"Liturgia" neocatecumenale |
Prima di cominciare è opportuno chiarire anzitutto che la "dissonanza cognitiva" è rappresentata del famoso caso della volpe e l'uva: la volpe vede benissimo che l'uva è buona ma impone a sé stessa un'idea diversa per autoconsolarsi ("è acerba"), finendo per crederci davvero: ciò che conosce ("acerba") è dissonante con la realtà (l'uva non è acerba).
La "ristrutturazione cognitiva" (preferiremo lasciare il termine in inglese), nel testo qui sotto, intende che il Cammino ti impone di vivere quella dissonanza cognitiva riguardo alle cose della fede e della vita (in gergo neocatecumenale ti dicono di "circoncidere la ragione", cioè di smettere di usare la ragione ogni volta che un cosiddetto "catechista" parla, o in un qualsiasi contesto dove rischi di scoprire che il Cammino contiene tanti errori e tante ingiustizie, che non possono certo provenire da Dio).
Cognitive restructuring
Nessuno può lasciare il Cammino in piena coscienza, perché non esiste alcuna ragione accettabile per lasciare l'organizzazione.
Quando ero nel Neocatecumenato, venivamo addestrati a commiserare coloro che lo avevano abbandonato, perché avevano voltato le spalle al Cammino di salvezza nel quale Dio li aveva chiamati. Ovviamente tentavamo di ammorbidire questo concetto prendendocela con "gli altri": chi aveva lasciato, doveva per forza essere stato "influenzato negativamente".
Nei primi tempi in cui facevo il Cammino, una giovane donna abbandonò improvvisamente la Comunità. Circolò subito la voce che era colpa del suo fidanzato che "non approvava" i nuovi movimenti religiosi. Quando abbandonai il Cammino mi giunse voce che avevano detto che era tutta colpa di quella che nel frattempo era diventata mia moglie. È più facile, a quanto pare, prendersela col "pessimo esempio" di persone esterne, che riconoscere che qualche ex fratello abbia valide ragioni per lasciare il Cammino.
Il mio presbìtero Neocatecumenale (nel Neocatecumenato i sacerdoti vengono chiamati presbìteri, non sacerdoti), predicò in un'omelia che coloro che avevano abbandonate erano "quelli che erano entrati per la ragione sbagliata". Disse: "alcuni di voi senza dubbio abbandoneranno, perché capirete che ciò che offre questo Cammino non è ciò che cercavate... Quelli che invece hanno aderito per le giuste ragioni, resteranno". Dunque l'abbandonare il Cammino non era mai un cambiar direzione alla propria vita: era invece considerato o un tradimento, o almeno l'ammissione di un'ipocrisia consolidata.
Mi dicevano sempre che quelli che abbandonavano avrebbero sempre avuto problemi nella vita, avrebbero perso la fede, sarebbero tornati a fare le cose malvage che facevano prima di aderire al Cammino: ubriachezze, droghe, licenziosità. Nelle nostre preghiere comuni non venivano mai ricordati coloro che avevano lasciato il Cammino.
Quelli che abbandonavano senza clamore venivano presto dimenticati. Ma quelli che nel lasciare il Cammino avevano osato criticare, venivano furiosamente infangati. Il Neocatecumenato non accetta mai di confrontarsi nel merito delle critiche. Al contrario, una valanga di voci di corridoio ad hominem infanga chiunque abbia testimoniato i punti critici. Di una giovane donna che aveva osato raccontare la sua storia alla stampa dissero che era sempre stata mentalmente instabile e che "aveva un problema col denaro". Di un giovane che aveva lasciato il Cammino dissero che "aveva sempre rifiutato l'insegnamento della Chiesa", una condanna definitiva. Di quel G. Urquhart, che scrisse un libro in cui criticava anche il Cammino, dissero che "dopotutto è un omosessuale con un matrimonio fallito alle spalle". E l'indagine fatta sul Cammino dalla diocesi inglese di Clifton, dissero che era "un lavoretto prefabbricato... con pregiudizi fin dalla partenza".
Nel caso in cui chi critica il Cammino guadagni un qualsiasi tipo di visibilità o sèguito, come nel caso dell'indagine a Clifton, subito parte l'etichetta di "persecutori" e il comando di restare ufficialmente in silenzio ("come Cristo") accompagnato da una montagna di voci di corridoio sui retroscena, gossip, e character assassination (non proprio "come Cristo", si direbbe). Questo è un grosso disincentivo per gli ex-membri ("Giuda") qualora volessero raccontare la propria storia. I miei ex "catechisti" conoscono fin troppo dei maggiori peccati della mia vita, dei miei principali fallimenti, rispetto a chiunque altro nel mondo - e tali "catechisti" non sono vincolati da alcun vincolo di segretezza. Alcuni rumors fatti circolare dal Cammino potrebbero essere veri, altri saranno falsi: non importa che i fratelli rimasti nel Cammino sappiano cosa c'è di vero e cosa c'è di falso, ciò che importa al Neocatecumenato è di dare un'impressione di infallibilità, che tale impressione venga sempre preservata, e che occorre distruggere la credibilità di chiunque sembri rappresentare una minaccia per quella del Cammino.
Dunque, per prevenire l'inevitabile serqua di accuse ad hominem dal Neocatecumenato, vi presento qui un breve elenco di rumors che hanno diffuso contro di me. Alcuni sono veri, altri sono menzogne, altri sono irrilevanti, ma per il Cammino non importa:
- "N. ha problemi con la sfera sessuale"
- "N. ha problemi col denaro"
- "N. non ha mai accettato l'autorità della Chiesa"
- "N. ha un matrimonio in crisi"
- "N. è stato allevato da genitori paranoidi"
- "N. è un genitore paranoide"
- eccetera
Sinceramente, non sono tanto in sintonia con molte critiche fatte al Neocatecumenato da coloro che non sono mai stati nel Cammino. Da "sinistra" le critiche che riguardano contraccezione, divorzio, sesso prematrimoniale, pratica omosessuale, etc., semplicemente dimostrano che su tali punti il Cammino è fedele al magistero della Chiesa. Da "destra" le critiche riguardo allo strimpellare chitarre, bere troppo vino, e ballare attorno all'altare, mi sembrano poco rilevanti.
Le accuse di eresia sono forse più vicine al punto della questione. Nel loro zelo di proclamare che l'Eucarestia sarebbe un pasto comune celebrativo, i Neocatecumenali riconoscono poco o nulla del suo aspetto di sacrificio. Mettono grande enfasi sugli effetti salvifici dell'abbracciare la propria croce ma riducono l'oggettivo valore della Croce di Cristo. Danno una pessima impressione della natura umana e riducono esageratamente l'importanza delle opere buone (disprezzandole come "CAFOD" [associazione cattolica inglese che promuove lo sviluppo dei paesi d'oltremare, ndt]). Ma tale sbilanciamento teologico costituisce davvero un'eresia formale?
Penso che i problemi del Neocatecumenato siano assai più subdoli, molto meno ovvi, e di conseguenza assai più insidiosi di quanto riportato da tali critiche, poiché sono intimamente connessi con le virtù del Cammino, essendone in pratica il rovescio della medaglia. Il Neocatecumenato ovviamente non ammetterà mai tali problemi. Per loro il Cammino è "Gesù Cristo per te" - in altre parole, il Cammino è al di sopra di ogni critica. Perciò non può esistere nulla di cui il Cammino debba scusarsi. Dunque non può esistere un'umiltà del Cammino.
[...]
Un giorno incontrai A., una meravigliosa giovane donna che non era della Comunità Neocatecumenale. Era cattolica, pregava, leggeva la Bibbia, ortodossa, devota, catechizzata dall'Opus Dei, battezzata da adulta a Roma in San Pietro da papa Giovanni Paolo II. Ci fidanzammo e... lì cominciarono i problemi. Si aspettavano ovviamente che lei partecipasse alle "catechesi" del Cammino ed aderisse al Cammino. Lei scelse di non farlo e ciò comportò un torchiante interrogatorio da parte dei miei "catechisti". Che non conoscevano nulla della fede e della formazione della mia fidanzata, ma furono perentori: "Questa catechesi sarà addirittura meglio!", pretendendo che io dovevo portarla a tali "catechesi".
Ristrutturazione cognitiva
Se non sei avvezzo ai metodi di controllo mentale aziendale, potresti chiederti come mai io sia giunto al punto di consentir loro tale bullismo. La risposta più tipica potrebbe essere che mi avevano fatto il lavaggio del cervello, ma quest'espressione non spiega chiaramente come funziona il Neocatecumenato. La gente spesso ha un'idea di lavaggio del cervello mutuata dai film dell'epoca della Guerra Fredda, intesa a riprogrammarti a suon di ripetuti assalti, privazione sensoriale, indebolimento della tua capacità di giudizio, rendendoti incapace di pensare a te stesso, così da farti credere in qualsiasi cosa ti venga detta. No, il controllo mentale operato dal Neocatecumenato è molto più sottile ed efficace: non distrugge la tua intelligenza ma la imbriglia. Keiser e Keiser (The Anatomy of Illusion) chiamano questo processo "cognitive restructuring". Farò qui alcuni esempi di come funziona.
Man mano che procedevo nel Cammino, notavo come i "catechisti" davano periodicamente indicazioni che si contraddicevano, o facevano affermazioni che contraddicevano quelle fatte in precedenza, il tutto senza mai dare spiegazioni. Per esempio, al nostro primo scrutinio, ci veniva detto di "vendere i nostri beni e dare il ricavato ai poveri", promettendoci che non ci sarebbe mai stato chiesto nulla su cosa avremmo fatto dopo aver ricevuto tale ordine. Invece, circa diciotto mesi dopo, alla "convivenza dello Shemà", i "catechisti" avrebbero interrogato parecchi di noi davanti alla comunità proprio su quell'argomento - e il tutto con l'intenzione di dichiarare che nessuno degli interrogati aveva "fatto abbastanza". Ricordo di aver privatamente discusso questa contraddizione con alcuni della comunità; finimmo però per decidere di lasciar perdere l'argomento e fidarci del giudizio dei "catechisti".
Altro esempio, riguardo a ciò che i "catechisti" mi dissero mentre mi torchiavano riguardo alla mia fidanzata: la loro reazione fu totalmente contraddittoria rispetto a ciò che avevano predicato in precedenza riguardo al matrimonio, l'Eucarestia, la Chiesa, il Cammino. Avevano detto tante volte che la migliore preparazione per una coppia che si appresta a sposarsi è partecipare insieme all'Eucarestia, e però ebbero da ridire che partecipavo alla Messa insieme alla mia fidanzata. Avevano spesso detto che "il Signore chiama chi vuole" alle "catechesi" del Cammino, e però non erano capaci di consentire a Dio di decidere da solo se la mia fidanzata dovesse appartenere al Cammino. Avevano sempre predicato che "dobbiamo abbracciare la nostra croce", e però quando cominciò a concretizzarsi l'ipotesi che io sposassi una donna esterna al Cammino, mi avvisarono che "sposarsi con qualcuno esterno al Cammino è sempre una grande sofferenza" che doveva essere evitata, croce o non croce.
L'oggettiva impossibilità di far domande significative e di ricevere risposte adeguate, nel contesto del Neocatecumenato, garantiva che la gravità di tali contraddizioni non venisse mai a galla. Il risultato è che noi fratelli del Cammino dovevamo sobbarcarci tutta la "ginnastica mentale" necessaria a coprire quella risultante dissonanza cognitiva. E l'unico modo per professare due idee opposte è di fingere che in realtà non siano opposte, di fingere di non aver capito. Il risultato finale di ciò è una ubbidienza incondizionata ad un gruppo di persone anziché ad un insieme di precetti. Loro si aspettavano la nostra ubbidienza solo perché loro l'avevano richiesta. Noi dovevamo essere fedeli a loro, non a quanto loro avevano detto. Come san Francesco che faceva piantare i cavolfiori sottosopra - una storia che ci veniva raccontata spesso - loro esigevano da noi nient'altro che ubbidienza cieca.
Questo effettivamente significò che i "catechisti" potevano dire pressappoco qualsiasi cosa senza esserne considerati responsabili. Alcune delle loro grosse affermazioni erano così prive di significato da essere praticamente comiche: "Gandhi non era cristiano", è una che ricordo in particolare, che ci veniva ripetuta a pappagallo dai "catechisti" durante una convivenza, presumibilmente perché era stata detta loro dai loro rispettivi "catechisti" - un'ovvietà travestita da pensiero sublime. Di quelli con cui ne parlai successivamente, nessuno aveva idea di quale fosse il motivo di tale affermazione - ma tutti saggiamente annuimmo, come se ci aspettassimo che un giorno ci venisse rivelata cotanta profondità teologica. "Non siamo indù", era un'altra di quelle affermazioni: la ricordo così chiaramente perché il "catechista" che ce la predicò non sapeva cosa significasse - e così ce la ripeté di nuovo, come se la mera ripetizione imprimesse nelle nostre menti il suo vero valore.
Altre roboanti affermazioni "catechetiche" furono meno innocenti, poiché erano più specifiche o più personali. Mi venne solennemente detto, di fronte all'intera Comunità, dal mio presbìtero che presiedeva alla liturgia del mio primo Scrutinio, che io sarei stato un "omosessuale latente". L'affermazione è ovviamente senza senso (cosa diavolo significa "omosessuale latente"?), e se avesse avuto un qualsiasi valore sarebbe stata del tutto sbagliata. Questo presbìtero aveva detto che due più due fa cinque. Sapevo che si sbagliava, ma non mi lamentai: forse, mi chiesi, c'era qualche profondità nascosta nel suo uso della parola "latente"? Non riuscii a sommare due più due, e capii che se un uomo era preparato a fare simili affermazioni da una posizione di pubblica e solenne "catechesi" e di autorità ecclesiastica, doveva certamente essere lui stesso infognato nella stessa sorte di cognitive restructuring ma solo più avanzata della mia.
Neo-parlantina
Corollario a questa specie di "catechesi" che piega la realtà, fu l'abile indebolimento del linguaggio, e del significato delle parole. Il linguaggio può essere usato per indicare cose senza doverle effettivamente nominare. Se chiami l'altare "tavolo dell'eucarestia" anziché "altare", hai fatto una sottile affermazione riguardo al significato della Messa - senza ufficialmente pronunciare un'eresia. Lo stesso vale se chiami la Messa "celebrazione eucaristica" anziché "sacrificio eucaristico". Chiami il sacerdote "presbìtero" anziché "sacerdote", e di fatto ne hai ridotto il ruolo a quello di "presidente" dell'assemblea anziché celebrante il Sacrificio Eucaristico - e per di più hai dato l'impressione che un sacerdote, nel Cammino, ha meno autorità pastorale di un qualsiasi "catechista". Chiami un'omelia di un laico "esortazione", e hai effettivamente accettato che dei "catechisti" laici (formati dal Neocatecumenato anziché dalla Chiesa) possano fare prediche durante liturgia, pur senza ammetterlo a chiare lettere.
Il Neocatecumenato è stato anche un maestro ad inventare parole nuove ed espressioni che non significano nulla, o che sono state usate in sostituzione di parole già cariche di significato. Molte di tali parole ed espressioni provengono da traduzioni letterali di quelle italiane e spagnole. Per esempio, venivamo spesso messi in guardia contro l'idolatrare "the affections" (per capire, immaginatevela pronunciata con un forte accento spagnolo): il fatto che quell'espressione non esista nella nostra lingua inglese significava che non capivamo mai bene cosa volesse intendere - ma ciò non sembrava preoccupare nessuno. Allo stesso modo, una lettura dalla Scrittura non era mai chiamata lettura, ma veniva chiamata "Parola"; le "letture" erano cadaveriche, la "Parola" era viva; gli altri cristiani avevano le "letture", ma noi avevamo le "Parole".
Tutto questo potrebbe sembrare comico e irrilevante ma quando una parola deve significare non ciò che significa, ma ciò che i "catechisti" vogliono che significhi (che può cambiare da un contesto all'altro), la mente di una persona è totalmente alla mercè di coloro che ne convalidano il linguaggio. E dato che le domande dal basso (che potrebbero aiutare a chiarire i significati) sono proibite, vivevamo in una giungla di linguaggio per la quale non avevamo gli strumenti teologici per decifrarne i significati - ma che dovevamo solo accettare acriticamente. Faccio qualche altro esempio.
Molti di noi probabilmente pensano di conoscere cosa significa la parola "felice", anche se abbiamo diverse idee riguardo a come raggiungere la felicità. Invece, nel Neocatecumenato, ci ripetevano continuamente che "felice" significa "essere nel posto giusto". È una ridefinizione brillante, perché l'unico posto giusto è il Neocatecumenato! Se qualcuno affermava di non essere felice (o anche solo seccato, depresso, ferito, disperato), allora non avvertivano alcun bisogno di parlare di cosa sostanzialmente fosse la causa di tale infelicità. La risposta era semplice: "sei nel posto giusto". Qui, nel Cammino, sei per definizione "felice", indipendentemente da come ti senti.
Ho spesso menzionato l'espressione "pervenire alla fede". Ma nel Cammino si dice chiaramente, già al Primo Scrutinio, che la "fede" non ce l'hai. Ecco perché dovevi essere così ubbidiente al Cammino: è l'unico modo per "pervenire alla fede" - qualsiasi cosa significasse "fede". Così vengono spazzati via due millenni di discussione teologica riguardo al significato della fede cristiana - da Paolo e Giacomo, attraverso Lutero, Calvino e il concilio di Trento, fino al presente. L'idea che la fede potrebbe crescere gradualmente e che la sua verifica potesse essere approcciata con discrezione e sensibilità, era completamente estranea al Cammino.
Il nemico di tutta la vita cristiana era "l'idolatria". In teoria, qualsiasi cosa ci distraesse dalla fede cristiana era un idolo. Ma ovviamente erano i "catechisti" a decidere quale fosse davvero "l'idolo" di ogni fratello di comunità. Se qualcuno si lamentava dell'aver atteso per ore in strada, al freddo di una buia notte invernale, i "catechisti" ritardatari ad un appuntamento, beh, costui chiaramente "idolatrava" il tempo. Se qualcuno faceva domande su dove finisse tutto il denaro che versavamo nel sacco nero (il 10% dei propri guadagni è il minimo richiesto ai membri da un certo punto in poi), costui chiaramente "idolatrava" i soldi (il Neocatecumenato non rendiconta nulla di ciò che gli si dà). Se qualcuno voleva passare più tempo insieme ai propri bambini anziché rifilarli alle babysitter della Comunità per presenziare a più "catechesi" e più "convivenze", beh, va da sé che i loro bambini erano i loro "idoli" - e lui, di conseguenza, un "genitore paranoide".
Questo abuso del linguaggio è un'abile ed efficacissimo modo per deragliare qualsiasi possibilità di critica. Se qualcuno pensa che c'è un problema, gli si rivolga contro la sua stessa critica, lo si renda un suo problema. Così i "catechisti" non hanno bisogno di occuparsi di alcuna delle accuse di illecito o malaffare, perché tutte le critiche che si fanno ai "catechisti" devono per forza essere il risultato degli "idoli" di chi critica, e il modo più efficace di respingere le critiche è di non entrare nel merito ma di incoraggiare ognuno a dubitare di sé quando critica. Così, quando mi lamentavo col mio presbìtero riguardo a come venivo bullizzato dagli stessi "catechisti" riguardo la mia fidanzata A., la risposta del presbìtero era splendidamente furbetta: "N., tu devi discernere cosa Dio vuole da te. Ti sta chiamando alla fede attraverso il Cammino o in un altro modo?". In altre parole, noi-Cammino non abbiamo fatto niente di male, e il problema sei tu.
Disciplina arcani
Tutti questi metodi di cognitive restructuring sono sostenuti da un accuratamente calibrato sistema di controllo delle informazioni. Le informazioni personali e private nel Neocatecumenato vanno in una sola direzione: "verso l'alto". I "responsabili" di ogni comunità riportano ogni dettaglio personale dei loro "fratelli", delle loro vite, del loro comportamento, direttamente ai "catechisti". I "catechisti" a volte chiedono ai fratelli della comunità di parlare loro dei propri peccati nascosti, o dei peccati dei loro amici e parenti che hanno invitato alle "catechesi" - così che i "catechisti" possono adattare i propri commenti in modo da intrappolarli meglio. Ed ovviamente gli Scrutini consentivano ai "catechisti" di torchiare il malcapitato su qualsiasi argomento volessero, senza alcun timore di esporsi a critiche. E davvero intendo qualsiasi argomento. Io sono stato fortunato ad abbandonare il Cammino prima del secondo Scrutinio. A coloro che hanno partecipato agli Scrutini viene comandata la massima segretezza, e però ciò che avviene negli Scrutini trapela comunque, ed è la più orrenda manipolazione psicologica. Per esempio, persone accusate di essere omosessuali sono costrette ad ammetterlo di fronte all'intera comunità; poi, persone costrette a rivelare i più intimi dettagli del loro matrimonio (anche se il coniuge non è del Cammino, o addirittura non è nella saletta dello Scrutinio); e vengono rimestati peccati vecchi del singolo, di fronte a tutti i presenti. Il secondo Scrutinio a volte dura settimane intere, con i membri che passano lunghe ore nella saletta ogni sera, ascoltando le confessioni altrui, e subendo paternali dei "catechisti" per presuntamente scarso dettaglio o scarsa sincerità. Viene ovviamente ridicolizzata qualsiasi esitazione a confessare peccati che erano stati confessati e perdonati nella confessione sacramentale tanto tempo prima.
All'opposto, qualsiasi flusso di informazioni "verso il basso" viene strettamente controllata. Alle "vecchie" comunità viene vietato di parlare di qualsiasi argomento delicato alle "giovani", perché "le spaventereste". Questo regime di segretezza viene spesso giustificato riferendosi alla disciplina arcani ("disciplina dell'arcano") della Chiesa primitiva. Non c'è dubbio che nella Chiesa primitiva vigesse una simile disciplina: aveva perfettamente senso in un mondo pagano dove le convinzioni e le pratiche cristiane erano facilmente mistificate e malcomprese e si rischiava di finir condannati ad essere sbranati dalle fiere; e comunque all'epoca tale disciplina riguardava i misteri della fede e dei sacramenti. Nel contesto del Neocatecumenato, invece, il termine viene usato come alibi per nascondere informazioni e per rifiutarsi di rispondere a domande sugli abusi psicologici che avverranno. E noi stessi usavamo quel termine per giustificare quello stesso atteggamento che avevamo di fronte a coloro che erano "sotto" di noi e, ovviamente, a coloro che non erano nel Cammino. Ci scherzavamo, addirittura: "se sapessero cosa li aspetta, non aderirebbero mai!" Per quanto all'epoca ciò mi sembrasse divertente, ancor oggi non riesco a capire come fossi riuscito a distorcere così tanto il mio senso di moralità. Nell'accettare gli abusi del Cammino, ero diventato a mia volta un abusatore.
Questo distorcere la morale è stato ovviamente possibile solo perché hanno esercitato un controllo sul nostro rapporto col mondo esterno. Dovevamo valutare le parole dei "catechisti" molto più di quelle di coniuge, amici, genitori, o perfino sacerdoti della Chiesa Cattolica, altrimenti sarebbe stata "idolatria". Il Neocatecumenato occupa la maggior parte del tuo tempo, per cui è davvero difficile trovare il tempo di confrontarsi con altri cristiani. Da un lato venivamo avvisati continuamente dei pericoli dello "shopping around" (gergo neocatecumenale che qui indica l'andare ogni tanto in qualche altra parrocchia), dall'altro lato gli esterni non erano normalmente benvenuti alle liturgie neocatecumenali - al massimo una o due volte, dopodiché vengono invitati a partecipare alle "catechesi".
Quanto sopra descritto contribuisce in maniera molto efficace a mantenere un eccezionale livello di controllo sui fratelli delle comunità. Non esiste una critica accettabile. Nulla è considerabile errore del Cammino, è sempre e solo colpa tua. Non c'è alcun motivo accettabile per lasciare, e non c'è alcuna informazione disponibile per farti riflettere se sia il caso di restare o abbandonare. I "catechisti" hanno una massiccia e intima conoscenza delle vite dei membri e degli ex-membri - senza alcun vincolo di segretezza, e senza dover reciprocare onestamente. Nessun esterno ha l'opportunità di vedere e valutare ciò che succede in comunità. E comunque, gli esterni sono sempre considerati come non affidabili... Mettete insieme tutto questo e avrete la tempesta perfetta e che non termina mai.
Un cammino diverso
Ovviamente non è proprio vero che non ci sono motivi validi per abbandonare. Anche questo può essere ridefinito a seconda di come decidono i "catechisti". Io e la mia fidanzata, senza saperlo, eravamo in una specie di "test a doppio cieco". A lei non era consentito di partecipare alle liturgie neocatecumenali con me, tranne in pochi casi sporadici. La comunità presumeva fin dall'inizio che lei fosse una “confirmation-class Catholic” (i neocat italiani direbbero "cristiana della domenica", ndt) che sarebbe "pervenuta alla fede" solo aderendo al Cammino. E quando io andavo a Messa con lei al di fuori della comunità, venivo accusato dai "catechisti" di aver fatto “shopping around”, o di aver "cavalcato sulle spalle di lei" - cioè sempre qualcosa di disdicevole. Così, quando il mio presbìtero mi chiese a quale cammino Dio mi stesse chiamando alla fede, io e lei capimmo che intendeva dire: "N., o porti la tua fidanzata A. in cammino, oppure vattene".
Avevo iniziato il Neocatecumenato cinque anni prima, da non battezzato, convertito di recente al cristianesimo, chiedendo di essere battezzato in Cristo. Il Neocatecumenato non perde occasione di proclamare quanto è speciale l'essere battezzati nel Cammino - per immersione, in una vasca a forma di croce sotto il piano del pavimento, con una veste bianca, durante la notte della vigilia di Pasqua. Così, ogni anno mi ripromettevo di chiedere formalmente il battesimo, ma ogni anno mi veniva risposto di "aspettare un po'". Quando mi fidanzai con A., il mio presbìtero aveva almeno detto che sarei stato battezzato "a Pasqua", prima del sacramento del matrimonio. Ma nei mesi successivi, mentre diventava chiaro che lei non sarebbe entrata nel Cammino, la terminologia venne derubricata da "preparazioni per il tuo battesimo" a "la tua richiesta di battesimo". Alla fine, un paio di settimane prima di Pasqua, divenne addirittura: "mi dispiace, non potremo battezzarti nella Vigilia di Pasqua. Le regole del Neocatecumenato richiedono che se un adulto deve essere battezzato nel contesto del Cammino, bisogna fargli fare certi preparativi, e sfortunatamente i «catechisti» non se ne sono resi conto prima, e quindi ora non c'è tempo per fare quei preparativi prima di Pasqua... - un errore del tutto innocente!".
Se fossi stato capace di sopportare questo livello di dissonanza cognitiva, avrei sicuramente risposto alla maniera di Orwell, "io amo il Grande Fratello". Invece... lasciai il Cammino.
Ma l'autorità di chi?
Potreste restare sorpresi di fronte al comportamento di quel presbìtero. Lo ero anch'io all'epoca, perché non avevo ancora realizzato quanto il Cammino possa far cadere la gente così in basso. Certo, era un parroco, teoricamente soggetto al suo vescovo diocesano, ed era perfino uno dei più buoni e saggi preti che io abbia mai conosciuto. Ma nel contesto del Cammino era obbligato ad essere ubbidiente ai suoi "catechisti", l'equipe "nazionale" nominata da Kiko e dai suoi associati, non da un qualsiasi vescovo della Chiesa cattolica. Quando lui annunciò alla mia fidanzata che questa equipe "nazionale" (che non mi aveva mai incontrato) stava rifiutando di battezzarmi, gli suggerimmo che avrebbe potuto fare appello al suo vescovo. Lo sguardo sul suo volto fu quello del panico: "Oh, no, non penso che ci siano motivi per andare dal vescovo, finirebbe solo per rinviare la questione e causarvi ancor più sofferenza". Il poveraccio si era ritrovato fra l'incudine e il martello. Ah, quanto aveva da perdere a disubbidire ai suoi "catechisti"! Che croce sarebbe stata! Certe volte, per fare l'omelette, c'è proprio bisogno di rompere uova. Non è forse meglio - come disse Caifa - che un solo uomo perisca, anziché l'intera nazione venir distrutta?
È in punti come questo che il Neocatecumenato finisce nei guai. Quando i vescovi scoprono che i loro preti disubbidiscono, scendono a compromessi, o addirittura mentono (o il Papa scopre un vescovo comportarsi così), cominciano a preoccuparsi sul serio, e a chiedersi: ma questi sono eretici? scismatici? cosa sta succedendo esattamente? Ovviamente non lo scoprono mai perché, in generale, essendo benintenzionati, non riescono a concepire le dinamiche dell'abuso spirituale, o come si riesca a nascondere la verità dietro una fitta nebbia di manipolazione e di doppiezze. E chi potrebbe mai aiutarli? Quale diocesi ha tempo e risorse per inviare osservatori a far rapporto in tutte quelle "catechesi" e quegli "scrutini" su cosa viene insegnato a quei devoti ma vulnerabili cristiani che si comporteranno in modo disumano verso i loro "fratelli"?
E guai al prete o vescvovo - o anche laico - che oserà presentarsi "contro il Cammino". Il Cammino dirà che costui è caduto nelle insidie del Maligno, lo dirà urlando e stringendo i pugni (abbastanza letteralmente) per difendersi, lo dirà esaltando le proprie virtù e infangando la dignità e la persona di coloro che criticano il Cammino... e senza mai entrare nel merito delle critiche. Per definizione, l'azienda-Cammino non ha colpe: se qualcuno ha un problema col Cammino, è lui il problema, non il Cammino, è lui ad avere un problema, non il Cammino. L'atteggiamento neocatecumenale è di dichiararsi "perseguitati" e di ritirarsi nel silenzio, lasciando che i rumors e la character assassination facciano il lavoro sporco.
Dei circa 30 membri della mia comunità neocatecumenale, solo due o tre hanno avuto il coraggio di ammettere di pensare che erano stati i nostri "catechisti" ad essersi comportati male. Di tutti gli altri, ci fu uno che mi disse candidamente che i "catechisti" avevano "grande discernimento, forse hanno ragione, la tua fidanzata dovrebbe fare il Cammino, altrimenti il tuo matrimonio vivrà grandi sofferenze". Un altro particolarmente rattristato e preoccupato dalle implicazioni, mi ripeté più volte: "ma i catechisti sono Gesù Cristo per te! sono Gesù Cristo per te!" Dopotutto la cognitive restructuring è un lavoraccio.
Vivere in modo precario
Ero terrorizzato, ovviamente, nel lasciare il Cammino. Non c'era la minaccia del "pianto e stridor di denti" ad aspettarmi? Beh, un sacerdote non del Cammino che avevo conosciuto da tanti anni mi battezzò in una bella vigilia di Pasqua, e celebrò il mio matrimonio alcune settimane più tardi. Avemmo cinque figli, uno perso durante la gravidanza, e gli altri quattro che oggi hanno 27, 24, 20 e 15 anni. Siamo stati particolarmente benedetti dal Signore, e molta di quella benedizione ovviamente la devo a ciò che ho imparato nel Neocatecumenato. Portandomi fuori dal Cammino, Dio mi ha insegnato una cosa che nel Cammino è impossibile apprendere, e cioè il fatto che Dio è misericordioso e generoso nei modi più inimmaginabili e nei posti più impensabili. Nel Neocatecumenato sono tanti i discorsi a proposito del vivere in modo "precario" (termine spesso pronunciato con un forte accento spagnolo, allungando la "a"), eppure non c'è alcuna vera precarietà in una situazione dove tutte le questioni della vita vengono mediate esclusivamente attraverso un unica stretta visione del mondo e un ristretto insieme di persone. Nostro Signore ci ha insegnato che lo Spirito soffia dove vuole - e ciò, nel Neocatecumenato, non riusciranno mai a capirlo.
Un'altra cosa che non ho mai davvero capito quando ero nel Cammino riguardava quanto Dio mi amasse. Pare strano doverlo chiarire, perché ovviamente nel Neocatecumenato si investivano tempo ed energie per dirci quanto Dio ci amasse nonostante l'atrocità dei nostri peccati: l'amore "nella dimensione della Croce". E noi potevamo vedere l'amore di Dio espresso nell'amore dei "fratelli": eravamo sempre lì gli uni per gli altri, nel bene e nel male, incoraggiandoci ed esortandoci a vicenda, pregando gli uni per gli altri, partecipando ai rispettivi battesimi e matrimoni, perfino accanto al letto di morte gli uni degli altri. Ma ovviamente, ciò che non capivamo all'epoca, era che tutto ciò era condizionato dall'appartenenza al Cammino. Negli ultimi tempi in cui ero nel Cammino, quando già pensavo di abbandonare, ci fu il matrimonio di uno dei "fratelli". Se sei nel Neocatecumenato, tutti quelli della comunità devono partecipare al tuo matrimono neocatecumenale; deve essere così, è previsto by design e by definition. Questo poveraccio non sapeva se invitarmi o no, era nel dubbio se io fossi "fuori" o ancora "dentro". Così, Dio lo benedica, mi telefonò per chiedermi se per la prevista data del suo matrimonio io prevedessi di stare ancora "dentro", nel qual caso mi avrebbe invitato. Per lui, e per la vasta maggioranza dei miei ex "fratelli", l'amore verso di me era condizionato dal proseguimento della mia membership nel cammino.
E va bene. Ma uscendo dal Cammino, ho scoperto che c'è un Amore che non è come quello. Esiste un Amore incondizionato, un Amore che mi segue dovunque, che mi rincorre, che si esprime attraverso persone che si relazionano a me così come Lui si relaziona a me, come di intrinseco valore per Lui. Se andrò nei cieli, Lui sarà lì; se mi rifugerò in profondità, Lui sarà lì. Sì, c'è il rischio di "pianto e stridor di denti", ma io non avrò paura perché la Sua mano mi guiderà, la Sua mano mi terrà forte.