giovedì 31 gennaio 2019

La sceneggiata di Panama: Kiko Argüello fa la "chiamata vocazionale" al kikismo.

Non ce la fa proprio a cantare. Fa pena! Ma non ha la saggezza neanche di farsi aiutare, a ottant'anni suonati, da un cantore bravo: eppure ce ne sono nel cammino. Tutto deve fare lui. Perché? Perché attraverso di lui passa lo "spirito del cammino" a chi ascolta, e l'infestazione è assicurata!


Javier, sposato con Sandra, itinerante in Panama, tutto esaltato dice per prima cosa: "Siamo contentissimi che qui con noi è Kikooooooo Argüellooo…un applauso! Ha compiuto 80 anni e ci ha detto che è qui 'per miracolo!' … diamo un forte applauso!!". Parla così adulante, questo a Kiko piace.

"Il cammino, una realtà enorme… blablabla… questo stadio sia come una piattaforma, risuoni il Kerigma, ci siano numerose vocazioni" (sic!)

Il solito palco imbottito di cardinali ornamentali
(da Youtube)

Eccolo il Kikolone superstar.
Annuncia subito che ci sono TV e Internet e fa dare un applauso, anche a Internet! Che si metta d'accordo con la sua testa! Certo, quando serve per la sua propaganda va benissimo, quando diventa strumento per aprire gli occhi e le menti dei suoi adepti non più.
(N.B. vedi foto più avanti e leggi quanto Kiko predica ai giovani su internet (*), caro camminante che "per caso" stai leggendo, e medita!)

Presentazioni che se volete sentite. Solita sfilata di Cardinali prestati alla causa. Quanta inutile ostentazione! Direi che… noia, per non dire altro!

Inizio ad ascoltare, sottoponendomi al supplizio, ma ragazzi, non è possibile!
Sempre la stessa solfa trita e ritrita, ascoltata in tutte le altre GMG/kikiane e subito mi convinco che questo si chiama solo in un modo: mancanza di rispetto per chi ha fatto mille sacrifici per andare ad ascoltarlo a Panama.

Kiko non ha mai preparato una predicazione. Parte e annuncia quello che definisce il Kerigma sempre, sempre lo stesso, con le stesse forme, le stesse modalità. Ci sarà pure una ragione se Carmen Hernandez ripeteva, ogni volta che Kiko saliva sul leggio a farsi "ispirare": "Ecco! ora mette il compact disc n°1..." e rideva divertita.
La tentazione è grande di lasciar perdere, di non commentare affatto questo ennesimo squallido spettacolo.
Ma poi, mentre lo ascolto, vado appuntando quel che mi suscita interiormente e lo condivido con voi. Qualcuno degli ex che bene lo hanno conosciuto deve pur dirgli qualche verità diversa dalla sua, la sola che ama ascoltare?

Kiko canta e poi inizia enfatizzando l'importanza dell'evento in funzione della chiamata. Kiko va subito al sodo: "Qua la vita di molti di voi va a cambiare!" Sta parlando a giovani! Essi non sanno che vanno a seguire Kiko e non il Signore… "la tua vita si va a trasformare, lascia la famiglia, lascia il lavoro e segui il Signore per salvare questa generazione". Pone se stesso come esempio: Lui che ha "lasciato" tutto (dobbiamo crederci?). Poveri giovani!

"Il cristiano vive nell'altro come uno, perfettamente uno, in Cristo completamente dato a te. Se si dà questo amore il mondo crederà, questo amore, che qui nessuno ha. I catechisti non vi hanno insegnato bene!".


L'omino in piedi non è risuscitato: sta solo
tentando di salvarsi dal "fonte" kikiano,
e grida: "aiuto! aiuto!"



Davvero spiritoso! Spera di cavarsela così: i catechisti non vi hanno insegnato bene! Perchè non dice piuttosto IO vi ho mentito, IO vi ho dato per certo quello che non era! Chi ha insegnato ai kikatechisti quello che dovevano insegnare agli altri in SUO nome? Kiko sa meglio di noi che il cammino ha fallito e che questo amore promesso, assicurato fin dalle prime catechesi, non si realizzerà mai. Il fallimento delle comunità che da anni hanno terminato il cammino è ormai sotto gli occhi di tutti! Ma certo la colpa non è mai sua.


Blatera e parla d'amore (N.B. quelle tra virgolette e in corsivo sono le sue stesse parole):

"la comunità, essere perfettamente uno…" e non si vergogna! E dove "si dà questo amore" nelle sue comunità? "Un gruppo di fratelli perfettamente uno, per la forza del battesimo. Chi è salito dall'acqua è un uomo nuovo, ha la natura di Dio mostrata nella croce di Cristo." E quando nelle sue comunità "si sale dall'acqua"?
Si scende e scende e scende, al fondo delle "acque del battesimo" (ma dovrebbe vergognarsi di ripetere che i kikatechisti accompagnano i fratelli alle acque del battesimo, ma quali acque del battesimo?). Le acque che attendono, al fondo di un pozzo, i camminanti neocatecumenali sono piuttosto acque putride, acque dalle quali non si risorge più. Acque nelle quali, per anni e anni, attraverso sadici scrutini - fatti da laici spietati, senza cuore, forgiati nelle innumerevoli convivenze di itineranti a sua (di Kiko) immagine e somiglianza e della defunta Carmen che per insensibilità e disumanità superava il Kiko - hanno raccolto tutte le sozzure di un intero popolo, imbrattato dal fango orrido di una assurda predicazione senza misericordia.

Kiko, che ha vissuto solo del suo io io io, vuole spiegarci, di grazia, con chi egli si è fatto uno in Cristo? Quando? Di modo che possa offrire a noi se stesso come esempio?

Non ha una comunità, essendo maestro di tutti.
Non è stato mai uno con Carmen che lo ha accusato tutta la vita di andare per la sua strada di megalomane e di avere difficoltà continue a confrontarsi con lei per vagliare le sue autonome decisioni per le quali mai si è fatto condizionare. Voleva fare e faceva tutto di testa sua, punto. Questo per i Seminari, per le Costruzioni che Carmen detestava, per i suoi show: dai raduni oceanici, ai concerti, alle esibizioni delle sue "opere d'arte" che di artistico non hanno nulla.
Vogliamo fare un accenno a padre Mario? Non è stato mai uno col padre Mario, in barba anche alla "regula soci" alla quale nessuno sfugge tra gli itineranti dal "carisma primitivo" e che, detto fra noi, è un ottimo sistema per Kiko stesso di controllare e tenere sotto vigilanza queste "teste calde", ognuno spione del proprio fratello, in buona sostanza! Ottimo stratagemma inventato da Kiko per "governare il cammino". Kiko si porta dietro il padre Mario da una vita, come un cane al guinzaglio. Se Pezzi, ricordo, osava rendere palese un suo parere per due volte di seguito, quasi uscendo dal letargo - non di due, sei, otto mesi ma di tutto l'anno per kikiana disposizione - si vedeva appellato da Kiko in assemblea: "Mario che dici? Ti invio in Africa e di pronto mi prendo un altro presbitero in equipe! Sei Comboniano, giusto?" Facendo finta di dimenticare che, per sacrificare al suo idolo tutta la sua vita, il Mario Pezzi da lungo tempo ormai e per sempre era fuori dalla sua congregazione, avendo come tanti altri chiesto e ottenuto l'esclaustrazione. Come la gran parte dei suoi seguaci, senza Kiko il povero Mario ormai non è nessuno, non vale nulla. Ecco che allora, sufficientemente terrorizzato, si ritirava all'istante nel suo cantuccio, il suo posto, cadendo nell'oblio a cui Kiko lo ha destinato per l'eternità.

Infine, non sappiamo se ridere o piangere, Kiko mai è stato uno con la Santa Chiesa, con i Pastori della Chiesa, ad essi si accosta e approccia solo per sottometterli al suo "ispirato carisma" grazie al suo infallibile "fascino". Non ha un direttore spirituale fuori da sé, non ha un padre nella fede, non ha sottomissione, amore, obbedienza. Poiché Kiko ama e onora solo se stesso e se la canta e se la suona.

"Dica una parola il padre Mario", concede il Sommo, dopo aver tenuto da solo la scena tutto il tempo. Patetico Mario! Altro non fa che ripetere il nome di Kiko infinite volte. Povero padre Mario! Ha imparato bene la lezione. Lo seguo con pena, ma non nomina il Papa Francesco neanche mezza volta. Attento Papa Bergoglio! In verità neanche Kiko, nel suo sproloquio interminabile, ha nominato il Santo Padre una sola volta. Ne vogliono prendere atto in Vaticano?

Ascen non merita commento alcuno. Sempre umile e gratificata di essere nientemeno che la sostituta dell'insostituibile Carmen. Una cosa è certa, appare felice e contenta. Ma chi glielo doveva dire?

E ora le chiamate. Che dolore!
Kiko, ormai allo stremo della voce intona, in onore a Carmen, il canto "Carmen '63". In verità stona come una campana. Tira le corde vocali oltre ogni sopportazione tanto che a volte si tace e lascia andare l'assemblea.
Comunque canta senza nessuna "unzione" (espressione che él Kiko ama moltissimo), con voce stridula. Oh Kiko, lascia il posto a chi tocca! Credo sia ora.
Un appunto comune voglio fare al canto e alla proclamazione della Parola. Sì perché Kiko proclama anche la Parola (che esagerazione!), fa tutto da solo.
Proclama come canta: malissimo!

Poi il canto di Carmen dice, sembra una barzelletta in bocca a loro:
"Sono rotti i miei legami PAGATI I MIEI DEBITI… le mie porte spalancate, me ne vado da ogni parte!"

Quel "PAGATI I MIEI DEBITI" ci fa trarre un sospiro di sollievo.
Fratelli, fedeli camminanti, quest'anno nessun debito! Ci credete?
Bugiardo quando proclama la Parola:
"Essere uno" e non lo è.
Bugiardo quando canta:
"Pagati i miei debiti" e il passivo nel cammino aumenta sempre più.

Sono arrivata a 2 ore, 01 minuti, 50 secondi e, forse non ci credete, introducendo la chiamata Kiko riprende la storia delle baracche. Aiuto! "Non ho mai pensato di fare comunità, ad aprire il cammino nelle parrocchie, né nada de nada…"
Kiko, ma davvero dobbiamo crederti?
Ancora con questa storia farlocca?

Kiko predica ai giovani su internet (*)
"Estoy aquí para hacerte
una oferta única, así que escucha.":
Cioè, in pratica: "Giovani!
Lasciate perdere ogni altra cosa!
A distruggervi ci penso io!"

La chiamata e lo sciame di giovani si snoda come un fiume in mezzo alla folla. Una spettacolarizzazione a cui è difficile resistere. Lo speaker continua a ripetere "incredibile!" Spettacolarizzazione e miracolismo, questa la ricetta infallibile del Cammino Neocatecumenale. Alcuni sono poco più che bambini. Che fanno in un itinerario per adulti? E i genitori dove sono?
Kiko esclama… "sono 700"!
E canta… "Eres hermoso"

Ora chiama las chicas… Lo speaker già dice che sono molto più numerose dei chicos! Veder piangere quelle più emotive, vederle avanzare fino a straripare dal palco! È la foto/santino di Carmen lì a vegliare.
Ma poi il numero dato è 650!

Infine la chiamata per le famiglie: "Sono… !", scandisce lo speaker in estasi!
(2 ore, 33 min., 30 sec.) non si sente bene il numero, fate voi. Solo appare chiaro che lo speaker è stupefatto al massimo grado! Quindi desumo che le famiglie che andranno al macello sono tante, ancora tante, troppe.

Cala il sipario su quest'ultima (temo non sia poi l'ultima ancora) devastante sceneggiata.


Ritorniamo con i riflettori su Kiko Arguello, per il gran finale e per chiudere in bellezza la serata con la sua più esilarante e memorabile esibizione.

A noi è chiaro che negli "incontri vocazionali di Kiko" al centro non sono i giovani, nè las chicas, nè le famiglie e neanche i numerosi itineranti così come i Cardinali e Vescovi e neanche l'evangelizzazione.
E dunque, non per infierire ulteriormente, lasciamo in conclusione, come è doveroso, tutta la scena al protagonista assoluto del lungo spettacolo a cui anche noi abbiamo assistito.

Kiko tra jet e elicotteri privati neanche sa dove lo portano!
Kiko nel cuore della kerigmatica predicazione - è proprio il colmo! - mentre richiama l'approvazione e provvidenza di Dio che parla in lui sempre (sic!), che lo porta in un dato luogo (sic!), dimentica dove si trova. Per poi girarsi e chiedere: "dove siamo? Dove siamo???" "Ah sìììì...viva Panamà! Viva Panamà!".
Tentare di uscirsene così, alla maniera dei grandi cantanti nei Concerti da stadio, che inneggiano alla città che li ospita mentre il pubblico in delirio gli fa eco, dà al nostro personaggio un tocco inedito.


In questi 50 anni, non c'è che dire, Kiko è diventato un perfetto showman. E' incontestabile! Ma di creatura nuova neanche l'ombra.

Riportiamo le parole di Kiko per finire:

(cfr. video a - 1: 03: 33):
"...quello che stiamo aspettando in Guatemala! In Guatemala? No...in...non ricordo: dove sono?...Ah, in Panamà! Dove sto? Sto in Panama..io sto percorrendo il mondo e non ricordo dove sto! In che Nazione sto? Sto in Panamà! Panamensi. Ecco Viva Panamà!!! Viva Panamà!!!...

 (cfr. video a - 1: 04: 15):
"Dio mi ha portato qui, ha portato Mario e Ascension e me....

(ndr: ora in Kiko parla dio  - il suo dio minuscolo - che va con lui ovunque):

...Io sto con te, tu parla, Io metterò il mio spirito nella tua parola e i fratelli che stanno qui mentre tu parli ascolteranno Me e la loro vita cambierà, diventeranno cristiani, per cambiare il mondo, perchè si annunzi il Vangelo a tutte le nazioni...

martedì 29 gennaio 2019

"Fino a quando durerà questo scandalo?"

Nella seguente testimonianza, non confondete il ruolo di catechista parrocchiale con la figura del "catechista" neocatecumenale (purtroppo il Cammino abusa il lessico cattolico dando significati molto diversi: il vero catechista è colui che insegna il Catechismo, non colui che insegna il kikismo-carmenismo che è una cosa completamente diversa e zeppa di errori).

La lettera, inviata all'oliatissimo Ryłko in qualità di Prefetto del Pontificio Consiglio per i Laici, "stranamente" non ricevette alcuna risposta.

Notate in particolare la vendetta neocatecumenale: derisioni, annullamento degli incarichi, addirittura cacciato suo figlio dall'oratorio.


Ecc.za Rev.ma,

mi chiamo Giuseppina F. e Le scrivo da Cicognara, in provincia di Mantova. Ho 43 anni. Sono sposata e madre di 3 ragazzi. Per 8 anni ho fatto la catechista nella parrocchia di Cicognara e per 6 ho frequentato il Cammino necatecumenale dove ero entrata su invito del parroco don Luigi Pietta (anch'egli del Cammino) che ci aveva presentato dei catechisti che dicevano d'essere stati inviati dal Vescovo di Cremona.

Fiduciosa in don Luigi, con altri parrocchiani accettai di partecipare alle catechesi, terminate le quali, fummo invitati a partecipare ad una Convivenza di tre giorni in un lussuoso albergo sul lago di Garda. Lì ci istruirono su come proseguire il Cammino fino al Primo Passaggio che, in seguito, facemmo sempre nello stesso albergo sul lago di Garda.

Per due mesi, dalle 21 a mezzanotte, ascoltammo una serie di catechesi massacranti. Ci venne detto in maniera ossessiva e martellante, che eravamo delle nullità, dei peccatori che facevano schifo. Arrivati al rito conclusivo ci chiusero in un salone e dopo una intensa catechesi ci dissero che eravamo stati scelti dal Signore, che stava passando in quel momento. Ci chiesero se eravamo disposti a vendere i nostri beni per aderire alla Sua chiamata e che dietro la porta c'erano tanti demoni scatenati perché lì si stava compiendo un'opera di conversione. Ci fecero scrivere i nostri nomi sulla Bibbia e tutto si concluse con il Rito dell'Esorcismo, fatto su ognuno di noi da parte dei catechisti e del parroco.

Io mi sentii così male che chiesi aiuto ai miei responsabili, una coppia che come me aveva aderito a questo Cammino. Tornai a casa psicologicamente distrutta. Non potevo parlare con i miei, perché avevo ricevuto l'ordine dai catechisti di non parlare a nessuno. I catechisti ci dicevano in continuazione che erano stati mandati da Dio e che noi dovevamo loro una totale obbedienza. Chiamai così don Luigi. Lui mi consolò dicendomi di fidarmi e di proseguire. Così feci, nonostante i miei "perché e per come", ma solo perché don Luigi mi invitava ad avere fiducia.

Arrivammo allo Shemà, durante il quale ci fu ribadito con insistenza di staccarci dai beni. Chiedemmo spiegazioni in merito e ci risposero: "Hai un conto in banca? Svuotalo! Hai la macchina? Vendila! Hai beni immobili? Vendili! Hai preziosi o qualcosa a cui tieni molto? Staccati! Vendili e il ricavato mettilo nella cassetta dei poveri della parrocchia. Con tutto questo ci dovevamo sentire strappare il cuore, altrimenti non potevamo fare alleanza con Cristo, che poi ci avrebbe reso il centuplo.

Arrivammo al Secondo Passaggio, quello degli Scrutini. Uno alla volta ci hanno portati al centro della stanza, facendoci sedere al fianco della Croce, di fronte ai catechisti e al parroco. E' cominciato così l'interrogatorio da parte del capo catechista. In quei momenti chi non è abbastanza forte, con quel interrogatorio viene svuotato della sua vita o, per meglio dire, della gioia di vivere e della propria dignità e identità. Per ben due volte noi non "passammo"!

A loro dire, non ci eravamo provati abbastanza sui beni; non avevamo detto tutto della nostra vita; avevamo fregato i fratelli, ma non Dio! Io mi ero "provata" sui beni, offrendo del danaro, nella maniera più discreta possibile, ad una famiglia bisognosa, ma mi dissero che ciò non valeva, perché quella famiglia mi sarebbe stata riconoscente per tutta la vita.

Così dovetti rifare la prova.

Faccio notare che sono casalinga e non percepisco alcun stipendio, ma tra riti, prove ed altre richieste, in breve tempo mi si sono volatizzati otto anni di risparmi. Arrivammo per la terza volta allo Scrutinio. Dopo aver assistito con sofferenza agli Scrutini dei fratelli, arrivò il mio turno. Mi fecero la fatidica domanda: "Che cosa non hai accettato della tua vita?" Mi risultava difficile capire.

Risposi che non avevo accettato le decisioni che i miei genitori avevano preso sulla mia vita, quali lo studio e l'arte, alla quale tenevo molto. Il catechista mi chiese se queste scelte riguardassero anche il mio matrimonio. Io non volevo rispondere perché in precedenza privatamente avevo detto loro che queste scelte riguardavano il mio fidanzamento e che in seguito il mio matrimonio era riuscito bene.

Mia madre non aveva voluto che interrompessi il mio fidanzamento e forse, proprio per questo, lei era stata lo strumento di Dio perché il matrimonio si realizzasse. Io non ne volevo parlare, per rispetto a mio marito che amo molto, e per rispetto a mia madre, cui voglio altrettanto bene. Mi trovai in una situazione psicologica difficile perché essi mi dicevano che di fronte alla Croce non potevo mentire. Così parlai. Lei non può immaginare come mi sentissi male. Incominciò un interrogatorio allucinante che non finiva più. Venni accusata di avere giudicato mia madre e per questo dovevo inginocchiarmi e chiederle perdono.
Anche a mio marito dovevo chiedere perdono. Risposi che allora avevo solo sedici anni e che non avevo l'età per poter giudicare mia madre. Il capo catechista mi disse che sicuramente avevo pensato: Che razza di uomo mi sta rifilando mia madre, e molte altre cose.

Quella grossa insalatiera la chiamano "calice"...
A questo punto mi sono sentita morire. Mi avevano distrutta: non solo avevano lesa la mia dignità, ma anche quella di mio marito. Mi sentii terribilmente in colpa con mio marito, con mia madre e, addirittura, con i miei figli.

Quella era una storia che riguardava solo me e mio marito. Che diritto avevano quei laici a interferire così nella mia vita, mentre il parroco, lì presente, non proferiva parola? Andai a casa disperata e non dormii per tutta la notte. Verso le cinque del mattino svegliai mio marito e gli raccontai tutto, ma continuai a stare male. Per più di un mese presi dei tranquillanti, anche perché non potevo parlare con nessuno.

Andai da don Luigi che quasi mi cacciò. Ritornai da lui per confessarmi e gli dissi la mia sofferenza, ma lui mi rispose che ciò era un bene, perché voleva dire che il Passaggio era stato valido e che il Cammino andava bene per me.

Tanto mi sentivo male che avrei voluto rispondergli che stavo camminando verso una struttura psichiatrica. Il Passaggio si concluse dopo alcuni giorni con il Rito del Sale. Altre offerte in danaro e di oggetti vari. Con il dito puntato verso la porta della chiesetta delle suore di Viadana, anch'io come gli altri rinunciai a satana e a tutte le sue opere perché, a detta dei catechisti, il demonio si trovava dietro quella porta. Il sacerdote ci esorcizzò ancora una volta e tutto si concluse con la cena.

I catechisti tornarono nelle sere successive per istruirci sulla questione delle decime. Praticamente ognuno doveva detrarre ogni mese la decima parte dal suo stipendio, e metterla in una cesta per essere devoluta in opere di carità, non ben specificate.

A chi, come me, era solo, è stato detto di pretendere dal marito la metà del suo guadagno e di detrarre da questa il 10%. Pian piano mi accorsi come questo Cammino stava rovinando la mia vita. Venni a conoscenza di altri Passaggi a dir poco terrificanti. Mi consultai con un Padre francescano che mi consigliò di mollare tutto, perché ciò non poteva venire da Dio che non mette mai nessuno nell'angoscia e nella disperazione. Credo che la conversione sia un fatto personale e graduale. Per ognuno di noi, i tempi sono diversi. Solo Dio li conosce.

Ora che sono uscita da questo incubo soffro ancora per le migliaia di "fratelli" finiti in questa rete, ma soprattutto per i tanti consacrati. Come noi sposati ci fondiamo nel matrimonio in un cammino di salvezza per mezzo dell'amore, vissuto nella fedeltà e nel dono reciproco, così i consacrati nella Chiesa dovrebbero cercare in essa, e non altrove, quelle grazie e quelle virtù che Gesù, nostro Signore, è venuto a portarci.

Ringrazio Iddio per avermi aperto in tempo gli occhi. Ora posso finalmente respirare quella libertà che Lui ci ha procurato morendo in croce per noi. Prego sempre per quanti si trovano ancora in questa organizzazione (o, per meglio dire, setta).

Spero tanto che gli organismi preposti nella Chiesa predano in seria considerazione questa mia testimonianza, per far sì che Dio sia glorificato e trionfi presto la Sua giustizia.

Ora che sono uscita dal Cammino sono stata esonerata dall'incarico di catechista. Ciò ha procurato un grande dispiacere ai bambini che hanno lottato tanto per riavermi, ma non c'è stato nulla da fare. Oltre a me hanno colpito anche mio figlio che è stato cacciato dall'oratorio e dalle opere parrocchiali, perché aveva la stessa colpa della madre, quella di aver abbandonato il Cammino neocatecumenale.

Quanto è successo a me è toccato pure ad un'altra catechista, lei pure uscita dal Cammino. Speravo che con la venuta del nuovo parroco qualcosa cambiasse, ma con mio grande rammarico ho constatato che non è cambiato nulla. Oltre al dolore che ho provato nell'uscire da questa setta, ora devo subire anche le derisioni che il nuovo parroco riserva a coloro che hanno abbandonato il Cammino.

Al suo arrivo molti erano andati da lui per avere una parola di conforto, per essere accolti, ascoltati e amati, come ci si aspetterebbe da un buon discepolo del Signore. Lui però si è schierato subito dalla parte di chi frequentava assiduamente il Cammino. Ora la parrocchia è stata completamente trasformata in un ghetto: l'oratorio è stato definitivamente chiuso ai bambini e ai ragazzi che sono stati accusati d'aver commesso chissà quali crimini; gli anziani
non vengono ascoltati e si lamentano per l'assenteismo del parroco. La parrocchia è gestita solo da persone che frequentano il Cammino, che pensano d'essere i soli veri cristiani e trattano tutti gli altri con aria di superiorità, chiamandoli pagani e additano noi che abbiamo lasciato il Cammino come indemoniati.

Come è possibile che accada tutto ciò? Fino a quando durerà questo scandalo? Cosa devono fare costoro per toccare il fondo dell'illegalità? Non è questo il volere di Dio e nemmeno l'esempio che ci ha dato Gesù, nostro Signore. Prego Iddio che faccia finire al più presto questo incubo, che faccia tornare la pace ed il sorriso sul volto dei ragazzi, degli anziani, degli uomini e delle donne, e che l'oratorio torni ad essere la casa di tutti.

Faccio appello alla Vostra coscienza perché serva fedelmente la Santa Chiesa.

Mi benedica.
Grazie.
Giuseppina F.

Cicognara, lì 13.11.2005

(il testo della lettera aperta fu pubblicato sul
sito web Alterinfo e quindi ripubblicato
sul forum Usenet: it.cultura.religioni)

domenica 27 gennaio 2019

I giovani travet della GMG quest'anno a Panama, sempre per Kiko

Celebrazione "eucarestica" neocatecumenale
per i giovani kikos che andranno alla GMG:
notare l'entusiasmo alle stelle,
notare il "senso del sacro" ispirato da
quel tavolinetto smontabile nel garage
La Giornata mondiale della gioventù è il segno della comunione ecclesiale, giovani di tutto il mondo si riuniscono intorno al Papa e ai Vescovi, accumunati dallo stesso amore per Cristo e per la Chiesa. Un sentimento che dovrebbe appartenere ad ogni giovane membro partecipante di ogni associazione, comunità, gruppo e movimento, ma vi è un contesto che scantona certe concezioni di comunione che esulano il proprio ambiente settario, ed è il cammino neocatecumanale. 
Così succede che i "figli del cammino" (i ragazzi figli di genitori appartenenti al cammino si definiscono a questo modo) si movimentino per kiko scansando coloro che piuttosto si definiscono figli di Dio. 
I giovani neocatecumeni, anche a Panama, non hanno tempo per null' altro se non per il loro solito, caratteristico e imprescindibile dovere kikiano: "Missione popolare" per le strade, con tanto di annuncio del vangelo di kiko, esposizione della propria esperienza contraddistinta dalle enfatizzazioni necessarie per mostrarsi peccatori d' eccellenza salvati e nutriti spiritualmente dal cammino (cammino non Chiesa; cammino non Cristo).
La menzogna avanza, ed anche i balli scomposti e gli schiamazzi.

Un video riguardante 4 ragazzi in procinto di partire per l' attuale GMG ci racconta la realtà distintiva del cammino: l' identificazione del soggetto (in questo caso del giovane), con ciò che caratterizza l' ambiente kikiano, senza spiragli di libertà. Addirittura vi è uniformità nel linguaggio.
Sondiamo le motivazioni che spingono i giovani in argomento ad aderire alla Gmg.
Di seguito le dirette testimonianze dei 4:

Giusy, 28 anni: "la scelta di andare a Panama per questa gmg nasce dalla volontà di incontrarmi con il Signore, perché ho dei memoriali nel cuore. Già ho incontrato il Signore in altre occasioni, in particolare porto nel cuore la Gmg di Madrid. Quindi sono certa che il Signore ha pronta per me una parola importante."

Indegna gazzarra in un ospedale a Panama.
«Che bello! Il Cammino neocatecumenale
si riconosce in tutto il mondo...»
Paolo, 21 anni: "questa è la mia prima esperienza e sinceramente vado lì con un vuoto, voglio godermi pienamente tutta la Giornata mondiale e voglio questo incontro forte con il Signore."

Stefania, 30 anni: "Ho partecipato a diverse Gmg, nel cuore porto quella del Brasile perché per me è stata un memoriale, perché io ho visto tanta provvidenza da parte del Signore. Questa volta ho sentito una chiamata diversa dal Signore proprio perché penso che Lui voglia fare un incontro con me serio, questa volta; più che altro un incontro vocazionale. E quindi vado lì senza borsa né bisaccia proprio per incontrarmi con Lui nella piena libertà. Sono senza aspettative. Questo mi aspetto da questa gmg."

Anna, 26 anni: "vado a questa Gmg anche io con un cuore pieno di speranza. Non aspettative perché sono certa che il Signore lì si farà vedere a noi. Sono reduce anche io da 4 gmg, la più importante è stata il Brasile, lì veramente il Signore si è fatto vedere. Con la provvidenza prima di partire, anche dopo durante il viaggio e anche dopo quindi...fare una Gmg intercontinentale è difficile, lo so, ci sono vari step da superare, però il Signore ci è stato affianco anche in questo momento e non ci abbandona mai."

Un sistematico pronunciamento dei medesimi concetti determina le parole dei ragazzi che, in tutta franchezza, paiono davvero poco convincenti e senza profondità spirituale. Non è il cuore ad essere messo sotto accusa, ma questa sorta di sopravvalutazione del cammino - il quale rappresenta uno scoglio alla reale spiritualità - che per queste persone sconfina anche la Chiesa.
Dopo ben più di 10 anni di cammino a questi ragazzi sfuggono ancora le più basilari espressioni per poter illustrare, senza termini kikiani, l' animo che li spinge a compiere un simile viaggio. Un testo interminabile di io, io, io...narcisismo devastante.

La GMG ricorda che i giovani sono chiamati ad essere testimoni di Cristo in tutti gli ambienti della società, la loro missione è portare il Vero Vangelo agli altri giovani, non quello contraffatto di kiko, e tutto ciò attraverso la propria testimonianza personale e il proprio apostolato, ma le personalità plasmate dal cammino aderiscono ad una sola parola, e non è di salvezza bensì di dispersione: la parola di kiko!

A questo punto, dopo aver letto e ascoltato le insicure dichiarazioni di questi giovani, viene spontaneo chiedersi: ma se debbono partire con certezze neocatecumenali, non conveniva che rimanessero a casa loro? Certo, è una provocazione, ma non troppo, perché questo drappello di persone parte con armi in pugno: logo neocatecumanale, chitarra, cembali, bonghi, immaginetta di santa Carmen delle baracche...per, ancora una volta, imporre la propria natura settaria in attesa di esultare a gran voce il giorno in cui kiko, dal palco della GMG, incalzerà nuovamente con la solita presunzione.

venerdì 25 gennaio 2019

È tempo di mettersi in piedi

Pubblichiamo qui sotto parte dell'accorata omelia pronunciata a braccio (qui la registrazione video) durante la S. Messa di mezzogiorno della festa del Battesimo del Signore, domenica 7 gennaio 2018, dal bravo Rev.do don Salvatore Priola, Parroco e Rettore del celebre Santuario della Madonna della Milicia nell'Arcidiocesi di Palermo, il primo e più insigne luogo di culto mariano della Chiesa palermitana".
Le parole di don Salvatore, riferite alla scelta fatta da un sacerdote di Torino di sostituire un canto alla recita del Credo, sembrano singolarmente fatte su misura per stigmatizzare gli abusi liturgici organizzati da cosiddetti "catechisti" e "presbìteri" neocatecumenali, che il Credo addirittura non lo fanno recitare nelle Eucaristie delle comunità più giovani perché ancora deve essere loro "consegnato" e che per decenni hanno dimenticato di pronunciare il "Pregate fratelli", l'"Agnello di Dio", il "Signore non son degno" per togliere ogni aspetto sacrificale ad una Messa vista solo come un banchetto. Ciò che in particolar modo ci colpisce è l'invito, fatto ad ogni cattolico, ad alzarsi in piedi e a dire a catechisti e pastori: "non vi è consentito alterare la liturgia" [cfr. Sacrosanctum Concilium, n.22], e di farlo con la dignità di figli che per il nostro Battesimo possediamo.

«È tempo di mettersi in piedi quando sentite dire cose che sono contrarie al nostro Credo anche se le dice un Vescovo, anche se le dice un prete mettetevi in piedi e ditelo: "Padre, Eccellenza, non le è consentito".
Perché c’è un Vangelo, perché c’è un catechismo della chiesa cattolica universale e non si può pestare sotto il piedi il Vangelo!
Siamo tutti sotto il Vangelo, siamo tutti sotto il vangelo dal Papa a scendere: siamo tutti sotto il Vangelo: non è consentito a nessuno alterare la fede che abbiamo ricevuto in dono: a nessuno è consentito - siamo tutti servi della Parola, tutti!

Proteste dei fedeli cattolici
contro la setta neocatecumenale
a Guam e nel Callao
Dobbiamo essere tutti fedeli a quel Credo che abbiamo ricevuto: alla comprensione del mistero della fede che i padri ci hanno consegnato e che noi abbiamo il dovere di custodire e di tramandare.

Siamo arrivati a un livello di confusione, a un livello di stupidaggini, di eresie, di cretinate proclamate con una solennità come se fossero dogmi di fede e i pastori della chiesa a cominciare dai vescovi sono deficienti se si permettono di dire certe cose; perché loro dovrebbero vigilare: “episcopos” in greco vuol dire “colui che vigila” e se il vescovo è troppo impegnato alle sue faccende renderà conto a Dio di quello che fa.

Bisogna vigilare sulla fede del popolo perché oggi c’è troppa confusione: dentro la chiesa c’è troppa confusione.
Dobbiamo rinnovare la nostra professione di fede, dobbiamo recuperare la gioia di essere cristiani cattolici, la fierezza!
Dobbiamo recuperare i caratteri precisi della nostra cristianità che è fedeltà al Vangelo, non è fedeltà a forme tradizionali perchè non si tratta di essere tradizionalisti o progressisti: nella chiesa queste categorie sono fasulle! Non ci sono tradizionalisti e non ci sono progressisti nella Chiesa: queste cose lasciatele alla politica.

Nella Chiesa si è fedeli a Cristo o si è infedeli a Cristo, si è fedeli al Vangelo o non si è fedeli al Vangelo!

Non è questione di restare attaccati, come diceva  Gustave Thibon il filosofo contadino, non è questione di restare attaccati ai parapetti della strada per non volersi muovere per paura di fare un passo in avanti, come farebbero i tradizionalisti e non è questione di essere  progressisti i quali vorrebbero che dalle strade a precipizio si togliessero i parapetti così che qualcuno possa rovinare giù e precipitare.

Diciamo basta alle brutture kikiane!
(Ecco le immagini "simili" ai volti di Cristo by Kiko
proposti da un noto programma di immagini)
Non è questo il punto: non è restare attaccati a delle forme vuote, a dei contenitori vuoti - qui in gioco non ci sono "forme"  qui in gioco c'è la fede!
Perchè quando si arriva a negare validità al Credo, quando un prete piuttosto che far fare la professione di fede dopo il vangelo, dopo l'omelia fa suonare Dolce è sentire, non ha capito più niente, si è perso e sta facendo perdere gli altri.
Tutti quelli che seduti lì a Torino si sono messi a ridere mentre avrebbero dovuto alzarsi e dire "scusi reverendo non le è consentito di fare questo "perchè la liturgia della chiesa non è del prete: è della Chiesa la liturgia!
E se io impazzissi in questo momento e incominciassi a dire... non leggiamo più il Vangelo di Marco, vi leggo una bella pagina del libro Cuore... voi vi dovete alzare in piedi e dire "caro padre Salvo non ti è consentito fare questo" non possono omettere parti della Messa, non si possono cambiare parti della Messa.

Cè qualche altro prete che ha detto "siccome siamo in tempo di amicizia con i luterani", i quali non credono nella Presenza Reale di Gesù nell'Eucaristia,  che si permette di saltare la parte dove il Sacerdote dice: Pregate fratelli e sorelle perchè il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio Padre Onnipotente...

E sapete perchè lo saltano?
Perchè non credono più, questi preti diventati luterani!
Non credono più che quel Pane e quel Vino sull'Altare sono il Corpo e il Sangue del Signore, e questo in nome di che cosa?
Di un ecumenismo fasullo.

È tempo che ci mettiamo in piedi là dove vediamo la nostra fede cattolica pestata sotto i piedi anche dai pastori della chiesa: ci dobbiamo mettere in piedi e dirlo chiaramente: "Eccellenza, Reverendo non le è consentito!"
Perchè la fede non è dei preti, non è dei vescovi non è proprietà loro: la fede è della Chiesa e voi fratelli e sorelle voi siete pietre vive della Chiesa di Cristo.

"Liturgia" neocatecumenale: notate il tizio annoiato
che tiene sotto sequestro la particola, aspettando
che scatti il  "segnale di manducazione"
Voi fratelli e sorelle: tutti noi in comunione siamo membra vive del corpo di Cristo di cui l'unico capo e Signore è Gesù Cristo, non un uomo, Gesù Cristo l'Unigenito Figlio di Dio che ha fatto di tutti noi figli di Dio, di noi tutti figli di Dio.

Noi non siamo gli aderenti di un'associazione religiosa, a un movimento religioso, non abbiamo preso una tessera di appartenenza, non siamo stati fidelizzati: noi siamo figli di Dio e abbiamo i doveri dei figli e abbiamo anche i diritti dei figli e voi, voi avete diritto di avere dai pastori il cibo buono.

Come i figli hanno diritto di sedersi a tavola e di non essere avvelenati dai genitori così voi avete diritto di esigere dai pastori della Chiesa che diano a voi il cibo buono quello che viene dal Vangelo che è fedele al deposito della fede, così si chiama tecnicamente.

Sapete qual'è il deposito della fede? 
Il Credo: dodici articoli intoccabili, immodificabili che sintentizzano 2000 anni di comprensione del mistero della fede che Dio ha rivelato in Cristo Gesù: "Il Figlio amato" nel quale Dio ha posto il Suo compiacimento.

Questa è la nostra fede questa è la fede della Chiesa.
Continuate voi: "E noi ci gloriamo di professarla, in Cristo Gesù nostro Signore. Amen".
E allora professiamola questa fede:

"Credo in un solo Dio... "»

"Prima comunione" in liturgia neocatecumenale:
"comunione seduti" ridotta a una specie di "snack",
Non c'è nulla di sacro, tranne i gadget e le "icone" di Kiko.
Non vi è consentito!

mercoledì 23 gennaio 2019

La Geenna e l'ironia della sorte

«Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.

Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.»

(Mt 5, 22. 29-30)
Lunedì c'è stata una conferenza molto interessante. Padre Giacinto ci ha spiegato da dove deriva il modo di dire: la Geenna di fuoco.

Ci risulta che a sud, fuori dalle mura della Gerusalemme storica, ci sia una valle che si chiamava Ge Hinnom, che vuol dire valle di Hinnom.

Nel corso di lungo tempo questa valle profonda fu il luogo in cui i Cananei facevano sacrifici umani, sembra addirittura di bambini, in onore del dio Moloch.
Non era perciò un luogo dalla buona fama. Più tardi poi, a partire dal 638 a.C., divenne la discarica della città di Gerusalemme.

Nell'enorme discarica di Ge Hinnom ardeva un fuoco perpetuo per bruciare la spazzatura e gli scarti, gli animali morti ed anche i cadaveri dei criminali giustiziati.
Infatti per alcuni crimini il castigo andava assai oltre alla morte del criminale, nel senso che non si dava sepoltura al suo corpo dopo l'esecuzione, ma veniva incenerito come la spazzatura, perché scomparisse dalla faccia della terra come se non fosse mai esistito.

Attualmente, la valle è ricoperta da olivi.
Come ho già scritto, il fuoco in Ge Hinnom ardeva giorno e notte, ad ogni ora, ed era il modo in cui si evitava l'odore della spazzatura e dei corpi in decomposizione.
E se qualcosa veniva risparmiata dal fuoco, se la divoravano i vermi.
«Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

(Mc 9, 43-48)
Non vedono l'ora di visitare da vicino la Geenna

Ai tempi di Gesù, la grande discarica di Ge Hinnom era ancora attiva, però in arameo si chiamava Ge Henna, la Geenna, il luogo fisico, geografico, del fuoco che non si estingue e del verme che divora ciò che il fuoco non consuma.

Quando Gesù parla ai giudei della Geenna, i suoi ascoltatori sanno che è il nome della discarica, al luogo dove vanno a finire le carcasse dei criminali, quelli che, per i giudei credenti, sono maledetti, rifiutati da Dio e dagli uomini. Insomma, peccatori, condannati dal Giudizio di Dio.
«E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.» (Mt 10, 28)
Di certo, la Geenna per gli ebrei è il luogo di distruzione totale in cui vanno solo i malvagi. Non è la stessa cosa dello Sheol, che è il luogo in cui vanno i morti, buoni e cattivi, in attesa del giudizio di Dio.

Ad ogni modo, risulta che è da anni e anni e anni che i neocatecumenali ripetono la lagna della grande domus che vogliono edificare fuori da Gerusalemme, a sud, fuori dalle mura... Sì, proprio là, nella zona che ai tempi di Gesù era chiamata la Geenna.

Credo alla realizzazione della Domus Jerusalem quasi quanto alla kikizzazione della Cina, però non mi sfugge l'ironia della sorte nel loro volersi gettare proprio là, a testa in giù, nella Geenna.

(da: Gloria G.
nostra traduzione
dal blog CruxSancta)

lunedì 21 gennaio 2019

Santa profezia di distruzione del cammino

La testimonianza cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali; ma anche le astuzie neocatecumanali possono prendere piede con altrettanta capacità e lestezza. 
Per tale ragione risulta interessante ragionare sugli eventi ambigui per ricavarne la verità, la quale ha i suoi tempi ma che indubbiamente sempre emerge. 
Che il cammino sia ammalato di autoreferenzialità è cosa nota, ed i principali fornitori di tale consapevolezza sono proprio i neocatecumanali; l' aver provveduto a pubblicare con estrema tempestività la (probabile) lettera privata d' auguri del Papa corrisponde ad una grave caduta di stile da parte di kiko e suoi sostenitori di ogni livello. 

Non bisogna essere esegeti di professione per intendere le semplici parole che il Pontefice ha pronunciato il giorno precedente al tanto divulgato saluto ad argüello a Santa Marta:

L' invito del Papa è "imparare a discernere le cose concrete che il Signore vuole rispetto alle fantasie e alle illusioni dei falsi profeti. La vita del cristiano è concretezza nella fede in Gesù Cristo e nella carità, ma è anche vigilanza spirituale, perché ti vengono sempre idee o falsi profeti... si finisce per dire: "sì, questi sì che sono dalla mia parte ma quelli, no". Quindi il Papa esorta a stare in guardia da chi richiama l' attenzione ammaliando con strategie umane distogliendo dalla Chiesa di Cristo.

Ma estremamente interessante è il quesito necessario da porsi che il Pontefice ha divulgato proprio ad inizio anno:
"La domanda da porsi è: "Questa idea, questo sentimento, questa voglia è di Dio? E come faccio?". La risposta sta sempre nella concretezza. E ancora: Questo mi porta a credere che Dio è venuto in carne, in Gesù Cristo? Questo mi porta ad amare più i fratelli?. Se la risposta è sì, significa che è di Dio. Ma se, invece, la risposta è no, vuol dire che non è del Signore: è un falso profeta".
Nella CONCRETEZZA kiko non conduce a "sentimenti di Dio", la sua oramai risaputa e certificata dottrina alterata parla chiaro e due parole di augurio inviate dal Papa non mutano le circostanze. Lo scompiglio che kiko ha portato nella Chiesa ha indotto un tale disordine da provocare attrito tra fratelli! Il risultato del test papale di inizio anno, se ricondotto al cammino, ha responso negativo.

Passiamo quindi all' omelia del giorno 8 gennaio, "fatidico" per l' augurio ad argüello. Solo un breve riferimento che contiene per intero il senso dell' omelia, che possiede come fulcro sostanziale "la cultura dell' indifferenza".
Il Pontefice spiega l' immagine ritratta in una foto: "E’ una notte di inverno, si vedeva per il modo di vestire della gente che usciva da un ristorante. Gente tutta ben coperta e soddisfatta. Avevano mangiato, erano fra amici. E lì c’era una senzatetto, sul pavimento, che fa così…” e mima il gesto della mano tesa a chiedere l’elemosina. "Il fotografo", racconta ancora il Pontefice “è stato capace di scattare nel momento nel quale la gente guarda da un’altra parte, perché gli sguardi non si incrocino” Questa è la CULTURA DELL' INDIFFERENZA.
Nell' inquadrare le foto del compleanno e dei vari ingordi episodi in cui kiko, attorniato dai suoi accoliti benestanti, si appresta a soddisfare i propri vizi, vedo esattamente la cultura dell' indifferenza di cui il Papa discute. Ed io, che sono spettatore di grandi drammi e di povertà di gente neocatecumena "qualsiasi", la quale fatica a trovare i soldi necessari anche per una visita medica, provo disgusto e disprezzo per kiko e compagni fanatici, i quali passano indifferenti dinanzi alle tragedie. Drammi a volte provocati e a volte accentuati addirittura da loro stessi.


Udienza generale del 9 gennaio. Giorno dell' 80esimo compleanno di kiko. Possiamo dedurre sia questo il vero messaggio di compleanno che il Pontefice ha dedicato a kiko per ricordargli una sacrosanta realtà. Contrariamente alle righe propagate dal cammino, esso è stato pronunciato con certezza e nel giorno corrispondente. Leggiamolo:
"Dice Gesù: “Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?”. Sì, farà giustizia, ci ascolterà. Che giorno di gloria e di risurrezione sarà mai quello!"
 Sono queste le vere parole a cui destare attenzione cari neocatecumeni, non quelle (sempre probabili) 4 esposizioni di dovere papale svolto.

Per completezza riportiamo l' omelia di Papa Francesco a Santa Marta corrispondente al giorno seguente il genetliaco; tempo di riposo per le equipe più importanti e partecipanti ai lauti pasti kikiani:
"Coloro che sono generati da Dio, sono capaci di vincere il mondo. È la lotta di tutti i giorni, la lotta contro la mondanità, lo spirito del mondo. Infatti, lo spirito del mondo che è bugiardo, è uno spirito di apparenze, senza consistenza, non è veritiero mentre lo Spirito di Dio è veritiero. Lo spirito del mondo — ha proseguito il Papa con immagini fortemente evocative — è lo spirito della vanità, delle cose che non hanno forza, che non hanno fondamento e che cadranno! Infatti lo spirito del mondo può offrire soltanto bugie, le cose senza forza".
Il cammino sostiene lo spirito del mondo. Produce "le opere della carne", come fornicazione, idolatria, superstizione, gelosia, eccessi d’ira, violenza, abusi... Incoraggia discorsi apostati che violano ciò che è santo. È inevitabile neocatecumeni, più ci si lascia influenzare dallo spirito del mondo più si è destinati a crollare, come dichiara profeticamente il Pontefice.

sabato 19 gennaio 2019

A grande richiesta: gli auguri papali a Kiko Argüello

Dedicato a coloro che attendono giustizia dalla Chiesa,
perché abbiano pazienza.

L'EVENTO

Francisco José Gómez de Argüello y Wirtz, nato a Leòn il 9 gennaio 1939, lo scorso 9 gennaio 2019 ha compiuto 80 anni.

I FATTI


"Nella mia terra,
fare gli auguri in anticipo, porta la jella"

Un giorno prima, il giorno 8 gennaio 2019, Papa Francesco (fonte vaticana), alla fine della celebrazione della Messa a Santa Marta, invia un "cordiale saluto" a Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, per il suo ottantesimo compleanno, e lo ringrazia “per lo zelo apostolico con il quale lavora nella Chiesa”.

Dal web apprendiamo il ringraziamento ufficiale da parte di Argüello diffuso tramite la seguente nota:
“L’iniziatore e responsabile internazionale del Cammino Neocatecumenale, Kiko Argüello, desidera ringraziare Papa Francesco per le parole che gli ha rivolto ieri al termine della Messa presso la Casa Santa Marta in Vaticano, in occasione del suo 80° compleanno, oggi 9 gennaio. L’intera equipe responsabile del Cammino, formata da Kiko Argüello, Ascensión Romero e padre Mario Pezzi, vuole cogliere l’occasione per rinnovare il suo affetto e la sua vicinanza a Papa Francesco assicurandogli preghiere per il suo ministero petrino”.

La domenica successiva, 13 gennaio, dopo l'Angelus, Papa Francesco ha fatto il seguente saluto:
Cari fratelli e sorelle!
Rivolgo a tutti voi, cari romani e pellegrini, il mio saluto cordiale.
Saluto i professori e gli alunni di Los Santos de Maimona e di Talavera la Real, Spagna; i gruppi parrocchiali venuti dalla Polonia, e anche i neocatecumenali polacchi – siete venuti a festeggiare il compleanno di Kiko, sicuramente!

Questi sono i fatti che chiunque può verificare.
Entriamo ora nel regno fantastico e surreale dell'informazione neocatecumenale.

LE NOTIZIE NEOCATECUMENALI

Cominciamo da Vatican Insider, rubrica di informazione cattolica de La Stampa, che, con un articolo del neocatecumenalissimo Salvatore Cernuzio, ci porta a conoscenza, lo stesso 9 gennaio, con invidiabile tempestività, di una lettera personale che sarebbe stata inviata dal Papa a Kiko Argüello. La notizia, e il testo della lettera, evidentemente non vengono da fonte vaticana ma direttamente dal festeggiato o dal suo "ufficio stampa" o da altre fonti non meglio specificate.

Non solo: la notizia, da Vatican Insider, rimbalza solo su Avvenire, e, stranamente, non viene ripresa da altre testate pur molto vicine al Cammino neocatecumenale, come Aleteia e Camineo.info, diffondendosi, come sempre, a macchia d'olio attraverso i canali ufficiosi dei social network  per raggiungere il popolino neocatecumenale che non legge i giornali in Italia, ma soprattutto i ferventi neocatecumenali di lingua spagnola.

Ed inoltre: Kiko Argüello, contrariamente a ciò che ci potremmo aspettare da lui, non rilascia direttamente dichiarazioni in proposito, non rende nota una propria lettera di risposta al Pontefice, non distribuisce urbi et orbi l'immagine della preziosa nota augurale del Pontefice.

Vi sono quindi vari elementi che ci inducono a nutrire qualche dubbio sull'articolo del Vatican Insider, soprattutto perché di penna di un giornalista che, per esempio, per il caso di Guam, ha ritenuto di dar voce a tutte le illazioni mistificatorie di un sito web neocatecumenale senza alcun riguardo alla realtà dei fatti e agli articoli della stampa.

Un altro motivo per guardare con grande sospetto all'articolo di Vatican Insider, è il richiamo che esso fa ad un'altra montatura neocatecumenale, quella della cosiddetta "telefonata del Papa" a Porto San Giorgio durante la convivenza dei rettori, addirittura attribuendo a Sua Santità l'iniziativa della chiamata e mettendogli in bocca parole di pura fantasia (quel famoso "avanti!" mai proferito dal Pontefice).

Quindi il nostro atteggiamento di cautela, nei confronti della presunta "lettera del Papa a Kiko", è ampiamente giustificato.
Avremmo voluto aspettare delle conferme o delle smentite precise, prima di prenderla in considerazione, che al momento non sono arrivate; quindi, al momento, non ci resta che ipotizzare che nell'articolo ci sia qualche fondamento di verità e farne un primo commento.

LA "LETTERA DI FRANCESCO"


Da ottanta candeline a due...
e non riuscire a spegnerle!
(Notate come la "torta neocatecumenale"
si va facendo simbolicamente sempre più piccola)
Riportiamo sotto il testo della "lettera del Papa" così come riportato da Cernuzio:
«Non voglio che passi questo giorno senza che ti invii alcune righe di vicinanza e di fraterna gratitudine per i tuoi 80 anni.
Grazie a Dio che ti ha scelto e grazie a te per la tua fedeltà. Che il Signore possa ripagarti di tutto il bene che fai alla Chiesa. Spero che quelli del Cammino ti facciano una torta con 80 candeline. E per favore non ti dimenticare di pregare per me. Che Gesù ti benedica e la Vergine santa ti protegga. Tuo fratello, che ti vuole bene e ti ammira, Francesco». 

LE NOSTRE CONSIDERAZIONI

Facciamo innanzitutto una necessaria premessa, prima di analizzare il testo sopra riportato.
Per ora la notizia della lettera e il testo non compaiono su nessun sito della Santa Sede né ufficiale del Cammino Neocatecumenale.
Non solo. Inutilmente abbiamo cercato sul sito della Santa Sede e sul web analoghi messaggi augurali privati del Papa per poter constatare eventuali analogie o differenze di stile e contenuto.
Ebbene, sembrerà strano, ma non abbiamo rinvenuto altre lettere di auguri personali del Pontefice.
Eppure ne scriverà a bizzeffe, o lui stesso direttamente o la sua Segreteria!
Quanti  vetusti cardinali per il loro compleanno, quanti benefattori, quanti superiori di conventi, quanti religiosi, quanti laici impegnati nel sociale, capi di Stato, Ministri, uomini di governo riceveranno missive di augurio o di ringraziamento da parte del Papa? Quanti familiari di persone note riceveranno lettere di partecipazione al lutto? Quanti amici e parenti personali del Pontefice? Non possiamo azzardare un numero, ma sicuramente tantissimi.

Quali sono le uniche lettere pubblicate  su web, e di solito non con il testo completo? Si tratta di lettere di risposta a semplici fedeli, note di affettuosa vicinanza, di preghiera e di incoraggiamento la cui notizia trapela e viene rimbalzata dagli organi di stampa. Certo, di solito hanno il ritegno di non pubblicare interamente il testo della lettera, perché appunto si tratta di missive personali.

Un altro caso di pubblicazione di una lettera addirittura olografa di Papa Francesco, è quello del giornalista cattolico Socci, notoriamente avverso al pontificato di Francesco ed alla sua  stessa persona, a cui il Pontefice scrisse con grande amabilità dopo la pubblicazione di un libro particolarmente virulento nei propri confronti.


Kiko, che andava cianciando che il Papa
avrebbe scritto la prefazione ai
"Diari" di Carmen, censura la
sua lettera nel risvolto di
copertina
Resta comunque il fatto che, chi riceve una lettera personale del Papa, non la va certo a spifferare ai quattro venti, né fa immediatamente un comunicato ufficiale alla stampa riportandone il testo. 
Che ci risulti, solo Kiko Argüello, o il suo stretto entourage,  hanno avuto l'idea di fare un'operazione propagandistica del genere e, conoscendo il personaggio ed il suo contorno, non ci pare del tutto improbabile che una lettera siffatta non esista o che il testo sia stato profondamente "revisionato".

Esplorando l'ipotesi che la lettera sia autentica o che sia parte di una missiva autentica del Papa Bergoglio a Kiko Argüello, ricordiamo la lettera che il Papa inviò dopo aver ricevuto i "Diari" di Carmen, che Kiko travisò, leggendola in pubblico nel corso di alcuni meeting, e che riportò, inopportunamente censurata, nel risvolto di copertina del libro attribuito alla Hernández.
D'altronde è abitudine di Kiko attribuirsi parole di elogio da parte di prelati che non possono più smentirlo (esempio: le presunte parole del Cardinale di Firenze Benelli quando i parroci fischiarono Kiko) ed anche da parte dello stesso Papa Francesco (vedi la leggenda sul fatto che, in un incontro con i vescovi dominicani, l'avrebbe definito "santo").

Abituato a tendere delle "trappole" ai Pontefici, come fece con Giovanni Paolo II con la lettera Ogniqualvolta e con l'Eucaristia sacrilega a Porto San Giorgio, recentemente Kiko è riuscito a far credere che il Papa avesse telefonato nel corso di un incontro con i rettori neocatecumenali per esprimere compiacimento ed invito a proseguire sulla stessa strada, quando invece la realtà, svelata da un video postato da parte di un partecipante all'incontro dei rettori con Kiko, era ben diverso: il Pontefice era stato contattato da un "intermediario" ed aveva risposto in modo secco e palesemente infastidito.

Al contrario, la lettera ufficiale del cardinale Arinze del 1° dicembre 2005 contenente le «decisioni del Santo Padre» Benedetto XVI, con indicazione prescrittive contro le prassi invalse nel "rito" neocatecumenale e richiamata negli Statuti del Cammino (art.13, nota 49), fu negata, sminuita e inapplicata, e lo è ancora oggi!

La macchina neocatecumenale, abituata a trasformare il piombo in oro, è riuscita persino a far passare come un trionfo la partecipazione papale all'incontro autocelebrativo per il 50° a Tor Vergata, alla quale il Pontefice si è presentato con viso assolutamente cupo, senza fare il nome dei "fondatori" (nemmeno della SanCarmen, onorata sul palco neocatecumenale con un ritratto più grande dell'immagine della Madonna) e scappando a gambe levate prima del Te Deum.

I meccanismi perversi che imperano nell'informazione tramite web permettono comunque di ipotizzare che questa lettera addirittura non esista.
Non ci stupirebbe: da anni, gira sui social indisturbata e senza nessuna smentita, il testo di una lettera di auguri di Papa Francesco che, in realtà, è lo scritto di un altro autore, un polpettone simil-spirituale molto new-age.
Ebbene, una stessa genesi potrebbe avere questa lettera di auguri: nessuno la smentirebbe, almeno ufficialmente.

SE LA LETTERA È AUTENTICA

Fatte tutte queste necessarie premesse, passiamo considerare la lettera come se fosse realmente opera di papa Francesco.

Naturalmente la dovremmo accettare, cioè, se il Pontefice ha davvero potuto pensare, dettare o anche solo avallare con la propria firma certe espressioni, dovremmo renderci conto che papa Francesco crede che Kiko faccia davvero qualcosa di bene per la Chiesa e quindi concludere che ancora non l'ha conosciuto veramente per ciò che è.
Addirittura in questa missiva papa Francesco direbbe qualcosa che attentamente, finora, persino nel messaggio dell'otto gennaio a Santa Marta, si è ben guardato dal dire, cioè che Kiko e il suo cammino faccia del bene "alla" Chiesa: in realtà il Pontefice ha dichiarato, l'otto gennaio e in precedenza, che il bene lo farebbero "nella" Chiesa, cioè fintantoché operano all'interno della Chiesa e seguendone i dettami.

Altre frasi apparentemente elogiative utilizzate dal pontefice sono come minimo da valutarsi con attenzione. Per esempio, "Dio ti ricompensi" lo scrisse nella lettera vergata di proprio pugno per il giornalista Antonio Socci, anch'egli definito "caro fratello" e ringraziato affabilmente per aver scritto un libro in cui metteva in forte dubbio la validità del suo Pontificato e del suo insegnamento. Per essere chiari: ha scritto "Dio ti ricompensi" ad una persona che potrebbe benissimo essere scomunicata, alla pari di un don Minutella, recentemente raggiunto da questo grave provvedimento, ringraziandola per aver scritto un libro che in passato sarebbe stato messo all'indice.

Un ritratto di Kiko fatto da un artista in erba
del Cammino. Le frasi riportate sono anch'esse
del guru, tra le quali:
"Senza umiltà non hai nulla" è
"Ventimila sacerdoti per la Cina"
Al di là delle espressioni di carattere personale che comunque fanno rabbrividire (come il "ti ammiro"), ciò che sinceramente dispiace è ciò che papa Francesco sembra voler esprimere a nome della Chiesa, con la frase: "Grazie a Dio che ti ha scelto e grazie a te per la tua fedeltà. Che il Signore possa ripagarti di tutto il bene che fai alla Chiesa."
Certo che, visto che la lettera non è stata pubblicata nella sua formulazione originale, se per esempio fosse stata tagliata una frase equivalente a "caro fratello, data l'età potresti pure ritirarti" che giustificherebbe la presenza di altre frasi dall'intento consolatorio.
Insomma, una specie di "bravo, ma basta" che ci starebbe pure con l'arguzia e la diplomazia tutta gesuitica più volte dimostrata dal nostro Pontefice.

IN CONCLUSIONE

Concludiamo con queste considerazioni:

Se la lettera è falsa o alterata, sarà la pietra tombale sul rapporto fra Kiko Argüello e Papa Francesco.

Se la lettera è autentica, e papa Francesco ha ritenuto purtroppo di scrivere una lettera così elogiativa ad un personaggio come Kiko Argüello, essa è pur sempre una lettera personale e privata, che invece è stata immediatamente sbattuta sulla prima pagina di una testata cattolica, come nessun personaggio, pur non cattolicone come dichiara d'essere Kiko Argüello, ha finora fatto con tanta leggerezza.

Almeno da questo, Sua Santità potrà desumere la strabiliante umiltà del suo "hermano".
Sappiamo che essa è una delle maggiori virtù cristiane, se non la più grande. Peccato che, parafrasando  un aforisma di un celebre statista italiano, dell'umiltà Kiko si ricordi solo quando deve fare la dichiarazione dei redditi.

(da: Rebel e Valentina)

giovedì 17 gennaio 2019

Ipocrisie e furbate neocatecumenali a proposito della loro eucarestia delle "salette" e dei "saloni".

Ipocrisia neocatecumenale:
Tradire lo Statuto fin da quando è stato approvato dagli amiconi di Kiko che hanno messo il Papa davanti al fatto compiuto.

Corpo di Cristo in ostaggio:
in disubbidienza alla Chiesa
,
da sempre e per sempre

Non evidenzieremo mai abbastanza l'assurdo, inspiegabile, perpetuarsi nelle celebrazioni eucaristiche comunitarie del Cammino Neocatecumenale, per volontà dei suoi stessi Responsabili, degli innumerevoli abusi liturgici che l'hanno da sempre contraddistinta, rendendola un "unicum" nel panorama della Chiesa Cattolica. Sono riusciti, dal primo giorno in cui si sono insediati nelle Parrocchie di tutto il mondo ad oggi - sono passati più di 50 anni -, a mantenere invariata la celebrazione dell'eucarestia così come essa, ancora oggi, viene "consegnata" a tutte le comunità del mondo quando intraprendono questo percorso iniziatico. A questa "consegna" che è, a tutti gli effetti, una iniziazione liturgica per quelli che sono stati "chiamati" - intentendo per "chiamati", nel loro gergo, quelli che Kiko definisce "gli eletti fin dalla fondazione del mondo ad avere lui stesso e Carmen come catechisti inviati alla loro vita" - è dedicata l'intera giornata del Sabato, nella prima convivenza in cui nasce una nuova comunità (vedi Mamotreto delle Catechesi Iniziali); catechesi in gran parte da attribuire a Carmen Hernández e completamente smantellata, già tanti anni orsono, dall'inascoltato e bistrattato padre Zoffoli.

Giova riflettere sul prezioso lavoro che riunisce sapientemente vari contributi di commentatori di questo blog su tale inesauribile argomento, fatto di recente da Annalisa.


È vero ciò che dice il cardinale Schneider:
"del cristianesimo, nel neocatecumenalismo, rimane solo la decorazione".
Nel Cammino Neocatecumenale tutti i Sacramenti, e in particolare "l'Eucaristia ripensata in chiave di banchetto ed escludendo il sacrificio, invece che essere vissuti come "sacramenti" cioè come azioni di Dio, divengono azioni d'uomo, testimonianza di sé, esibizioni di fede: tanto più perdono le caratteristiche proprie di sacramenti della Chiesa Universale, tanto più diventano delle rappresentazioni comunitarie, dei simboli di un percorso tutto e solo umano.
Degli spettacoli, insomma, allestiti solo per alcuni, in cui Cristo è un invitato e non il Padrone di casa".
(Valentina)

"Scambiarsi idee e opinioni serve a noi, serve a qualcuno che è ancora dentro, e serve ad altri che forse riusciranno ad evitare anni di sofferenze come è successo alla maggior parte di noi."
Bruno



1) Ricevere la Comunione:
per la Chiesa vuol solo dire "Assumere il corpo di Cristo", non esiste un tempo in cui la ricevi distinto da un tempo in cui la mangi; quindi il giustificarvi dicendo che lo statuto dice "Ricevere in piedi" ma non specifica come va mangiata è una furbata eretica. Il Corpo di Cristo va assunto nel momento stesso in cui lascia le mani del Sacerdote (dal 1989 questo lasso di tempo per chi si comunica sulle mani è di qualche secondo, 3/4 al massimo).
Quindi già vi comunicate male in quanto avete (senza nessuna autorizzazione) "creato un tempo Eucaristico" che non esiste, ne come parte della Comunione ne proprio come tempo di attesa.

2) La Comunione la riceviamo da Cristo stesso:
Il celebrante durante la Consacrazione dice "prendete e mangiatene tutti questo è il mio corpo" non dice "questo è il Suo corpo", il Sacerdote agisce in "figura di Cristo", e lo diventa assumendone il Corpo e il Sangue di Cristo, (il Sacerdote deve sempre assumere sia il Corpo che il Sangue).
Per questo motivo il celebrante può distribuire la Comunione solo dopo averla (interamente Corpo e Sangue) assunta lui, lo stesso per i ministri straordinari della comunione o altri concelebranti.
Quindi vi chiedo, a che titolo il vostro responsabile (che fino ad un attimo prima stava casomai suonando la chitarra), si avvicina all'altare, prende un piatto e comincia a darvi un pezzo di pane?
Chi è che vi sta dando la comunione?
È un fratello? non può farlo!
È Cristo? allora quando quella persona è diventata Cristo? anche questo sarebbe un mistero della Fede e vorrei inginocchiarmi come per la Consacrazione.
In realtà nè il responsabile nè il Sacerdote (Presbitero), fintanto che non si accostano al Corpo e Sangue di Cristo, non ne possono assumere la "Figura".
Risultato: voi neocatecumenali non ricevete mai da Cristo il suo corpo.

Il sacerdote agisce
"in persona Christi Capitis"

3) tutti Ricevono la Comunione, nessuno si dà da solo la Comunione (tranne il celebrante in quanto Figura Christi), se notate il vostro responsabile (o chi per lui) quando rimangono pochi pezzetti, se li prende direttamente (comunione self-service?), e torna al suo posto.
Risultato lui si dà da solo la comunione.
In questo caso dovrebbe tornare dal celebrante e ricevere anche lui la comunione, ma visto che già si "erge" a Cristo senza esserlo, a questo punto se può darla ad altri, a maggior ragione si auto dà la comunione.

Quindi vi consiglio, andate a parlare con un sacerdote non kikizzato, e chiedetegli se durante una Messa parrocchiale lui distribuisce la Santa Comunione ai fedeli prima di assumerla lui?; poi chiedetegli chi lo ha autorizzato invece a farlo nella Messa Neocatecumenale. Nello Statuto non c'è traccia, e di una cosa così importante deve esistere un documento ufficiale che in deroga al Messale Romano, ai Libri Liturgici ecc… autorizza un sacerdote a "stravolgere" il senso stesso di Eucarestia.
Chiedetegli perché lo fa? metteteli davanti all'evidenza che in Parrocchia fanno una cosa e nelle salette ne fanno una completamente diversa, e per farlo devono aver avuto istruzioni da qualcuno, e siccome la cosa è importantissima deve esistere un documento della Chiesa che li autorizzi.
Ovviamente la Chiesa non Ha mai autorizzato una cosa del genere.


- Il luogo dove si celebra l'Eucaristia è chiamato "ALTARE", ossia "alta ara": un'ara non è una tavola per cenare ma è una pietra sacrificale su cui si immolano le vittime.

Altare Maggiore, tra i capolavori della
Chiesa di "Santa Maria delle Grazie".

Certosa di Pavia
seconda metà del Cinquecento
(Kiko afferma che la Chiesa, senza di lui,
non conosce alcuna forma di arte)

- Il Sacerdote, presentando l'ostia consacrata al popolo dice "Ecco l'AGNELLO di Dio", che è un'espressione chiaramente sacrificale.
- La stessa parola "OSTIA", con cui si indica la particola del pane eucaristico, proviene dal latino "hostia", che vuol dire "VITTIMA".
- Anche la TOVAGLIA dell'altare può essere interpretata in senso sacrificale, infatti richiamerebbe la sindone che avvolse il corpo di Cristo, morto in espiazione dei peccati. Di qui nasce infatti la lunghezza laterale debordante della tovaglia da altare (molto lunga come la sindone), che raggiunge il pavimento, e che la differenzia da una normale tovaglia da pasto.

Cosa dice il Magistero?

Nella tradizione della Chiesa, la Messa è stata sempre SOPRATTUTTO SACRIFICIO, e poi ANCHE CONVITO. Lo stesso Giovanni Paolo II lo ha attestato dicendo: "L'Eucaristia è soprattutto un sacrificio" (Giovanni Paolo II, Dominicae cenae, n. 9).
Non è un errore teologico chiamare l'altare anche Mensa (cfr. 1Cor 10,21), tuttavia bisognerebbe farlo accentuando la terminologia dell'ALTARE che è, anche Mensa, rispettando il dato teologico tradizionale della priorità dell'aspetto sacrificale su quello conviviale.
Vorrei concludere riportando due citazioni:
"Nella Messa è immolato in modo incruento lo stesso Cristo, che si offrì una sola volta in modo cruento sull'altare della croce. […] Si tratta, infatti, di una sola e identica vittima e lo stesso Gesù la offre ora per il ministero dei sacerdoti, egli che un giorno offrì se stesso sulla croce: diverso è solo il modo di offrirsi. I frutti di quella oblazione (cioè di quella cruenta) vengono ricevuti in abbondanza per mezzo di questa incruenta" (Concilio di Trento, Sessio XXII: Doctrina et canones de ss. Missae sacrificio, capp. 1-2)
"Emerge talvolta una comprensione assai riduttiva del mistero eucaristico. Spogliato del suo valore sacrificale viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno […]. Come non manifestare, per tutto questo, profondo dolore? L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni" (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 10).
"Cristo Re" - Kiko Argüello, 1960
«Si usa uno specchio di vetro
per guardare il viso;
e si usano le opere d’arte per
guardare la propria anima» (G.B.Shaw) 

Per quanto riguarda la Liturgia è interessante ricordare cosa scrisse un Vescovo ai neocatecumenali della propria Diocesi.
Il Vescovo Michael G. Campbell (agostiniano; 76 anni ad ottobre 2015) della Diocesi di Lancaster (Inghilterra centrale, 105.000 battezzati) ha emesso un decreto sulla Liturgia neocatecumenale [PDF]:
Nel testo del suo decreto del 28 maggio 2017 si legge in particolare:

  • la liturgia non è una funzione privata ma celebrazione della Chiesa
  • le liturgie delle "piccole comunità" devono avvenire usando un altare consacrato
  • devono inoltre essere indicate sul bollettino parrocchiale (se di orario)
  • devono dare alla parrocchia una quota dei soldi raccolti
  • il parroco deve stabilire quante di tali liturgie sono ammissibili nella sua parrocchia, peraltro tenendo presente che un sacerdote, salvo i casi previsti dal Diritto Canonico, non può celebrare più di una Messa al giorno (è al vescovo che spetta decidere se e quando concedere il permesso - in caso di mancanza di sacerdoti - di celebrare due o tre Messe al giorno)
  • il sacerdote deve comunicarsi prima di distribuire la Comunione ai fedeli, come previsto dal Messale (IGMR 157,158; Redemptionis Sacramentum 97)
  • la Comunione va consumata subito, appena ricevuta, come previsto dal Messale (IGMR 161)
  • queste norme entrano in vigore il 1° luglio 2017.
Il 6 giugno 2017 lo stesso Vescovo ha dovuto emettere una chiarificazione per affermare che:

  • le norme date erano solo un ricordare norme valide per la liturgia di tutta la Chiesa
  • anche se il Cammino ha lo Statuto, lo Statuto non può rimpiazzare con proprie indicazioni liturgiche quelle già valide per tutta la Chiesa
  • le norme date dal vescovo, pertanto, non sono punitive
  • subito dopo la promulgazione di tali norme i neocatekikos in fretta e furia hanno voluto incontrare il vescovo, ma a dispetto di quanto affermato dai kikos alla stampa, nell'incontro non si è parlato né delle norme né di rinvii della loro applicazione;
  • quelle norme valgono per tutta la Diocesi, non solo per il Cammino.


Per completezza conviene riportare cosa dicono gli articoli indicati nel decreto:

  • Dall'ORDINAMENTO GENERALE del MESSALE ROMANO (IGMR = "Institutio Generalis Missale Romanum"):

"Non è questione di briciole o cose di questo tipo",
diceva Kiko a proposito dell'«ossessione» della Chiesa
per la «Presenza Reale»



157. Terminata la preghiera, il sacerdote genuflette, prende l’ostia consacrata nella stessa Messa e, tenendola alquanto sollevata sopra la patena o sopra il calice, rivolto al popolo, dice: Ecco l’Agnello di Dio, e, insieme con il popolo, prosegue: O Signore, non sono degno.

158. Poi, rivolto all’altare, il sacerdote dice sottovoce: Il Corpo di Cristo mi custodisca per la vita eterna, e con riverenza si ciba del Corpo di Cristo. Quindi prende il calice, dicendo sottovoce: Il Sangue di Cristo mi custodisca per la vita eterna, e con riverenza beve il Sangue di Cristo.

161. Se la Comunione si fa sotto la sola specie del pane, il sacerdote, eleva alquanto l’ostia e la presenta a ciascuno dicendo: Il Corpo di Cristo. Il comunicando risponde: Amen, e riceve il sacramento in bocca o, nei luoghi in cui è stato permesso, sulla mano, come preferisce. Il comunicando appena ha ricevuto l’ostia sacra, la consuma totalmente.

Dall'istruzione Redemptionis Sacramentum

97. Ogni volta che celebra la santa Messa, il Sacerdote deve comunicarsi all’altare al momento stabilito dal Messale; i concelebranti, invece, prima di procedere alla distribuzione della Comunione. Il Sacerdote celebrante o concelebrante non attenda mai per comunicarsi il termine della Comunione del popolo. (cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione sulla Sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 55; Missale Romanum, Institutio Generalis, nn. 158-160, 243-244, 246).



A proposito del CANDELABRO EBRAICO a 9 braccia (la "Chanukkiah")

È importante ricordare che il Concilio Vaticano II afferma che nessuno ha il diritto di modificare la liturgia:
"assolutamente nessuno, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica" (Sacrosanctum Concilium, n. 22)
Cosa dice la Chiesa circa i ceri sull'altare?
L'art. 117 del Messale Romano prescrive:
"…In ogni celebrazione sull’altare, o accanto ad esso, si pongano almeno DUE candelabri con i ceri accesi, o anche QUATTRO o SEI, specialmente se si tratta della Messa domenicale o festiva di precetto; se celebra il Vescovo della diocesi, si usino SETTE candelabri…".
La "Chanukkiàh" è perciò un grave abuso, non solo perché ha nove candele invece che 2, 4, 6 o al massimo 7 (solo per il Vescovo della Diocesi), ma soprattutto perché non ha nulla ha a che vedere con la Messa cristiana!

Gli ebrei usano la "Chanukkiah" a 9 braccia durante la festa di "Hanukkah" (che dura otto giorni). Ogni sera si accende una candela in ricordo dell'olio sacro ritrovato nel tempio che avrebbe dovuto durare un giorno ma ne durò 8, il nono braccio serve per accendere gli altri 8.

Nel libro di Lino Lista c'è scritto giustamente:
"Il candelabro Hannukiah con otto bracci più il servitore, quindi, è relazionato con la restaurazione del Santuario e il rifacimento di un altare nuovo, perché il precedente analogamente all'olio era stato profanato dagli ellenisti.".
Potremmo fissare l'attenzione sulla "restaurazione" del Santuario.
Utilizzando questo simbolo sull'altare forse Kiko vuol simboleggiare che il Cammino è la "restaurazione" della Chiesa di Dio?
Quanta superbia!!! …e quanta stoltezza!!! (anche di tutti coloro che seguono questo "falso profeta"!)

Liturgia neocatecumenale: al centro non c'è Dio ma Kiko,
presente coi suoi orridi autoritratti e coi suoi insulsi
gadget obbligatori. Notare inoltre i prodotti ortofrutticoli,
che Kiko non ha mai criticato né proibito (cioè ha voluto).


E cosa dice il Magistero della Chiesa circa gli ADDOBBI FLOREALI e la disposizione dei FIORI?

Nelle Precisazioni della Conferenza Episcopale Italiana al "Messale Romano" del 1983 si afferma:
n° 14: "[…] Si faccia attenzione a non ridurre l’altare a un supporto di oggetti che nulla hanno a che fare con la liturgia eucaristica. Anche i CANDELIERI e i FIORI siano sobri per numero e dimensione e la collocazione non sia tanto ingombrante da sminuire il valore delle suppellettili sacre e dei segni liturgici."
L'Ordinamento Generale del MESSALE ROMANO (OGMR) al Capitolo V: "Disposizione e Arredamento delle Chiese per La Celebrazione Eucaristica" prevede quanto segue:

n.° 305: "Nell’ornare l’altare si agisca con moderazione. […] L’ornamento dei fiori sia sempre misurato e, piuttosto che SOPRA la mensa dell’altare, si disponga ATTORNO ad esso."

n.° 306: "Infatti SOPRA la mensa dell’altare possono disporsi SOLO LE COSE RICHIESTE PER LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA: l’Evangelario dall’inizio della celebrazione fino alla proclamazione del Vangelo; il calice con la patena, la pisside, se necessaria, il corporale, il purificatoio, la palla e il Messale siano disposti sulla mensa solo dal momento della presentazione dei doni fino alla purificazione dei vasi."



Ancora una volta i neocatecumenali commettono un abuso liturgico quando mettono i fiori, e in tempo di Pentecoste persino prodotti ortofrutticoli (avete notato le banane nella foto qui sopra, no? la liturgia delle banane!), sopra all'altare, perché la Chiesa è molto chiara: i FIORI vanno disposti ATTORNO all'altare, ossia nelle sue vicinanze.

Ambone, oppure un semplice leggio?

Il termine "ambone" deriva dal greco "anabàinein" che vuol dire "salire", "messo in alto", perché esso è costituito da un rialzo al quale si accede normalmente mediante alcuni scalini.
L'importanza della Parola di Dio e la sua recezione da parte dell'assemblea richiedono la valorizzazione del luogo da cui si annuncia tale Parola. Il recente Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR) afferma che "l'importanza della Parola di Dio esige che nella chiesa vi sia un luogo adatto dal quale essa venga annunciata e verso il quale, durante la Liturgia della Parola, spontaneamente si rivolga l’attenzione dei fedeli" (OGMR n. 309).
L'ambone deve essere una nobile ed elevata tribuna, deve essere, come l’altare, unico e FISSO, non un semplice leggio mobile: "un leggio qualunque non basta" (Inter Oecumenici 96); inoltre non deve diventare “supporto per altri libri all'infuori del Lezionario e dell'Evangelario" (Precis. al Messale Romano 1983 n.16).
L'ambone, perciò, come mensa della Parola deve essere riservato unicamente alla proclamazione delle Letture, del Salmo Responsoriale e del Preconio Pasquale, ma può essere usato anche per l'Omelia del celebrante e la preghiera dei fedeli (OGMR n.309); non è, dunque, consentito dare annunci, informazioni o anche spunti di riflessione dall'ambone Distinto dall'ambone è, invece, il leggio, che può essere mobile e viene usato dal commentatore o dall'animatore del coro.
È importante sottolineare che un ambone deve essere benedetto prima di esser destinato all’uso liturgico, secondo il rito descritto nel Rituale Romano (Cf. RITUALE ROMANO, Benedizionale, 1992, Benedizione di un nuovo ambone, nn. 1238-1266).

È quindi evidente che i neocatecumenali commettono un abuso liturgico sia quando utilizzano un Ambone per fare l'ambientale oppure le ammonizioni, e sia quando, non celebrando l'Eucarestia in Chiesa, proclamano le Letture, il Vangelo e l'Omelia da un semplicissimo leggio che non è stato neanche benedetto o consacrato.
(da: Annalisa)