mercoledì 9 ottobre 2024

Il gatto & la volpe, da 50 anni negli USA

Lo scorso 7 luglio 2024, nel palazzetto dello sport Barclays Center di Brooklyn, New York, si è festeggiato il 50° del Cammino "dallo sbarco del Gatto e la Volpe" negli USA (nel 1974).

Il vostro adorato Kiko non ha partecipato allo show (né l'équipe dirigenziale), collegandosi soltanto via etere (in un video si vede una persona che esibisce un telefonino dove il Kiketto disfatto e con lo sguardo perso "partecipa" all'evento).

In un palazzetto dello sport che può contenere al max 19.000 persone, sfidando ogni accertamento sulla sicurezza (pena multe salatissime), si dice vi fossero oltre 20.000 neocatecumenali statunitensi e delle isole del Pacifico (figli compresi, a far numero). Fra i presenti, vescovi dal New Jersey a Brooklyn, ma niente O'Malley. Molto strano...

Nel suo collegamento, Kiketto ha rimembrato il suo sbarco negli USA (1974), dicendo che visitò molti parroci di un lista che gli aveva fornito il card. Terence Cooke.

Perché la lista gliela fornì proprio Cooke?
Mah...
Da quel che sappiamo questo cardinale (e molti altri negli USA) simpatizzava con la Massoneria, augurandosi che la Chiesa Cattolica finalmente abolisse il divieto di appartenervi.

Nel 1974, grazie ad un equivoco o mala interpretazione di una lettera che la CDF aveva fatto pervenire, si cantò vittoria e circolarono copiosi articoli sulla stampa americana in cui i vescovi affermavano che, finalmente, dopo il Concilio Vaticano II l'appartenenza alla Massoneria era permessa, salvo che la Loggia non andasse contro la Chiesa.

Il card. Cooke, nel 1976, fu il primo prelato cattolico romano di quel rango a parlare a un'importante assemblea di 3.000 massoni della Grand Lodge of Free and Accepted Masons.
Le parole usate suonano inequivocabili:
- deplorò i passati allontanamenti tra “i vostri antenati” e “alcuni chierici”
- "è stato un "evento gioioso" sulla "strada dell'amicizia" tra la Chiesa cattolica romana e la fratellanza massonica"
- "l’estraniamento tra la Chiesa e i massoni in passato” era dovuto in parte a un fallimento nella comunicazione"
- "molti dei problemi del mondo moderno sono dovuti a tali fallimenti. Nella carità dobbiamo perdonare tale errore umano. Qualunque cosa sia accaduta in passato, non dovrebbe influenzare il nostro futuro”.

Negli anni in cui si condannava la teologia della liberazione, il card. Cooke sosteneva pubblicamente la guerra in Vietnam e addirittura organizzò una contro-manifestazione, durante una manifestazione contro la guerra a Central Park nel 1968.

Un gruppetto di fedelissimi al cardinale ha iniziato una causa di beatificazione nel 2010, ma ad oggi ancora tutto è fermo anche se, come la supersanta neocatecumenale Sancarmen Santhernandez, ha ottenuto anch'egli il titolo di servo di Dio.

Insomma, nei primi anni '70 a favore del Cammino, il card. Cooke nel 1974, Bugnini nel 1976, e poi Poletti...

Ecco chi sosteneva lo sconosciuto Kiketto vostro: i prelati in odor di massoneria.
Grazie, internet, altrimenti queste cose non si sarebbero sapute mai.

Marco


p.s.: nel video vedrete i tavolacci dove le focacce neocatecumenali sono allineate in attesa della consacrazione, proprio sotto gli spalti alla mercé di qualsiasi passante e nel disprezzo di qualsiasi norma igienica minimale.

domenica 29 settembre 2024

La bufala della Decima "per i fratelli poveri" della comunità neocatecumenale

"Kiko si vuole incontrare con te"...
Però ci scrivono "Cristo" per ingannarti.
E per fregarti meglio, non ti scrivono che è un
reclutamento del Cammino Neocatecumenale
La questione della Decima ai "fratelli poveri" non è per niente come viene raccontata.

Innanzitutto la si può dare ai "poveri" solo se ne avanza, dopo il saldo di tutte le altre spese e degli anticipi.

Inoltre, se i "poveri" sono più di uno, è il responsabile che decide a chi darla, secondo criteri suoi.
Se uno chiede tutti i mesi, a volte non gli verrà data per darla ad altri, per esempio.
Se uno chiede una somma, può ricevere una somma inferiore per poter accontentare tutti.
Si può adottare il metodo del "chi primo arriva meglio alloggia", dandola soltanto a chi ne fa richiesta per primo e non agli altri.

Insomma, siccome la decima viene maneggiata solo dal responsabile, che sa anche quanto è l'importo, il fatto di ricevere o meno dipende dal ricavato, dalle spese e dalla gestione del responsabile.
Non è per niente scontato che il "fratello povero" ottenga ciò che chiede.

E poi, i furbetti, predicano di dare comunque la decima anche se si è in difficoltà, perché richiederla indietro sarebbe un "esercizio di umiltà".
In realtà è una trappola, perché non è assolutamente garantito che la si possa avere indietro.

Ed è anche un "esercizio di umiltà" stupido, dare per poi richiedere.
"Liberarsi da Mammona" per poi chiedere Mammona.

La questione è sempre questa: nelle comunità ci sono i ricchi e i poveri, nessuno mette i propri beni ai piedi degli "apostoli" perché vengano divisi secondo le necessità.

Io ho fatto 35 anni di cammino e chi ha iniziato da ricco è rimasto ricco, mentre chi ha iniziato da povero è rimasto povero.
Chi aveva molte case se le è tenute, come si è tenuto la casa al mare, per esempio, alla faccia di chi non possedeva nemmeno una casa.
Il Cammino è per i furbi o per gli ingenui.

(Marco)

mercoledì 11 settembre 2024

Contrordine, fratelli di comunità: Kiko rivaluta la "religiosità naturale"... perché servono supporters per la falsa Sancarmen Santhernandez

Benedetto XVI accerchiato dai
«nuovi falsi profeti» Kiko e Carmen
(complimenti per il product placement)

Diceva Kiko: "Questa la nostra religiosità naturale: quella che ci fa rivolgere a santa Barbara quando tuona."

Oggi dice Kiko: "Se avete un problema, rivolgetevi a santa Carmen! Poi scrivete le grazie ricevute ed indirizzatele alla mail..."

Questi neocatecumenali sono tutti religiosi naturali: se nella loro vita tuona, si rivolgono addirittura a una che non è nemmeno santa!

Ma il primo religioso naturale è Kiko e tutta la sua banda apicale: raccomandano addirittura la religiosità naturale ai loro sottoposti, per risolvere problemi e problemucci presso la non ancora santa a cui sono devoti.

Ma santa Barbara morì martire. E nel 306 non c'era nemmeno una casella di posta a cui inviare le grazie ricevute. E la Carmen?... Come minimo non hanno le idee chiare, ma credo che si tratti di molto peggio. 

Marco

venerdì 30 agosto 2024

Derive settarie del Cammino, e qualche altra testimonianza

Il laico Kiko fa l'omelia dall'ambone,
con crocifero e candelieri,
come se fosse un vescovo.
Foto © cammino.info
Citiamo alcune parti dell'articolo "Derive settarie nelle nuove comunità ecclesiali: il Cammino Neocatecumenale e del successivo articolo "Le testimonianze raccolte", pubblicati entrambi su Adista Documenti n°19 del 25 maggio 2024, a cui rinviamo per la lettura completa. Ricordiamo ai nostri lettori che Adista è molto schierata col "progressismo" ecclesiastico (cioè quello che detesta tutto ciò che è "preconciliare", che auspica cambiamenti dottrinali, che incoraggia variazioni liturgiche, ecc.), e quindi ci si poteva aspettare che fosse favorevole al Cammino...

Ci permettiamo di evidenziare alcuni punti nel testo (e di aggiungere qualche link a pagine in tema), solo per far notare che ci sono persone che partendo da punti di vista molto diversi dai nostri sono giunte alle stesse nostre conclusioni. Ci permettiamo inoltre di inframmezzare nel testo alcune box di nostri "chiarimenti" poiché non tutti i lettori del nostro blog conoscono dinamiche e gergo del Cammino.



Man mano che gli studi sugli abusi di potere, psicologici e di coscienza nella Chiesa aprono nuovi orizzonti di interpretazione di un fenomeno che sembra aver risparmiato poche realtà ecclesiali organizzate, è sempre più netta la constatazione che, quando si parla di movimenti e nuove comunità, gli abusi vanno spesso ricondotti a una struttura, anziché a singoli individui, che spesso contiene in sé in partenza elementi abusivi. Che si tratti di confusione tra cariche direttive e ruoli di accompagnamento spirituale, spesso riuniti nella stessa persona, o di prassi come certe forme di confessione obbligata, esplicitata pubblicamente, per non parlare di forme devianti di spiritualità o di derive dottrinali, tali meccanismi vanno sempre più approfonditi, soprattutto ascoltando le vittime. Vittime che subiscono traumi spesso irreversibili, o che vengono isolate e punite o allontanate per il loro dissenso. Famiglie devastate, in una situazione di sofferenza che ne tocca tutti i membri, spesso in particolare le donne. [...] Nel documento che presentiamo, C. Degli Esposti, C. Sgaravatto e M. Van Heynsbergen hanno raccolto e contestualizzato diverse testimonianze di abusi subiti all’interno del Cammino Neocatecumenale.



La Chiesa, da Paolo VI a Papa Francesco, ha riconosciuto il Cammino come carisma frutto del Concilio Vaticano II [...] Eppure, nonostante la sua diffusione e l’adesione numericamente consistente dei fedeli, il carisma presenta aspetti di criticità, segnalati anche in molte pubblicazioni e articoli (4), dal punto di vista sia teologico-spirituale sia relazionale all’interno delle comunità, in cui si verificano vessazioni e umiliazioni in nome di Dio. Molti punti della spiritualità di Kiko sembrerebbero addirittura in contrasto col magistero della Chiesa.

Chiarimento: i riconoscimenti che il Cammino ha ricevuto non riguardano né i contenuti eretici e ambigui, né gli strafalcioni liturgici, né gli abusi (non solo psicologici) dei cosiddetti "catechisti". Tutti i principali punti della cosiddetta "spiritualità" di Kiko Argüello e Carmen Hernández sono stati dimostrati essere in netto contrasto col Magistero della Chiesa. Del segretissimo "Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale" fu approvata la sola pubblicazione, pubblicazione che però molto opportunisticamente non è mai avvenuta... Non sia mai che qualcuno possa scoprire che nel Cammino
Tra le critiche raccolte, quelle all’aspetto liturgico e dottrinale delle catechesi neocatecumenali, che in molti punti sembrano discostarsi dalla dottrina cristiana; l’autoreferenzialità del percorso spirituale, che connota il cammino come Chiesa parallela; la mancanza di formazione teologica dei catechisti, che diffondono solo i contenuti della spiritualità neocatecumenale; l’imposizione agli aderenti di abbracciare il carisma senza un percorso di libero discernimento; l’obbligo di versare denaro e beni alla comunità (la cosiddetta “decima”) e di confessare pubblicamente i peccati durante i passaggi da una tappa all’altra del cammino (i cosiddetti “scrutini”).

In questi ultimi anni i fuoriusciti si sono organizzati in gruppi di denuncia (5), con lo scopo di raccontare la loro esperienza di sofferenza all’interno del percorso spirituale intrapreso.

Nella nostra ricerca abbiamo raccolto statuti e scritti inediti di Kiko Argüello che denotano un’impostazione rigida e settaria nella conduzione delle comunità, che colonizzano intere parrocchie, senza lasciare spazio ad altre esperienze significative di condivisione e comunione fraterna.

Se all’esterno l’esperienza neocatecumenale appare evangelica e gioiosa, all’interno, nelle relazioni tra i catechisti e i catecumeni, si attuano pratiche manipolatorie e vessatorie per indurre gli aderenti a vivere in totale obbedienza alle indicazioni rigorose impartite durante le catechesi e gli scrutini. Questo porta a manifestazioni di forte disagio e di crisi psicologiche significative che inducono anche, in molti casi, a problemi di salute compromessa.

"Prima Comunione" stile neocatecumenale:
distribuzione del "sacro snack di unità fraterna"
in una saletta asettica imbottita di simboli kikiani
e cosplay-decorazione vagamente cattolicheggiante
I fuoriusciti denunciano che vi sia un “vangelo secondo Kiko” per mettere in evidenza l’interpretazione personalista del messaggio evangelico. La messa domenicale viene celebrata come “messa privata” della comunità neocatecumenale con pratiche liturgiche che allontanano dalla comunione con la Chiesa. La sollecitazione a donare denaro avviene a tutti i livelli di adesione attraverso la pratica della “decima” dopo la prima tappa del cammino, con cui i soldi vengono raccolti in un sacco nero come simbolo di “spazzatura” o “sterco di satana”, anche se poi, paradossalmente, vengono utilizzati per le strutture e le attività del cammino, che possiede un ingente patrimonio utilizzato per la missione, ma gestito in modo autoreferenziale dai vertici.

In occasione del secondo scrutinio i catecumeni vengono invitati a spogliarsi di tutti i loro beni, azzerando il loro conto corrente e consegnando da quel momento la decima parte del loro stipendio mensile, pena l’impossibilità di procedere nel cammino di catecumenato. Per le famiglie numerose questo impegno si dimostra particolarmente gravoso, perché impedisce di poter provvedere adeguatamente al bisogno dei figli. Per partecipare alle convivenze e alle riunioni, inoltre, è necessario pagare qualcuno che accudisca i figli, perché non è previsto nessun servizio di assistenza all’infanzia durante gli incontri. Le spese quindi richieste sarebbero particolarmente ingenti, ma non evitabili, per il senso di colpa indotto nel non aver fatto la volontà di Dio.

Chiarimento: l'esistenza di babysitter del Cammino, dei cosiddetti "didàscali" del Cammino, di argomenti come "ma dai nonni è gratis", non cambia l'importanza e la verità della questione: la partecipazione al Cammino implica obblighi decisamente onerosi inflitti agli aderenti infischiandosene della loro situazione familiare, economica, lavorativa. Proprio come in una setta, le necessità personali e la libertà personale vengono calpestate pur di ubbidire ai dettami dei capi.
Abbiamo raccolto una testimonianza che dichiara di aver assistito da parte dei catechisti alla circonvenzione di una persona anziana per obbligarla a un lascito testamentario in favore del Cammino. All’interno delle comunità sono presenti avvocati, notai o professionisti vari che permettono il raggiungimento degli scopi spirituali, anche se in molti casi con modalità discutibili.

L’adesione avviene, come per tutte le realtà settarie, attraverso il love bombing. «Eravamo presi dalla grandezza… dalla capacità dei catechisti, cantori e responsabili che ti facevano sentire importante – racconta A. – con dipinti di Kiko, canti e addobbi floreali». Tuttavia, una volta intrapreso il cammino, ci si accorge che le modalità di catechesi producono una sorta di lavaggio del cervello, giocando sul senso di colpa e sul condizionamento religioso. Gli affetti fuori dalla comunità sono considerati negativi, le contrapposizioni non sono ammesse, si è obbligati ad aderire senza discutere ai principi fondanti del carisma. Molte persone aderiscono per fragilità personali con il desiderio di risolvere i loro problemi grazie all’intervento di Dio nella loro vita.

«Le catechesi sono molto belle – ci spiega un ex aderente –, si sente che c’è qualcuno che ti ama, che la sofferenza ha un senso, ma è nel momento in cui si è innamorati di questa novità che avviene la manipolazione. Ci sono occasioni di convivenza in cui si forma la comunità; durante le celebrazioni liturgiche ognuno può far risuonare la parola nell’omelia; tuttavia, nel passaggio da una tappa all’altra (gli scrutini), si verifica una vera e propria violenza psicologica».

Chiarimento: Il "far risuonare la parola nell'omelia", anche in buona fede, è la pessima abitudine di inquinare la Parola di Dio con parole umane, al punto che la lettera con le «decisioni del Santo Padre» Benedetto XVI del 1° dicembre 2005 dovette precisare ai neocatecumenali che l'omelia spetta al solo ministro ordinato (sacerdote o diacono). Quel "risuonare" diventa infatti un inutile e logorroico fiume di parole.

Gli scrutini sono momenti di confessione comunitaria che delineano il passaggio da una tappa all’altra del cammino, ma, a dispetto di quanto indicato all’art. 19 dello Statuto (6), i catecumeni sono obbligati a confessare i loro peccati, anche più intimi, con minacce psicologiche. Attraverso l’accompagnamento spirituale i catechisti, che tuttavia non hanno una preparazione di carattere né teologico né psicologico, obbligano a far emergere situazioni intime in cui si verifica la commistione tra foro interno e foro esterno, invadendo la sfera della privacy, che dovrebbe essere invece tutelata anche a livello giuridico, proponendo soluzioni irragionevoli ai problemi personali o di coppia dei catecumeni. Le soluzioni proposte più frequenti sono la preghiera, l’offerta a Dio dei propri peccati e la richiesta pubblica di perdono, senza tener conto della sensibilità delle persone.

Chiarimento: non ci sono solo gli "scrutini" ma anche altre occasioni (i "giri di esperienze", le "testimonianze", ecc.), spesso con un cosiddetto "catechista" autoincaricatosi di ravanare nella tua coscienza a scopo spettacolaristico. Quello degli "scrutini" è solo la punta dell'iceberg. Anche se le soluzioni proposte sono preghiera, offerta, richieste di perdono, il danno è fatto (cfr. testimonianza di Francesca qui sotto) e lo scandalo - specialmente ai semplici - è stato già dato, anche se (come spesso succede in mancanza di peccatoni super-giganti) si fosse trattato di peccati inventati.
Le famiglie sono invitate a procreare, vietando l’uso di qualsiasi mezzo anticoncezionale, anche quando vi sono situazioni di salute fisica o rischi per le donne. I problemi economici per le famiglie numerose sono risolti dalla provvidenza di Dio.
Chiarimento: quando nel Cammino si parla di "invitare", si intende "obbligare", perché - come dice lo stesso Kiko - «l'ubbidienza al catechista è tutto». Pertanto quando il cosiddetto "catechista" ti invita a far qualcosa, anche contro coscienza, devi ubbidire, perché lo dice Kiko, e "Kiko ha il carisma", perché lo dice il cosiddetto "catechista" "per il tuo bene", cioè devi tassativamente ubbidire. Ricordiamo inoltre che la Chiesa vieta qualsiasi mezzo anticoncezionale ma consente i "metodi naturali" (che rendono "meno probabile" ma non impossibile la procreazione). Ricordiamo poi che riguardo ai problemi economici delle famiglie neocat, i cosiddetti "catechisti" usano sempre il metodo di "due pesi e due misure": nel Cammino la virtù della carità è sostituita dall'ipocrisia...

Il rapporto di coppia viene concepito secondo una visione arcaica, in cui la moglie deve concedersi al marito senza condizioni, anche quando questo turba la sua situazione psicologica. Il cammino è connotato da una fortissima misoginia. In un discorso al Family Day nel 2015, Kiko Argüello sostenne che il femminicidio sarebbe stato colpa delle mogli che lasciano i mariti (7).

I genitori educano i figli ai valori del carisma neocatecumenale (8) con le stesse rigidità vissute nella comunità.

Kiko Argüello, nella sua "nueva estetica", produce
autoritratti spacciandoli per il Volto del Redentore
Abbiamo ascoltato testimonianze di figli di catechisti che mettono in luce situazioni di violenza psicologica: si induce nei bambini il senso di colpa per il fatto di distanziarsi dai valori del cristianesimo radicale, impedendo loro determinate frequentazioni amicali e imponendo condotte che portano a renderli disadattati rispetto al contesto sociale di riferimento. Queste pratiche educative generano quindi una crescita poco armoniosa con conseguenti sofferenze e squilibri psicologici. Tutto ciò che si allontana dai valori del carisma viene visto come peccato, frutto della voce del demonio, pertanto viene vissuto con estrema sofferenza da parte degli aderenti, soprattutto se sono minori.

I genitori sono molto severi nell’educazione dei figli, li obbligano a rispettare i valori del carisma con punizioni o violenza psicologica. Ai bambini viene inculcata l’idea che il mondo è cattivo e caratterizzato dalla presenza del demonio, pertanto non è possibile frequentare amici che non siano appartenenti alla comunità.

Anche i bambini vengono iniziati al cammino attraverso un progressivo indottrinamento. I didatti si occupano della catechesi dei figli dei catecumeni, ma senza aver svolto nessuna formazione di carattere dottrinale né pedagogico. Se i figli si allontano dal cammino spesso vengono rifiutati.

Poiché la famiglia è sacramento di Dio, i single non sono ben visti all’interno del cammino, pertanto i maschi vengono inviati ai seminari Redemptoris Mater, le femmine ai conventi di clausura o peggio vengono organizzati matrimoni combinati con enorme sofferenza, laddove non nasca spontaneamente una relazione amorosa.

I catechisti si pongono come figure di accompagnamento spirituale, ma non hanno nessuna preparazione specifica a questo ruolo: vengono scelti tra coloro che si distinguono per la devozione al carisma.

Abusi nel Cammino Neocatecumenale

Anche il Cammino Neocatecumenale è stato travolto dallo scandalo degli abusi sessuali su minorenni (9). Un catechista è finito a processo nel Tribunale di Roma per violenza sessuale su una giovane cresimanda, ospitata nella sua abitazione.

In una delle segnalazioni alla Chiesa da parte di un gruppo di neocatecumenali, inviata al card. Ruini, allora presidente della CEI (10), si rilevano errori dottrinali già segnalati a vescovi e presbiteri ma, nonostante gli interventi del Vaticano volti a garantire maggiore rispetto dei fedeli nei cammini dei movimenti ecclesiali, la Chiesa sembra continuare ad approvare il nucleo fondamentale dell’impianto carismatico del Cammino, favorendo in questo modo la perpetrazione degli abusi in seno ad esso.

Come accade in altre congregazioni religiose o movimenti, alla morte del fondatore i seguaci si attivano per l’apertura delle cause di canonizzazione. È successo anche per Carmen Hernández, morta a Madrid nel 2016 all’età di 86 anni.

La causa di canonizzazione, presentata all’arcivescovo di Madrid, card. Carlos Osoro il 19 luglio 2021 da Kiko Argüello, p. Mario Pezzi, Ascensión Romero, Fondazioni Famiglia di Nazareth di Roma e Madrid, che vede come postulatore Carlos Metola, si è aperta il 4 dicembre 2022.

Le denunce pubbliche da parte dei fuoriusciti hanno l’obiettivo di documentare le esperienze di abuso vissute all’interno delle comunità, in modo che la Chiesa possa controllare e intervenire sulle situazioni che si pongono in contrasto con lo spirito evangelico, ma anche supportare chi si è allontanato con enorme sofferenza, disorientamento e soprattutto isolamento da parte degli amici della comunità.

Per una maggior tutela e rispetto dei valori cristiani è importante segnalare alla Chiesa (Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita) sia collettivamente che individualmente, attraverso una petizione diretta al Prefetto del Dicastero ai sensi del Canone 57 del Codice di Diritto Canonico.

Molte delle condotte individuate inoltre potrebbero integrare situazioni di reato o illecito civile; in questi casi è importante sapere che è possibile anche una tutela giurisdizionale, denunciando direttamente alla Procura della Repubblica. Abbiamo infatti riscontrato che, laddove sono avvenute denunce ufficiali, si è provveduto a garantire un maggior rispetto delle persone. Se il rispetto non avviene per spirito di carità, occorre sollecitarlo con le denunce, solo in questo modo infatti – ci pare – i vertici dei movimenti ecclesiali saranno portati a modificare l’impostazione delle loro pratiche di vita, per evitare che si diffonda un’immagine negativa della loro esperienza spirituale.

La storia di Giacomo 

Giacomo (nome di fantasia) [...]

Nostra nota: ce ne eravamo già occupati in diverse pagine del nostro blog, tra cui questa (con video) con persino la furente lettera di un avvocato del seminario. Dalla documentazione raccolta da Adista emergono altri dettagli su ulteriori abusi e sull'intimorire i testimoni.

La storia di Isabella

Isabella vive in Australia, essendosi trasferita lì con il marito dopo il matrimonio. In parrocchia conosce una coppia inviata dall’Italia in missione per evangelizzare. In quella parrocchia nasce poi una comunità neocatecumenale.

«Abbiamo camminato in questa comunità per 28 anni – racconta Isabella – credendo che tutto il loro insegnamento provenisse dal magistero della Chiesa cattolica. Purtroppo, dopo molti anni, tra shock e incredulità, ci siamo ritrovati a dubitare di questo itinerario di fede, di questa iniziazione al cristianesimo, come viene definita negli statuti. Mi sentivo sempre più giudicata dai catechisti e sempre più infelice. Si sono create dinamiche familiari che mi hanno fatto dubitare della legittimità del Cammino e dei metodi dei catechisti, che fanno di tutto per denigrarti come essere umano e come cristiano».

"Nulla è impossibile a Kiko":
sui loro inviti non dicono mai che è il Cammino,
altrimenti i fedeli si informerebbero su cos'è
e scoprirebbero subito tutte le fregature
Le catechesi iniziali provengono dall'insegnamento di Kiko. In base agli statuti al centro di tutto l'itinerario neocatecumenale si pone la sintesi tra la predicazione kerigmatica, la tensione al cambiamento della vita morale e la liturgia. Nelle catechesi viene proposta una visione idilliaca di comunità e di gioia; viene raccontata la storia di Kiko Argüello, che, nella baraccopoli di Madrid, si converte dopo una visione della Beata Vergine Maria, che gli rivela di formare piccole comunità.

Tuttavia si sperimenta spesso solitudine, depressione, assenza di comunione. In molti casi si viene isolati, ignorati o, peggio, rifiutati dagli altri. «Spesso abbiamo avuto molti contrasti tra di noi, litigi, incomprensioni, gelosie – condivide Isabella; si mettono al centro solo il peccato, le imperfezioni e le debolezze delle persone». Tutti i discorsi tenuti dal catechista responsabile delle comunità vengono trasmessi da Kiko stesso e imparati a memoria dai catechisti, che poi li trasmettono a tutte le comunità del mondo. Solo il responsabile di ciascuna comunità ne riceve una copia, insieme ai catechisti eletti di quella comunità.

L'iniziazione al cristianesimo secondo Kiko è possibile solo all’interno del Cammino Neocatecumenale, che contiene tutto il necessario per la pratica della fede.

«Durante le convivenze mensili – continua Isabella – si condividevano le nostre vite in modo molto profondo e personale, anche in aspetti dettagliati e intimi del rapporto tra marito e moglie, al punto che poi si manifestavano paura, rabbia, depressione, ansia. Purtroppo poi i fratelli parlavano di quanto condiviso anche al di fuori della comunità. Così ho cominciato a sentirmi molto vulnerabile, anche perché esprimevano giudizi su di noi. Mi hanno detto che ero una moralista, una vittima insopportabile e che cercavo la giustizia perché ricevevo tante ingiustizie e soprusi. Ho condiviso tutto della mia vita e, quando non ho avuto più voglia di farlo, il catechista mi ha detto che il demonio del mutismo voleva che mi tenessi tutto dentro.

I catechisti pretendono di essere consultati come accompagnatori nel discernimento in qualsiasi occasione di stress, problemi o difficoltà. I catecumeni sono così resi dipendenti da loro al punto da idolatrarli come “inviati da Dio”. Non era permesso avere un'opinione propria o un dubbio riguardo al cammino, altrimenti si veniva ritenuti attaccati dal diavolo, ingannati o disobbedienti a Dio o ai catechisti. Ora che siamo usciti – conclude – abbiamo solo i nostri figli, i quali hanno abbandonato la fede cattolica per i traumi subiti nel CN. Inoltre avendo cresciuto otto figli solo nella vita della comunità e non avendo avuto modo di fare altre amicizie, ci siamo ritrovati senza amicizie e completamente soli. Stiamo lavorando sui rapporti con i figli, danneggiati dell'insegnamento del CN con la speranza che possano migliorare. Tutto il nostro tempo era dedicato alla comunità, anche al post cresima in parrocchia organizzato sempre dal CN con gli stessi catechisti sempre a capo di tutto. I catechisti ci hanno sempre ripetuto che fuori da esso c'era la dannazione e la perdita della fede».

La storia di Francesca

Racconta Francesca (nome di fantasia): «Ho conosciuto il movimento neocatecumenale attraverso una compagna di classe che conosceva il mio percorso familiare fatto di violenze da parte di mio padre, anche sessuali, sui figli e su mia madre. Ero una adolescente ferita e l’annuncio del CN mi colpì: era il 1982. Nel movimento c’erano persone di ogni età, quasi tutte sofferenti. Le catechesi sono molto rincuoranti; la manipolazione avviene nel momento in cui ti sei innamorata e quando passi nella comunità a un altro livello. Ci si trova due volte alla settimana, si legge la Parola, nelle case e il sabato c’è la celebrazione in parrocchia preparata da un gruppo: la consegna del kerigma, la luce, tutto bello. Poi dopo circa tre anni, compreso lo stile del Cammino, ecco che arriva il secondo passaggio. Ormai sei dentro e qui inizia la violenza psicologica, patrimoniale e fisica. Una volta la settimana nella sala della parrocchia ci sono gli “scrutini”, necessari per accedere alla parte finale del secondo passaggio. Al centro della sala c’è il presbitero, i catechisti, una croce e tutti sono seduti in cerchio. La persona da scrutinare viene sorteggiata e messa a sedere a sinistra della croce, davanti agli scrutinanti, come in tribunale. Poi viene fatto promettere di dire la verità tenendo la croce con la mano. Io non avevo mai confidato gli abusi subiti da mio papà e sono stata costretta a parlarne, perché dovevo mostrare quale era la mia croce. Una esperienza devastante. Non ero mai andata neppure da uno psicologo. Se non dici quale è la tua croce, non puoi andare avanti nel cammino. Dura ogni volta due ore a persona. Poi hanno fatto alzare mio marito che era al corrente degli abusi da me subiti e gli hanno chiesto come mi comportavo dal punto di vista sessuale. Mio marito rivela che ci sono problemi e che abbiamo rapporti per lui non soddisfacenti. Presbiteri e catechisti mi ingiungono di perdonare mio padre per avere giudicato il suo peccato al posto di Dio e di chiedere perdono a mio marito per non concedermi: devo alzarmi di notte e pregare, andare in ginocchio davanti a mio padre a chiedere perdono. Mi ingiungono di digiunare. Poi inizia il giudizio dei fratelli che dicono la loro e sostengono mio marito. Ti senti peccatrice e in colpa e chi è con te non ti aiuta, ma ti condanna. Al ritorno volevo suicidarmi, aspettavo la mia quarta figlia.

Ero obbligata ad andare nelle case a evangelizzare (reditio symboli) dicendo una frase fatta apposta per me del tipo: “Io sono stata violentata da mio papà, ma Dio mi ama”.

C’era pure la creditio symboli in cui alla messa, dopo l’omelia del sacerdote, si viene costretti a raccontare la propria esperienza.

[...] Molti matrimoni sono combinati e fonte di grande dolore: viene raccomandato di non sposare chi è fuori dal Cammino Neocatecumenale. Nel matrimonio le donne non possono rifiutare il rapporto sessuale con il marito e assentarsi senza il marito per più di 15 giorni proprio per garantire le prestazioni sessuali. C’è una enorme ingerenza in quella che è la gestione della vita matrimoniale. Nel movimento le donne sono concepite al servizio dell’uomo: sono invitate a non lavorare per meglio accudire la famiglia o a licenziarsi se già lavorano e la gestione del denaro è demandata all’uomo: durante gli scrutini una delle domande che viene fatta agli uomini è se le mogli sono brave donne di casa (“È la donna responsabile della felicità dell’uomo”).

Con una gravidanza sono stata 22 settimane in coma e la comunità ha preso possesso della casa al mio posto, estromettendo i familiari dalla gestione. Con la quarta gravidanza nessun ginecologo voleva seguirmi, ma nel movimento mi spronavano a proseguire perché “Dio ti sostiene” e mi hanno mandata da un ginecologo del Cammino.

Continuamente mi veniva chiesto se avevo chiesto perdono e mio marito doveva controllarmi: questo ha cominciato a limitare la mia presenza perché non riuscivo più a obbedire. Sono stata convocata e ho sopportato di tutto: visite in casa a qualsiasi ora, all’improvviso. Ho subìto anche l’isolamento, un isolamento giudicante che mi impediva di parlare con quelli che erano stati amici e amiche dentro il movimento e ora erano contro di me. Sono uscita e mi sono separata da mio marito, quasi contemporaneamente.

Mio marito è rimasto protetto dalla comunità nella sua integrità morale. Dopo la separazione, durante l’adozione della mia ultima figlia, in tribunale la Comunità ha testimoniato contro di me: mio marito ha sottratto i miei diari e li ha consegnati alla comunità che li ha estrapolati dal contesto e fatti leggere ai giudici. Mi si sono rivolte contro anche le colleghe di lavoro neocatecumenali: per due anni non sono riuscita ad uscire di casa. Sono stata aiutata da un centro antiviolenza e l’elaborazione della mia storia mi ha resa una persona migliore».


Note:

[...]

4. E. Marighetto, I segreti del cammino neocatecumenale, Edizioni Segno, Tavagnacco (UD), 2001. Don E. Zoffoli, Eresie del Cammino Neocatecumenale, Edizioni Segno, Tavagnacco (UD), 1992. Neocatecumenali sul viale del tramonto, Edizioni Segno, Tavagnacco (UD), 1992. Ariel S. Levi di Gualdo, La setta neocatecumenale: l’eresia si fece Kiko e venne ad abitare in mezzo a noi, Edizioni L'Isola di Patmos, 2019. Lino Lista, Il fango e il segreto, gnosi del peccato e nuova estetica del Cammino neocatecumenale, Edizioni Segno, Tavagnacco (UD), 2015. Gino Conti, Un segreto svelato, Ed. Segno, Tavagnacco (UD), 1997.

5. http://www.internetica.it/neocatecumenali/index.html; https://neocatecumenali.blogspot.com/

6. Art. 19 Statuti CN - Gli scrutini, ispirati all’itinerario catecumenale dell’OICA, aiutano i neocatecumeni nel loro cammino di conversione, nel rispetto della coscienza e del foro interno, secondo la normativa canonica.

7. Davide Falcioni, “Family-day, Kiko Argüello: ‘Femminicidio, colpa delle mogli che lasciano i mariti’”, in Fanpage, 23/6/2015.

8. Kiko Argüello, “Intervento sulla trasmissione della fede ai figli”, in https://www.scrutatio.it/archivio/articolo/camminoneocatecumenale/2115/Il-Cammino-Neocatecumenale-KikoArguello-trasmissione-della-fede-ai-figli.

9. Alessio Campana, “Ha abusato di un’allieva minorenne”: catechista a processo. La moglie lo difende in aula: “Ha avuto una debolezza”, in La Repubblica, 10 gennaio 2024.

10. http://www.internetica.it/neocatecumenali/testimonianze.html

mercoledì 14 agosto 2024

La (inutile) lettera di Pasquale

https://blogimg.goo.ne.jp/user_image/24/b8/86984e77954ba4ce3498397b06ed95ea.jpg
Giappone: pagliacciate kikolatriche
(il girotondino col "passetto" e i battimani)
inflitte dai "missionari" neocatecumenali

Premessa importante: il Cammino Neocatecumenale è «un cavallo di Troia... una setta protestante-ebraica, che di cattolico ha solo la decorazione». Le sue celebrazioni religiose sono molto diverse da quelle della Chiesa cattolica. Il suo insegnamento (le cosiddette "catechesi") è molto diverso da quello della Chiesa cattolica. Ma soprattutto, al suo interno vige tutta una serie di porcherie (per esempio l'obbligo di pagare le "Decime", l'ubbidienza cieca ai cosiddetti "catechisti", le confessioni pubbliche, ecc.), per cui se qualcuno vi parla bene del Cammino dicendo di averlo frequentato, o lo ha frequentato troppo poco, o sta mentendo.

Qualche anno fa era comparsa sui social neocatecumenali la lettera di un certo Pasquale dalla comunità neocatecumenale del carcere di Poggioreale, a Napoli. Dal carcere, tale Pasquale aveva scritto nientemeno che a Kiko Argüello, autoeletto "iniziatore" del Cammino, parlandogli di certe cosiddette "catechesi" tenute da dei cosiddetti "catechisti" i quali avevano parlato di «un certo Kiko, spagnolo» che aveva fondato un certo «Cammino Neocatecumenale», di una certa "liberazione dalle schiavitù", dopodiché se ne sono andati a casa loro e i vari Pasquale sono invece rimasti in carcere. (i kikolatri chiameranno "miracolo" ogni conversione alla kikolatria, ma cala improvvisamente il silenzio tombale quando qualcuno abbandona la kikolatria per tornare alla Chiesa cattolica)

Il citato Pasquale è cascato nella trappola kikolatrica probabilmente solo perché l'ultima volta che aveva avuto a che fare con la Chiesa fu da bambino quando venne battezzato. Quando il Cammino dice di star convertendo i "lontani", in realtà sta dicendo che può far colpo solo su chi ignora le cose della fede. Se il citato Pasquale avesse avuto un po' di infarinatura dottrinale e un minimo di vita sacramentale, non avrebbe preso sul serio le corbellerie che i cosiddetti "catechisti" (dotati esclusivamente del mandato di Kiko, non certo "inviati dal vescovo" o "dal Papa" come -mentendo- sono soliti affermare) sono andati a propinargli.

La sua lettera, scritta in spagnolo e poi opportunamente svanita dal blog kikolatrico che l'aveva pubblicata (nonostante fosse il solito inutile peana pro-Kiko), era tutto un entusiasmo per "il Signore", "la celebrazione", "la Parola", "l'allegria", "la Bibbia"... Vorrei vedere la sua allegria quando gli pioverà addosso la tegola dell'obbligo delle Decime. Il Cammino è sostanzialmente una truffa: inizia con l'entusiasmo, prosegue col finto entusiasmo, continua in eterno a spolparti per bene con l'ipocrisia del fingere entusiasmo.

L'aspetto tragicomico della faccenda è che questo Pasquale è uno dei pochi che potrebbe risultare almeno un pochino credibile qualora vantasse che il Cammino lo ha sottratto dalla droga, dalla tentazione di affiliarsi alla camorra, eccetera (a differenza del tipico travet neocatecumenaloide che prima viveva tranquillamente tutto casa e parrocchia e poi, dopo le cosiddette "catechesi iniziali", va vantandosi che il Cammino lo ha sottratto da una vita di aborti omicidi droghe divorzi discoteche eccetera). Magari Pasquale può vantarlo con sincerità, in seguito sarà obbligato a vantarsene (possibilmente inventando nuovi e più spettacolaristici particolari) perché il Cammino esige il tuo show da "Grande Convertito", esige liturgicamente che tu lodi senza sosta il Cammino e i suoi autonominati "iniziatori" e la gerarchia di cosiddetti "catechisti", e nel frattempo - sempre attraverso ricatti morali - esige il pagamento di "decime" e collette e quant'altro. Pecunia non olet...

Lo scopo del demonio è quello di allontanare le anime da Dio, e generalmente gli conviene allontanarle a poco a poco, magari addirittura instillando un entusiasmo religioso (ma indirizzato subdolamente verso l'idolatria, come ad esempio il Cammino e i suoi due autoinventati "iniziatori" spagnoli), ed instillando una "allegria" che è fondata sul Signore solo a parole (ma nei fatti è fondata solo sull'identitarismo, solo sul proprio club di appartenenza, cioè si menziona "il Signore" ma si intende sé stessi, la propria attività, la propria etichetta, i propri autoproclamati "iniziatori" e "catechisti": tutta autoreferenzialità). Quel povero Pasquale, per quanto in trappola, prima o poi si sarà trovato di fronte al bivio, cioè di fronte alle ineluttabili domande: come mai nella Chiesa si insegna una cosa diversa da quella del Cammino? come mai nella Chiesa si celebrano i sacramenti in maniera diversa dal Cammino? mi conviene scegliere la Chiesa, o scegliere di rimanere nel Cammino? E chissà che la sparizione dal web della sua lettera non sia dovuta proprio a questo rendersi conto di essere stato buggerato dalla setta eretica di Kiko e Carmen.

Da notare che a far proselitismo in carcere sono non soltanto i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali, ma anche i protestanti e altre sètte. La sporadica presenza di qualche sacerdote cattolico non cambia la situazione. Grazie alla protestantizzazione dell'Italia, il sacerdote cattolico, quand'anche cappellano del carcere, è solo una minoranza tra le tante, e le "tante" sono immensamente più zelanti. Ce lo insegna in particolare un episodio della vita di santa Francesca Cabrini, che durante il viaggio in nave tentò di organizzare una raccolta fondi per i poveri, e fu superata in zelo, organizzazione, show, presa sul pubblico, successo, tempismo, incassi, da un ministro protestante. La giovane commentò: i ministri di satana sono sempre più zelanti dei ministri di Dio. Fu una lezione che la segnò per tutta la vita. Quelle sue parole le ricordo sempre ogni volta che qualcuno parla dell'apparentemente infaticabile attivismo proselitista dei cosiddetti "catechisti" del Cammino. 


E invece, nella Chiesa cattolica...

Chiariamoci: è normale l'entusiasmo di chi riprende a poco a poco un percorso religioso a causa dell'imbattersi in una realtà ecclesiale (movimenti, associazioni, parrocchie, conventi, anche solo l'avere un'amica suora). È normale che uno possa considerare importante, meritevole, consigliabile, ciò che ha incontrato e che in qualche modo gli ha cambiato la vita. Ma per quanto buono, si tratta di uno strumento, non del fine. Il fine è la salvezza del singolo. La Chiesa non è una federazione di club, la vita di fede non è un campionato, la salvezza non la produce la tessera di appartenenza a tale o talaltro gruppo.

Di fronte a Dio non conta il club di appartenenza. Conta la propria fede: senza fede non ci si salva. E contano le proprie opere buone: la fede senza opere è vana. Dunque si deve necessariamente dedurre che movimenti e associazioni a volte possono essere un apprezzabile sostegno per la propria vita di fede, altre volte possono essere solo un'etichetta, un club a cui appartenere, seguendone le attività, il gergo, gli orari, ma che in fin dei conti aiuta poco o nulla la propria fede personale. Cioè, in quest'ultimo caso, o è uno spreco di risorse, o è addirittura la via per la perdizione. Davanti a Dio la validità di un movimento o associazione riguarda la crescita spirituale del singolo, non robette come i numeri degli iscritti ("500mila neocatecumenali in 293 paesi!"), delle attività ("abbiamo oltre 128 seminari! facciamo la convivenza mensile in albergo!"), degli applausi ricevuti ("da 153 grossi vescovi! Kiko evangelizza i vescovi con la Nueva Estetica che salverà la Chiesa!")...

Chiunque abbia avuto a che fare col Cammino, anche senza farne parte, scopre rapidamente che i neocatecumenali:

  • dietro la maschera di mansueti agnellini si nascondono persone ignoranti che vogliono restare tali, spesso ipocrite e arroganti (perché così vengono addestrate: quando la verità smentisce il cosiddetto "kerygma" di Kiko, quando il Magistero e la Tradizione letteralmente sbufalano le cosiddette "catechesi" del Cammino, l'unico modo di non correggere il Cammino e i suoi autonominati "iniziatori" è quello di ricorrere alla fuga, all'ipocrisia, all'arroganza, al fintotontismo);
  • dietro il tanto ciarlare "ilsignore-ilsignore" si nascondono l'autoreferenzialità e l'idolatria (se il Signore fosse davvero "al primo posto", inevitabilmente tante ingiustizie del Cammino e dei suoi autonominati "iniziatori" verrebbero corrette o eliminate... specialmente se te lo chiede il Papa, come fece Benedetto XVI attraverso la lettera del 1° dicembre 2005, a cui ancor oggi i neocatecumenali disubbidiscono);
  • dietro l'attivismo neocatecumenale c'è solo l'espansione della propria setta: un kikolatra si rallegra non della conversione delle anime a Dio ma della conversione delle anime a Kiko. Per un kikolatra è gran festa l'adesione di un nuovo membro alle comunità neocatecumenali, ma resta indifferente di fronte alla conversione di un'anima all'unica vera fede dell'unica vera Chiesa;
  • dietro quell'affannarsi a voler sembrare più cristiani dei cristiani, si cela l'idea che sarebbe lecito e addirittura doveroso mentire e ingannare tutte le volte che ciò sia utile al prestigio e ai soldi della setta e dei suoi capicosca.
In poche parole, il Cammino è una setta perché chiama "evangelizzazione" solo la propria crescita, chiama "conversione" solo l'aderire al kikismo-carmenismo, chiama "salvezza" solo il "far bene il Cammino", chiama "carisma" solo le elucubrazioni dei propri autonominati "iniziatori" spagnoli, chiama "dialogo" solo ciò che dà ragione (o prestigio, o soldi) al tripode Kiko-Carmen-Cammino, chiama "demonio" qualsiasi parola o azione che possa intaccare il prestigio, i soldi e il numero degli aderenti della setta.

domenica 28 luglio 2024

Il Cammino salva a grappoli o Gesù salva personalmente?

L’accostarsi dei laici alla lettura diretta delle Sacre Scritture è cominciato negli anni sessanta, quando la società era intrisa di spirito di contestazione che sarebbe esploso col Sessantotto.

Questo clima di demonizzazione del passato ha portato molti cristiani a “studiare” la Bibbia a “orecchio” senza tenere conto della Tradizione della Chiesa, un po’ come fanno i protestanti.

La pazienza della Chiesa nei confronti dei praticoni biblici ha permesso che molti cattolici, passata la sbornia di novità e anarchia, abbiano poi ritrovato la via dell’ovile. Ma in alcuni casi, soprattutto nelle realtà ecclesiali elitarie e poco propense a mischiarsi con gli altri cattolici, come il Cammino Neocatecumenale, a volte è ancora vivo un istinto protestantico dovuto all’imprinting degli inizi.

Fatto sta che molti di questi cristiani duri e puri, anche se credono nella Chiesa, alla prova dei fatti spesso sono sopraffatti dall’istinto protestantico, come Mr. Hyde quando prevaleva sul Dr. Jekyll, rischiando di “predicare” un vangelo diverso da quello della Chiesa.

Ricordo che, quando ero ancora un bambino, un giorno mio nonno mi portò a caccia con sé e col suo magnifico Setter irlandese, cane con un formidabile istinto predatorio verso i volatili che, però, era stato abituato a convivere pacificamente con papere e galline.

Quel giorno la caccia non andò bene e il cane, con l’adrenalina a mille ma frustrato nel suo istinto, passando vicino a una casa colonica, alla vista di una gallina fu vinto dall’istinto e non ci fu verso di farlo “ragionare”, e la gallina venne sbranata.

Allo stesso modo, il pericolo che corrono certi neocatecumenali è quello di sentirsi istintivamente attratti più dai "mamotreti" che dal Catechismo della Chiesa Cattolica, più dall’interpretazione privata della Scrittura, che dalla Sacra Tradizione, cosicché rischiano di “predicare” delle boiate pazzesche.

Ad esempio, l’enfatizzazione della salvezza a “grappoli” a scapito della salvezza PERSONALE.

Questo abbaglio può avvenire perché, al contrario della Tradizione della Chiesa, l’interpretazione “fai da te” della Bibbia spesso non fa la giusta distinzione tra l’Antico Testamento e il Nuovo, nel senso che confonde l’Antico Testamento inteso come libri biblici redatti prima di Cristo, che sono parola di Dio, con l’Antico Testamento inteso come Legge antica, che è stata abolita da Cristo.

Infatti, per essere capiti, i libri dell’Antico Testamento vanno interpretati alla luce della nuova legge portata da Cristo, che è la legge dello Spirito Santo, altrimenti avviene che non si parli di santificazione personale ma, proprio come prevede la legge mosaica, si parla principalmente di salvezza comunitaria, fatta di regole che, se applicate fedelmente, permettono al popolo di arrivare nella terra promessa, che però, per i cristiani, è solo la figura della salvezza.

Religiosità naturale o gesto magico-superstizioso?
Gli ebrei più antichi, infatti, quelli dell’Esodo e della conquista della Terra promessa, non concepivano una salvezza personale perché non avevano il concetto né di anima, né di vita eterna, ma credevano che, dopo la morte, rimanessero solo le “ombre” degli uomini che, incoscienti o semi incoscienti, vagavano nel regno dei morti, per cui, per loro, la salvezza si concretizzava soprattutto materialmente, sulla terra, attraverso il popolo. Perfino ai tempi di Gesù sussisteva ancora una minoranza che non credeva nella vita dopo la morte: i Sadducei.

Ma Gesù parla chiaramente di salvezza PERSONALE.

Per Gesù il popolo di Dio è un popolo nuovo, quello costituito dalla Chiesa, che è il luogo e il mezzo attraverso cui ci si salva, perché dalla Chiesa scaturisce la grazia, ma a determinare la salvezza di ognuno è la risposta personale alla grazia.

Perciò il rischio è che i "camminanti" possano scambiare la Chiesa, che è un popolo che trascende ogni popolo senza annullarlo, per una comunità particolare che abbia le stesse tradizioni religiose, lo stesso linguaggio e faccia lo stesso cammino, come i popoli della Terra.

Cioè, il pericolo è che si possa scambiare il Cammino per la Chiesa, e la Chiesa per un popolo simile a quello dell’Antico Testamento.

Dichiarazioni quali: “noi siamo Chiesa” invece di “noi siamo parte della Chiesa”, lo lasciano supporre.

giovedì 18 luglio 2024

L'eresia neocatecumenale e la visione deformata di Kiko che la fa nascere: "Dio non c'entra"

Nostra traduzione di una pagina di Glaucon Jr dal blog Adventures in Tradition, pubblicata ad agosto 2016.

La visione deformata di Kiko
prima parte: la chiesa di Kiko

Avendo aperto la discussione su cosa c'è che davvero non va nel Cammino Neocatecumenale, inizierei col dire quanto mi sono sbagliato quando in un post recente pensavo che si potesse dialogare: non c'è alcuna possibilità di intavolare un dialogo con loro. La loro capacità di dialogo è quanto quella una figurina di terracotta. Dubito persino che con loro si possa parlare del meteo perché anche in tal caso vi risponderebbero a vanvera, dicendo che Tim è a capo di un complotto che lamenta che Hon fa piovere a Maina e uscire il sole a Ylig, e che se parlo loro del meteo non avrei abbastanza titoli di studio in metereologia a meno di non ascoltare le "catechesi" di Kiko sulle previsioni del tempo: solo così saprei di cosa sto parlando.

Insomma, parlare con loro è come parlare di aritmetica con un bambino di quattro anni che pensa che 2+2=22. Nella testardaggine e nella foga di dimostrare di sapere, si rifiuteranno di accettare spiegazioni: non conoscono né la "struttura" né la "logica" di ciò di cui stanno discutendo. Proprio ciò che succede coi neocatecumenali: non possiamo parlare, o dialogare, o arrivare a un minimo di intesa (o almeno un chiaro disaccordo) perché nonostante abbiamo in teoria una fede in comune, non abbiamo in comune una terminologia, un comune linguaggio della fede, con cui poter farci capire.

L'eresia e la sua causa

Alla luce di ciò devo dire che tutto questo parlare di Eucarestia e altari ha fatto emergere un accanitamente brutto isolamento da parte dei neocatecumenali sul loro blog. Anziché dire "sì, su questo e quello siamo d'accordo ma non su quell'altro", pubblicano cacofonie di dichiarazioni secondo cui Chuck non conoscerebbe l'insegnamento della Chiesa, don Hardon (di venerata memoria) non avrebbe conosciuto gli insegnamenti della Chiesa, scommetteteci pure che a detta loro non la conosceva neppure il cardinal Arinze e nemmeno il vescovo Sheen, nemmeno san Tommaso d'Aquino, nemmeno Garrigou-Lagrange. In altre parole, sono convinti di conoscerlo solo loro, devoti di Kiko, e tutti noialtri saremmo eretici.

E tutto questo è un problema perché i più non considerano cosa si intende esattamente per eresia:

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 2089 spiega: L'incredulità è la noncuranza della verità rivelata o il rifiuto volontario di dare ad essa il proprio assenso. « Viene detta eresia l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti ».
In altre parole:
  1. devi sapere che viene insegnata una certa verità di fede
  2. che tale verità è necessaria (esempio: dobbiamo credere al dogma dell'Immacolata Concezione, ma non siamo tenuti a credere che Nostra Signora è apparsa a Fatima)
  3. devi ostinatamente rifiutare di accettare tale verità in virtù di tali altri fattori.
Per noi cattolici è importante ricordare che l'opinione dei Padri e Dottori della Chiesa è che la causa dell'eresia, in ultima analisi, è un'eccessiva attenzione su un aspetto particolare del dogma, a detrimento di qualche altro aspetto. L'eresia ariana ne è un chiaro esempio: Ario diede tanta enfasi all'umanità di Cristo da rifiutare categoricamente la Sua divinità, affermando che Cristo sarebbe stato la più importante e alta creatura anziché essere coeterno col Padre nella Santissima Trinità.

Allo stesso modo gli eretici monofisìti enfatizzarono talmente la Sua divinità che per loro la natura umana di Cristo sarebbe stata annullata dalla natura divina - quasi come estrema reazione ad Ario.

Vivendo nel XXI secolo siamo tentati di pensare semplicisticamente che alla lunga sarebbe solo una diversità di opinioni o inonimo di falsità. Ma l'eresia porta sempre -sempre!- alla distruzione morale in generale, e al peccato mortale o addirittura sacrilegio o blasfemie sataniche. Sempre.

Dunque, lo smodato attaccarsi ad un dogma mentre se ne esclude o banalizza un altro, comporta necessariamente che ne scaturisca peccato grave. Insisto a ripeterlo perché è necessario per comprendere ciò che stiamo per dire fra poco.

Ora, chiunque abbia prestato un minimo di attenzione sa che Chuck, Tim e altri hanno denunciato a lungo la pessima "teologia" neocatecumenale. Eppure, ogni volta che qualche portavoce del Cammino tenta di difendere i propri pessimi insegnamenti, tira in ballo il Catechismo in maniera esasperante. Non è questione di chi ha ragione e chi no. È questione che di fronte alla Verità, rifiutano tassativamente di ammettere di avere un qualsiasi torto, per poi subito condannarti perché non sei dalla loro parte e dunque saresti contro la Chiesa e contro Cristo.

Dunque la buona notizia di tutti questi screzi che abbiamo avuto con gente del Cammino è che molti fedeli hanno rafforzato la propria fede (proprio perché hanno dovuto difenderla contro i neocatecumenali, cioè hanno dovuto combattere per Cristo). Ecco perché è così importante approfondirla.

La brutta notizia è che coloro che hanno più bisogno di conoscere la fede - quei fratelli di buon cuore le cui menti sono ottenebrate dalle pessime "catechesi" del Cammino - sono del tutto impermeabili a qualsiasi insegnamento che non provenga dalla loro gerarchia di cosiddetti "catechisti". Quei fratelli sono in qualche modo "cattolici caduti". Ecco perché ritengo che il problema sia questo: cos'è che porta quella gente normale, intelligente, a perdersi così, a farsi fare un lavaggio del cervello? Non ho dubbi che amino il Signore e che desiderino essere fedeli (secondo la loro idea di fedeltà). Ma l'eresia scava dentro e riduce tutto a tenebre, perché nell'eresia si viene inevitabilmente portati verso errori più gravi e peccati più gravi.

Ora, chiariamo subito che Dio nella sua infinita misericordia è capace di usare il male (come l'eresia) per ottenere il bene (portare le anime a Lui, portarle alla conversione). Dunque una volta riavvicinatisi al Signore mediante il Cammino, dovrebbero abbandonare quei pessimi insegnamenti, giusto? E invece non accade. È una terribile tragedia che non accada. Se un'anima persiste in quell'eresia ne abbraccia suo malgrado le conseguenze: la morte delle virtù, peccati ancora più gravi.

In questione, qui, non sono le singole anime, ma l'intera visione del mondo data dal Cammino, il presupposto in cui sono stati "catechizzati", che porta necessariamente a perdere la fede, la speranza, la carità. Ecco perché è imperativo avvicinarli per riportarli alla pienezza della fede, rallegrandosi del loro tornare al Signore.

Non essendo tuttora pervenuti a quella pienezza, cos'è che li trattiene lì nel Cammino? Scoprendo cos'è che cattura e guida quelle povere anime, potremo spiegare quali sono i tre grandi semi di distruzione piantati dal "coltivatore" che li ha ingabbiati. E non avremo bisogno di cercare a lungo la risposta perché ce la dà nientemeno che lo stesso Kiko Argüello.

Kiko e la sua visione del mondo

È Kiko Argüello a indicarci la lente attraverso cui tutti i membri del Cammino devono vedere il mondo, e tale lente è la fonte di tutti i problemi che riscontriamo nel Cammino. È la base di tutti gli eccessi teologici che ispirano non solo le loro eresia me anche quell'allegro maneggiare falsi insegnamenti al pari di un ragazzino che ha trovato il fucile di suo padre.

Dunque come facciamo a scoprire ciò che non ci dicono, o che probabilmente non conoscono nemmeno loro stessi? Lo ammetto, mettere le mani sui primi pochi volumi del Direttorio Catechetico di Kiko e Carmen è stato un po' difficile, mentre mi è tuttora impossibile rimediare gli ultimi circa sei volumi. Impossibile nel senso di non possono proprio essere ottenuti, se sei uno dei los de afuera ("quelli di fuori", fuori dal Cammino). Così abbiamo da considerare ciò che leggiamo nei primi volumi, su cui Chuck ha pazientemente lavorato per avere indizi su cosa sta succedendo. Ci tocca essere sistematici e ricostruire il senso del sistema di Kiko basandoci sull'evidenza. Dunque, per capire meglio la maniera di Kiko, mi sono cimentato a leggere. E, nero su bianco, già dalle pagine che trattavano le catechesi iniziali, Kiko stesso rivela quale è la radice del problema. Riassumendo:

  • Cristo è stato inviato da Dio Padre per... "distruggere le barriere" che dividono gli uomini, e per formare una comunità
  • tale comunità sarebbe la Chiesa
  • queste barriere sono insormontabili perché siamo troppo deboli, solo Dio può riuscirci
  • così, Cristo viene nel mondo e muore e risorge cosicché possiamo essere la Chiesa in comunione tra noi, senza più quelle barriere
  • la grande barriera alla base di tutte le divisioni sarebbe la paura della morte
  • qualsiasi rifiuto di amare (non porgere l'altra guancia, non soffrire persecuzioni, non soffrire per gli altri) verrebbe dalla paura della morte
  • la paura della morte proverrebbe dall'esperienza del peccato
  • avendo Cristo vinto la morte, tutte queste barriere verrebbero annullate e quindi noi tutti potremmo divenire comunidad.
È una parlantina elegante, che perciò ti trae in inganno. I bei sentimenti sono spesso alla base di terribili conseguenze - e questo è uno di tali casi. C'è un madornale errore in quelle premesse di Kiko, ed è l'aver detto che Cristo sarebbe venuto espressamente per riconciliarci fra noi; Kiko non dice mai che ci dobbiamo riconciliare con Dio. Da nessuna parte. Mai.

Quella è la "catechesi iniziale" di Kiko per portare gli uomini a Cristo. Anche quando menziona il peccato, non spiega mai che a causa del nostro peccato ci siamo allontanati da Dio. Ma sul serio? Dunque i nostri mali, la nostra cecità nelle cose della vita, sarebbero da attribuire a barriere fra gli uomini, e viceversa?

Il motivo di tutto ciò è che Kiko non crede alla possibilità di riconciliarsi con Dio. Per Kiko non c'è bisogno di riconciliarsi con Dio perché Dio non ne ha alcun bisogno, e il peccato non offenderebbe Dio in alcun modo, a Dio non importerebbe nulla dei nostri peccati, "Dio perdona sempre". Per Kiko, dunque, la Chiesa come Corpo di Cristo è fondamentalmente una Chiesa orizzontale - cioè una comunità di credenti, una comunità di amore che ha vinto le barriere che impedivano di amarsi tra fratelli. E... il peccato? Per Kiko sarebbe solo l'esperienza della morte al livello più profondo. Tutto qui?

Ma il salario del peccato è la morte - la morte c'è a causa del peccato, e perciò l'esperienza della morte e l'esperienza del peccato non possono essere risanate. Kiko inverte i due fattori e dice che l'uomo avrebbe fatto "esperienza della morte" per aver mangiato i frutti dell'albero, che simboleggerebbero il peccato (giorno 3 delle "catechesi"), e l'esperienza del peccato causerebbe le divisioni.

In realtà quelle divisioni fra gli uomini derivano dagli effetti del peccato. Kiko batte anche sul tasto che il peccato causerebbe divisioni dentro di noi, che è pure vero, ma non c'entra con la sua tesi riguardo alla morte, alle fragilità e alle barriere da superare. Tesi kikiana che non ha nulla a che fare con la rottura della comunione fra l'anima e Dio, rottura davvero reale e deliberata. La parola "peccato", per Kiko, indica solo il contrario dell'amore (a sé stessi e agli altri). È una visione molto riduttiva perché esclude Dio dalla questione.

In altre parole, ogni peccato è "solipsistico", nel senso ermeneutico del "riguarda esclusivamente me stesso", moltiplicato per un miliardo di volte in una Chiesa che "riguarda esclusivamente noi", quando in realtà tutto riguarda la Santissima Trinità, dalla quale noi tutti dipendiamo.

In fin dei conti, persino nel punto più generale, Kiko dice che tutto il peccato ha un impatto esclusivamente orizzontale (nel senso di sociale, nel senso che non riguarda Dio). A meno di sfumare per bene questo concetto oltre i limiti imposti dalla coerenza, non si può assolutamente far "funzionare" la teologia di Kiko.

Il problema con la sua visione del mondo

Senza voler essere troppo teologico ma cercando di far comprendere la questione: la teologia della Chiesa secondo Kiko - cioè la sua ecclesiologia - è centrata su "noi"; anche presentandola come informata da Cristo e imbevuta dello Spirito, è solo una comunità che ha superato le barriere fra uomini, e non ha nulla a che vedere col riconciliarsi con Dio. La Chiesa è una comunità di credenti, non il vero Corpo di Cristo: non è un corpo che soffre per Lui e con Lui. Invece la chiesa di Kiko è una dove la Passione è solo un pit-stop verso la Resurrezione, e la Resurrezione è funzionale solo alla comunidad. La Crocifissione è ridotta ad uno sfortunato episodio su cui i credenti non dovrebbero mai indugiare (per timore che scivolino in qualche perverso rifiuto della Risurrezione e del suo trionfo).

In altre parole, e al di là di altre questioni, il problema fondamentale è che nel descrivere la chiesa in questo modo, Kiko cancella completamente il valore dell'Incarnazione e l'atto della Redenzione (motivo per cui gente come Zoltan loda così spesso Lutero, con la cui dottrina sulla salvezza i neocatecumenali son tanto d'accordo).

Con la sua visione, questa lente attraverso cui Kiko vede il mondo e la Chiesa, non c'è più bisogno di preti, solo presbìteri; niente altari, solo mense per il banchetto; niente arte sacra, solo le "icone" di Kiko; niente canti, solo i canti di Kiko; niente teologia, solo il Direttorio Catechetico; niente organo, solo chitarre e tamburelli; niente penitenza, solo accettazione; niente vero Dio-vero uomo crocifisso, solo il Signore Risorto.

In gergo più teologico, Kiko sta  imponendo una separazione radicale fra il Dio trascendente e la Chiesa immanente (perché la presenta in modo fondamentalmente "orizzontale"), che è il madornale errore di ogni credo non-cristiano. Ma la Chiesa ha sempre insegnato che il Dio trascendente si è fatto davvero immanente nella Chiesa (l'Eucarestia, ecc.) in una maniera reale e letterale (non solo "spiritualizzata"); allo stesso modo, la Chiesa immanente diventa davvero trascendente perché è davvero il Corpo Mistico di Cristo, non semplicemente la comunidad, ed è Chiesa Militante, Chiesa Purgante, Chiesa Trionfante - una Chiesa che vive e muore come il suo Signore, la Sposa che aspetta un giorno di essere crocifissa col suo Signore che la grande festa di nozze all'Eschaton possa essere compiuta nella sua perfezione.

E se comprendi che la venuta del Figlio di Dio nel mondo è per la redenzione e la riconciliazione dell'uomo con Dio, e che solo da ciò può avvenire la riconciliazione dell'uomo con l'uomo, allora Kiko e i suoi ti accuseranno di essere un "quasi-catechizzato", o addirittura un "paganizzato".

Kiko accusa tutti (anche i suoi seguaci) di essere aggrappati a pratiche praticamente superstiziose (ciò che san Tommaso d'Aquino chiamerebbe "osservanza vana", come il sacrificare un capretto a Pasqua solo perché gli israeliti facevano così), pratiche che Kiko/Pius/Diana chiamano "religiosità naturale". In altre parole, i neocatecumenali credono che la nostra fede sia infantile e immatura. San Francesco d'Assisi avrebbe avuto una fede immatura, padre Pio avrebbe avuto una fede immatura, il curato d'Ars una fede immatura... Quanta presunzione, quanto orgoglio hanno i neocatecumenali: credono di essere i più veri cattolici, gli unici con la fede adulta, solo perché hanno ricevuto gli insegnamenti di Kiko!

Questo è il loro concetto di Chiesa e, tranne per una questione di apparenze formali, non sono sicuro che Kiko pensi davvero che anche noi siamo parte della Chiesa.

giovedì 11 luglio 2024

Chiamano "provvidenza" le loro furbette malversazioni

Ricordiamo ai nuovi lettori che la Parlantina Neocatecumenale è ingegnerizzata proprio per veicolare inganni e menzogne.

Esempio tipico di tale parlantina:

"abbiamo un Grosso Progetto ma non abbiamo soldi, non abbiamo risorse, non abbiamo appoggi, quindi è il progetto su cui Dio può operare; ne abbiamo parlato al parroco/vescovo/cardinale/papa e ci ha incoraggiato, tutti pensavano che il progetto sarebbe fallito e invece la Provvidenza lo ha realizzato!"

Vedete? Anzitutto è un atteggiamento contrario al Vangelo. Nostro Signore, infatti, ci raccomanda il buonsenso: «...Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo...» (cfr. Lc 14,28-30).

Dunque è bene confidare nella Divina Provvidenza nei momenti di difficoltà ma è sbagliato avviare un "progetto" con la pretesa che Dio supplisca alla volontaria mancanza di impegno, di tempo, di fondi. È come voler costruire una torre senza prima fare le giuste valutazioni. È come un crearsi appositamente difficoltà pretendendo che poi la Provvidenza produca una soluzione, come se fosse un tappabuchi, una bacchetta magica. È come un dare più valore alla propria idea che alla realtà, è un tentare Dio, oltre che un dimenticare che la Provvidenza agisce per vie che "non sono le nostre vie".

Ma notate anzitutto come la prima grande menzogna neocatecumenale sia in quella terminologia ambigua: sul Grosso Progetto di cui sopra, Dio "potrebbe" (sottinteso: "deve!") operare. Come se Dio fosse al servizio del Cammino.

La seconda grande menzogna riguarda i presunti "incoraggiamenti". Correranno in udienza dal parroco, vescovo, sommo pontefice, per dirgli "abbiamo questo Grosso Progetto". Cosa potrà rispondere? Non potrà certo scoraggiare chi gli sta presentando in pompa magna il Grosso Progetto senza sembrare un disfattista prepotente e incompetente. Dunque, se rispondesse anche soltanto "ah, bene", i neocatecumenali suoneranno le trombe per dire "il parroco ci approva! il vescovo ci incoraggia! il Papa ci chiede di realizzare il nostro Grosso Progetto!" (e non parliamo di cosa escogiteranno per estrarre soldi a chi "incoraggia").
Ci manca solo che dicano che Dio li implora di andare avanti.

Chiaro il punto? quando i neocat vantano qualche presunto "incoraggiamento", si tratta nel migliore dei casi di una risposta di cortesia, cioè di un prendere atto che i kikolatri gli hanno detto qualcosa, e soprattutto un guardingo tentativo di evitare che chiedano soldi, risorse e approvazioni che non sei disposto a dare.

Ed infatti quando il parroco-vescovo-papa non molla neanche un centesimo, la propaganda kikiana si limita a soggiungere: "ci ha incoraggiati! ha detto che è per l'evangelizzazione! le missioni! i seminari!..." (non lo aveva mai detto, ma ai neocatekikos piace tantissimo mettere nella bocca altrui molti elogi alla kikolatria).

Seguirà poi la terza grande menzogna, menzionando la Provvidenza: "mentre eravamo in mezzo a tanti guai, all'improvviso ci son piovuti addosso un sacco di milioni, e grazie alla Provvidenza il Grande Progetto è andato in porto!" 

I kikolatri sono ottimi pianificatori. Ma nei loro discorsetti, non potendo menzionare le porcate (non solo finanziarie) fatte per raggiungere l'obiettivo, si sentono autorizzati ad ingannare i propri seguaci (e possibilmente anche i fedeli cattolici) con la parlantina di cui sopra.

Anzitutto hanno falsamente etichettato "Provvidenza" il tam-tam dei capicosca della setta per estrarre quanti più soldi è possibile dalle tasche del popolo bue dei neocatecumenali. E quando la richiesta è urgente, sbuca sempre fuori dal nulla un "anonimo donatore" che molla un malloppo di milioni e milioni senza battere ciglio (cioè solitamente un prestanome a cui era intestata un sacco di roba, roba estratta dalle tasche dei fratelli delle comunità a suon di ricatti morali, riceve l'ordine dal "cerchio magico" di Kiko, e per non dare spiegazioni sugli strani grossi movimenti di denaro i capicosca della setta blaterano di "Provvidenza").

Cosplay religioso neocatecumenale
In secondo luogo hanno furbescamente nascosto che la realizzazione non è né completa, né pagata: i Grandi Progetti neocatecumenali sono sempre indebitatissimi, e le varie spese mensili (bollette, affitti...) vengono sempre accollate agli altri. Per esempio il seminario neocatecumenale di Takamatsu, soppresso dai vescovi giapponesi molti anni fa, era in una grossa struttura in affitto a spese dei cattolici (cinquemila cattolici, era la diocesi più piccola del Giappone, prima di venir accorpata a quella di Osaka). Letteralmente il Cammino derubava i cattolici pur di tenere in piedi l'avamposto kikolatrico in Giappone. (Così come a Guam, quando tentarono di derubare la diocesi di un asset multimilionario che costituiva l'avamposto kikolatrico a Guam).

Dunque era logico che quei "tutti" pensassero che il Grosso Progetto neocatecumenale sarebbe fallito. Era letteralmente la tipica cialtroneria (non solo neocatecumenale) del "ehi, ho in mente un Grosso Progetto, presto, qualcuno ci metta i soldi, il tempo, e le risorse!".

Semplicemente non sapevano che i neocatecumenali sono ottimi pianificatori... oltre che abituati alle più vergognose malversazioni. E alle più squallide menzogne: ingannare e mentire, nella loro mentalità, sono azioni sante qualora adoperate per difendere il prestigio e i soldi della setta e dei suoi capicosca. 

Un esempio dal blog del Taniguchi:

«...Nel 1988 è stato fondato a Roma il primo Seminario Redemptoris Mater. È stata una collaborazione tra Giovanni Paolo II e Kiko, il fondatore della Comunità Neocatecumenale... Il Seminario Redemptoris Mater di Takamatsu, in Giappone, è stato purtroppo chiuso da Mons. Mizobe, successore del suo fondatore, Mons. Fukahori. Papa Benedetto XVI se ne pentì e lo portò a Roma come suo seminario... nell'autunno del 2019 il Vaticano ha trasformato il seminario per il Giappone, che era in esilio a Roma, in "Pontificio Seminario per l'Asia" e lo ha restituito al Giappone... Ma, ancora una volta, l'idea non venne realizzata a causa dell'opposizione dei vescovi giapponesi. Papa Francesco ha trasferito a Macao frettolosamente la sede del “Pontificio Seminario Redemptoris Mater per l'Asia”... Nessuno sa quale sarà il suo destino in futuro. Il piano di Dio è incommensurabile... i paesi che non hanno accettato [il seminario neocatecumenale] continuano a languire a causa della mancanza di vocaziani...»
Letteralmente panzane su panzane: è quello il gergo ampolloso ed enfatico che i cosiddetti "catechisti" usano nelle comunità neocatecumenali.

  • Kiko decide di aprire i suoi seminari? "Collaborazione fra il Papa e Kiko!"
  • I vescovi giapponesi sopprimono il seminario di Takamatsu? "Benedetto XVI se n'è pentito e lo trasferisce a Roma!" (lo hanno trasferito i kikolatri per non dispiacere Kiko)
  • Il cerchio magico dei collaboratori di Kiko tenta di riaprirlo a Tokyo? "Il Vaticano lo vuole restituire al Giappone!"
  • I vescovi giapponesi si accorgono della furbata? "Papa Francesco lo ha trasferito a Macao!" (è stato Filoni, ubbidendo agli ordini del "cerchio magico")
  • La situazione a Macao non è così florida? "Il piano di Dio è incommensurabile!"... (il piano di Kiko è incommensurabile!) 
  • In certi paesi non si riesce a corrompere nessun vescovo? "continueranno ad aver mancanza di vocazioni!" (vocazioni al kikismo-carmenismo al servizio esclusivo del Cammino)

Letteralmente panzane su panzane: attribuire al Papa e a Dio quelle che sono le convenienze, le manovrine e le furbate di Kiko e dei suoi più fanatici scagnozzi.
La spiritualità del Cammino è la spiritualità degli inganni e delle menzogne.

giovedì 4 luglio 2024

Come ve la raccontano sul soppresso seminario neocatecumenale di Takamatsu

Dal blog dell'anziano presbikiko Taniguchi traiamo altre notizie che conviene spiegare e commentare ai nostri lettori prima che qualcuno sia tentato di credere a tutto ciò che lui logorroicamente dice. Infatti, insieme a ricordi personali e a menzioni di fatti, aggiunge anche una poderosa dose di favolette neocatecumenali, non sappiamo in che misura dovute alla propaganda kikiana e in che misura dovute a reinterpretazioni di comodo dovute alla "distorsione cognitiva" tipica degli appartenenti al Cammino, ma comunque favolette che da fonti e testimonianze sappiamo con certezza essere basate su cattive interpretazioni e vere e proprie fandonie, soprattutto quando attribuisce a Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, quella che invece era la volontà di Kiko e Carmen.


Sarà lunga ma sono argomenti noti a chi ha letto nel corso di tanti anni le pagine che abbiamo dedicato al Giappone. Il seminario neocatecumenale aperto furbescamente a Takamatsu (Giappone) nel 1990, che già nei suoi primissimi anni di vita creò problemi alla Chiesa in Giappone, fu felicemente soppresso nel 2008 (ma ci saranno altri due o tre anni di strascichi), rovinando la "festa" dell'autoapprovazione dello Statuto neocatecumenale.

Kikolatria in Giappone:
striscione col volto di Kiko
anche se menziona "Gesù"
Anzitutto non fatevi distrarre da elementi autobiografici del suddetto soggetto (pressoché coetaneo di Kiko, ha abbondantemente passato gli 80 anni), che non contribuiscono in maniera sostanziale a quanto esposto qui. In sintesi, da giovane, in seguito a ciò che oggi chiameremmo "ritiro vocazionale" organizzato dai gesuiti, stava per entrare nei gesuiti ma non vi fu accettato (e fu una doppia delusione per suo padre che intendeva mandarlo all'università, salvo poi vederlo fallire anche in termini vocazionali). Ha poi lavorato per istituti bancari all'estero (inclusi USA e UK) e ottenuto altri rifiuti quando ha tentato di entrare in altre comunità religiose cattoliche. Infine, tornato in Giappone, dopo un non meglio chiarito periodo di "purificazione" e l'ennesimo tentativo fallito di entrare nel seminario diocesano a Tokyo, a metà degli anni ottanta, ormai quarantacinquenne contatta direttamente il vescovo Fukahori (1924-2009) e incredibilmente viene accolto a braccia aperte. E verrà spedito a Roma per la formazione teologica e per il seminario neocatecumenale Redemkikos Mater di Roma (che venne attivato nel 1988 e approvato dal cardinal massone Poletti in fretta e furia a fine 1990, mentre in pompa magna Kiko e Carmen vi facevano entrare prima i "12" e poi i "72" seminaristi kikolatri).

Ora, non ci sembra inusuale che un soggetto adulto venga rifiutato da numerosi seminari e comunità religiose: basta per esempio essere fedeli alla Messa tridentina. Oppure, dall'altro versante, basta aver problemi psicologici piuttosto facili da notare (anche solo piccole ma significative disubbidienze del tipo "sono adulto, non potete mica mettermi nei turni dei lavapiatti"). È anche possibile che gli ultimi rifiuti siano stati motivati dalla ferrea ubbidienza a Kiko ("non potete impedirmi di andare alla liturgia della comunità neocatecumenale il sabato sera! siamo approvati! abbiamo lo Statuto!"), possiamo solo fare ipotesi. Certo è che se dopo una vita di rifiuti uno viene accettato solo da un seminario neocatecumenale... vuol dire che non solo è un comprovato fedelissimo di Kiko, ma che anche i propri cosiddetti "catechisti" del Cammino glielo hanno "consigliato", cioè imposto. E magari vuol dire anche che sussistevano ancora quegli imprecisati importanti motivi per cui non fosse piazzabile in un normale seminario diocesano o religioso.

Dunque si deve dedurre che c'è stata un'ampia parentesi di cui Taniguchi nel blog non parla, durante la quale ha aderito al Cammino, che lo ha indirizzato all'unico vescovo filoneocatecumenale del suo paese d'origine, il quale lo ha poi spedito a Roma. Nel giro di circa 9 anni, ormai 54-55enne, viene ordinato prete a Takamatsu proprio dal Fukahori. Tornerà subito dopo a Roma per ulteriori studi teologici (presumibilmente per la "licenza", cioè il biennio supplementare di teologia necessario ad avere il requisito minimo per insegnare in facoltà teologiche). Racconta un episodio molto significativo, databile quasi certamente alla fine degli anni '80: a Roma vi erano presenti i vescovi giapponesi per la visita ad limina a Giovanni Paolo II (ogni 5 anni la conferenza episcopale fa una visita al Papa a Roma; la più recente è stata tre mesi fa, ad aprile 2024), e che un imprecisato "membro della Comunità Neocatecumenale" «raccomandò a mons. Fukahori» di istituire un seminario neocatecumenale a Takamatsu.

Il Cammino Neocatecumenale in Giappone:
chitarrelle kikiane, tamburo bongo kikiano,
drappo kikiano con l'autoritratto di Kiko,
facce occidentali che cantano in itagnolo...
Questo "raccomandare" è evidentemente un comandare e il "membro" è di sicuro qualche grosso super-catechista del "cerchio magico" di Kiko, un pezzo grosso a cui non si poteva assolutamente dir di no. Tant'è che nel colloquio personale con Giovanni Paolo II Fukahori parla già al Papa di quel progetto (ma guarda tu, un imprecisato "membro" gli butta lì un'idea e subito lui, che è in visita ad limina, ne parla in privato col Papa anziché parlargli del gregge di Takamatsu: le priorità neocatecumenali sono sempre più urgenti di tutto, anche del proprio dovere di vescovo e pastore di anime). Giovanni Paolo II avrebbe "incoraggiato", detto che è una "buona idea", addirittura chiesto "per favore vai avanti". Si tratta chiaramente di favolette neocatecumenali, e che per quanto favorevole ai movimenti e al Cammino possa essere stato Giovanni Paolo II, è improbabile che il Papa abbia risposto con tanto entusiasmo a quello che evidentemente era solo il comando del grosso super-catechista - tanto più riguardo una povera diocesi di 5000 anime sita in un paese che non gode di alcun "otto per mille".

Gli altri vescovi giapponesi si sentirono (giustamente!) turlupinati (in quanto disponevano già di diversi seminari attivi a Tokyo e altrove). Fukahori a loro insaputa ha preso ordini da un "membro del Cammino" proprio durante la visita ad limina ed ha approfittato per fabbricarsi subito l'alibi del "il Papa mi ha incoraggiato e detto di andare avanti" (ecco perché il "membro" ha scelto quel momento per comandarlo: durante la visita ad limina, era pianificatissimo costruire l'alibi senza destare subito sospetti, in modo da mettere i vescovi giapponesi di fronte al "fatto compiuto"). Tale seminario fu aperto ufficialmente a febbraio 1990 e già a febbraio 1992 i vescovi giapponesi avevano convocato una riunione straordinaria della conferenza episcopale lamentandone l'apertura e la sua esclusiva finalità di «formare nuovi sacerdoti per le comunità neocatecumenali» (cioè di assolutamente zero beneficio per la diocesi, nonostante i seminari Redemkikos Mater vengano vantati per "diocesani missionari"). Naturalmente Fukahori continuò ad ubbidire al Cammino anziché alla Chiesa.

A metà degli anni '90, tornato a Takamatsu con in tasca la "licenza in teologia", Taniguchi può diventare non solo il responsabile di tale seminario ma anche docente. All'epoca era un edificio in affitto "con un notevole deficit, e i conti della diocesi sono in rosso". Il neocatecumenalismo ladrone ruba sempre i soldi dei cattolici (oltre che quelli dei fratelli delle comunità neocatecumenali), pur di installare un "avamposto" kikolatrico in ogni paese (i seminari kikiani, infatti, fungono anche da strutture ricettive per i catechistoni neocat "itineranti", come rifugio per i kikolatri VIP che hanno compiuto cose gravi altrove, e come casa-vacanze per i VIP neocatekiki in transito).

Insomma, i vescovi giapponesi avevano molti motivi per chiudere il seminario neocatecumenale di Takamatsu:

  1. è al servizio esclusivo del Cammino e delle magagne neocat
  2. è a spese di tutti i cattolici (e spese piuttosto importanti)
  3. è stato istituito in modo furbetto, mettendo i vescovi giapponesi di fronte al fatto compiuto
  4. non dà alcuna utilità né beneficio ai cattolici giapponesi.
Imbarazzantissima (specie per i giapponesi)
"liturgia" neocatecumenale con girotondino
attorno al tavolinetto smontabile kikolatrico
Taniguchi spiega di aver progettato di costruire un nuovo edificio per alloggiarvi il seminario, in modo da non pagare più l'affitto. Anche se basato su elementi prefabbricati, sarebbe stata una spesa folle. Folle ma non del tutto ingiustificabile: nella sua mentalità da "ex bancario", l'iscrivere al patrimonio diocesano un edificio (seppur gravato di debiti) rappresenterà un asset, non una spesa. Naturalmente i capicosca neocatecumenali furono subito d'accordo, come se fossero stati loro ad escogitare il trucco, e magari già si leccavano i baffi pensando a come operare la stessa truffa che verrà tentata a Guam: una "restrizione di utilizzo" dell'immobile, tale da assegnare diritto di veto a qualche grosso super-catechista neocatecumenale. Cioè la diocesi costruisce a proprie spese un edificio di cui quatti quatti se ne impossessano i neocatecumenali con trucchetti furbetti molto complessi da stanare. Poco importa che promettano di raccogliere fondi (dalla promessa al bonifico ne passa tanta di acqua sotto i ponti!), poco importa che farciscano i discorsetti autocelebrativi di "Dio vuole, volontà di Dio, Dio provvede", poco importa che nel transito del fiume di soldi neocatecumenali molti soldi restino misteriosamente attaccati alle mani dei soliti capicosca e intrallazzieri.

(C'è da notare che in Giappone le leggi sull'edilizia sono molto meno restrittive dei severi piani regolatori italiani, e ottenere permessi di costruzione e pagare le relative tasse prima di iniziare, è molto più semplice che qui in Italia

Taniguchi afferma di aver ordinato i materiali per la costruzione quando ancora non aveva i soldi e l'appaltatore avrebbe accettato "perché sono cattolici" e non azzarderebbero truffe. Un anno dopo, alla scadenza per il pagamento, afferma che sarebbe arrivata all'improvviso una donazione di 100 milioni di yen (all'epoca corrispondenti a circa un miliardo di lire, cioè un potere d'acquisto di oltre 1,05 milioni di euro di oggi). Si deve dedurre che l'appaltatore era non solo neocatecumenale ma anche ubbidientissimo al proprio cosiddetto "catechista", perché il "sono cattolici" può andar bene quando rischi poca roba, non quando devi anticipare una milionata di euro. (A parte il fatto che una donazione così consistente farebbe scattare una tempesta di controlli fiscali per controllare la legittimità, a cominciare dalla stranezza dell'assenza -o presenza nascosta o minimale?- di acconti e anticipi; insomma, anziché credere alla favoletta neocat del "DioProvvede", si direbbe che i kikos abbiano finto di credere alla "donazione" per meglio nascondere i debiti, i movimenti e le provenienze - specie diocesane -, un po' come avverrà nel caso del Monte degli Ulivi e di un anonimo "donatore" comparso improvvisamente al momento giusto...).

Al termine della costruzione i vescovi giapponesi si ritrovano di nuovo di fronte al "fatto compiuto" neocatecumenale. Si aspettavano la chiusura della vecchia sede in affitto (costoso affitto), scoprono che il neocatecumenalismo ha costruito una nuova sede a loro insaputa. Scoprono che Fukahori era venuto meno alla parola data (inventandosi un alibi a posteriori sulla "libertà dei singoli vescovi" e sulla presunta "volontà del Papa" fabbricata nella visita ad limina, alibi evidentemente suggeritigli dal solito grosso super-catechista: i kikolatri sono talmente avvezzi alla menzogna e all'inganno, che chiedono ai vescovi di mentire e ingannare per difendere gli interessi della setta). Ma la notizia trapela e la sporca faccenda del seminario neocatecumenale diventa di pubblico dominio fra i cattolici giapponesi. (Taniguchi afferma pure che "almeno 4 o 5 vescovi" non erano ostili, il che ci fa pensare che sia ben possibile che siano stati oliati e rabboniti dai kikolatri, per creare divisione fra i vescovi giapponesi, quanta ne basterebbe per derubricare la discussione a una questione di opinioni; in questo dobbiamo riconoscere che i kikolatri sono eccellenti nella pianificazione dei dettagli, sanno già che le loro furbate e le loro perfidie verranno riconosciute come tali, e quindi si premuniscono corrompendo e "oliando" per difenderle).

Il presbikiko giapponese non può non menzionare il fatto che due laici della diocesi querelarono il vescovo Fukahori ma si guarda bene dal chiarire il vero motivo. Il motivo, di cui parlammo sul nostro blog già molti anni fa è che Fukahori nelle sue lettere pastorali del 2000-2001 li aveva pubblicamente diffamati (nel Cammino funziona sempre così, ti fanno l'omelia "contro", ti fanno la lettera pastorale "contro", facendo pure nomi e cognomi), per cui lo avevano denunciato anche in sede civile.

Riguardo all'evoluzione della denuncia, Taniguchi ricama molto sulle già poco credibili favolette insinuando che i due querelanti fossero "molto litigiosi" e che in passato avessero portato avanti altre querele (nel Cammino infatti si sconsiglia fortemente di querelare per difendersi, "Non Resistete Al Male"...). Ma l'argomento "molte querele", anche se fosse vero, non implicherebbe automaticamente che sei "litigioso": potresti benissimo aver avuto validi motivi ogni volta. Specialmente nella querela più recente. Taniguchi menziona poi il rischio che il caso venisse portato avanti fino all'equivalente giapponese della Cassazione, con un'escalation legale che la conferenza episcopale giapponese certamente non avrebbe gradito: dobbiamo dedurre che la vera paura di Taniguchi e dei neocatecumenali fosse invece veder attivarsi un pubblico dibattito sulle porcate neocatecumenalizie (immaginate che spasso se un telegiornale menziona l'obbligatorietà della "decima" o le confessioni pubbliche), o che ci fossero altri sconcertanti segretucci da mantenere (l'edificio non era del tutto a norma? il giro di soldi non era del tutto limpido? i debiti inflitti alla diocesi non erano del tutto giustificati? e le comunità neocatecumenali non avevano esattamente rendicontato le "decime" e raccolte fondi?...).

E quindi Fukahori accettò il verdetto e pagò il risarcimento, grosso modo equivalente a parecchie migliaia di euro. Taniguchi ce lo indica come accordo extragiudiziale suggerito dallo stesso giudice che si sarebbe rifiutato di intervenire in una questione interna ad una comunità religiosa ma è lo stesso Taniguchi che ha paura dell'escalation, è come se volesse nascondere che la proposta di risarcimento (letteralmente usare soldi per mettere tutto a tacere) sia partita invece dal Fukahori e dai neocatecumenali, quasi a dire "mi basta che ritiriate la querela (altrimenti i grossi super-catechisti me la faranno pagare cara)".

Da buon neocatekiko, Taniguchi ha l'istinto pavloviano di blaterare di Gesù davanti a Pilato, tipica foglia di fico dei cosiddetti "catechisti" quelle rare volte che son costretti a pagare per qualche loro porcata - e addirittura di parlare di sconfitta dei querelanti perché presuntamente costretti a pagare il 90% delle spese processuali... come se avessero accettato l'accordo e intascato il risarcimento e ritirato la querela).

A suo tempo avevamo già ricordato di come fu Fukahori a perdere e pagare (chissà in che percentuale di soldi neocatekiki e della diocesi), e che i due fedeli si definirono non contenti del risultato perché non desideravano i soldi ma di gettar luce sulle porcate neocatecumenali e del seminario. (Taniguchi insiste a dire che i due avrebbero cantato vittoria su un giornale cattolico minuscolo, come se la verità fosse talmente insopportabile per il Cammino da aver ancor oggi urgenza di infangare quei due fedeli, come se quei due avessero contribuito seriamente a rovinare i piani kikiani a Takamatsu).

Quando la panzana kikolatrica
è così urgentemente ufficiale
da diventare... cartellonistica
Taniguchi involontariamente ci rivela che alla conferenza episcopale giapponese non presero molto bene la figuraccia di Fukahori (l'avrebbero forse presa un po' meglio se fosse uscito totalmente innocente). A maggio 2004, ormai alle soglie degli 80 anni, diede le dimissioni da vescovo di Takamatsu, ritirandosi a vita privata e, stando a notizie che abbiamo ottenuto altrove, venendo ospitato a Roma nel seminario neocatecumenale a spendervi i suoi ultimi giorni. (Taniguchi dice che è sepolto in Giappone)

Alla guida della diocesi di Takamatsu, a maggio 2004 Fukahori fu succeduto dal vescovo salesiano mons. Mizobe (1935-2016), che conosceva le porcherie del Cammino e la sporca faccendaccia del seminario neocatecumenale e si diede subito da fare per chiuderlo. Mizobe agiva ovviamente concorde con la Conferenza Episcopale Giapponese e non è irrealistico pensare che sia stato scelto proprio per questo. Quel che Mizobe non si aspettava, è che i dicasteri romani pullulassero di amiconi del Cammino, specialmente il neocatecumenalissimo Filoni alla guida di Propaganda Fide. Taniguchi racconta la favoletta secondo cui Benedetto XVI avrebbe addirittura difeso il seminario di Takamatsu, quando in realtà sappiamo che Benedetto XVI non voleva nemmeno riconoscere uno Statuto al Cammino e che pur conservando un atteggiamento di paterna benevolenza, dopo la prima volta che era stato fregato (quando lo invitarono a celebrare al Redemkikos Mater di Roma e gli fecero trovare i copponi e le pagnottone) si era sempre rifiutato di visitare qualsiasi struttura neocatecumenalizia o di celebrare coi neocatecumenali (neanche un anno dopo faceva infatti inviare la lettera contro la liturkikia, il 1° dicembre 2005). Taniguchi ha un bel daffare a riscrivere la storia in versione neocatecumenalizzata, con la tipica faccia di bronzo del kikolatra in full damage control.

Quando il seminario di Takamatsu fu finalmente soppresso (la sede verrà poi assegnata ad una comunità di recupero tossicodipendenti), i neocat inventarono la favoletta del "è stato solo trasferito a Roma", perché l'idolo Kiko non tollera sconfitte. Nella nuova struttura di Roma (chi la paga?) sfruttarono come rettore l'ex vescovo della diocesi giapponese di Oita (evidentemente Fukahori non era l'unico che i kikolatri avevano soggiogato in Giappone). Nel periodo di maggior espansione, il seminario di Takamatsu aveva contato una ventina di seminaristi di cui solo due giapponesi.

A Takamatsu il vescovo Mizobe fu succeduto nel 2011 dal vescovo Suwa, che pure conosceva bene le porcate del Cammino e pure dovette soffrire molto a causa delle divisioni create dalla setta eretica di Kiko e Carmen. Mons. Suwa ha retto la diocesi fino al suo ritiro per limiti di età nel 2022, dopodiché il Vaticano ha stabilito che la diocesi di Takamatsu, istituita nel 1963 (prima, fin dal 1904, era solo "prefettura apostolica"), venisse unita alla diocesi di Osaka. Unione che certamente non ha rallegrato i neocatecumenali, bramosi di reinsediarsi in Giappone (tra cui per esempio il Pbrò italiano kikolatra che ancora vive a Takamatsu: evidentemente l'ordine di scuderia neocatecumenale è di mantenere un avamposto anche minimo, visto che il vescovo di Osaka non dà neppure uno yen per pagare affitti e spese dei kikolatri).

La favoletta inventata da Taniguchi (o dai suoi cosiddetti "catechisti") prosegue affermando che "il Vaticano" (in realtà qualche grosso super-catechista del Cammino) attorno al 2018 aveva stabilito di insediare un seminario neocatecumenale a Tokyo (giacché l'idolo Kiko non può accettare sconfitte, nemmeno parziali). Pressato e intimorito dall'idolo Kiko, e dopo chissà quante faticose preparazioni e furbate sottobanco, l'ineffabile Filoni fa inviare ai vescovi giapponesi una "lettera del Papa" (firmata dal Papa ma scritta in gergo neocatecumenalizio) e i vescovi giapponesi vennero messi di nuovo "davanti al fatto compiuto" neocatecumenale. Con severa eleganza il vescovo di Tokyo annuncia il contenuto di quella lettera definendosi eufemisticamente "sorpreso" che di tale strombazzato nuovo seminario non ne sapessero niente né lui, né il suo predecessore, né i vescovi giapponesi, né il clero diocesano di Tokyo. E per farsi meglio capire, soggiunge: «È difficile per me capire perché si vada ricreando un seminario in Giappone esclusivamente per il Cammino Neocatecumenale senza aver studiato e riflettuto sulla sua storia». Una storia di laceranti divisioni, disubbidienze, liturgie "caserecce", di inganni, addirittura nel 2008 i pretonzoli kikolatri stanziati in Giappone pretesero e ottennero la nomina di un intermediario neocatecumenale (un "vicario" che contrattasse presenza, ministero e servizio dei presbikikos) perché completamente incapaci di ubbidire ai vescovi giapponesi... "Abbiamo lo Statuto!", cioè i kikos si sono dati da soli l'autorizzazione a disubbidire alla gerarchia ecclesiale.

Anni fa, per spiegare come nacque quella lettera-furbata, spiegavamo senza troppa ironia:

"immaginate la seguente scenetta: mentre il Papa sta uscendo indaffaratissimo, oppure è in ascensore e si stanno chiudendo le porte, un kikos gli dice a mezza voce (senza neppure essere sicuro di farsi sentire): «beh, poi magari potremmo presentarle l'idea di un nuovo seminario missionario, magari per l'Asia...» Il Papa non risponde neppure (può darsi che nemmeno ci abbia fatto caso), il giorno dopo Filoni invia la roboante lettera al vescovo di Tokyo dicendo: «in accordo col Santo Padre abbiamo deciso di aprire un seminario R.M. per evangelizzare l'Asia, e abbiamo già parlato con vescovi e preti coinvolti...» Mettere il Papa e i vescovi davanti al fatto compiuto: tipica strategia neocatecumenale..."

"Prima comunione" neocatecumenale,
ovviamente "sulle mani" e comprensiva
di "alzatina ipocrita" dalla seggiola pieghevole:
la liturkikia-horror alla conquista del Giappone

Taniguchi rosica parecchio sia lamentando che il Giappone è uno dei "pochi paesi" che non ha un seminario kikolatrico (il mappamondo di Kiko contiene un vistoso buco sul Giappone! povero Taniguchi, che sufrimiento!), sia ricordando che l'opposizione unanime dei vescovi giapponesi a farsi incistare un seminario kikolatrico dalla filoniana Propaganda Fide in Kiko sarebbe avvenuta "all'ultimo momento" quando già stavano identificando un immobile dove erigerlo e la visita di Bergoglio era già stata decisa. Taniguchi sul suo blog si concede un momento di involontario humour surreale raccontando che l'immaginario aereo del Papa (che simboleggia i progetti della cricca del Cammino), appena sfiorata la pista dell'aeroporto di Tokyo-Haneda, riparte immediatamente in un touch-and-go (cioè non prosegue l'atterraggio ma riprende il volo) verso Macao (l'idolo Kiko non tollera sconfitte e nemmeno pareggi: fallito il tentativo per Tokyo, immediatamente applicarono il piano B per Macao). In realtà Bergoglio visiterà il Giappone (Nagasaki, Hiroshima e Tokyo) poco più di un anno dopo, a novembre 2019... senza che il Cammino potesse sfruttare la visita come "timbro di approvazione pontificia" per il progettato seminario-avamposto kikolatrico. (Il seminario kikiano di Macao ha comunque avuto una storia piuttosto sgangherata, almeno quanto la sede - spostata temporaneamente a Taiwan durante la pandemia -, a cominciare dal non potersi fregiare dell'aggettivo "pontificio").

La significativa rosicata finale di Taniguchi è che il Giappone non sarebbe stato ancora raggiunto dal "Concilio Vaticano II".

Sipario.