, sta il richiamo al paragrafo 210 dello stesso Direttorio generale sulla catechesi che l'autore dell'articolo si guarda bene dal citare. Esso recita così: 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica richiede espressamente la redazione di catechismi locali appropriati, in cui « attuare gli adattamenti... richiesti dalle differenze di cultura, di età, di vita spirituale e di situazione sociale ed ecclesiale di coloro cui la catechesi è rivolta » 

Ebbene, che inculturazione attuano i neocatecumenali che ovunque vadano applicano il loro catechismo, mai aggiornato nè adattato, uguale in Spagna, in Giappone, nel Perù come in Kenia? Ricordiamo infatti una delle tre tirate d'orecchie di papa Francesco, riguardava proprio l'inculturazione, la capacità di adattarsi alle diverse realtà culturali che per i neocatecumenali è una vera bestemmia, loro che impongono a chi ha la tradizione di San Nicolò di credere ai re magi portatori di doni di Madrid, loro che saltellano il balletto ebraico davanti ai siriani allergici al sionismo, loro che cercano di inculcare, come fosse un dogma cattolico, il provvidenzialismo da zingari delle Palomeras, agli efficientissimi Giapponesi. 

Proseguiamo con la carrellata delle citazioni 'a casaccio'. 

Viene di nuovo scomodato san Giovanni Paolo II per la sua esortazione post sinodale Chiesa in America del 1999; in particolare viene citato il paragrafo 141: 

Una via di rinnovamento parrocchiale, particolarmente urgente nelle parrocchie delle grandi città, si può forse trovare considerando la parrocchia come comunità di comunità e di movimenti. 

Ma naturalmente ci si astiene dal citare ciò san Giovanni Paolo II scrive in seguito:

Ciò consentirà di vivere più intensamente la comunione, avendo cura di coltivarla non solo « ad intra», ma anche con la comunità parrocchiale alla quale tali raggruppamenti appartengono, e con l'intera Chiesa diocesana e universale. Come pure non si ricordano i tanti punti in cui l'appello all'apertura a tutte le realtà ecclesiali viene ribadita dal Pontefice, come quando raccomanda mutua comunicazione tra operatori pastorali per attività missionarie specifiche ».

(99) progetti di cooperazione e di prevenzione comune in temi di maggiore importanza, soprattutto in quelli che riguardano i poveri ».

 (124) capacità dei pastori di discernere le attese del Popolo di Dio e i diversi carismi, e di lavorare insieme ». 

(133) apertura delle parrocchie «alla varietà di carismi, servizi e ministeri, organizzate in modo comunitario e responsabile, capaci di coinvolgere i movimenti di apostolato già esistenti, attente alla diversità culturale degli abitanti, aperte ai progetti pastorali e sovraparrocchiali ed alle realtà circostanti ». 

Tutti spunti, questi, emersi dai lavori sinodali che fanno ben capire la proprietà della apertura verso tutte le realtà e del loro coinvolgimento in progetti comuni, caritativi ed aperti al mondo circostante, rispettosi di tutte le peculiarità culturali. Esattamente il contrario del 'carisma' neocatecumenale chiuso in sé stesso, elitario', incapace di comunicare e di condividere. 

Altra mistificazione, sempre ai danni di Giovanni Paolo II, viene compiuta quando l'ignoto autore dell'articolo attribuisce al santo Pontefice una lode delle 'piccole comunità' come 'laboratori della fede' nell'ambito dell'omelia fatta ai partecipanti alla GMG durante la veglia a Tor Vergata il giorno 19 agosto del 2000.

Una falsificazione scandalosa! 

Per intendersi, si tratta di quell'omelia in cui papa Woytila fece quel famoso discorso ai giovani

In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna. 

Vergognosa idea associare a questa storica commovente omelia una lode alle comunità neocatecumenali che invece ai giovani tarpano le ali e, al posto che ad amare Gesù, insegnano ad idolatrare Kiko!

A dimostrazione del fatto che il Cammino neocatecumenale non solo inganna i pontefici, non solo li mistifica, ma proprio li disprezza.