domenica 29 giugno 2008

La funzione dei sacerdoti nella Chiesa

Mi sembra sia arrivato il momento di riprendere il nostro confronto - dialogo...
Rimando chi volesse continuare a dare i suoi contributi sulla eucaristia e sulla Catechesi ti tornare sulle relative pagine, delle quali è in preparazione una sintesi.

Quanto alle questioni sul tappeto non risolte dal nuovo statuto, mi sembra che esso non abbia eliminato la preoccupazione maggiore che è per i Sacerdoti formati secondo l'iter del Cammino in Seminari che dovrebbero essere ricondotti sotto la diretta supervisione del Santo Padre, dai quali vengano tenute lontane ogni deriva modernista e ogni suggestione sincretista... Soprattutto sottraendo i sacerdoti stessi all'influenza davvero pesante di catechisti-ripetitori acritici degli insegnamenti dei fondatori e non veri 'formatori' e sottraendoli anche al martellamento psicologico delle convivenze periodiche, dalle quali ogni adepto torna regolarmente 'fuso' sulla base della visione antropologica, pseudo-teologica, con psicologismi e tecniche varie, sempre più affinate nel tempo, da parte sia degli iniziatori che dei responsabili...

Penso non sia inutile sottolineare che, se un carìsma è autentico, l'efficacia dei risultati non sta nelle 'tecniche' più o meno valide (anche quando sono lecite e accettabili secondo i criteri dati dalla dignità della persona), ma nell'Azione dello Spirito Santo...

Ricordiamo che il card Rylko, a voce, nella consegna degli statuti ricordava tre punti, uno dei quali era il rispetto del ruolo dei sacerdoti, ma il nuovo statuto sembra lasciare immutata la vecchia prassi...

Estratto da: CEI - Lettera ai Laici 27.3.2005

Il Signore Gesù è presente nella sua Chiesa, che ne è come il sacramento, segno visibile e rivelatore. In quanto tale – ci ricorda il Concilio Vaticano II – «la Chiesa prega e insieme lavora perché la pienezza del mondo intero sia trasformata in popolo di Dio, in corpo del Signore e in tempio dello Spirito Santo». Ci ricorda pertanto la prima lettera di Pietro: «Stringendovi a lui [il Signore], pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impegnati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo» (1Pt 2,4-5)
Per realizzare tale grandioso progetto, Cristo ha fatto del nuovo popolo di Dio “un regno di sacerdoti”: ha rivestito di “sacerdozio ministeriale” i pastori, ai quali ha affidato il compito di formare e dirigere tale popolo, e ha partecipato il “sacerdozio regale”, o comune, a tutti i battezzati, affinché esercitino il culto spirituale e operino per la salvezza degli uomini. «Sono elementi propri dell’originaria struttura inalienabile della Chiesa l’apostolo e la comunità dei fedeli, che si corrispondono tra loro in mutua connessione sotto il Cristo capo e l’influsso del suo Spirito».
Si può dire pertanto che il sacerdozio ordinato dei pastori è finalizzato a far emergere e rendere operante il sacerdozio regale di tutti i fedeli; e il sacerdozio regale dei fedeli sussiste ed è autentico in quanto è congiunto al sacerdozio gerarchico, la cui pienezza risiede nel Vescovo «dispensatore della grazia del supremo sacerdozio». «Mancando la presenza e l’azione di quel ministero che si riceve mediante l’imposizione delle mani e con la preghiera, la Chiesa non può avere la piena certezza della propria fedeltà e della propria continuità visibile».
La distinzione di grado e di funzione, quindi, non significa che nella Chiesa vi sia una zona riservata all’opera dei pastori e una riservata all’opera dei laici. L’azione pastorale è affidata alla Chiesa particolare; «ad essa, nella comunione dei suoi membri sotto la guida del Vescovo, è dato il mandato di annunciare il Vangelo», con compiti e responsabilità distinte e complementari per pastori e laici. Così pure l’azione pastorale nell’ambito secolare è altrettanto condivisa fra tutti i membri della Chiesa, anche se questa è ambito peculiare dei laici.

E, ancora, la visione delle Chiesa in questo estratto da: Giovanni Paolo II (Plenaria della Congregazione per il Clero, 15 ottobre 1998)

Il presbitero è anzitutto guida del popolo a lui affidato. La struttura della Chiesa trascende sia il modello democratico che quello autocratico, perché si fonda sull'invio del Figlio da parte del Padre e sul conferimento della missione attraverso il dono dello Spirito Santo ai Dodici e ai loro successori (cfr. Gv 20, 21). , questo l'insegnamento già presente in Presbyterorum Ordinis, là dove il Decreto conciliare tratta "dell'autorità con cui Cristo fa crescere, santifica e governa il suo popolo" (cfr. 2). E questa un'Autorità che non ha origine dal basso e che non può, quindi, essere autonomamente definita nella sua estensione ed esercizio da nessun consesso di base.
Il presbitero è, poi, in unione con il suo Vescovo maestro della Parola. Ne è maestro, essendone prima servo (cfr. PO 4). Tutti i fedeli, in forza dei sacramenti dell'iniziazione cristiana, sono chiamati ad evangelizzare, secondo il proprio stato di vita, ma il ministro ordinato compie tale missione con un’autorevolezza e una grazia che gli pervengono non dalla pur necessaria scienza e competenza, ma dall'ordinazione (cfr. PDV 35).
Il presbitero è, infine, ministro dei sacramenti. Infatti non si può dare autentica evangelizzazione che non tenda a sfociare nella celebrazione dei sacramenti. Non può, dunque, esserci evangelizzazione che non sia orientata verso tale celebrazione (cfr. PO 5).

Dal Discorso di Giovanni Paolo II ai Sacerdoti delle comunità neocatecumenali il 9.12.1985

Gli obiettivi che si propongono le vostre Comunità neocatecumenali corrispondono certamente ad uno degli interrogativi più angosciosi dei pastori di anime di oggi, specialmente nei grandi agglomerati urbani. Voi intendete raggiungere la massa di battezzati adulti, ma poco istruiti nella fede, per condurli, attraverso un cammino spirituale, a riscoprire le radici battesimali della loro esistenza cristiana e per renderli sempre più consapevoli dei loro doveri. In questo cammino l'opera dei sacerdoti rimane fondamentale. Di qui la necessità che sia ben chiara la posizione che a voi spetta come guide delle Comunità, affinché la vostra azione sia in sintonia con le reali esigenze della pastorale.
La prima esigenza che vi s'impone è di sapere mantener fede, all'interno delle Comunità, alla vostra identità sacerdotale. In virtù della sacra Ordinazione, voi siete stati segnati con uno speciale carattere che vi configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in suo nome (cfr. Presbyterorum Ordinis, 2). Il ministro sacro quindi dovrà essere accolto non solo come fratello che condivide il cammino della Comunità stessa, ma soprattutto come colui che, agendo "in persona Christi", porta in sé la responsabilità insostituibile di Maestro, Santificatore e Guida delle anime, responsabilità a cui non può in nessun modo rinunciare. I laici devono potere cogliere queste realtà dal comportamento responsabile che voi mantenete. Sarebbe un'illusione credere di servire il Vangelo, diluendo il vostro carisma in un falso senso di umiltà o in una malintesa manifestazione di fraternità. Ripeterò quanto già ebbi occasione di dire agli Assistenti Ecclesiastici delle Associazioni Internazionali Cattoliche: "Non lasciatevi ingannare! La Chiesa vi vuole sacerdoti, e i laici che incontrate vi vogliono sacerdoti e niente altro che sacerdoti. La confusione dei carismi impoverisce la Chiesa, non la arricchisce" (Discorso del 13 settembre 1979, n. 4: Insegnamenti 1112 (1979], p. 1391).

sabato 28 giugno 2008

Risposta di Mons. Fellay

Trascrizione della registrazione dell'Intervista da Mons Fellay al Giornale Radio della RTSI di oggi 28 giugno, delle 12:30
http://real.xobix.ch/ramgen/rsi/rg/2008/rg_12_06282008.rm

Venti anni fa, per la precisione il 30 giugno 1988 si consumava lo scisma di Econe, con l’ordinazione di quattro vescovi senza mandato pontificio da parte di Monignor Lefebvre. Gino Driussi si è recato nel centro tradizionalista vallesano per fare il punto della situazione con il Superiore Generale della Fraternità San Pio X, il vescovo svizzero Bernard Fellay. Sentiamo:

Domanda: Mons. Fellay: in seguito all’incontro da Lei avuto lo scorso 4 giugno con il cardinale Dario Castrillon Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, Roma ha posto cinque condizioni per consentire il rientro della Fraternità sacerdotale San Pio X nella piena comunione con il Papa. Il termine scade in questi giorni, a vent’anni esatti dalla consacrazione dei quattro vescovi, tra cui Lei stesso, da parte di Monsignor Marcel Lefebvre qui a Econe senza il mandato del Papa - un atto considerato scismatico da Roma e che ha comportato delle scomuniche. Lei, venerdì, in occasione delle Ordinazioni diaconali e sacerdotali qui a Econe, ha annunciato che voi non accettate l’ultimatum e le condizioni poste da Roma: ci può dire per quali motivi?
Fellay: Forse è falso dire così direttamente che rigetto, che faccio un rifiuto totale…; non è vero. Piuttosto, vedo in questo ultimatum una cosa molto vaga, confusa, ma..di fatto ho già fatto una risposta, e vedremo come Roma va a reagire.

Domanda: Comunque, credo di capire che la risposta sia piuttosto negativa. Ma: non pensa che questa era forse l’ultima favorevole occasione per riconciliarvi con la Chiesa di Roma, accettando la mano tesa del Papa e delle istanze vaticane… In fondo, nei suoi tre anni di pontificato, Benedetto XVI ha spesso preso delle posizioni che sono piaciute ai cattolici tradizionalisti.. Inoltre, quasi tre anni fa, ha accettato di riceverla.. e, un anno fa, c’è stata la liberalizzazione della Messa tridentina -che è sempre stato un vostro ‘cavallo di battaglia’- , senza contare i numerosi incontri avuti da Lei avuti dal 2000 con il Cardinale Castrillon Hoyos. Allora, si potrebbe quasi dire, “Che cosa volete di più?”
Fellay: Per me, questo ultimatum non ha senso: perchè abbiamo relazioni con Roma, che si sviluppano a un certo ritmo -che, è vero, è lento- …E’ vero d’altra parte che, tanto il Cardinale come il Santo Padre, vorrebbero un ritmo piuttosto accelerato.. Per me, l’unico senso di questo ultimatum , è l’espressione di questo desiderio di Roma di dare un pò di più di fretta… Quindi, per me, non è una rimessa in questione di tutte le nostre relazioni…

Domanda: Quindi voi sperate di proseguire il dialogo, allora?
Fellay: Sì sì. E’ possibile che adesso ci sia un tempo più …di freddo, ma.. francamente, per me, non è terminato.. no.

Domanda: Mons. Fellay, lei ha detto anche che c’è però il rischio che Roma “perda la pazienza”, e quindi a questo punto non ci sarebbe più niente da fare.. Non pensa che, in questo caso, il futuro della vostra Fraternità è a rischio -il rischio cioè che resti una piccola chiesa, sempre più emarginata, poco frequentata anche dai fedeli tradizionalisti -che magari non comprendono perchè la Fraternità non si accordi con Roma e ne resti separata, soprattutto adesso che è stata liberalizzata la Messa di San Pio V .
Fellay: Ciò che vediamo fino ad adesso, è il contrario: significa che più e più gente si avvicina a noi… Perciò -ripetiamo- , non vogliamo fare rottura con la Chiesa; al contrario: ciò che desideriamo di più noi, è di essere pienamente accettati nella Chiesa. E’ vero che è ciò che desideriamo anche per il bene della Chiesa: perchè si vede che nella Chiesa c’è un problema, un problema gravissimo… e noi pensiamo che la soluzione l’abbiamo… e che non è un fatto che noi siamo ‘inventori’, no: siamo soltanto seguaci di ciò che la Chiesa ha sempre fatto, e che ha funzionato nel passato.. E’ tutto qua.

mercoledì 25 giugno 2008

Il vaticano ai lefevbriani

Fonte Petrus:

Ai seguaci di Monsignor Marcel Lefebvre che si apprestano a rientrare nella Chiesa Cattolica, con l'accettazione del Concilio e della validita' della nuova Messa, condizioni generali previe, la Santa Sede domanda anche di non attaccare la persona del Papa. E' quanto emerge da una lettera in lingua francese indirizzata dal card. Dario Castrillon Hoyos, presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei al vescovo Bernard Fellay, a seguito del colloqio dello scorso 4 giugno. Ne da' notizia sul suo blog il vaticanista Andrea Tornielli. Le ''condizioni'' sono articolate in cinque punti: ''L'impegno a una risposta proporzionata alla generosita' del Papa; l'impegno ad evitare ogni intervento pubblico che non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere negativo per la carita' ecclesiale; l'impegno a evitare la pretesa di un magistero superiore al Santo Padre e di non proporre la Fraternita' in contrapposizione alla Chiesa; l''impegno a dimostrare la volonta' di agire onestamente nella piena carita' ecclesiale e nel rispetto dell'autorita' del Vicario di Cristo; l'impegno a rispettare la data - fissata alla fine del mese di giugno - per rispondere positivamente''. ''Questa - precisa la lettera pubblicata da Tornielli - sara' una condizione richiesta e necessaria come preparazione immediata all'adesione per avere la piena comunione''.

Piange il cuore vedere una condizione ultimativa di questo genere proprio in questo momento.

TACEREMO su tutto, fino al 28 p.v., giorno in cui scade l'ultimatum, ma lo faremo PREGANDO con tutte le nostre forze perché "portae inferi non praevalebunt"

La Santa Messa è come la descrive il Papa! Dono, non nostra proprietà!

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Sala dei Foconi del Palazzo Apostolico Vaticano
Domenica, 22 giugno 2008



Signori cardinali,
Eccellenze,
Cari fratelli e sorelle,

Mentre siete riuniti per il quarantanovesimo Congresso eucaristico internazionale, sono lieto di raggiungervi attraverso la televisione e di unirmi così alla vostra preghiera. Desidero prima di tutto salutare il signor cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec, e il signor cardinale Josef Tomko, inviato speciale per il Congresso, e tutti i cardinali e i vescovi presenti. Rivolgo altresì i miei saluti cordiali alle personalità della società civile che hanno tenuto a prendere parte alla liturgia. Il mio pensiero affettuoso va ai sacerdoti, ai diacono e a tutti i fedeli presenti, come pure a tutti i cattolici del Québec, dell'intero Canada e degli altri continenti. Non dimentico che il vostro Paese celebra quest'anno il quattrocentesimo anniversario della sua fondazione. È un'occasione perché ognuno ricordi i valori che hanno animato i pionieri e i missionari nel vostro Paese.

"L'Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo", questo è il tema scelto per questo nuovo Congresso eucaristico internazionale. L'Eucaristia è il nostro tesoro più bello. È il sacramento per eccellenza; essa ci introduce maggiormente nella vita eterna, contiene tutti i misteri della nostra salvezza, è la fonte e il culmine dell'azione e della vita della Chiesa, come ricorda il Concilio Vaticano II (Sacrosanctum Concilium, n. 8). È dunque particolarmente importante che i pastori e i fedeli s'impegnino costantemente ad approfondire questo grande sacramento. Ognuno potrà così consolidare la propria fede e compiere sempre meglio la propria missione nella Chiesa e nel mondo, ricordandosi che vi è una fecondità dell'Eucaristia nella sua vita personale, nella vita della Chiesa e del mondo. Lo Spirito di verità testimonia nei vostri cuori; testimoniate, anche voi, Cristo dinanzi agli uomini, come dice l'antifona dell'alleluia di questa messa. La partecipazione all'Eucaristia non allontana dunque dai nostri contemporanei, al contrario, poiché essa è l'espressione per eccellenza dell'amore di Dio, ci invita a impegnarci con tutti i nostri fratelli per affrontare le sfide presenti e per fare della terra un luogo in cui si vive bene. Per questo dobbiamo lottare incessantemente affinché ogni persona sia rispettata dal suo concepimento fino alla sua morte naturale, le nostre società ricche accolgano i più poveri e riconferiscano loro tutta la loro dignità, ogni persona possa alimentarsi e far vivere la propria famiglia e la pace e la giustizia risplendano in tutti i continenti. Queste sono le sfide che devono mobilitare tutti i nostri contemporanei e per le quali i cristiani devono attingere la loro forza dal mistero eucaristico.

"Il mistero della fede": è questo che proclamiamo in ogni messa. Desidero che tutti si impegnino a studiare questo grande mistero, specialmente rivisitando ed esplorando, individualmente e in gruppo, il testo del Concilio sulla Liturgia, la Sacrosanctum Concilium, al fine di testimoniare con coraggio il mistero. In questo modo, ciascuna persona giungerà a capire meglio il significato di ogni aspetto dell'Eucaristia, comprendendone la profondità e vivendola con maggiore intensità. Ogni frase, ogni gesto ha un proprio significato e nasconde un mistero. Auspico sinceramente che questo Congresso serva da appello a tutti i fedeli affinché si impegnino allo stesso modo per un rinnovamento della catechesi eucaristica, di modo che acquisiscano essi stessi un'autentica consapevolezza eucaristica e a loro volta insegnino ai bambini e ai giovani a riconoscere il mistero centrale della fede e costruiscano la loro vita intorno a esso. Esorto specialmente i sacerdoti a rendere il dovuto onore al rito eucaristico e chiedo a tutti i fedeli di rispettare il ruolo di ogni individuo, sia sacerdote sia laico, nell'azione eucaristica. La liturgia non appartiene a noi: è il tesoro della Chiesa.

La ricezione dell'Eucaristia, l'adorazione del Santissimo Sacramento - con ciò intendiamo approfondire la nostra comunione, prepararci a essa e prolungarla - significa consentire a noi stessi di entrare in comunione con Cristo, e attraverso di lui con tutta la Trinità, per diventare ciò che riceviamo e per vivere in comunione con la Chiesa. È ricevendo il Corpo di Cristo che riceviamo la forza "dell'unità con Dio e con gli altri" (cfr san Cirillo d'Alessandria, In Ioannis Evangelium, 11, 11; cfr. sant'Agostino, Sermo 577). Non dobbiamo mai dimenticare che la Chiesa è costruita intorno a Cristo e che, come hanno detto sant'Agostino, san Tommaso d'Aquino e sant'Alberto Magno, seguendo san Paolo (cfr 1 Cor, 10, 17), l'Eucaristia è il sacramento dell'unità della Chiesa perché tutti noi formiamo un solo corpo di cui il Signore è il capo. Dobbiamo ritornare continuamente indietro all'ultima cena del giovedì santo, dove abbiamo ricevuto un pegno del mistero della nostra redenzione sulla croce. L'ultima cena è il luogo della Chiesa nascente, il grembo che contiene la Chiesa di ogni tempo. Nell'Eucaristia il sacrificio di Cristo viene costantemente rinnovato, la Pentecoste viene costantemente rinnovata. Possiate tutti voi diventare sempre più consapevoli dell'importanza dell'Eucaristia domenicale, perché la domenica, il primo giorno della settimana, è il giorno in cui onoriamo Cristo, il giorno in cui riceviamo la forza per vivere quotidianamente il dono di Dio!
Desidero anche invitare i pastori e i fedeli a un'attenzione rinnovata per la loro preparazione alla ricezione dell'Eucaristia. Nonostante la nostra debolezza e il nostro peccato, Cristo vuole dimorare in noi. Per questo, dobbiamo fare tutto il possibile per riceverlo in un cuore puro, ritrovando costantemente, mediante il sacramento del perdono, quella purezza che il peccato ha macchiato, "armonizzando la nostra anima con la nostra voce", secondo l'invito del Concilio (cfr Sacrosanctum Concilium, n. 11). Di fatto, il peccato, soprattutto quello grave, si oppone all'azione della grazia eucaristica in noi. D'altro canto, coloro che non possono comunicarsi per la loro situazione troveranno comunque in una comunione di desiderio e nella partecipazione all'Eucaristia una forza e un'efficacia salvatrice.

L'Eucaristia ha un posto molto speciale nella vita dei santi. Rendiamo grazie a Dio per la storia di santità del Québec e del Canada, che ha contribuito alla vita missionaria della Chiesa. Il vostro paese onora in modo particolare i suoi martiri canadesi, Jean de Brébeuf, Isaac Jogues e i loro compagni, che hanno saputo donare la propria vita per Cristo, unendosi così al suo sacrificio sulla Croce. Appartengono alla generazione degli uomini e delle donne che hanno fondato e sviluppato la Chiesa in Canada, con Marguerite Bourgeoys, Marguerite d'Younville, Marie de l'Incarnation, Marie-Catherine de Saint-Augustin, monsignor François de Laval, fondatore della prima diocesi in America del Nord, Dina Bélanger e Kateri Tekakwitha. Imparate da loro, e come loro, siate senza paura; Dio vi accompagna e vi protegge; fate di ogni giorno un'offerta alla gloria di Dio Padre e prendete parte alla costruzione del mondo, ricordandovi con orgoglio della vostra eredità religiosa e del suo irradiamento sociale e culturale, e preoccupandovi di diffondere attorno a voi i valori morali e spirituali che giungono a noi dal Signore.

L'Eucaristia non è solo un pasto fra amici. È mistero di alleanza. "Le preghiere e i riti del sacrificio eucaristico fanno continuamente rivivere davanti agli occhi della nostra anima, nel corso del ciclo liturgico, tutta la storia della salvezza, e ci fanno penetrare sempre più il suo significato" (Santa Thérèse-Bénédicte de la Croix, [Edith Stein], Wege zur inneren Stille, Aschaffenburg, 1987, p. 67). Siamo chiamati a entrare in questo mistero di alleanza conformando ogni giorno di più la nostra vita al dono ricevuto nell'Eucaristia. Questa ha un carattere sacro, come ricorda il Concilio Vaticano ii: "ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado" (Sacrosanctum Concilium, n. 7). In un certo senso, essa è "liturgia celeste", anticipazione del banchetto nel Regno eterno, annunciando la morte e la resurrezione di Cristo, "finché Egli venga" (1 Cor, 11, 26).

Affinché il popolo di Dio non manchi mai di ministri per donargli il Corpo di Cristo, dobbiamo chiedere al Signore di fare alla sua Chiesa il dono di nuovi sacerdoti. Vi invito anche a trasmettere la chiamata al sacerdozio ai giovani, affinché accettino con gioia e senza paura di rispondere a Cristo. Non saranno delusi. Che le famiglie siano il luogo primordiale e la culla delle vocazioni!
Prima di terminare, è con gioia che vi annuncio il prossimo Congresso eucaristico internazionale. Si terrà a Dublino, in Irlanda, nel 2012. Chiedo al Signore di fare scoprire a ognuno di voi la profondità e la grandezza del mistero della fede. Che Cristo, presente nell'Eucaristia, e lo Spirito Santo, invocato sul pane e sul vino, vi accompagnino nel vostro cammino quotidiano e nella vostra missione! Che, sull'esempio della Vergine Maria, siate disponibili all'opera di Dio in voi! Affidandovi all'intercessione di Nostra Signora, di sant'Anna, patrona del Québec, e di tutti i santi della vostra terra, imparto a tutti voi un'affettuosa Benedizione Apostolica, e anche a tutte le persone presenti, venute da diversi Paesi del mondo.

Cari amici, mentre questo importante evento nella vita della Chiesa sta giungendo al termine, invito tutti voi a unirvi a me nel pregare per il buon esito del prossimo Congresso eucaristico internazionale, che si terrà nel 2012 nella città di Dublino! Colgo l'opportunità per salutare cordialmente il popolo d'Irlanda mentre si prepara a ospitare questo incontro ecclesiale. Sono fiducioso che, insieme a tutti i partecipanti al prossimo Congresso, vi troverà una fonte di rinnovamento spirituale duraturo.

Amen!

martedì 24 giugno 2008

La nostra Tradizione Cattolica è ricca di risorse

" Fin da bambino sono stato attratto dai supereroi (e lo sono ancora). Figuratevi la mia gioiosa sorpresa quando ho scoperto che la storia della santità cristiana era zeppa di avventure ben più mirabolanti. Con la non piccola differenza che queste erano (e sono) vere. Chi ama l'avventura e il sorprendente non può non entusiasmarsi, come me, alla vicenda, per esempio, di s. Bartolomeo da Corleone, che nel XVI secolo, prima di farsi frate (e finire a combattere coi diavoli, come Padre Pio), era considerato «la prima lama della Sicilia», con tanto di sfidanti che venivano da ogni dove a cercare di togliergli il "titolo". E s. Olaf di Norvegia? Era un pirata vikingo che aveva sentito parlare di Cristo a furia di saccheggiare monasteri sulle coste britanniche. Un giorno fece un gara di navi con suo fratello, per vedere chi arrivava primo.
Il fratello invocò Thor, il dio del tuono; Olaf provò a invocare Cristo. E vinse."

Questa presentazione è tratta dal sito di Rino Camilleri http://www.rinocammilleri.it/beyondengine/frontend/exec.php e che possiamo ritenere validissima per avanzare in questo campo della Tradizione legata alla quale ci sono le così dette "radici cristiane"....
Noi Cattolici abbiamo una vasta cultura ed una vasta conoscenza spesse volte tramandata dai "racconti" usati appunto per EDIFICARE colui che ascoltava e ascolta ancora oggi.

La Tradizione della Chiesa si è sempre espressa in molti modi, i racconti qui sopra riportati dall'ottimo Rino Cammilleri ci portano ad una conoscenza dell'applicazione di quella Tradizione che poi viene espressa nelle Dottrine. La Dottrina che è insegnamento, finisce così per essere ben assimilata attraverso i racconti che edificano ed essendo storie vere ci fanno conoscere il nostro passato in modo veramente semplice ma non banale....

Infine il Santo Padre Benedetto XVI il 28.3.2007 nella sua Catechesi del Mercoledì, e parlando di sant'Ireneo ci ha spiegato che cosa è la Tradizione Apostolica, ascoltiamolo:

a) La Tradizione apostolica è "pubblica", non privata o segreta. Per Ireneo non c'è alcun dubbio che il contenuto della fede trasmessa dalla Chiesa è quello ricevuto dagli Apostoli e da Gesù, dal Figlio di Dio. Non esiste altro insegnamento che questo. Pertanto chi vuole conoscere la vera dottrina basta che conosca "la Tradizione che viene dagli Apostoli e la fede annunciata agli uomini": tradizione e fede che "sono giunte fino a noi attraverso la successione dei vescovi" (Adv. Haer. 3,3,3-4). Così successione dei Vescovi, principio personale e Tradizione apostolica, principio dottrinale coincidono.

b) La Tradizione apostolica è "unica". Mentre infatti lo gnosticismo è suddiviso in molteplici sètte, la Tradizione della Chiesa è unica nei suoi contenuti fondamentali, che - come abbiamo visto - Ireneo chiama appunto regula fidei o veritatis: e così perché è unica, crea unità attraverso i popoli, attraverso le culture diverse, attraverso i popoli diversi; è un contenuto comune come la verità, nonostante la diversità delle lingue e delle culture. C'è una frase molto preziosa di sant'Ireneo nel libro Contro le eresie: "La Chiesa, benché disseminata in tutto il mondo, custodisce con cura [la fede degli Apostoli], come se abitasse una casa sola; allo stesso modo crede in queste verità, come se avesse una sola anima e lo stesso cuore; in pieno accordo queste verità proclama, insegna e trasmette, come se avesse una sola bocca. Le lingue del mondo sono diverse, ma la potenza della tradizione è unica e la stessa: le Chiese fondate nelle Germanie non hanno ricevuto né trasmettono una fede diversa, né quelle fondate nelle Spagne o tra i Celti o nelle regioni orientali o in Egitto o in Libia o nel centro del mondo" (1,10,1-2). Si vede già in questo momento, siamo nell'anno 200, l'universalità della Chiesa, la sua cattolicità e la forza unificante della verità, che unisce queste realtà così diverse, dalla Germania, alla Spagna, all'Italia, all'Egitto, alla Libia, nella comune verità rivelataci da Cristo.

c) Infine, la Tradizione apostolica è come lui dice nella lingua greca nella quale ha scritto il suo libro, "pneumatica", cioè spirituale, guidata dallo Spirito Santo: in greco spirito si dice pneuma. Non si tratta infatti di una trasmissione affidata all'abilità di uomini più o meno dotti, ma allo Spirito di Dio, che garantisce la fedeltà della trasmissione della fede. E' questa la "vita" della Chiesa, ciò che rende la Chiesa sempre fresca e giovane, cioè feconda di molteplici carismi. Chiesa e Spirito per Ireneo sono inseparabili: "Questa fede", leggiamo ancora nel terzo libro Contro le eresie, "l'abbiamo ricevuta dalla Chiesa e la custodiamo: la fede, per opera dello Spirito di Dio, come un deposito prezioso custodito in un vaso di valore ringiovanisce sempre e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene... Dove è la Chiesa, lì è lo Spirito di Dio; e dove è lo Spirito di Dio, lì è la Chiesa e ogni grazia" (3,24,1).

Come si vede, Ireneo non si limita a definire il concetto di Tradizione. La sua tradizione, la Tradizione ininterrotta, non è tradizionalismo, perché questa Tradizione è sempre internamente vivificata dallo Spirito Santo, che la fa di nuovo vivere, la fa essere interpretata e compresa nella vitalità della Chiesa. Stando al suo insegnamento, la fede della Chiesa va trasmessa in modo che appaia quale deve essere, cioè "pubblica", "unica", "pneumatica", "spirituale".

A partire da ciascuna di queste caratteristiche si può condurre un fruttuoso discernimento circa l'autentica trasmissione della fede nell'oggi della Chiesa. Più in generale, nella dottrina di Ireneo la dignità dell'uomo, corpo e anima, è saldamente ancorata nella creazione divina, nell’immagine di Cristo e nell’opera permanente di santificazione dello Spirito. Tale dottrina è come una "via maestra" per chiarire insieme a tutte le persone di buona volontà l'oggetto e i confini del dialogo sui valori, e per dare slancio sempre nuovo all'azione missionaria della Chiesa, alla forza della verità che è la fonte di tutti i veri valori del mondo."

domenica 22 giugno 2008

Testi ancora segreti? Fino a quando?

Dice Caterina:
Ho fatto un po' di indagini con persone ovviamente non con solo testi....e mi risulta quanto segue...

che se uno del CN si reca dal suo catechista e gli chiedesse di ricevere il testo sul quale egli si è preparato e dal quale trae le sue catechesi ORALI.....questo testo NON ESISTE...

Sono catechista diocesana da 20 anni, ho girato 5 Regioni d'Italia, 5 parrocchie e mai, dico MAI, mi era capitato di sentire una cosa del genere....al contrario....ho trovato spesso genitori INTERESSATI di sapere DOVE apprendessi tanta conoscenza e a parte il discorso della fede e del cuore che non sono scritti in nessun testo, ho sempre dato loro la fonte della mia conoscenza scritta: CATECHISMO E MAGISTERO DELLA CHIESA nonché libretti devozionali....libretti catechetici di qualche vescovo....encicliche ecc....
TUTTO HO SEMPRE MESSO A DISPOSIZIONE di chi me lo chiedeva e me lo chiede....

Qui al contrario SI TIENE OCCULTA LA PROVENIENZA DEI TESTI DEI CATECHISTI KIKIANI....

I vescovi questo lo sanno? ne sono a conoscenza?
I sacerdoti si informano di questi TESTI?

Io quando arrivo in una Parrocchia e mi metto a disposizione del parroco egli giustamente chiede informazioni sulla mia preparazione visto che vengo da fuori....e per ricevere il MANDATO frequento un corso DIOCESANO dove i testi sono alla portata di chiunque....

MAI LA CHIESA HA NASCOSTO i testi sui quali il catechista deve preparasi....
-------

Arguello nella conferenza stampa del 13 giugno ha detto che presto i testi saranno pubblicati; ma da più parti viene affermato che mancano le decisioni della Dottrina della Fede... E allora, sanno i sacerdoti e vescovi cosa catechizzano i tuttora totipotenti catechisti NC?

venerdì 20 giugno 2008

Che cosa è la Messa Cattolica?

Caterina ci ha inviato questo testo, dal quale parte il nostro nuovo percorso di istruzione e approfondimento per tutti noi e per chiunque lo desidera

Forse si farebbe prima a dire che cosa NON è la Messa Cattolica dal momento che sono anni in cui ci siamo talmente assuefatti a questa domanda che, paradosso, non sentiamo mai delle risposte immediate!

Potremo anche rispondere alla domanda rimandandovi (e suggeriamo di farlo) direttamente all’Enciclica di Giovanni Paolo II Ecclesia de Eucharistia nella quale è tutto ben spiegato, così come potremo rimandarvi alla Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI nella quale si ripercorre tutto l’itinerario teologico-storico e dottrinale della Chiesa riguardo alla Messa.

Avendo dato questi consigli (ai quali aggiungiamo il Motu Proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum) potremo chiudere qui la presentazione alla domanda e lasciare a voi la meditazione delle letture offerte, ma siamo in un blog e i blog servono per approfondire, insieme, i temi proposti. Gioco forza sarà necessario imbastire dell’altro pur sempre rimanendo fedeli e fermi alle tre letture che vi abbiamo suggerito le quali saranno i pilastri, la base, per non andare fuori tema!

La Messa intanto non è un rito, ma è il Rito, il Rito per eccellenza sul quale si fonda la Chiesa, nel momento in cui si predicasse un'altra Messa, non si avrebbe più il Rito, ma si avrebbe un rito fra i tanti. Il Rito a sua volta significa: “Ordine prescritto” e poiché il rito è anche una usanza religiosa per venerare un Dio, va da sé che per noi Cattolici di vitale importanza è sapere chi ha prescritto questo Ordine. E’ stato Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Dio stesso di conseguenza per noi tale Rito non è stato un “ordine prescritto” da un uomo normale, ma direttamente da Dio, questo fa della Messa Cattolica quell’unico Rito nel quale il protagonista non è l’uomo, né una religione, ma è Gesù attraverso il sacerdozio conferito, per questo la Messa può essere celebrata solo da un Ministro di Dio validamente ordinato e inviato dalla Chiesa, Custode delle chiavi del regno.
La Messa dunque è il Rito per eccellenza della Chiesa Cattolica… Ma che cosa è questo Rito? Cosa facciamo? A che cosa ci serve?

Il Rito della nostra Messa non custodisce una reliquia… non adora né venera un qualcosa di umano e di terreno, il Rito della nostra Messa serve per la Transustanziazione del pane e del vino che dopo la Consacrazione per mezzo delle mani del Sacerdote e delle parole che Gesù ha consegnato alla Chiesa, diventano vero Corpo e vero Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo! E’ un vero ed incommensurabile prodigio… il Rito dunque applicato alla Messa è un servizio, un servizio attraverso il quale la Chiesa nutre i fedeli con il Cibo della salvezza (cfr. Gv.6) è l’Eucarestia. Così scrive Giovanni Paolo II nell’enc. Sull’Eucarestia: “La Chiesa vive dell'Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un'esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa. Con gioia essa sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della promessa: " Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo " (Mt 28,20); ma nella sacra Eucaristia, per la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, essa gioisce di questa presenza con un'intensità unica. Da quando, con la Pentecoste, la Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza, ha cominciato il suo cammino pellegrinante verso la patria celeste, il Divin Sacramento ha continuato a scandire le sue giornate, riempiendole di fiduciosa speranza”.

La Messa così è composta da:
  1. Riti di Introduzione: nel quale l’assemblea si riunisce, e manifesta il proprio sentimento di adesione principalmente attraverso la richiesta di perdono.

  2. Liturgia della Parola: nella quale l’assemblea si prepara per ricevere la Parola di Dio con la relativa omelia introdotta dal Concilio di Trento. Alla Lettura dei testi Sacri e dell’omelia fa seguito la Preghiera dei Fedeli i quali implorano con tutta la Chiesa, la misericordiosa opera di Dio fra gli Uomini.

  3. Liturgia Eucaristica: qui entriamo nel cuore della Messa cominciando con le offerte attraverso le quali non portiamo solo il pane e il vino “segni dell’Amore di Dio”, ma in virtù del nostro sacerdozio ricevuto mediante il Battesimo, per mezzo del Sacerdote che è l’Alter Christi, colui che presenzia non al posto di Cristo, ma in Lui (sentiamo infatti durante la Messa questa espressione: con Cristo, per Cristo ed in Cristo, a Te Dio, Padre Onnipotente…) noi offriamo anche noi stessi, portiamo all’altare le nostre speranze, le tribolazioni, le gioie e le sofferenze, le debolezze e tutto uniamo perché Cristo Gesù che li a breve si farà presente vivo e vero, le accolga e le unisca al suo Sacrificio (inruento) che è perfetto ed unico, e tutto offra al Padre non soltanto per la nostra salvezza, ma anche per la conversione di tutti gli uomini… Nella Messa Cattolica il Sacerdote che sta celebrando presta le sue mani e le sue sembianze al Cristo per questo sosteniamo che nel Rito Cattolico non è l’uomo il protagonista, neppure il Papa, né il vescovo, in quel momento (come dentro al Confessionale) abbiamo avanti a noi Gesù Cristo che per noi oggi fa memoria di quanto fece sul Calvario morendo sulla Croce.
    Così spiega questa tradizione Benedetto XVI nell’Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis al n. 37:
    “ Poiché la liturgia eucaristica è essenzialmente actio Dei che ci coinvolge in Gesù per mezzo dello Spirito, il suo fondamento non è a disposizione del nostro arbitrio e non può subire il ricatto delle mode del momento. Anche qui vale l'irrefragabile affermazione di san Paolo: « Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo » (1 Cor 3,11). È ancora l'Apostolo delle genti ad assicurarci che, in riferimento all'Eucaristia, egli non ci comunica una sua personale dottrina, ma quello che a sua volta ha ricevuto (cfr 1 Cor 11,23). La celebrazione dell'Eucaristia implica, infatti, la Tradizione viva. La Chiesa celebra il Sacrificio eucaristico in obbedienza al comando di Cristo, a partire dall'esperienza del Risorto e dall'effusione dello Spirito Santo. Per questo motivo, la comunità cristiana, fin dagli inizi, si riunisce per la fractio panis nel Giorno del Signore. Il giorno in cui Cristo è risorto dai morti, la Domenica, è anche il primo giorno della settimana, quello in cui la tradizione veterotestamentaria vedeva l'inizio della creazione. Il giorno della creazione è ora diventato il giorno della « creazione nuova », il giorno della nostra liberazione nel quale facciamo memoria di Cristo morto e risorto.(113)”

Il fondamento dunque non è il sacerdote che sta celebrando, ma è Gesù Cristo, di conseguenza nessuno ha il diritto di modificare questo Fondamento il quale, dice appunto il Santo Padre: non è a disposizione del nostro arbitrio e non può subire il ricatto delle mode del momento.

Con l’Eucarestia Dio ci ha dato veramente TUTTO! Per questo cotanto Bene non può essere soggetto o fatto oggetto di ricatti delle mode del momento… non può essere ostaggio delle Riforme, né un ricatto di qualsiasi carisma che pretendesse di modernizzare il Rito per renderlo più “comprensibile” perché così facendo la storia stessa della Chiesa ci insegna che si finisce per non credere più alla presenza reale, non si accoglierebbe più la sana dottrina ma, come avverte san Paolo nella 2Tim.4 – 3 Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole.
Per non incorrere nelle favole, ci rammenta così il Papa: La celebrazione dell'Eucaristia implica, infatti, la Tradizione viva ….

San Francesco diceva: “ L’uomo deve tremare, il mondo deve fremere, il cielo intero deve essere commosso, quando sull’altare, tra le mani del Sacerdote, appare il Figlio di Dio…” appare il Figlio di Dio! L’errore fondamentale accaduto dopo il Concilio Vaticano II è stato quello di cui ci aveva messo in guardia san Paolo (vedi citazione sopra), ma non gli abbiamo dato ascolto.

Erroneamente si attribuiscono i danni subiti dalla Liturgia al Concilio… no amici, facciamo attenzione! Il Concilio è uno strumento santo della Chiesa, Benedetto XVI ci ha ancora una volta illuminati su questo nel Motu Proprio Summorum Pontificum dove dice:
Nei tempi più recenti, il Concilio Vaticano II espresse il desiderio che la dovuta rispettosa riverenza nei confronti del culto divino venisse ancora rinnovata e fosse adattata alle necessità della nostra età. Mosso da questo desiderio, il nostro Predecessore, il Sommo Pontefice Paolo VI, nel 1970 per la Chiesa latina approvò i libri liturgici riformati e in parte rinnovati. Essi, tradotti nelle varie lingue del mondo, di buon grado furono accolti da Vescovi, sacerdoti e fedeli. Giovanni Paolo II rivide la terza edizione tipica del Messale Romano. Così i Romani Pontefici hanno operato “perché questa sorta di edificio liturgico [...] apparisse nuovamente splendido per dignità e armonia”[4].
Ma in talune regioni non pochi fedeli aderirono e continuano ad aderire con tanto amore ed affetto alle antecedenti forme liturgiche, le quali avevano imbevuto così profondamente la loro cultura e il loro spirito, che il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, mosso dalla cura pastorale nei confronti di questi fedeli, nell’anno 1984 con lo speciale indulto “Quattuor abhinc annos”, emesso dalla Congregazione per il Culto Divino, concesse la facoltà di usare il Messale Romano edito dal B. Giovanni XXIII nell’anno 1962; nell’anno 1988 poi Giovanni Paolo II di nuovo con la Lettera Apostolica “Ecclesia Dei”, data in forma di Motu proprio, esortò i Vescovi ad usare largamente e generosamente tale facoltà in favore di tutti i fedeli che lo richiedessero.”

Fino ad arrivare così alla completa liberalizzazione della Messa con il Rito detto san Pio V (o Messa Gregoriana) che la Tradizione ci aveva donato e che abusivamente fu tolta producendo una barbarie liturgica. Così spiega il Santo Padre ancora nel MP:
“…Molte persone, che accettavano chiaramente il carattere vincolante del Concilio Vaticano II e che erano fedeli al Papa e ai Vescovi, desideravano tuttavia anche ritrovare la forma, a loro cara, della sacra Liturgia; questo avvenne anzitutto perché in molti luoghi non si celebrava in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura veniva inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale portò spesso a deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile. Parlo per esperienza, perché ho vissuto anch’io quel periodo con tutte le sue attese e confusioni. E ho visto quanto profondamente siano state ferite, dalle deformazioni arbitrarie della Liturgia, persone che erano totalmente radicate nella fede della Chiesa.”
Parole gravissime del Santo Padre atte a descrivere la decadenza della Liturgia, la blasfemia e l’irriverenza con la quale fu trattato per molto tempo il Divino Sacramento. Ancora oggi c’è chi volendosi definire cattolico, vorrebbe imporre “come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività” …modifiche al Rito della Messa con niente meno che rimuovendo gli altari esistenti per metterne di nuovi con forme rotonde, quadrate o altre stravaganze, che pretenderebbero di eliminare il presbiterio, zona sul quale è posto l’altare, per rendere l’altare accessibile a chiunque contro ogni regola della Santa Chiesa.

La Messa Cattolica è un EVENTO, un fatto, un prodigio che si perpetua ininterrottamente attraverso proprio l’obbedienza alla disciplina data dalla Chiesa in tema liturgico, tanti danni ne sono derivati quando all’obbedienza si è sostituta una fede personale, costruita sulle mode del nostro tempo.

Infine abbiamo la distribuzione dell’Eucarestia, la Comunione. E’ un tema attuale la discussione se sia giusto dare la Comunione alla mano, alla bocca, in piedi, in ginocchio o addirittura da seduti, come se fossimo in una pizzeria…. La Comunione alla mano è stata effettivamente una pratica antica tuttavia sappiamo che la Chiesa ha l’autorità per modificare i modi della distribuzione e così (giusto per non dilungarmi) in linea di massima non è vero che abbia mai decretato dottrinalmente l’uso della particola alla mano….

Qualcuno si rifà ad un breve verso di san Cirillo in verità possediamo molto più materiale che indica la scelta della Chiesa di dare l’Eucarestia alla bocca, più di quanto non vi sia per l’uso alla mano, un riferimento importante perché decretato già da un Concilio poco conosciuto è il seguente (che traggo dal sito unavox): Concilio di Rouen, verso il 650, proibendo al ministro dell'Eucarestia di deporre le sacre Specie sulla mano del comunicando laico: «[Presbyter] illud etiam attendat ut eos [fideles] propria manu communicet, nulli autem laico aut fœminæ Eucharistiam in manibus ponat, sed tantum in os eius cum his verbis ponat: "Corpus Domini et sanguis prosit tibi in remissionem peccatorum et ad vitam æternam". Si quis hæc transgressus fuerit, quia Deum omnipotentem comtemnit, et quantum in ipso est inhonorat, ab altari removeatur» ([Il presbitero] baderà anche a questo: a comunicare [i fedeli] di propria mano; a nessun laico o donna deponga l'Eucarestia nelle mani, ma solo sulle labbra, con queste parole: "Il corpo e il sangue del Signore ti giovino per la remissione dei peccati e per la vita eterna". Chiunque avrà trasgredito tali norme, disprezzato quindi Iddio onnipotente e per quanto sta in lui lo avrà disonorato, venga rimosso dall'altare). (Mansi, vol. X, coll. 1099-1100).

Per contro gli Ariani, per dimostrare che non credevano nella divinità di Gesú, e che ritenevano l'Eucarestia come pane puramente simbolico, si comunicavano stando in piedi e toccando con le proprie mani le sacre Specie. Non per nulla sant'Atanasio poté parlare dell'apostasia ariana (P. G., vol. XXIV, col. 9 ss.).

Perché siamo arrivati alla Comunione sulla mano?
E’ stata una forzatura dilagata in luoghi a maggioranza protestante, negli anni ’70… I Cattolici, i vescovi stessi, invece di vigilare si sono lasciati corrompere dalla moda del momento, dalle “favole” e senza neppure attendere il parere del Santo Padre, da se stessi hanno iniziato ad autorizzare questa moda. Essa fu talmente dilagata che nel 1983 Giovanni Paolo II non potè fare altro che appoggiare fin anche la CEI e dare a tutti i fedeli la libera scelta di come SERVIRSI…. Ma questo scelta fu fatale per la comprensione della corretta Liturgia eucaristica, la Messa modificò nel suo significato originale, il fedele invece di essere servito si serviva da solo, prendeva l’Eucarestia da sé… fin anche la scelta di prenderla ancora sulla bocca divenne quasi un divieto in tutta la Chiesa. Per rendere più difficile la scelta di farsi servire nella Comunione, vennero tolti gli inginocchiatoi da davanti l’altare, le balaustre, e così i fedeli erano costretti a prenderla in piedi e quando si videro in minoranza e quasi derisi se preferivano la Tradizione, molti di loro smisero di ricevere Gesù direttamente dalle mani dell’Alter Christi, il Sacerdote e di servirsi da sé prendendo con le mani quel Mistero Divino con la scusa di “sentirlo più vicino”…

Quanti abusi e quanti oltraggi, quante Ostie Sacre sono state e sono profanate a causa di questa moda!! Quanta irriverenza fra chi, addirittura, pretendeva di ricevere Gesù da seduto, il sacerdote che doveva o dovrebbe passare per i banchi come farebbe un qualsiasi cameriere al ristorante (con tutto il rispetto per il cameriere!), a questo è stata ridotta la Messa: ad una CENA e non aggiungo “protestante” perché loro forse hanno finito per avere più rispetto di quanto ne abbiamo noi oggi che abbiamo Dio Vivo e Vero nell’Ostia, dimenticando così che la Messa è IL SACRIFICIO.

Quanta eresia in chi va dicendo che si preferisce bere anche dal calice per ricevere anche il Sangue di Gesù!!! Ma come! Non sappiamo forse che nell’Ostia Gesù è presente vivo e vero in sangue corpo e anima? Non sappiamo forse che in ogni singolo frammento Gesù non si spezza, resta intero? eppure assistiamo a gruppi cristiani che vogliono dirsi cattolici che vogliono e pretendono anche il calice perché altrimenti “non si sentono completi”….

Siamo giunti al termine di questa ricostruzione sul che cosa è la Messa, si potrà dire assai di più attraverso gli approfondimenti che faremo, e qui attendiamo anche il tuo contributo. Tale ricostruzione non è infatti esaustiva tanto ancora possiamo dire, tanto ancora possiamo imparare a cominciare dalla testimonianza che ci sta dando Benedetto XVI nella Liturgia che celebra per tutti noi. Non sono modifiche ciò che sta apportando come qualcuno erroneamente afferma, ma che sta RIPRISTINANDO…. Il Santo Padre sta ripristinando il cuore della Tradizione nella Liturgia della Messa la quale è il fondamento della nostra stessa sussistenza… invitiamo tutti i fedeli Laici, ma anche sacerdoti e vescovi, ad aiutare il Sommo Pontefice affinchè quanto ha prescritto nel MP e quanto ci sta testimoniando, venga applicato alla lettera e questo non per una nostalgia del passato, ma per ritrovare il senso vero della Messa, dell’unico Rito, Ordine prescritto direttamente da Nostro Signore Gesù Cristo per la nostra edificazione e salvezza!

giovedì 19 giugno 2008

Il Papa vuole introdurre la Messa Tridentina in tutte le Parrocchie

Dal Sito Totus Tuus

Traduzione di Daniele Arcara.
Ieri il Cardinale Dario Castrillon Hoyos, Presidente della Commissione Pontificale Ecclesia Dei, ha annunciato a Londra che Papa Benedetto XVI vuole introdurre il “Rito Gregoriano” – in precedenza conosciuto come Rito Tridentino – in ogni parrocchia della Chiesa d’Occidente.

Il Papa vuole introdurre il ‘Rito Gregoriano’ in tutte le parrocchie
Questo è un annuncio così importante che tanti cattolici non crederanno alle loro orecchie. Io ero uno dei quattro giornalisti presenti. Ecco degli estratti dalla conferenza stampa diffusa, nella quale il Cardinale demolisce completamente le interpretazioni liberali del Summorum Pontificum:

Elena Curti (The Tablet): Eminenza, vorrei chiederLe la sua opinione sulla risposta dei Vescovi dell’Inghilterra e del Galles al Motu Proprio del Papa.
Cardinal Dario Castrillon Hoyos: Penso che sia positiva. Ci sono alcuni problemi perché è un modo nuovo di celebrare la liturgia ed hanno bisogno di tempo per preparare preti e catechisti sui contenuti della Forma Straordinaria.

Reuters: In alcune parti del mondo sembra esserci della resistenza da parte dei vescovi locali nel lasciare ai fedeli piena libertà di celebrare la Forma Straordinaria. Che suggerimenti ha per i fedeli?

CC: Di informarsi. Tante difficolta sorgono perche’ non conoscono la realtà del Rito Gregoriano – questo è il nome giusto [corretto] della Forma Straordinaria, perché questa Messa non è mai stata vietata, mai. Oggi per tanti vescovi è difficile perché essi non hanno preti che conoscono il latino. Tanti seminari insegnano poche ore di latino – non abbastanza da dare la preparazione necessaria per celebrare bene la Forma Straordinaria. Altri pensano che il Santo Padre stia andando contro il Concilio Vaticano Secondo. Questa è ignoranza assoluta. I Padri Conciliari, non celebrarono mai un’altra Messa che non fosse quella Gregoriana. L’altra [il Novus Ordo] venne dopo il Concilio… Il Santo Padre, che è un teologo e che fece parte della preparazione del Concilio, sta agendo esattamente in linea con il Concilio, offrendo con libertà i modi diversi di celebrare. Questa celebrazione, quella Gregoriana, è stata la celebrazione della Chiesa per più di mille anni... Altri dicono che uno non può celebrare con la schiena rivolta alle persone. Questo è ridicolo. Il Figlio di Dio si è sacrificato al Padre, con la faccia verso il Padre. Ciò non è contro le persone. E’ per le persone...

Damian Thompson (Telegraph): Eminenza, il Santo Padre vorrebbe che le parrocchie ordinarie in Inghilterra che non hanno conoscenza del Rito Gregoriano vengano introdotte ad esso?
CC: Sì, certo. Non possiamo celebrarlo senza conoscere il linguaggio, i segni, ed i modi del Rito, ed alcune istituzioni della Chiesa stanno aiutando in questo senso. [Quindi, introdurre per insegnare ai fedeli. Questo mi ricorda quanto chiese il Concilio, e cioé, che i pastori insegnano al loro gregge a cantare e parlare sia in latino che nella loro madrelingua. Entrambe. Quindi anche adesso si usano entrambi!]

DT: Quindi il Papa vorrebbe vedere tante parrocchie ordinarie far spazio per il Rito Gregoriano?
CC: Tutte le parrocchie. Non tante – tutte le parrocchie [Tutte. Tutte. Tutte. Ripetete con me.] perché questo è un regalo di Dio. Egli offre queste ricchezze, ed è molto importante per le nuove generazioni conoscere il passato della Chiesa. Questo tipo di celebrazione è così nobile, così bella – il modo di esprimere la nostra fede è quella dei teologi più profondi. La celebrazione, la musica, l’architettura, la pittura, crea un insieme che è un tesoro. Il Santo Padre vuole offrire a tutti questa possibilità, non solo a pochi gruppi che la chiedono, così che tutti vengano a conoscenza di questo modo di celebrare l’Eucaristia nella Chiesa Cattolica.

Anna Arco (The Catholic Herald): Riguardo a ciò, vorreste vedere tutti i seminari in Inghilterra e Galles insegnassero ai seminaristi come celebrare nella Forma Straordinaria?
CC: Mi piacerebbe, e sarà necessario. Stiamo scrivendo ai seminari, ed abbiamo presente che dobbiamo fornire una preparazione approfondita non solo per il Rito, ma anche per [insegnare] la teologia, la filosofia, la lingua Latina...

DT: Quali sarebbero i passi pratici per le parrocchie ordinarie [in preparazione per il Rito Gregoriano]?
CC: Il parroco dovrebbe scegliere un'ora, di Domenica, per celebrare la Messa, e preparare la comunità con la catechesi per capirla, per apprezzare il valore del silenzio, il valore del modo sacro di stare davanti a Dio, la teologia profonda, per scoprire come e perché il sacerdote rappresenta la persona di Cristo e di pregare con il prete. [Questo sottolinea anche il motivo per cui dico che SP è un gran dono per i preti. Nel cambiare il punto di vista che il prete ha della Messa e di se stesso come prete che dice la Messa, la parrocchia cambierà]

EC: Eminenza, penso che tanti cattolici siano piuttosto confusi da questa continua enfasi sul Rito Tridentino, principalmente perché ci hanno insegnato che il nuovo Rito ha rappresentato un vero progresso, e molti di noi che siamo cresciuti con esso lo vediamo come vero progresso, perché ci sono Ministri dell’Eucaristia, donne sul santuario, perché siamo tutti sacerdoti, profeti e re. A molti di noi questa nuova enfasi sembra negare tutto ciò. [buzzzz]
CC: Cos’e` il progresso? "Progredire" vuol dire [offrire] il meglio a Dio... Sono sorpreso, perche’ tanti giovani sono entusiasti della celebrazione del Rito Gregoriano...

EC: Nel Motu Proprio, l’enfasi del Papa é su un Rito e due forme, ed egli descrive il Rito Tridentino come “straordinario”. Straordinario quindi vuol dire un’eccezione, non qualcosa che celebriamo tutte le domeniche.
CC: Non “un’eccezione”. Straordinario vuol dire “non ordinario”, non “un’eccezione”. [Clap. Questo è corretto.]
EC: Dovrebbe quindi superare il nuovo Rito? Dovremmo tornare indietro? [Notate il cliche’… “torniamo indietro”. Per questa gente questo è uno spettacolo????? A somma zero ?????]
CC: Non è tornare indietro: è prendere un tesoro che è presente, ma non era offerto… Ma ci vuole tempo. L’applicazione delle riforme del Concilio Vaticano Secondo richiesero anni. Ci vuole tempo per comprendere la profondità del vecchio Rito. Il Santo Padre non sta tornando al passato; sta prendendo un tesoro dal passato per offrirlo fianco a fianco con la celebrazione ricca del nuovo Rito. La seconda preghiera Eucaristica del nuovo Rito è una delle più antiche [nell’intera liturgia della Chiesa]. Non è il caso di uno scontro ma di un dialogo fraterno.

DT: Ci sarà una chiarificazione del Motu Proprio?
CC: Non una chiarificazione del Motu Proprio stesso, ma di cose trattate nel Motu Proprio, come il calendario, l’ordinazione al sottodiaconato, il modo di usare i paramenti, il digiuno Eucaristico. [QUANDO?]

DT: Cosa ci dice del “gruppo stabile”?
CC: E` una questione di buon senso... Intorno ad ogni Vescovo ci sono forse tre o quattro persone. Questo è un gruppo stabile. Non è possibile dare la Messa a due persone, ma due qui, due lì, due da un’altra parte – loro possono averla. Sono un gruppo stabile.

DT: Da parrocchie diverse?
CC: Non c’è problema! Questo è il nostro mondo. I manager delle imprese non vivono tutti insieme, ma sono un gruppo stabile.

..Il CNC è una Associazione! Leggere per credere.

PONTIFICIUM CONSILIUM PRO LAICIS-1140/08/AIC-110-DECRETO

...Il Cammino Neocatecumenale è un itinerario di formazione cattolica ...Esso è dotato di personalità giuridica pubblica (cfr. Decreto del Pontificio Consiglio per i Laici del 28 ottobre 2004).

C.D.Canonico
TITOLO V
GLI STATUTI E GLI ORDINAMENTI-CAPITOLO II- LE PERSONE GIURIDICHE
Can. 113 - §1. La Chiesa cattolica e la Sede Apostolica sono persone morali in forza della stessa disposizione divina.

§2. Nella Chiesa, oltre alle persone fisiche, ci sono anche le persone giuridiche, soggetti cioè nel diritto canonico di obblighi e di diritti che corrispondono alla loro natura.

Can. 114 - §1. Le persone giuridiche sono costituite o dalla stessa disposizione del diritto oppure dalla concessione speciale da parte della competente autorità data per mezzo di un decreto, come insiemi sia di persone sia di cose ordinati ad un fine corrispondente alla missione della Chiesa, che trascende il fine dei singoli.

§2. Come fini, di cui al §1, s'intendono quelli attinenti ad opere di pietà, di apostolato o di carità sia spirituale sia temporale.


§3. L'autorità competente della Chiesa non conferisca la personalità giuridica se non a quegli insiemi di persone o di cose, che perseguono un fine effettivamente utile e che, tutto considerato, sono forniti dei mezzi che si possono prevedere sufficienti a conseguire il fine prestabilito.

Can. 115 - §1. Le persone giuridiche nella Chiesa sono o insiemi di persone o insiemi di cose.

§2. L'insieme di persone, che non può essere composto se non almeno di tre persone, è collegiale, se i membri determinano la sua azione, concorrendo nel prendere le decisioni, con uguale diritto o meno, a norma del diritto e degli statuti; altrimenti è non collegiale.

§3. L'insieme di cose, ossia la fondazione autonoma, consta di beni o di cose, sia spirituali sia materiali, e lo dirigono, a norma del diritto e degli statuti, sia una o più persone fisiche sia un collegio.

Can. 116 - §1. Le persone giuridiche pubbliche sono insiemi di persone o di cose, che vengono costituite dalla competente autorità ecclesiastica perché, entro i fini ad esse prestabiliti, a nome della Chiesa compiano, a norma delle disposizioni del diritto, il proprio compito, loro affidato in vista del bene pubblico; tutte le altre persone giuridiche sono private.

§2. Le persone giuridiche pubbliche vengono dotate di tale personalità sia per il diritto stesso sia per speciale decreto dell'autorità competente che la concede espressamente; le persone giuridiche private vengono dotate di questa personalità soltanto per mezzo dello speciale decreto dell'autorità competente che concede espressamente la medesima personalità.

Can. 117 - Nessun insieme di persone o di cose che intenda ottenere la personalità giuridica, può validamente conseguirla se i suoi statuti non siano stati approvati dalla competente autorità.

Can. 118 - Rappresentano la persona giuridica pubblica, agendo a suo nome, coloro ai quali tale competenza è riconosciuta dal diritto universale o particolare oppure dai propri statuti; rappresentano la persona giuridica privata, coloro cui la medesima competenza è attribuita attraverso gli statuti.

Can. 119 - Per quanto concerne gli atti collegiali, a meno che non sia disposto altro dal diritto o dagli statuti: 1) se si tratta di elezioni, ha forza di diritto ciò che, presente la maggior parte di quelli che devono essere convocati, e piaciuto alla maggioranza assoluta di coloro che sono presenti; dopo due scrutini inefficaci, la votazione verta sopra i due candidati che hanno ottenuto la maggior parte dei voti, o, se sono parecchi, sopra i due più anziani di età; dopo il terzo scrutinio, se rimane la parità, si ritenga eletto colui che è più anziano di età; 2) se si tratta di altri affari, ha forza di diritto ciò che, presente la maggior parte di quelli che devono essere convocati, è piaciuto alla maggioranza assoluta di coloro che sono presenti; che se dopo due scrutini i suffragi furono uguali, il presidente può dirimere la parità con un suo voto; 3) ciò che poi tocca tutti come singoli, da tutti deve essere approvato.

Can. 120 - §1. La persona giuridica per sua natura è perpetua; si estingue tuttavia se viene legittimamente soppressa dalla competente autorità o se ha cessato di agire per lo spazio di cento anni; la persona giuridica privata si estingue inoltre, se l'associazione stessa si discioglie a norma degli statuti, oppure se, a giudizio dell'autorità competente, la stessa fondazione ha cessato di esistere a norma degli statuti.

§2. Se rimane anche uno solo dei membri della persona giuridica collegiale, e l'insieme delle persone secondo gli statuti non ha cessato di esistere, l'esercizio di tutti i diritti dell'insieme compete a quel membro.

Can. 121 - Se gli insiemi sia di persone sia di cose, che sono persone giuridiche pubbliche, si congiungano in tale maniera che dai medesimi sia costituito un unico insieme dotato anch'esso di personalità giuridica, questa nuova persona giuridica ottiene i beni e i diritti patrimoniali propri dei precedenti e assume gli oneri, di cui i medesimi erano gravati; per quanto concerne poi la destinazione dei beni e l'adempimento degli oneri, devono essere salvaguardati la volontà dei fondatori e degli offerenti e i diritti acquisiti.

Can. 122 - Se l'insieme, che gode di personalità giuridica pubblica, si divide in maniera tale che o una parte di esso sia unita a un'altra persona giuridica o dalla parte divisa si eriga una distinta persona giuridica pubblica, l'autorità ecclesiastica cui compete la divisione deve curare personalmente o per mezzo di un esecutore, osservati invero in primo luogo sia la volontà dei fondatori e degli offerenti sia i diritti acquisiti sia infine gli statuti approvati: 1) che i beni comuni divisibili e i diritti patrimoniali come pure i debiti e gli altri oneri siano divisi tra le persone giuridiche di cui si tratta con debita proporzione secondo il giusto e l'onesto, tenuto conto di tutte le circostanze e delle necessità di entrambe; 2) che l'uso e l'usufrutto dei beni comuni, che non sono sottoposti a divisione, tornino a vantaggio di tutte e due le persone giuridiche, e che gli oneri propri alle medesime siano imposti a entrambe, osservata parimenti la dovuta proporzione da definirsi secondo il giusto e l'onesto.

Can. 123 - Estinta la persona giuridica pubblica, la destinazione dei beni e dei diritti patrimoniali e parimenti degli oneri della medesima viene retta dal diritto e dagli statuti; se questi tacciono, essi toccano in sorte alla persona giuridica immediatamente superiore, salvi sempre la volontà dei fondatori e degli offerenti come pure i diritti acquisiti; estinta la persona giuridica privata, la destinazione dei beni e degli oneri della medesima è retta dagli statuti propri.
...
ASSOCIAZIONI PUBBLICHE DI FEDELI

Can. 312 - §1. L'autorità competente ad erigere associazioni pubbliche è: 1) la Santa Sede per le associazioni universali e internazionali; 2) la Conferenza Episcopale nell'ambito del proprio territorio per le associazioni nazionali, quelle cioè che sono destinate, mediante l'erezione stessa, ad esercitare la loro attività in tutta una nazione; 3) il Vescovo diocesano nell'ambito del suo territorio per le associazioni diocesane, non però l'Amministratore diocesano; tuttavia sono eccettuate le associazioni per le quali il diritto di erezione è riservato ad altri per privilegio apostolico.

§2. Per erigere validamente nella diocesi un'associazione o una sua sezione, anche se ciò avviene in forza di un privilegio apostolico, si richiede il consenso scritto del Vescovo diocesano; tuttavia il consenso del Vescovo diocesano per l'erezione di una casa di un istituto religioso vale anche per l'erezione, presso la stessa casa o presso la chiesa annessa, di una associazione propria di quell'istituto.

Can. 313 - Un'associazione pubblica, come pure una confederazione di associazioni pubbliche, per lo stesso decreto con cui viene eretta dall'autorità ecclesiastica competente a norma del ⇒ can. 312, è costituita persona giuridica e riceve, per quanto è richiesto, la missione per i fini che essa si propone di conseguire in nome della Chiesa.

Can. 314 - Gli statuti di ogni associazione pubblica, la loro revisione e il loro cambiamento necessitano dell'approvazione dell'autorità ecclesiastica cui compete erigere l'associazione a norma del ⇒ can. 312, §1.

Can. 315 - Le associazioni pubbliche possono intraprendere spontaneamente quelle iniziative che sono confacenti alla loro indole; tali associazioni sono dirette a norma degli statuti, però sotto la superiore direzione dell'autorità ecclesiastica di cui al ⇒ can. 312, §1.

mercoledì 18 giugno 2008

Come si spiega? Cos'è cambiato?

Ci hanno fatto appena pervenire questa lettera, del Pontificio Consiglio dei Laici in risposta ad una delle testimonianze, come le tante già a noi e da noi inoltrate.

353/02/AIG-110 Vaticano, 28 febbraio 2002

Gentile Prof.ssa

Il Pontificio Consiglio per i Laici ha ben ricevuto la Sua lettera con l'allegato foglio relativo alla testimonianza vissuta insieme a suo marito nel Cammino neocatecumenale.
Posso assicurare che abbiamo attentamente considerato quanto lei ha voluto condividere con il nostro Dicastero.
Il Pontificio Consiglio per i Laici era già a conoscenza delle prese di posizione di diversi presuli in Italia anche allegato alla sua lettera, le quali fanno parte d'una peraltro più ampia e varia documentazione, di portata universale, con giudizi, esperienze e studi circa il Cammino Neocatecumenale. [la sottolineatura è nel documento]
Nel ringraziare per il suo contributo, approfitto della circostanza per trasmetterle cordiali saluti in Cristo e Maria SS.ma.

Stanislav Rylko
Segretario


Possiamo legittimamente chiederci cosa ha fatto cambiare idea all'attuale Presidente del Pontificio Consiglio, che così arriva ad esprimersi nel recente comunicato?
Il Pontificio Consiglio per i Laici ha avuto modo di constatare i numerosi frutti che il Cammino Neocatecumenale, sin dalla sua nascita, apporta alla Chiesa in vista della nuova evangelizzazione, mediante una prassi catechetico-liturgica accolta e valorizzata - nei suoi ormai quarant'anni di vita – in molte Chiese particolari.”.

martedì 17 giugno 2008

Per proseguire, comprendendo meglio

Riprendo questo post di Liberio, perché mi sembra che ci dia spunti di riflessione molto interessanti per una lettura e interpretazione più chiare della vicenda che sta attraversando la nostra Chiesa, con il Cammino NC e non solo...

Rispondo con ritardo alla domanda di Mic sulla pagina precedente, se il Papa abbia ancora qualcosa da dire sulla questione CNC: non lo so e credo non lo sappiano neppure i suoi più stretti collaboratori.
Mi appare difficile, comunque, che possa imprimere una sterzata fortemente correttiva sui direttori, dopo aver approvato lo statuto del CNC al di là di ogni ragionevole dubbio.
A dire il vero, il nostro Papa è un inguaribile ottimista, poichè è riuscito a vedere quel poco di buono nel Cammino in un mare magnum di contraddizioni e storture che lo accompagnano, come denunciate qui e altrove.
Ed è un Papa che sorprende, perchè dopo aver chiaramente impresso una svolta nella riscoperta dei valori della tradizione cattolica ed ecclesiale, ha approvato il frutto più controverso e plateale della ermeneutica post-conciliare.
Parlavo di pragmatismo come vero malanno della Chiesa. In effetti ciò che danneggia e disorienta il credente cattolico è la mancanza di posizioni inequivoche, tradizionali o progressiste che siano.
Nessuno è abbastanza progressista nella Chiesa odierna da suscitare un sano moto oppositivo nelle coscienze dei credenti tradizionalisti.
E nessuno è abbastanza tradizionalista da sgomberare il campo da qualsivoglia equivoco sulla certezza dei dogmi fondanti della fede, con assunzione di comportamenti conseguenziali.
O meglio. Vi è una certa contraddizione tra l'affermazione dei dogmi ed il perseguimento di politiche diplomatiche e tolleranti. Sarà colpa della globalizzazione, della secolarizzazione, non so. Impera, però, una strategia fifty-fifty, da via di mezzo, cerchiobottista e pragmatica, all'insegna dell'embrassons-nous.
Un clima che non è nato oggi, visto che il Cammino ha preso piede negli anni sessanta, senza particolari reazioni e non certo in virtù dell'aura di segretezza di cui si è circondato, considerato che le notizie su di esso circolavano già allora.
Diciamo che è nato nel momento giusto, con una Chiesa divisa e spaccata su tutto, come il mondo esterno, inserendosi alla grande tra le opposte fazioni per seguire una propria originale strada, fatta di parole antiche e comportamenti ultramodernisti.
Solo qualche ventennio prima, e il CNC sarebbe stato liquidato senza troppi preamboli, esattamente in difesa di quei valori oggi tranquillamente messi in discussione, senza particolari doglianze, a parte qualche lamento.
Temo proprio che Publilio Siro abbia colto nel segno, a proposito delle turpitudini quando diventano utili alla causa.
Il dilemma è se la causa, rinforzata dalle turpitudini, rimanga incorrotta o non si trasformi in qualcosa d'altro.
Materia per fini disquisizioni teologiche.

lunedì 16 giugno 2008

Ma avete letto il "resoconto" di Caredda sulla conferenza stampa di Kiko? E' allucinante!

Ecco che Kiko "spiega" il motivo teologico della Comunione Nc!!!!

http://korazym-neocat.blogspot.com/2008/06/cammino-neocatecumenale-giallo-in.html

“Noi l’abbiamo finora sempre fatta da seduti, e non per disprezzo – ha affermato - ma perché per noi è sempre stato molto importante comunicarsi anche con il Sangue. Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa”. E qui, aprendo una lunga parentesi, l’iniziatore ha riassunto la sua catechesi sull’ultima cena, sul pane e sul vino: “Quando nelle cena della Pasqua ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando si parla della Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più tardi – ha continuato Kiko – i cristiani toglieranno la cena e metteranno insieme il pane e il vino [ma che diamine sta dicendo?]. Ora, nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei significati”. “Abbiamo scelto di fare la comunione seduti – ha affermato Kiko avvicinandosi al cuore della questione - soprattutto per evitare che si versasse per terra il Sangue di Cristo. La nostra paura era che se si versasse il Vino per terra: se fosse successo per tre volte, saremmo stati denunciati e ce la avrebbero vietata”. Invece, con il fedele seduto, questi ha il tempo – ha spiegato Kiko - di “accogliere il Calice con tutta calma e senza movimenti bruschi, di portarlo alla bocca, di comunicarsi con tranquillità e in modo solenne”. “Seduti come seduto era anche Gesù”, ha specificato Carmen alla sua destra. Dal canto suo padre Mario Pezzi rilevava che la decisione originaria di comunicarsi seduti era stata presa di comune accordo con la Congregazione per il Culto Divino e con il cardinal Mayer, prefetto fra il 1984 e il 1988.
.....
Arguello ha insomma messo in evidenza soprattutto il fatto che il papa avesse dato il suo via libera a quella sorta di compromesso che prevede da un lato la Comunione in piedi, come richiesta dalla Congregazione del Culto Divino, e che dall’altro però esenta il Cammino dalla processione [ma se l'ha chiesta il Papa stesso!], che la lettera di Arinze invece imponeva. “Ora è il papa a dover combattere con Arinze”, esclamava Kiko in conclusione, senza specificare nulla – ancora una volta – riguardo a presunte differenze fra “pane” e “vino”.

Mi fermo qua che è meglio! E vogliamo ancora discutere su quale sia il pensiero teologico di kiko arguello?

domenica 15 giugno 2008

P. Enrico Zoffoli - Preghiera riparatrice

Non temere!
(Preghiera riparatrice di P. Enrico Zoffoli)
In memoria: 16 giugno 1996 - 16 giugno 2008

Gesù, Verbo incarnato, Dio come il Padre, mi compiaccio della Tua felicità infinita ed eterna, che nessuno degli orrori di questo mondo ha mai potuto e potrà alterare.

Mi rallegro pensando che - Risorto e Glorioso - vivi in una sovrana condizione di impassibilità che, invece di renderTi indifferente alle nostre sciagure, Ti consente di essere e rivelarTi sempre più misericordioso con tutti.

Mi conforta la certezza che sotto le specie eucaristiche la tua umanità resta invulnerabile nonostante la brutale violenza delle profanazioni a cui ti esponi, la glaciale freddezza del nostro comportamento, l’insopportabile disinvoltura del nostro modo di trattarTi, la volubilità dei nostri umori, la tempesta dei nostri dubbi, gli scandali con i quali ritardiamo e spesso assecondiamo il cadere di molte anime che Ti cercano.

Nei nostri Tabernacoli, l’ineffabile modo di essere “secondo la sostanza” della Tua realtà umana ti rende inattaccabile; le specie sacramentali Ti fanno da schermo contro ogni satanico tentativo di offenderTi, di umiliarTi…

Possono imbrattare, trafiggere, calpestare, incenerire soltanto l’involucro della proprietà del pane, mai però Te che - per essa - sei presente, commiserando la nostra inguaribile cecità interiore; sempre disposto ad attendere la nostra resa alla tua sovrumana pazienza.

Mi sembrano gravi certe responsabilità del clero, in alto e in basso, nel cedere ad una equivoca pietà eucaristica in cui s’annidano illusioni della fantasia ed insidie del sentimento, scarso spirito di fede ed insofferenza della disciplina ecclesiale…

Ma, soprattutto, il folle impulso irenista di assimilare la Liturgia cattolica della “Transustanziazione” e del “Sacrificio” al culto protestante della “Cena comunitaria” e della “memoria” della Croce.

So che gli elementi essenziali del dogma sono salvi; ma l’intelligenza del “Tuo Mistero” è resa stranamente confusa, scialba, sterile dalla “presa” di mani non consacrate, che inseriscono il Dono dei Doni nel contesto di ogni banale pasto umano, terminando il processo di desacralizzazione che cerca di dissolvere il cristianesimo.

Ma Tu resti sempre il “Pane degli angeli”: l’insipienza dei pastori indegni e dei fedeli esaltati non ti raggiunge; la gigantesca ondata delle nostre irriverenze non potrà mai travolgerTi…

In questo momento di oscurità e di apostasia mi sento a te vicino, non per consolarmi, ma per inabissarmi e restare ancorato nel fondo del Tuo amore immenso, onnipossente, che ha già vinto il mondo.

La mia angoscia, offerta come partecipazione alla Tua agonia redentrice, contiene in germe il tuo stesso immancabile trionfo sulla pervicacia umana.

Tu, che sei la stessa Gioia sussistente, concedimi che tale angoscia, per quanto amara, sia almeno serena, perseverante, meritoria, mitigata dalla dolcezza del Tuo sguardo, premiata col dono di una fiducia sempre filiale delle Tue promesse.
Amen

Dio, abbi Compassione di noi!

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaéum.
"In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.
Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. "
Laus tibi Christe.

Dio Onnipotente ed Eterno,Abbi Compassione di noi! Siamo come Pecore senza Pastore, siamo stanchi e camminiamo soffrendo. A dire il vero "il Primo degli Apostoli", il Tuo Pietro, è il primo fra noi ad essere attaccato. Ti supplico, manda Operai nella tua Messe! Manda Santi Sacerdoti fedeli al tuo Pietro, che custodiscano il Santo Dogma della Fede e ammaestrino e guidino...E si facciano Strumenti affinchè noi possiamo essere Santificati dai tuoi Santi e immutabili SAcramenti. Che si rivolgano prima alle pecore perdute dell' Israele nuovo ed eterno, nella Chiesa di Roma! Che siano Testimoni della Sacralità e grandezza del tuo Sacrificio Redentore.
Che possano riportare a te tutti! Che tutti possano Vedere la Luce del Tuo Santo Volto! Pietà di noi o Dio, secondo la Tua Misericordia. Nel tuo Grande Amore, cancella il mio peccato. Lava o Signore le nostre colpe, cancella il nostro peccato! Per i meriti del Cuore Immacolato della Mamma nostra, non ritirare il tuo Braccio, non lasciarci nel nostro peccato! Salva la tua Chiesa, Signore! Salvaci!

E la violenza a cui abbiamo assistito per questa "approvazione", la sofferenza che abbiamo provato possa essere germoglio per un nuovo inizio o Dio! E in questa storia soccorrici Signore. E sia Fatta la Tua volontà. Amen

Dalla rete, le tappe del percorso che si è appena concluso:

TAPPE DELL'APPROVAZIONE DEFINITIVA DEGLI STATUTI NEOCATECUMENALI------------

GIUGNO 2007 - FEBBRAIO 2008

Intensi scambi tra i respnsabili internazionali del Cammino e il Pontificio Consiglio per i Laici: ostano ancora alla definizione degli statuti la mancata pronuncia della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Culto Divino che assume una posizione netta affermando di aver già espresso la propria valutazione definitiva;

FEBBRAIO-MARZO 2008:

situazione di stallo e di silenzio. I responsabili del Cammino continuano a pressare sul Pontificio consiglio per i Laici ch promette rapidi riscontri;

APRILE 2008:

Giunge al Pontificio Consiglio per i Laici e alle altre Congregazioni Romane nonchè sul tavolo di S.S. Benedetto XVI una decisa presa di posizione di centinaia di vescovi e di alcuni cardinali, tra cui lo stesso responsabile del P.C. Laici, a favore del Cammino Neocatecumenale e di tutti i movimenti ecclesiali;

INIZIO MAGGIO 2008:

Il Pontificio Consiglio per i Laici predispone la bozza di statuto neocatecumenale da approvare: la Congregazione per la dottrina della Fede pone un aut aut per una sostanziale modifica del Direttorio catechetico Neocatecumenale; il Culto Divino dissente sul punto nodale della Liturgia e pretende la piena osservanza del documento Arinze del I dicembre 2005,che nello Statuto viene citato tra i documenti vaticani accolti e rispettati,ma di fatto è completamente o quasi disatteso,in particolare per la prevista celebrazione mensile insieme alla parrocchia e l'uso dei locali e degli altari dedicati nei presbiteri nelle celebrazioni del sabato;

5-10 MAGGIO 2088:

Il Pontificio Consiglio per i Laici insiste sulla necessità improcrastinabile di approvare gli statuti; il Papqa ,interpellato, dà il suo assenso comndizionato alla pubblicazione degli stessi solo nel momento in cui si saranno pronunciati La Congregazione della Fede e il Culto Divino;

11 MAGGIO 2008:

Mons Rylko firma l'approvazione degli Statuti e chiede alla Congregazione della Fede e al Culto Divino che le rispettive decisioni siano emesse entro breve termine;

11-20MAGGIO 2008:

Il Culto Divino rimane del parere precedentemente espresso tuttavia non oppone veti specifici; La Congbregazione della Fede trova nel Direttorio di Arguello molti punti da modificare e fa presente che i tempi non saranno molto brevi da parte sua;

20 MAGGIO 2008

Filtra attraverso il Pontifico Consiglio dei Laici la prima notizia pubblicata dalla stampa(Catechumenium.it) che dà per firmati gli Statuti(erroneamente si dice che il Papa ha firmato gli statuti) e la convocazione degli iniziatori a Roma;

20 MAGGIO -30 MAGGIO

Intensi colloqui tra gli iniziatori e la Dottrina della Fede per una rapida soluzione delle controversie residue sugli Orientamenti Catechetici. Le divergenze non rientrano.

30 MAGGIO - 13 GIUGNO:

Il Pontificio consiglio dei Laici informa Sua Santità dell'impossibilità oggettiva di avere in tempi brfevi la pubblicazione delle decisioni della Dottrina della Fede e della necessità assoluta di ufficializzare gli statuti entro il mese di tempo che inizialmente si era stabilito per giungere a una decisione unanime;

13 GIUGNO 2008:

Gli statuti vengono consegnati agli iniziatori e viene dato loro l'incarico di illustrarli; Kiko Arguello ufficializza la mancanza a del Direttorio catechetico (che pur non essendo ufficialmente parte dello Statuto,ne costituisce la base sostanziale) e comunica che la Congregazione della Dottrina della Fede quanto prima pubblicherà (previa approvazione) il Direttorio.

sabato 14 giugno 2008

Proseguiamo...

Secondo giorno dall'approvazione.
il nostro percorso prosegue in attesa di verificare meglio la pportata dell'evento.
Le nostre preoccupazioni non si sono attenuate; anzi, non ci sembra un bel momento per la Chiesa.... Ma in attesa di approfondire più e meglio cerchiamo di riprendere il nostro dialogo da una pagina menno intasata...

venerdì 13 giugno 2008

Maranatha, vieni Signore Gesù!

L'approvazione degli Statuti nelle forme e nei modi liturgici come abbiamo appena avuto modo di vedere sta a significare che la Chiesa di Roma he rinnegato se stessa ma, nel rinnegare se stessa, ha rinnegato il Suo Signore.

Aspettiamo di leggere gli statuti in versione integrale, ma possiamo dichiarare in fede e coscienza che in primis sono stati traditi tutti i Credenti cattolici che hanno custodito fino ad oggi la loro Tradizione e la loro identità e vedevano nel Papa, in tanti suoi gesti e insegnamenti il loro Faro, la loro Guida, Pietro che li confermava nella Fede. Legittimare la Liturgia Neocatecumenale significa aver lettimato un'altra Chiesa, nella quale nolti credenti non si possono riconoscere e della quale molti altri diventeranno i seguaci, subendo la 'mutazione genetica' della loro spiritualità.

Uno di noi ha scritto: "Francamente non sono addolorato per me ma per il futuro della stessa Chiesa, incapace di testimoniare attraverso la Verità della Liturgia. Per me, scrivere ciò tempo addietro sarebbe stato bestemmiare, oggi non lo sento più tale. I tempi stanno cambiando e forse l'abominio della desolazione si sta avvicinando. Visto con gli occhi di oggi il Motu Proprio appare sempre di più come uno zuccherino, ma credo che il Signore si sia costruito la Sua fortezza all'interno della Chiesa."

La tristezza non è per l'approvazione in sé, ma per la Chiesa di Roma che rinnega se stessa (lettera di Arinze e altro ancora). A questo punto non sappiamo se volente o nolente, data la situazione di vera anarchica schizofrenia che sta invadendo con crescendo impensabile la nostra Chiesa... Ma è ancora e sempre la nostra Chiesa?
Forse è la Chiesa nata dal Concilio Vaticano II, ma in coscienza non ci sembra più la nostra.

L'anomalia è ancora più forte.
Risulta che durante la cerimonia, il Cardinale ha lasciato tre orientamenti particolari ai membri delle comunità neocatecumenali:
1) obbedienza ai Vescovi,
2) riconoscimento del ruolo del presbitero e
3) fedeltà ai testi liturgici della Chiesa.

Questo avvalora tutte le nostre critiche su questi aspetti, e forse cambia un po' la prospettiva della ventilata approvazione 'senza condizioni'. Bisogna vedere se questo è solo nelle parole del cardinale o sta scritto da qualche parte...

Prima di dire altro dobbiamo ancora riflettere, pregare, discernere; ma di sicuro da questo momento nulla sarà più come prima. L'unica cosa di cui siamo certi è la consapevolezza di quello che abbiamo ricevuto e il desiderio di custodirlo, con l'aiuto del Padrone della Messe. Maranatha!

Tra qualche ora sapremo

Pescato sul Blog di Tornielli:
---------------------
Cari amici, apro il computer, e trovo tutti i vostri messaggi che sono altrettante grida che salgono dal cuore di chi è consapevole che oggi non è un giono come un altro per la Chiesa cattolica.
Tutte le mie inquietudini le ho già espresse e raggiungono le vostre, ma a queste se ne aggiunge una: se il CNC rifiuta di essere considerato un movimento o un`associazione laica che cosa approverà quello statuto, sarà lo statuto di che cosa di un gruppo messianico ? Quale è la sua reale identità?
Ma come stupirci?
Noi tutti sappiamo, o meglio tutti dovrebbero sapere, ma così non è anche grazie al silenzio di chi per professione o missione avrebbe dovuto informarci, che il cardinale Rylko è amico di Arguello e grande protettore del CNC.
Come stupirci?
Quando si sa che il capo del PCL, è andato in Galilea su invito di Arguello e nella grandiosa Domus Galileae, in mezzo ai simboli introdotti da Arguello, ha celebrato la Messa attorno alla tavola-mensa sulla quale era posta la hannuccah, con Arguello a lato della tavola con la sua chitarra?
E questo allorquando il rito kikiano ancora non era stato approvato?
Come stupirci quando sappiamo che Arguello e Rylko hanno invitato 160 vescovi e cardinali per discutere sulle sfide dell`evangelizzazione in Europa e che il risultato delle loro discussioni è stato questo comunicato:
“Nel luogo dove Gesù proclamò le Beatitudini e da dove inviò gli Apostoli [La Tradizione colloca il Monte delle Beatitudini in un luogo diverso - ndr] per la missione universale – si legge - noi vescovi riconosciamo con gratitudine che, tra le numerose grazie concesse dallo Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo, il Cammino Neocatecumenale rappresenta, con il suo itinerario di iniziazione cristiana, un carisma potente per rafforzare lo slancio missionario che sorge dalla rigenerazione battesimale e dare una risposta alla situazione drammatica della scristianizzazione dell’Europa”. “Dichiariamo – proseguono i presuli - che l’avvenire del Cammino Neocatecumenale dipenderà per gran parte dall’amore paterno con il quale noi vescovi accoglieremo questo carisma, accompagneremo da vicino i Seminari Redemptoris Mater e incoraggeremo le famiglie tanto preziose delle Comunità Neocatecumenali, inserendole sempre di più nella vita delle Chiese locali”.
Come non pensare che tutto questo è stato orchestrato, per suggestionare impressionare, fare pressione?
Il comunicato del PCL ne è il risultato più evidente, un inno a lode e gloria del CNC, e di Arguello.
Come può un comunicato osare parlare di prassi catechetica-liturgia avvolarata? È semplicente scioccante.
Quando noi tutti sappiamo gli errori teologici gravi, le pressioni e abusi psicologici della loro prassi catechetica, ampiamente documentati e in possesso anche della Congregazione Dottrina della Fede.
Allora come stupirci?
Tra qualche ora sapremo in che misura Benedetto XVI ha potuto, ha voluto arginare questo movimento, quali saranno i limiti che ha potuto e voluto imporre.
Fra qualche ora sapremo.

mercoledì 11 giugno 2008

Sono arrivati, vediamo come!

POL 11/06/2008 17.26.23 Titoli Stampa
DOPO ‘MESSA IN LATINO’ ARRIVANO STATUTI NEOCATECUMENALI Approvati dal Papa, consegnati venerdì mattina al movimento Città del Vaticano, 11 giu. (Apcom) - Dopo il motu proprio dell’anno scorso che ha liberalizzato il messale preconciliare (la cosiddetta messa in latino), arrivano altre novità liturgiche in Vaticano. Il Papa, a quanto si apprende, ha approvato definitivamente gli statuti del Cammino Neocatecumenale e il relativo decreto verrà consegnato ai leader del movimento venerdì prossimo presso il Pontificio consiglio per i laici. Se con la ‘Summorum pontificum’ Benedetto XVI ha teso una mano ai tradizionalisti, non senza creare scontento nei settori più progressisti della Chiesa cattolica, il semaforo verde ai neocatecumenali sembra avallare, invece, gli usi liturgici (ma anche, più in generale, la spiritualità e l’ecclesiologia) di un movimento che ha dato più di un grattacapo ai custodi della prassi liturgica tradizionale. I quali, ad esempio, contestano l’uso di una mensa addobata al centro della chiesa invece del consueto altare in fondo alla navata. Aggiunte a perplessità di ordine pastorale - come la ’segretezza’ delle catechesi e il ruolo centrale del catechista nella vita delle comunità - queste divergenze hanno creato attorno ai neocatecumenali sospetti e diffidenze tanto nelle parrocchie che nella Curia romana. Sentimenti controbilanciati, però, dalla stima di altri settori della Chiesa cattolica, al punto che è arrivata, appunto, l’approvazione papale degli statuti. La notizia, non ufficiale, trova riscontro in Vaticano. Non sono, però, noti i contenuti dei documenti approvati da Ratzinger e di conseguenza non è possibile stabilire in anticipo quante e quali istanze neocatecumenali siano state recepite, né se tutti i documenti siano stati approvati definitivamente e non, in parte, ‘ad experimentum’. Di certo c’è solo che alle 11 di venerdì mattina, a quanto si apprende, il cardinal Stanislao Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, consegnerà il decreto di approvazione definitiva degli statuti, insieme con il testo finale degli stessi statuti, a Kiko Arguello e Carmen Hernandez, iniziatori del Cammino Neocatecumenale che, insieme con il padre Mario Pezzi, formano l’equipe internazionale responsabile dei neocatecumenali. La consegna si svolgerà nella sede dello stesso dicastero responsabile per i movimenti cattolici. Ska 11-GIU-08 17:20

Questa è la notizia, adesso ci sono da verificare le modalità.
Del tutto improprio e frutto di ignoranza paurosa o di crassa malafede che l’approvazione degli statuti venga fatta passare per una novità liturgica messa sullo stesso piano del Vetus Ordo!!!
Dovremo vedere cosa c’è scritto, ma chi alimenta le notizie in questi termini non parte bene

martedì 10 giugno 2008

Cronaca di giugno

Abbiamo davanti una nuova imminente scadenza, dopo la quale sapremo se il Cammino è stato davvero approvato e, se sì, a quali condizioni. E avremo la cartina di tornasole dello 'stato' in cui versa Chiesa del nostro tempo.

Uno studioso che stimiamo così scrive:

Di sacerdoti e anche di semplici frati e di monache e di laici - spesso santi o beati, ma altre volte semplicemente assennati - che hanno dato ai papi suggerimenti rivelatisi ottimi ce ne sono stati un’infinità. Non è uno scandalo che ciò accada e, anzi, rientra pienamente nella tradizione della Chiesa.

Certo, l’arroganza, la saccenteria e l’improntitudine di chi tratta il Pontefice come un minus habens è inqualificabile; ma, ripeto, se qualche uomo o qualche donna di buona volontà segnala in umiltà, onestà, coscienza - e possibilmente anche scienza - a un parroco, a un vescovo o persino al Santo Padre elementi di cui legge l’assoluta rilevanza, fa qualcosa non solo di legittimo, ma anche di meritorio.

Il lacchè a tre narici (di Guareschiana memoria -ndr) - chi vive, insomma, il Cristianesimo come un’ideologia - è la peggiore caricatura del cristiano.

Leggendo certi interventi di conio neocatecumenale si ha l’impressione di avere a che fare con una struttura logica molto pericolosa: l’idea che un “imprimatur” della Santa Sede costituisca
  1. una certificazione dietro la quale si può giustificare quanto si è fatto, quanto si sta facendo e quanto si farà, indipendentemente dal merito specifico dei singoli atti
  2. ,
  3. una mordacchia per tacitare ogni perplessità, anche la più ragionata e documentata,

  4. una legittimazione dell’orgoglio con cui si vanno affermando le proprie idee, o quelle della propria fazione. Abbiamo visto tale struttura agire in certi ambienti tradizionalisti dopo il Motu Proprio di Benedetto XVI (NON in tutti coloro che hanno a cuore la Tradizione, tra i quali il Papa stesso, sia chiaro), e ora la vediamo in azione, in modo molto virulento in alcune tirate apologetiche del cammino neocatecumenale.
Qualcuno ci ha scritto dandoci dei neocatecumenali questa definizione senza mezzi termini, un po' forte, ma conoscendo bene la realtà chi potrebbe contestarla?

"Kamikaze imbottiti di menzogna, che impugnano un vangelo OGM, una liturgia OGM contro la Santa Chiesa e il Corpo Mistico, puntando dritto al Cuore!"

E siamo ancora qui che aspettiamo, parlandone finché possiamo...

sabato 7 giugno 2008

La Telenovela degli Statuti continua...

Amici miei,
non ci crederete, ma pochi minuti fa ho parlato con la mia fonte Vaticana. Certo non sarà attendibile come quella di Tornielli e di Barile, ma mi ha assicurato che entro il prossimo 13 giugno non succederà nulla a proposito degli Statuti neocatecumenali.
Sostanzialmente, stiamo vivendo l'edizione riveduta e corratta della Telenovela iniziata da quando Kiko Arguello, in prossimità della scadenza (ormai già un anno fa), attraverso la Razon dava per certa anzi certissima l'immediata approvazione...
poi questa 'certezza si è trasferita all'8 dicembre, poi è slittata all'Epifania, Pasqua, Pentecoste, 18 maggio, 13 giugno
... Quello che mi chiedo è come fanno a star dietro ad un leader abituato a sparare, come è solito fare nelle sue catechesi, i suoi desiderata o le sue idee come verità certissime e inappellabili...

Potrebbe esserci una possibilità, sia pure remota, che il 'tiro alla fune' possa prevalere a breve a favore del Cammino e quindi dovrò ricredermi e mettermi in ginocchio per fare concorrenza a Tornielli; ma ho l'impressione che la Telenovela continui...

La cosa non è per nulla rassicurante, perché denota quanta problematicità ma anche quante 'pressioni' ruotino intorno alla vicenda: ne è prova quella che possiamo definire l'ennesima 'forzatura' prodotta da supporters del Cammino, questa volta anche con lo zampino di un vaticanista di grido. Non so quanto queste 'forzature' sempre più clamorose possano giocare a favore o non ritorcersi contro a chi le fa...

venerdì 6 giugno 2008

...Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene".(Lc 7,43)

Dio VUOLE fortemente che usiamo il RETTO GIUDIZIO per discernere il bene dal male, il Vero dal falso, la Via della Chiesa e le vie del mondo.

Il CNC, come altre relatà pseudo-carismatiche, come abbiamo verificato anche qui insegna a NON USARE il retto giudizio, la Coscienza morale (cattolica) formata dalla retta Fede, e la personalità individuale. Il CNC, per mezzo dei "catechisti" chiede l'obbedienza CIECA invece che CONSAPEVOLE ed operante. Abbiamo visto quante volte la nascita di dubbi e perplessità legate alle PRASSI del CNC sia assimilata alla mancanza di fede, alla ribellione a Dio, alla apostasia. La nascita di DOMANDE e la conseguente esigenza di risposte SENSATE per superare i dubbi, la naturale curiosità (non morbosa ovviamente) il Giudizio della Ragione creata da Dio, sono le vie NORMALI per Conoscere e per AMARE la Verità! Queste "vie normali" nel CNC sono semplicemente polverizzate! Nel CNC si utilizza in modo morboso ed ossessivo la parola "giudizio" esclusivamente nella accezione negativa (=accusa). Questo ogni volta che vi sono perplessità da parte degli associati. Questo uso morboso è terribile, perchè scoraggia l'esercizio della Coscienza individuale usando il sentimento religioso ed il senso di colpa! Il dialogo fecondo, su imitazione del Divino Maestro che domanda, esorta, ascolta e risponde sensatamente, dialogo che attiva la Coscienza Individuale che in tal modo può compiere scelte dirette e responsabili, è semplicemente distrutto! Leggiamo la Retta Fede cosa insegna a riguardo:

Dal Catechismo:
LA COSCIENZA MORALE

1776 “Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente parla alle orecchie del cuore. . . L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore. . . La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 16].

I. Il giudizio della coscienza

1777 Presente nell'intimo della persona, la coscienza morale [Cf ⇒ Rm 2,14-16 ] le ingiunge, al momento opportuno, di compiere il bene e di evitare il male. Essa giudica anche le scelte concrete, approvando quelle che sono buone, denunciando quelle cattive [Cf ⇒ Rm 1,32 ]. Attesta l'autorità della verità in riferimento al Bene supremo, di cui la persona umana avverte l'attrattiva ed accoglie i comandi. Quando ascolta la coscienza morale, l'uomo prudente può sentire Dio che parla.
1778 La coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l'uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto. E' attraverso il giudizio della propria coscienza che l'uomo percepisce e riconosce i precetti della legge divina:
La coscienza è una legge del nostro spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica responsabilità e dovere, timore e speranza. . . la messaggera di Colui che, nel mondo della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo [John Henry Newman, Lettera al Duca di Norfolk, 5].
1779 L'importante per ciascuno è di essere sufficientemente presente a se stesso al fine di sentire e seguire la voce della propria coscienza. Tale ricerca di interiorità è quanto mai necessaria per il fatto che la vita spesso ci mette in condizione di sottrarci ad ogni riflessione, esame o introspezione:
Ritorna alla tua coscienza, interrogala. . . Fratelli, rientrate in voi stessi e in tutto ciò che fate, fissate lo sguardo sul Testimone, Dio
[Sant'Agostino, In epistulam Johannis ad Parthos tractatus, 8, 9].
1780 La dignità della persona umana implica ed esige la rettitudine della coscienza morale. La coscienza morale comprende la percezione dei principi della moralità [“sinderesi”], la loro applicazione nelle circostanze di fatto mediante un discernimento pratico delle ragioni e dei beni e, infine, il giudizio riguardante gli atti concreti che si devono compiere o che sono già stati compiuti. La verità sul bene morale, dichiarata nella legge della ragione, è praticamente e concretamente riconosciuta attraverso il giudizio prudente della coscienza. Si chiama prudente l'uomo le cui scelte sono conformi a tale giudizio.
1781 La coscienza permette di assumere la responsabilità degli atti compiuti. Se l'uomo commette il male, il retto giudizio della coscienza può rimanere in lui il testimone della verità universale del bene e, al tempo stesso, della malizia della sua scelta particolare. La sentenza del giudizio di coscienza resta un pegno di speranza e di misericordia. Attestando la colpa commessa, richiama al perdono da chiedere, al bene da praticare ancora e alla virtù da coltivare incessantemente con la grazia di Dio:
Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa ( ⇒ 1Gv 3,19-20 ).
1782 L'uomo ha il diritto di agire in coscienza e libertà, per prendere personalmente le decisioni morali. L'uomo non deve essere costretto “ad agire contro la sua coscienza. Ma non si deve neppure impedirgli di operare in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso” [Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 3].

II. La formazione della coscienza

1783 La coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato. Una coscienza ben formata è retta e veritiera. Essa formula i suoi giudizi seguendo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza del Creatore. L'educazione della coscienza è indispensabile per esseri umani esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi.
1784 L'educazione della coscienza è un compito di tutta la vita. Fin dai primi anni dischiude al bambino la conoscenza e la pratica della legge interiore, riconosciuta dalla coscienza morale. Un'educazione prudente insegna la virtù; preserva o guarisce dalla paura, dall'egoismo e dall'orgoglio, dai risentimenti della colpevolezza e dai moti di compiacenza, che nascono dalla debolezza e dagli sbagli umani. L'educazione della coscienza garantisce la libertà e genera la pace del cuore.
1785 Nella formazione della coscienza la Parola di Dio è la luce sul nostro cammino; la dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. Dobbiamo anche esaminare la nostra coscienza rapportandoci alla Croce del Signore. Siamo sorretti dai doni dello Spirito Santo, aiutati della testimonianza o dai consigli altrui, e guidati dall'insegnamento certo della Chiesa [Cf ibid., 14].

III. Scegliere secondo coscienza

1786 Messa di fronte ad una scelta morale, la coscienza può dare sia un giudizio retto in accordo con la ragione e con la legge divina, sia, al contrario, un giudizio erroneo che da esse si discosta.
1787 L'uomo talvolta si trova ad affrontare situazioni che rendono incerto il giudizio morale e difficile la decisione. Egli deve sempre ricercare ciò che è giusto e buono e discernere la volontà di Dio espressa nella legge divina.
1788 A tale scopo l'uomo si sforza di interpretare i dati dell'esperienza e i segni dei tempi con la virtù della prudenza, con i consigli di persone avvedute e con l'aiuto dello Spirito Santo e dei suoi doni.

1789 Alcune norme valgono in ogni caso:

- Non è mai consentito fare il male perché ne derivi un bene.
- La “regola d'oro”: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” ( ⇒ Mt 7,12 ) [Cf ⇒ Lc 6,31; ⇒ Tb 4,15 ].
- La carità passa sempre attraverso il rispetto del prossimo e della sua coscienza: Parlando “così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza..., voi peccate contro Cristo” ( ⇒ 1Cor 8,12 ). “Perciò è bene” astenersi... da tutto ciò per cui “il tuo fratello possa scandalizzarsi” ( ⇒ Rm 14,21 ).

IV. Il giudizio erroneo

1790 L'essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza. Se agisse deliberatamente contro tale giudizio, si condannerebbe da sé. Ma accade che la coscienza morale sia nell'ignoranza e dia giudizi erronei su azioni da compiere o già compiute.
1791 Questa ignoranza spesso è imputabile alla responsabilità personale. Ciò avviene “quando l'uomo non si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all'abitudine del peccato” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 16]. In tali casi la persona è colpevole del male che commette.
1792 All'origine delle deviazioni del giudizio nella condotta morale possono esserci la non conoscenza di Cristo e del suo Vangelo, i cattivi esempi dati dagli altri, la schiavitù delle passioni, la pretesa ad una malintesa autonomia della coscienza, il rifiuto dell'autorità della Chiesa e del suo insegnamento, la mancanza di conversione e di carità.1793 Se - al contrario - l'ignoranza è invincibile, o il giudizio erroneo è senza responsabilità da parte del soggetto morale, il male commesso dalla persona non può esserle imputato. Nondimento resta un male, una privazione, un disordine. E' quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.
1794 La coscienza buona e pura è illuminata dalla fede sincera. Infatti la carità “sgorga”, ad un tempo, “da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera” ( ⇒ 1Tm 1,5 ): [Cf ⇒ 1Tm 3,9; ⇒ 2Tm 1,3; 1794 ⇒ 1Pt 3,21; ⇒ At 24,16 ]
Quanto più prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 16].