Come promesso, due righe sulla "cerimonia" nuziale alla quale ho partecipato.
Giornata calda, sono le 17.30 e ci saranno 28°, il popolo è composta da: almeno 120 “fratelli e sorelle” di comunità – con le sorelle sotto 25 anni rigorosamente mezze nude – degli sposi, una ventina di parenti (hanno invitato “solo i più intimi”), qualche parrocchiano (tra i quali io) e gli immancabili catechisti.
 |
Idea-regalo:
dipinto di Kiko |
Gli sposi hanno circa 25 e 27 anni di età e fanno parte di due comunità diverse. Lui è entrato in cammino da poco (circa due anni) mentre lei è molto più navigata, visto che i genitori ed i fratelli sono in cammino da decenni.
Lo sposo è sulla porta della chiesa – nervoso come da copione – con la madre di fianco. Il responsabile della sua comunità è fermo sull’ambone e ripassa qualcosa da un foglio. Arriva la sposa, lo sposo si incammina con la madre e raggiunge l’altare, fermandosi qualche metro prima. Il responsabile inizia allora un
pippone nel quale racconta tutti i miracoli che Dio ha fatto nella
sua vita (ma non eravamo qui per il matrimonio dei ragazzi?) e, solo dopo 7 minuti abbondanti, accenna al fatto che di lì a poco
si sarebbe costituita una nuova famiglia “in Cristo e nel Cammino” (testuale).
Inizia ad entrare la sposa (partono le
chitarre ed i
bonghi) che raggiunge lo sposo. Quando sono vicini appare all’improvviso il
responsabile della comunità di lei che la “presenta” allo sposo, da poco distante li osserva il
responsabile della comunità di lui. Il padre della ragazza sembra uno che si trova lì per caso!
Lacrima di rito dello sposo, i
responsabili di entrambi incrociano gli sguardi con aria di sfida e si allontanano.
I ragazzi si avviano sull’altare che, per l’occasione, è così “addobbato”:
- la sede del celebrante è stata rimossa e portata davanti al tabernacolo (davanti in senso letterale, ovvero il sacerdote - presbitero del CNC - ha dato per tutta la messa le spalle al Santissimo);
- al posto della sede è stato messo una specie di piccolo palco sul quale sono state poste due sedie per gli sposi, che si trovano così davanti all’assemblea in posizione rialzata rispetto al sacerdote;
- icona di Kiko messa di lato su un cavalletto, con enorme addobbo floreale davanti, altro enorme addobbo all’ambone, altare stile insalatiera e… tabernacolo (posto sul vecchio altare, stile preconciliare) totalmente spoglio (tanto davanti c’è il sacerdote che lo copre!);
- tappeti ovunque e, su un lato, chitarre e tamburelli. Davanti l’ambone, i testimoni della coppia che però sono in otto (8) di cui solo 4 firmeranno alla fine;
- almeno una quarantina di bambini che correranno ovunque, urlando, per tutta la messa completano la ricca scenografia.
Entra il celebrante, mi dicono sia
una figura di spicco del CNC, che i ragazzi hanno fatto venire appositamente da un paio di centinaia di chilometri di distanza;
il nostro parroco non partecipa alla celebrazione e rimane a guardare, seduto, su un banco laterale. Il presbitero in questione è un neocatecumenale D.O.C.: relativamente giovane, rigorosamente proveniente da seminario Kikiano,
durante tutta la messa si guarderà intorno scambiando battute con gli sposi. Sono distanti qualche metro e dovrà alzare un po’ la voce ma non è un problema… in mezzo a chitarre che suonano, ammonizioni urlate e ragazzini che corrono!
Iniziamo con le letture ed i salmi, prima i vari responsabili (mogli, marito) fanno le ammonizioni,
non meno di 4-5 minuti l’una e rigorosamente avulse dal contesto, poi si legge la Parola.
Nota di colore: gli “ammonitori” ci deliziano con l’elenco di tutti i miracoli che il Signore ha fatto nella loro vita ignorando completamente gli sposi ed il motivo per cui siamo tutti convenuti in quel luogo.
I lettori invece raggiungono l’altare e, pur passandoci davanti, ignorano completamente presbitero e Tabernacolo: l’inchino lo faranno rivolti verso l’ambone, dove il
responsabile li aspetta per cedergli il microfono.
Arriva il momento della monizione al Vangelo: i lettori lasciano l’ambone, almeno un minuto di silenzio totale (per modo di dire, ci sono sempre i bambini urlanti) e poi…
dal fondo della Chiesa partono i cosiddetti "catechisti" della comunità dello sposo, camminano lentamente –
quasi una sfilata – fino all’ambone, salgono tenendosi per mano, lei si sposta e
lui, il "catechista", attacca un’omelia di quasi 10 minuti raccontando tutti i fatti della vita del ragazzo che testimoniano, inequivocabilmente, come il Signore avesse scelto lei come sposa per lui (e viceversa).
Schitarrate, tamburi, nacchere, Vangelo, omelia del presbitero (che fino a quel momento, vi ricordo, era stato a parlare con gli sposi e/o a guardarsi intorno). Devo dire che mi diverto: lui è un tipo alla Brignano – il comico – davvero molto simpatico, accento marcato, battuta pronta.
Il suo intervento è incentrato, di fatto, su come deve essere la sessualità di una famiglia del Cammino: “la moglie deve obbedire e concedersi sempre al marito” e “il marito deve capire quando la moglie non può concedersi ed essere paziente” sono i temi portanti dell’omelia ripetuti almeno tre volte. Tutto il resto sono battute sulla vita di coppia neocatecumenale, con i fedeli che ridono e annuiscono tra loro.
Il rito del matrimonio è bizzarro: il sacerdote sale sul
palco al posto degli sposi, questi scendono e si inginocchiano davanti a lui, che gli mette le mani sulla testa e
canta tutto il rito. Penso, perdonate il francesismo… "che palle"! Però mi guardo intorno e vedo che quasi tutti la pensano come me: c’è chi gioca con il cellulare, chi passa la
sisa al pupo (in chiesa?!), chi si trucca, le ragazze che parlano con i ragazzi ed
i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali che sono a parlare fuori dalla chiesa già da metà dell’omelia (!!).
Arriviamo alla liturgia Eucaristica: le
sise tornano sotto i vestiti, i ragazzi si siedono e i "catechisti" NC rientrano con passo lento e aria grave. Le chitarre iniziano a suonare alla presentazione delle offerte e terminano, senza alcuna interruzione, al Padre Nostro. Il sacerdote “consacra velocemente” come dicono – con soddisfazione – i miei vicini di banco e segue con il piede destro, di tanto in tanto, il ritmo delle chitarre e del bongo.
Arriva il momento della distribuzione eucaristica e io mi innervosisco non poco. Devo dire non tanto per quelli che prendono il Corpo di Cristo in mano e vanno a manducarlo al posto (conosco bene le bestie, per cui non mi sorprendo più di tanto) ma perchè le ragazze, che sono tutte praticamente mezze nude da quando sono entrate (minigonne inguinali, seni praticamente di fuori, spalle scoperte e tacco 15 cm), si recano vestite così come sono a comunicarsi, senza neanche coprirsi le spalle… perdonatemi il termine:
sembrava la sfilata della mercanzia in un bordello!
Si prosegue con i riti di conclusione ed il “presbitero-comico” annuncia che i ragazzi renderanno omaggio alla Madonna, al che loro si alzano e – ignorando completamente la meravigliosa raffigurazione della Vergine Maria presente da decenni nella Chiesa, vanno a rendere
un lunghissimo omaggio all’icona Kikiana posta sul cavalletto.
Viene impartita la benedizione, mentre tutti sono già in piedi a raccogliere bambini, borse e soprabiti, e poi s
i procede al solito girotondo con il presbitero che assiste con aria soddisfatta. Foto di rito, si esce, si va a mangiare.
Arrivo al ristorante ed inizio a guardarmi intorno: niente da dire, i ragazzi hanno buon gusto ed il posto è elegante. Arrivano tutti gli invitati, come ho detto
l’80% sono fratelli e sorelle di comunità, di parenti hanno invitato il minimo indispensabile. Amici “non del cammino”… pochissimi, oltre il sottoscritto e qualche altro collaboratore della parrocchia.
In sala gli sposi sono seduti in fondo, alla destra un tavolo con i parenti di lui a sinistra un altro con quelli di lei.
Di fronte agli sposi un tavolo, delle stesse dimensioni ma con meno sedute degli altri e più riccamente imbandito con tovagliame di colore diverso: lì siedono i "catechisti" della comunità di lui e quelli di lei, sono 4 coppie in tutto. Per il resto tutti tavoli da 12/16 persone, i bambini tutti separati ad altri tavoli. Il presbitero è assente.
La serata scorre tranquilla, nessun eccesso nonostante i tanti giovani, mangiamo e beviamo molto e bene. A mezzanotte circa, i "catechisti" si alzano e portano il loro regalo agli sposi, i ragazzi scartano e – richiamata l’attenzione di tutta la sala –
mostrano al popolo il regalo: una megaicona di Kiko ed una bibbia con copertina in argento. La sala esulta ed esplode un fragoroso applauso.
A quel punto i "catechisti" neocatecumenali salutano sposi e genitori poi, camminando con lo sguardo dritto, si dirigono all’uscita e vanno via senza degnare di un saluto nessun altro dei presenti.
Passano pochi minuti e la serata cambia volto: la musica soft viene sostituita dalla disco anni 70/80, le ragazze si levano le scarpe "tacco 15" e tutti iniziano a ballare. Di lì a un’ora sembra di essere ad un altro matrimonio: tutti i ragazzi ballano e più di qualcuno/a beve anche qualche bicchiere di troppo, qualche ragazza si alleggerisce un po’ troppo degli abiti ed i responsabili (i genitori in qualche caso) hanno il loro bel da fare per calmare gli spiriti. Con scarsissimi risultati, devo dire.
Sento delle grida e vedo lo sposo uscire dal bagno, portato in braccio dai “fratelli”, praticamente in mutande e cravatta. La sposa invece rimane vestita e insieme fanno – a grande richiesta - il gioco “della mela”. Le battute dei presenti diventano allora quelle dei ragazzi della loro età: metà sul sesso, l’altra metà… pure sul sesso.
Alcuni ragazzi/e si allontanano a gruppetti e raggiungono il giardino del ristorante, all’esterno della sala, dove scompaiono nel buio. Li rivedremo rientrare solo a fine serata – verso le tre del mattino – con gli abiti ed i capelli parecchio stropicciati.
A quel punto – passando tra qualcuno che dorme sui divanetti - io saluto, mentre vedo i genitori degli sposi mettere insieme le buste con i soldi. Mentre torno a casa penso che loro – anche se sono del cammino – mi sembrano ragazzi proprio come tutti gli altri: stessi pregi, stessi difetti… stesse passioni, stessi vizi dei pagani di oggi.
(da: La verità vi farà liberi)