sabato 31 maggio 2008

Effetti della comunità: gioia, esaltazione, simbiosi?

La pagina, superati i 200 post, è diventata poco agevole. Ultimamente parlavamo di questo. Possiamo ripartire da qui.

Mic, è evidente che tu, quando stavi in comunità, non provavi quella gioia e ti sembravano canti "emotivi", fatti per esaltare.

chi ti dice che è solo quello che provavo io, dato che la stessa cosa che ho detto la sostengono in molti?

Perché andate sempre dall'universale al particolare e volete ricondurre ad un piano soggettivo quella che è la realtà oggettiva dell'esaltazione indotta dai canti?
Ti sei chiesto la differenza tra 'gioia' ed 'euforia'?
Rifletti bene su questa considerazione:

posso trovarmi in un momento della mia vita in cui il dolore è talmente cocente che non ho tanto bisogno di 'esorcizzarlo' né di trasformarlo per forza in 'allegria' perché sono in comunità.

Può capitare che io mi senta in colpa se l'esaltazione e la chiamiamola 'gioia collettiva' non mi coinvolge, mentre invece la mia sanità mentale insieme alle più elementari leggi psicologiche mi dicono che è più 'sano' e 'sanante' e 'cosa buona e giusta' 'sentire' quel dolore cocente che ho dentro, al quale dò un senso perché lo offro e non sono obbligato a trasformarlo in gioia a comando,

perché la gioia mi arriva nel momento che ho elaborato e 'digerito' e 'assimilato' e ho dato il senso giusto al mio dolore!!!

perché non riesci a fare l'ipotesi che io non avessi bisogno della comunità per provare la 'gioia' che dici che non sentivo?

Nella comunità sentivo il disagio delle cose 'indotte', delle forzature, delle interpretazioni strumentali della Scrittura, degli insegnamenti che stridevano con la mia formazione non mi interessava vivere alcun 'ruolo', come qualcuno insinua in qualche post sopra (altre ipotesi di comodo per giustificare le nostre critiche) anche perché la mia vita mi appagava e mi appaga al di là dei ruoli e senza 'attaccamenti' (verificato). Lo dico perché è l'ipotesi più ovvia che potreste fare.

Se io non provavo gioia, non era per l'incapacità di provarla, ma perché ero nel posto sbagliato!

Viceversa ho provato l'esaltazione e l'euforia, perché è facile lasciarsi trascinare, ma mi sono accorto che mi portava fuori di me e questo non mi portava da nessuna parte dove volessi andare io, ma piuttosto dove e come volevano portarmi gli altri.
Credimi, non è soggettivismo ad oltranza, egoismo, o tutte le baggianate del genere che catechisti più accreditati potrebbero tirar fuori, è sana percezione della propria realtà e del Progetto del Signore per sé stessi.
Ma per avere una 'sana' percezione della propria realtà, non fa molto bene vivere in un 'ambiente' che distrugge la tua personalità, castra i tuoi sogni più belli, ti martella, ti costringe, ti massifica, ti coarta in tutto e per tutto, ti fa entrare 'in simbiosi' col gruppo e ti fa perdere la tua individualità, preziosa agli occhi di Dio.

Chiediti in natura cosa accade agli organismi che vivono in 'simbiosi'.
Io la vedo così: ognuno 'preleva' dall'altro quello di cui ha bisogno, ma nessuno ha una Vita vera e sacrosantamente SUA, non in senso egoistico, ma in senso sano, umano, cristiano

Possibile (dico io, ma vale per qualunque persona) che debba essere per forza sbagliato io e non il cammino?

giovedì 29 maggio 2008

Deformazioni da coreggere. Sarà così?

Parole del Card Ratzinger, pronunciate in ricordo di Klaus Gamber e della sua "Storia della Liturgia"

"Ci sono poche discipline per le quali la storia abbia una importanza tanto fondamentale quanto per la liturgia, ovvero la scienza del culto cristiano nel senso più vasto del termine. Senza la conoscenza delle origini della liturgia, della sua evoluzione, delle sue modifiche e degli sviluppi che ha subito, non si possono comprendere le ragioni e lo stato attuale dei riti e dei testi liturgici, né il loro svolgersi nei tempi, lo spazio e le cose.
La conoscenza della storia della liturgia è dunque la condizione indispensabile per una interpretazione corretta e per un apprezzamento della liturgia di ieri così come per quella di oggi.
Considerando lo stretto legame esistente tra la fede e la liturgia (lex orandi – lex credendi), quest’ultima obbedisce a delle leggi analoghe a quelle della fede stessa, bisogna sapere che essa esige di essere preservata con grande cura, e quindi che è essenzialmente orientata verso la conservazione. Ogni ulteriore sviluppo dovrà essere oggetto di una prudente riflessione, essere in qualche modo guidata dal sensus fidelium, e non potrà divenire effettivo se non sotto il controllo attento dell’autorità. Per diversi motivi, durante questi lunghi periodi di evoluzione, possono sorgere delle deformazioni, che saranno spesso rilevate postume, e che, presto o tardi, dovranno essere corrette."

Aggiungiamo questa frase tratta dalla prefazione scritta dal Card Ratzinger nel 1992 per l’edizione francese del libro di Mons. Klaus Gamber “La Réforme liturgique en question”

"Ciò che è avvenuto dopo il Concilio significa tutt’altro: al posto di una liturgia frutto di uno sviluppo continuo, è stata messa una liturgia fabbricata. Si è usciti dal processo vivente di crescita e di divenire per entrare nella fabbricazione.
Non si è più voluto proseguire il divenire e la maturazione organici del vivente attraverso i secoli, e li si è rimpiazzati – come fosse una produzione tecnica – con una fabbricazione, prodotto banale del momento. Gamber, con la vigilanza di un autentico profeta e con il coraggio di un autentico testimone, si è opposto a questa falsificazione e ci ha insegnato instancabilmente la viva pienezza di una liturgia autentica, grazie alla sua conoscenza incredibilmente ricca delle fonti."

Il Santo Padre sta dimostrando, con il Motu proprio e con altri gesti profetici di voler restaurare la dignità e la sacralità della Liturgia e dei suoi momenti.
Abbiamo fiducia che farà di tutto per eliminare gli abusi liturgici perpetrati con troppa disinvoltura ed anche con ostinazione dal Cammino NC

mercoledì 28 maggio 2008

L'arte cristiana intende riappropriarsi dei suoi simboli

Stralciamo da Zenit di oggi 28 maggio 2008:

Il Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia 2008-2009 dell'Università Europea di Roma (UER) e dell'Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” (APRA) si propone di promuovere un linguaggio artistico-architettonico che valorizzi l'esperienza del sacro, tenendo conto della tradizione cristiana, soprattutto in merito alla bellezza e alla creatività artistica.
Attraverso lo studio della tradizione e l'attenta valutazione della molteplice realtà delle esperienze artistiche di oggi, il Master ha come obiettivo di sviluppare un linguaggio contemporaneo non privo di quei significati simbolici che rinviano l'uomo al trascendente attraverso la "via pulchritudinis".
Per comprendere meglio le ragioni e le finalità di questo programma didattico, ZENIT ha intervistato don Salvatore Vitiello, coordinatore dell’ambito filosofico-teologico e portavoce del Master.

Più che progettare un Master, abbiamo cercato insieme la risposta ad una pressante domanda. Da molte parti, e con una certa insistenza, si chiedeva e si ricercava un “luogo” che fosse non solo di giusta ricerca tecno-scientifica, ma che potesse essere un reale “spazio umano formativo”, nel quale architetti ed artisti, provenienti anche da storie e sensibilità molto differenti, potessero incontrarsi, conoscersi, confrontarsi e, soprattutto, essere posti di fronte ad una proposta culturale certa, costruttivamente critica ed in fedele ascolto del Magistero liturgico del Santo Padre Benedetto XVI.
...
La liturgia è fondamentalmente un atto di adorazione di Dio. Atto personale e comunitario al tempo stesso, che pone l’uomo in contatto con il Mistero. In questo senso, l’architettura e l’arte sacra, in tutti i loro ambiti, sono chiamate ad esprimere e a favorire l’identità della liturgia, ponendone in evidenza, principalmente, il senso trascendente.
Contrariamente a quanto falsamente propagandato da certa ideologia, il sacro, o meglio, il senso religioso, è un dato antropologico universale. Esso non dipende dall’educazione ricevuta o dal tipo di cultura nella quale si è nati. Questi fattori possono condizionare l’espressione del senso religioso, ma esso, in quanto tale, riguarda ogni uomo. La cosiddetta “riscoperta del sacro”, pur con tutti i limiti e le purificazioni di cui necessita, dimostra esplicitamente il fallimento di chi voleva ridurre l’uomo a semplice materia.
La fede. Le arti sacre dipendono essenzialmente dalla consapevolezza di fede di una determinata epoca. Per questa ragione il Master ha un’ampia sezione teologica che intende offrire, agli iscritti, almeno un orizzonte di riferimento fondamentale, per comprendere quale sia l’ambito in cui pensare e realizzare un progetto architettonico. Il Master si prefigge lo “scopo alto” di fare scuola, in ascolto umile e fecondo del magistero del Santo Padre, per dar vita ad un rinnovato modo di intendere il servizio di architetti ed artisti alla divina liturgia


Crediamo che la promozione di Master del genere, in ambito cattolico, intenda riproporre e diffondere una corretta e rinnovata espressione del senso religioso propriamente cristiano, così impoverita dal modernismo imperante e così contaminata da un sincretismo finora molto di moda

lunedì 26 maggio 2008

Vogliamo ripartire da qui?

Così scriveva alcuni giorni fa "Giudamaccabeo"

Un consiglio ai tanti fratelli "entusiasti".
Prima di innalzare peana di vittoria:

1. Aspettimo a vedere se l'approvazione c'è veramente stata. Il recente passato ha visto tanti annunci di "APPROVATI" che si sono rivelati bufale, e proprio da parte di Kiko. E non è stata una bella figura; anche il più sprovveduto della mia comunità alla fine era quantomeno sconcertato.

2. Anche qualora l'approvazione ci fosse stata ha perfettamente ragione il "nemico" Mic: aspettiamo a vedere che cosa c'è scritto negli Statuti. Non credo che ci sarebbe molto da gridare alla vittoria se, come è più che probabile, ci fossero cambi molto precisi sui seguenti punti:

- Eucarestia non più seduti ma in processione. Vorrebbe dire che siamo stati costretti a capitolare su un punto che Kiko giudicava evidentemente irrinunciabile visto che per più di 2 anni ce ne siamo "fregati" di ciò che ci chiedeva il Papa al riguardo. Veramente un pessimo risultato: disubbedienti messi in riga.

- Fine dell'"arcano" della predicazione, cioè pubblicazione dei testi. Già nell'annuncio di Pasqua è stato buttato lì che il Papa vuole che si pubblichino i testi del direttorio. Anche qui per più di 30 anni si è fatto di tutto perchè ciò non avvenisse. Sempre nell'ultimo annuncio ci è stato finalmente rivelato qualche particolare dell'iter di approvazione e la figura che ci abbiamo fatto anche lì è di un'entità che NON voleva neanche presentare i testi ai dicasteri vaticani. Anche qui figura piuttosto barbina.

- Obbligo ad un maggiore rispetto del foro interno negli scrutini. Confermo che il breve accenno che c'era negli statuti ad experimentum non ha finora prodotto alcuna modifica sostanziale del modus operandi durante gli scrutini. Se il catechista è una persona sensibile ha continuato a fare ciò che già faceva prima, cioè avere rispetto; ma se, come purtroppo accade nella maggior parte dei casi, non ha questa dote, allora in questi anni non è cambiato molto. Quindi un richiamo più forte a questo aspetto metterebbe in luce una situazione non troppo edificante.

Quindi fratelli cari aspettate prima di fare la figura di quelli che danzavano perchè il ciclone si avvicinava.


quel che dice per i suoi fratelli neocat rispetto all'opportunità di attendere senza fare illazioni vale anche per noi.
In ogni caso il nostro ormai lungo percorso e l'esperienza fatta fin qui ci rendono consapevoli che si tratta di un tema non poco 'scottante'. E sinceramente sono sempre più sconcertato e anche preoccupato per quel che si 'muove' nella Chiesa a svariati livelli e su molti fronti.
Non ci resta che continuare ad attendere, pregare e continuare a confrontarci se qualcuno ha qualcosa di significativo da dire

domenica 25 maggio 2008

Rinnovo non definitivo degli Statuti neocatecumenali?

L'interrgogativo è d'obbligo, perché la notizia è ancora ufficiosa e la stralciamo dall'articolo apparso oggi su Petrus:
http://www.papanews.it/news.asp?IdNews=7822

"CITTA’ DEL VATICANO - Altri sette anni di ‘purgatorio’ per i Neocatecumenali. Il Santo Padre Benedetto XVI ha infatti deciso di approvare gli Statuti del Cammino solo ‘ad experimentum’, cioè provvisoriamente e non in via definitiva, sino al 2015: sarà allora che si deciderà se riconoscere ufficialmente uno dei movimenti più controversi e studiati nella storia del laicato cattolico. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto per gli iniziatori Kiko Arguello e Carmen Hernandez? Sicuramente mezzo vuoto, considerato che il Papa, dopo aver letto attentamente un dossier di 80 pagine e ascoltato il parere delle Congregazioni per i Laici e per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha constatato come la Liturgia non sia ancora stata adeguata a quella ufficiale e le catechesi abbiano bisogno di ulteriori correzioni non essendo pienamente conformi al Magistero della Chiesa. Correzioni che sono state apportate dallo stesso Benedetto XVI nella speranza che ciò contribuisca a non far più operare i responsabili del Cammino come ‘un corpo estraneo’ nelle Diocesi e nelle parrocchie di tutto il mondo. E pensare che numerosi siti Internet di chiara ispirazione Neocatecumenale avevano dato per certa, nei giorni scorsi, l’approvazione conclusiva degli Statuti dopo che dal Giugno 2007, mese in cui erano scaduti i cinque anni ‘ad experimentum’ concessi nel 2002 dal Servo di Dio Giovanni Paolo II, nulla era più trapelato dai Sacri Palazzi. Di sicuro, invece, c’è l’ennesimo richiamo di Benedetto XVI agli iniziatori Kiko e Carmen ad aderire e ad uniformarsi completamente all’ortodossia di Santa Romana Chiesa, a partire da una corretta celebrazione della Messa sino ad un catechismo che rispecchi fedelmente quello ufficiale, passando per la piena e incondizionata obbedienza al successore dell’Apostolo Pietro. Le decisioni del Papa, salvo rinvii dell’ultima ora, saranno comunicate ufficialmente a breve e non è escluso che gli Statuti e le catechesi riveduti e corretti dal Pontefice possano essere presentati da Kiko Arguello e Carmen Hernandez durante una conferenza stampa.
Se conosciamo bene le tecniche di comunicazione degli iniziatori del Cammino, la concessione del periodo ‘ad experimentum’ di sette anni verrà fatta passare come una vittoria, ma basta avere un minimo di buon senso per rendersi conto che così non è. [...]

sabato 24 maggio 2008

Grazie Antonio.... Ora cosa dobbiamo fare?

DA MARTIN LUTERO A “MARTINI LUTERO” 23.05.2008

Ormai ogni sortita dell’ex arcivescovo di Milano è sempre più desolante. Come una deriva solitaria, sempre più triste e incomprensibile… In questa esternazione, di cui parlo qua sotto, ce ne sono di cose incredibili (per esempio quanto dice sul Corano: ne ha scritto Camillo Langone sul Foglio del 21 maggio), ma io ho dovuto concentrarmi su ciò che dice a proposito di Lutero e della Chiesa….

Da Martin Lutero a Martini Lutero? La battuta sarebbe già pronta, se non fosse che nel caviale del tramonto dell’ex arcivescovo di Milano c’è davvero poco da ridere. La tristezza e la malinconia del cardinale lasciano sbigottiti, interdetti. Forse per ritrovare il bello sguardo cristiano di Péguy e di santa Teresina bisogna guardare altrove, a tanti semplici cristiani senza porpora che ci sorprendono ogni giorno con la loro letizia.

Dicevo che il cardinale fa l’elogio di Lutero, almeno stando alle anticipazioni che La Repubblica e Il Foglio fanno del suo ultimo libro-intervista, “Colloqui notturni a Gerusalemme”, uscito in Germania per le edizioni Herder. La Repubblica c’informa che il prelato “elogia Lutero, esorta la Chiesa al coraggio di riformarsi, a non allontanarsi dal Concilio”. Secondo Il Foglio, Martini definisce Lutero, che nella storia della Chiesa è stato una delle più tragiche calamità, come “il più grande riformatore”. Poi aggiunge che a Lutero “l’amore per le Sacre Scritture ispirò buone idee” (testuale!) e pur ritenendo “problematico” il fatto che Lutero abbia “tratto da riforme e ideali necessari un sistema proprio”, tuttavia Martini afferma che la Chiesa contemporanea “se ne è lasciata ispirare per dar corso al processo di rinnovamento del Concilio Vaticano II, dischiudendo per la prima volta ai cattolici il tesoro della Bibbia su basi più larghe”. Francamente non mi pare che duemila anni di esegesi cattolica e di studi biblici avessero bisogno di Lutero che ha dissolto le Sacre Scritture, non le ha certo “scoperte”. Tanto è vero che proprio dal mondo protestante è arrivata quell’ondata demolitoria che ha fatto letteralmente a pezzi i Vangeli (o almeno ci ha provato). Questa sì è una peste che è entrata dentro la Chiesa, ma appunto come un’epidemia mortale (lo denunciò Paolo VI con parole accoratissime!). Quello che sorprende, nelle parole di Martini, non è tanto o solo l’elogio di Lutero, ma l’esplicita affermazione che la Chiesa del Concilio si sarebbe “ispirata” all’eretico e scismatico Lutero. Mi soffermo su questo – come si suol dire – per fatto personale. Il cardinal Martini – benché noto come progressista, dialogante e tollerante – è il vescovo, l’unico che io sappia dagli anni del Concilio, che ha sottoposto all’ Inquisizione (chiamato oggi Tribunale ecclesiastico di Milano) alcune persone, oltretutto laici, per un’opinione, una semplice opinione oltretutto non di dottrina, ma di natura storica e culturale (dove la disciplina ecclesiastica non vale). Accadde nel 1988 e io fui uno dei tre giornalisti del settimanale cattolico “Il Sabato” ad essere convocato in Curia e interrogato dal rappresentante del Tribunale ecclesiastico, monsignor Coccoplamerio. Quale fu il nostro “crimine” ? Un’analisi storica. In una lunga inchiesta sulla crisi della Chiesa, constatammo – con una documentata analisi (elogiata fra gli altri da Augusto Del Noce) - la “corrosione protestante del cattolicesimo politico, ancor più esplicita fra i cattolici intellettuali”.

Un gruppetto di intellettuali cattoprogressisti presentò un esposto all’arcivescovo di Milano perché, con tale analisi, a loro dire, avremmo leso la “buona fama” di Giuseppe Lazzati, che era uno dei tanti intellettuali menzionati e che mai ci eravamo sognati di attaccare sul piano personale. Il cardinale avrebbe potuto archiviare l’esposto, trattandosi di una normale e libera discussione storico-culturale. Invece attivò il procedimento finché “Il Sabato”, essendo un settimanale cattolico legato a Comunione e liberazione, non dovette chinare la testa e fare una specie di abiura per “disciplina ecclesiastica”. Un piccolo “caso Galileo” che esplose sui media grazie al Giornale di Montanelli che sparò tutto in prima pagina con questo titolo: “A Milano è tornata l’Inquisizione. Al rogo il settimanale Il Sabato?”. Seguirono giorni di polemiche, editoriali e commenti. Il cardinale Martini fu molto seccato perché la cosa era diventata pubblica associando il suo nome all’Inquisizione delle idee. Il caso fu emblematico perché rese evidente che nella Chiesa postconciliare i teologi potevano mettere in discussione tutti i dogmi della fede, dalla Trinità a Maria, passando per i Vangeli, ma guai a mettere in discussione lorsignori “intellettuali cattolici” o più in generale l’establishment cattolico. L’Immacolata Concezione e la Resurrezione di Cristo si potevano discutere, ma Scoppola, Dossetti, Lazzati, Alberigo (con i Prodi e i De Mita che ne erano la proiezione politica) e tanti altri campioni del mondo cattolico, quelli no.

Oggi – dopo aver subito quel procedimento di Martini per aver constatato la “protestantizzazione” del cattolicesimo – leggiamo che secondo lo stesso cardinal Martini la Chiesa conciliare “si è lasciata ispirare” da Lutero. Così oggi è lui che dichiara proprio ciò che fu imputato a noi. Certo, per lui questa influenza protestante sul cattolicesimo pare sia cosa buona e giusta. Per altri (me compreso) è una vera sciagura. Mi sembra che anche Paolo VI vedesse nefaste influenze esterne che dissolvevano la vera fede. Lo si intuiva quando denunciò l’invasione di un pensiero “non cattolico” dentro il cattoliceismo, quando intervenne per stoppare le influenze protestanti (durante la redazione della Dei Verbum o sul dogma della Resurrezione di Cristo) e anche quando denunciò il “fumo di Satana” entrato nel tempio di Dio. D’altra parte a condannare questa “protestantizzazione” della Chiesa, curiosamente, fu lo stesso Oscar Cullmann, uno dei più famosi teologi protestanti, spesso citato in ambito cattolico. Ecco le sue testuali parole: “Se mi è permesso, come protestante, di fare questa constatazione, direi che da allora (il Concilio Vaticano II) certi ambienti cattolici, ben lungi dal lasciarsi ispirare dalla necessità di osservare i limiti dell’adattamento che non vanno superati, non si accontentano di cambiare le forme esteriori, ma prendono le stesse norme del pensiero e dell’azione cristiana, non dal Vangelo, ma dal mondo moderno. Più o meno inconsciamente, seguono così i protestanti, non in ciò che hanno di migliore, la fede dei Riformatori, ma nel cattivo esempio che loro offre un certo protestantesimo, detto moderno. Il grande colpevole non è il mondo secolarizzato, ma il falso comportamento dei cristiani riguardo a questo mondo, l’eliminazione dello ‘scandalo’ della fede. Si ha ‘vergogna del Vangelo’ (Rom. 1,16)”. Parole simili e ancora più drammatiche sono state pronunciate, nella sua ultima intervista, da don Luigi Giussani: “La Chiesa si è vergognata di Cristo”. E qua il problema riguarda tutti gli uomini di Chiesa. Martiniani e antimartiniani. I quali, per esempio, non intervengono contro le vere e proprie eresie che vengono insegnate nei seminari o nelle facoltà teologiche, ma invece intervengono (e tanto) su tutti i problemi della vita pubblica compresa la legge elettorale: i martiniani magari tuonano sui rom, gli altri sulla bioetica. Tutti hanno i loro “valori non negoziabili” (di tipo sociale gli uni, di tipo morale gli altri), ma forse si dimentica che per la Chiesa – fin dalle origini apostoliche - l’unico “valore” assolutamente non negoziabile è Gesù Cristo e la vera fede cattolica. Che pochissimi oggi difendono.

Eppure per un cristiano solo quella vale, tutto il resto è “spazzatura”. San Paolo, proprio parlando della Legge (i “valori non negoziabili”), scriveva: “tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura al fine di guadagnare Cristo” (Fil. 3,8). Forse è vero, il problema non è “il mondo secolarizzato”, ma un cristianesimo che annacqua o corrompe la vera fede. Perché così la vita quotidiana di tutti è disperata. E non si incontra nessuna speranza
Antonio Socci


Da Libero, 21 maggio 2008

venerdì 23 maggio 2008

Perplessità

Giorni fa il "signor Veneranda" ha postato questa affermazione, preceduta da un "Non hai capito", che evidentemente riguarda tutti noi:
Il Cammino Neocatecumenale non è considerato né come una associazione, né come un movimento, né come una aggregazione di persone che stabiliscono fra di loro uno speciale vincolo formale per raggiungere determinati obiettivi nella Chiesa. Chi conosce il Cammino sa bene che nulla di questo corrisponde alla realtà della sua esperienza apostolica; anzi, chi è bene informato comprende che, in questo caso concreto, una opzione canonica di tipo associativo avrebbe alterato gli elementi basilari del Cammino, compromettendo aspetti essenziali del suo dinamismo apostolico. Perciò, più che segnalare una figura giuridica già codificata nel Diritto della Chiesa, questo Statuto si limita a presentare l’espressione giuridica della realtà vissuta nel Cammino, nel contesto, ovviamente, dei postulati e delle esigenze proprie della struttura della Chiesa e del suo ordinamento canonico.

Saremmo interessati, alla luce di quest'affermazione, che da quanto è intuibile si può desumere dalla nuova stesura degli statuti, scoprire cos'è davvero il Cammino neocatecumenale

mercoledì 21 maggio 2008

Sydney 2008, i movimenti alla ricerca di Dio

Un libro cerca le ragioni della fede nei giovani di Antonio Gaspari ROMA, mercoledì, 21 maggio 2008 (ZENIT.org).- E’ stato presentato martedì 20 maggio, a Roma, il libro scritto da Rita Dietrich dal titolo: “Nel mondo che faremo. I giovani e la fede” (Editrice Città Nuova, 211 pagine, 14,00 Euro). Si tratta di un libro che cerca di comprendere le ragioni che muovono tanti giovani ad impegnarsi nei movimenti ecclesiali. L'autrice ha intervistato i giovani dei Salesiani, dell'Azione Cattolica, della Gioventù Ardente Mariana, dei Focolari, del Cammino Neocatecumentale, di Comunione e Liberazione, della Turris Eburnea, del Rinnovamento nello Spirito, del Sermig, della Caritas e della Comunità di Sant'Egidio, cercando di capire da dove nasce la ricerca di Dio e la fede nel futuro, in vista della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney. Nella prefazione Rita Dietrich che i giovani di oggi “vivono una Chiesa fondata su incontri, sullo scambio di idee ed ideali, su di una comune tensione verso un unico obiettivo: accostarsi a Dio”. “Sono i giovani alla scoperta di Dio, che, accanto allo studio e ai momenti ricreativi caratteristici dell'età – continua –, riescono ad accordare la loro dimensione di ragazzi con una profonda ricerca mistica ed esistenziale”. L’autrice si chiede poi: “Ma saranno effettivamente così diversi dai loro coetanei che vivono lontani dagli ambienti delle parrocchie? Come uniscono concretamente la sfera spirituale con le attività quotidiane? Come affrontano la vita e le scelte personali, come si rapportano con le mode, gli amici, la società?”. In merito al rapporto tra i movimenti ecclesiali e la Chiesa, il giornalista e saggista Andrea Monda ha citato le parole di Benedetto XVI che proprio alcuni giorni fa ha ribadito che i “movimenti non sono un problema, ma un dono del Signore, da accogliere con grande amore”. Don Nicolò Anselmi, responsabile della pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha spiegato invece che è giunta l'ora di “dare veramente voce ai giovani”. Il responsabile della pastorale giovanile, ha sottolineato il dono dei movimenti, e facendo riferimento al libro della Dietrich, ha rilevato alcuni tratti comuni. Il primo di questi tratti è che la quasi totalità dei giovani “entra nei movimenti perché c’è qualcuno che li invita a venire e vedere”. Esattamente come accade ai primi cristiani. Questo accade perché, ha rilevato don Anselmi, “il Vangelo si diffonde attraverso le persone, e tramite gli incontri di persone concrete che hanno un volto”. Secondo don Anselmi, un altro tratto comune dei nuovi movimenti, è “la misura alta della vita cristiana” che cercano e che praticano. “Una misura alta in qualità e quantità”, ha precisato. Don Anselmi ha spiegato che con solo una Ave Maria alla mattina ed un Padre nostro alla sera, non si va molto lontani, ed i giovani sembrano voler cercare un impegno di preghiera e di pratica dei sacramenti più intensa e duratura. Altri tratti comuni rilevati dal responsabile della pastorale giovanile, sono “la ricerca di una presenza adulta tra le file dei giovani” e “la richiesta di una vita comune, che si esprime in vacanze comunitarie e vita fraterna”. Don Anselmi ha concluso sostenendo che “l’incontro e l’amicizia con Gesù sono determinanti in ogni esperienza di fede cristiana”. Alberto Lo Presti, professore dell’Università degli Studi del Molise, ha sottolineato come i giovani possono diventare protagonisti solo quando si fanno portatori di grandi valori e di grandi progetti. All’incontro hanno portato la loro testimonianza quattro giovani appartenenti all’Azione Cattolica, al Movimento Turris Eburnea, alla Comunità Sant’Egidio e al Gen dei Focolari.

Sembra che l'approvazione c'è!

Tratto da Cathecumenium 20 maggio:
Benedetto XVI ha apposto oggi la propria firma sul testo dello Statuto del Cammino neocatecumenale riconoscendo così ufficialmente il Cammino come uno dei carismi della Chiesa, dono dello Spirito Santo per la nuova evangelizzazione e frutto genuino del Concilio Vaticano II.
Kiko Arguello, iniziatore del Cammino neocatecumenale con Carmen Hernàndez a Madrid nei primi anni '60, è stato raggiunto dalla notizia mentre si trova attualmente in Israele, ed è stato convocato in Vaticano per definire tempi e modalità della cerimonia ufficiale di consegna degli Statuti appena approvati dal Santo Padre.


Riprendiamo la discussione dall'ultimo post di Alessandro della pagina precedente che ritrascriverò in apertura con le risposte alle sue affermazioni

sabato 17 maggio 2008

Istituzione e carìsmi

Intervista a don Arturo Cattaneo, docente di Diritto canonico a Venezia (stralcio) Zenit 17 maggio 2008

"Don Cattaneo: Fra istituzione e carisma non ci può essere contrapposizione – come non c'è fra Cristo e il suo Spirito – ma complementarità, la cui attuazione spetta in modo particolare al Vescovo diocesano, che deve evitare un eccessivo e burocratico sviluppo della dimensione istituzionale a detrimento di quella carismatica. Nel riflettere sull'inserimento dei movimenti nelle Chiese particolari si è tentati di rifarsi in modo inappropriato al binomio istituzione-carismi, lasciandosi trascinare da una dialettica chiaramente inaccettabile. In diverse occasioni Giovanni Paolo II ha rilevato che l'aspetto istituzionale e quello carismatico della Chiesa «sono coessenziali». Si deve quindi affermare che in ogni realtà della Chiesa si trovano sia la dimensione istituzionale che quella carismatica, anche se in grado diverso. Sarebbe perciò sbagliato concepire le strutture pastorali diocesane quali mere organizzazioni istituzionali, come altrettanto sbagliato sarebbe collocare i movimenti ecclesiali in un ambito puramente carismatico senza riferimenti istituzionali.
Il Vescovo è il primo ministro dello Spirito Santificatore. Egli esercita una funzione di moderatore, di episkopé, al servizio dello Spirito di Cristo, vigilando affinché le diverse iniziative apostoliche originate dai carismi vengano svolte nella concordia e contribuiscano all'edificazione della Chiesa nella fedeltà alla tradizione apostolica. La sua potestà non va quindi intesa come il centro dalla cui pienezza sgorgano tutti i ministeri e le iniziative apostoliche nella sua Chiesa, ma come il centro che unifica, coordina, incoraggia, promuove e modera, sempre consapevole della responsabilità di assecondare l'azione multiforme dello Spirito.
"

La prima impressione è che si accentui troppo la funzione dei vescovi e meno quella primaziale e di "conferma" del Santo Padre.
E' uno degli effetti deteriori della "collegialità" introdotta dal Concilio. Alla fine si corre il rischio che ogni Vescovo costituisca la sua "chiesa particolare" e tanti vescovi non in perfetta comunione col Papa, favoriscano senza remore la proliferazione di una Chiesa parallela, come di fatto sta avvenendo

Giusto l'accenno, che andrebbe sviluppato, al fatto che la Chiesa non è solo Istituzione ma è TUTTA carismatica, perché TUTTA e PRINCIPALMENTE portatrice e 'luogo' di azione dei Doni dello Spirito; da non dimenticare invece che i riferimenti istituzionali di un movimento (o di qualunque organizzazione si parli) sono dati dalla sua approvazione formale da parte della Chiesa, perché ne sia conosciuta l'autentica 'ecclesialità' e, soprattutto, l'effettivo inserimento nella 'comunione' ecclesiale sia sotto l'aspetto teologico che rituale e pragmatico

giovedì 15 maggio 2008

Quale "pace"?

Ricevuto oggi:
"Carissimo, la Pace.
Ho cercato se eravate stati invitati al prossimo Seminario di Studi per i Vescovi (v. www.laici.org) sul tema "Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore", ma non c'e' nessuno intervento previsto da qualche rappresentante di Internetica. Sara' forse che questo Seminario e' organizzato dalla Chiesa Cattolica con interventi solo di Cattolici! Basta con le vostre bugie! La Pace. Claudio
"

Registro questa comunicazione che, incorniciata da due "la Pace", all'inizio e alla fine, sembra in realtà un comunicato di guerra e mi chiedo se per essere cristiani cattolici sia necessario per forza far parte di un movimento e mi chiedo ancora se quando ripetono come slogan questo saluto, sappiano CHI è piuttosto di CHE COSA è la Pace, che non è assenza di guerra né buonismo, nè tacere le verità scomode, ma che è pienezza di essere donata e accolta continuamente dal Signore della Vita ed è la SUA Pace, che coincide con la sua stessa Persona Vivente in mezzo ai Suoi

A proposito, possiamo davvero dire che il Camino NC sia un movimento come tutti gli altri?
Che non lo sia è l'unica cosa su cui saremo d'accordo, noi e i NC, ma per ragioni opposte: per loro è "iniziazione cristiana", ma fa comodo confondersi con gli altri movimenti quando c'è da dar lustro al casato... specialmente in questo periodo che sono in attesa di approvazione.
Per noi, si tratta di una realtà settaria, eretica, di matrice giudeo-luterano-gnostica. Naturalmente non ci stanno a questo giudizio, che però è ampiamente e seriamente documentato e su cui le testimonianze ormai sono a livello globale: fanno testo le ultime dal Giappone, Australia, Inghilterra, America... Abbiamo presenti anche quelle della Francia, della Spagna e del Brasile, con contestazioni che ricorrono dappertutto uguali e non fanno altro che confermarsi a vicenda.

lunedì 12 maggio 2008

Lo Spirito Santo, la Chiesa e il VERO ED UNICO Catecumenato post-battesimale

Alcuni, invece di ascoltare, leggere e soprattutto MEDITARE le parole del Santo Padre preferiscono notare il fatto "epocale", "importantissimo", "basilare" della citazione (omettendo naturalmente l'ESEGESI) di DUE (dico 2!) parole ebraiche.
Preferiamo soffermarci sulle PAROLE SANTE del Pontefice, perchè ci guidano. E dovrebbero guidare anche coloro che invece sono più catturati dall'ebraismo... CHE, lo ricordo, NON SALVA NESSUNO!

Dall' Omelia di Pentecoste del Santo Padre Benedetto XVI:

(...)"Societas Spiritus", società dello Spirito: così sant’Agostino chiama la Chiesa in un suo sermone (71, 19, 32: PL 38, 462). Ma già prima di lui sant’Ireneo aveva formulato una verità che mi piace qui ricordare: "Dov’è la Chiesa, là c’è lo Spirito di Dio, e dov’è lo Spirito di Dio, là c’è la Chiesa ed ogni grazia, e lo Spirito è la verità; allontanarsi dalla Chiesa è rifiutare lo Spirito" e perciò "escludersi dalla vita" (Adv. Haer. III, 24, 1). A partire dall’evento di Pentecoste si manifesta pienamente questo connubio tra lo Spirito di Cristo e il mistico Corpo di Lui, cioè la Chiesa. Vorrei soffermarmi su un aspetto peculiare dell’azione dello Spirito Santo, vale a dire sull’intreccio tra molteplicità e unità. Di questo parla la seconda Lettura, trattando dell’armonia dei diversi carismi nella comunione del medesimo Spirito. Ma già nel racconto degli Atti che abbiamo ascoltato, questo intreccio si rivela con straordinaria evidenza. Nell’evento di Pentecoste si rende chiaro che alla Chiesa appartengono molteplici lingue e culture diverse; nella fede esse possono comprendersi e fecondarsi a vicenda. San Luca vuole chiaramente trasmettere un’idea fondamentale, che cioè all’atto stesso della sua nascita la Chiesa è già "cattolica", universale. Essa parla fin dall’inizio tutte le lingue, perché il Vangelo che le è affidato è destinato a tutti i popoli, secondo la volontà e il mandato di Cristo risorto (cfr Mt 28,19). La Chiesa che nasce a Pentecoste non è anzitutto una Comunità particolare – la Chiesa di Gerusalemme – ma la Chiesa universale, che parla le lingue di tutti i popoli. Da essa nasceranno poi altre Comunità in ogni parte del mondo, Chiese particolari che sono tutte e sempre attuazioni della sola ed unica Chiesa di Cristo. La Chiesa cattolica non è pertanto una federazione di Chiese, ma un’unica realtà: la priorità ontologica spetta alla Chiesa universale. Una comunità che non fosse in questo senso cattolica non sarebbe nemmeno Chiesa.

A questo riguardo occorre aggiungere un altro aspetto: quello della visione teologica degli Atti degli Apostoli circa il cammino della Chiesa da Gerusalemme a Roma. Tra i popoli rappresentati a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste, Luca cita anche gli "stranieri di Roma" (At 2,10). In quel momento Roma era ancora lontana, "straniera" per la Chiesa nascente: essa era simbolo del mondo pagano in generale. Ma la forza dello Spirito Santo guiderà i passi dei testimoni "fino agli estremi confini della terra" (At 1,8), fino a Roma. Il libro degli Atti degli Apostoli termina proprio quando san Paolo, attraverso un disegno provvidenziale, giunge alla capitale dell’impero e vi annuncia il Vangelo (cfr At 28,30-31). Così il cammino della Parola di Dio, iniziato a Gerusalemme, giunge alla sua meta, perché Roma rappresenta il mondo intero ed incarna perciò l’idea lucana della cattolicità. Si è realizzata la Chiesa universale, la Chiesa cattolica, che è il proseguimento del popolo dell’elezione e ne fa propria la storia e la missione.

A questo punto, e per concludere, il Vangelo di Giovanni ci offre una parola, che si accorda molto bene con il mistero della Chiesa creata dallo Spirito. La parola uscita per due volte dalla bocca di Gesù risorto quando apparve in mezzo ai discepoli nel Cenacolo, la sera di Pasqua: "Shalom – pace a voi!" (Gv 20, 19.21). L’espressione "shalom" non è un semplice saluto; è molto di più: è il dono della pace promessa (cfr Gv 14,27) e conquistata da Gesù a prezzo del suo sangue, è il frutto della sua vittoria nella lotta contro lo spirito del male. E’ dunque una pace "non come la dà il mondo", ma come solo Dio può darla.

In questa festa dello Spirito e della Chiesa vogliamo rendere grazie a Dio per aver donato al suo popolo, scelto e formato in mezzo a tutte le genti, il bene inestimabile della pace, della sua pace! Al tempo stesso, rinnoviamo la presa di coscienza della responsabilità che a questo dono è connessa: responsabilità della Chiesa di essere costituzionalmente segno e strumento della pace di Dio per tutti i popoli. Ho cercato di farmi tramite di questo messaggio recandomi recentemente alla sede dell’O.N.U. per rivolgere la mia parola ai rappresentanti dei popoli. Ma non è solo a questi eventi "al vertice" che si deve pensare. La Chiesa realizza il suo servizio alla pace di Cristo soprattutto nell’ordinaria presenza e azione in mezzo agli uomini, con la predicazione del Vangelo e con i segni di amore e di misericordia che la accompagnano (cfr Mc 16,20).

Fra questi segni va naturalmente sottolineato principalmente il Sacramento della Riconciliazione, che Cristo risorto istituì nello stesso momento in cui fece dono ai discepoli della sua pace e del suo Spirito. Come abbiamo ascoltato nella pagina evangelica, Gesù alitò sugli apostoli e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi" (Gv 20,21-23). Quanto importante e purtroppo non sufficientemente compreso è il dono della Riconciliazione, che pacifica i cuori! La pace di Cristo si diffonde solo tramite cuori rinnovati di uomini e donne riconciliati e fatti servi della giustizia, pronti a diffondere nel mondo la pace con la sola forza della verità, senza scendere a compromessi con la mentalità del mondo, perché il mondo non può dare la pace di Cristo: ecco come la Chiesa può essere fermento di quella riconciliazione che viene da Dio. Può esserlo solo se resta docile allo Spirito e rende testimonianza al Vangelo, solo se porta la Croce come e con Gesù. Proprio questo testimoniano i santi e le sante di ogni tempo!

Alla luce di questa Parola di vita, cari fratelli e sorelle, diventi ancora più fervida e intensa la preghiera, che quest’oggi eleviamo a Dio in spirituale unione con la Vergine Maria. La Vergine dell’ascolto, la Madre della Chiesa ottenga per le nostre comunità e per tutti i cristiani una rinnovata effusione dello Spirito Santo Paraclito. "Emitte Spiritum tuum et creabuntur, et renovabis faciem terrae – Manda il tuo Spirito, tutto sarà ricreato e rinnoverai la faccia della terra". Amen!

venerdì 9 maggio 2008

Guardare a ciò che unisce?

Riporto quanto mi segnalano da un Forum cattolico:

"Bisogna guardare più a ciò che ci unisce che non a ciò che ci divide. Anche questa sentenza – oggi molto ripetuta e apprezzata, quasi come la regola aurea del “dialogo” – ci viene dall’epoca giovannea [si parla di Giovanni XXIII e del clima conciliare -ndr] e ce ne trasmette l’atmosfera.

È un principio comportamentale di evidente assennatezza, che va tenuto presente quando si tratta di semplice convivenza e di decisioni da prendere nella spicciola quotidianità.

Ma diventa assurdo e disastroso nelle sue conseguenze, se lo si applica nei grandi temi dell’esistenza e particolarmente nella problematica religiosa.

È opportuno, per esempio, che si usi di questo aforisma per salvaguardare i rapporti di buon vicinato in un condominio o la rapida efficienza di un consiglio comunale.

Ma guai se ce ne lasciamo ispirare nella testimonianza evangelica di fronte al mondo, nel nostro impegno ecumenico, nelle discussioni coi non credenti. In virtù di questo principio, Cristo potrebbe diventare la prima e più illustre vittima del dialogo con le religioni non cristiane (o con frange dissidenti, aggiungiamo noi). Il Signore Gesù ha detto di sé, ma è una delle sue parole che siamo inclini a censurare: "Io sono venuto a portare la divisione" (Luca 12,51).

Nelle questioni che contano la regola non può essere che questa: noi dobbiamo guardare soprattutto a ciò che è decisivo, sostanziale, vero, ci divida o non ci divida.

Validità della celebrazione neocatecumenale?

Questo articolo è tratto da una risposta di Stefano e mi sembra condensi gli elementi fondamentali che rendono non cattolica la celebrazione (come definirla messa?) kikiana

"L'invalidità della Messa, per quanto vi riguarda, potrebbe esistere dalla Intenzione del Sacerdote che la Celebra. Dico potrebbe, perchè io non leggo i cuori. Ma la probabilità è altissima, perchè io stesso con le mie orecchie ho ascoltato le boiate sulla correzione che deve farsi sul modo di celebrare "l'Eucaristia", perchè la CHiesa si è "paganizzata" dopo Costantino! E "grazie" al Vaticano II (che nessuno di voi conosce!) si è "tornati alle origini". Neanche i Protestanti negano la presenza di Cristo nell'Eucaristia! Tutto ruota sulla parolina "filosofica" che fa tanto schifo a Kiko, che parla come parli tu (che strano eh?): Transustanziazione! Questa "parolina" non vuole spiegare affatto il mistero, come dice il santone di cui sopra. Semplicemente riassume un concetto: Gesù è presente Realmente e Sostanzialmente in Corpo Anima e Divinità! Quello che cambia sono gli "accidenti" esterni! La "forma"! Presente NON FINCHE' C'E' L'ASSEMBLEA O FINCHE' C'E' LA CELEBRAZIONE! E' presente e RIMANE! "Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del Mondo"! L'insegnamento che il CNC dà a tutti è che i Tabernacoli sono un'invenzione medievale! NON SERVONO! "Se Gesù voleva rimanere presente lo avrebbe fatto in una pietra"! Giusto?????????? Il fatto che voi neghiate l'evidenza di questi insegnamenti, anche davanti chi l'ha ascoltati, mi conferma ancora! Poi ti ricordo che dopo anni e anni il vostro "direttorio" non è ancora stato approvato! Nonostante quella versione sia ampiamente diluita! Anche di questo ho testimonianza diretta! Tu credi di parlare con uno che non conosca i catechisti, i testi su cui studiano e la formazione che ricevono! Uno di noi è stato catechista per più di 10 anni!!!!
Quindi: per chi riceve formazione distorta e non cattolica, come i "presbiteri" del CNC, è chiaro che il rischio di officiare riti invalidi è altissimo!
Quindi da capo: le Messe del CNC sono nella migliore delle ipotesi illecite (che non vuol dire invalide). Ovvero: non potrebbero essere celebrate a causa della violazione permanente delle norme Liturgiche e del Magistero. Probabilmente invalide (ossia: non è avvenuta la Transustanziazione). Quindi: nella misura in cui la Consacrazione avviene credendo ad una fede eucaristica diversa da quella della Chiesa! E' CHIARO?
Tra l'altro ti faccio notare una cosa. Il vostro "approccio" (se così si può chiamare) con le persone è sempre improntato allo squalificamento di chi avete davanti. Appena si apre una questione sul CNC, che per voi è dio, squalificate la persona tacciandola di ignoranza al magistero (vedi "Ogniqualvolta", che potete citare solo voi e solo come dite voi!), di superbia nei confronti dei Vescovi (di cui non avete nessun rispetto e di cui non osservate nessuna norma, quando contraria al CNC), o del Papa (di cui non ascoltate il magistero)! TU MI HAI "ORDINATO" DI ASCOLTARE IL PADRE DOMENICANO CHE HAI CITATO. IO TI DICO CHE SE IL PADRE DOMENICANO AVESSE PROCLAMATO UN'ERESIA IO NON SOLO NON L'AVREI ASCOLTATO MA AVREI INDICATO L'ERESIA!
Quindi, carissimo, a me non interessa chi E' quello che afferma certe cose! Mi interessano le cose che afferma! VOI, che parlate tanto di "ecclesiologia di comunione" senza sapere cosa sia (ovviamente), quando vi fa comodo LECCATE I PIEDI ai Responsabili della Chiesa, in molti modi a voi conosciuti (o li minacciate), decretando che un Vescovo solo per essere tale "non può essere contestato!!! E' DA FOLLI! E' L'ANTICAMERA DELLA PAZZIA! Salvo poi voi contestare con arroganza e ingiurie tutti quei Sacerdoti che mostrano la realtà delle eresie del CNC! Allora per quelli NESSUN Rispetto! Giusto? Come la buonanima di Padre Zoffoli sa bene!
Hai provocatoriamente inserito le norme disciplinari della Chiesa, ben sapendo che ora ti indicherò quali violate. Prevedendolo hai scritto in maiuscolo tutte quelle "esortazioni"... Che, vedrai, se arriverà un'altra tua risposta si tramuteranno in: non hai avuto coscienza, non hai avuto bla bla bla... Vedi. Tutto è in funzione della demolizione delle persone che constestano il vostro dio: il CNC! Per ordine:

- L'attentato alla liturgia del Sacrificio eucaristico o la simulazione di essa..
Il quale si ha quando appunto è in discussione la Fede Eucaristica. E come ripeto nel CNC c'è una fortissima probabilità, gli insegnamenti e la stessa prassi lo dimostrano

- ammettere da parte del sacerdote celebrante un diacono o un fedele laico a pronunciare le parole della preghiera eucaristica;
Il CNC va oltre. Durante la SOLA preghiera eucaristica II che fino a 2 anni fa era l'UNICA pronunciata, anzi STRIMPELLATA con la chitarra gitana, l'assemblea CANTA e ripete le parole della Preghiera Eucaristica. Ad esempio:"Egli, stese le braccia sulla Croce, morendo distrusse la morte e proclamò la risurrezione"! IO L'HO CANTATA!
Non è Assemblea che celebra, ma proprio in quel momento è il Sacerdote che celebra "in persona Christi". Solo questo già di per sé è un abuso gravissimo perché che se si diventa quello che si celebra e poi lo si vive, le vostre celebrazioni (e lo dimostra il fatto che sono parcellizzate nelle singole comunità) cementano la comunità e non creano la Comunione in senso cattolico e come ce lo ha 'consegnato' il Signore. Infatti, poi lo si vede nella totale inesistenza di comunione ecclesiale tra noi e con la chiesa intera, se non a parole!

-l'uso di pane e vino per celebrare l'Eucarestia, che non rispondano fedelmente alle norme della Chiesa, così che ci sia il dubbio sulla validità del Sacramento o che sia offesa la sua dignità ;
L'uso della forma e della consistenza del Pane Eucaristico, ad esempio. Che come richiesto dalla Notificazione dell'88 DEVE essere di forma e sostanza UGUALE a quello della Chiesa!

- introdurre nella Santa Messa e parimenti nelle altre celebrazioni della sacra Liturgia un simbolo o professione di fede, non presente nei libri liturgici regolarmente approvati;
La notte di Pasqua, ad esempio, non si ha la sensazione di stare Celebrando la Resurrezione del Signore, dopo la sua gloriosa Morte, ma l'Haggadah ebraica, con tanto di "didascalo" che "istruisce" i bimbi con midrashim.....

-introdurre nella celebrazione della santa Messa elementi desunti dai riti della religione ebraica o di altre religioni;

-il fatto che un laico faccia l'omelia all'interno della celebrazione della santa Messa;
Le "risonanze" non sono "omelie" strettamente dette. Si configurano come "omelie", perchè assumono l'aspetto di una "esegesi" della Parola appena proclamata e iniziano alla fine della lettura del vangelo. Dopo tre quarti d'ora di chiacchiere, allora il "presbitero"....dice la sua!!!!

-affidare a un laico il compito della frazione del pane nella celebrazione della santa Messa;
L'HO VISTO CON I MIEI OCCHI!

-affidare la distribuzione della santa Comunione a fedeli laici senza una grave e urgente necessità;
IDEM. I CATECHISTI, ED IN ORDINE DI ANZIANITA' E DI "RUOLO" ANCHE ALTRI, SI ALZANO E VANNO A SPEZZARE IL PANE EUCARISTICO, A DISTRIBUIRLO, A DISTRIBUIRE IL VINO, ANCHE QUANDO CI SONO ALTRI "PRESBITERI" E QUANDO NON C'E' NESSUNA EMERGENZA!
Mi fermo qua che è meglio.

mercoledì 7 maggio 2008

Ci ritroveremo con Jeff?

l'alluvione dei soliti interventi ha sommerso il tentativo di confronto con Jeff

Però vedi, mic, si torna sempre sul solito errore: chi sei tu per dire se una persona è cattolica o meno?

Ok, Jeff. Te lo dico subito

Se tu non mi dai autorevolezza solo perché non sono vescovo o catechista senza analizzare valutare e argomentare su quello che dico, possiamo anche chiuderla qui...

Comunque l'autorevolezza non mi interessa... vuoi sapere giustamente chi sono io per parlare così?

Sono un battezzato, credente, cattolico, che HA FATTO ESPERIENZA del cammino e l'ha abbandonato non per poca voglia di impegnarsi, non perché si trattava di spiritualità non congeniale, non perché tentato dal demonio, non in quanto superbo (anche se tutti i giorni dobbiamo fare i conti con la nostra superbia, ma è troppo comodo liquidarci con quella quando abbiamo qualcosa di diverso da dire a da dare)
Se ho lasciato il cammino è perché ho ascoltato una predicazione che 'strideva' con gli insegnamenti della mia formazione cattolica sul senso del peccato e sulla Redenzione in prismis (che non sono ininfluenti sull'evolversi del rapporto con Signore con la vita e con gli altri) e visto comportamenti settari e dittatoriali, molto poco consoni ad una vera Autorità che aiuta la crescita delle persone, guidandola... Io non ho incontrato Autorità, ma autoritarismo, che massifica e castra e ti accetta solose sei in un certo modo e non in un altro, cioè solo se ti adegui ad un modello prefabbricato da Kiko, quando il Signore ci ha fatti ognuno, unici e irripetibili
completo il "chi sono io" e quello che dico, Jeff, precisandoti che non parlo mai da me steso, ma di quello che ho ricevuto e accolto e vivo nella Chiesa e spesso cito il Magistero che non è molto seguìto nell'ambito del cammino...
mi sono sentito più volte ridere in faccia quando citavo il Magistero o parlavo della "Comunione dei Santi", ad esempio... la sofferenza è lunga, profonda e ha molte facce, Jeff!
Parlo in prima persona per "fare verità" e "metterla sul concreto" come dite voi, ma con questo non voglio sentirmi obiettare che è una opinione soggettiva, che può dipendere dai catechisti che ho incontrato, ecc. perché non mi riferisco ad elementi contingenti, ma sostanziali e perché molte, moltissime, sono le persone che hanno fatto le mie stessissime valutazioni.
Ergo, ecco che cade la soggettività e il tentativo di risolverla col 'caso sporadico'

Se io parlo al mio Vescovo, gli dico quello che faccio e tutto il resto, lui direbbe di me che sono un cattolico, perchè professo questa stessa Fede.

quello che formalmente fai, può non rivelare le tue profondità e il tipo di rapporto personale che la tua esperienza di fede così come si configura nel cammino sviluppa. In altre parole, si può essere formalmente molto cattolici, ma non esserlo nello spirito. E' ovvio che per cattolici non intendo 'dottrina' o 'rubricismi', ma parlo della Fede Viva Apostolica

Invece tu, che per quanto mi riguarda sei solo 3 lettere su di un monitor, mi dici che non sono cattolico. Vale più la tua parola o la sua?

vedi dietro alle mie tre lettere sul monitor non puoi negare ci sia una persona e non uno stereotipo. Tu sei liberissimo di non credere alla mia parola, ma potresti tentare di valutarla e confutarla dove non sei d'accordo senza trincerarti dietro il cammino o dietro chi è più autorevole di me.
Altrimenti il nostro confronto tra 'persone credenti', come credo tu sia, non potrà mai avvenire, ammesso che ti interessi, a questo punto.
In fondo anche tu non sei che tre lettere dietro un monitor, ma da quello che dici si può intuire che persona sei e si può tentare di dialogare su quello in cui crediamo e che ognuno di noi sta difendendo perché evidentemente è qualcosa a cui tiene..

martedì 6 maggio 2008

Cosa ci spinge a continuare?

Ed a rompere senza più gl'indugi Ci spinge anzitutto il fatto, che i fautori dell'errore già nonsono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista. (Papa San Pio X) Tanto più perniciosi dovremmo aggiungere, ai giorni nostri, quanto più si mettono in vista e pretendono di 'sostituirsi' alla vera Chiesa. Volevo richiamare di nuovo la vostra attenzione su queste parole di Zenit di ieri: L'incontro vocazionale è il secondo che le Comunità Neocatecumenali del Centroamerica organizzano di fronte alle difficoltà che i giovani della regione hanno ad assistere alla Giornata Mondiale della Gioventù, che Benedetto XVI celebrerà a Sydney (Australia) nel luglio prossimo. quei ragazzi non potranno incontrare Papa Benedetto in Australia, ma hanno incontrato Kiko... è la stessa cosa se non di più :((( Stavolta abbiamo avuto la GMG kikiana in anticipo su quella del Papa, anziché il giorno dopo. Ma l'anticipo serviva per dimostrare: LO VEDI? Io ti porto vocazioni... ma il Papa dovrebbe ormai sapere che, se preti verranno fuori, saranno preti della chiesa kikiana, ordinati da lui, ma formati di Kiko & C. e non celebreranno messe cattoliche e interiorizzeranno quanto conosciamo fin troppo bene e lo propagheranno dando spazio a catechisti e metastasi nuove secondo gli ordini di Kiko, che - a questo punto non esitiamo nemmeno più ad affermare - si comporta come se avvesse più potere del Papa... e le missioni saranno tutte per espandere il cammino e creare nuove comunità, che non si integrano mai ma sostituiscono la Chiesa, non certo per portare il cattolicesimo e il Suo Signore... Non facciamo che gridarlo, ma chi ci ascolta? Solo quelli che vengono a insultarci perché abbiamo l'ardire di criticare il cammino che sta sovvertendo la Chiesa?

lunedì 5 maggio 2008

Lo scempio della Chiesa continua

Lo scempio della chiesa continua. Dai Sacri Palazzi tacciono. Ma Zenit ha parlato. Lo sconcerto è sempre più grande, conoscendo cosa c'è dietro queste abominevoli sceneggiate! II Incontro di Giovani del Centroamerica del Cammino Neocatecumenale Mille ragazzi hanno dato la propria disponibilità a seguire Cristo nel sacerdozio e 300 ragazze nella vita consacrata durante il II Incontro di Giovani del Centroamerica del Cammino Neocatecumenale, celebrato a Managua (Nicaragua). Il 2 maggio scorso, in una spianata a fianco della Cattedrale di Managua, circa ventimila giovani centroamericani e caraibici, che seguono un cammino di vita cristiana nel Cammino Neocatecumenale, si sono riuniti per sostenere un incontro vocazionale, ha reso noto Lilian Angélica Martínez. Dopo aver proclamato una lettura del profeta Isaia e un brano del Vangelo, l'iniziatore di questo itinerario di formazione cristiana, Kiko Argüello, ha chiesto ai giovani se si sentono chiamati a servire Gesù Cristo come presbiteri e li ha invitati ad alzarsi in piedi. Di fronte all'invito, mille ragazzi si sono alzati e hanno camminato verso il palco dove l'Arcivescovo di Managua Leopoldo Brenes, l'Arcivescovo emerito della Diocesi, il Cardinale Miguel Obando y Bravo, e il Vescovo della Diocesi salvadoregna di Zacatecoluca Elas Bolaos hanno imposto loro le mani pregando perché lo Spirito Santo li aiuti nella sfida che li attende. In seguito, Kiko Argüello ha chiesto alle ragazze di alzarsi se si sentivano chiamate a diventare spose di Cristo come religiose contemplative o nubili in missione. A questa chiamata hanno risposto 300 giovani, e anche loro si sono incamminate verso il palco perché gli Arcivescovi pregassero per loro imponendo le mani. L'incontro vocazionale è il secondo che le Comunità Neocatecumenali del Centroamerica organizzano di fronte alle difficoltà che i giovani della regione hanno ad assistere alla Giornata Mondiale della Gioventù, che Benedetto XVI celebrerà a Sydney (Australia) nel luglio prossimo. [...]

Anche la Liturgia docet. La questione del "pro multis"

Manfred Hauke, Versato per molti. Studio per una fedele traduzione del ‘Pro multis’ nelle parole della consacrazione, Cantagalli, 2008, pp. 112, € 13,80.

PREFAZIONE di S.E.R. mons. MALCOLM RANJITH

Il 17 ottobre 2006, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti inviò ai presidenti delle Conferenze Episcopali la lettera sulla traduzione corretta delle parole latine pro multis nelle preghiere eucaristiche. Questa direttiva, a nome del Sommo Pontefice, provocò un vivace dibattito, soprattutto tra i pastori e i teologi. Si riconobbe, in generale, la correttezza linguistica dell'ammonimento, ma varie voci mettevano in dubbio il messaggio teologico e la portata pastorale del richiamo. Fra queste voci qualcuno pensò addirittura che tale cambiamento avrebbe messo in serio dubbio il ruolo salvifico di Cristo, Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza.
Lo scritto di don Manfred Hauke, professore di Patrologia e Dogmatica alla Facoltà Teologica di Lugano (Svizzera), raccoglie i frutti della discussione contemporanea. L'opera presenta il fondamento biblico del tema, segue l'interpretazione delle parole sacre durante la storia, riporta gli appositi documenti del Magistero e dona una lettura sistematica della corretta traduzione, consapevole della teologia eucaristica. La presentazione fedele del messaggio biblico è importante anche per l'ecumenismo e per la vita pastorale, come nota l'autore alla fine della sua investigazione.
Il libro offre già all'inizio qualche informazione interessante sul retroscena della decisione pontificia, ricordando un lavoro esegetico guidato dal P. Albert Vanhoye SJ, ora Cardinale, e ben noto al Sommo Pontefice. Questo lavoro, recentemente pubblicato in Germania, pone la discussione biblica ad un livello più sicuro di quarant'anni fa, quando molti esegeti cattolici dimostravano troppo fiducia nell'interpretazione di un singolo biblista protestante. Hauke si appoggia a questa nuova monografia e offre una riflessione biblica propria che mostra come nel Nuovo Testamento vanno insieme l'offerta di Gesù per tutti gli uomini e la sua donazione per la Chiesa. Nel contesto dell'Ultima Cena è plausibile la collocazione del sacrificio nell'ambito dell'Alleanza che include l'accoglienza di Cristo da parte dell'uomo. Quest'accoglienza non è automatica, ma richiede la prontezza del libero arbitrio nella fede. L'offerta eucaristica "per molti" corrisponde alla prospettiva giovannea secondo cui il Signore dona la sua vita per le sue pecore. Il sacrificio eucaristico di Gesù si rivolge come offerta di salvezza a tutti gli uomini, ma si realizza come evento di alleanza solo in quelli che, secondo il piano eterno di Dio, sono eletti e accettano il dono di Cristo nella fede formata dalla carità.
Nella discussione recente è stato quasi assente il ricorso alla tradizione teologica. Non si è osato, prima del recente passato, tradurre le sacre parole hyper pollon (rispettivamente pro multis) con "per tutti", ma esistono diverse voci a proposito dell'interpretazione. Hauke, partendo dalle prime testimonianze all'epoca dei Padri e giungendo fino al tempo presente, mette in rilievo la storia della discussione, che comincia già nei primi secoli nei commenti biblici. Durante lo sviluppo importante fu la presa di posizione di san Girolamo, preparata dalla teologia di Origene, che ribadisce l'importanza dell'accoglienza fedele di Cristo senza rinnegare in alcun modo l'offerta universale della salvezza. Ippolito, rappresentante antichissimo della liturgia, va nella stessa direzione, riaffermando nella prefazione autentica della sua Preghiera eucaristica l'esito del sacrificio di Cristo per quanti hanno creduto nel Salvatore. Un chiarimento teologico notevole avviene al tempo dei Carolingi, quando la Chiesa respinge il predestinazionismo, che nega l'offerta universale del sacrificio di Cristo. L'arcivescovo Hinkmar di Reims, in prima fila nel rigettare tale eresia, insiste nello stesso momento sul significato "per molti" delle parole di consacrazione eucaristica. Questa linea di pensiero viene accolta anche dai grandi teologi del Medioevo e giunge fino al Catechismo Romano, il documento più importante del Magistero ordinario della Chiesa sul nostro tema: per il sacrificio di Gesù Cristo, bisogna distinguere la sua forza (rivolta a tutti gli uomini) e il suo frutto (che si limita a quanti sono aperti al Salvatore). Le parole "per molti", secondo il Catechismo, riguardano il frutto del sacrificio per gli eletti secondo le parole del Signore nella preghiera sacerdotale: «Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi» (Gv 17,9) (CR II, 4,24).
Nell'esposizione storica, l'autore mostra anche il cammino verso le traduzioni bisognose oggi di correzione e ricorda le perplessità di molti, le critiche dell'esegeta e arcivescovo di Paderborn, il Cardinale Degenhardt, e i ripensamenti dell'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Cardinale Seper.
Per la comprensione teologica del documento della nostra Congregazione possono essere utili i punti di vista sistematici. Il sacrificio della Messa è l'applicazione sacramentale del Sacrificio della Croce. Perciò sembra più conveniente un accento sull'efficacia del sacrificio eucaristico realizzato durante tutta la storia, a differenza di un significato che mette in primo piano l'offerta universale. L'importanza del libero arbitrio, nella fede e nella carità, è ribadita nella reciprocità dell'alleanza resa presente nella Santa Messa. Hauke risponde anche, da un punto di vista dogmatico, alle critiche esagerate che non ritengono valida l'Eucaristia celebrata con le traduzioni erronee delle parole pro multis. I punti di vista ecumenici, invece, mettono alla ribalta che la decisione è consona alla fedeltà alla Parola di Dio presente, in questo caso, persino nelle liturgie protestanti. Si notino anche i motivi pastorali della corretta interpretazione. Siccome oggi è molto presente un ottimismo esagerato nella salvezza, che fa giungere al Paradiso tutti quanti senza richiedere il dono della fede e lo sforzo della conversione, un richiamo alla serietà della vocazione cristiana sembra più che opportuno. La decisione del Santo Padre si inserisce in una linea coerente che ribadisce il coraggio per la verità in tutti gli ambiti della vita, inclusa la sacra Liturgia. Lo studio di Hauke sottolinea la fondatezza teologica di quest'atteggiamento nel caso esemplare della traduzione fedele delle parole consacratorie della Santa Messa.
D'altronde se si coglie nella sua totalità il pensiero teologico della Lumen Gentium e di altri documenti del Concilio Vaticano II come Unitatis Redintegratio e Ad Gentes è chiaro che i Padri Conciliari insistettero sulla necessità diretta o indiretta della Chiesa per la salvezza (LG 14; UR 3; AG 7). E la Chiesa viene realizzata nella sua pienezza dalla fede, dalla celebrazione e da quell'adeguarsi della vita al dinamismo interno di questo meraviglioso dono: l'Eucaristia. L'Eucaristia così rinnova la Chiesa - luogo della salvezza offerta. Tale offerta però diventa salvezza realizzata se viene accettata, il che comporta nel pieno rispetto della libertà umana una risposta di fedeltà assoluta a colui che ci invita alla comunione divenendo così parte della sua stessa vita. Siamo chiamati a diventare suoi nel senso pieno della parola e se accettiamo tale invito, liberati dal peccato e dalla morte pregusteremo già qui sulla terra lo splendore della sua gloria eterna.
Pro multis mette in luce proprio questo aspetto della nostra corrispondenza a lui. Sì, siamo stati tutti invitati alla libertà che lui ci ha offerto per mezzo del suo sacrificio, ma esiste anche la necessità di una nostra risposta positiva a questo invito. Senza questo aspetto della nostra libera scelta cadremo in un determinismo spirituale e teologico. Tale situazione parrebbe poco rispettosa verso la dignità e nobiltà della natura umana.
C'è da congratularsi con don Hauke, per questo studio meticoloso e profondamente teologico. Esso non è tanto una giustificazione teologica di una scelta di parole consacratorie alternative della Preghiera eucaristica, perché le parole sempre usate erano pro multis, quanto un richiamo alla fedeltà al mistero della salvezza, accogliendo il mistero di Dio e configurando a Lui tutta la nostra vita.
+ MALCOLM RANJITH
Arcivescovo Segretario Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Il Calendario Vetus Ordo oggi ricorda S. Pio V

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 612-616
Preghiera:
Adesso, Pontefice Santo, ascolta i Voti della Chiesa Militante, i cui destini furono, per qualche tempo, affidati alle tue mani. Anche morendo, implorasti per lei, in nome del Salvatore Risuscitato, la protezione contro i pericoli, ai quali era ancora esposta. Vedi come ai nostri giorni in quale stato ha ridotto quasi l'Intera Cristianità il dilagare dell'errore. Per far fronte a tutti i nemici che l'assediano, la Chiesa non ha più che le Promesse del Suo Divin Fondatore; gli appoggi visibili le mancano tutti assieme; non le restano più che i meriti della sofferenza e le risorse della Preghiera. Unisci le tue suppliche alle sue, dimostrandoci, così, che seguiti sempre ad Amare il Gregge del Maestro. Proteggi a Roma la Cattedra del tuo Successore, esposta agli attacchi più violenti ed astuti. Prìncipi e popoli cospirano contro il Signore e contro il Suo Cristo. Allontana i flagelli che minacciano l'Europa, così ingrata verso la Madre Sua, così indifferente agli attentati commessi contro colei a cui tutto deve. Illumina i ciechi, confondi i perversi; ottieni che la Fede illumini finalmente tante intelligenze smarrite, che scambiano l'errore per la Verità, le tenebre per la Luce.

In mezzo a questa notte così buia e così minacciosa, i nostri sguardi, o Santo Pontefice, discernono le Pecorelle Fedeli: Benedicile, sostienile e ne accresci il loro numero. Uniscile al Tronco dell'Albero che non può perire, affinché esse non siano disperse dalla tempesta. Rendile sempre più Fedeli verso la Fede e le Tradizioni della Santa Chiesa che è la loro Unica Forza, in mezzo a questo dilagare dell'errore che minaccia di tutto asportare. Conserva alla Chiesa il Sacro Ordine nel quale tu fosti Elevato a così Alti Destini; moltiplica nel suo seno quelle generazioni di uomini Potenti in Opere e Parole, Pieni di Zelo per la Fede e per la Santificazione delle Anime, quali noi ammiriamo nei suoi Annali, quali noi Veneriamo sugli Altari. Finalmente ricordati, o Pio, che sei stato il Padre del Popolo Cristiano, e seguita ad esercitare ancora questa prerogativa sulla terra, per mezzo della tua Potente Intercessione, fino a che sia completo il Numero degli Eletti.

venerdì 2 maggio 2008

Il "serio problema NC" si internazionalizza sempre più

Ieri abbiamo avuto occasione di commentare questa notizia, insieme alla ricognizione di un sito australiano in cui vengono sottolineati negli stessi termini gli stessi problemi. Non siamo più "i soliti noi". Già non lo eravamo prima, ma le altre voci sembravano più sommesse. Ora, ci sembra, il volume e la frequenza (vedi anche Petrus) si vanno accentuando, nella misura in cui aumenta e si approfondisce il disagio per i lunghi silenzi

Vescovi giapponesi contro il Cammino Neocatecumenale

«The Japanese Bishops' Conference sent a delegation last week to discuss with Pope Benedict XVI "the serious problem" they are having with the Neocatechumenal Way and its seminary in Takamatsu diocese».

Il 29 aprile 2008 la Conferenza Episcopale Giapponese per la seconda volta in cinque mesi ha mandato una delegazione a Roma, da papa Benedetto XVI, per discutere "il serio problema" con i neocatecumenali ed il loro seminario nella diocesi di Takamatsu.

La notizia è data dall'agenzia di stampa UCANews.

L'allora vescovo di Takamatsu, mons. Fukahori Satoshi, fin dal 1990 aveva acconsentito all'avvio di un seminario Redemptoris Mater a Takamatsu (520 km a sud di Tokyo, una diocesi di ventisette parrocchie per un totale di cinquemila cattolici - l'un per cento della popolazione cattolica giapponese), nonostante l'opposizione di molti fedeli (notizia riportata qui).

Nel 2003 il seminario contava 28 studenti, dei quali solo due giapponesi (gli altri provenivano dall'Italia, dall'America Latina e dalla Spagna), e un totale di 26 ordinazioni in 13 anni (preti in genere assegnati alle diverse diocesi giapponesi).

Nelle sue lettere pastorali del 2000-2001 il vescovo Fukahori aveva criticato (facendo nome e cognome) due dei fedeli che si erano opposti, ed è stato perciò denunciato per diffamazione e condannato a pagare un totale di 800.000 yen di risarcimento danni (poco meno di 5.000 euro); i due parrocchiani che hanno vinto la causa hanno affermato di non essere contenti della vittoria, ma di essere allarmati a causa del seminario Redemptoris Mater.

«Another matter would be The Neocatechumenal Way (the Way) and the International Takamatsu Diocesan Seminary known as Redemptoris Mater. We have here a serious problem. In the small Catholic Church of Japan, the powerful sect-like activity of Way members is divisive and confrontational. It has caused sharp painful division and strife within the Church. We are struggling with all our strength to overcome the problem but feel that if a solution is to be found, the consideration of Your Holiness for the Church in Japan will be of the utmost importance and direly needed.»

Sono le testuali parole di monsignor Peter Takeo Okada, arcivescovo di Tokyo, riportate nel sopracitato articolo di UCANews del 29 aprile 2008: "Il Cammino Neocatecumenale è un problema, e lo è anche il seminario Redemptoris Mater "International Takamatsu Diocesan Seminary". Abbiamo un serio problema: nella piccola Chiesa cattolica del Giappone, la potente attività simile a una setta dei membri del Cammino porta divisioni e contrasti. La setta del Cammino ha portato acute e dolorose divisioni e lotte all'interno della Chiesa."

L'attuale vescovo di Takamatsu, Francesco Saverio Osamu Mizobe (salesiano), ha confermato di aver parlato al Papa proprio del problema del seminario Redemptoris Mater presente nella sua diocesi, che intende chiudere definitivamente. Dopo le discussioni tra i prelati giapponesi, nessuno di loro è disponibile ad accettare la riapertura di quel seminario nella propria diocesi.

I vescovi giapponesi confermano di essere stati ascoltati dal Papa "molto attentamente" e "per quasi un'ora" su questa questione.