venerdì 28 luglio 2023

Cognitive Restructuring: come ti "circoncidono la ragione"

"Liturgia" neocatecumenale
Presentiamo qui sotto una traduzione delle parti più importanti della pagina blog di Origen de Principiis, permettendoci di evidenziare alcuni punti di maggior interesse per i lettori italiani (l'autore scrive in inglese).

Prima di cominciare è opportuno chiarire anzitutto che la "dissonanza cognitiva" è rappresentata del famoso caso della volpe e l'uva: la volpe vede benissimo che l'uva è buona ma impone a sé stessa un'idea diversa per autoconsolarsi ("è acerba"), finendo per crederci davvero: ciò che conosce ("acerba") è dissonante con la realtà (l'uva non è acerba).

La "ristrutturazione cognitiva" (preferiremo lasciare il termine in inglese), nel testo qui sotto, intende che il Cammino ti impone di vivere quella dissonanza cognitiva riguardo alle cose della fede e della vita (in gergo neocatecumenale ti dicono di "circoncidere la ragione", cioè di smettere di usare la ragione ogni volta che un cosiddetto "catechista" parla, o in un qualsiasi contesto dove rischi di scoprire che il Cammino contiene tanti errori e tante ingiustizie, che non possono certo provenire da Dio).


Cognitive restructuring

Nessuno può lasciare il Cammino in piena coscienza, perché non esiste alcuna ragione accettabile per lasciare l'organizzazione.

Quando ero nel Neocatecumenato, venivamo addestrati a commiserare coloro che lo avevano abbandonato, perché avevano voltato le spalle al Cammino di salvezza nel quale Dio li aveva chiamati. Ovviamente tentavamo di ammorbidire questo concetto prendendocela con "gli altri": chi aveva lasciato, doveva per forza essere stato "influenzato negativamente".

Nei primi tempi in cui facevo il Cammino, una giovane donna abbandonò improvvisamente la Comunità. Circolò subito la voce che era colpa del suo fidanzato che "non approvava" i nuovi movimenti religiosi. Quando abbandonai il Cammino mi giunse voce che avevano detto che era tutta colpa di quella che nel frattempo era diventata mia moglie. È più facile, a quanto pare, prendersela col "pessimo esempio" di persone esterne, che riconoscere che qualche ex fratello abbia valide ragioni per lasciare il Cammino.

Il mio presbìtero Neocatecumenale (nel Neocatecumenato i sacerdoti vengono chiamati presbìteri, non sacerdoti), predicò in un'omelia che coloro che avevano abbandonate erano "quelli che erano entrati per la ragione sbagliata". Disse: "alcuni di voi senza dubbio abbandoneranno, perché capirete che ciò che offre questo Cammino non è ciò che cercavate... Quelli che invece hanno aderito per le giuste ragioni, resteranno". Dunque l'abbandonare il Cammino non era mai un cambiar direzione alla propria vita: era invece considerato o un tradimento, o almeno l'ammissione di un'ipocrisia consolidata.

Mi dicevano sempre che quelli che abbandonavano avrebbero sempre avuto problemi nella vita, avrebbero perso la fede, sarebbero tornati a fare le cose malvage che facevano prima di aderire al Cammino: ubriachezze, droghe, licenziosità. Nelle nostre preghiere comuni non venivano mai ricordati coloro che avevano lasciato il Cammino.

Quelli che abbandonavano senza clamore venivano presto dimenticati. Ma quelli che nel lasciare il Cammino avevano osato criticare, venivano furiosamente infangati. Il Neocatecumenato non accetta mai di confrontarsi nel merito delle critiche. Al contrario, una valanga di voci di corridoio ad hominem infanga chiunque abbia testimoniato i punti critici. Di una giovane donna che aveva osato raccontare la sua storia alla stampa dissero che era sempre stata mentalmente instabile e che "aveva un problema col denaro". Di un giovane che aveva lasciato il Cammino dissero che "aveva sempre rifiutato l'insegnamento della Chiesa", una condanna definitiva. Di quel G. Urquhart, che scrisse un libro in cui criticava anche il Cammino, dissero che "dopotutto è un omosessuale con un matrimonio fallito alle spalle". E l'indagine fatta sul Cammino dalla diocesi inglese di Clifton, dissero che era "un lavoretto prefabbricato... con pregiudizi fin dalla partenza".

Nel caso in cui chi critica il Cammino guadagni un qualsiasi tipo di visibilità o sèguito, come nel caso dell'indagine a Clifton, subito parte l'etichetta di "persecutori" e il comando di restare ufficialmente in silenzio ("come Cristo") accompagnato da una montagna di voci di corridoio sui retroscena, gossip, e character assassination (non proprio "come Cristo", si direbbe). Questo è un grosso disincentivo per gli ex-membri ("Giuda") qualora volessero raccontare la propria storia. I miei ex "catechisti" conoscono fin troppo dei maggiori peccati della mia vita, dei miei principali fallimenti, rispetto a chiunque altro nel mondo - e tali "catechisti" non sono vincolati da alcun vincolo di segretezza. Alcuni rumors fatti circolare dal Cammino potrebbero essere veri, altri saranno falsi: non importa che i fratelli rimasti nel Cammino sappiano cosa c'è di vero e cosa c'è di falso, ciò che importa al Neocatecumenato è di dare un'impressione di infallibilità, che tale impressione venga sempre preservata, e che occorre distruggere la credibilità di chiunque sembri rappresentare una minaccia per quella del Cammino.

Dunque, per prevenire l'inevitabile serqua di accuse ad hominem dal Neocatecumenato, vi presento qui un breve elenco di rumors che hanno diffuso contro di me. Alcuni sono veri, altri sono menzogne, altri sono irrilevanti, ma per il Cammino non importa:

  • "N. ha problemi con la sfera sessuale"
  • "N. ha problemi col denaro"
  • "N. non ha mai accettato l'autorità della Chiesa"
  • "N. ha un matrimonio in crisi"
  • "N. è stato allevato da genitori paranoidi"
  • "N. è un genitore paranoide"
  • eccetera
È triste che mi restino tanti motivi di gratitudine al Cammino, ma per loro le approvazioni non possono essere accompagnate anche da critiche. Hanno preteso di essere "Gesù Cristo per me" - e con Gesù Cristo non si può certo essere in disaccordo su qualcosa.

Sinceramente, non sono tanto in sintonia con molte critiche fatte al Neocatecumenato da coloro che non sono mai stati nel Cammino. Da "sinistra" le critiche che riguardano contraccezione, divorzio, sesso prematrimoniale, pratica omosessuale, etc., semplicemente dimostrano che su tali punti il Cammino è fedele al magistero della Chiesa. Da "destra" le critiche riguardo allo strimpellare chitarre, bere troppo vino, e ballare attorno all'altare, mi sembrano poco rilevanti.

Le accuse di eresia sono forse più vicine al punto della questione. Nel loro zelo di proclamare che l'Eucarestia sarebbe un pasto comune celebrativo, i Neocatecumenali riconoscono poco o nulla del suo aspetto di sacrificio. Mettono grande enfasi sugli effetti salvifici dell'abbracciare la propria croce ma riducono l'oggettivo valore della Croce di Cristo. Danno una pessima impressione della natura umana e riducono esageratamente l'importanza delle opere buone (disprezzandole come "CAFOD" [associazione cattolica inglese che promuove lo sviluppo dei paesi d'oltremare, ndt]). Ma tale sbilanciamento teologico costituisce davvero un'eresia formale?

Penso che i problemi del Neocatecumenato siano assai più subdoli, molto meno ovvi, e di conseguenza assai più insidiosi di quanto riportato da tali critiche, poiché sono intimamente connessi con le virtù del Cammino, essendone in pratica il rovescio della medaglia. Il Neocatecumenato ovviamente non ammetterà mai tali problemi. Per loro il Cammino è "Gesù Cristo per te" - in altre parole, il Cammino è al di sopra di ogni critica. Perciò non può esistere nulla di cui il Cammino debba scusarsi. Dunque non può esistere un'umiltà del Cammino.


[...]

Un giorno incontrai A., una meravigliosa giovane donna che non era della Comunità Neocatecumenale. Era cattolica, pregava, leggeva la Bibbia, ortodossa, devota, catechizzata dall'Opus Dei, battezzata da adulta a Roma in San Pietro da papa Giovanni Paolo II. Ci fidanzammo e... lì cominciarono i problemi. Si aspettavano ovviamente che lei partecipasse alle "catechesi" del Cammino ed aderisse al Cammino. Lei scelse di non farlo e ciò comportò un torchiante interrogatorio da parte dei miei "catechisti". Che non conoscevano nulla della fede e della formazione della mia fidanzata, ma furono perentori: "Questa catechesi sarà addirittura meglio!", pretendendo che io dovevo portarla a tali "catechesi".

Ristrutturazione cognitiva

Se non sei avvezzo ai metodi di controllo mentale aziendale, potresti chiederti come mai io sia giunto al punto di consentir loro tale bullismo. La risposta più tipica potrebbe essere che mi avevano fatto il lavaggio del cervello, ma quest'espressione non spiega chiaramente come funziona il Neocatecumenato. La gente spesso ha un'idea di lavaggio del cervello mutuata dai film dell'epoca della Guerra Fredda, intesa a riprogrammarti a suon di ripetuti assalti, privazione sensoriale, indebolimento della tua capacità di giudizio, rendendoti incapace di pensare a te stesso, così da farti credere in qualsiasi cosa ti venga detta. No, il controllo mentale operato dal Neocatecumenato è molto più sottile ed efficace: non distrugge la tua intelligenza ma la imbriglia. Keiser e Keiser (The Anatomy of Illusion) chiamano questo processo "cognitive restructuring". Farò qui alcuni esempi di come funziona.

Man mano che procedevo nel Cammino, notavo come i "catechisti" davano periodicamente indicazioni che si contraddicevano, o facevano affermazioni che contraddicevano quelle fatte in precedenza, il tutto senza mai dare spiegazioni. Per esempio, al nostro primo scrutinio, ci veniva detto di "vendere i nostri beni e dare il ricavato ai poveri", promettendoci che non ci sarebbe mai stato chiesto nulla su cosa avremmo fatto dopo aver ricevuto tale ordine. Invece, circa diciotto mesi dopo, alla "convivenza dello Shemà", i "catechisti" avrebbero interrogato parecchi di noi davanti alla comunità proprio su quell'argomento - e il tutto con l'intenzione di dichiarare che nessuno degli interrogati aveva "fatto abbastanza". Ricordo di aver privatamente discusso questa contraddizione con alcuni della comunità; finimmo però per decidere di lasciar perdere l'argomento e fidarci del giudizio dei "catechisti".

Altro esempio, riguardo a ciò che i "catechisti" mi dissero mentre mi torchiavano riguardo alla mia fidanzata: la loro reazione fu totalmente contraddittoria rispetto a ciò che avevano predicato in precedenza riguardo al matrimonio, l'Eucarestia, la Chiesa, il Cammino. Avevano detto tante volte che la migliore preparazione per una coppia che si appresta a sposarsi è partecipare insieme all'Eucarestia, e però ebbero da ridire che partecipavo alla Messa insieme alla mia fidanzata. Avevano spesso detto che "il Signore chiama chi vuole" alle "catechesi" del Cammino, e però non erano capaci di consentire a Dio di decidere da solo se la mia fidanzata dovesse appartenere al Cammino. Avevano sempre predicato che "dobbiamo abbracciare la nostra croce", e però quando cominciò a concretizzarsi l'ipotesi che io sposassi una donna esterna al Cammino, mi avvisarono che "sposarsi con qualcuno esterno al Cammino è sempre una grande sofferenza" che doveva essere evitata, croce o non croce.

L'oggettiva impossibilità di far domande significative e di ricevere risposte adeguate, nel contesto del Neocatecumenato, garantiva che la gravità di tali contraddizioni non venisse mai a galla. Il risultato è che noi fratelli del Cammino dovevamo sobbarcarci tutta la "ginnastica mentale" necessaria a coprire quella risultante dissonanza cognitiva. E l'unico modo per professare due idee opposte è di fingere che in realtà non siano opposte, di fingere di non aver capito. Il risultato finale di ciò è una ubbidienza incondizionata ad un gruppo di persone anziché ad un insieme di precetti. Loro si aspettavano la nostra ubbidienza solo perché loro l'avevano richiesta. Noi dovevamo essere fedeli a loro, non a quanto loro avevano detto. Come san Francesco che faceva piantare i cavolfiori sottosopra - una storia che ci veniva raccontata spesso - loro esigevano da noi nient'altro che ubbidienza cieca.

Questo effettivamente significò che i "catechisti" potevano dire pressappoco qualsiasi cosa senza esserne considerati responsabili. Alcune delle loro grosse affermazioni erano così prive di significato da essere praticamente comiche: "Gandhi non era cristiano", è una che ricordo in particolare, che ci veniva ripetuta a pappagallo dai "catechisti" durante una convivenza, presumibilmente perché era stata detta loro dai loro rispettivi "catechisti" - un'ovvietà travestita da pensiero sublime. Di quelli con cui ne parlai successivamente, nessuno aveva idea di quale fosse il motivo di tale affermazione - ma tutti saggiamente annuimmo, come se ci aspettassimo che un giorno ci venisse rivelata cotanta profondità teologica. "Non siamo indù", era un'altra di quelle affermazioni: la ricordo così chiaramente perché il "catechista" che ce la predicò non sapeva cosa significasse - e così ce la ripeté di nuovo, come se la mera ripetizione imprimesse nelle nostre menti il suo vero valore.

Altre roboanti affermazioni "catechetiche" furono meno innocenti, poiché erano più specifiche o più personali. Mi venne solennemente detto, di fronte all'intera Comunità, dal mio presbìtero che presiedeva alla liturgia del mio primo Scrutinio, che io sarei stato un "omosessuale latente". L'affermazione è ovviamente senza senso (cosa diavolo significa "omosessuale latente"?), e se avesse avuto un qualsiasi valore sarebbe stata del tutto sbagliata. Questo presbìtero aveva detto che due più due fa cinque. Sapevo che si sbagliava, ma non mi lamentai: forse, mi chiesi, c'era qualche profondità nascosta nel suo uso della parola "latente"? Non riuscii a sommare due più due, e capii che se un uomo era preparato a fare simili affermazioni da una posizione di pubblica e solenne "catechesi" e di autorità ecclesiastica, doveva certamente essere lui stesso infognato nella stessa sorte di cognitive restructuring ma solo più avanzata della mia.


Neo-parlantina

Corollario a questa specie di "catechesi" che piega la realtà, fu l'abile indebolimento del linguaggio, e del significato delle parole. Il linguaggio può essere usato per indicare cose senza doverle effettivamente nominare. Se chiami l'altare "tavolo dell'eucarestia" anziché "altare", hai fatto una sottile affermazione riguardo al significato della Messa - senza ufficialmente pronunciare un'eresia. Lo stesso vale se chiami la Messa "celebrazione eucaristica" anziché "sacrificio eucaristico". Chiami il sacerdote "presbìtero" anziché "sacerdote", e di fatto ne hai ridotto il ruolo a quello di "presidente" dell'assemblea anziché celebrante il Sacrificio Eucaristico - e per di più hai dato l'impressione che un sacerdote, nel Cammino, ha meno autorità pastorale di un qualsiasi "catechista". Chiami un'omelia di un laico "esortazione", e hai effettivamente accettato che dei "catechisti" laici (formati dal Neocatecumenato anziché dalla Chiesa) possano fare prediche durante liturgia, pur senza ammetterlo a chiare lettere.

Il Neocatecumenato è stato anche un maestro ad inventare parole nuove ed espressioni che non significano nulla, o che sono state usate in sostituzione di parole già cariche di significato. Molte di tali parole ed espressioni provengono da traduzioni letterali di quelle italiane e spagnole. Per esempio, venivamo spesso messi in guardia contro l'idolatrare "the affections" (per capire, immaginatevela pronunciata con un forte accento spagnolo): il fatto che quell'espressione non esista nella nostra lingua inglese significava che non capivamo mai bene cosa volesse intendere - ma ciò non sembrava preoccupare nessuno. Allo stesso modo, una lettura dalla Scrittura non era mai chiamata lettura, ma veniva chiamata "Parola"; le "letture" erano cadaveriche, la "Parola" era viva; gli altri cristiani avevano le "letture", ma noi avevamo le "Parole".

Tutto questo potrebbe sembrare comico e irrilevante ma quando una parola deve significare non ciò che significa, ma ciò che i "catechisti" vogliono che significhi (che può cambiare da un contesto all'altro), la mente di una persona è totalmente alla mercè di coloro che ne convalidano il linguaggio. E dato che le domande dal basso (che potrebbero aiutare a chiarire i significati) sono proibite, vivevamo in una giungla di linguaggio per la quale non avevamo gli strumenti teologici per decifrarne i significati - ma che dovevamo solo accettare acriticamente. Faccio qualche altro esempio.

Molti di noi probabilmente pensano di conoscere cosa significa la parola "felice", anche se abbiamo diverse idee riguardo a come raggiungere la felicità. Invece, nel Neocatecumenato, ci ripetevano continuamente che "felice" significa "essere nel posto giusto". È una ridefinizione brillante, perché l'unico posto giusto è il Neocatecumenato! Se qualcuno affermava di non essere felice (o anche solo seccato, depresso, ferito, disperato), allora non avvertivano alcun bisogno di parlare di cosa sostanzialmente fosse la causa di tale infelicità. La risposta era semplice: "sei nel posto giusto". Qui, nel Cammino, sei per definizione "felice", indipendentemente da come ti senti.

Ho spesso menzionato l'espressione "pervenire alla fede". Ma nel Cammino si dice chiaramente, già al Primo Scrutinio, che la "fede" non ce l'hai. Ecco perché dovevi essere così ubbidiente al Cammino: è l'unico modo per "pervenire alla fede" - qualsiasi cosa significasse "fede". Così vengono spazzati via due millenni di discussione teologica riguardo al significato della fede cristiana - da Paolo e Giacomo, attraverso Lutero, Calvino e il concilio di Trento, fino al presente. L'idea che la fede potrebbe crescere gradualmente e che la sua verifica potesse essere approcciata con discrezione e sensibilità, era completamente estranea al Cammino.

Il nemico di tutta la vita cristiana era "l'idolatria". In teoria, qualsiasi cosa ci distraesse dalla fede cristiana era un idolo. Ma ovviamente erano i "catechisti" a decidere quale fosse davvero "l'idolo" di ogni fratello di comunità. Se qualcuno si lamentava dell'aver atteso per ore in strada, al freddo di una buia notte invernale, i "catechisti" ritardatari ad un appuntamento, beh, costui chiaramente "idolatrava" il tempo. Se qualcuno faceva domande su dove finisse tutto il denaro che versavamo nel sacco nero (il 10% dei propri guadagni è il minimo richiesto ai membri da un certo punto in poi), costui chiaramente "idolatrava" i soldi (il Neocatecumenato non rendiconta nulla di ciò che gli si dà). Se qualcuno voleva passare più tempo insieme ai propri bambini anziché rifilarli alle babysitter della Comunità per presenziare a più "catechesi" e più "convivenze", beh, va da sé che i loro bambini erano i loro "idoli" - e lui, di conseguenza, un "genitore paranoide".

Questo abuso del linguaggio è un'abile ed efficacissimo modo per deragliare qualsiasi possibilità di critica. Se qualcuno pensa che c'è un problema, gli si rivolga contro la sua stessa critica, lo si renda un suo problema. Così i "catechisti" non hanno bisogno di occuparsi di alcuna delle accuse di illecito o malaffare, perché tutte le critiche che si fanno ai "catechisti" devono per forza essere il risultato degli "idoli" di chi critica, e il modo più efficace di respingere le critiche è di non entrare nel merito ma di incoraggiare ognuno a dubitare di sé quando critica. Così, quando mi lamentavo col mio presbìtero riguardo a come venivo bullizzato dagli stessi "catechisti" riguardo la mia fidanzata A., la risposta del presbìtero era splendidamente furbetta: "N., tu devi discernere cosa Dio vuole da te. Ti sta chiamando alla fede attraverso il Cammino o in un altro modo?". In altre parole, noi-Cammino non abbiamo fatto niente di male, e il problema sei tu.


Disciplina arcani

Tutti questi metodi di cognitive restructuring sono sostenuti da un accuratamente calibrato sistema di controllo delle informazioni. Le informazioni personali e private nel Neocatecumenato vanno in una sola direzione: "verso l'alto". I "responsabili" di ogni comunità riportano ogni dettaglio personale dei loro "fratelli", delle loro vite, del loro comportamento, direttamente ai "catechisti". I "catechisti" a volte chiedono ai fratelli della comunità di parlare loro dei propri peccati nascosti, o dei peccati dei loro amici e parenti che hanno invitato alle "catechesi" - così che i "catechisti" possono adattare i propri commenti in modo da intrappolarli meglio. Ed ovviamente gli Scrutini consentivano ai "catechisti" di torchiare il malcapitato su qualsiasi argomento volessero, senza alcun timore di esporsi a critiche. E davvero intendo qualsiasi argomento. Io sono stato fortunato ad abbandonare il Cammino prima del secondo Scrutinio. A coloro che hanno partecipato agli Scrutini viene comandata la massima segretezza, e però ciò che avviene negli Scrutini trapela comunque, ed è la più orrenda manipolazione psicologica. Per esempio, persone accusate di essere omosessuali sono costrette ad ammetterlo di fronte all'intera comunità; poi, persone costrette a rivelare i più intimi dettagli del loro matrimonio (anche se il coniuge non è del Cammino, o addirittura non è nella saletta dello Scrutinio); e vengono rimestati peccati vecchi del singolo, di fronte a tutti i presenti. Il secondo Scrutinio a volte dura settimane intere, con i membri che passano lunghe ore nella saletta ogni sera, ascoltando le confessioni altrui, e subendo paternali dei "catechisti" per presuntamente scarso dettaglio o scarsa sincerità. Viene ovviamente ridicolizzata qualsiasi esitazione a confessare peccati che erano stati confessati e perdonati nella confessione sacramentale tanto tempo prima.

All'opposto, qualsiasi flusso di informazioni "verso il basso" viene strettamente controllata. Alle "vecchie" comunità viene vietato di parlare di qualsiasi argomento delicato alle "giovani", perché "le spaventereste". Questo regime di segretezza viene spesso giustificato riferendosi alla disciplina arcani ("disciplina dell'arcano") della Chiesa primitiva. Non c'è dubbio che nella Chiesa primitiva vigesse una simile disciplina: aveva perfettamente senso in un mondo pagano dove le convinzioni e le pratiche cristiane erano facilmente mistificate e malcomprese e si rischiava di finir condannati ad essere sbranati dalle fiere; e comunque all'epoca tale disciplina riguardava i misteri della fede e dei sacramenti. Nel contesto del Neocatecumenato, invece, il termine viene usato come alibi per nascondere informazioni e per rifiutarsi di rispondere a domande sugli abusi psicologici che avverranno. E noi stessi usavamo quel termine per giustificare quello stesso atteggamento che avevamo di fronte a coloro che erano "sotto" di noi e, ovviamente, a coloro che non erano nel Cammino. Ci scherzavamo, addirittura: "se sapessero cosa li aspetta, non aderirebbero mai!" Per quanto all'epoca ciò mi sembrasse divertente, ancor oggi non riesco a capire come fossi riuscito a distorcere così tanto il mio senso di moralità. Nell'accettare gli abusi del Cammino, ero diventato a mia volta un abusatore.

Questo distorcere la morale è stato ovviamente possibile solo perché hanno esercitato un controllo sul nostro rapporto col mondo esterno. Dovevamo valutare le parole dei "catechisti" molto più di quelle di coniuge, amici, genitori, o perfino sacerdoti della Chiesa Cattolica, altrimenti sarebbe stata "idolatria". Il Neocatecumenato occupa la maggior parte del tuo tempo, per cui è davvero difficile trovare il tempo di confrontarsi con altri cristiani. Da un lato venivamo avvisati continuamente dei pericoli dello "shopping around" (gergo neocatecumenale che qui indica l'andare ogni tanto in qualche altra parrocchia), dall'altro lato gli esterni non erano normalmente benvenuti alle liturgie neocatecumenali - al massimo una o due volte, dopodiché vengono invitati a partecipare alle "catechesi".

Quanto sopra descritto contribuisce in maniera molto efficace a mantenere un eccezionale livello di controllo sui fratelli delle comunità. Non esiste una critica accettabile. Nulla è considerabile errore del Cammino, è sempre e solo colpa tua. Non c'è alcun motivo accettabile per lasciare, e non c'è alcuna informazione disponibile per farti riflettere se sia il caso di restare o abbandonare. I "catechisti" hanno una massiccia e intima conoscenza delle vite dei membri e degli ex-membri - senza alcun vincolo di segretezza, e senza dover reciprocare onestamente. Nessun esterno ha l'opportunità di vedere e valutare ciò che succede in comunità. E comunque, gli esterni sono sempre considerati come non affidabili... Mettete insieme tutto questo e avrete la tempesta perfetta e che non termina mai.


Un cammino diverso

Ovviamente non è proprio vero che non ci sono motivi validi per abbandonare. Anche questo può essere ridefinito a seconda di come decidono i "catechisti". Io e la mia fidanzata, senza saperlo, eravamo in una specie di "test a doppio cieco". A lei non era consentito di partecipare alle liturgie neocatecumenali con me, tranne in pochi casi sporadici. La comunità presumeva fin dall'inizio che lei fosse una “confirmation-class Catholic” (i neocat italiani direbbero "cristiana della domenica", ndt) che sarebbe "pervenuta alla fede" solo aderendo al Cammino. E quando io andavo a Messa con lei al di fuori della comunità, venivo accusato dai "catechisti" di aver fatto “shopping around”, o di aver "cavalcato sulle spalle di lei" - cioè sempre qualcosa di disdicevole. Così, quando il mio presbìtero mi chiese a quale cammino Dio mi stesse chiamando alla fede, io e lei capimmo che intendeva dire: "N., o porti la tua fidanzata A. in cammino, oppure vattene".

Avevo iniziato il Neocatecumenato cinque anni prima, da non battezzato, convertito di recente al cristianesimo, chiedendo di essere battezzato in Cristo. Il Neocatecumenato non perde occasione di proclamare quanto è speciale l'essere battezzati nel Cammino - per immersione, in una vasca a forma di croce sotto il piano del pavimento, con una veste bianca, durante la notte della vigilia di Pasqua. Così, ogni anno mi ripromettevo di chiedere formalmente il battesimo, ma ogni anno mi veniva risposto di "aspettare un po'". Quando mi fidanzai con A., il mio presbìtero aveva almeno detto che sarei stato battezzato "a Pasqua", prima del sacramento del matrimonio. Ma nei mesi successivi, mentre diventava chiaro che lei non sarebbe entrata nel Cammino, la terminologia venne derubricata da "preparazioni per il tuo battesimo" a "la tua richiesta di battesimo". Alla fine, un paio di settimane prima di Pasqua, divenne addirittura: "mi dispiace, non potremo battezzarti nella Vigilia di Pasqua. Le regole del Neocatecumenato richiedono che se un adulto deve essere battezzato nel contesto del Cammino, bisogna fargli fare certi preparativi, e sfortunatamente i «catechisti» non se ne sono resi conto prima, e quindi ora non c'è tempo per fare quei preparativi prima di Pasqua... - un errore del tutto innocente!".

Se fossi stato capace di sopportare questo livello di dissonanza cognitiva, avrei sicuramente risposto alla maniera di Orwell, "io amo il Grande Fratello". Invece... lasciai il Cammino.


Ma l'autorità di chi?

Potreste restare sorpresi di fronte al comportamento di quel presbìtero. Lo ero anch'io all'epoca, perché non avevo ancora realizzato quanto il Cammino possa far cadere la gente così in basso. Certo, era un parroco, teoricamente soggetto al suo vescovo diocesano, ed era perfino uno dei più buoni e saggi preti che io abbia mai conosciuto. Ma nel contesto del Cammino era obbligato ad essere ubbidiente ai suoi "catechisti", l'equipe "nazionale" nominata da Kiko e dai suoi associati, non da un qualsiasi vescovo della Chiesa cattolica. Quando lui annunciò alla mia fidanzata che questa equipe "nazionale" (che non mi aveva mai incontrato) stava rifiutando di battezzarmi, gli suggerimmo che avrebbe potuto fare appello al suo vescovo. Lo sguardo sul suo volto fu quello del panico: "Oh, no, non penso che ci siano motivi per andare dal vescovo, finirebbe solo per rinviare la questione e causarvi ancor più sofferenza". Il poveraccio si era ritrovato fra l'incudine e il martello. Ah, quanto aveva da perdere a disubbidire ai suoi "catechisti"! Che croce sarebbe stata! Certe volte, per fare l'omelette, c'è proprio bisogno di rompere uova. Non è forse meglio - come disse Caifa - che un solo uomo perisca, anziché l'intera nazione venir distrutta?

È in punti come questo che il Neocatecumenato finisce nei guai. Quando i vescovi scoprono che i loro preti disubbidiscono, scendono a compromessi, o addirittura mentono (o il Papa scopre un vescovo comportarsi così), cominciano a preoccuparsi sul serio, e a chiedersi: ma questi sono eretici? scismatici? cosa sta succedendo esattamente? Ovviamente non lo scoprono mai perché, in generale, essendo benintenzionati, non riescono a concepire le dinamiche dell'abuso spirituale, o come si riesca a nascondere la verità dietro una fitta nebbia di manipolazione e di doppiezze. E chi potrebbe mai aiutarli? Quale diocesi ha tempo e risorse per inviare osservatori a far rapporto in tutte quelle "catechesi" e quegli "scrutini" su cosa viene insegnato a quei devoti ma vulnerabili cristiani che si comporteranno in modo disumano verso i loro "fratelli"?

E guai al prete o vescvovo - o anche laico - che oserà presentarsi "contro il Cammino". Il Cammino dirà che costui è caduto nelle insidie del Maligno, lo dirà urlando e stringendo i pugni (abbastanza letteralmente) per difendersi, lo dirà esaltando le proprie virtù e infangando la dignità e la persona di coloro che criticano il Cammino... e senza mai entrare nel merito delle critiche. Per definizione, l'azienda-Cammino non ha colpe: se qualcuno ha un problema col Cammino, è lui il problema, non il Cammino, è lui ad avere un problema, non il Cammino. L'atteggiamento neocatecumenale è di dichiararsi "perseguitati" e di ritirarsi nel silenzio, lasciando che i rumors e la character assassination facciano il lavoro sporco.

Dei circa 30 membri della mia comunità neocatecumenale, solo due o tre hanno avuto il coraggio di ammettere di pensare che erano stati i nostri "catechisti" ad essersi comportati male. Di tutti gli altri, ci fu uno che mi disse candidamente che i "catechisti" avevano "grande discernimento, forse hanno ragione, la tua fidanzata dovrebbe fare il Cammino, altrimenti il tuo matrimonio vivrà grandi sofferenze". Un altro particolarmente rattristato e preoccupato dalle implicazioni, mi ripeté più volte: "ma i catechisti sono Gesù Cristo per te! sono Gesù Cristo per te!" Dopotutto la cognitive restructuring è un lavoraccio.


Vivere in modo precario

Ero terrorizzato, ovviamente, nel lasciare il Cammino. Non c'era la minaccia del "pianto e stridor di denti" ad aspettarmi? Beh, un sacerdote non del Cammino che avevo conosciuto da tanti anni mi battezzò in una bella vigilia di Pasqua, e celebrò il mio matrimonio alcune settimane più tardi. Avemmo cinque figli, uno perso durante la gravidanza, e gli altri quattro che oggi hanno 27, 24, 20 e 15 anni. Siamo stati particolarmente benedetti dal Signore, e molta di quella benedizione ovviamente la devo a ciò che ho imparato nel Neocatecumenato. Portandomi fuori dal Cammino, Dio mi ha insegnato una cosa che nel Cammino è impossibile apprendere, e cioè il fatto che Dio è misericordioso e generoso nei modi più inimmaginabili e nei posti più impensabili. Nel Neocatecumenato sono tanti i discorsi a proposito del vivere in modo "precario" (termine spesso pronunciato con un forte accento spagnolo, allungando la "a"), eppure non c'è alcuna vera precarietà in una situazione dove tutte le questioni della vita vengono mediate esclusivamente attraverso un unica stretta visione del mondo e un ristretto insieme di persone. Nostro Signore ci ha insegnato che lo Spirito soffia dove vuole - e ciò, nel Neocatecumenato, non riusciranno mai a capirlo.

Un'altra cosa che non ho mai davvero capito quando ero nel Cammino riguardava quanto Dio mi amasse. Pare strano doverlo chiarire, perché ovviamente nel Neocatecumenato si investivano tempo ed energie per dirci quanto Dio ci amasse nonostante l'atrocità dei nostri peccati: l'amore "nella dimensione della Croce". E noi potevamo vedere l'amore di Dio espresso nell'amore dei "fratelli": eravamo sempre lì gli uni per gli altri, nel bene e nel male, incoraggiandoci ed esortandoci a vicenda, pregando gli uni per gli altri, partecipando ai rispettivi battesimi e matrimoni, perfino accanto al letto di morte gli uni degli altri. Ma ovviamente, ciò che non capivamo all'epoca, era che tutto ciò era condizionato dall'appartenenza al Cammino. Negli ultimi tempi in cui ero nel Cammino, quando già pensavo di abbandonare, ci fu il matrimonio di uno dei "fratelli". Se sei nel Neocatecumenato, tutti quelli della comunità devono partecipare al tuo matrimono neocatecumenale; deve essere così, è previsto by design e by definition. Questo poveraccio non sapeva se invitarmi o no, era nel dubbio se io fossi "fuori" o ancora "dentro". Così, Dio lo benedica, mi telefonò per chiedermi se per la prevista data del suo matrimonio io prevedessi di stare ancora "dentro", nel qual caso mi avrebbe invitato. Per lui, e per la vasta maggioranza dei miei ex "fratelli", l'amore verso di me era condizionato dal proseguimento della mia membership nel cammino.

E va bene. Ma uscendo dal Cammino, ho scoperto che c'è un Amore che non è come quello. Esiste un Amore incondizionato, un Amore che mi segue dovunque, che mi rincorre, che si esprime attraverso persone che si relazionano a me così come Lui si relaziona a me, come di intrinseco valore per Lui. Se andrò nei cieli, Lui sarà lì; se mi rifugerò in profondità, Lui sarà lì. Sì, c'è il rischio di "pianto e stridor di denti", ma io non avrò paura perché la Sua mano mi guiderà, la Sua mano mi terrà forte.

lunedì 24 luglio 2023

Siamo nel 2023 e ancora negano le "confessioni pubbliche" e la "scarnificazione delle coscienze"...

Un fratello del Cammino è passato a rimproverarci che «non esistono le confessioni pubbliche nel Cammino».

Ora, di fronte ad una tale asineria è bene mettere i puntini sulle "i" e chiarire il quadro ai lettori cattolici che si imbattessero per la prima volta in questo blog.

Anzitutto quel «non esistono» è una menzogna.

Nel corso di diversi decenni sono stati in moltissimi a lamentare che nel Cammino avviene una «scarnificazione delle coscienze con domande che nessun confessore farebbe». Come ad esempio mons. Bommarito, che in qualità di Arcivescovo di Catania scrisse una lettera per l'Avvento 2001 alle comunità neocatecumenali della sua diocesi - e per conoscenza al clero diocesano - lamentando che nei cosiddetti "scrutini" neocatecumenali «...scarnificano le coscienze con domande che nessun confessore farebbe. Ma come ciò può essere permesso ad un laico sia pure catechista? Non vorrei parlare neppure delle confessioni pubbliche... Ma chi può autorizzare uno stile che la Chiesa, nella sua saggezza e materna prudenza, ha abolito da secoli?»

Conviene leggere per intero il testo della lettera di mons. Bommarito; vi invitiamo a notare il modo in cui è scritta - da pastore che ha davvero a cuore il suo gregge -, i numerosi riferimenti e documenti allegati, e a pensare come mai quelle parole sono validissime ancor oggi.

Osserviamo in particolare che mons. Bommarito divide esplicitamente in due la questione: da un lato i cosiddetti "catechisti" che «scarnificano le coscienze», dall'altro l'attitudine dei neocatecumenali a prestarsi alle "confessioni pubbliche", perché così vengono addestrati a fare... da Kiko, Carmen, e dai cosiddetti "catechisti". È proprio la mentalità vigente nel Cammino ad essere sbagliata e anticattolica.

Il Vescovo Luigi Bommarito benedice dall'elicottero la città di Catania

In secondo luogo, quel «non esistono» pretende con arroganza di non far esistere tantissime testimonianze.

Esistono troppe testimonianze sulle "confessioni pubbliche". Sarebbero tutte contemporaneamente false? E soltanto perché qualche kikolatra nega risolutamente l'esistenza di testimonianze sfavorevoli al Cammino?

Quando qualche fratello del Cammino se ne esce con un'asineria come quel «non esistono», sta negando il valore e la sincerità non solo dei prelati che con autorità hanno detto «esistono», ma anche delle tantissime anime che hanno attraversato le forche caudine di uno "scrutinio", dei "giri di esperienze", del dover "vuotare il sacco" parlando delle proprie "croci" e dei propri "idoli", e di altre "scarnificazioni di coscienze" operate da "laici catechisti" in altri momenti per "rimettere al suo posto" il fratello di comunità che non si è piegato a qualcuno dei dettami della setta.

Oltre a negare il valore, il kikolatra negatore dell'evidenza vuole mettere a tacere i testimoni - passati, presenti e futuri - delle storture del neocatecumenalismo. È proprio della mentalità dei kikolatri il credere che mettendo a tacere le critiche, automagicamente tutto sia risolto. E questa mentalità parte dai piani alti, dai cosiddetti "catechisti", e da Kiko (autodefinitosi "il Vostro Catechista").

Infatti nella mentalità neocatecumenale "l'ubbidienza al cosiddetto «catechista» è tutto", e quindi il cosiddetto "catechista" è abituato a calpestare i fratelli delle comunità, è abituato a far vuotare il sacco, è abituato a considerare (e far considerare) gravissima mancanza il non aver tirato fuori qualche super-mega-peccato interessante. E gli adepti della setta sono abituati a farsi calpestare, a compiere gesti autolesionisti (incluse le "confessioni pubbliche") e imbarazzanti, a considerare del tutto normale che tali gesti vengano loro continuamente richiesti. (Ed è il motivo per cui mons. Bommarito distingueva la «scarnificazione delle coscienze» operata dai cosiddetti "catechisti", dalle «confessioni pubbliche»).

Come in ogni setta, anche in quella di Kiko e Carmen vige la mentalità secondo cui mentire e ingannare sarebbe lecito, qualora servisse a difendere il prestigio e i soldi della setta.

I fratelli del Cammino si sentono moralmente autorizzati a mentire e ingannare, quando ciò faccia comodo alla setta. Fateci caso, e se ne avete l'opportunità, chiedetelo loro esplicitamente: "ma tu mentiresti mai per difendere gli «arcani» del Cammino, il prestigio del Cammino, il giro di soldi in cui è invischiato il Cammino? davanti a Dio, davanti al Santissimo Sacramento, ti sentiresti giustificato a mentire e ingannare?".

E quindi osservatene le giravolte, i sofismi, il tentare di cambiar discorso, il fintotontismo, e magari pure il tirar fuori gli artigli. Sì, i fratelli del Cammino sono disponibili a mentire, ingannare, fingere di non sapere, pur di salvaguardare il prestigio e i soldi della setta e della sua gerarchia. E quindi se qualcuno testimonia le pessime cose che avvengono nella setta, cercheranno di sfuggire in ogni modo al discorso, minimizzando, ridicolizzando, cambiando argomento, fingendo di cadere dal pero, aggredendo verbalmente l'interlocutore (anche solo con un ridicolo "ma ti stai alterando?"), mentiranno in ogni modo, contro ogni evidenza, pur di non trovarsi nella situazione di dover rispondere:

"sì, davanti a Dio e davanti alla Chiesa quelle cose sono ingiuste e su tale argomento bisogna correggere il Cammino e la sua gerarchia, e nel mio piccolo farò il possibile per «piacere a Dio piuttosto che agli uomini» del Cammino".

venerdì 21 luglio 2023

I neocat non fanno memoria dei Santi ma celebrano l'anniversario della morte dell'eretica Carmen

La sera del 19/07 avrei avuto una cena con un amico neocatecumenale che non vedo da un po', uno di quelli con cui è rimasta stima reciproca nonostante la profonda diversità di vedute. Tuttavia all'ultimo l'appuntamento è saltato perché lui aveva da partecipare a una celebrazione extra della quale si era dimenticato. Capirete il mio sconcerto nello scoprire che si trattava dell'anniversario della morte di Carmen, l'eretica co-fondatrice del cammino.
Come può intercedere
se non credeva nella intercessione?
 
In tanti anni non è mai capitato che le comunità facessero memoria della festa di un Santo qualunque con una celebrazione specifica, né del titolare delle parrocchie che li ospitano né del patrono della città né alcunché del genere, neppure dei Santi Apostoli. Santi riconosciuti dalla Chiesa, di provata santità di vita, mediatori di veri e dimostrati miracoli, venerati da secoli e secoli. E invece si prodigano per pregare davanti alla foto posticcia e ritoccata di una che non solo Santa non è ma che a ben vedere dovrebbe essere chiamata "santa del cazzo", per usare una colorita e brutale ma quanto mai azzeccata definizione di don Ariel Levi di Gualdo che con il suo abituale sarcasmo, all'apertura della causa di beatificazione nella fase diocesana, scriveva così della "piccola eretica":
"dico piccola perché l’eresia è una cosa molto seria. Nel corso della storia della Chiesa, i grandi eretici sono stati delle personalità dotate di intelletto sopraffino e di rare doti filosofiche, teologiche e speculative. Carmen Hernández era invece una povera e tronfia ignorante che mescolava l’emotività pseudo-poetica a una disastrosa teologia fai-da-te, che in mezzo secolo ha prodotto danni immani in un esercito di soggetti altrettanto emotivi e fragili che si sono messi al seguito suo e del suo sodale Kiko Argüello. Pertanto, nel definirla eretica, come teologo dogmatico e storico del dogma mi corre l’obbligo, per dovere e onestà intellettuale, di chiedere anzitutto perdono a delle menti speculative eccelse tali furono quelle di grandi eretici del calibro di Ario e Pelagio."
E ancora:
"In molti ci stiamo domandando ― e ce lo domandiamo “seriamente” si fa per dire ―, quali possano essere le “virtù eroiche” di una donna che ha fatto scempio della dottrina cattolica, della sacra liturgia e della storia della Chiesa, che assieme a Kiko Argüello ha dato vita a un movimento pseudo-cattolico (...) 

Non è affatto irriverente indicare a futura memoria Carmen Hernández come La Santa del Cazzo, perché in questa espressione non c’è nulla di volgare, al contrario c’è tutto di vero, tutto di storico e di documentato. Tutt’oggi sono sani e vegeti numerosi testimoni oculari, ecclesiastici e laici di tutte le nazionalità, che durante numerosi contesti pubblici l’hanno udita intercalare: «… e cazzo … e cazzo!». Una volta, quella pia donna di Chiara Lubich, che era amabile e delicata come una bambola di porcellana, trovandosi con Luigi Giussani a un incontro al quale erano presenti tutti i fondatori e le fondatrici dei movimenti laicali in occasione del grande Giubileo del 2000, stava per svenire a terra, udendo a poca distanza da lei, la futura Santa Carmen Hernández, che tra una sigaretta e l’altra colloquiava intercalando «… e cazzo … e cazzo!».

(...) forse, dinanzi all’apertura del processo di beatificazione di un soggetto a dir poco improponibile come Carmen Hernández, dobbiamo anche prenderli sul serio? [la Congregazione per le Cause dei Santi, NdR] No, purtroppo non ci resta che prenderli per il culo, non abbiamo altra idonea arma di difesa, se non la sapiente e caritatevole presa di culo verso chi pensa di poter trasformare la Santa Chiesa di Cristo in un grottesco e squallido teatrino del ridicolo, mutando la eroicità delle virtù, ossia la santità, in un premio conferito persino a eretici e a sguaiate cazzare spagnole.
"
una totale menzogna
Non possiamo non concordare con don Ariel, avendola conosciuta, e ben sapendo quale fosse la sua reale levatura morale, la sua enorme confusione teologica, i suoi notevoli problemi psicologici e quanto praticasse l'odioso vizio del fumo

Sappiamo quanto potesse essere violenta, a tratti crudele, fuori dai grandi palchi, e come disprezzasse ogni gesto di devozione o carità. 
Non era affatto Santa, e la causa di beatificazione aperta per lei è uno scandalo che grida vendetta verso il Cielo perché confonde le anime. 
Non crederemo mai a nessun pronunciamento della diocesi, evidentemente pressata dai kikos e forse corrotta dagli stessi. Il solo fatto che esista una causa simile è un'offesa ai veri Santi che hanno dato la vita per diffondere il Vangelo. 

Quando i kikolatri si riuniranno nel mondo con la foto di Carmen nella saletta oltre a disobbedire alla Chiesa compiranno un atto di idolatria nel rendere culto a una donna che ha fatto tanto male.
Non credete alle baggianate di Kiko, che si crede già santo pure lui, rigettate invece la sua dottrina sfasata ed eretica! 

martedì 18 luglio 2023

Canti neocatecumenali? Solo per uso interno

Tratto da: "I repertori dei movimenti ecclesiali.
Studio di alcuni casi"

Valerio Ciarocchi

...anche se fatti all'esterno, sono sempre per uso interno


Qui la versione inglese dell'articolo nel blog The American Way

2.2. Cammino Neocatecumenale

I canti neocatecumenali hanno uno stile diverso dalla musica sacra e liturgica tradizionale: è caratterizzato da sostenuta ritmicità, uso preferenziale per chitarra e strumenti a percussione, emissione vocale che intende richiamarsi alla tradizione ebraica e della Chiesa primitiva. I canti del Cammino Neocatecumenale sono raccolti nel repertorio Risuscitò (Sorci, 1998, pp. 277-302)(4)

A ogni presentazione di nuovi canti sono previsti degli incontri di formazione per spiegarne la funzione e la destinazione(5). Possiedono una netta accentuazione biblica e sono connotati dall’aspetto laudativo e di annuncio “kerygmatico”(6). 
 

Per i neocatecumenali il canto sacro «ha il potere di risvegliare, di far suonare la fede, qualcosa di importante oggi nella nostra epoca, nella quale manca molto questo aspetto Kerygmatico» (Argüello,  2008, in http/www.collevalenza.it.). Il Cammino Neocatecumenale ritiene imprescindibile l’uso dei canti nella liturgia e anche in ambito extraliturgico: 

«Nel Cammino Neocatecumenale si adopera un innario di canti tratti dalla  Parola di Dio e dalla tradizione liturgica cristiana ed ebraica, che vanno sottolineando i contenuti delle diverse tappe e passaggi»(7). 

Sottolineiamo che l’esperienza musicale in seno al Cammino  Neocatecumenale è abbastanza “singolare”. Mai, nella storia della Chiesa, si è registrata la presenza di un unico autore (il fondatore Kiko Argüello) per parole e per musiche che non possono essere rivedute e corrette; questo vale anche per lo stile esecutivo. Manca cioè il principio di adattabilità al contesto culturale e sociale. A differenza del repertorio di Rinnovamento nello Spirito, è escluso che il repertorio neocatecumenale si esegua in altri contesti, perché  i canti sono dedicati al percorso interno al Cammino medesimo.

Si canta, mentre i copponi girano
 
Opportunamente, perché essendo pensato per le celebrazioni “del” Cammino Neocatecumenale, sarebbe il repertorio un “estraneo” per altri contesti celebrativi. Lo crediamo un limite, perché sembrerebbe indicare una “esclusività” che non è legittimata dal Magistero sistematico sulla musica sacra (Rimoldi, 1993, pp. 76-81, per il Cammino Neocatecumenale).

(4) Cfr. Id. 1997, pp. 867-880; Teodoro 1993, pp. 62-71; Id. 1993, pp. 64-73.
(5) Sull’importanza e il significato dei canti neocatecumenali per la spiritualità del Cammino, 
Devoto 2004, p. 113.
(6) «Pur esistendo un libro dei canti neocatecumenali, i membri del Cammino nelle celebrazioni liturgiche non se ne servono perché li conoscono a memoria e questo normalmente non consente agli ospiti di poter cantare insieme a loro» (Sven Anuth 2013, p. 315).


si canta, si balla e si battono le mani
attorno al feretro del caro estinto





sabato 15 luglio 2023

Fatti concreti neocatecumenali

Qui la  versione inglese dell'articolo nel blog "Neocatecumenal Way in the USA"

Nel 2019 i giornali spagnoli titolavano: 

Scandalo a Yecla: Antonio, prete dei 'kikos', ha avuto rapporti sessuali con un minorenne
Il vescovo lo ha denunciato dopo aver saputo che aveva commesso presunti abusi sessuali su un minore. 


"Affettuoso, amichevole, divertente nelle Messe e con sufficiente empatia per raggiungere il più giovane del gregge": così alcuni membri dei 'kikos' definivano Antonio Lax Zapata: il sacerdote, parroco della chiesa di San Juan Bautista e  cappellano dell'ospedale Virgen del Castillo, legato al Cammino Neocatecumenale e condannato per aver commesso abusi sessuali su un minore
Nella cittadina di Yecla infatti c'è una numerosa comunità di 'kikos', ed anche nella amministrazione comunale ci sono diversi consiglieri aderenti al movimento neocatecumenale. "La notizia ci ha sorpreso molto", ammetteva una popolare sindaca che si faceva chiamare 'kika'. "Nessuno sospettava niente."
E quando mai i neocatecumenali non si sorprendono?

Il Lax, nato in Spagna, a Monteagudo (Murcia), era entrato in Cammino con tutta la famiglia e aveva attraversato l'oceano, inviato dalle estrazioni a sorte neocatecumenali, per frequentare il seminario neocatecumenale Redemptoris Mater di Medellín in Colombia -da cui proviene anche un altro presbitero abusatore- ed era stato ordinato sacerdote.

Dopo 15 anni in Colombia, dieci dei quali di Seminario, ritornato in Spagna nel 2006, faceva il presbitero presso due parrocchie considerate dei riferimenti per la comunità 'kika' e "partecipava attivamente ai ritiri spirituali, ai viaggi e ai raduni dei membri del Cammino Neocatecumenale."

Il suo profilo personale su LinkedIn era corredato da una foto con in braccio un bambino nudo che sta per avvicinare al fonte battesimale: e anche questo particolare non deve aver colpito favorevolmente gli inquirenti.

Di fatto, il Lax aveva stretto amicizia con un ragazzo minorenne e, in breve tempo, l'amicizia si è trasformato in abuso sessuale. Così, al termine del processo, nel 2022 viene condannato a sette anni e nove mesi di reclusione per pedofilia.

Ma a febbraio 2023 nuovamente i giornali spagnoli parlano del presbitero kiko: il tribunale provinciale di Murcia infatti a febbraio 2023 lo ha condannato a ulteriori nove anni e due mesi di carcere  per aver abusato sessualmente di altri due minori sempre in qualità di presbitero a Yecla,  diocesi di Cartagena.

Un altro presbitero benedetto da Kiko nella convivenza di giugno 2023

La sentenza, pubblicata il 9 marzo 2023, lo considera autore di due reati di abuso sessuale: uno nei confronti di un minore di 13 anni e un altro nei confronti di un ragazzo di 16 anni. In entrambi i casi, il presbitero ha approfittato del suo status sacerdotale. Oltre alla pena detentiva, Lax deve risarcire le due vittime con 8.200 euro.

L'imputato aveva fatto amicizia nel 2013 con le famiglie dei minori, che ha portato in macchina a pescare o al mare, li ha invitati a un gelato e ha dato loro dei baci. Secondo la sentenza, il sacerdote ha avuto anche conversazioni di contenuto sessuale con i minori, in cui ha chiesto loro informazioni sulle dimensioni del loro pene o sulla frequenza con cui si masturbavano (forse li preparava per le domande di rito degli scrutini del secondo passaggio?).

La sentenza, che non è definitiva e ammette un ricorso dinanzi alla Corte Superiore di Giustizia della Regione di Murcia, si basa sulla testimonianza delle vittime, ritenuta attendibile e credibile, e sul riconoscimento di parte degli atti da parte del accusato.
Se la condanna  diverrà definitiva, i nove anni di reclusione si assommeranno ai sette anni e nove mesi già comminati per l'altro caso di abuso sessuale. Tuttavia, il presbitero non è ancora entrato in prigione.

 


Un comunicato della Diocesi di Cartagena esprime solidarietà alle vittime del presbitero, depreca che cattivi esempi di questo genere offuschino l'opera  del clero diocesano, ribadisce che il proprio impegno è  volto a sradicare ogni comportamento contrario alla dignità della persona, soprattutto se fragile e minore; informa infine che il presbitero  attualmente  è  sospeso e sottoposto a processo canonico, ancora in corso.

Nota Bene: la Merkabà neocatecumenale aveva destinato il Lax Zapata provvidenzialmente al seminario RM neocatecumenale di Medellín in Colombia: se fosse rimasto là, pur macchiandosi di pedofilia, avrebbe avuto miglior destino.

Infatti un suo collega neocatecumenale, il presbitero neocatecumenale Harold Casellas Triviño, ordinato negli stessi anni del Lax Zapata, con una condanna sulle spalle per pederastia a carico di una bambina di 11 anni già dal 2015, prima è stato sollevato dalla parrocchia e incaricato della formazione presso il Seminario RM di Medellín, poi, con un escamotage giuridico, inviato in una casa di recupero per sacerdoti a Copacabana; attualmente  risulta latitante e a suo carico sono stati spiccati anche recentemente diversi mandati di cattura. La ferrovia sotterranea per predatori sessuali è ancora perfettamente funzionante.


(Notizia tratta da Cruxsancta)

mercoledì 12 luglio 2023

Alcune precisazioni sulla Provvidenza, l'azione della volontà divina e altre faccende, a uso dei circoncisi (nella ragione)

 

"Trinità" di Guido Reni: particolare

Un paio di commenti di tal "Leonardo" a proposito della generazione della vita mi danno l'occasione per ribadire alcuni concetti in merito all'apertura alla vita e alla relazione fra volontà umana e volontà divina. Qui le citazioni del buon neocatekiko:

per come intendete voi le parole e l'enciclica del Papa, dovremmo tutti bloccarci ad un figlio solo, perchè già solo quello basta a mettere in crisi la vita di una coppia in tanti aspetti. Siamo chiamati a vivere responsabilmente la sessualità e la paternità, e questo vuol dire aprirsi consapevolmente al dono della vita, che dipende da Dio. Una grazia che elargisce nei tempi e le misure della sua sapienza.


Non hai capito un bel niente...Puoi essere fertile quanto vuoi. Se Dio non fa schioccare la scintilla della vita non accade nulla. Stolto


Non è mia intenzione parlare della morale sessuale matrimoniale, che è argomento difficile e vasto, e non ne ho i mezzi, ma solo fare un esercizio logico a uso dei camminanti in buona fede.

Premetto, anche se non ce ne sarebbe bisogno, che nessuno mette in discussione ciò che la Chiesa dice, e che è verificabile da chiunque consultando il Catechismo. Avere figli è, senza dubbio, un dono di Dio, poiché Lui è l'unico Autore della Vita, ed è stato Dio a pensare la meravigliosa natura che ci circonda e a scegliere l'essere umano come collaboratore della trasmissione della vita in esseri coscienti e dotati di anima immortale. A questo proposito il neocatekiko nella sua furia di contraddirci dice una cosa corretta nel coacervo delle altre castronerie:  la vita è un dono e richiede apertura da parte dell'uomo, ed è Dio in ultima istanza ad accordarlo.  
Il kikino, però dimentica un dettaglio particolarmente importante: fra tutti i doni questo è uno dei pochi che richiede l'attiva collaborazione dell'uomo per attuarsi. Mi spiego: Dio nella sua onnipotenza potrebbe far sorgere "figli di Abramo dalle pietre", e di sicuro se non volesse non nascerebbe più neanche un bambino, ma questo non significa affatto che la nascita di ogni uomo in ogni momento dipenda dalla volontà "diretta" di Dio.

Generare è un'attività anche umana, e come tale, come tante altre, può svolgersi contro la volontà divina, perché siamo dotati del libero arbitrio e Lui, che ci prende enormemente sul serio, ci lascia liberi di scegliere.
Supponiamo ad esempio, per assurdo, il caso di una ragazzina che subisca una violenza e resti incinta. Un fatto particolarmente odioso, vero? E tristemente comune. Se Dio "elargisce la Sua grazia nei tempi e misure della Sua Sapienza" (le maiuscole sono mie, il kikus non le usa), e se è vero che se Dio non fa "schioccare la scintilla della vita non accade nulla", cosa dovremmo concludere? Che Dio avrebbe voluto una violenza e che a Lui vada bene così?
Se Dio interviene in ogni attività umana, e dato che può tranquillamente impedire che una vita nasca, perché mai non impedisce che il concepimento si verifichi in un dato istante? Vedete come la logica dei neocatekiki si affoga da sola: Se Dio è motore di qualsiasi cosa, allora è origine anche del male. 

Il fatto che Dio sia onnisciente, che Lui sia onnipotente, non vuol dire che ogni fatto dipenda in modo diretto dal Suo intervento. Capite la sottigliezza: nulla accade se Dio non vuole che accada, ma non tutto è desiderio di Dio eppure succede lo stesso; questo vale per il male naturalmente, ma anche per cose positive, come un nuovo lavoro, una vincita alla lotteria, ricevere un regalo inaspettato e così via: spesso e volentieri sono catene di cause e conseguenze delle decisioni prese dall'uomo. E' il mistero della "permissione divina".
Così è anche per il concepimento di una vita: due esseri umani in età fertile che consumano un rapporto sessuale hanno una certa probabilità di generare la vita, in funzione di una serie di fattori e di certe predisposizioni anche genetiche (ovvero come minimo stabilite alla nascita dalla natura). Se il marito si unisce a sua moglie e non sussistono impedimenti naturali o fisici, la natura farà il suo corso, lo spermatozoo si unirà alla cellula uovo, i cromosomi si uniranno e l'embrione inizierà ad accrescersi, seguendo il programma che Dio ha stabilito all'alba del tempo per mezzo della natura, e nascerà un nuovo individuo. 

In condizioni normali è una scelta della coppia, ma può essere anche il frutto del male commesso da un essere umano su un altro; da ciò si deduce che anche generare un figlio può essere un atto commesso contro la volontà divina. Non è che poiché la nascita in se stessa è fonte di gioia automaticamente sia gradita a Dio. Nel caso di un'ipotetica violenza, ovviamente, poiché Dio è l'unico ad avere il potere di trarre il bene dal male, il figlio che nasce viene incluso nel piano di Dio, ma ciò non assolve in nessun modo chi ha commesso quel male. E' chiaro neokiki? 
Si può fare figli anche per una sorta di "lussuria" spirituale, per superbia, per dimostrare qualcosa ai propri capisetta e "fare bella figura", per invidia verso le altre coppie superfeconde, per superficialità, o magari tentando Dio che viene chiamato in causa con la necessità di provvedere al nuovo nato ("ehi adesso ho tanti figli Dio: fammi trovare un lavoro migliore! Sono un bravo neocatecumenale! Faccio la decima!"). In tutti questi casi state sfidando il Signore a dimostrarvi qualcosa. E' un peccato grave. La nascita in sé è sempre qualcosa di buono, ma non lo sono sempre le motivazioni, perché Dio odia il male.

Immaginiamo che una coppia sappia che con grandi probabilità un figlio nato dall'unione avrebbe gravi malattie. A differenza di quanto accade nel Cammino, una coppia cattolica si interrogherà davanti a Dio sul da farsi: chiederà a Lui il consiglio e la forza per scegliere di generare la vita nonostante i rischi. Nel Cammino invece se ti fai domande simili sei un peccatore, un "religioso naturale", non ti fidi, e così via, e quando il bimbo nasce affetto da una sindrome tutti giù a esorcizzare cianciando di "figlio speciale", "grazia di Dio" e così via, attribuendo, in pratica, a Dio di aver voluto la sofferenza per un essere umano(*). 
Prima che i neurocatecumenali con la bava alla bocca e il dito incollato sul Caps Lock si fiondino ad accusarmi di cose a caso, specifico che ogni vita è degna, pure se vissuta per pochi secondi e anche con la più grave disabilità, perché esiste l'anima ed esiste la Vita Eterna che da senso a tutto, MA ciò non significa che dobbiamo tuffarci nella sofferenza solo per obbedienza alle catechesi distorte di un luterano-giudeo decorato di cattolico.

Ficcatevelo nella zucca neocatecumenali in buona fede: fare la volontà di Dio non vuol dire obbedire come imbecilli, ma conformare la propria volontà a quella divina chiedendo a Lui, agendo secondo coscienza illuminata dalla retta ragione, cosa che si ottiene nutrendosi del Pane di Vita Eterna, nella preghiera e nell'ascolto della parola di Dio, di certo non avvelenandosi la mente con le stupidaggini eretiche di Kiko e Carmen.
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(*) Questo accade in generale anche per le malattie come i tumori, e simili: è sempre Dio che "ha voluto per te"... Dopo anni ancora non capisco che razza di immagine distorta di Dio abbia Kiko.

domenica 9 luglio 2023

Padri-padroni e madri sforna figli: giovani coppie allo sbaraglio, in missione per rimpolpare le fila del Cammino morente

Manco dal Cammino da un po', grazie a Dio, per cui ricevere informazioni dagli adepti non è più troppo facile e anche io sono piuttosto stufo di sentire costantemente le stesse stupidaggini proferite sempre uguali dai soliti noti.

Ho però a che fare con loro e con le loro famiglie, in diverse parrocchie della città in cui vivo, per vari motivi, fra cui eseguire piccoli lavoretti di riparazione e manutenzione tuttofare; essendo anche figlio di una coppia in vista e ben nota nel mondo neocat, di riffa e di raffa, mi trovo a frequentare le loro case, anche in virtù delle conoscenze comuni, e ad ascoltare certi discorsi.

Triste modello familiare neocatecumenale
Ho notato innanzitutto che le baggianate sul rapporto matrimoniale e sull'educazione dei figli non sono affatto passate di moda: qualcuno qui sul blog sosteneva che il cammino sarebbe cambiato, rispetto ai primordi, ma non è affatto così. Il modello autoritario e patriarcale di famiglia e il rapporto matrimoniale condiviso con i fratelli di comunità sono ancora vivi e vegeti, tutt'ora parte integrante dell'insegnamento kikiano. In diverse famiglie ho potuto annotare con gran dispiacere tutti gli effetti delle storture derivate dalle catechesi dell'eretico luterano Kiko. Giusto un esempio: coppia giovane, sposati da appena 5 anni sono già in attesa del quinto figlio, senza parti gemellari. I primi due sono stati concepiti a 9 mesi e qualche giorno di distanza l'uno dall'altro, nonostante la prima gravidanza fosse stata difficile e il parto doloroso: ciò significa che il concepimento è avvenuto senza lasciare nemmeno un pizzico di riposo alla povera donna. 

In una coppia cattolica sana, dove viga il rispetto reciproco, un marito non dovrebbe mai sfruttare il corpo della moglie in questo modo malsano. Esiste la possibilità di praticare la continenza, in un atteggiamento casto e rispettoso (nell'intimo del rapporto matrimoniale dove neppure la Chiesa si azzarda ad entrare), per consentire alla donna di riprendersi dalla fatica di nove mesi di gravidanza, permettere agli ormoni di equilibrarsi e all'apparato genitale, soprattutto all'utero, di riposare. Questo sarebbe vero amore (un marito che accetta di tenere a bada i propri istinti naturali per affetto), ma nel Cammino si sa l'amore non è praticato e Kiko e Carmen sono ben noti per la loro fissazione (e frustrazione aggiungerei io) per la sessualità e gli atti sessuali, le cui suggestioni utilizzavano anche in tante catechesi.

Questo tipo di atteggiamento somiglia più all'accoppiamento animale che all'amore matrimoniale, e manca del tutto dell'equilibrio necessario, nella santità del sacramento, dell'uno verso l'altra. Una donna che ovviamente non può svolgere altra funzione che quella di stare a casa e badare ai bambini, bambini molto piccoli che hanno parecchie necessità pratiche faticose, tra cui ovviamente essere aiutati a mangiare, essere cambiati, portati al bagno, a scuola e così via. Il tutto avviene essendo incinta, dato che la donna in questione è ininterrottamente incinta dal giorno del matrimonio. 

Il marito è un padre-padrone, più volte mi sono trovato ad assistere a liti furiose con la moglie per questioni risibili (la pasta scotta, la cena in ritardo, la pulizia della casa, il disordine... ) e a metodi educativi che sfociavano spesso nell'abuso dei metodi di correzione (in un'occasione prese la figlia di 4 anni per il braccio sollevandola per affibbiargli uno scapaccione e contemporaneamente le distrusse diverse bambole solo perché le aveva lasciate in disordine). I bambini ovviamente sono iper-responsabilizzati e robotizzati, costretti a svolgere attività per le quali nello sviluppo normale è necessario il sostegno di un adulto che supporta e protegge, ad esempio lavarsi, vestirsi, addormentarsi, già dall'età di due anni.

La famiglia ideale del padre-padrone-catechista neocat

Il tutto, che viene condito dalle solite espressioni monotone sul cammino e sulla fede che risparmio per non danneggiare gli occhi dei lettori, ha il "sapore" della schizofrenia, per essere gentili, per due genitori intrappolati, a mio modo di vedere, in uno schema prefabbricato di famiglia kikiana perfetta, che certamente a breve sarà inviata in missione per conto di Kiko a diffondere il verbo in qualche posto sperduto.

Non si tratta dell'unico caso, naturalmente, la stessa dinamica è declinata in situazioni diverse, tutte accomunate dallo stesso triste denominatore: la fede incrollabile in Kiko e nelle sue deiezioni spacciate per catechesi. 

Noto anche che l'età media dei matrimoni si è drasticamente abbassata. In questo momento il Cammino vive una fase di stallo, nella quale non si vede crescita, ma anzi costante emorragia di fedeli; le comunità che si formano sono composte per lo più da figli di adepti, nella migliore tradizione delle sette e dei gruppi chiusi come i Testimoni di Geova e le coppie allo stesso modo si formano regolarmente tra figli che finiscono per frequentarsi di continuo sin da piccoli (incontri, convivenze, pellegrinaggi). Ancor di più nell'ambito delle missio ad gentes e nei gruppi di famiglie in missione, dove praticamente le famiglie incontrano solo altre famiglie neocatecumenali. 

Inciso: Nell'originale progetto della missio ad gentes, come mi fu riferito da un "altro prelato" kikiano, Kiko non aveva nessuna intenzione di "evangelizzare i lontani" come diceva in pubblico, ma dichiaratamente di riunire più famiglie neocat così che i figli si conoscessero e formassero altre famiglie, in una specie di circolo vizioso autoalimentante.

Coniugi neocatecumenali:
croce l'uno dell'altro
Nella buona parte delle nuove coppie i coniugi non superano i 25 anni. Non parlo per sentito dire: ne conosco diverse e 8 su 10 rispondono a questo criterio. E' sufficiente che l'uomo abbia finito gli studi e abbia un lavoro precario perché i fidanzati vengano sollecitati a sposarsi, avere figli presto per essere poi inviati a rimpolpare le asfittiche missioni in giro per il mondo. Dov'è il discernimento sulla vocazione? Si vedono situazioni abbastanza avvilenti, di donne incinte che cercano di finire gli studi, alla seconda gravidanza, mentre i mariti, molto giovani, devono arrabattarsi per campare una famiglia.

Cari camminanti: unirsi in matrimonio e sfornare figli in questo modo non è cristiano, non è cattolico, non è scritto da nessuna parte nella Scrittura e nel Catechismo, a prescindere da quello che vorranno dirvi i vostri illuminati capi-setta. E' doveroso discernere in profondità la propria vocazione, nei tempi di ciascuno e senza farsi condizionare; è santo rispettare la donna nel matrimonio (gli esempi sono molteplici, a cominciare da San Giuseppe castissimo sposo), e lo scopo del matrimonio non è fare figli a raffica come animali. Il matrimonio è un Sacramento non uno scherzo e donare la vita è un compito sacro, uno dei compiti più alti fra le creature di Dio, così alto da rendere il sacrificio di questo dono (come avviene nella consacrazione dell'Ordine) ancora più prezioso, non dovete obbedire a uno che non si è mai né sposato né consacrato ma ha solo furbamente trovato un sistema per vivere alle spalle dei paganti decima, a scrocco da 60 anni. 

Gli unici responsabili e ministri del sacramento sono gli sposi e davanti a Dio decidono cosa è meglio per loro, non permettete a questi vampiri di togliervi il regalo che vi ha fatto Dio nel giorno in cui vi siete donati l'uno all'altra!

... e soprattutto non prendete questi due ad esempio!

 

giovedì 6 luglio 2023

Madame, figlia del Cammino: "un ambiente difficile"

«Ho frequentato per qualche anno una comunità neocatecumenale: erano belle canzoni, il fondatore è spagnolo e ha riarrangiato tutti i salmi con ritmi latini… Sono dei canti incredibili, voglio sposare qualcuno, stonato, che me li canti mentre vado all’altare».

Hanno fatto il giro di tutte le testate digitali le dichiarazioni che Madame, alias di Francesca Calearo, ventunenne rapper vicentina nota soprattutto per la sua partecipazione a due edizioni del Festival di Sanremo  durante un intervista sul podcast Tintoria, al punto tale da far sbocciare titoli come  «Ma chi ca**o sono i neocatecumenali, e perché  per Madame sono un "ambiente difficile"?»

Riportiamo perciò, sicuri di fare cosa gradita ai nostri lettori neocatecumenali e non, la trascrizione della parte dell'intervista della giovane rapper italiana strettamente attinente proprio alla sua esperienza  del Cammino neocatecumenale.


Intervistatore: «Ci hanno detto che sei in fissa con i canti Neocatecumenali...perchè? Da dove nasce?»

Madame: «Io ho frequentato... diciamo i miei mi hanno portato per qualche anno in comunità neocatecumenale... e c'erano delle belle canzoni. Il fondatore di questa comunità è spagnolo e ha praticamente riarrangiato tutti i salmi con questi ritmi latini... ecco, non immaginarti Julio Iglesias...»

Intervistatore: «Mi sa che ci ha anche un nome buffo questo fondatore» Madame: «Chi? Kiko?» Intervistatore:  «Kiko! Eh, infatti, mi ricordavo un nome... che tu pensi, un profeta "Kiko"..

Madame:  «Cioè, tipo, c'è  questo canto pazzesco... infatti se mai mi sposerò, vorrei che il mio sposo mi cantasse questo "Vieni dal Libano" si chiama, lo canta lo sposo mentre la sposa si avvicina all'altare». Intervistatore: «Ti serve uno sposo che sappia cantare»; Madame: «Io odio i cantanti, più sono stonati più mi eccito»; Intervistatore: «Però puoi trovare un civile, un babbano intonato»; Madame: «Non ha la stessa fragranza... ».

Come il kerigma di Kiko colpisce i giovani

Intervistatore: «I tuoi, perché ti hanno portato? Ne sono parte?» Madame: «Adesso non lo so... penso di no... li avevano invitati a queste catechesi e allora hanno detto: "Beh, proviamo" e hanno portato dentro anche me».

Intervistatore:  «Come ti sei trovata, a parte le canzoni? Le canzoni belle, la catechesi no?»

Madame:  «Mi trovi un po' in difficoltà, perché da una parte ci sono persone che ne fanno parte a cui voglio bene e che non vorrei deludere, dall'altra parte il resto del mondo. E quindi sono un po' tirata da una parte e dall'altra, come l'uomo vitruviano.

Però allora ti direi: le comunità, le sette, sono ambienti difficili, cioè  sono ambienti in cui devi avere una buona consapevolezza di quello che stai facendo in generale, perché  poi ci sono sempre persone che magari sfruttano questo potere che hanno anche per farti del male... anche ingenuamente, volendo fare del bene, ti dicono le cose sbagliate e ti fanno del male. Anche perché, come tutte le cose, sono in mano agli uomini, e gli uomini sbagliano.

Però diciamo che la cosa positiva è che c'è  un forte senso di appartenenza, un forte senso di... son tutti lì, tutti che credono in una stessa cosa... è  forte come situazione. E poi hai sempre gli stessi "fratelli", si chiamano così, gli stessi sono lì, giri - calchi - bevi il vino - mangi il pane - reciti le preghiere - fai le convivenze - fai un sacco di cose divertenti... però  sì, sono scappata.

Soprattutto  a 16, 17 anni ti guardi intorno e ti dici: chi me lo fa fare... se vado fuori mi devo drogare, e poi da lì...

La cosa effettivamente negativa è che tutto quello che c'è al di fuori è  visto come cattivo... ma ca(volo)... fuori il mondo anche se è  cattivo è meraviglioso.»