giovedì 30 agosto 2007

Da Babele a Gerusalemme

Omnípotens, sempitérne Deus,

Onnipotente ed eterno Iddio, ecco che io mi accosto al Sacramento del Figlio tuo unigenito nostro Signore Gesù Cristo: mi accosto come infermo al medico della vita, come immondo al fonte della misericordia, come cieco al lume della chiarezza eterna, come povero e bisognoso al Signore del cielo e della terra.
Omnípotens, sempitérne Deus, ecce accédo ad sacraméntum unigéniti Fílii tui, Dómini nostri, Iesu Christi; accédo tamquam infírmus ad médicum vitae, immúndus ad fontem misericórdiae, caecus ad lumen claritátis aetérnae, páuper et egénus ad Dóminum coeli et terrae.

Prego dunque l'abbondanza della tua immensa generosità, affinché ti degni curare il mio male, di lavare il mio vizio, illuminare la mia cecità, arricchire la mia povertà, vestire la mia nudità, affinché riceva il pane degli Angeli, il Re dei re, il Signore dei signori, con tanta riverenza ed umiltà, con tanta contrizione e devozione, con tanta purezza e fede, acciocché, mediante tali propositi e buone intenzione, possa conseguire la salvezza della mia anima.
Rogo ergo imménsae largitátis tuae abundántiam, quátenus meam curáre dignéris infirmitátem, laváre foeditátem, illumináre caecitátem, ditáre paupertátem, vestíre nuditátem; ut panem Angelórum, Regem regum et Dóminum dominántium, tanta suscípiam reveréntia et humilitáte, tanta contritióne et devotióne, tanta puritáte et fide, tali propósito et intentióne, sicut éxpedit salúti ánimae meae.

Concedimi ti prego, che io riceva non solo il Sacramento del Corpo e del Sangue del Signore, ma anche la grazia e la virtú di questo Sacramento.
Da mihi, quaeso, domínici Córporis et Sánguinis non solum suscípere sacraméntum, sed étiam rem et virtútem sacraménti.

O mitissimo Iddio, fa ch'io riceva cosi il Corpo dell'unigenito Figlio tuo nostro Signore Gesù Cristo, che nacque da Maria Vergine, così che io meriti d'essere incorporato al suo mistico corpo ed annoverato fra le sue mistiche membra.
O mitíssime Deus, da mihi Corpus unigéniti Fílii tui, Dómini nostri, Iesu Christi, quod traxit de Vírgine Maria, sic suscípere, ut córpori suo mystico mérear incorporári, et inter eius membra connumerári.

O amantissimo Padre, concedimi finalmente di contemplare a faccia a faccia per l’eternità il tuo diletto Figlio, che intendo ricevere ora nel mio cammino terreno, sotto i veli del mistero: Egli che è Dio, e vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
O amatíssime Pater, concéde mihi diléctum Fílium tuum, quem nunc velátum in via suscípere propóno, reveláta tandem fácie perpétuo contemplári: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia saécula saeculórum. Amen
S. Tommaso D'Aquino (Dalle preghiere prima della celebrazione Eucaristica)

domenica 26 agosto 2007

La "porta stretta"

Pubblico il testo integrale delle parole del Santo Padre prima della recita dell'Angelus Domini sottolineando con il neretto i punti significativi. I commenti, insieme nella discussione...

Cari fratelli e sorelle!

Anche l’odierna liturgia ci propone una parola di Cristo illuminante e al tempo stesso sconcertante. Durante la sua ultima salita verso Gerusalemme, un tale gli chiede: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". E Gesù risponde: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno" (Lc 13,23-24). Che significa questa "porta stretta"? Perché molti non riescono ad entrarvi? Si tratta forse di un passaggio riservato solo ad alcuni eletti? In effetti, questo modo di ragionare degli interlocutori di Gesù, a ben vedere è sempre attuale: è sempre in agguato la tentazione di interpretare la pratica religiosa come fonte di privilegi o di sicurezze. In realtà, il messaggio di Cristo va proprio in senso opposto: tutti possono entrare nella vita, ma per tutti la porta è "stretta". Non ci sono privilegiati. Il passaggio alla vita eterna è aperto a tutti, ma è "stretto" perché è esigente, richiede impegno, abnegazione, mortificazione del proprio egoismo.

Ancora una volta, come nelle scorse domeniche, il Vangelo ci invita a considerare il futuro che ci attende e al quale ci dobbiamo preparare durante il nostro pellegrinaggio sulla terra. La salvezza, che Gesù ha operato con la sua morte e risurrezione, è universale. Egli è l’unico Redentore e invita tutti al banchetto della vita immortale. Ma ad un’unica e uguale condizione: quella di sforzarsi di seguirlo ed imitarlo, prendendo su di sé, come Lui ha fatto, la propria croce e dedicando la vita al servizio dei fratelli. Unica e universale, dunque, è questa condizione per entrare nella vita celeste. Nell’ultimo giorno – ricorda ancora Gesù nel Vangelo - non è in base a presunti privilegi che saremo giudicati, ma secondo le nostre opere. Gli "operatori di iniquità" si troveranno esclusi, mentre saranno accolti quanti avranno compiuto il bene e cercato la giustizia, a costo di sacrifici. Non basterà pertanto dichiararsi "amici" di Cristo vantando falsi meriti: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze" (Lc 13,26). La vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di vivere: si esprime con la bontà del cuore, con l’umiltà, la mitezza e la misericordia, l’amore per la giustizia e la verità, l’impegno sincero ed onesto per la pace e la riconciliazione. Questa, potremmo dire, è la "carta d’identità" che ci qualifica come suoi autentici "amici"; questo è il "passaporto" che ci permetterà di entrare nella vita eterna.

Cari fratelli e sorelle, se vogliamo anche noi passare per la porta stretta, dobbiamo impegnarci ad essere piccoli, cioè umili di cuore come Gesù. Come Maria, sua e nostra Madre. Lei per prima, dietro il Figlio, ha percorso la via della Croce ed è stata assunta nella gloria del Cielo, come abbiamo ricordato qualche giorno fa. Il popolo cristiano la invoca quale Ianua Caeli, Porta del Cielo. Chiediamole di guidarci, nelle nostre scelte quotidiane, sulla strada che conduce alla "porta del Cielo".

lunedì 20 agosto 2007

Il CNC: opposto alla Chiesa!

Dall'Angelus del Papa - CASTEL GANDOLFO, domenica, 19 agosto 2007

Cari fratelli e sorelle!

C’è un’espressione di Gesù, nel Vangelo di questa domenica, che attira ogni volta la nostra attenzione e richiede di essere ben compresa. Mentre è in cammino verso Gerusalemme, dove lo attende la morte di croce, Cristo confida ai suoi discepoli: "Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione". E aggiunge: "D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera" (Lc 12,51-53).

Chiunque conosca minimamente il Vangelo di Cristo, sa che è messaggio di pace per eccellenza; Gesù stesso, come scrive san Paolo, "è la nostra pace" (Ef 2,14), morto e risorto per abbattere il muro dell’inimicizia e inaugurare il Regno di Dio che è amore, gioia e pace. Come si spiegano allora queste sue parole? A che cosa si riferisce il Signore quando dice di essere venuto a portare – secondo la redazione di san Luca – la "divisione", o – secondo quella di san Matteo – la "spada" (Mt 10,34)?
Questa espressione di Cristo significa che la pace che Egli è venuto a portare non è sinonimo di semplice assenza di conflitti. Al contrario, la pace di Gesù è frutto di una costante lotta contro il male. Lo scontro che Gesù è deciso a sostenere non è contro uomini o poteri umani, ma contro il nemico di Dio e dell’uomo, Satana. Chi vuole resistere a questo nemico rimanendo fedele a Dio e al bene deve necessariamente affrontare incomprensioni e qualche volta vere e proprie persecuzioni. Perciò, quanti intendono seguire Gesù e impegnarsi senza compromessi per la verità devono sapere che incontreranno opposizioni e diventeranno, loro malgrado, segno di divisione tra le persone, addirittura all’interno delle loro stesse famiglie. L’amore per i genitori infatti è un comandamento sacro, ma per essere vissuto in modo autentico non può mai essere anteposto all’amore di Dio e di Cristo. In tal modo, sulle orme del Signore Gesù, i cristiani diventano "strumenti della sua pace", secondo la celebre espressione di san Francesco d’Assisi. Non di una pace inconsistente e apparente, ma reale, perseguita con coraggio e tenacia nel quotidiano impegno di vincere il male con il bene (cfr Rm 12,21) e pagando di persona il prezzo che questo comporta.
La Vergine Maria, Regina della Pace, ha condiviso fino al martirio dell’anima la lotta del suo Figlio Gesù contro il Maligno, e continua a condividerla sino alla fine dei tempi. Invochiamo la sua materna intercessione, perché ci aiuti ad essere sempre testimoni della pace di Cristo, mai scendendo a compromessi con il male.

giovedì 16 agosto 2007

Le ragioni del nostro impegno

Carissimi, l'ultima pagina è ormai impraticabile: gli interventi sono tanti e anche ponderosi e allora riprendiamo la nostra discussione ripartendo dal condensato del dialogo con Louis:
L'abile Louis, che va affinando ogni giorno di più i suoi argomenti per farci desistere dal nostro impegno, ha tirato fuori il fatto che Internet è un luogo pubblico ed è uno scandalo parlare di queste cose in pubblico.
E aggiunge che facciamo del male alla Chiesa (confondendo ancora una volta il cammino con la Chiesa mentre non sono assolutamente la stessa cosa!!!).
Se il male viene dal sapere che nella Chiesa succedono "cose turche", beh, forse è meglio conoscere la verità che ignorarla, per chi nella Chiesa (sia gerarchica che nei fedeli) o fuori di essa (i cosiddetti lontani) si è lasciato e si lascia abbagliare dal cammino senza conoscerlo realmente.
Aggiunge ancora il nostro Louis che non ha il dono dell'ubiquità per conoscere tutte le storture che possono accadere in qualche comunità, come se le nostre denunce riguardassero casi sporadici e non la struttura stessa, i metodi, le catechesi tutte identiche in tutto il mondo...
Se quelle che denunciamo sono storture intrinseche al cammino e non sono casi eccezionali, e questo emerge chiaramente da tutto quello che abbiamo documentato, perché si continua a girare la frittata e a confondere le acque?
Dice ancora Louis:
"Non mi spaventerà, se continuate così, se fra qualche tempo sentirò che siete caduti nello scisma... Vi state incamminando dritti, dritti..."
noi scisma?, ma da chi? dal cammino NC, non certo dalla Chiesa!!! E non si accorge che il cammino stesso è scismatico, non dichiaratamente certo, ma per quello che fa e per quello che predica, in sostanza per quello che E'...

E aggiungo, PERCHE' i neocatecumenali che si avvicendano su questo blog continuano a servirsi di stratagemmi dialettici e non confutano un'acca delle nostre denunce? Se fossero false, che ci vorrebbe a dire cosa è sbagliato e perché?

venerdì 10 agosto 2007

Altre riflessioni sull'Eucaristia nel cammino NC

Insegna Kiko Arguello:
“Il memoriale che Egli lascia è il Suo Spirito resuscitato dalla morte, presente con tutto il suo mistero di morte e resurrezione, fatto vita per portare al Padre tutti quelli che celebrano la Pasqua, tutti quelli che celebrano la cena con Lui. La Chiesa primitiva non ha problemi a proposito di questa presenza” (Orientamenti p. 326).
“L’Eucarestia intera è un canto glorioso della Resurrezione di Gesù Cristo. E’ una Pasqua, il sacramento del passaggio dalla morte alla Resurrezione. Sacramenti che non sono segni allegorici. E’ sacramento perenne ed operante, nel quale lo Spirito sta agendo e risuscitando i morti che partecipano e mangiano di questo pane e bevono di questo calice” (Orientamenti, p. 308).

Commento:
Non è del tutto falso quello che insegna l'iniziatore del Cammino, ma è un pezzo di verità assolutizzato, tralasciando tutto il resto, cioè un'eresia. Infatti La Chiesa insegna: Gesù non è presente nell’Eucarestia solo col ‘Suo Spirito resuscitato’, ma anche col Suo Corpo. L’Eucarestia non è solo proclamazione della Risurrezione, ma ripresentazione del sacrificio redentore di nostro Signore che ci ha salvati con la sua Morte e Risurrezione. In queste espressioni è giustificata la partecipazione all’Eucarestia di tutti i presenti.

Insegna Kiko Arguello:
“Durante il periodo del precatecumenato… può venire un ateo o qualsiasi altro. Durante questo tempo noi non abbiamo detto nulla circa il sesso, il lavoro... uno ha un’amica, un altro ruba, un altro uccise o lasciò di uccidere… nulla!... Abbiamo chiesto soltanto una cosa: venire ad ascoltare la Parola di Dio una volta alla settimana e celebrare l’Eucarestia. Ognuno ha continuato a fare ciò che voleva: quello che era nell’Azione Cattolica ha continuato ad esserlo, quello che era della Messa quotidiana continua, ecc.” (SH, p. 96).
Commento:
Dunque, chi vivesse in una situazione familiare irregolare, o avesse abortito, rubato, ucciso, ecc., potrebbe partecipare all’Eucaristia e fare la comunione senza aver ricevuto l'assoluzione? Non è questo che insegna la Chiesa!

martedì 7 agosto 2007

Motu proprio e difese moderniste del Vaticano II

Riportiamo alcuni stralci di scritti di Don Paolo Farinella, emblematici sul versante critico al recente Motu proprio di Benedetto XVI:

"Nel mese di gennaio 2007 proposi una lettera al papa per scongiurarlo con motivi teologici di non pubblicare il motu propro di restaurazione del rito tridentino. Spedii al papa la lettera con 1.200 firme. Molti pensano che sia una questione "interna" e non si accorgono che invece è la premessa fondamentale per una inversione di tendenza che coinvolgerà anche il mondo laico perché cambia l'atteggiamento della gerarchia verso il mondo, l'autonomia delle loro scelte, la libertà di coscienza.
... Il rito tridentino è solo un emblema, ma il vero obiettivo è il concilio e la sua sepoltura definitiva. Papa Ratzinger si è assunto il compito di pompiere per spegnere ogni velleità di autonoma libertà dei laici al di fuori dell'influsso clericale e di becchino per seppellire definitivamente i sogni e le speranze (oggi molto frustrate) accese dal Vaticano II.
... Il documento del papa sulla Messa antica produrrà molti più danni di quanti non voglia e ne possa ricomporre.
Volevo scrivere un testo rigoroso di critica, anche se veemente nel tono perché passionale, per dire che nella chiesa si debba e si possa pensare con la propria testa e contrastare un disegno che, se attuato, porterà ad una guerra con il mondo moderno di cui non abbiamo bisogno. Sono convinto che il papa fra qualche anno, se è onesto, dovrà ricredersi e togliere questo documento senza senso perché produrrà molte più divisioni di quante ne voglia comporre."
In un'altra lettera scrive: " ... Che la Messa di Pio V sia in latino o in greco o in siriano o in genovese è ininfluente perché puramente accidentale, ciò che invece è tragico, antistorico e dubbio da un punto di vista dottrinale, riguarda la restaurazione pura e semplice della teologia e della ecclesiologia che sottostanno al rito tridentino. Teologia ed ecclesiologia che configgono con il magistero successivo (potrei portare in qualsiasi sede ampia facoltà di prova) e specialmente con il magistero di Giovanni XXIII, Paolo VI e del Concilio, la cui Messa riformata da sempre si può dire in latino, se occorre la necessità."

E' a questo punto evidente, il "punctum dolens" è proprio questo: la teologia che la chiesa sta tentando di recuperare; il che vale anche nei confronti del cammino neocatecumenale

Don Farinella, dalle ricerche effettuate, appare un sacerdote molto ideologizzato, modernista e sinistrorso, sul quale osserviamo:
1º L’abito talare, per la dignità di chi lo porta, dovrebbe indurre ad un comportamento diverso dal suo, che trova nell’insegnamento della Chiesa - di riservatezza, di moderazione, di prudenza - il suo più valido riscontro.
2º Sempre per le stesse ragioni, non ci si rivolge al Papa diffidandolo quasi a prendere certe iniziative. Dimentica che il Papa è il rappresentante di Cristo in terra.
Perché tanta smania? Per stare da una certa parte? Ma un prete cattolico non sta con nessuna parte; se proprio lo vuole, sta dalle parte delle anime.

Il caso è emblematico perché evidenzia le forze distruttive e gli ambiti di divisione presenti nella Chiesa, che il nostro impegno evidenzia cogliendole soprattutto nel novero del cammino neocatecumenale. Nel caso segnalato siamo, credo, su un terreno diverso, molto ideologizzato e politicizzato... tuttavia quello che coincide è la valutazione del tutto univoca sul concilio e la difesa ad oltranza delle sue applicazioni, non tenendo conto di quelle che sono diventate stravolgimenti teologici riguardanti le verità fondanti della fede cattolica. Noi siamo convinti che i NC non hanno, almeno fino ad ora, preso posizione sul motu proprio o lo hanno recepito senza commenti, proprio per non prendere una posizione critica nei confronti del Papa in un momento delicato come quello del rinnovo degli Statuti...
Sarebbe interessante conoscere il loro pensiero