giovedì 28 febbraio 2019

L'ORATE FRATES, Paolo VI e le BALLE di Kiko

A riguardo dell' «Orate fratres», nel testo "Orientamenti" catechesi sull'Eucaristia cfr. OR-Conv-285-335 pag. 328 che è bene venga letta si dice (solo il grassetto è nostro):

«L'Orate fratres è l’esempio maggiore di tutte quelle preghiere che furono introdotte nella messa di tipo individuale, penitenziale e sacrificale. Riassume tutte le idee medioevali della messa: Pregate fratelli, perché questo sacrificio "mio" e "vostro" sia gradito…..; la risposta era ancora peggiore: il Signore riceva dalle "tue" mani questo sacrificio….. . Ma quando tutto era in latino e nessuno interveniva, l'orate fratres era il momento in cui la gente partecipava di più. La riforma voleva tagliarlo perché è un'aggiunta con molte deformazioni. Fecero una catechesi speciale a Paolo VI per spiegargli che bisognava toglierlo; Paolo VI fu convinto di questo, ma disse di non toglierlo per motivi pastorali: toglierlo è una questione delicata, perché lì il popolo aveva cominciato a partecipare e senza una previa catechizzazione non lo si poteva togliere perché avrebbe causato sconcerto nella gente.»

Ma Annibale Bugnini, scrive:

Così disse Paolo VI «Si toglie l'Orate fratres? Non è una bella, antica, appropriata conversazione fra celebrante e assemblea prima di iniziare l'orazione super oblata e la liturgia sacrificale? Sarebbe una gemma perduta»

Anche qui le ragioni sono note, ed erano tali che il Consilium votò nuovamente se conveniva conservare l'orate fratres, con il risultato: 15 contrari alla conservazione, 14 favorevoli, 1 favorevole cambiando alcune espressioni, 1 astenuto. Fu poi conservata.

Annibale Bugnini, La riforma liturgica (1948-1975), CLV, Roma 1997, p. 376.
Inoltre a p. 355, Bugnini spiega le motivazioni della richiesta di eventuale soppressione (nel contesto di una messa già in lingua nazionale), dicendo che le traduzioni erano carenti e la gente non partecipava (non sapendole, a differenza di quella latina), filologicamente è un dialogo giustapposto al dialogo del prefazio, la preghiera dei fedeli riprende concettualmente lo stesso schema e la fa diventare un doppione, ipotetica difficoltà della giustapposizione "mio e vostro", come se fossero due sacrifici distinti. A favore afferma invece che è molto gradita dal popolo, che è l'espressione della partecipazione all'offerta del sacrificio.

Bugnini dice che sono argomenti a favore per mantenerla, ciò che Kiko dice siano argomenti contrari. In realtà la preoccupazione di Bugnini è più filologica e strutturale che non teologica.

Quello che parla in corsivo, nella citazione, è Paolo VI, in una comunicazione (conservata) al Consilium in cui spiega perchè tenere l'orate fratres.

Secondo Kiko, Paolo VI era convinto della necessità di togliere la preghiera. In realtà è convinto della necessità di tenerla.

Kiko attribuisce a Paolo VI, quelle che sono le sue perplessità, in modo da convincere il proprio uditorio. È la pietosa bugia, o bugia a fin di bene (!?).

Kiko è solito raccontare bugie, se queste possono servire ad una qualche finalità, a convertire la gente, a fare del bene (secondo lui). Ad esempio, per insegnare alla gente che la messa non è un sacrificio, basta dire che è Paolo VI che vuole così, ma poi non ha potuto farlo. In realtà le testimonianze storiche, smentiscono Kiko. E' a Kiko che non piace il sacrificio, ma siccome secondo lui è essenziale che non piaccia a nessuno, occorre obtorto collo mentire.

Questo perchè secondo Kiko il concilio di Trento ha introdotto il concetto di sacrificio, che c'è dall'Ultima Cena. La cena pasquale ebraica, in cui si consumava l'agnello, era nella teologia giudaica considerata sacrificale. Questo perchè è un rito precedente al 1000 a.C. e alla templarizzazione del culto ebraico successiva a Davide e Salomone.

Non esistendo un altare e non esistendo un tempio, il culto sacrificale pre-templare della religione ebraica era modellato sul tema dell'alleanza/redenzione dell'esodo, e avveniva nella cena pasquale. In particolare, era usanza che il capofamiglia con un suo aiutante, uccidesse l'agnello nel tempio -dopo la sua costruzione- offrendone il sangue ai sacerdoti per l'aspersione rituale, che avveniva utilizzando calici in oro ed argento, da parte di due file di sacerdoti che si passavano di mano le serie di calici che intingevano da un grosso tino che veniva riempito del sangue delle migliaia di agnelli sgozzati per la pasqua, in Gerusalemme (cfr. Jeremias Joachim, Gerusalemme al Tempo di Gesù, 2000, EDB, con la sua abbondantissima bibliografia) .

Infatti dopo la costruzione del tempio, si stabilì che solo Gerusalemme era la città per il culto e il sacrificio. I preti facevano due file lungo la scala che saliva sull'altare, e versavano il sangue, ossia l'anima, la vita, sull'altare per offrirlo a Dio. Tuttavia questo non era considerato il sacrificio, ma l'offerta e la preparazione del sacrificio. L'agnello dissanguato e scuoiato, veniva portato a casa, dove era arrostito. Secondo la prescrizione rabbinica, il sacrificio era compiuto mangiando la carne del corpo dell'agnello, in misura di almeno una quantità pari ad una oliva.

Il concetto di famiglia era poi elastico, nel senso che era considerata famiglia una aggregazione di persone legata da qualche tipo di vincolo, ma anche gli ospiti erano considerati famigliari nel rito. Gli apostoli con Gesù sono dunque da considerare una famiglia, e Gesù da considerare l'officiante del sacrificio. Quando Gesù dà agli apostoli il pane da mangiare, affermando che quello è il suo corpo, offerto per loro, ai presenti doveva risultare assolutamente chiara e palese l'identificazione di Gesù con l'agnello della medesima cena, la cui manducazione del corpo era considerata il vero sacrificio.

Gli apostoli quindi consideravano l'ultima cena come sacrificale, per analogia alla cena dell'agnello, avendo però traslato l'agnello con Gesù stesso. A fugare ogni dubbio, era poi la formula usata da Gesù per il vino, indicandolo come "calice" del "sangue versato", e quindi riassumendo entrambi gli elementi del sacrificio ebraico mosaico dell'agnello: e per di più in espiazione: il nuovo kippùr, che non ha più bisogno di essere ripetuto, ma che oggi e fino alla fine dei tempi viene ripresentato al Padre ad ogni celebrazione. E' impossibile pensare che secondo la teologia ebraica, quella cena non fosse intesa dai presenti come un vero sacrificio. Lo era anche solo come rito giudaico. Cristo mediante l'analogia e l'identificazione (Questo è il mio corpo ...il mio sangue) identifica se stesso come l'oggetto del sacrificio, e quindi dà origine ad un sacrificio nuovo, perfetto), e il concetto di sacrificio è pagano, ed è la causa ultima, secondo Kiko della ipocrisia religiosa delle persone. 

Quindi, è indispensabile de-sacrificizzare la messa, per ripristinare l'autentica religiosità: questo fine nobile, vale ben qualche balla.

Questo è un atteggiamento usuale di kiko e dei catechisti, quello di mentire a fin di bene. Il fine giustifica i mezzi. Gli amici che lavorano su Osservatorio possono dare tante conferme  di quanto nel cammino sia in uso il senza mentire non si può convertire la gente, che se uno si aspetta di farlo con la teologia, non converte nessuno. Invece appare più sano ingannare le persone, spiegando loro che Abramo smise di amare Dio per amare solo suo figlio e la richiesta di sacrificio era una punizione per questa sua hybris, oppure che l'orate fratres era odiatissimo da Paolo VI.

E' una abitudine pericolosa quella di usare maldestramente la menzogna, per scopi nobili. Si finisce prima o poi con il non distinguere più la menzogna dalla verità. Figlie di queste affermazioni sono tutte quelle serie di affermazioni per cui "il papa ha approvato in segreto la nostra liturgia, ma non può dirlo" che venivano fatte circolare fino all'indomani della lettera di Arinze. E cose di questo tipo.

Il fedele medio (sebbene non sia difficile comprare il libro di Bugnini e leggere direttamente cosa dice) non distingue più facilmente cosa è vero di quello che dice kiko, da ciò che non è vero ma serve per rafforzare la sua predicazione.

Io mi permetto di ritenere che una predicazione che ha bisogno di balle per stare in piedi è una balla anch'essa, e quindi non può che mettere in serio pericolo per la sua anima chi la pratica.

(originariamente pubblicata sul blog

martedì 26 febbraio 2019

Per Kiko Argüello "tutti i poveri, ciechi e zoppi" sono i peccatori impenitenti che nel cammino hanno scoperto che "non possono NON peccare!"

A proposito di  un altro canto mistificato da Kiko:

Valentina ci scrive:
quel canto va ad aggiungersi alla nostra lista che lunga quanto tutto il Resuscitò, temo.
Nel canto infatti Kiko "spiega" che i ciechi e gli zoppi sono i peccatori (l'enfasi cade proprio su questa parola, peccatori, che nel salmo non c'è, eppure viene quasi gridata), nonostante il profeta spieghi, più avanti, che nessun impuro potrà imboccare la Via Santa, e neppure lo stolto.
Fra l'altro, basterebbe riflettere sul fatto che cieco era Isacco e zoppo era Giacobbe per capire a chi viene rivolta questa profezia.


Ma "il peccato è NECESSARIO", come ripete con ostinazione Kiko".

Il canto "Dite agli smarriti di cuore" è tratto dal Profeta Isaia capitolo 35. (vedi nota 1)


Ricordiamo come Kiko ha sempre apertamente criticato i canti delle "messe della domenica" vantandosi che i suoi sarebbero tutti tratti dalle Sacre Scritture, a differenza di quelli che dicono solo cose insulse, banali, imbevuti come sono di un sentimentalismo senza senso.
Insomma, la solita tiritera che nella Chiesa niente altro avrebbe spessore se non le cose create da lui nel suo "potente cammino" che si incarna nelle persone e porta frutti, tranne poi a scoprire che la Parola di Dio viene manipolata e stravolta, nella sua predicazione come nei suoi canti, per esprimere ciò che Kiko vuole, omettendo interi versetti e aggiungendo arbitrariamente parole inesistenti, pur di legittimare la sua insana dottrina gnostica, come più volte abbiamo dimostrato.(nota 2)

Il canto "Dite agli smarriti di cuore" è solo una ennesima prova.
Isaia dice che questa "Via santa nessun impuro la percorrerà e gli stolti non vi si aggireranno"(nota 1), Kiko omette questo passaggio, non solo, ma lo stravolge del tutto, affermando che questa via nuova è la via dei peccatori.
Noi ci chiediamo: perchè i Neocatecumeni non cantano che la via della conversione non è percorsa da gente impura e stolta? E la risposta è semplice: Dio si fa "scudo e baluardo" degli innocenti perseguitati e li conduce a libertà mentre nel cammino è strutturata la difesa degli iniqui.
No, secondo la dottrina di Kiko per la via del Signore ritornano tutti i peccatori impenitenti alla scuola di Kiko: quelli che, grazie al fango del cammino, hanno ben conosciuto di che pasta sono fatti e sanno che "non possono non peccare".
Per Kiko questi soli impenitenti torneranno cantando "felicità" alla faccia di tutte le vittime innocenti che, per consentir loro di conoscere i peccatori che sono, ne hanno dovute subire di ogni.
Mentre che "felicità" potrebbero mai cantare questi ultimi? Destinati come sono a subire sempre, poveri e infelici, mentre percorrono mesti il medesimo cammino non essendosi ancora macchiati - ahi loro! - degli stessi peccati dei loro aguzzini?


Riproponiamo una riflessione di Roberta:

Quando ero nel CN non avevo mai notato quelle che a prima vista possono sembrare piccole differenze ma non lo sono e soprattutto l'aggiunta di quella parolina: PECCATORI, che stravolge tutto il senso e nel suo piccolo, lì collocata, ammaestra, ogni volta che viene cantata, sulla "positività" (secondo Kiko) del PECCARE.
Quello che capisco dal brano biblico (se non è così per favore, chi sa corregga) è che i "poveri, ciechi, zoppi" NON sono tali perché peccatori e non si identificano con essi.
Infatti, com'è stato evidenziato, il versetto 8 afferma che questa Via Santa del Signore:
"nessun impuro la percorrerà e gli stolti non vi si aggireranno".(nota 1)
Mi viene subito da collegare ciò alle parole di Gesù ai discepoli quando, parlando del cieco, chiedevano chi avesse PECCATO perché nascesse cieco, se lui o i genitori.
Gesù risponde: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio." (Gv 9,2-3).
Quindi i "poveri" NON sono i peccatori, nel senso che non hanno accesso sulla Via del Signore in quanto peccatori, le DISABILITÀ non sono castigo del Signore o in relazione col peccato (cioè lo sono col peccato originale come causa prima, ma non con i peccati commessi singolarmente al presente), la sfortuna economica neppure (in quanto frutto di ingiustizia sociale).
Anzi il versetto 4 lascia addirittura intendere che questi "poveri" siano le vittime d'ingiustizia che gridano a Dio, le quali vengono incoraggiate a sperare nella compensazione divina, che il profeta assicura, verrà :
"Dite agli smarriti di cuore:«Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio,giunge la vendetta,la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi".(nota 1)
Non ci può essere peccato quando siamo "in Gesù" (sempre che ci siamo davvero, cioè che siamo in Grazia di Dio ) , perché questa Via, non è altro che Gesù stesso, che fa nuove tutte le cose (REDIME).
Mi viene da collegare ciò anche ad una spiegazione che ho ascoltato quest'estate sul Vangelo della Samaritana.
Tra le tante belle cose dette, quella che mi pare attinente al discorso che sto facendo, è il particolare della BROCCA.
Ogni volta che andava alla fonte portava questa acqua che la appesantita al ritorno senza mai togliere la sete, e di ciò si lamenta con Gesù (della sua vita disordinata che sente pesante).
Ma quando si sente cercata e guardata da Gesù, si accorge, dalla dolcezza e rispetto con cui Lui la tratta (le fa capire la verità - che la sua vita non va bene - ma con carità, manifestandole la Sua sete di salvarla, cioè amore) che Lui può rispondere finalmente al desiderio di felicità del suo cuore e DECIDE per una vita nuova.
È il miracolo della LIBERTÀ: lei LASCIA la brocca, cioè il peccato, il suo vecchio stile di vita per una vita completamente nuova; lei, che prima andava alla fonte in ora tarda per non incontrare le altre donne che la giudicavano, ora, liberatasi dal fardello della brocca (vita di peccato) corre a richiamare tutti ad andare da Gesù. Quindi la sua personale conversione ha cambiato la sua vita ma anche quella degli altri. (dopodiché si fa "da parte" - non si mette a capo di una comunità - , tanto che le persone possono dire: "non è per la tua parola che noi crediamo ma perché noi stessi abbiamo veduto").
"Mi sono dilungata sulla Samaritana per questi e altri particolari che non sapevo e che mi hanno commossa .. ma quello che ci vedo è l'opera del Signore, così come viene annunciata anche nel brano di Isaia.

...lasciata la brocca,
si mise in cammino spedita...
Infatti, mentre nel canto i vari generi di "poveri" vengono semplicemente elencati e poi racchiusi tutti in PECCATORI, cosa che mette in secondo ordine l'opera di Dio descritta, il brano biblico invece mette al centro l'azione guaritrice e ri-creatrice del Signore, che CAMBIA le loro vite, come è successo per il cieco nato e la Samaritana."
Quindi, un altro degli innumerevoli esempi che attestano come l'ideologia neocatecumenale sia basata sul mettere al centro della vita il peccato (non per pentirsene e abbandonarlo ma per avere da Dio una specie di AUTORIZZAZIONE a commetterlo) anziché la PERSONA di Gesù che è VIA, Verità e Vita.
La PORTA, l'unica porta.

Un commento di Ex fratello completa il quadro per noi:
Catecumeni siete marci dentro, avete fatto tanto male e continuate a farlo con le vostre eresie e presunzioni di considerarvi gli eletti, e nonostante vi dichiarate peccatori, sappiamo che in realtà è falsa umiltà per sentirvi autorizzati a condannare e giudicare tutti.
Ormai siete noti a tutti anche a chi non ha avuto la sfortuna di entrare nella vostra setta!
Vero è che si vantano sempre ripetendo "Io sono un peccatore" e neanche il frutto della UMILTÀ raccolgono da questa prodigiosa scoperta!
NONOSTANTE VI DICHIARATE PECCATORI, SAPPIAMO CHE IN REALTÀ È FALSA UMILTÀ (e qui viene il bello) PER SENTIRVI AUTORIZZATI A CONDANNARE E GIUDICARE TUTTI.
Ex fratello li ha proprio inchiodati e dipinti alla perfezione.

Ascolti Kiko predicare e resti, sempre più, pieno di timori e con tanto buio intorno.
La Parola di Dio, interpretata correttamente, è apportatrice di speranza, conforto, serenità. Soprattutto perchè Dio sta con gli ultimi della terra non con i prepotenti e arroganti, che mettono il prossimo sotto i piedi e si vantano dei loro peccati, ostentandoli come trofei.
Pare incredibile, ma Kiko è riuscito in questa orrida opera!
Ci è riuscito pian piano, nascondendosi dietro la Parola di Dio, con la sua bibbia sotto il braccio, da cui mai si separa... Chi poteva immaginare una cosa simile?
Perverso è stato e oltremodo deplorevole il suo modo di procedere.
Si comprende bene perché Gesù dice: guai a chi aggiunge o toglie anche solo un iota o un apice alla legge (nota 2).

Il paradiso perduto.
(Gustave Doré)

Gesù con la sua predicazione e la sua vita ci mostra la strada, ma Kiko non è certo uno che si è messo alla sequela di Cristo. È partito dalle baracche, trampolino di lancio, è atterrato nelle Parrocchie più ricche, si è circondato di gente facoltosa, arrogante, arrivista come lui, rotta al peccato è complice delle proprie debolezze.
Non dico che siano tutti così i suoi seguaci. Ma sfido chiunque a dimostrare che quelli che hanno fatto "carriera" e che se la comandano, brandendo lo stesso scettro iniquo di Kiko, non facciano parte di questa categoria dei famosi "peccatori" urlati nel canto "Dite agli smarriti di cuore".
E quante altre interpretazioni storpiate abbiamo subito! La nostra stessa vita ne è uscita infettata, da una dottrina denigratoria dell'uomo e nemica della giustizia. Come se Dio fosse colui che instaura un regno di iniquità, in cui trionfano i peggiori a discapito dei deboli, dei poveri, dei piccoli. Un mondo all'incontrario pensato da Dio per noi. Una cosa assurda! Eppure Kiko questo ha fatto col suo "potente cammino".





(nota 1)
Isaia 35
1 Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
2 Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saròn.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
3 Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
4 Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi».
5 Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
6 Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
7 La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso si muterà in sorgenti d'acqua.
I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli
diventeranno canneti e giuncaie.
8 Ci sarà una strada appianata
e la chiameranno Via santa;
nessun impuro la percorrerà e gli stolti non vi si aggireranno.
9 Non ci sarà più il leone,
nessuna bestia feroce la percorrerà,
vi cammineranno i redenti.
10 Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.
(ndr. abbiamo riportato il brano da cui il canto è tratto per evidenziare come in esso non si parla affatto dei "peccatori". Piuttosto Isaia afferma che questa via santa nessun impuro e nessuno stolto percorrerà).

(nota 2)

Apocalisse 22,18-19

18Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; 19e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro. (cfr. anche Mt.5,17-20)

(con questo diciamo a Kiko: Attento! Che stai scherzando col fuoco, nel senso letterale della parola!)

Kiko Argüello e il cardinal Pell, grande amico del Cammino
e grande apritore di seminari Redemkikos Mater

domenica 24 febbraio 2019

Kiko e Carmen che si fanno ribattezzare nel fiume Giordano

Sta intanto proseguendo l'operazione auto-canonizzazione degli "iniziatori", con la pubblicazione su internet delle super segretissime foto che per tutti questi decenni erano state ultra-riservatissime per i soli membri del cerchio magico di Kiko e Carmen, mai esibite prima alla plebe neocatecumenalizia.

Stavolta si tratta di quelle in cui Kiko e Carmen eseguono il bislacco rito da loro stessi inventato, come un farsi "ri-battezzare" nel fiume Giordano, parodia del battesimo cattolico e del battesimo "con acqua" di san Giovanni Battista:

L'autonominato "Giovanni Battista in mezzo a voi",
Francisco "Kiko" José Gómez Argüello Wirtz,
si fa "battezzare" nel fiume Giordano... perché?
Notate Kiko con le braccia conserte, proprio come quando non poté usare le mani per ricevere la Comunione dal Papa...

E quindi anche Carmen Hernández Barrera.
A cosa diavolo serve un "rito" del genere?
Perché Kiko e Carmen hanno voluto farlo?


Non si capisce chi è il prete (praticamente in mutandoni) con la sciarpetta-stola (ricordiamo qui che la stola rappresenta l'autorità sacerdotale) e col bastone (dalla fisionomia sembrerebbe il Cuppini). Sarei curioso di sapere esattamente che formula sta leggendo dal foglietto.

Come segnalato da Crux Sancta, molti fratelli del Cammino sono sconcertati da tali foto, e come al solito vengono diluviati di menzogne dai loro capibastone che tentano di mettere le solite pezze a colori per giustificare l'ingiustificabile.

venerdì 22 febbraio 2019

Il disagio psichico e spirituale dilaga nelle comunità di Kiko e Carmen e dunque - contrordine compagni! - andare dallo psicologo si può (purché del Cammino)!

Riprendiamo alcuni commenti dal Blog:

da Cordatus:
Io credo che il cammino non abbia mai attirato qualcuno. Faccio un esempio. A qualcuno risulta che almeno una persona si sia avvicinata al responsabile o altro e abbia detto: "Come siete bravi voi! sono interessato al vostro modo di vivere." NO. Sono entrati per le false promesse dei volantini iniziali. Penso invece che i tre quarti dei camminanti se avessero la forza di andarsene lo farebbero.

fake news
da EX-NC-???:
Esattamente questo! Quelle testimonianze per il loro contenuto (mi ha ricostruito il matrimonio, mi ha fatto accettare i miei genitori, mi ha ridato la gioia di vivere là dove non c'era riuscito lo psicologo…) sono delle vere e proprie operazioni di marketing!
Creano nelle persone aspettative, la gente entra non per ricerca di Dio, ma per risolvere le proprie difficoltà.
Quando poi, entrati nel cammino, scopriranno che molti problemi rimarranno non risolti inizierà la frustrazione, pensando di non essere dei buoni cristiani, di avere ancora il cuore duro...
In realtà è sbagliata la finalità: Si entra nel cammino non per stare con Dio ma per vedere risolti i propri problemi, come se fosse una cosa magica (alla faccia della religiosità naturale che tanto condannano).
Siamo tutti d'accordo.

A questo proposito mettiamo in evidenza un commento davvero interessante che ci scrive Stephan:
Mia madre è psichiatra e psicanalista, a Roma, vicino l'EUR, ha in cura ed ha avuto in cura (da più di 40 anni) sempre e solo seminaristi Redemkikos Mater "in crisi", preti ordinati Redemkikos Mater "entrati in crisi", coppie sposate partite e tornate dalle missioni neocatecumenale "in perenne crisi" prima e dopo, coppie sposate di cosiddetti "catechisti" responsabili neocatecumenalii di vecchia e nuova data che "scoppiano" o "sono scoppiati" a causa e per causa di uno pseudo discernimento, invaghimento, sentimentalismo, emotivismo religioso… nessuno escluso…

Il cammino crea disadattati ed è altamente sconsigliato!


Da un commento di Valentina:
...questo tassello va a completare un quadro di disagio psichico e spirituale di chi si butta allo sbaraglio per Kiko.Mi chiedevo: come mai tanta clientela tutta neocatecumenale? So che in cammino ti indirizzano a psichiatri e psicologi anch'essi neocat per evitare che si propaghi la notizia del disagio che si vive in comunità, altro che "guardate come si amano".
Anche tua madre è in cammino?Se sì, come concilia la propria appartenenza con l'eventuale presa d'atto che i problemi di queste persone sono causati proprio dal cammino? Naturalmente, se ti va di rispondere. Grazie.
A cui Stephan risponde:
Sì, certo, i miei sono in cammino da 46 anni, "catecumeni" del Donnini. Si concilia perché ci dà da mangiare (ce dà da magnà ;)... poi dietro si autogiustifica -questo sempre ho pensato io- credendo anche lei di collaborare alla salvezza di queste povere anime -che in un certo senso può avere del vero- e alla salvezza più globale del cammino in toto, o meglio, pensando anche lei (cosi molte volte ci ha detto a noi figli) di lavorare per il bene del cammino facendo ciò, mettendo appunto al servizio del cammino il suo lavoro… mah… velo pietoso… Ad ogni modo debbo anche testimoniare che quando l'analisi (la psicanalisi) non poteva più mentire, mia madre sempre ha scelto la strada della salute mentale per queste persone e mai la salute "spirituale" (salute "malintesa spirituale"): ovvero, per esempio, se un seminarista era in crisi e la sua psiche era sul punto del non ritorno sempre ha consigliato di lasciare e mai di "prendere la sua croce" o "Dio vuole questo per te". Molti di quelli che ha avuto in cura si sono poi sposati e sono felici per quel che ho saputo, qualcuno ha anche lasciato il cammino (non su consiglio di mia madre a suo tempo ovviamente ma per una libera scelta dovuta probabilmente, dopo la cura, a una sorta di liberazione di quel blocco mentale che stava danneggiando tutta la persona). 
p.s. È anche vero però che tantissime volte, nei casi "grandi e che potevano dare scandalo" per esempio di preti Redemkikos Mater già in servizio (magari nella diocesi di Roma o qualche altra diocesi importante - Madrid, Parigi, ecc.) o qualche famiglia in missione "in zone fondamentali per il cammino", magari qualche coppia-capo-equipe e compagnia bella (ne ha avute in terapia più di una per quel che so), dopo l'analisi mia madre chiedeva il parere finale al suo "catechista": ovvero Giampiero Donnini. che è ingegnere e non psicologo o psicanalista. Altre volte l'ho sentita chiedere consiglio a Scicchitano padre, lui sì invece psicanalista. Ma su questi casi "estremi" l'ultima parola l'aveva sempre e comunque l'ingegnere (che probabilmente a sua volta riferiva a Kiko). Due luminari insomma...
Conclusione da Beati pauperes spiritu:
Scicchitano padre e Donnini, due fondamentalisti. A Scicchitano (che però era psichiatra, non psicanalista), che conosco bene, perché mia zia andò in cura da lui per anni, pervenivano casi problematici da diversi posti d'Italia, affetti da depressione, attacchi di panico, e altre turbe e so che parecchi seminaristi e altri venivano mandati da lui, perché Kiko e Carmen hanno sempre avuto odio per psicologi e psichiatri.
Credo che anche Don Mario ci sia andato qualche volta, malato di depressione, da sempre in cura.
Quando il Cammino è cresciuto di numero e si sono ritrovati diversi psicologi e psichiatri neocat duri e puri improvvisamente - contrordine compagni! - andare dallo psicologo è diventata cosa santa (purché del Cammino).

mercoledì 20 febbraio 2019

McCarrick e la sua «suite nel seminario Redemkikos Mater»


Si dice spesso che essere cattolici è una battaglia quotidiana. Una battaglia per restare buoni cattolici, specialmente in questa società moderna, sempre più secolarizzata, quando non apertamente ostile. Ma anche una battaglia per conservare la fede di fronte allo schifo proveniente quasi quotianamente dai nostri leader. Non c'è bisogno di spiegare molto i motivi per cui noi cattolici siamo stati diluviati da eventi che potrebbero mettere in crisi perfino il più devoto dei fedeli.

A Guam, in particolare, i fedeli hanno dovuto subire una serie di alti e bassi, sia riguardo al clero locale che riguardo alla nuova malattia che ha colonizzato l'isola: il Cammino Neocatecumenale.


Lo scorso anno un tribunale vaticano presieduto dal cardinal Burke, su richiesta del cardinal Müller e di papa Francesco, ha investigato le accuse contro il nostro ex arcivescovo, corrotto e profondamente ingiusto, e lo ha riconosciuto colpevole.

Subito dopo costui ha presentato appello e, a differenza di McCarrick, tale appello è tuttora in esame.

Ma ciò che è seguito è sia irritante che vergognoso.

Snervante, perché ha lasciato i fedeli di Guam - più molti negli USA e nel resto del mondo - impossibilitati a voltar pagina e andare avanti.
Vergognoso, perché ha rivelato - ben prima dello scandalo McCarrick - un profondo livello di corruzione e di politiche di pugnalate alla schiena del peggior tipo, sia nella Chiesa che negli USA e nel Vaticano stesso.

La scorsa estate, durante il viaggio di ritorno da Dublino a Roma, lo stesso papa Francesco, di fronte al crescere dello scandalo McCarrick e alle rivelazioni (mai direttamente contestate dal Vaticano) fatte dall'arcivescovo Viganò (ex nunzio apostolico in USA ed ex amministrativo del Vaticano) affermò, senza esserne richiesto dai giornalisti, all'aver preso personalmente in carico da quel momento in poi gli appelli da parte dei vescovi come nel caso di Apuron.

Con quell'abile mossa papa Francesco di fatto negò la richiesa del cardinal Müller di attivare un tribunale permanente vaticano per i casi riguardanti i vescovi. Perciò Müller non fu confermato nell'incarico nella Congregazione per la Dottrina della Fede e fu "pensionato" con cinque anni di anticipo.

Come si è scoperto in seguito, l'intero affare è stato orchestrato da uno dei più controversi cardinali romani: il cardinal Coccopalmerio, anch'egli travolto dagli scandali. È stato uno di quegli attivisti progressisti (di quelli che negli USA chiamerebbero sprezzantemente "SJW", Social Justice Warriors) che hanno infestato la Chiesa fin dal Vaticano II.


Intanto negli USA Gennarini e il Cammino Neocatecumenale hanno adoperato tutta la discrezione possibile. Il rischio per loro è alquanto alto, visto che hanno avuto a che fare molto a lungo col McCcarrick, al punto di allestirgli una suite nel seminario Redemkikos Mater del Maryland, dopo che ha lasciato la sede di Washington DC.

Ciò è doppiamente imbarazzante, poiché se l'arcivescovo Viganò ha ragione, papa Benedetto all'epoca aveva già decretato misure contro McCarrick e l'ospitare un tal predatore in un seminario pieno di tanti appetibili giovani maschietti era non meno che una cosa criminale.

Eppure fino ad oggi la grande maggioranza di siti web cattolici hanno sorvolato su tale dettaglio.

Quando finalmente lo scandalo è diventato pubblico, McCarrick si era nuovamente trasferito, stavolta in una casa di riposo per il clero, a Washington DC, e quindi - durante il processo a suo carico - in una casa dei Cappuccini nel Kansas.

Nel frattempo, consideriamo uno dei più rumorosi sostenitori del Cammino Neocatecumenale, il cardinale O'Malley di Boston.


O'Malley ha improvvisamente riscoperto le virtù dell'ortodossia di fronte ai casi di abuso sessuale, allo scopo di coprire lo scandalo sorto in un seminario della sua stessa arcidiocesi, ma anche per prendere le distanze dalla sinistra ecclesiale americana - cioè quella dell'estremista di sinistra cardinal Cupich di Chicago, stretto confidente di papa Francesco ed ex protetto del McCarrick.

Suona perciò ironico il fatto che lui sia stato uno dei più attivi sostenitori dell'operazione "spretare McCarrick".

In realtà è stato Cupich a dare il colpo di grazia all'audace tentativo del cardinal Di Nardo, presidente della Conferenza Episcopale Americana (USCCB), di mettere in piedi una soluzione ragionevole contro gli abusi dei vescovi.

Siamo al punto in cui l'estrema sinistra della USCCB ha fatto tutto ciò che poteva per castrare ogni tentativo di affrontare onestamente il problema.

Nel frattempo Apuron è ancora libero di muoversi come gli pare (tranne a Guam), e non ha ancora dovuto pagare le conseguenze delle sue azioni.

Nonostante la sua promessa di agire tempestivamente, papa Francesco non ha mantenuto la parola.


Mentre l'arcivescovo Byrnes a Roma partecipa al vertice in Vaticano sugli abusi nel clero [da domani 21 febbraio 2019] uno dei pericoli più immediati è l'alta probabilità che soggetti come Filoni, Coccopalmerio e altri tentino di coprire il loro uomo a Guam: Apuron, e il male oscuro che lui rappresenta.

Potrebbe essere ora di tornare in piazza coi cartelli e ricominciare daccapo.

Spero di essere stato troppo pessimista e di venir smentito dalla realtà. Il quadro generale è tutto contro di noi.
(Nota a margine): nello scrivere quanto sopra, mi sentivo un po' come Giovanni il Battista che predica nel deserto davanti a gente indifferente di fronte alle ingiustizie. Un articolo di Crux Now ci informa che il gruppo Bishop Accountability sta chiedendo che almeno altri cinque prelati vengano trattati alla stessa maniera del McCarrick: riguardo Apuron hanno ricordato che «c'è una preponderanza di prove che costui ha inflitto danni incalcolabili». Speriamo che ciò venga preso in considerazione dal vertice dei vescovi, riaccendendo il dibattito sui nostri peccaminosi leader. Vediamo cosa ne verrà fuori. Inoltre, il modo in cui i media tratteranno (o taceranno) di tali importanti questioni (e del far pagare ad Apuron i suoi crimini), ci farà capire cosa dovremo aspettarci.

(nostra traduzione da un
articolo di Frenchie su Jungle Watch)

lunedì 18 febbraio 2019

Rispondiamo alla prima di tutte le domande: "Perchè abbiamo impiegato tanto tempo per capire che il cammino è marcio?

Rispondiamo qui alla domanda che ci poneva un lettore firmatosi Genesi:
Leggevo stupefatto l'intervento di Pax e resto sempre stupefatto del vs sapere e della vs passione contro il cammino. Una cosa però stona con tutto il discorso: come mai caro/a Pax, voi cosi eruditi e sapienti, avete impiegato 15/20 anni per capire che il cammino e' marcio?

Tanti anni dietro a loro
nel "cammino" che non finisce mai.



  • Risposta di Pax:
Nè 15 anni, nè 20, ma quasi 30, mio caro Genesi!

Molte volte l'ho già spiegato su questo blog, fai una ricerca e trovi, non mi sento ora di ripetermi.
Non sono nè erudita nè sapiente. Il "sapere" rispetto al cammino, poi, deriva dall'averlo vissuto proprio tanto a lungo e la "passione" deriva dalla convinzione che smascherarlo è una causa giusta, che merita il nostro tempo e la nostra energia, dopo averne sprecata tanta dentro un'esperienza sbagliata.

I dubbi iniziarono, per me, proprio con il periodo delle approvazioni, le lotte (così le chiamava Carmen) con il Vaticano. Quando cominciai a vedere una cosa molto semplice e che non richiede un'intelligenza speciale per essere capita, ossia che GLI INIZIATORI NON SI SOTTOPONEVANO MAI AL DISCERNIMENTO DEI PASTORI DELLA CHIESA, piuttosto li etichettavano, e ti spiego come:
Solo a quei prelati che "vedevano" in loro l'opera dello Spirito Santo, riconoscevano a loro volta "lo Spirito" (dunque sono loro - e questo è da sempre - che fanno discernimento alla Chiesa?!?), mentre a quelli che li correggevano o richiamavano li hanno sempre definiti "faraoni" o "giuda" (e parlavano così di Cardinali e Vescovi, per capirci).

Altri anni passarono da quei giorni, poichè tentai con tutte le mie forze di incidere dall'interno, nell'illusione che si potesse cambiare qualcosa.
Fallimento totale. "Non ci avete insegnato voi Amore e Obbedienza alla Chiesa?" Questa la madre di tutte le domande che ho posto loro quando spietatamente mi inquisivano.
La loro risposta una sola: Totale dedizione a loro e obbedienza a loro senza pensare, senza capire.
Dopo essere stata accusata di superbia, di aver concepito un cammino a modo mio, dopo aver assistito innumerevoli volte, davanti all'assemblea, ai massacri dei presbiteri che si trovavano stretti tra la volontà del loro Vescovo e la volontà degli Iniziatori fino ad arrivare all'aut aut di Carmen: "TU OBBEDISCI A NOI O AL VESCOVO?!" e dopo averne viste ancora tante di tutti i colori che potrei scrivere un libro, me ne sono andata per sempre.
Ora sono qui.
Ho taciuto per anni ancora ma, dalla paventata canonizzazione di Carmen che ho avuto l'onore di conoscere "di persona personalmente!" ho deciso di fare la mia parte. (vedi nota sotto)
Ora aspetto di vedere come andrà a finire la storia. Una cosa è certa: Io ci sarò.

Scusa, ma poi mi pongo da sola qualche domanda alla kikiana maniera:

  • Perchè il Signore ha fatto questa storia con me?
  • Perchè il Signore ha permesso che vivessi dietro a Kiko e Carmen 30 anni della mia vita?
  • Perchè il Signore ha permesso che vedessi ciò che ho visto?
  • Cosa vuole il Signore da me? A cosa mi chiama oggi?

Per loro ero una pedina sulla scacchiera delle loro strategie di conquista della Chiesa e il mio contributo è stato non da poco, anche per questo devo "riparare".
Al di fuori,
per loro più non esisti.

Andata via sono stata destinata, sempre per loro volere, alla "Damnatio memoriae" come la definisce per noi Veterano.

Troppo comodo! Io e gli altri numerosi EX fratelli come me non siamo pedine di un bel niente, ma persone.
Kiko gioca con la vita della gente, Dio no. E non fa preferenza di persone.

Dio non fa nulla a caso, interpella la mia coscienza e mi chiede di agire.
Ho fatto discernimento, sono un "cristiano adulto" ormai da tanti, troppi anni!


  • Risposta di Mav:
Il problema caro Genesi, è che quello che tu chiami "essere eruditi" è frutto proprio dei 30 anni passati dentro il cammino, i libri che possiamo scrivere oggi non li potevamo scrivere dopo un mese di Cammino, perchè le contraddizioni sono giunte molto più tardi. La sgraditissima sorpresa per noi oggi è che ri-analizzando tutto ma proprio tutto, risulta evidente l'inganno fin dal primo momento. E più "sbirci" i piani alti e più vedi cose orribili, quando inizi ti fidi del prete che è li e qualsiasi "stranezza" pensi che sia ortodossa proprio confidando nella sua presenza. Dopotutto è un cammino per i lontani e di conseguenza si basa sulla "ignoranza" degli ascoltatori che vanno "istruiti". Quello che si sta verificando è un clamoroso effetto boomerang, imprevisto da Kiko: a furia di parlarne molti si sono realmente avvicinati alla Chiesa e qui casca l'asino! Altri pensano che la vera Chiesa sia solo il Cammino, questi ultimi li riconosci perché sono più fondamentalisti dei musulmani e si attaccano ai minimi particolari che sono "dogmaticamente" intoccabili. Questo è il quadro per grandi linee. L'esempio è l'esternazione sul "tenetevelo chiuso nel tabernacolo" figlia della catechesi originale di Carmen sulla eucarestia, completamente stravolta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede ma ancora in voga nel Cammino, tanto è stata assorbita.
Tieni presente che è stata modificata solo nel 2002 mentre la si propina dai primi anni 70, sono 30 anni nei quali quella "dottrina" è stata predicata in ogni dove e sulla quale si sono formati tutti i catechisti attualmente in esercizio, hai voglia tu a fargli leggere il mamotreto corretto, è difficilissimo pensare che non gli scappi a memoria il concetto "primitivo" imparato a memoria nei decenni precedenti. Qua si parla di passare dalla concezione della terra piatta a quella della terra tonda, con l'aggravante che gira intorno al sole e non il contrario. Quelle correzioni sono state fate passare in sordina perché avrebbero aperto la strada ad un ragionevole dubbio: anche Kiko e Carmen sbagliano, e lì sarebbe crollato il castello di obbedienza cieca! Cosa che invece sta capitando comunque ora, perchè le contraddizioni ormai sono evidenti e sempre più frequenti. Il sistema è governato dai "teorici" del Cammino (cioè gli "itineranti"), gente che non ha mai fatto il Cammino se non per pochissimo tempo e non sa di cosa parla.




(nota)
A proposito della canonizzazione di Carmen notiamo che Kiko è già da un pò che non ne parla più, dopo un primo periodo in cui auspicava addirittura una accelerazione dell'iter procedurale che prevede il rispetto di regole uguali per tutti.
Neanche tiene vivo più di tanto il ricordo della amata cofondatrice e ci chiediamo il perché.
Per riportare alla memoria i primi tempi, segnaliamo inoltre i seguenti articoli:



sabato 16 febbraio 2019

«Su internet si trovano delle cose tremende...»

Una vecchia intervista al Donnini aiuta a capire le porcate del neocatecumenalismo perpetrate fin dalle origini.

Anzitutto il soggetto afferma di aver assistito a una cosiddetta "catechesi" dell'allora ventinovenne Kiko il "3 ottobre 1968" e la creazione della prima comunità neocatecumenale - nella lussuosa parrocchia romana dei Martiri Canadesi - sarebbe nata neanche un mese dopo, il 2 novembre 1968. Dunque il Donnini càpita lì per caso, invitato da un imprecisato "amico" (forse solo un espediente retorico per non dover dare più precise spiegazioni), e nel giro di meno di un mese diventa responsabile di tale prima comunità e pezzo grosso del Cammino fino ad oggi.

Dal suo racconto notiamo che Kiko cominciò subito proclamando un'eresia: «siamo cristiani perché amiamo i nostri nemici». Cioè Kiko riduce la fede cristiana a un comportamento, cioè ad un moralismo, e per farlo adopera in modo truffaldino quelle parole di Nostro Signore.
In realtà i cristiani sono tali per i motivi esattamente elencati nel Credo (e spiegati dal Magistero della Chiesa) che recitano ad ogni Messa festiva. "Amare i nemici" riguarda la virtù della carità (e non può essere banalizzato: "oh, sei mio nemico? ma che bello! ti amo! perciò sono cristiano!": macché!).

Segue poi la predica donniniana su cosa sarebbe il Cammino. Non perdete tempo a leggerla: è la solita accozzaglia di paroloni altisonanti, talmente altisonanti che stonano. Per esempio dice: «Nel cristianesimo tutto è dono mentre oggi prevale l'idea dello sforzo personale». Dunque per venti secoli la Chiesa (e la sua innumerevole schiera di santi) avrebbe sbagliato a ripetere che «la fede senza le opere è morta in sé stessa»? (cfr. Gc 2,17ss). Forse che le opere sono un "dono" oppure non richiedono "sforzo"? Quel genere di slogan, infatti, contiene il tipico sottinteso che essendo tutto "dono" allora sarebbe sbagliato "sforzarsi" (ed infatti il tipico kikos non si sforza di evitare le occasioni di peccato ma addirittura se le cerca e poi se ne vanta: "sapete, quando il Signore mi toglie la mano dalla testa, ne combino di ogni!... però il Signore mi perdona, il suo amore, il perdono, bla bla bla").

Anche lo slogan sul Battesimo è una misera foglia di fico per giustificare l'ingiustificabile: «Il rito dura una ventina di minuti ma per approfondire quei segni servono anni. E al centro di tutto questo c'è la notte di Pasqua». Tradotto dal neocatecumenalese all'italiano: "il rito dura una ventina di minuti, ma il Cammino dura più di trent'anni, e guai a chi ci tocca la nostra veglia di Pasqua separata".

Quindi si parla della Comunione "in mano". Donnini ammette che la Conferenza Episcopale ha introdotto tale possibilità nel 1989 e soggiunge: «mentre per noi era importante farlo anche prima». Scusate, avete notato le date? Quantomeno dal 1968 al 1989 sono ben ventun anni di plateale disubbidienza in materia liturgica (fermo restando che quella concessione della CEI del 1989 non autorizza la maniera neocatecumenale, che pertanto resta un abuso ancor oggi). Il Donnini poi insiste a ripetere la sgangherata menzogna del "pane àzzimo". Qualcuno dovrebbe spiegargli che anche le ostie "piccole" in uso in tutta la Chiesa da ormai tantissimi secoli sono vero pane azzimo. Lo chiamiamo azzimo per il modo in cui è fatto, non per la quantità che viene utilizzata.

Quando parla del portare avanti «il rinnovamento», ovviamente non spiega cosa e perché andava rinnovato. Così come quando menziona il «bere al calice»: non menziona altro motivo che il «per noi era importante». Dietro gli altisonanti paroloni c'è l'ammissione di essere andati contro la liturgia e contro la Chiesa solo perché «per noi» (cioè "per Kiko e Carmen") «era importante» (cioè era per distinguersi dagli altri e per giudicarli inferiori, "cristiani della domenica", bah!). Fateci caso: la parlantina neocatecumenale adopera termini che non prevedono opposti - "rinnovamento": chi vorrebbe mai l'invecchiamento? "per noi era importante": chi vorrebbe mai l'insignificante?                                     

Chi si scusa si accusa: «non si tratta di affermare una presunta parità tra laici e presbitero...»: già, infatti nel Cammino si tratta di affermare la superiorità di certi laici (i cosiddetti "catechisti") sul sacerdote, ridotto nel Cammino a figura pressoché ornamentale. La perfida Carmen Hernández non ha mai perso occasione di umiliare e calpestare i presbìteri neocatecumenali, di giurare vendetta alle cardenali di santa Romana Chiesa, addirittura di interrompere il Papa mentre parlava (caso più unico che raro nella storia della Chiesa). E il Donnini mette la miserabile foglia di fico del "non si tratta di affermare"...

Molto divertente quel suo «su internet si trovano delle cose tremende». Bontà sua, non ha osato chiamarle "false". «False» avrebbe indotto i lettori a chiedere «allora quali sarebbero quelle vere?»: fateci caso, «tremende» è un termine che non prevede il suo opposto. È la parlantina neocatecumenale, fatta di astuzie di retorica e di fraseologia che non richiede confronti né verifiche né ragionamento. Diteglielo, al caro fratello Giampiero: sono tremende perché sono vere. «Ma la nostra linea è quella di non difenderci da tali accuse»: non sia mai che qualcuno voglia verificarle... magari potrebbe accorgersi che non solo sono vere, ma che lo sono sempre state, poiché il Cammino in oltre cinquant'anni ha sempre portato avanti gli stessi errori.

Una menzogna più sfacciata arriva un attimo dopo: «da Paolo VI a Francesco nessun Papa ha mai avuto una parola di critica nei nostri confronti». Che bugiardo. Consideriamo tre casi fra i tanti: Giovanni Paolo II criticò già nel 1983 le liturgie del Cammino - quando il Cammino era ancora una realtà numericamente irrilevante. Benedetto XVI ha fatto mettere per iscritto le sue critiche il 1° dicembre 2005, in quella lettera che oggi è parte integrante dello Statuto. Francesco fece una triplice tirata d'orecchie ai kikos il 1° febbraio 2014. Donnini, che non è un neocatekiko ignorante qualsiasi ma un pezzo grosso che ha le mani in pasta fin da quel 3 ottobre 1968, certe patetiche menzogne della propaganda kikiana potrebbe anche evitare di dirle. Ma le dice. Evidentemente è il frutto di cinquantun anni attività nel Cammino Neocatecumenale.


p.s.: il Cammino ormai non attira più nessuno, e i pezzi grossi cercano di correre ai ripari. Ci scrivono questa testimonianza:
Pare che il Donnini a Roma stia visitando tutte le parrocchie per ricordare la vera missione del Cammino... e richiamare all'ordine... anche in modo da non farne scappare altri... Credo... I miei ad esempio sono suoi "catecumeni" dal 1970 quando Donnini aveva appena ricevuto nel '69 da Kiko le catechesi. In 49 anni li avrà "visitati" 15 volte. Nell'ultimo anno già 5. Tiriamo le somme.

giovedì 14 febbraio 2019

Brasile: gli errori del Cammino

È difficile dire arrivederci

Questo testo sembrerà lungo ma mi aiuta a liberarmi dalle cose che mi hanno fatto riflettere riguardo il nostro recente abbandonare il Cammino Neocatecumenale nel quale ho partecipato per dieci lunghi anni. Vorrei dirvi che continuerò ad amare il Cammino, sia o non sia parte della mia storia, e che ho imparato molte cose da esso, e che credo (e spero) che un giorno i suoi errori possano essere corretti in modo da po ter servire la Chiesa fedelmente. Dividerò il testo nei seguenti argomenti: perché entrai, cosa mi è piaciuto, cosa ho trovato di strano o fastidioso, cosa mi trattenne, e cosa penso che vada fatto. Forse questo testo interesserà solo a coloro che conoscono il movimento, chiedo scusa ai lettori che non sono interessati al tema.

Perché ho aderito al Cammino

Fui indotta da un annuncio che fu fatto dopo la Messa da una cosiddetta "catechista" che disse di avere nove figli. L'argomento mi apparve convincente, sentivamo il bisogno di approfondire la fede e allo stesso tempo ero curiosa di sapere cosa l'aveva indotta a generare così tanti figli. Ero vissuta con la mia famiglia fin da bambina e avevamo sempre frequentato la chiesa. Convinsi anche mia sorella e due nostri amici ad aderire. In nessun punto dell'annuncio sentii menzionare l'entrata in un movimento: avevo inteso che si trattava solo di catechesi.
Avvertimmo una certa profondità nelle loro cosiddette "catechesi" e un sacco di eloquenza nei nostri cosiddetti "catechisti", che dissero cose per la nostra vita personale e ci insegnarono dei bei canti fin dalla "catechesi" iniziale. Così, dopo la "convivenza" iniziale, accettai l'invito di continuare.

Cosa mi piaceva del Cammino

(Parlerò al passato perché l'ho già abbandonato, anche se ritengo che alcune di queste cose siano ancora buone)
  • Mi piacevano i canti, che davvero toccavano il cuore, e molti di essi erano presi direttamente dalla Bibbia, specialmente dai salmi, così finivamo per riconoscere una buona parte dei salmi proprio a causa dei canti. Ciò era buono perché avevamo sempre un versatto in testa per ogni momento della vita.
  • Le preparazioni della Parola, che ci imponevano di avere un costante e profondo contatto con essa, che aiutava a vincere la pigrizia.
  • Il fatto che eravamo persone di età differenti, cosicché non ci saremmo fermati sui cliché tipici di una fascia di età. Nelle comunità dove ho "camminato" (sono state tre comunità diverse), c'erano sempre persone più anziane, coppie, e giovani; alcune donne avevano piacere a parlare con me e a me piaceva l'opportunità di interagire con loro.
  • La serietà sulle cose di Dio, riflessa dal nostro modo di vestire, dal comportamento durante la predicazione, dall'organizzare i posti dove sarebbero avvenute le celebrazioni e le preparazioni.
  • La serietà nei momenti di silenzio, nelle convivenze e nelle scrutatio, perché potessimo realmente sentir Dio parlare, prima del frastuono della giornata in cui non si ha opportunità di concentrazione.
  • Il sempre presente impulso a proclamare la Parola di Dio, attraverso gli annunci nelle piazze, gli inviti alle cosiddette "catechesi" e ai pellegrinaggi, dato che questa era la principale chiamata di Cristo e speravamo di salvare più anime.
  • Dagli annunci d'Avvento, Pasqua e Quaresima, che ci davano l'opportunità di guardare seriamente al tempo liturgico che si stava avvicinando.
  • Le celebrazioni penitenziali periodiche, che ci toglievano la preoccupazione di riuscire a confessarsi.
  • Dei dipinti di Kiko (alcuni, perlomeno), che rappresentavano parecchi passi della Bibbia e parevano anche più profondi dopo le "catechesi" che ci venivano portate; dato che non abbiamo molti dipinti di qualità disponibili da altri pittori e conoscevamo solo quelli di Kiko, ne abbiamo usati molti di questi ultimi.
  • L'opportunità di confidare con sicurezza le nostre esperienze e imparare insieme ai fratelli nei giri d'esperienze, così che era possibile allentare la tensione del guardare a certe cose e anche del poter seguire la propria crescita spirituale.
  • La valorizzazione del trasmettere la fede ai bambini, che facevamo pregare con noi, e far risuonare la Parola e partecipare davvero alle celebrazioni.
  • La preghiera delle Lodi, che ho scoperto solo nel Cammino.
  • Il diffondere l'idea che la Chiesa riguardo al concepimento, che è così difficile per altri cristiani. In seguito ho scoperto che quest'apertura alla vita non è vissuta solo nel Cammino ma anche da tanti altri cattolici.
Cosa ho trovato di strano o fastidioso anche se non lo sapevo descrivere
  • L'ossessione per i piccoli dettagli, da seguire religiosamente, come l'arrangiamento degli ornamenti del tavolo e dei tappeti, mentre non avevano la stessa cura riguardo alle cose della Messa comunitaria parrocchiale. Questa fu la prima stranezza che notai.
  • Il fatto che non potevamo cantare i canti del Cammino (che a me piacevano tanto) nelle Messe parrocchiali, né potevamo cantare i canti della Messa parrocchiale nelle Eucarestie del Cammino.
  • L'ossessione sull'ubbidienza ai cosiddetti "catechisti" e non necessariamente ai sacerdoti e ai vescovi, con la scusa che i cosiddetti "catechisti" ti erano stati dati da Dio e conoscevano bene la tua vita (e perciò ciò che sarebbe stato buono per te) e i vescovi no. Una cosa che io considero pericolosa.
  • La mancanza di zelo per l'altare della Chiesa (come i cantori che deliberatamente sedevano nella sede riservata al sacerdote per suonare gli strumenti al momento della danza-girotondo).
  • Il non utilizzare l'altare della Chiesa, dove Cristo ogni giorno è immolato, con la scusa della nueva estetica, e quindi l'uso di un altro tavolo al centro della chiesa.
  • Il divieto di inginocchiarsi alla consacrazione nelle liturgie neocatecumenali, col pretesto che sarebbero una festa - cioè il significato di tali liturgie sarebbe diverso da quelle a cui normalmente vado.
  • Il divieto di rispondere alla preghiera Eucaristica, col pretesto che quelle celebrate secondo gli iniziatori non lo prevedono (eppure qui in Brasile dovremmo seguire le linee guida della liturgia della Conferenza Episcopale Brasiliana, dal momento che la comunità neocatecumenale dice di essere ubbidiente al vescovo locale...).
  • Il non permettere l'interattività durante le cosiddette "catechesi" (nessuno può fare alcunché, né chiedere, né scrivere, né bere un bicchier d'acqua: solo ascoltare), e per quanto buono potesse essere ciò che veniva detto, si generava un certo autoritarismo da parte dei cosiddetti "catechisti".
  • La confusione sul fatto che coloro che hanno già completato l'intero itinerario catechetico cattolico (dalla Prima Comunione alla Cresima), inclusi gli stessi sacerdoti, devono affrontare l'intero itinerario neocatecumenale a cominciare dalle "catechesi iniziali" come se nulla di ciò che avevano già vissuto fosse valido.
  • L'idea espressa sempre in modo esplicito che il Cammino sarebbe l'unico gruppo (anche se non vuol essere chiamato così) che ti darebbe veramente la fede, che ti farebbe conoscere Cristo, che ti farebbe comprendere la tua storia e conoscere la parola del Signore (anche se quest'ultimo punto non viene detto spesso nelle cosiddette "catechesi", le persone più semplici che vi partecipano così intenderanno e così diranno).
  • Il fatto che nei giorni delle Giornate Mondiali della Gioventù viene data molta più importanza alle attività neocatecumenali che al programma della GMG.
  • Il fatto di non aver mai promosso eventi della parrocchia per iniziativa neocatecumenale (per pietà dei partecipanti abbiamo talvolta collaborato ad alcuni eventi parrocchiali, ma ciò non è incoraggiato dagli iniziatori).
  • L'ossessione di non poter parlare di questioni di fede nelle risonanze e negli annunci, ma solo della propria esperienza personale, sebbene ciò che ci ha toccato non aveva a che fare necessariamente con la vita personale (ci fu ad esempio il caso di un presbitero che interruppe la risonanza di una donna per dirle che lei doveva parlare solo della propria vita).
  • Il fatto di dover mentire riguardo alla raccolta dei soldi (e degli oggetti da vendere per dare qualcosa ai poveri), o inventare bizzarrie con la scusa di racimolare fondi per gli incontri vocazionali. Anche dovendo fare del bene con "la mano destra che non sappia quel che fa la sinistra", mi sono sentita veramente male a dover inventare menzogne per qualcosa che sinceramente vedevo come una forzatura a me stessa.
  • L'importanza data a tante cose, ma senza alcuna menzione dell'importanza della decima alla parrocchia (più in là capirò il perché).
  • Il fatto che non c'era consenso tra gli iniziatori (Carmen stava sempre a rimproverare e criticare Kiko).
  • Il fatto che in alcuni dipinti il volto di Cristo è la faccia di Kiko.
  • Mentre io avevo bisogno di un minuto di raccoglimento dopo la Comunione, nessuno ne avvertiva il bisogno - e nel mio caso mi toccava pure continuare a cantare e suonare.
  • Il fatto che l'Eucarestia con la liturgia domenicale viene celebrata il sabato sera, talvolta anche alle tre del pomeriggio con la scusa che la domenica inizia il sabato pomeriggio.
  • Il nostro impegno in parrocchia (come catechisti parrocchiali e membri del coro parrocchiale) era molto spesso in conflitto con le convivenze e le preparazioni.
Cos'è che mi aveva fatto rimanere nel Cammino

Tutte le cose che mi piacevano, di cui ho detto sopra, e la considerazione che il movimento neocatecumenale era comunque parte della storia della mia intera vita adulta: dopotutto mi sono sposata nel movimento, e nel movimento vi ho battezzato i miei due bambini. In più, il sacerdote che aveva benedetto il nostro matrimonio, ci aveva ammonito diverse volte: "non uscite dal Cammino", per cui avevo paura di abbandonarlo.

Cos'è che mi ha indotta a lasciare il Cammino

Fin dall'epoca in cui eravamo fidanzati, mio marito mi aveva sempre detto che se avesse visto che il Cammino non era fedele alla Chiesa, lo avrebbe lasciato, poiché lui era sempre stato un cattolico praticante, pregava le Lodi, era accolito e aveva sempre partecipato alla vita della parrocchia. Era entrato nel Cammino perché all'epoca avevo detto che avrei sposato qualcuno del Cammino. Ero preoccupata perché in fondo in fondo sapevo che il Cammino conteneva diversi punti dubbi e che un giorno lui se ne sarebbe accorto. Non c'era modo di spiegargli tutto in ogni dettaglio. Ci veniva detto che le tappe del Cammino erano teoricamente prese dal RICA (Rito dell'Iniziazione Cristiana degli Adulti), ma per quanto avessi letto e riletto il RICA vedevo che non hanno niente in comune.

In breve, con l'avanzare nelle tappe del Cammino, ci venivano rivelati segreti, cioè ci venivano chieste cose facendo pressione affinché le facessimo, tutto con la scusa della crescita della nostra fede. Non è una modalità cattolica perché la nostra Chiesa non ci nasconde nulla, e comunque solo Dio conosce la fede di ognuno e non c'è modo di livellare la fede di tutti, per esempio la fede del giovane ricco; in quello specifico caso Gesù vide il suo attaccamento e perciò gli disse di vendere i beni. I cosiddetti "catechisti" arrivavano alla pazzia di dire ad un povero: "ma tu hai questa scarpa, o quel borsellino, vendili". Questo è avvenuto al primo scrutinio, e noi facemmo così come ci fu richiesto. E quando arrivò il secondo scrutinio, iniziarono gli incontri ogni giorno della settimana. Ero preoccupata per quei fratelli di comunità che avevano parenti che non erano in Cammino. Venivamo indotti a dire ai cosiddetti "catechisti" i peccati che erano stati perdonati, compresi quelli che si dicono solo in confessionale, e si parlava perfino della frequenza dell'intimità delle coppie.

Tutto questo portò mio marito a chiedersi come mai dei laici dovevano venire a conoscenza di tanti dettagli delle nostre vite intime, e non c'era motivo per cui non potevamo essere d'accordo con lui. Quindi ci piovve addosso la tegola del dover dare letteralmente il dieci per cento di tutti i nostri averi alla comunità, in nome della comunione dei beni, e di quel 10%, il 10% alla chiesa locale (esempio: se guadagni 1000, devi dare 90 alla comunità e 10 alla chiesa). Questo comporta vari problemi che non possono essere tutti elencati qui. So per certo che qualcuno dei fratelli di comunità leggerà qui e mi considererà una traditrice. Non voglio sentirmi male per ciò. Le domande che tentai di porre furono:
  • perché non dare questo 10% alla chiesa dove facciamo il Cammino, visto che siamo parte della Chiesa?
  • perché il Cammino pensa che dobbiamo aspettare dieci anni prima di sapere per che cosa abbiamo dato la Decima?
  • è davvero necessario per le persone con stipendi più alti, dare, non so, mille dollari nel sacco nero ogni mese?
  • la Chiesa, nel Catechismo, suggerisce di scegliere somme adeguate ai bisogni della Chiesa locale e in accordo con la condizione e la generosità di ciascuno, e non necessariamente "il dieci per cento esatto".
In breve, tutto ciò culminò con una nostra pausa di riflessione, non andammo in comunità per due mesi. Mio marito mi diceva ancora che se avessi voluto andarci potevo farlo. Ma non riuscivo a dormire: piangevo, mi sentivo in colpa. Ho letto tantissimo, ho fatto qualche ricerca, ho parlato con persone che avevano abbandonato il Cammino. Ho letto tante testimonianze di persone che sono uscite dal Cammino, nelle quali finivo per identificarmi sotto tanti aspetti, in italiano, in spagnolo e in inglese. Storie di parrocchie distrutte a causa del Cammino - tantissime. Evidenze che il Cammino non sta più attraendo gente, e che il boom degli anni '70 lo sta costringendo ad adattarsi. Certi blog contro il Cammino sono estremamente violenti ed attaccano perseguitando senza necessità, e perciò certe volte ero tentata di tornare sui miei passi. Ma ho anche trovato tanti ottimi argomenti, specialmente alcuni estratti dai discorsi e dagli scritti degli iniziatori. Un paio di esempi:

* Kiko che si fa beffe della Messa cattolica:
…"Io ricordo le Messe che ascoltavo a Madrid nella Chiesa del Buon Successo. Tutto in latino; stavi lì dieci minuti, suonava un campanello e ci inginocchiavamo per la consacrazione; subito dopo suonava un'altra volta il campanello; poi sette minuti ancora e quello vicino a me si faceva il segno della croce, che voleva dire che la messa era finita. Pensate a quell'epoca in cui non avevamo Parola perché era in latino; non c'era omelia, né orazione dei fedeli, né bacio della pace, né anafora in volgare; il pane in forma di cartanessuno comunicavail calice lo beveva solo il sacerdote, etc.."

Citazione dagli "Orientamenti per le equipe di catechisti" (Appunti presi dai nastri degli incontri avuti da Kiko e Carmen per orientare le equipes di catechisti di Madrid nel febbraio del 1972) da pagina 315… e mai realmente contraddetti da Kiko fino ad oggi.
* Carmen che si fa beffe di Gesù nel Tabernacolo:
"Il pane è per il banchetto, per condurci alla Pasqua. La presenza reale è sempre un mezzo per condurci ad un fine, che é la Pasqua. Non è un assoluto, Gesù Cristo è presente in funzione del Mistero pasquale. Invece da Trento in poi si celebrerà la Messa per consacrare ed avere presente Gesù Cristo e metterlo nel tabernacolo."
"...In molti conventi di monache si dice la messa per riempire il tabernacolo. Abbiamo trasformato l'Eucarestia che era un canto al Cristo glorioso, nel divino prigioniero del tabernacolo..."

(ibid., pagina 329-330)
E ancora: 
"Basta! Come forse ANCHE NOI DOVREMO ANDARE VIA DALLE PARROCCHIE. Andremo ai pagani (…) Come in Giappone che stiamo vivendo nelle case."

Kiko Argüello, Annuncio di Pasqua 2017
Ho riflettuto su queste cose e tutte le altre che già mi avevano destato perplessità, e abbiamo deciso di andare insieme a dire addio alla comunità neocatecumenale, nel corso dei giri di esperienze, parlando di ciò che ci ha indotto ad abbandonare il Cammino ma dicendo di voler rimanere in contatto perché almeno abbiamo imparato ad amarli. È stato molto difficile e ancor oggi non so se sia stata mancanza di carità e se avremmo piuttosto dovuto lasciare senza dir nulla come hanno fatto gli altri che hanno abbandonato.

Cos'è che penso possa ancora funzionare

Nel riflettere sul perché i papi non hanno vietato il Cammino, ricordo quel passo in cui Gesù dice di coloro che non lo seguono: "chi non è contro di voi, è per voi" (Lc 9,50; e anche: "chi non è con me è contro di me", cfr. Lc 11,23). Possono esserci errori e incomprensioni, ma al vedere questi milioni di persone ferventi nella sete di Dio, che dicono di essere cattolici, sembra ci sia qualcosa di buono che perciò non può essere semplicemente sterminato. Sapevo che all'inizio la Chiesa avrebbe voluto formalizzare il Cammino come un'associazione di laici mentre Carmen voleva che fosse una Iniziazione alla Vita Cristiana. Potrei sbagliarmi, ma se il Cammino diventasse un'associazione laicale come Rinnovamento, lo Shalom, ecc., e non avesse tutte quelle tappe ma mantenesse solo l'esperienza delle cose che ho detto che mi sono piaciute, sarebbe stato grande e avrebbe avuto molti meno problemi. Per di più se tutto lo zelo per le liturgie neocatecumenali fosse diretto verso la Messa della domenica in parrocchia, e i canti venissero adattati ai ritmi locali e usati nella Messa, chiunque potrebbe apprezzarli. A me piacciono quelli dello Shalom, e nella Messa della parrocchia canto quelli. In sintesi, penso che il Cammino potrebbe ancora funzionare. Non dico che un giorno vi ritornerò, ma che la gente che vi partecipa con tanto amore e dedizione potrebbe partecipare con più comunione cattolica.


Considerazioni conclusive


Mi sto ancora adattando alla vita senza il Cammino. Agli inizi mi mancava, ma ora invece provo un gran sollievo, perché posso dedicarmi di più alla famiglia e senza il peso di vivere una realtà parallela alla Chiesa. Spero che mi comprendiate, e se ho detto qualcosa che non vi garba perdonatemi. Scrivete nei commenti ciò su cui siete d'accordo o in disaccordo, avrò l'umiltà di rispondere. Vi abbraccio tutti, Dio vi benedica!

(nostra traduzione dal