sabato 31 dicembre 2016

Bilancio 2016: a 11 anni dalla Lettera "conclusiva di tutto" (seconda parte)

Bilancio 2016: a 11 anni dalla Lettera "conclusiva di tutto" del Card. Arinze che concedeva NON più di 2 anni per la transizione del Cammino al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione.
(II PARTE)

STATUTO DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE 11 maggio 2008: 
Articolo 13, comma 3: «Nella celebrazione dell'Eucarestia nelle piccole comunità si seguono i libri liturgici approvati del Rito Romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede (49). Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto». 
Analizziamo la Nota 49 a pié di pagina:  
  • Cfr. Benedetto XVI, discorso alle Comunità del Cammino Neocatecumenale del 12 gennaio 2006: Notitiae 41 (2005) 554-556  -(ricordò ai neocatecumenali di aver impartito loro, tramite il cardinale Arinze, delle importanti decisioni sulla liturgia); 
  • Congregazione per il Culto Divino, Lettera del 1° dicembre 2005: Notitiae 41 (2005) 563-565 -(le decisioni sono contenute nella lettera del cardinale Arinze del 1° dicembre 2005 tutte di carattere restrittivo);  
  • Notificazione della congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino Neocatecumenale, in L'Osservatore Romano, 24 dicembre 1988: «la Congregazione consente che tra gli adattamenti previsti dall'Istruzione Actio Pastoralis, nn. 6-11, i gruppi del menzionato "Cammino" possano ricevere la comunione sotto le due specie, sempre con pane azzimo, e spostare, "ad experimentum", il rito della pace dopo la Preghiera universale. ( l'istruzione Actio Pastoralis indicata nella stessa nota va a precisare che «il pane azzimo, unico ammesso nella chiesa latina... sarà confezionato nella stessa forma che si usa abitualmente per le altre messe». Condanna inoltre «la tendenza alla separazione, alle chiesuole, al privilegio»... e condanna nella liturgia le «novità, talvolta bizzarre» e le «forme arbitrarie di celebrazioni liturgiche».) 
In breve, lo Statuto "definitivo" dei neocatecumenali: 
- include esplicitamente la famosa "lettera di Arinze" 
- precisa che i neocatecumenali non possono straziare la liturgia ma devono seguire i libri liturgici approvati 
- descrive esplicitamente le uniche due eccezioni ammesse (l'uso di pane azzimo e lo spostamento dello scambio della pace) 
I neocatecumenali perciò non hanno motivo di cantare vittoria, e la loro proverbiale disobbedienza è evidenziata perfino dal loro stesso Statuto.


Infatti nel 2008, passati ormai tre anni dalla lettera di Arinze, una volta ricevuto in piedi il Pane tra le mani ci si risiedeva per assumerlo tutti insieme, con l'unico risultato di allungare i tempi e così le “modifiche”, malamente apportate alla prassi del cammino, altro non hanno fatto che aumentare i rischi di sacrilegi e di scempio delle Specie Eucaristiche. 

In conclusione, solo un dettaglio segna, ancora oggi, la differenza dalle origini. 
Ossia, al momento di ricevere il Corpo del Signore, ANCORA ci si alza in piedi e ci si siede subito, quando poi il Presidente ritorna anch'egli al suo posto con il Pane tra le mani e pronuncia “Il Corpo di Cristo ci custodisca per la vita eterna”  finalmente si consuma, tutti assieme, DA SEDUTI. 
QUESTO PER POTER DIRE, A MIO AVVISO:  "ABBIAMO OBBEDITO"

Intanto i due anni imposti dalla lettera, e tutti quelli che sono seguiti, sono passati invano...... non proprio in verità, a pensarci bene: consolidare una prassi è significato, in questo lasso di tempo, farla passare anche per approvata.... 

E il Sangue di Cristo? La coppa del vino, grande come una scodella, crea l'alibi per legittimarne l'assunzione da seduti:  
Hanno affermato, infatti, che RISCHIA DI VERSARSI se il camminante-commensale non può prenderlo, MENTRE STA COMODAMENTE SEDUTO,  dalle mani del presbitero e, con cautela, portarlo alle labbra bevendo da uno dei 12 angoli, per evitare che si versi comunque.
Questo è stato l'argomento portato da Kiko (vedi intervista dopo approvazione definitiva degli Statuti 2008) per GIUSTIFICARE la prassi, SEMPRE LA STESSA, della comunione al Sangue di Cristo, prima, durante e dopo la lettera del povero Arinze! 

Furbescamente, ha aggiunto: “Abbiamo scelto di fare la comunione seduti soprattutto per evitare che si versasse per terra il Sangue di Cristo. La nostra paura era che se si versasse il Vino per terra: se fosse successo per tre volte, saremmo stati denunciati e ce la avrebbero vietata”.  
(N.B. La preoccupazione non è l'orrore di versare il Sangue di Cristo, ma il rischio della denuncia e che la pratica sacrilega venga vietata!)
All'incalzare delle domande Kiko ha risposto con un “Vedremo, deciderà il singolo vescovo”, MA SU QUESTO PUNTO non c'è alcun arbitrio dei Vescovi da esercitare (questo lo sa bene ANCHE LUI. Ma che fa! Importante è imbrogliare le carte, da quel grande baro che è, da sempre!) . Nella stessa intervista, appena approvati gli Statuti definitivi, Kiko ha il coraggio di rifare la catechesi della pasqua ebraica: pane-schiavitù, vino-libertà, e la solita catechesi dell'ultima cena e del perchè SEDUTI. Ohinoi!!!! 

Negli Statuti l'articolo 13 è chiarissimo: “Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto”. 
Ossia, non fa distinzioni tra pane e vino consacrati e l’Eucaristia si riceve in piedi. 
Del resto, anche dal punto di vista dottrinale, come può giustificarsi una differenza così  fra il pane (da ricevere in piedi) e il vino (da ricevere seduti)? 
Tranquilli, Kiko ha fatto uguaglianza a modo suo: anche il Pane si consuma da seduti.

Ora mi domando: questo significa passare dal modo invalso nelle comunità a quello normale per tutta la Chiesa?
Certo, sarebbe bastato che i Pastori, a cui tocca il compito di vigilare, fossero andati a vedere cosa succedeva e succede nelle salette, dove si celebra l'eucarestia del cammino.  
Perché non lo fanno o fanno finta di non sapere? 

Piccola previsione futura: 
Fra un poco ancora, di certo, ricominceranno ANCHE con la distribuzione ai fratelli seduti al loro posto ..... 
perché in realtà tutto questo teatro non ha senso.

Quello che ho descritto avviene nelle comunità regolarmente. Persone che fanno il cammino mi hanno riferito. 
Ma la cosa più grave, che mi preme mettere in evidenza, è che nessuno nelle comunità sa spiegare né capire perché la Chiesa abbia impartito le sue disposizioni né che senso hanno. 
Questa dis-educazione ricevono dai loro catechisti. 
Alla fine dimostrano solo che avevano ragione a fare le cose come le hanno sempre fatte e che la Chiesa, come al solito, arriva tardi: è lenta a recepire il vero rinnovamento, poiché non c'è, tra i fratelli, chi dubiti che la vera Eucarestia della Chiesa del domani, fatta di comunità di comunità, sia quella del cammino nelle salette e che senz'altro conviene tornare alle origini... 
Quello che non capisco proprio è perché i Pastori stanno a guardare e non fanno né dicono nulla.

Manca un'ultima considerazione per chiudere il cerchio: 
La distribuzione non è tutto, a causa del pane azzimo artigianale non si è mai interrotto un altro pessimo antico costume (motivo in più per cui andrebbe assolutamente sostituito il pane azzimo con l'ostia).

La frazione del Pane Consacrato viene fatta così: 
Il Presidente spezza il Pane del suo piatto, mentre intorno alla mensa stanno (in assenza di un numero sufficiente di presbiteri - cioè SEMPRE! - specie nelle convivenze dei vari centri neocatecumenali, a cui partecipano molte comunità insieme) diaconi e ministri straordinari, ma anche comuni fratelli - responsabili e non - che, appena chi presiede ha terminato la sua frazione del Pane consacrato, la fanno loro, spezzando con le mani, indistintamente.  
Avrebbero potuto mantenere il tagliarlo prima, almeno in questi. casi, ma no.
Ricordo che ci dicevano che bastava li autorizzasse il Sacerdote che presiede per legittimare chiunque.
Ho avuto riscontro che questo certamente si fa ancora, e sempre così, nella zone dove io vivo, ma anche a Roma.

A questo punto mi piacerebbe che qualche zelante fanatico neocatecumeno d.o.c., sempre pronto a smentire e negare, smentisse con "fatti concreti" l'abominevole prassi appena descritta.  
O, se preferisce confermarla, sarà lui stesso testimone della DISOBBEDIENZA alla Chiesa degli iniziatori del cammino, e di tutti i suoi vertici: collegio dei 12 e dei 72, previsti da Statuto, compresi i presbiteri R.M. 

Se il Cristianesimo è una incarnazione e i Santi, prima di essere predicatori, sono stati testimoni esemplari, a Kiko manca proprio l'ABC. 
Senza contare che si contraddice da solo: fondamento del Cammino è, per bocca sua e della compianta Carmen, l'obbedienza ai catechisti e a loro essenzialmente, unica garanzia di stare nella Volontà di Dio.  

Mi domando da quanto tempo ne è fuori lui e i suoi compari? 
o, piuttosto, l'ha mai fatta Kiko la Volontà di Dio? 

Vedo, da una parte, le celebrazioni secondo i canoni di Santa Madre Chiesa: in particolare, per la mia personale esperienza, quelle dei monaci benedettini, veri custodi della liturgia. 
Rivedo, dall'altra, le salette del Cammino, i saloni degli alberghi, dove eravamo in centinaia. Mi domando: cosa hanno in comune? Ma è la stessa Chiesa, Signore? 
No, questa del cammino neocatecumenale non è la Chiesa Cattolica.

Osservatore curioso e attento che aspetta risposte.
(fine seconda parte - la prima parte è a questo link)

giovedì 29 dicembre 2016

Bilancio 2016: a 11 anni dalla Lettera "conclusiva di tutto" (prima parte)

Bilancio 2016: a undici anni dalla Lettera "conclusiva di tutto" del Card. Arinze, che concedeva NON più di due anni per la transizione del Cammino al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione.

Osservo il Cammino Neocatecumenale da lontano e intreccio ciò di cui vengo a conoscenza attraverso le mie fonti, i ricordi puntuali di quanto ho visto e conosciuto nel lungo percorso all'interno di questa esperienza, e quanto statuito dalla Chiesa sulla Celebrazione Eucaristica nelle comunità.
Molte le macchinazioni perpetrate, in tutti questi anni, da Kiko,  Carmen e compagni, semplicemente per non obbedire mai, unica cosa richiesta dal Papa, con accorato affetto. Ma non vale la pena mettersi sul loro piano, farsi attirare dalle loro polemiche, dal loro innato vittimismo.
Veri specialisti nell'arte dello "stancheggio", dell'estenuazione e del logoramento per cui, ad un certo punto, chiunque li fronteggia alza le mani e si arrende.
Ma io vorrei costringerli a confrontarsi.  
Ciò che la Chiesa doveva dire, sulla celebrazione dell'Eucarestia nel Cammino, lo ha detto con la lettera del card. Arinze del 2005, ad essa bisogna attenersi. Anche perché è parte integrante dello Statuto del Cammino (art.13, nota 49).

Riporto qui quello che mi interessa:
La Consacrazione e la Distribuzione del Pane e del Vino. 
Lettera del Cardinal Arinze al Cammino (Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum), dalla Città del Vaticano, datata 1 dicembre 2005, sulla celebrazione della Santissima Eucaristia nelle comunità e indirizzata agli Iniziatori del Cammino.                                                    
Punto 5.  Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso nelle sue comunità (seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione. 
Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo. 

Di seguito le dichiarazioni da NEW YORK di Giuseppe Gennarini, portavoce del cammino, responsabile degli Stati Uniti, del 1 gennaio 2006, si proprio lui, l'artefice del capolavoro di Guam, MENTE MACHIAVELLICA DEL CAMMINO, “ardimentoso eroe di mille imprese”, uno dei consiglieri di Kiko più accreditati. L'intervista di Gennarini è infarcita di ostentazione di frutti e frutti, che sbandierano sempre ai quattro venti quando vogliono ottenere qualcosa. Per conseguire tali frutti, a dir loro, è imprescindibile la celebrazione eucaristica nello stile neocatecumenale, altrimenti non ce ne saranno più!
Cosa che non merita alcun commento!  Essi hanno le chiavi dello Spirito Santo che agisce nelle persone, ma dell'eucarestia ridotta a squallido teatrino non possono fare a meno... incommentabile! 
Vediamo cosa dice: 
"l'attuale modo di distribuire la comunione è permesso per un lungo periodo ad experimentum. ..... Ciò dimostra che non si tratta di una pratica irriverente, ma completamente legittima."
(confronta invece con quanto detto da Arinze: non più di 2 anni per passare dal modo invalso nelle comunità a quello normale per tutta la Chiesa. Come si fa a travisare così?).

Continua: 
"Questa lettera è un passo molto importante nel processo dell'approvazione del Cammino. …. In questo contesto, cinque dicasteri Vaticani …..studiarono per anni le varie attività del Cammino ….fondamentalmente confermando l'esperienza di questo itinerario catechetico... concluso con questa lettera." 
Infine per Gennarini la lettera ha natura di instrumentum laboris confidenziale ed interno privo di forza normativa. 
(N.B. Che arrogante sfacciataggine c'è dietro alla capacità di mettere in fila, pensando anche di essere convincenti, tante stupidaggini in una sola volta!) 
Rituale casereccio neocatecumenale:
stravaccati in poltrona per il Signor...Kiko

Il Cardinale Francis Arinze, costretto dalle affermazioni di Gennarini, rilascia alla Radio Vaticana, il 15 febbraio 2006, una intervista per puntualizzare il significato della tanto vituperata lettera:  
“dopo l’approvazione dei loro statuti per un periodo di cinque anni da parte del Pontificio Consiglio per i laici, rimanevano per gli altri Dicasteri le approvazioni di loro competenza: per la nostra Congregazione, il campo della liturgia. Per l’esame di questo abbiamo avuto una commissione mista tra persone nominate dal Cammino Neocatecumenale e persone nominate dalla nostra Congregazione. Nella discussione sono emerse tante pratiche che loro fanno durante la Messa, le quali sono state esaminate e molte di loro emergevano che NON erano secondo i libri approvati. Questo è il “background”. Il tutto è stato esaminato in molte sessioni dalla commissione mista per un periodo di due anni o più. E c’è stata anche una discussione tra sette cardinali della Curia romana per volere del Santo Padre, i quali hanno esaminato il tutto. Dunque, questa lettera è la conclusione di tutto.”   
Questa l'espressione lapidaria di Arinze! 
Cosa ha fatto il Cammino in questi undici lunghi anni?           
Oggi possiamo solo constatare che si continua, praticamente, a celebrare come si è sempre fatto, dalle origini al 2005, per 40 anni.  
Domanda: Come è stata possibile questa evoluzione-involuzione nel tempo? 
Quali erano i passi da fare dopo una lettera che, per aver messo tutto nero su bianco, non poteva essere azzerata da quattro affermazioni farneticanti del Gennarini di turno?
Resta il fatto che Kiko, Carmen e compagni, come al solito, sono riusciti a VANIFICARE anche LA PAROLA DEFINITIVA della Chiesa su come celebrare la Santa Eucarestia (in Vaticano hanno esaminato il tutto solo per perdere tempo). 
Massimo 2 anni concessi per adeguarsi e oggi, dopo 11 anni,  si è ad un solo passo dal tornare alle istruzioni di Kiko e Carmen delle origini, le uniche ritenute irrinunciabili e immodificabili, ormai? 


Ma seguiamo le loro tappe:
La prima cosa da fare sarebbe stata utilizzare le ostie, al posto del pane azzimo fatto artigianalmente. Questa prima essenziale e semplice cosa avrebbe evitato il peggio, descritto più avanti, a cui si è arrivati per gli equilibrismi messi in atto per sfuggire a tutti i costi l'invisa obbedienza.  
Ma non sia mai! 
Il pane azzimo è fortemente caratterizzante, identifica il gruppo e lo differenzia dal resto dei battezzati-non catechizzati, autentica prateria di evangelizzazione!
I famosi sacramentalizzati non evangelizzati (vedi l'apologia di Müller). 

Subito dopo la lettera di Arinze, le reiterate raccomandazioni a rispettarla, poiché al pane azzimo non si è voluto rinunciare, per renderlo simile alle ostie, si è pensato di tagliarlo a tocchetti col coltello prima della celebrazione. 
Questo è durato pochissimo, e alcuni non lo ricordano più.
Prima Comunione nella Chiesa cattolica e
"prima comunione" nella saletta neocatecumenale
Bisognava, però,  andare in processione a prendere la Comunione e Kiko si lamenta con il Papa, perché camminare masticando è disdicevole, e il Papa essendo, a detta loro, d'accordo dà il permesso di restare al proprio posto: quindi niente più processione, ma ognuno si alza per ricevere nelle mani il pezzo di Pane, mangiarlo e risedersi.  
Anche questo è andato avanti solo per poco. 
N.B. Questo inizio è stato il punto più vicino all'osservanza di quanto imposto dalla Santa Sede, pian piano si è tornati indietro e il tempo è stato usato non per adeguarsi ma per restaurare quanto consolidato nel Cammino e non riconosciuto dalla Chiesa.                                                     

Intanto i Capi del Cammino hanno fatto firmare a tutti i loro Cardinali (penso di poterli chiamare così, senza mancare di rispetto) una accorata petizione, scritta sempre da loro ovviamente, per scongiurare pietà e chiedere di attenuare le indigeste disposizioni di Arinze, nella stesura degli Statuti definitivi, ottenendo però solo l'inserimento nelle note della parolina magica “pane azzimo”. 
Una Prova in più che mai si arrendono e mai obbediscono perché a loro NESSUNO ha da insegnare qualcosa, neanche il Papa in persona.  

Il resto è rimasto invariato, ma come vedremo, per loro non avrà alcuna importanza, lo stesso!

martedì 27 dicembre 2016

Filoni non lo permetterà

Nostra traduzione di un intervento di Tim su Jungle Watch.



Per la prima volta i kikos, fino allo stesso Kiko Argüello, si cagano sotto per paura che la loro truffa sia al capolinea.

Sebbene la truffa dei kikos sia stata scrutinata altrove e perfino etichettata come eresia da almeno un vescovo senza paura (vescovi così sono rari!), il ruolo di Apuron nel bel mezzo di questo schifo, e l'intrepida intermediazione di Ballin da Doha, hanno fatto sì che questi due vescovi siano finiti dritti nel mirino di tale indagine, obbligando Roma a mettere il naso nello sporco casino di Kiko.

Ecco perché Filoni, sebbene sia stato per un po' alleato del presbitero neocatecumenale David (dotato di incarico al seminario neocat R.M. di Guam) anche dopo che quest'ultimo aveva fatto venire alla luce il coinvolgimento dello stesso Filoni nella cacciata delle laiche, si è mosso in tutta fretta per riprendere il controllo di Guam.

L'arcivescovo Byrnes potrebbe non essere al corrente di quanto è profonda questa malvagia truffa (io stesso sono abbastanza sicuro che non lo è). Alla sua prima conferenza stampa, Byrnes, a una domanda a proposito di Filoni, con disarmante innocenza ha risposto che lui è “quello a cui rispondo”.

Amministrativamente i vescovi non devono rispondere del loro operato ad un qualche Prefetto di Dicastero vaticano, tanto meno a quello della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. I vescovi rispondono del loro operato solo al Papa, direttamente, senza altri superiori intermedi, anche se amministrativamente rispondono al Nunzio Apostolico o al Delegato per la propria regione.

Il fatto che Byrnes ha istintivamente risposto "Filoni" a quella domanda, ci dice che - come avvenuto inizialmente con Hon - Filoni si è inserito personalmente nella manipolazione della situazione ecclesiale di Guam.

Perché?

A questo punto non si tratta più di Guam o di Apuron. Si tratta in realtà di proteggere il Cammino Neocatecumenale (la prima priorità di Filoni) dai danni già fatti. Filoni è noto come "il Papa di Kiko", e se i kikos a Roma non vengono fermati, Filoni - già etichettato "il Papa rosso" a causa del potere che ha nelle mani - diventerà il prossimo Papa e Kiko avrà ottenuto la sua vittoria definitiva.

Tutto questo stava procedendo tranquillamente finché non c'è stato un gruppo di fedeli di Guam che si è alzato ed ha fischiato il fallo. I kikos locali (Apuron, Sammut il Monaco Puzzolente, Adrian, David, ecc.), pur ubbidendo agli ordini che ricevevano dal New Jersey, si son lasciati prendere la mano.

Quell'ordine di cercarsi un altro vescovo dato da Apuron a don Gofigan fu una condanna a morte e lasciò quest'ultimo senza nulla da perdere a pubblicare tutti i documenti relativi ad Apuron e rispondendo pubblicamente agli attacchi di Apuron e di Adrian.

Eppure i kikos hanno creduto di aver catturato la preda e l'anno successivo hanno deciso di far fuori mons. James, il più probabile successore di Apuron nell'episcopato. Sebbene ci siano state enormi ripercussioni alla loro mossa, i kikos pensavano di poterla scampare ugualmente perché dopo le proteste iniziali l'unica vera opposizione sembrava essere un blog chiamato Jungle Watch.

Quindi abbiamo esposto il furto della Yona property da parte dei kikos. Questo è stato fondamentale, perché il maltrattamento dei preti da parte del vescovo e dei suoi scagnozzi neocatecumenali rischiava di essere sottovalutato da Roma. La partecipazione di Apuron nell'alieazione di un pezzo di patrimonio diocesano del valore di parecchi milioni lo ha esposto ad accuse canoniche. Ecco perché i kikos si sono arrampicati fino al Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi ottenendone dal Segretario un'opinione comica che non solo parlava di "Diocesi di Guam" (anziché "Arcidiocesi di Agaña"), ma aveva perfino ammesso che tutte le informazioni le aveva avute dal Monaco Puzzolente neocatecumenale!

Dopo tutto questo loro pensavano ancora di poterci tappare la bocca. Ma si sono ritrovati di fronte ad un imprevisto. E l'imprevisto non è stato tanto la serie horror di storie di molestie sessuali venuta fuori a maggio e giugno 2016: è stato invece il Ballin di Doha che nel rispondere alla email di Chuck ha abboccato all'esca rimproverando quest'ultimo di aver indagato su Luis, e strepitando che Luis "ora è un mio prete".

Sapete tutti che il Medio Oriente è molto pericoloso per i cristiani, e sebbene il Qatar non sia la Siria, le relazioni tra cristiani e musulmani sono estremamente delicate. E tutto questo è esploso in faccia al Papa. Apuron, grazie ai kikos, aveva spostato Luis in Qatar facendolo vivere sotto la protezione di Ballin e addirittura "incaricato" di gruppi di giovani ragazze della stessa età di quella con cui lui fu trovato al momento in cui era stato arrestato.

(Nota: il gruppo CCOG - Concerned Catholics Of Guam - ha recentemente chiesto alla curia diocesana notizie sullo stato attuale di Luis. Incredibilmente è stato risposto al CCOG che quel caso risulta "ancora in investigazione". E questo è avvenuto con la NUOVA amministrazione, quella di Byrnes...)

Torniamo dunque al tema di queste righe: Filoni (cioè Kiko e Filoni, sempre) sa che per evitare che il Cammino Neocatecumenale venga esposto come una cosca internazionale di riciclaggio di denaro, usurpazione di potere, appropriazione di terreni, nascondimento di pervertiti, ecc., è necessario sbarazzarsi di tre grandi minacce: Apuron, Adrian e Pius.

"Minacce", esatto: osservate quei tre imbranati cosa hanno combinato armeggiando e inciampando (anche con l'aiuto di The Waldo, così esperto coi media; la foto dei quattro chierici neocat è qui). Hanno esposto i retroscena vergognosi dei kikos più di chiunque altro nel mondo durante questo mezzo secolo di ascesa al potere del neocatecumenalismo.

E adesso per loro TUTTO è in pericolo di essere perduto se quei tre marmittoni aprono di nuovo bocca. Per cui Pius è stato trasferito da qualche parte - non so dire precisamente dove, ma è stato visto all'aeroporto di Tokyo mentre prendeva un aereo per Roma proprio il giorno dopo in cui era stato notato nello Shopping Center la settimana scorsa. Apuron, lo sappiamo, si sta nascondedo da qualche parte a San Francisco e gli è stato ordinato di mantenere un basso profilo. Ad Adrian è stato invece ordinato di sparire con la scusa di qualche anno sabbatico di studi, pagato dall'arcidiocesi e approvato da Byrnes.

Tutto questo non è un semplice rimuovere gli "ecclesiastici problematici". Questo è proprio un toglierli dai piedi e metterli in posti dove possono essere controllati da Filoni e dalla sua casta di kiko-freaks.

Ma Filoni sa che la peggior minaccia è attualmente il lungo braccio della legge di Guam, la nuova legge che toglie i limiti di prescrizione alle denunce per molestie sessuali su minori. Ecco perché dopo un totale silenzio in materia, Hon improvvisamente corse a Roma e da lì comandò una Fatwa contro la legge e tentò di obbligare il governatore di Guam a opporre il veto. Ovviamente ha fallito, ma Filoni ha assolutamente bisogno di evitare che Apuron compaia davanti ad un tribunale. Le deposizioni riveleranno infatti roba dannatamente seria contro i kikos, e su scala mondiale.

Ecco perché hanno cambiato fronte e stanno facendo guerra alla nuova legge. Anche se non riuscissero a farla dichiarare nulla o incostituzionale, creeranno un polverone di cattiva stampa sufficiente a insinuare che il procedimento legale contro Apuron sarebbe solo una vendettina dei nemici personali di quest'ultimo.

E a quel punto faranno ciò che hanno sempre fatto: negare tutto e deviare altrove il discorso. Apuron si "ritirerà" scomparendo dalla scena, Adrian verrà riassorbito nella cosca neocatecumenale e potrà combattere nuovamente per Kiko, Pius resterà a marcire da qualche altra parte, e Filoni diventerà il prossimo Papa.
A meno che...
A meno che noi non abbandoniamo il campo.

Nota: questi sono anche i motivi per cui non c'è nessun procedimento canonico contro Apuron. È tutto uno stratagemma. Un tribunale canonico potrebbe essere stato davvero formato, ma Apuron non vi verrà convocato per un processo. Filoni non lo permetterà.

lunedì 26 dicembre 2016

Il triste Natale di Peppino

Amici e fratelli, che ne pensate?

Sapete che svolgo attività di centro di ascolto in uno dei quartieri “terribili” di Roma…e vi racconto un fatto di qualche mese fa…tutto vero tranne i nomi naturalmente, che sono di fantasia….

Dunque al centro viene “Peppino”, ultrasettantacinquenne… ex ferrotranviere con problemi di salute…. io gli sono utile perchè lo indirizzo dai miei ortopedici, facilito le prenotazioni di esami…ecc..ecc…. Peppino vive solo, un divorzio alle spalle… è un po trascurato…camice sporche e logore… un particolare che mi colpisce sono le sue orecchie con peli neri lunghi… una barba mal fatta…. insomma, un uomo solo in difficoltà…. nello stesso periodo frequenta il centro una donna Angelina… sopra i settant’anni… con una storia di arresti domiciliari… in attesa di concludere la pena…. cosa accade?

Peppino e Angelina s’incontrano al centro… fanno amicizia… e poco dopo, vanno a vivere insieme a casa di lui…… ma guarda che spettacolo…. quando viene a trovarmi Peppino al centro… lo trovo pulito, ben sbarbato…. oddio, sono scomparsi pure i peli dalle orecchie, emana un buon odore, camicie pulite… e un’aria da gran signore…… mi fa: “Eh Maurè…. ha da vede quanto se da da fa dentro casa Angelina…. tutto pulito… ma lo sai che lava le lenzuola ogni tre giorni?…. io je dico… è esagerato… io le lasciavo intere stagioni…. pasti puntuali e la sera… tv e nanna”.

Che cosa è accaduto? Messa di natale 2011…. tutta la Caritas con tutti i nostri fratelli poveri…. arriva in anticipo il sacerdote ( cammino neocatecumenale ) che dice…. chi vuole confessarsi?…. vedo Peppino che si precipita al confessionale…… celebrata la Messa, distribuiti tutti i pacchi…. Peppino mi viene vicino, triste, lacrimevole…: “a Maurè er prete non m’ha dato l’assoluzione e m’ha detto che non posso fa la comunione e che sto in peccato…. perché Angelina sta a casa con me”….. quella che era una festa, per Peppinello è diventata ‘na tragedia…. dopo qualche tempo viene Angelina al centro…. piange, è disperata….che è successo?: “m’ha buttato fori de casa…. così… tutta corpa der prete… de quello che j’ha detto….” …e poi quando si presenta al centro Peppinello…. aridaje…sporco, barba mal fatta… i peli delle orecchie in rapida ricrescita….: ” a Maurè…. ma ho fatto bene a buttalla fori?… le sore (suore) hanno detto che se non lo facevo ero scomunicato da Dio e dagli uomini…. hai capito Maurè!.”

Conclusioni: io ho detto la mia con forza a Peppino e Angelina…. il prete avrà immaginato che la sera invece di guardare la tv, questi ultrasettantenni, facevano sesso alla grande…. io penso… magari avessero fatto sesso alla grande! Queste le storie vere che si incontrano… le vittime alle quali si mette un peso enorme sulle spalle…. da visioni fanatiche della religione e della salvezza….. ma cedo la parola a voi… che ne sapete di più….

Mauro… triste

(originariamente pubblicato su RadioTab)

domenica 25 dicembre 2016

Dopo trent'anni di Cammino, in parrocchia si deve ricominciare da zero.

Sempre dalla Diocesi di Napoli, dopo avervi raccontato la storia di don Antonio Rotondo, parroco della chiesa di Santa Maria del Buon Cammino, vi proponiamo brevemente la storia di un altro sacerdote coraggioso, mons. Antonio Serra, classe 1967, che fu parroco della chiesa di Santa Maria Apparente, al servizio di tutto il popolo di Dio (capite, fratelli del Cammino? o ve lo dobbiamo spiegare di nuovo?).

Il testo che segue è citato da questa pagina che vi invitiamo a visitare per leggerla nella sua completezza.


(...) Da luglio 2014 viene chiamato alla guida della parrocchia Santa Maria Apparente a Napoli.

Arrivando, gli si presenta davanti una sola realtà, quella di una comunità parrocchiale che da trent’anni sceglie di seguire il cammino neocatecumenale.

Nel periodo estivo s’impegna a preparare tutto in tempo per iniziare dal primo settembre il suo nuovo percorso sacerdotale.

Parte da zero e nel costruire i rapporti con le persone, svela il suo grande carisma, che insieme ad un forte spirito di accoglienza, riavvicina tanti, soprattutto giovani, sulla strada del Signore: ognuno si sente accolto e ascoltato, sostenuto ed incoraggiato.

Spalanca le porte e la parrocchia si riempie di vita.

Con la sua inesauribile energia e forza di volontà fa nascere tante attività: il dopo-scuola, i gruppi d’incontro dedicati ad adolescenti e giovani, ma anche a giovani famiglie che camminando insieme si confrontano sull’esperienza di vita e di fede; incoraggia la nascita di un coro parrocchiale che cresce sempre di più e dà piu spazio all’animazione durante la messa dei bambini; crea il servizio segreteria e riattiva la Caritas, l’ACR e l’oratorio.

Sui muri della parrocchia fa dipingere alcune frasi dove le parole comunione e condivisione sono i mattoni su cui poggia la sua idea di parrocchia o meglio, secondo una sua espressione, la “parrocchia che ho nel cuore”.

Dopo pochissime settimane dalla Santa Pasqua della Resurrezione, don Antonio Serra, all’età di 47 anni, nasce al Cielo la mattina del 30 Aprile 2015.

Scrive:
“Ho compreso che anche i migliori propositi, i progetti più ardui devono rientrare nel circuito della volontà di Dio: dobbiamo invocare la grazia di accettare ciò che Lui dispone per la nostra vita, per la sua Chiesa, senza recriminare nulla per noi stessi, senza rinunciare alle nostre buone disposizioni e ai grandi ideali, senza mai arrenderci né abbatterci. Dalle grandi prove possiamo sperare di uscire, con il suo aiuto, persone migliori!”

giovedì 22 dicembre 2016

Danimarca: la devastazione portata dal Cammino

FJM, redattore del sito web danese Katidialog.dk, riporta la testimonianza di Henriette sul Cammino Neocatecumenale, che traduciamo qui sotto.



«La mia esperienza nel Cammino Neocatecumenale»

Premessa: lo scorso 1° marzo 2014 Henriette ha pubblicato sulla nostra pagina Facebook "Cattolici in dialogo" la sua esperienza col Cammino Neocatecumenale. Il sottoscritto (FJM), pur avendo conosciuto Henriette e la sua famiglia da pochi anni, non aveva motivi di dubitare della sua credibilità, della sua conoscenza del Catechismo e delle sue esperienze riportate qui sotto. Faccio anche notare che la sua esperienza sostanzialmente coincide con altre testimonianze sul Cammino. Pertanto, col suo permesso, la ripubblichiamo chiedendole anzitutto di presentarsi.

Il mio nome è Henriette, 49 anni. Avevo un impiego in una banca danese, mi occupavo di questioni finanziarie e di prestiti. Rassegnai le dimissioni quando mi accorsi che la gioia di condividere la vita di tutti i giorni coi miei tre figli superava i vantaggi del lavorare in banca. Da 26 anni sono sposata con Ole, consulente nella Banca Nazionale. Abbiamo vissuto in Danimarca, in USA e in Irlanda.

Mi convertii al cattolicesimo nel 2000, nella parrocchia di san Paolo a Høje-Taastrup. Per alcuni anni sono stata catechista per i bambini che si preparavano alla Prima Comunione e per i giovani, ed anche Assistente Pastorale nel periodo 2010-2012.
"Il peggior tipo di eretico è quello nei cui insegnamenti, principalmente cattolici, è aggiunta una parola di eresia - come l'aggiungere piccole gocce di veleno in un bicchier d'acqua".
(attribuita a papa Leone XIII)
L'anno precedente, nella parrocchia di Høje-Taastrup, si era installato un nuovo parroco appartenente al Cammino Neocatecumenale.

Dopo appena un anno fu annunciato che ci sarebbe stato un ciclo di "catechesi" a cui erano invitati tutti i fedeli cattolici. Da nessuna parte era precisato che tale ciclo di "catechesi" era fatto dal Cammino Neocatecumenale: davano l'mipressione che l'invito provenisse dalla Chiesa, dal parroco, dalla parrocchia. E non era possibile ottenere informazioni sui contenuti di tale "catechesi", sebbene fossero quattordici incontri di un'ora, nei quali non era nemmeno possibile fare delle domande.

Al primo di questi incontri c'erano numerosi parrocchiani, e nella "catechesi" si parlò fin troppo del peccato. Notai che non era cattolico il concetto di "peccato" che venne presentato: dov'erano la grazia e la misericordia? Ci dissero che l'uomo non può non peccare, e che noi eravamo la feccia della feccia. Faccio notare che in quella "catechesi" il termine "peccato" fu tirato fuori 100 volte in appena 40 minuti! Senza nominare la misericordia e la grazia. Senza ricordare minimamente che siamo creati come figli di Dio, cioè nel bene. Dopo quella prima sera, molti dei presenti smisero di frequentare quelle cosiddette "catechesi", ma seppi che altri, purtroppo, ne restarono colpiti. Il resto delle "catechesi" portò sconcerto tra i cattolici presenti perché c'erano parecchie differenze rispetto alla dottrina cattolica.

Quando ebbi modo di parlare col parroco, mi spiegò alcuni punti del metodo neocatecumenale, li riassumo qui:
  • il motivo per cui non bisogna conoscere in anticipo i contenuti delle "catechesi" (contenuti presenti in un libro segreto disponibile solo ai Super-Catechisti del Cammino) è che vanno trasmessi alla gente solo in piccole parti, altrimenti le troverebbero difficili da capire e far proprie. Per cui, a saper tutto in anticipo, sarebbe troppo "violento" e "stancante" (ma io mi chiedo: "anche per un fedele cattolico di lungo corso?")
  • i fedeli non devono inginocchiarsi durante l'Eucarestia perché altrimenti significherebbe che hanno paura di Gesù.
Commentando una foto di una chiesa costruita "in stile neocatecumenale", si nota un mastodontico tavolone al centro e i posti a sedere intorno. Anche il fonte battesimale è strano perché occorre scendere scalini per entrarvi (il battesimo avviene così totalmente per immersione), per poi risalire fuori attraverso altri scalini. Beh, questo è alquanto differente da qualsiasi altra chiesa che io abbia mai visto, ma ecco che spiegazione mi ha dato di quella foto:
  • la "mensa" è grande perché è il posto dove viene celebrato il pasto. Il Cammino infatti torna alle origini cristiane per fare ciò che fece Gesù, che era seduto non presso un altare, ma attorno ad una tavola coi suoi discepoli per mangiare un pasto. Ma queste sono le stesse parole che udii nelle chiese protestanti riformate in Svizzera, secondo cui "Gesù aveva celebrato un pasto coi suoi amici attorno a una tavola", per cui per andare al cristianesimo autentico delle origini occorreva rimuovere l'altare dalle chiese che erano state originariamente cattoliche. Se un cristiano crede questo, allora non è cattolico. In Svizzera mi dissero anche che quando avevano bisogno di un tavolo per celebrare la liturgia, prendevano un tavolinetto smontabile da un armadio, facile anche da riporre dopo l'uso; restava solo il fonte battesimale adornato di fiori.
Mi mostra una foto di Giovanni Paolo II che celebra all'aperto, su un tavolino, intendendo dimostrarmi che non c'è bisogno di un altare per celebrare la Messa. "Giovanni Paolo II ha spesso celebrato l'Eucarestia senza l'altare", mi dice. Questa è una volgare mistificazione sia degli atti di Giovanni Paolo II, sia del motivo per cui noi cattolici celebriamo la Messa all'altare. Mi dice:
  • "il motivo per cui nelle comunità neocatecumenali non vogliamo celebrare nella chiesa, è che vogliamo usare un tavolo (da cena), per cui per non ignorare l'altare già presente, celebriamo l'Eucarestia fuori dallo spazio della chiesa".
Al termine delle quattordici "catechesi" i partecipanti vengono invitati ad un ritiro di un fine settimana il cui scopo è di creare una comunità. La comunità costituirà un piccolo gruppo chiuso aggregato alla congrega neocatecumenale, e si riunirà col parroco una volta alla settimana per la lettura della Bibbia, per conversare e per altro. Tali incontri non vengono nominati sul sito web della parrocchia. Ciò che ho saputo poi dai partecipanti della comunità dà luogo a enormi preoccupazioni sulla struttura e sul contenuto di tali cosiddette "catechesi". Per esempio una sorella di comunità ha chiesto ai cosiddetti "catechisti" perché erano così insistenti sul concetto di peccato e perché mai uno dovesse parlare dei propri peccati al punto che tutti si aspettassero che lui lo facesse, e che gli venisse detto di farlo - e la loro risposta è stata che occorre schiacchiare le persone in modo da poterle ricostruire e rimodellare secondo le necessità del Cammino (come se fossero autorizzati da Dio). Ho avuto testimonianze di prima mano riguardo sui loro abusi fisici oltre che verbali, abusi spesso commessi anche da presbiteri neocatecumenali.

Nell'altro giorno a settimana in cui si raduna la comunità, c'è una speciale celebrazione eucaristica - quella del sabato sera. Non viene indicata sul sito web della parrocchia, ed è molto diversa da una normale celebrazione. Durante tale Eucarestia, ci si aspetta che i membri della comunità diano "eco" - cioè una risonanza personale - sulle letture della liturgia. L'eco ha spesso come argomento questioni molto personali ed intime (capite? sono praticamente "confessioni pubbliche"). L'Eucarestia è celebrata nel salone parrocchiale o in un'aula, poiché il luogo della celebrazione è considerato irrilevante.

Sono sempre presenti un'icona di Kiko, fondatore del Cammino Neocatecumenale, una croce processionale pure fatta da lui, e canti creati e musicati esclusivamente da lui. È proprio come avviene in Scientology, dove tutti gli uffici e centri hanno sempre una copia dei testi di Ron L. Hubbard.

Tutto appare centrato sull'espressione artistica di Kiko e sui pensieri di Kiko. Un partecipante sente che la comunità è la sua famiglia, nella quale condivide i pensieri più intimi e i momenti più importanti, anche a scapito dei suoi veri familiari e amici che non sono nella comunità. Quando viene attivata una nuova comunità ti viene sempre detto che il particolare gruppo di persone che la forma lo sta facendo per volontà di Dio. Per cui se ti allontani dalla comunità, stai andando contro la volontà di Dio. Infatti, parecchi che hanno lasciato la comunità hanno testimoniato che era stato detto loro che fuori dal neocatecumenato c'è solo la perdizione. La perdizione non "fuori dalla Chiesa", ma "fuori dalla comunità". Perciò vien da riflettere sul fatto che ogni membro del Cammino, nel raccontare la propria storia personale parla sempre delle sofferenze e dei guai che costellavano la sua vita prima di scoprire il Cammino: le solite storie di alcolismo, droghe, relazioni familiari distrutte, l'amore per il denaro, e robe del genere. Questi racconti vengono fuori ogni volta che un membro del movimento è invitato a parlare, in ogni opportunità.

Capisco che questo è un modo per creare un legame emozionale in modo da introdurli nel Cammino Neocatecumenale e dir loro quanto fossero perduti fuori dalla comunità. Viene fatta una distinzione fra i «cristiani della domenica», chiamati cristiani "culturali", mentre coloro che "camminano" sono invece quelli giusti, quelli veri, quelli dediti a Dio. I «cristiani della domenica» sono detti così perché vanno a Messa di domenica, laddove i neocaecumenali celebrano per motivi "teologici" l'Eucarestia il sabato sera. Motivi "teologici", non di ordine pratico.

Il reclutamento della nuova comunità a Høje-Taastrup è stato massiccio e opprimente. Alcuni lo hanno qualificato semplice reclutamento, parecchi altri hanno detto invece di aver notato un diverso comportamento del parroco fra coloro che avevano accettato di entrare nella comunità neocatecumenale e coloro che invece ne erano rimasti fuori. Era molto più cordiale e affabile con coloro che erano entrati. Coloro che si erano pentiti di aver inizialmente aderito alla comunità, hanno visto cambiare l'atteggiamento del parroco verso di loro, trovandolo di nuovo freddo e distante. Il che diventa più chiaro, logicamente, nel ricordare che il parroco aveva detto che la comunità era come la sua famiglia.

La comunità è stata dunque formata da alcuni dei cattolici più assidui della parrocchia, inclusa la maggior parte dei membri del consiglio parrocchiale, che è diametralmente opposta a ciò che papa Benedetto spiegava essere il senso della vita comunitaria, e cioè il rivolgersi ai lontani dalla parrocchia. Qui, invece, la gente della parrocchia si è rinchiusa in una comunità coperta dal segreto.

E così ora celebrano l'Eucarestia nelle piccole comunità, chiusi nelle aule della scuola parrocchiale.

L'Eucarestia viene celebrata senza che il resto della comunità parrocchiale ne sappia nulla. Nelle loro aule non c'è un altare, ma viene usata una cattedra da insegnante, e mi è stato detto che non ci si deve più inginocchiare perché ciò rappresenterebbe paura di Gesù. Secondo loro bisogna stare in piedi. Dicono di aver evitato la Chiesa per non essere costretti a ignorare l'altare principale durante l'Eucarestia - non avrebbero potuto mettere le sedie in circolo e non avrebbero potuto usarlo per la loro Eucarestia.

L'Eucarestia è vissuta come un pasto in cui si mangia insieme, come un riunirsi piuttosto che l'assistere alla vittima sull'altare. Il loro fondatore Kiko, infatti, dice testualmente (Or. fase di Conv., pag. 317):
Non c’è eucarestia senza assemblea. È un’assemblea intera quella che celebra la festa e l’eucarestia; perché l’eucarestia è l’esultazione dell’assemblea umana in comunione; perché il luogo preciso in cui si manifesta che Dio ha agito è in questa Chiesa creata, in questa comunione. È da questa assemblea che sgorga l’eucarestia.
Chi capisce cos'è davvero l'Eucarestia, può capire meglio il loro modo di celebrare la liturgia: ma rispecchia davvero la dottrina Cattolica?

Nell'autunno del 2013 era previsto di nuovo il ciclo di "catechesi" neocatecumenali in parrocchia, finalizzato a formare una seconda comunità. Sono stata a quelle "catechesi" per capire meglio (la volta precedente avevo smesso dopo la prima "catechesi"), ed anche questo ciclo si concludeva con un "ritiro".

Il ciclo di "catechesi" del 2013 mi moltiplicò i dubbi e le domande, ma durante le "catechesi" non era permesso di fare domande. Perciò chiesi ad un mio conoscente - che sapevo essere serio e molto preparato sulle religioni - e nemmeno una delle mie domande ebbe una risposta tale da convincermi che nelle "catechesi" del Cammino si insegnasse la dottrina cattolica.

In numerose occasioni mi rispose che "di sicuro ciò è più Protestante che Cattolico".

Per esempio, nella tredicesima "catechesi", era mostrata su una lavagna uno schema della storia della salvezza, dall'Antico Testamento alla conversione romana (di Costantino) verso circa l'anno 320, e quindi il nulla fino al 1962 (Concilio Vaticano II). Così avevo osato chiedere al prete neocatecumenale cosa fosse successo fra gli anni 320 e 1962, e mi venne risposto che in quegli anni la Chiesa aveva preso una direzione sbagliata ed aveva introdotto stupidi rituali come l'inchinarsi, l'inginocchiarsi, l'incensare. Al mio conoscente venne da ridere, e anche agli altri presenti.

Nella "catechesi" successiva mi ero permessa di insistere a chiedere a quello stesso prete neocatecumenale come mai il vescovo, che era stato lì presente quel pomeriggio, si era inchinato e inginocchiato confermando di fatto quei "rituali" a dispetto della "catechesi" precedente. Ma il prete neocatecumenale negò di aver fatto tali affermazioni. Il vescovo aveva solo dato istruzione di non inginocchiarsi davanti alle statue dei santi.

Nel mese di ottobre ero in ritiro nel monastero delle benedettine di Nostra Signora di Åsebakken, dove si era formata una piccola comunità del Cammino Neocatecumenale. Ero curiosa di ascoltare di cosa si trattasse e perciò partecipai ad un loro incontro. Fummo tutti comossi nell'ascoltare vari interventi sia da parte di laici che di sacerdoti, ma quella fu anche la prima volta che sentii un prete cattolico dire che il tabernacolo sarebbe «un mettere Gesù in prigione». Purtroppo non fu data la possibilità di porre domande durante tali interventi, per cui non potei chiedere cosa avesse inteso dire con quelle parole. Ma esaminando cosa ha detto il fondatore Kiko Argüello a proposito del tabernacolo e della preghiera, ho notato questi suoi pensieri:
Ti assicuro che se tu avessi fede per stare una notte intera a chiedere: Gesù abbi pietà di me, credendo che Gesù ha potere per curarti, quella notte saresti guarito da qualsiasi cosa, da qualsiasi vizio. Che succede? Che crediamo che pregare sia dire: padre nostro che sei nei cieli..., o stare davanti al tabernacolo, con l'immaginazione che se ne va non so dove?
(Kiko, Or. fase di Conv., pag. 15/376)
Dunque questo significa che se abbiamo fatiche e malattie nella nostra vita, è una diretta conseguenza della nostra mancanza di fede? Ma questa non è dottrina cattolica!

Era sabato sera e ci radunammo per celebrare l'Eucarestia. Uno di loro disse testualmente: «stasera celebriamo l'Eucarestia per la prima volta», pur sapendo che lì eravamo tutti cattolici. È impossibile che per qualcuno di noi fosse la prima volta... tranne per chi è convinto che la celebrazione eucaristica neocatecumenale è diversa dalla Santa Messa cattolica, il che è totalmente in contrasto con quanto papa Benedetto XVI aveva esortato al movimento neocatecumenale.

La liturgia fu preparata nella stessa sala riunioni dove si era tenuto il ritiro durante la giornata. Una tavola da pranzo fu apparecchiata con tovaglie da altare, fiori e candele. La celebrazione aveva varie differenze rispetto ad una normale Messa cattolica, a cominciare dal fatto che c'era una cosa chiamata "risonanza", tenuta prima dell'omelia, in cui ognuno aveva l'opportunità di parlare e di fare considerazioni anche molto personali sulle letture della liturgia.

Inoltre lo scambio della pace era qualcosa di particolarmente cordiale e intimo, nel senso che tutti si aspettavano di poter scambiare due baci sulla guancia con ognuno di tutti gli altri presenti. Limitarsi a una stretta di mano era considerato poco meno che un gesto ostile. Tale scambio della pace avveniva anticipatamente nella liturgia.

I pani per l'eucarestia, essendo fatti in casa, lasciavano disperdere parecchi frammenti anche se trattati con attenzione dal prete. Ognuno doveva rimanere seduto, alla propria sedia, mentre veniva distribuita la Comunione, alzandosi in piedi solo nel momento di ricevere un pezzo di Ostia "fatta in casa", dopodiché sedersi di nuovo e aspettare che tutti gli altri abbiano ricevuto un pezzo. Alla fine, finalmente, mangiare tutti contemporaneamente il proprio pezzo. Anche con la più grande attenzione, potevo percepire chiaramente le molte briciole sulle mie dita e potevo persino notare che a nonostante il prete ci avesse messo cura, c'era ancora qualcosa nel calice dopo la purificazione. È davvero difficile da evitare la dispersione di frammenti e gocce: dunque perché mai sarebbe "appropriato" potersi preparare i propri pani?

Al termine dell'Eucarestia bisognava fare un ballo vivace attorno all'altare. L'ambone e la croce da processione furono spostati in un angolo in modo che tutti potessero ballare attorno all'altare applaudendo e cantando rumorosamente.

Appena cinque minuti dopo la tovaglia d'altare fu tirata via e fu messo su quello stesso tavolo del cibo. Calice, patena, lini sacri, non erano ancora neppure stati portati fuori da quella stanza e già cibo e vino erano su quello stesso tavolo su cui pochi momenti prima avevamo celebrato l'Eucarestia. La serata continuò con canti e frastuono, la gente era allegra, e i fiori recuperati dall'altare se li erano messi tra i capelli le ragazze o nei buchi dei bottoni i ragazzi.

Quel sabato sera me ne tornai a casa. Il giorno dopo, probabilmente, fu creata una comunità neocatecumenale con quelli che erano rimasti lì. Che oggi celebreranno sicuramente le eucarestie di cui non si dà notizia al resto dei parrocchiani, e che si incontreranno parecchie volte a settimana in incontri in cui nessun altro può avere accesso.

Ciò che però a me sembra il pericolo più grande per la nostra diocesi è che i preti neocatecumenali si presentano come preti cattolici. Indìcono in parrocchia, a nome del parroco e della Chiesa Cattolica, una "catechesi" il cui scopo è quello di catturare nuovi adepti per il Cammino Neocatecumenale.

Un prete neocatecumenale mi disse esplicitamente che non aveva mai avuto intenzione di diventare parroco, che lui e quelli come lui sono "missionari", e che la parrocchia è solo un incarico ricevuto dal vescovo, per cui in tale incarico seguono solo il proprio cuore e i propri insegnamenti.

Questo è solo un breve resoconto della mia storia e della mia esperienza col Cammino Neocatecumenale.

La pace di Dio e ogni bene.
Henriette S.

lunedì 19 dicembre 2016

"Per problemi di salute"... ma sì, certo, esatto...

Il vescovo neocatecumenale Apuron - che i kikos hanno difeso in tutti i modi fino all'altro ieri - starebbe finalmente per "ritirarsi", e non proprio di sua spontanea volontà.

La scusa ufficiale potrebbe essere su imprecisati "problemi di salute" (dopotutto sei anni fa ebbe un infarto, e fu allora che i capibastone dei kikos corsero ai ripari inducendolo a fare subito - a novembre 2011 - la donazione segreta e abusiva al seminario kikiano Redemptoris Mater).


«No one can get me,
no one can get me...»
Ricordiamo che l'allegra gestione ultra-trentennale del vescovo neocatecumenale lascia l'arcidiocesi con una trentina di milioni di dollari di debiti, senza contare i costi dei risarcimenti alle vittime degli ecclesiastici pedofili.

Qui sotto, alcune note di Tim riguardo all'imminente "pensionamento" di Apuron.


Nessun vescovo si è mai ritrovato a subire un processo canonico - almeno non nei tempi recenti - e ritrovarsi riconosciuto colpevole, come sta accadendo ad Apuron. Questo significherebbe un brutto colpo alla gerarchia della Chiesa: i vescovi non si fanno scrupoli a gettar preti nella fossa dei leoni ma se ne fanno parecchi quando si tratta di un vescovo, perfino quando è un soggetto malvagio come fratel Tony Apuron.

Ecco perché ai bei tempi fratel Tony girava per la curia cantando: "No one can get me". Lo sapeva benissimo che perfino Roma non lo avrebbe toccato nonostante tre decenni di documentati pasticci apuroniani.

I verdetti dei suoi procedimenti (esatto: al plurale) risulteranno tutti di colpevolezza ancor prima di esaminare la questione dei suoi abusi sessuali. E quando glielo diranno, gli offriranno un accordo: o ti appendiamo sottosopra alle tue parti anatomiche problematiche dalle mura di castel Sant'Angelo in modo che tutto il mondo veda quanto sei sporco, oppure rassegni quietamente le dimissioni e lasceremo che Kiko si prenda cura di te.

Tony accetterà l'Opzione Numero 2 e ufficialmente si parlerà di problemi di salute - o al massimo dell'incapacità di ritornare a governare la diocesi di Agaña (Guam) a causa della perdita di fiducia da parte dei fedeli a causa del malefico Tim Rohr e del suo Complotto Massonico (LOL).