Considerazioni sulla presenza reale di Gesù nell'Eucaristia
Come si può trattare l'Eucaristia in certi modi se si crede davvero a ciò che la Chiesa crede e insegna sulla presenza di Gesù nell'Eucaristia?
La dottrina tridentina sul Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è estremamente interessante e quanto mai attuale anche nei canoni successivi.
E’ importante, infatti, ricordare, come si legge nel terzo e quarto canone, che la conseguenza immediata e diretta della dottrina della transustanziazione è duplice:
primo, Gesù è realmente presente non solo tutto intero in ciascuna delle due specie, ma anche in ogni singolo frammento o parte di esse, anche infinitesimale;
secondo, tale presenza perdura anche dopo l’uso o dopo l’atto liturgico, fino a quando le sacre specie non vengano completamente dissolte.
Il motivo di ciò è molto semplice e cercherò di spiegarlo nel modo più comprensibile possibile.
Se la sostanza della specie “pane”, dopo la consacrazione diventa “sostanza corpo di Cristo”, dobbiamo considerare che anche in un piccolo frammento di pane consacrato (ossia dove ci sia ciò che prima della consacrazione integrava la sostanza del pane) è presente (sotto gli accidenti del pane) la vera sostanza “corpo di Cristo”. Dove c'era ciò che insegna (anche a livello delle moderne conoscenze della chimica) la ”sostanza-pane”, dopo la sua miracolosa conversione nella sostanza "corpo di Cristo" ne segue che in un frammento di “pane consacrato” c’è la conformazione chimica della sostanza “corpo di Cristo” ovvero del vero corpo umano di nostro Signore!!!
Ma dato che nostro Signore Gesù è vivo e si trova col suo vero Corpo seduto alla destra del Padre, è allora evidente che - come in ogni corpo di un essere vivente – al suo interno scorre il suo Sangue vivo e vero, che quel corpo è unito alla sua vera anima e, nel caso del Figlio di Dio”, è anche unito ipostaticamente alla seconda Persona della Santissima Trinità: ecco allora che, attraverso la sostanza “corpo di Cristo” è presente ("per concomitanza", come si dice in teologia) Cristo tutto intero e, ovviamente, se è presente in ogni singolo frammento di pane consacrato è chiaro che anche in un piccolissimo frammento (purché visibile ad occhio umano) ci sarà “tutto Gesù”.
Analogo discorso vale per il vino consacrato. Dovunque si trovi, a livello chimico, in una minima goccia, la conformazione chimica del vino (che dopo la consacrazione non c’è più come sostanza), è chiaro che lì c’è la vera sostanza del Sangue di Cristo, Sangue che ora scorre nelle vene divine del Suo Corpo, a cui è unita la sua anima e a cui è unita la sua divinità!
Trattandosi di presenza legata al mutamento di sostanza, essa dunque può cessare solo quando gli “anomali e miracolosi accidenti” (ovvero la forma, il colore, l’odore e il sapore del pane e del vino) si dissolvono: quindi solo quando un’Ostia è consumata e assorbita dal nostro organismo (circa quindici minuti da quando la si è assunta) e quando il Sangue di Cristo è stato completamente assunto oppure è completamente evaporato.
Si badi che quanto detto non è altro che la spiegazione di un dogma di fede e dei suoi corollari. Mi chiedo, se davvero si avesse questa chiarezza dottrinale, con quale coraggio si potrebbe rischiare di disperdere un solo frammento di Ostia consacrata, cosa molto facile con alcune prassi oggi largamente in vigore?...
Non è certamente un caso se, nel Vetus Ordo del rito della santa Messa le rubriche prescrivevano al sacerdote di non disgiungere mai i pollici dagli indici dal momento della consacrazione fino alla purificazione delle dita. Tanto grande era la fede e il conseguente rispetto dovuto al Santissimo Corpo di Gesù e la cura di evitare, per quanto possibile, sacrilegi e profanazioni anche del tutto involontarie! Mi chiedo anche - se si credesse realmente e veramente che la presenza di Gesù continua anche dopo la liturgia – come potrebbe essere possibile vedere fedeli entrare in Chiesa senza neanche guardare il Tabernacolo, passarci davanti senza compiere nemmeno un minimo gesto di adorazione, trascurare la visita al Santissimo Sacramento, non comprendere la forza e l’importanza straordinaria dell’adorazione eucaristica, specie quando Gesù è solennemente esposto.
Per non parlare delle Chiese ridotte e pubblici mercati, dove si parla e si grida senza ritegno alcuno, oppure a musei dove - a differenza dei musei profani in cui quanto meno si osserva un rigoroso silenzio - si è liberi di schiamazzare, fotografare e chiacchierare a piacimento, anche durante lo svolgimento dei sacri riti.
Mi chiedo infine chi avrebbe il coraggio di “portare a spasso” nostro Signore, uscendo subito dalla Chiesa dopo aver fatto la comunione, senza sostare - come doveroso - in preghiera e adorazione di Gesù presente nella propria anima…
Queste considerazioni confermano la mia personale convinzione che dinanzi ad atteggiamenti atipici o del tutto inopportuni, il vero problema di fondo è sempre di fede. Se qualcuno crede veramente a queste cose e non agisce di conseguenza, non saprei infatti cosa pensare… Perché commetterebbe ad occhi aperti delle gravi irriverenze verso Colui che nel suo infinito amore per noi si è degnato e si degna di scendere e rimanere tra i figli degli uomini…
Canoni sull'Eucarestia (Concilio di Trento)
- Se qualcuno negherà che nel santissimo sacramento dell’eucarestia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e il sangue di nostro signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità, e, quindi, tutto il Cristo, ma dirà che esso vi è solo come in un simbolo o una figura, o solo con la sua potenza, sia anatema.
- Se qualcuno dirà che nel santissimo sacramento dell’eucarestia assieme col corpo e col sangue di nostro signore Gesù Cristo rimane la sostanza del pane e del vino e negherà quella meravigliosa e singolare trasformazione di tutta la sostanza del pane nel corpo, e di tutta la sostanza del vino nel sangue, e che rimangono solamente le specie del pane e del vino, - trasformazione che la chiesa cattolica con termine appropriatissimo chiama transustanziazione, - sia anatema.
- Se qualcuno dirà che il sacrificio della messa è solo un sacrificio di lode e di ringraziamento, o la semplice commemorazione del sacrificio offerto sulla croce, e non propiziatorio; o che giova solo a chi lo riceve; e che non si deve offrire per i vivi e per i morti, per i peccati, per le pene, per le soddisfazioni, e per altre necessità, sia anatema.
- Se qualcuno dirà che, fatta la consacrazione, nel mirabile sacramento dell’eucarestia non vi è il corpo e il sangue del signore nostro Gesù Cristo, ma solo nell’uso, mentre si riceve, e non prima o dopo; e che nelle ostie o parti consacrate, che dopo la comunione vengono conservate e rimangono, non rimane il vero corpo del Signore, sia anatema.
- Se qualcuno dirà che il frutto principale della santissima eucaristia è la remissione dei peccati, o che essa non produce altri effetti: sia anatema.
- Se qualcuno dirà che nel santo sacramento dell'eucaristia il Cristo, unigenito figlio di Dio, non deve essere adorato con culto di latria, anche esterno; e perciò non deve neppure essere venerato con una particolare solennità; né deve essere portato solennemente in processione, secondo il lodevole e universale rito e consuetudine della santa chiesa; o che non deve essere esposto pubblicamente all'adorazione del popolo; e che coloro che l'adorano sono degli idolatri: sia anatema.
- Se qualcuno dirà che non è lecito conservare la santa eucaristia nel tabernacolo, ma che deve essere distribuita ai presenti subito dopo la consacrazione, o che non è lecito portarla solennemente agli ammalati: sia anatema.
- Se qualcuno dirà che il Cristo, dato nell'eucaristia, viene mangiato solo spiritualmente, e non anche sacramentalmente e realmente: sia anatema.
- Se qualcuno negherà che tutti i fedeli cristiani dell'uno e dell'altro sesso, giunti all'età della ragione, sono obbligati ogni anno a comunicarsi almeno a Pasqua, secondo il precetto della santa madre chiesa: sia anatema.
- Se qualcuno dirà che non è lecito al celebrante comunicare se stesso: sia anatema.
- Se qualcuno dirà che la fede sola è preparazione sufficiente per ricevere il sacramento della santissima eucaristia: sia anatema.