giovedì 25 gennaio 2024

Ciò che "CHICO ARGUELO" non ha mai detto...

A volte ci si imbatte in informazioni senza volere, per serendipità, ma se ne può fare tesoro per capire meglio l’Argüello delle origini.

Per puro caso ci siamo imbattuti in un libro che di tutto parla tranne che dell’Argüello: è l’autobiografia di un ex appartenente alla congregazione dei Servi della Chiesa di don Dino Torreggiani.
Però un intero capitolo è dedicato ad un certo CHICO ARGUELO, un predicatore che arrivò nel 1967 a predicare durante gli esercizi spirituali che alla fine dell’anno scolastico si tenevano a Ventoso, frazione di Scandiano, in Emilia Romagna.

Il libro si intitola "He Called Me by My Name" ed è scritto da un certo Nadir Martello.
Siccome è protetto da copyright, ne dovremo fare un riassunto, senza riportare frasi intere, ma chi fosse interessato può leggere la versione (non completa) online al link indicato.

A tutti è stato detto che l’Argüello è arrivato in Italia a luglio del 1968.
E INVECE NO.

C’era già stato quasi un anno prima ma, evidentemente, la modalità ristretta e poco ricettiva che incontrò all’interno dei Servi della Chiesa non ebbe fortuna e dovette ripiegare ad altra soluzione più in grande l’anno dopo.
Da questo emerge però che i rapporti con Torreggiani, chissà come mai ad Avila proprio mentre Kiko dava una delle sue primissime (due) catechesi in parrocchia, si erano già intrecciati.

Le informazioni che ha avuto questo Martello sono un po’ parziali, come evidentemente risultavano prima che si “aggiustasse” la biografia dell’Argüello per il grande pubblico.

Lo definiva un “artista e scrittore di canti spirituali”, proprio come lo definì mons.Morcillo, arcivescovo di Madrid dell'epoca, nella lettera inviata al cardinal vicario di Roma, Dell’Acqua.
Doveva aver continuato ad avere sue notizie anche successivamente, perché afferma che aveva formato piccole comunità in Spagna (due all’epoca, per l’appunto) e che poi ne aprì altre in Sud America, dato che nel 1967 non ci pare proprio che il Movimento Neocatecumenale fosse arrivato in Sud America.

Interno del disco dello
"scrittore di canti spirituali" - 1967
Oppure sì? L’Argüello si era già spinto in Sud America, terra con molte connessioni con la Spagna, prima ancora di arrivare in Italia ed ottenere il permesso dalla Santa Sede?
Mah, non lo sapremo mai…

Il sig. Martello conferma che Kiko fu invitato da don Dino Torreggiani che lo incontrò in Spagna, dove i Servi della Chiesa avevano delle case, per parlare con loro agli esercizi spirituali ed, EVENTUALMENTE, FARE LA STESSA COSA IN ITALIA.

Deve allora essere intervenuto qualcosa che ha posto un freno, perché in Italia l’Argüello arrivò ben un anno dopo, a quel che si sa.

Bypassando tutte le vicende di Palomeras tra i baraccati, Martello afferma che le comunità costituite dall’Argüello erano formate da PERSONE DELLA CLASSE MEDIO-ALTA, ALLA RICERCA DI ESPRIMERE IL LORO CREDO “IN TERMINI BIBLICI”.

Cosa voglia dire "esprimere il credo in termini biblici" ci sfugge totalmente, ma quel che non ci sfugge è che l’ARGÜELLO SI PRESENTÒ DICHIARANDO CHE LE SUE COMUNITÀ ERANO COSTITUITE DA PERSONE DI CETO MEDIO-ALTO, COSA CHE POI NEI RACCONTI AUTOBIOGRAFICI PUBBLICI FU TRASFORMATA RADICALMENTE NELLE “ESPERIENZE TRA I POVERI”, CON L’INIZIO DELLA PRIMA “COMUNITÀ” A PALOMERAS ALTAS.
Anche a Zamora, seconda comunità catechizzata (non la prima, la prima fu Cristo Rey, parrocchia dei suoi genitori, dalla quale fu espulso dopo brevissimo tempo e tante polemiche), non ci risulta che ci fossero tanti ricconi della classe medio-alta.
Ma forse all’epoca pensava fosse meglio presentarsi come uno che arriva direttamente a convertire gli altolocati, fu dopo che cambiò.

Dice che il suo programma si chiamava NEO-CATECUMENATO.
Ma questa definizione non fu decisa a Majadahonda nel 1970?

Comunque, il nostro parvenu spagnolo, digiuno di ogni conoscenza e studio biblico teologico, DIEDE UN CORSO BIBLICO DI 3 MESI AD UN GRUPPO SELEZIONATO DI 25-30 PERSONE.

Ma ci rendiamo conto?
Chiunque allora può “dare corsi biblici”, chi se ne frega se ha o non ha studiato alla facoltà di Teologia o in seminario.

Ascoltiamo poi come proseguì l’”istruzione biblica di Chico Arguelo”.

Il gruppo originario fu ulteriormente selezionato e i “fortunati vincitori” CONTINUARONO CON UN’ULTERIORE ISTRUZIONE DI BEN 3 ANNI!

Scopriamo quindi che quando l’Argüello arrivò in Italia nel 1968, data ufficiale da tutti conosciuta, stava già impartendo corsi ed istruzioni bibliche tra i Servi della Chiesa e continuò anche mentre se ne andava nelle baracche del Borghetto Latino e mentre “istruiva” ai Martiri Canadesi e seguito.

Ma l’avranno mai saputo, ai Martiri Canadesi, che NON FURONO I PRIMI ITALIANI AD ESSERE ISTRUITI DALL’ARGÜELLO, avendo egli già iniziato in Emilia-Romagna, da perfetto sconosciuto e senza autorizzazione ecclesiale alcuna?

L’avranno mai saputo che mentre se ne stava bel bello nel Borghetto Latino a fare il povero, contemporaneamente ed anche successivamente si recava in Emilia-Romagna ad “istruire” un GRUPPO SELEZIONATO dei Servi della Chiesa?

Povero Martello, chissà cosa credeva quando afferma che “alla fine dei 3 anni di STUDI BIBLICI un membro fu selezionato per LA GUIDA”.

Guida di cosa? Di un manipolo di meno di 20 alunni che avevano fatto scuola ai suoi STUDI BIBLICI nell’arco di 3 anni?
Sicuramente sarà stata anche quella una “comunità” nella comunità dei Servi della Chiesa.

Ma che faceva questa GUIDA?

A turni formava un altro gruppo ed il nuovo responsabile del nuovo gruppo li GUIDAVA allo stesso modo.

Capito?
Quelli che poi chiameranno responsabili erano all'epoca chiamate GUIDE e quelle che poi chiameranno comunità all'epoca erano chiamati GRUPPI.
Comunque sia però, si STUDIAVA LA DOTTRINA BIBLICA DEL PROF. ARGUELO, laureato si vede all’Università Teologica del Nulla.

Ogni “gruppo” aveva la sua paraliturgia domestica (!!) il giovedì e l’Eucarestia il sabato nella chiesa parrocchiale.

C’era anche chi prestava una chiesa all’Argüello in Italia già nel 1967. Roma un corno.
KIKO ARGÜELLO ARRIVÒ IN ITALIA NEL 1967 
e precisamente in EMILIA ROMAGNA.

Il giovane Martello era impaziente che arrivasse "Chico" e la sua AMICA, "CARMENCITA".

Sì, ho trascritto bene, CARMENCITA E CHICO!!!

Chico Arguelo e l'amica Carmencita
Arrivarono a Venoso a settembre 1967, dove incontrarono tutti i Servi della Chiesa ed il sacerdote Mario Prandi.

Com’era CARMENCITA? Era una donna ben piazzata DALLO SGUARDO SEVERO. Già severo all’epoca. Era già laureata in Teologia. 

Purtroppo né CHICOCARMENCITA parlavano una parola d’italiano, MA LE LORO PERSONALITÀ PARLAVANO PER LORO. Già affascinavano la gente con il fascino dello straniero, perché evidentemente di ciò che dicevano si capiva poco e nulla. Forse c’era anche il rischio concreto che si capisse male, fischi per fiaschi.

Dato il fascino dello straniero dalla lingua incomprensibile, tranne uno o due, tutti andarono d’accordo con loro.

Di solito gli esercizi spirituali li guidava don Mario Prandi, parroco di Fontanaluccia e fondatore delle Congregazione delle Piccole Sorelle del Carmelo, non l’ultimo arrivato, insomma.

Quella volta però furono “istruiti” da quel certo Chico, e Martello pensò che don Mario Prandi si sentisse minacciato per la sottrazione del ruolo. Molto probabilmente invece si fidava poco.

Martello credette che don Mario, essendo un pretemesso da una parte da un laico”, iniziasse a fare rimproveri per gelosia, perché dal secondo giorno di “istruzione arguelliana”, alla presenza di una cinquantina di appartenenti ai Servi della Chiesa, obiettò che il parlare totalmente in spagnolo non aiutava a comprendere.

Aveva forse torto?
Anche don Dino, a Roma, si offrì come traduttore simultaneo. Normale.

Don Mario arrivò addirittura a dire che, dal momento che non si capiva nulla, forse Chico stava perdendo tempo.
Ma siccome quella mattina don Mario era arrivato tardi, il provocatore Chico chiese proprio all’autore del libro in esame che facesse un riassunto di quello che era stato detto nella prima ora.
Volete saperlo? Miracolo! Il ragazzo ripeté tutto, senza omettere una virgola.
Sarebbe interessante sapere se il resoconto del ragazzo era davvero ciò che aveva detto l’Argüello: per ottenere di far fare una figuraccia a don Mario, Chico certamente avrebbe avallato il riassunto, per dimostrare che “parlava le lingue”.
Magari il riassunto era sballato, ascoltato secondo una formazione ecclesiale pregressa, che induceva a prendere per buone certe affermazioni meno comprensibili.

L’istruzione di Chico era una “catechesi” centrata sulla Resurrezione che, come si premura di specificare Martello, non è da confondersi col Catechismo (l’abbiamo sempre pensato anche noi: che c’entrano le catechesi dell’Argüello col Catechismo?). 
La differenza, secondo Martello sta nel fatto che le catechesi di Chico, per “induzione” (che vuol dire?) sono UN’ESPOSIZIONE BIBLICA SULLA REDENZIONE CRISTIANA BASATA SULLA BIBBIA, mentre il Catechismo sarebbe un insieme di brevi domande e risposte. Ma che definizione sarebbe? Chico, lo spagnolo, deve aver passato bene questo strano concetto.

Il perno dell’istruzione trimestrale di Chico era il mistero Pasquale: il nostro autore scrisse tutto quello che usciva dalla bocca del fascinoso spagnolo e “ne fece tesoro”.
Chissà che sforzo, per un italiano, scrivere tutto quello che esce dalla bocca di uno che parla spagnolo!
Speriamo per lui che abbia scritto bene…

Martello gradì molto l’esperienza con Chico nella SETTIMANA degli esercizi spirituali.

Arriva Kiko a predicare
e in meno di un anno i Servi della Chiesa
perdono cinque vocazioni
Capì la forza di una personacarismatica”. Anche se parlava spagnolo, era carismatico, come tutte le persone affette da disturbo istrionico della personalità.
Se non ci affascina quello che dicono, ci affascina la loro personalità carismatica, che induce a credere alle loro parole, anche se pronunciate in una lingua non conosciuta dall’ascoltatore, quindi piuttosto incomprensibili.

Che il fascino risiedesse nel personaggio più che nella predicazione, lo si evince benissimo dal fatto che Martello si riproponeva di predicare NEL MODO in cui aveva sentito predicare l’”Arguelo”, NON COI SUOI CONTENUTI. Perché l’Argüello, con la sua personalità carismatica ed il fascino dello straniero, aveva “messo il fuoco” dentro di lui.

Martello non aveva dubbi sul “COME” lo avrebbe fatto, ribadisce.

È un po’ come quando i catechisti imitano “Chico” negli atteggiamenti e nell’accento spagnolo: stanno riproducendo il “COME”, del contenuto non importa.
Imitano, come si riproponeva anche Martello di imitare Chico.

L’avvento di Chico nei Servi della Chiesa pose molte VOLUTE e TENDENZIOSE domande:
"È necessario vivere in un istituto secolare per essere un vero cristiano – e se sì, perché? Se no, a che serve? Cosa vuol dire essere un prete o un laico? Quelli fuori dalla Chiesa non sono migliori di quelli dentro?"
Risultato?

Alla fine dell’anno 5 membri dei Servi della Chiesa lasciarono l’Istituto.
Li aveva messi in confusione davvero.
E bravo Chico. Congratulaciones.

Martello imputa quell’abbandono al “NUOVO PROCESSO CHE RUPPE LO SCUDO PROTETTIVO DELLA VECCHIA FEDE”. Credeva che ciò non accadesse solo nel suo Istituto, MA NELL’INTERA CHIESA.

Capito cosa passava in lingua spagnola il prof. Chico Arguelo?
Alcuni credettero che LO SCUDO PROTETTIVO DELLA VECCHIA FEDE andasse rotto e credevano che ciò avvenisse nell’intera Chiesa, che non ci fosse chi quello “SCUDO PROTETTIVO DELLA VECCHIA FEDE” lo voleva salvaguardare.

Il povero Martello, frastornato dalla personalità di Chico, afferma che don Dino Torreggiani e don Mario Prandi NON HANNO MAI CAPITO IN COSA CONSISTESSE QUESTO “DOLOROSO” CAMBIAMENTO, O LA RAGIONE DI ESSO.

Meno male, così si comprende che quel “cambiamento doloroso” che voleva “rompere con la vecchia fede”, è stato rifiutato dai due preti presenti, anche dal tanto decantato don Dino Torreggiani, che è poi sparito dalla scena Kikiana per sempre.
Infatti mi chiedevo perché don Dino fosse completamente sparito: l’ho capito adesso, attraverso questo libro.

Sentire predicare a lungo l’Argüello è stato differente che ascoltarlo ad Avila, quando parlava dei poveri, che don Dino amava. In Italia, questo Chico, voleva rompere con la vecchia fede ed apportare CAMBIAMENTI dolorosi. Cosa che don Dino rifiutò, grazie a Dio. Nel 2004 si è iniziato il processo di beatificazione di don Dino Torreggiani, quello che non volle credere a Chico.

C’era anche un altro prete agli esercizi spirituali: don Alberto Altana, che secondo Martello non si espresse perché durante gli esercizi DORMIVA MOLTO a causa di certi medicinali che assumeva.
Avendo esperienza delle catechesi kikiane, tendo a pensare che questo don Altana dormisse perché in primis non le capiva, essendo in spagnolo, ed in secundis perché gli risultavano poco interessanti e molto soporifere. Durante le catechesi, garantisco, c’è un’infinità di persone che dorme.
Molti potranno confermare.

C’era anche un laico, Ugolini.
Anche lui non badava a questo Chico e se ne stava per conto suo a pregare il rosario.
Infatti nel 1973 fu ordinato prete e non lasciò l’Istituto come altri fecero, essendo entrati in confusione dall’ascolto della dottrina kikiana del prof. Chico Arguelo materializzato dal nulla.

Online la biografia di Nadir Martello è scarna.
Si dice soltanto che emigrò in Australia più di 37 anni fa, avendo sposato un’australiana, e che ci vive tutt’oggi. 
Anche lui quindi lasciò l’Istituto, si sposò ed ebbe 3 figli. 
Si dichiara cattolico per nascita, ma molto vicino e simpatizzante alla fede Ortodossa Orientale.

Nella stesura del libro, nemmeno si ricordava o nemmeno sapeva l'esatto nome di Kiko Argüello, per dire che segno ha lasciato colui che lì per lì gli mise "il fuoco dentro".
Per dire anche quanto ne poteva capire o conoscere della lingua spagnola. Chissà che avrà capito delle catechesi kikiane...

C’è riuscito, Chico Arguelo, alla fine, a strappare i cattolici dalla loro fede.
Molti se ne sono andati, c’è chi s’è volto alla Chiesa Ortodossa…
Hanno resistito soltanto quelli della VECCHIA FEDE, che non gli hanno prestato ascolto e che non hanno accettato il NUOVO PROCESSO DI ROTTURA. Tanto che don Dino Torreggiani potrà essere dichiarato BEATO.

giovedì 18 gennaio 2024

A proposito del cosiddetto "catechista" neocatecumenale finito sotto processo...

Un lettore ci segnala una recente notizia su Open Online a proposito del processo in corso ad un cosiddetto "catechista" neocatecumenale che aveva abusato sessualmente di una ragazzina.

Tale giornale, non sappiamo se per ignoranza o per convenienza, evita di dire che il neocatecumenale era (e probabilmente è ancora) un cosiddetto "catechista" del Cammino, e che semplicemente il processo è già in corso da tempo. Sappiamo queste cose perché le aveva già dette un articolo del Messaggero di novembre 2020.

Sempre tale giornale, nel 2022 scriveva che il cosiddetto "catechista" è finito sotto processo; osservammo all'epoca la strana reticenza del presbìtero neocatecumenale a dare più dettagli (la definì bizzarramente una "relazione dai contorni sfocati", nonostante la denuncia specificasse "violenze").

Da tanti anni abbiamo già riportato su questo blog molte testimonianze di come i cosiddetti "catechisti" del Cammino (così come i loro "presbìteri" e altri VIP), anche quando si macchiano di gravi abusi, non vengono mai puniti dai vertici ma solo "sospesi" per qualche breve tempo, e poi "spostati" o mandati "in missione" a fare altri danni. Lo scopo dei vertici della setta neocatecumenale è sia quello di continuare ad avere un soggetto che pur di pararsi il deretano è disposto a fare qualsiasi cosa per la setta (se la setta lo scaricasse, cercherebbe probabilmente di vendicarsi), sia quello di nascondere la polvere sotto il tappeto (minimizzando e banalizzando i fattacci).

Dopotutto, in ogni setta si fa carriera a danno degli innocenti. 

Ricordiamo che in caso di abusi, il voler proteggere, coprire, insabbiare, oltre che un grave danno alla Chiesa Cattolica è un gravissimo rendersene complici davanti agli uomini e davanti a Dio. Il fatto che i media (come i sopracitati giornali) godano nell'infangare la Chiesa con accuse di abusi anche false, non implica che di fronte ad una denuncia non si debba subito procedere a valutare e a prender provvedimenti. Da molti anni, in più occasioni durante gli ultimi pontificati, la questione è stata affrontata dai vertici della Chiesa con tutta la serietà e severità necessarie.

Per rinfrescare la memoria ai lettori distratti suggeriamo la (ri)lettura di qualche articolo:

giovedì 11 gennaio 2024

Le strane origini del Cammino

Già da ventitreenne
Kiko si autorappresentava
con le fattezze del Redentore
Non mi pare onesto fondare un movimento su presunte apparizioni mariane che ne dovrebbero dimostrare l’origine soprannaturale, per poi farlo approvare ufficialmente dalla Chiesa tenendogliele nascoste.

Di fatto, tutti i movimenti spirituali sorti da apparizioni mariane, vere o presunte che siano, come quello salettiano, o medjugorjano, o di Garabandal, non hanno mai nascosto che all’origine della loro esistenza starebbe un fenomeno che essi giudicano di origine soprannaturale, ma, anzi, lo gridano dai tetti.

Perciò, le esperienze soprannaturali che dicono di aver avuto Kiko e Carmen, sembrano servire da pretesto per avvalorare, presso i fedeli, un movimento studiato a tavolino secondo idee soggettive.

Infatti, mentre tra i camminanti sottobanco girava la diceria che il Cammino fosse stato rivelato dalla Madonna a Kiko e Carmen, in veste ufficiale il Cammino si presentava come frutto del Concilio Vaticano II, che, più di averlo ispirato, pare ne abbia ispirato il pretesto.

Stando infatti al sito Wikipedia, Kiko e Carmen si impegnarono nella stesura di una "sintesi kerigmatico catechetica" ispirata al Concilio Vaticano II tra il 1964 e il 1967, ma nel 1964 la maggior parte dei documenti conciliari non era stata ancora approvata e, soprattutto, le riforme conciliari sarebbero arrivate solo anni dopo.

È però vero che il Cammino, fin dagli inizi, ha destato l’interesse di uomini di Chiesa, come il Bugnini che ne ha incoraggiato gli aspetti positivi nel 1974, ma è anche vero che gli incoraggiamenti non riguardavano mai la dottrina che ne sta alla base, ma ssolo una sorta di istinto religioso e di zelo, che la Chiesa sperava di poter indirizzare e ordinare.

E quando il Cammino ha chiesto di essere approvato dalla Chiesa, si è ben guardato dall’accennare alle presunte apparizioni mariane che ne dovevano garantire l’origine "soprannaturale" presso i fedeli.

Sgorbi di Kiko e dove trovarli:
il Crocifisso-Totem col cappello ebraico;
viene evidenziata la "Vergine Maria"

Infatti, se fossero state sottoposte al giudizio della Chiesa, non sarebbero state riconosciute di origine soprannaturale, non fosse altro perché, subito dopo averle ricevute nel nome di Gesù, non si può criticare e ridicolizzare il corpo di Gesù che è la Chiesa, come soprattutto nei primi tempi facevano Kiko e Carmen.

Ma, nonostante il silenzio sulle presunte apparizioni, l’approvazione degli statuti del Cammino non fu semplice, perché per la Chiesa il Cammino era qualcosa di diverso da quello che pensavano i suoi fondatori.

Alla fine, pur di vedere approvati i propri statuti, il Cammino dovette cedere su molte cose, tanto che ne uscì enormemente ridimensionato, cosicché il carisma del Cammino, quello che emerge dagli statuti approvati (e non quello creduto da tanti camminanti), risultò essere del livello di una semplice aggregazione ecclesiale.

È da notare come gli statuti del 2008, a parte due concessioni liturgiche del tutto secondarie (e comunque non incompatibili con quanto già approvato per tutta la Chiesa), in una nota che fa riferimento a una lettera del prefetto della Congregazione del Culto Divino, il Card. Arinze, del 1° dicembre 2005 (contenente le «decisioni del Santo Padre» Benedetto XVI), obbligano il Cammino ad attenersi, riguardo alla Messa, al Messale Romano, cosa che viene regolarmente disattesa ancora oggi.

Successivamente all’approvazione degli statuti del 2008, il Cammino sottopose alla Chiesa il Direttorio delle catechesi di Kiko, un documento che, essendo di carattere dottrinale, doveva essere approvato dall’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, ma l’approvazione non è mai stata data.

"L'uomo-patata",
nella "nueva estetica" di Kiko:
notare gli occhi "fosse nere" e
il "buco nero nella guancia",
distintivi simboli kikiani

Il Direttorio, però, venne presentato al Pontificio Consiglio per i Laici che, non avendo i titoli per poterlo approvare, ha furbescamente consigliato di pubblicarlo, cosa che il Cammino si è ben guardato dal fare.

Fino a un improbabile giudizio positivo della Chiesa sulle apparizioni avute da Kiko, queste non sono da considerarsi autentiche, e perciò neanche il preteso “carisma” che si riconnette ad esse.

In conclusione, non dubito che, se il Cammino si atterrà scrupolosamente al suo vero carisma (che è quello circoscritto negli statuti approvati, che non autorizzano né le eresie, né le ambiguità, né gli svarioni liturgici, né lo strapotere dei cosiddetti "catechisti", né l'idolatria per i propri fondatori) e alle norme degli statuti, e perciò anche al Messale Romano, e se non considererà il Direttorio come ispirato dal Cielo, potrebbe in futuro portare finalmente frutti buoni e duraturi alla Chiesa.

giovedì 4 gennaio 2024

I "MUST" NEOCATECUMENALI DEI MISSIONARI INVIATI DA KIKO

Facce da neocat:
tristezza,
omologazione,
depressione

Durante il tempo di pandemia i più diligenti ed affezionati neocatecumenali si son dati da fare per pubblicare qualsiasi cosa li avesse potuti mettere in evidenza, dato che l’evidenza "in presenza" era impossibile. 

Su youtube, per esempio, si possono ancor oggi reperire incredibili performance, come anche sulle loro pagine facebook, dove mostrano se stessi in eccessi di vanagloria, credendo di mostrare il loro "Cammino": foto a go go, esibizioni canore in quantità industriale, anche individuali per i più narcisisti, altari domestici addobbati non tanto per essere utilizzati quanto per essere mostrati, nella patetica intenzione di apparire obbedienti alle disposizioni kikiane.
Riservatezza: MAI. 
Mostra di sé: SEMPRE.

Ma questi eccessi di protagonismo a volte tornano utili, perché esibiscono lati che forse per loro sarebbe meglio se rimanessero nascosti. 

Ultimamente ci siamo imbattuti in uno di questi video, molto casereccio, in cui si è preteso di “intervistare” una famiglia neocat in missione kikiana a Londra. 
Forse sarebbe stato meglio per loro se non l’avessero fatto, perché oltre a mostrare come tentano di far assurgere quotidianità comuni a tutti ad importanti interventi di Dio con loro, propinano candidamente eresie pure e discrepanze cronologiche, il tutto online. 

Si tratta di un'intervista (originariamente su youtube ma l'account è stato poi opportunamente "terminato") a Nancy e Antonio Milanese della parrocchia di San Giovanni apostolo a Catania, in missione a Londra, dice, da 10 anni. 

Questa coppia con 7 figli è approdata a Londra dopo 2 anni in Camerun. 

Allora iniziamo dalla parte più semplice e meno influente, che potrebbe essere frutto di dimenticanze e disattenzioni, poco ammissibili però quando parlando di se stessi si danno informazioni alle persone di tutto il mondo. In quei casi occorrerebbe precisione e correttezza perché, se i conti non tornano, poi è possibile che qualcuno non creda che siano del tutto vere...

Vediamo quindi la cronologia, ricostruibile da dichiarazioni rilasciate qua e là dalla coppia e dalla loro segnalazione come famiglia missionaria sul sito della loro parrocchia di origine. 

L'intervista è del 2020. Dicono di essere sposati da 25 anni, quindi dal 1995, e da "10 anni" a Londra, dopo aver fatto due anni di "missione" neocatecumenale in Camerun. 
10+2 fa 12, normalmente. 
Dicono però che dopo 15 anni di matrimonio hanno dato la disponibilità a partire per la missione. 
25-15 fa 10, normalmente. 
Stando all'intervista del 2020 hanno dunque dato la disponibilità a partire dal 2010, dieci anni prima.
Quindi prima domanda: Come fanno ad essere in missione da 12 anni? 2 in Camerun e 10 a Londra?
Mah, forse si sono ricordati male… 

Però non è l'unico dato che non torna. 
Dicono di aver dato la disponibilità alla missione dopo 15 anni di matrimonio. Allora nel 2010. 
Però dicono anche di aver ricevuto l’invio da Benedetto XVI nel 2006.
Nota chiarificatrice: in realtà i "missionari" neocat non sono mai stati inviati da un Papa ma dai responsabili del Cammino; cfr. Benedetto XVI il 12 gennaio 2006 che usa verbi in forma impersonale come se non fosse lui a inviare, e a dire che sono stati i kikos a chiedergli l'invio e a ricordare l'importanza della liturgia, e perfino a dire continuate ad annunciare il Vangelo - cioè non è un "invio", ma è solo una continuazione di qualcosa di già fatto), e Francesco il 1° febbraio 2014 che disse chiaramente: "i vostri responsabili vi invieranno").
I kikos mentono quando dicono "ci manda il Papa". Il Papa non li manda in missione nemmeno se loro glielo chiedono.
Dunque i conti non tornano: com'è possibile che nel 2006 vengono "inviati" ma ci mettono quattro anni prima di "dare la disponibilità" ad essere inviati?
Mah!

Ammesse le dimenticanze e le imprecisioni, ma tra 14 e 10 anni c’è una bella differenza in un arco temporale ridotto. Alla partenza per il Camerun, dicono, avevano già 4 figli. 
Sul sito parrocchiale, si dice che solo l’ultimo nato, che oggi ha 7 anni, sarebbe nato in Inghilterra:
"Antonio e Nancy Milanese con 7 figli il cui ultimo nato, Raffaele, ha avuto i natali nella città della Regina..."
Ci chiediamo dove siano nati il penultimo ed il terz’ultimo figlio, dato che dal Camerun sono passati subito all’Inghilterra. 
A Catania forse? 
Son tornati (a spese altrui), per partorire i figli? 
Hanno avuto anni di interruzione tra il Camerun e l’Inghilterra?
Come mai la confusione è su numerosi punti?

Quel che dicono questi "sposi missionari", col tipico stampo neocatecumenale dove sembra che certe occorrenze della vita capitino solo a loro e che "con l’aiuto di Dio" solo loro le possano superare ed accettare. 

La pandemia e il lockdown li abbiamo vissuti tutti, con tutte le difficoltà annesse e connesse, non c’è nulla di speciale. E tutti siamo sopravvissuti. Tutti li abbiamo in qualche modo accettati, tutti li abbiamo superati, in mezzo a disagi e difficoltà di tutti i tipi. Perché allora questa coppia viene intervistata e le viene specificamente chiesto “come ha vissuto il lockdown”, visto che non è una loro prerogativa personale? 
Ah, erano in 9…
Mah… Propaganda fatta un po' troppo frettolosamente? 

Peggio per loro, perché questa propaganda non fa loro molto onore. 

L’intervista rivela subito uno dei MUST del Movimento Neocatecumenale:
“Sono una coppia con le sue divergenze e i suoi litigi, ma loro sono stati tenuti insieme da Gesù Cristo.”
Maddai… 

Quante coppie al mondo non si separano e vivono la loro quotidianità con disaccordi, litigi e riappacificazioni? 
Tantissime: tutte quelle che non si separano.
Se quei kikos vivono non in santità, ma con i litigi di tutti, in cosa si differenziano dagli altri che non si separano?

Loro, che “dovevano essere buttati nella spazzatura”, sono invece stati tenuti insieme da Gesù Cristo.
Può darsi, ma allora ci devono spiegare come e in che cosa, dato appunto che molte coppie, nessuna "del Mulino Bianco", riescono a stare insieme. 

Dove, quindi, la differenza? 
Possibile che tutte le coppie neocatecumenali siano destinate a separazione certa, ma restano insieme solo "per opera di Dio" che avverrebbe esclusivamente perché "fanno il Cammino"?
Non vedo alcuna differenza con tante coppie “normali” e non neocatecumenali.

Altro MUST neocatecumenale: il partire "in missione" da veri dilettanti allo sbaraglio: non conoscevano la lingua! Che è l’inglese…
Oggi un po’ di inglese lo conoscono tutti, anche se hanno fatto solo le scuole medie. 
Non è mica il giapponese… Ma loro no, in qualità di neocatecumenali devono proprio partire come "dilettanti allo sbaraglio".

Nell'intervista a dei neocatekikos ovviamente non può mancare qualche SPARATA ERETICA: ringraziano Dio che li ha messi all’interno di UNA chiesa. Lo ripetono più volte: UNA chiesa. 
Non LA Chiesa. 
Una Chiesa” vuol dire tante cose, soprattutto la non identificazione con LA Chiesa, che non è “una” tra le tante. 
Ma è l’UNICA: LA CHIESA. Non “una” Chiesa. 

Introducono così quello che vanno a portare come missionari neocatecumenali per il mondo, quello in cui LORO credono. LE LORO ERESIE. 

Il marito, forse senza nemmeno rendersene conto, tenta una similitudine tra se stesso e Gesù Cristo. Eh sì, perché:
Gesù Cristo era un uomo, con le sue paure, che piangeva, che soffriva… Un uomo... Ma che CON L’AIUTO DI DIO E DELLO SPIRITO SANTO E’ RIUSCITO AD ELEVARE LA SUA NATURA UMANA A QUALCOSA DI DIVERSO.” 

Sul serio: questi sarebbero non solo "cristiani" dalla "fede adulta" ma addirittura "missionari"? Mah!

E quindi continua:
E questo SENTIRMI UOMO COME GESÙ CRISTO, VEDERE LUI CHE È RIUSCITO, questo ci ha aiutati, perché ogni giorno cadiamo, ogni giorno abbiamo i nostri peccati, le nostre tentazioni, i problemi coi figli, ne abbiamo 7 e 4 in cielo.” 
Ma ci rendiamo conto di cosa portano queste persone? 

Il cattolicesimo? 

Cristo era un uomo che "È RIUSCITO AD ELEVARE LA SUA NATURA UMANA…"

Per loro Gesù NON E’ DIO. 
NON E’ DIO!!

Per loro Gesù sarebbe stato solo un semplice uomo che, CON L’AIUTO DI DIO E DELLO SPIRITO SANTO, ha "elevato" la sua natura umana. 
Come fanno i santi, semplici uomini. 

Padre, FIGLIO e Spirito Santo. 
Per loro c’è il FIGLIO, Gesù, che aiutato da altri”, cioè il Padre e lo Spirito Santo, È RIUSCITO ad elevare la sua natura… 

Dov’è la NATURA DIVINA di Gesù nelle parole di questo “missionario” neocatecumenale? 

Ma, come se non bastasse, ne spara un’altra ancora più grossa, a conferma che ciò che ha detto prima è proprio quello che crede: LUI SI SENTE UOMO COME GESÙ CRISTO E, QUEL VEDERE CHE LUI E’ RIUSCITO (!!!!), lo ha aiutato, perché tutti i giorni "si cade e si pecca" (come... come Gesù Cristo? secondo la loro mentalità).

E’ come dire: “Se c’è riuscito Lui, Gesù, con lo stesso aiuto che Dio ha dato a Lui ci riuscirò anch’io!” 
Sì perché ogni giorno cadiamo, ogni giorno abbiamo i nostri peccati… 

Infatti, poi aggiunge: 
L’UNICA COSA CHE CI FA FIGLI DI DIO È AVERE QUESTA SOMIGLIANZA CON GESU’ CRISTO”!!!
Non ci fa figli di Dio il SACRAMENTO del Battesimo, ma la somiglianza con Gesù! 
Eccerto, allora ci vuole l’aiuto di Dio! 

Peccato però che GESÙ NON AVESSE PECCATI, come insinua questo signor missionario dei miei stivali.
Gesù era il MESSIA, l’AGNELLO SENZA MACCHIA
Non era un uomo e basta come questo signore. Non aveva peccato. Non è mai caduto. 
GESÙ ERA ED È DIO
Oltre che umana, ha natura divina.
Al sentir dire pubblicamente queste palesissime eresie, ho rabbrividito. E deve aver rabbrividito anche qualcun altro, visto che mentre questa pagina blog è stata pianificata per la pubblicazione, il video è "molto opportunamente" sparito da Youtube.
L'intervistatrice poi pone loro due domande e nelle loro risposte emergono le solite cavolate neocatecumenali, prestampate:
I figli fanno la loro missione a scuola e sono contentissimi” 
Ma poi dicono che hanno avuto ribellioni e crisi e loro, per aiutarli, oltre che con la preghiera, li hanno COSTRETTI alle Lodi domenicali. Il toccasana…
Qui a Londra è una società difficile” 
Più che altrove? Poverini, per loro sempre cose difficili… 
Addirittura nelle scuole parlano di sesso e masturbazione!
Allora fanno proprio come fa il Movimento Neocatecumenale, che non fa altro che parlare si sesso e masturbazione. 
Ho avuto diverse volte schifo nel sentire dentro la mia ex comunità persone adulte che parlavano del loro autoerotismo o di questioni intime di sesso all’interno della coppia. 
Schifo davvero. Si perde il senso della decenza e del limite.
E solo perché Kiko e Carmen, fondatori del Cammino, per tutta una vita indulgevano a scabrosi discorsetti a tema sessuale.

Ad un certo punto all'intervistatrice le scappa di parlar chiaro per un attimo:
Com’è stato PORTARE IL CAMMINO NEOCATECUMENALE a Londra?” 
Chiaro cosa portano i sedicenti "missionari" neocatecumenali?
Non il cristianesimo, il cattolicesimo, la Chiesa. No. 
Loro PORTANO IL CAMMINO NEOCATECUMENALE. 
Loro portano “UNA” Chiesa. 

Non ne dubitavamo. 
E’ da mo’ che lo diciamo… 

Naturalmente la coppiettina non corregge. Per loro è naturale portare “il Cammino Neocatecumenale”, manco ci pensano alla Chiesa. 

Nella risposta emerge un altro MUST neocatecumenale:
Noi veniamo invitati dai vescovi per aiutare nella pastorale della parrocchia dove c’è di bisogno.”
E dov’è che c’è bisogno?
Nella parrocchia dove siamo arrivati già c’erano 3 comunità da 15 anni. Noi continuiamo il lavoro che qualche altro ha iniziato. Poi operare l’ecumenismo e cercare sempre un punto di comunione con gli altri cristiani. Quello che facciamo è rispettare.” 
Quello che fanno è RISPETTARE. 
Mica portare il cattolicesimo.
Quello che fanno è AIUTARE ALTRE COMUNITÀ.
Mica aiutare i cattolici.
Quello che fanno è OPERARE L'ECUMENISMO.
Ma sentiteli:
Lo spirito è quello di annunciare Gesù Cristo e basta. Soprattutto con la nostra vita, se poi c’è tempo, come diceva San Francesco, parlate pure.” 
Attenzione, quando dicono "annunciare Gesù Cristo" stanno parlando di ciò che per loro era un peccatore che "con l'aiuto di Dio" si è elevato bla bla bla.
 
Evidentemente questi non fanno neppure catechesi. Se le avessero fatte, l’avrebbero detto.
Hanno quindi solo cambiato comunità, da Catania a Londra. 
Stanno in una parrocchia dove in 15 anni sono nate solo 3 comunità e vorrei vedere quanto numerose.

Eppure, gli stessi neocatecumenali, proprio parlando di Benedetto XVI nel 2006, affermano che questi "missionari" dovrebbero andare nelle aree scristianizzate, e quindi non comodamente a far da supporto in parrocchie già pronte e neocatecumenalizzate, come quando nelle comunità ormai composte da tutti giovani figli mettono a supporto i "responsabili in appoggio" presi dalle comunità più anziane:
"...la famiglia riceve il mandato di evangelizzare aree scristianizzate o pagane, con la missione di fare presente una comunità cristiana che sia “perfettamente una cosa sola, perché il mondo creda”...
Hanno intervistato i "missionari" che NON portano all’estero (avendocelo già trovato pronto) il MOVIMENTO NEOCATECUMENALE, come uno sputo nell’oceano. In totale: tre gatti + due. 

Dov’è la loro importanza? 

Poi arriva pure il MUST della precarietà.
A loro non è mancato nulla, pur non lavorando il marito durante il lockdown. Come molti. 
Hanno potuto mangiare tutti i giorni. Nella costosa Londra.

Però, alla fine di settembre, "scenderanno a Catania". (A proposito: perché? non erano "in missione"? la "missione" prevede delle vacanze-premio? per i soli genitori o anche per i 7 figli?) Evidentemente sono così precari da pagarsi anche i viaggi (non solo aereo).
Coi soldi di chi? 
Molto probabilmente dei fratellini siciliani che pagano le spese di un’intera famiglia solo perché diffonda il neocatecumenalesimo cambiando semplicemente parrocchia. 

Eccoli, senza vergogna, i missionari neocatecumenali.