Mi sono immaginata come potrebbe reagire un normale fedele se per uno strano caso si dovesse ritrovare ad un’Eucarestia neocatecumenale.
Mi sono immaginata di essergli seduta accanto e di dover rispondere alle sue domande e alle sue curiosità, quasi come fa un interprete quando traduce frasi da una lingua DIVERSA.
Tengo a precisare che TUTTE le immagini provengono da un social neoatecumenale. Noi non ci permetteremmo mai di essere così dissacratori.
Comunque, il parrocchiano innanzitutto mi chiederebbe il perché della MENSA AL CENTRO, addobbata con fiori o frutti, tra cui svetta la menorah a 9 fuochi con le sue ampolline ricolme di olio colorato, a seconda dei tempi liturgici.
Dovrei rispondere che l’Eucarestia è un banchetto, che si svolge quindi su una mensa (tavola), che come tale sta al centro dei commensali ed è addobbata a dovere per essere più bella e rendere gloria a Dio. Non importa dell’altare consacrato, bastano due assi e quattro sostegni.
Dovrei rispondere che la menorah sostituisce le candele, che è un candelabro ebraico che simboleggia i giorni della creazione, con le sue 7 braccia e che le ampolline si trovano nei negozi specializzati nelle attrezzature kikiane, come anche gli oli colorati e volendo, anche gli stoppini.
Quando ammirasse il bel copri-ambone ricamato, dovrei rispondere che anche quello è frutto della produzione kikiana e che è possibile acquistarlo nei negozi kikiani.
Se si incuriosisse per la cosiddetta "corona misterica" o per la cosiddetta "Madonna del cammino", dovrei spiegargli che anch’esse sono opere dell’ingegno kikiano e che ogni Chiesa neocatecumenalizzata a dovere le deve acquistare nei negozi kikiani autorizzati, che però non si trovano ovunque perché sono appannaggio di pochissimi esercenti privilegiati e quindi è più comodo acquistare on line.
Appena il comune fedele si fosse raccolto in silenzio per prepararsi all’Eucarestia, dovrei spiegargli perché è stato interrotto nel suo raccoglimento dalla voce di uno dei commensali dall’ambone, che parla con parole sue su ciò che ha capito delle letture del giorno.
Si tratta della cosiddetta “ammonizione ambientale”, dovrei spiegargli, la fanno a turno i commensali per introdurre all’Eucarestia. «Fare l'ambientale», già:
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Battutine neocatecumenali sul fatto che quasi nessuno vuol «fare l'ambientale»... |
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Per prevenire la successiva domanda del perché persone diverse si avvicendano all’ambone prima delle letture, mi affretterei a spiegargli che in questo modo di fare Eucarestia le persone partecipano attivamente “ammonendo” tutte le letture che hanno preparato il giorno prima. Naturalmente sempre a braccio e secondo il proprio personale intendimento, perché è totalmente inutile seguire la dottrina, essendo lo Spirito che sempre ispira.
E già inizierei a notare qualche segnale di disappunto e disorientamento.
Dopo la 1° lettura, dovrei spiegargli che il salmo cantato si canta all’ambone e che in questa forma di Eucarestia il popolo non canta tutto insieme, ma c’è una figura ben precisa, il “cantore”, che fa da solista ed il coro risponde solo al ritornello. Sarei fortunata se si trattasse di un cantore decente, per non dover spiegare a quel povero parrocchiano disorientato che in queste Eucarestie si accettano anche cantanti stonati o “urlatori”, tanto è solo un servizio, chi se ne frega se non è fatto al meglio, come invece lo è la cura della mensa.
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Quello del “cantore“ è un carisma che "edifica"... |
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Quando il prete inizia a cantare il Vangelo, perché magari è una celebrazione più solenne, dovrei spiegargli che
il gregoriano è fuori moda, anti Concilio Vaticano II, e quindi ora le melodie si sono rinnovate secondo uno stile ben preciso
che discende sempre dal quel Kiko che ha dipinto la "corona misterica", la "Madonna del cammino" ed i soggetti per i copri-ambone…
Alla domanda sul perché si utilizzano così tanti strumenti come tamburi, cembali, triangoli… e si battono le mani quasi ad ogni canto, gli spiegherei che l’Eucarestia è una festa e quindi ci si mette tutta l’allegria.
Già il volto del comune parrocchiano si incupisce, ma poveretto, non sa ancora cosa lo aspetta.
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Lo dicono loro stessi. Arlecchino si confessò burlando... |
Mentre si predispone ad ascoltare l’omelia, si riscuote di sobbalzo quando dal cerchio dei commensali si alza (ma alzarsi è facoltativo) una persona e comincia a parlare a ruota libera sulle impressioni che ha ricevuto dalle parole ascoltate, dandone interpretazioni proprie o, con l’aria molto ispirata, interpretando che cosa significa per la sua vita quello che ha ascoltato. Normalmente, "ad interpretazione libera", significa quello che la persona vuole che significhi.
Un po’ ansiosa, dovrei spiegare al parrocchiano attonito che qui si fa così, perché è più partecipato: chi se la sente fa la “risonanza” o “eco della parola” e dice liberamente quello che "lo Spirito" gli ispira. Normalmente parlano sempre i soliti, anche quello è un “carisma” tacito, per cui stimo che parleranno altre tre o quattro persone e poi finalmente toccherà al prete.
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Ci ridono su, ma questa è la triste realtà, descritta dagli stessi fratelli del Cammino. |
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Non entro nel merito di quello che il parrocchiano dovrà ascoltare dalla voce di quei commensali, perché possono essere le cose più svariate: un riassunto delle letture, una propria interpretazione delle letture, un racconto a caso della propria vita, oppure anche un ardito riferimento alla parola che sorprendentemente illumina il perché ieri o l’altra settimana è successo un certo fatto.
Tipica espressione d’apertura è “con questa parola il Signore mi dice…” oppure anche “vedo che…” ed ognuno porta la propria interpretazione su ciò che gli dice il Signore.
Il parrocchiano, che sa che la Chiesa ha un’interpretazione unica, che è quella del Magistero, trasecola di fronte a una così tanta e tale abbondanza di interpretazioni personalizzate, ma tace ed ascolta. Magari ha anche ascoltato qualcosa che gli sembra simile ad uno sfondone, non so.
Finalmente, dopo l’omelia, iniziano le preghiere ed il parrocchiano si predispone alla fase liturgica della Santa Comunione, nel raccoglimento.
Intanto lo prevengo e gli spiego che qui le preghiere sono spontanee, non sono riprese dal messale come in ogni messa del mondo: qui ognuno prega per ciò che vuole, per i suoi problemi personali, per le sue “croci”, raramente si fanno preghiere universali, ognuno prega per sé. Prima ci sarà uno dei commensali che seguendo l’ordine prestabilito dal messale farà delle preghiere secondo l’ispirazione dello Spirito che lo guida, poi potranno pregare gli altri.
Gli dico anche che se vuole può fare una preghiera anche lui, ma mi guarda sconsolato e tentenna la testa, si vede che gli mancano le preghiere universali che la Chiesa recita uguali in tutto il mondo.
Finalmente inizia la fase liturgica ma anche stavolta lo coglie la sorpresa, perché prima delle formule e della distribuzione dell’Eucarestia, viene travolto da un numero imprecisato di persone che lo abbraccia e lo bacia, dicendogli “la pace sia con te” oppure, se è tempo pasquale, “Cristo è risorto”.
Mi guarda sgomento ed io mi affretto a suggerirgli che deve rispondere “e con il tuo Spirito”, oppure “è veramente risorto!”, perché qui la pace la si fa così: il santo abbraccio della pace che riconcilia (magicamente) le persone prima di ricevere l’Eucarestia.
Frastornato, il parrocchiano si siede al suo posto e tenta ancora una volta di ricomporsi per ricevere degnamente la Comunione. Si guarda intorno, ma non c’è dove potersi inginocchiare, per cui ancora una volta devo spiegargli che qui non ci si inginocchia davanti a nostro Signore, siamo ad un banchetto, davanti ad una mensa, l’inginocchiarsi non è proprio contemplato.
Casomai è buona norma che reclini il capo quando il prete mostra il pane a mezzo cerchio e faccia un inchino più profondo quando il prete si inginocchia. Lui sì, il prete si può inginocchiare.
Ma mentre gli sto spiegando queste cose, vedo il poveretto sgranare gli occhi e lo sento chiedermi: “Ma, cos’è quella focaccia?”
Non so come dirglielo, ma devo spiegargli che “quella focaccia” qui la chiamiamo pane azzimo e sostituisce l’ostia. Perché? Ma perché è il pane della fretta, lo utilizzarono gli ebrei quando uscirono dalla schiavitù dell’Egitto… Non c’è più tempo, il prete è già davanti al parrocchiano attonito col suo pezzo di focaccia, ma il parrocchiano indugia.
Poi capisco, ah, mi ero dimenticata! Mi affretto a spiegare al parrocchiano che qui non c’è l’opzione se ricevere il pezzo di pane in mano o direttamente in bocca: qui si riceve in mano e basta e gli insegno come deve tenere le mani: a coppa, o a croce, all’altezza del cuore, per ricevere “degnamente” Cristo.
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Pensieri di bambini neocatecumenali: "cosa posso mangiare alla mensa? focaccia o cracker?" |
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Il parrocchiano, sempre più confuso obbedisce, riceve il pezzo di pane e si siede, come ha visto fare agli altri. Gli dico che negli ultimi anni si è cominciato ad ammonire di stare seduti composti, con le ginocchia unite, dato che ci si era accorti che
la posizione seduta si presta a molteplici "pose" non proprio educate e rispettose.
Annuisce, ma il suo sguardo vola diretto verso la ragazzotta in minigonna che con
nonchalance accavalla le gambe. Capisco.
Per un pelo gli evito di consumare il pane subito e gli mostro che anche gli altri hanno ancora il loro pezzo in mano.
“Qui si consuma tutti insieme, è una mensa, un banchetto, l’assemblea è il Corpo di Cristo, la Chiesa, e tutto si fa insieme”.
Quasi allo stremo il parrocchiano rinuncia a consumare il pezzo di pane e non fiata.
Credo che dentro di sé stia considerando che tra poco tutto è finito…
Ma no! Ecco che si svela per lui il motivo di quella coppa dorata che il prete aveva benedetto poc’anzi, ricolma di buon vino.
Devo spiegargli che qui la Comunione si fa sempre sotto le due specie e che il vino buono, simbolo della Resurrezione, va bevuto agli angoli della coppa per non versarlo per terra, va bevuto indistintamente da tutti i commensali.
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Battutacce blasfeme pubblicate dai neocat sui social network |
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Mi accorgo che questa pratica lo mette un po’ a disagio, magari è un po’ schizzinoso e gli fa senso bere da una coppa comune in cui prima hanno bevuto molti altri, tra cui magari qualcuno che aveva qualche problema di igiene o di salute, e mi pare proprio che gli faccia disgusto.
Ma tant’è, ormai il parrocchiano si è rassegnato, ha capito che
qui non si può scegliere: se vuoi fare la pace devi abbracciare e baciare, se vuoi fare la Comunione devi masticare a lungo il pezzo di
focaccia che spesso è enorme se le persone sono poche, e che devi bere da una coppa comune anche se ti sembra anti igienico, che non ti puoi inginocchiare per adorare il corpo di Cristo nella Comunione…
Quante stranezze! Ma ancora non è finita.
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Battutacce blasfeme pubblicate dei kikos sui social network, peraltro chiamando "vino" il Sangue di Cristo |
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Sempre più a disagio, il parrocchiano freme palesemente aspettando la fine di questa lunga e “partecipata” Eucarestia, in attesa della benedizione finale per poi scappare quatto quatto.
Per questo, quando il responsabile della comunità dei commensali si reca all’ambone per i soliti annunci, lo sento fare un respirone in silenzio.
Poi, finalmente, per sua pace e gloria il prete procede alla benedizione ed il parrocchiano già assapora la libertà.
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Questa battutaccia blasfema che irride la Passione del Signore è stata pubblicata dai neocatecumenali sui social network. L'autore ha anche aggiunto: "Spero che questa [immagine] vi strappi un sorriso oppure un ricordo". |
Purtroppo devo spiegargli che non si deve andare via prima del canto finale, che è comunque preghiera e che deve pazientare pochi minuti prima di potersene andare.
Giusto, mi dice il parrocchiano, il canto finale è sempre una lode e rimane al suo posto.
Non capisce come mai invece tutti gli altri si dirigono intorno all’altare e cominciano una specie di girotondo o balletto che dura per tutto il canto, insieme a battiti di mani e giravolte per i più giovani ed i più arditi.
La sua incredulità è stampata sul viso, non c’è bisogno di parole, specialmente quando si accorge che, una volta finito il canto ed il balletto, i commensali corrono a fare man bassa sul tavolo-mensa per accaparrarsi i fiori più belli: alcuni li conservano, alcuni decorano con essi le loro case.
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Il girotondo/balletto finale. |
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Devo spiegargli che questa pratica è possibile perché dopo non c’è un’altra Eucarestia simile a questa, se ci fosse, la mensa dovrebbe rimanere intatta per la mandata successiva: solo quelli dopo potranno fare man bassa.
Gli spiego che ci sono molte di queste comunità nella parrocchia ed ognuna, se possibile, celebra separatamente.
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"Quando ti metti a conversare coi fratelli della Prima [Comunità Neocatecumenale]". Sono proprio i neocat a testimoniare che nel Cammino esiste il nonnismo e la "gerarchia". |
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Gli dico che se vuole può prendere anche lui un fiore, ma mi risponde sommessamente che non si sognerebbe mai di prendere per sé qualcosa che
era stato destinato al Signore e rifiuta gentilmente l’offerta.
Un po’ stremata anch’io dalle infinite spiegazioni che ho dovuto dare, lo saluto dicendogli che se vuole può tornare il sabato successivo perché le celebrazioni neocatecumenali sono ufficialmente "aperte a tutti", ma il parrocchiano semplice mi risponde “grazie infinite, ma penso che per me vada benissimo la Messa secondo la tradizione…”. Volta le spalle e se ne va.
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Sono capaci di accorgersene da soli ma non ne capiscono il senso |
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Io mi fermo un attimo a pensare a quante spiegazioni ho dovuto dare, a quante cose
diverse ci sono rispetto alla Messa nel Messale Romano e decido in quell’istante che la domenica successiva andrò in parrocchia con lui.
In silenzio, con la sola espressione del volto, quel parrocchiano mi ha convertita al cristianesimo.