giovedì 31 ottobre 2019

Sprizzano odio da tutti i pori: eccoli, i "riscopritori del battesimo" (paganti decima), quando un giornalista recensisce un libro

UN LIBRO DI ARIEL DI GUALDO DENUNCIA LA “SETTA NEOCATECUMENALE”.

Nel mese di settembre [2019] è uscito un libro del sacerdote e teologo Ariel S. Levi di Gualdo, direttore responsabile della seguita rivista telematica L’Isola di Patmos, dalla quale prendono vita le omonime Edizioni L’Isola di Patmos [vedere QUI]. Padre Ariel, noto da anni al grande pubblico dei lettori cattolici e non cattolici, è persona che non va per il sottile, deciso e all’occorrenza graffiante, come in questo nuovo libro il cui titolo già dice tutto: «La setta neocatecumenale» [vedere QUI] Titolo seguito da un sottotitolo non meno forte: «L’eresia si fece Kiko e venne ad abitare in mezzo a noi».

Chi pensasse che il libro tratta argomenti già discussi nel corso dei decenni, dalle catechesi dei Neocatecumenali ai loro noti abusi liturgici, cadrebbe in errore. Anche questi argomenti sono affrontati, però in una luce nuova. Spingendosi laddove sino a oggi nessuno aveva osato: padre Ariel pone in evidenza per la prima volta, in modo lucido e addolorato, gli errori di valutazione del Pontefice Giovanni Paolo II.

Negli anni novanta il teologo passionista padre Enrico Zoffoli pubblicò un libro sulle “Eresie del Cammino Neocatecumenale”, esaminando le quali si arrestò però dinanzi alla figura di Giovanni Paolo II, dando per scontato che il futuro santo pontefice era stato male informato, tenuto all’oscuro e ingannato circa le catechesi eterodosse ed i gravi abusi liturgici perpetrati dagli iniziatori del Cammino, gli spagnoli Kiko Argüello e Carmen Hernandez. Di tutt’altra idea padre Ariel che, basandosi su prove, dimostra che Giovanni Paolo II non solo fu per anni informato, ma fu “supplicato da tutti i dicasteri della curia romana e dai cardinali consiglieri di non dare alcuna approvazione, soprattutto di non concedere loro l’apertura di seminari per crearsi un clero deformato a loro uso e consumo”. Malgrado ciò, agì in modo “testardo, senza prestare ascolto a nessuno”, spiega padre Ariel.

Alla domanda come possa un futuro santo aver difettato nella prudenza, padre Ariel risponde che ai santi non è mai stata richiesta la perfezione né l’esenzione dall’errore umano e che l’errore di valutazione non invalida nel complesso generale la eroicità delle virtù del santo.

In questo modo l’autore smonta anche la tesi da lui definita “fanta-teologica” di certi Neocatecumenali che sostengono di essere stati approvati da un santo, cosa che renderebbe il Cammino Neocatecumenale non solo santo, perché come ironizza padre Ariel: “la canonizzazione di Giovanni Paolo II trasformerebbe a loro dire il Cammino in un vero e proprio dogma della fede cattolica”.

Prosegue l’autore dimostrando: “lo stringato decreto di carattere puramente amministrativo che nel 2002 gli concesse l’approvazione ad experimentum, e quello altrettanto stringato che nel 2012 gli concesse l’approvazione definitiva, non costituiscono affatto un atto del sommo magistero che vincola tutti i vescovi, i sacerdoti e i fedeli ad una adesione di fede al Cammino Neocatecumenale”. Seguita poi ironico più che mai: “I neocatecumenali, questo stringato decreto amministrativo, non solo vorrebbero mutarlo in un dogma vincolante per tutta la Chiesa universale, ma collocarlo per grado d’importanza come secondo solo alla professione di fede, il Credo, ed al Prologo del Vangelo di Giovanni”.

Nella presentazione al libro leggiamo: “Due sono le principali eresie del Cammino Neocatecumenale: una percezione calvinista dell’Eucaristia e la confusione tra il sacerdozio comune, al quale partecipano tutti i battezzati, ed il sacerdozio ministeriale di Cristo, al quale partecipano solo i ministri in sacris. Colpendo il Sacerdozio e l’Eucaristia, strettamente connessi l’uno all’altra, si colpisce la Chiesa al cuore attraverso alcune delle più antiche eresie di ritorno. Di fatto, i Neocatecumenali, costituiscono una setta di matrice ebraico-protestante, che di cattolico ha solo l’involucro esterno svuotato all’interno degli elementi fondanti del Cattolicesimo”.

In tono deciso l’autore ribadisce che il Cammino Neocatecumenale “non è certo un dogma, bensì un tumore con metastasi, diffuse all’interno della Chiesa anche a causa della debolezza mostrata dagli ultimi Sommi Pontefici”.

(recensione di Marco Tosatti,
originariamente pubblicato


Nostra nota a margine: vorremmo invitarvi a leggere anche lo spazio commenti di quella recensione, dove diversi neocatecumenali si scagliano con odio contro don Ariel tentando scompostamente di diffamarlo e calunniarlo, e di sminuire il libro che non hanno letto e che mai vorranno leggere (non sia mai che rischino di capire che il Cammino e i suoi capicosca non sono perfettissimi). Ecco dunque i “frutti” della loro “riscoperta del battesimo”, del loro “itinerario” verso una “fede adulta”, della loro “nueva evangelizzazione nella nueva estetica che salverà la Chiesa”, ecc.

martedì 29 ottobre 2019

COSA ACCADREBBE SE UN SEMPLICE PARROCCHIANO SI RITROVASSE PER CASO AD UN’EUCARESTIA NEOCATECUMENALE.

Mi sono immaginata come potrebbe reagire un normale fedele se per uno strano caso si dovesse ritrovare ad un’Eucarestia neocatecumenale.

Mi sono immaginata di essergli seduta accanto e di dover rispondere alle sue domande e alle sue curiosità, quasi come fa un interprete quando traduce frasi da una lingua DIVERSA.

Tengo a precisare che TUTTE le immagini provengono da un social neoatecumenale. Noi non ci permetteremmo mai di essere così dissacratori.

Comunque, il parrocchiano innanzitutto mi chiederebbe il perché della MENSA AL CENTRO, addobbata con fiori o frutti, tra cui svetta la menorah a 9 fuochi con le sue ampolline ricolme di olio colorato, a seconda dei tempi liturgici.
Dovrei rispondere che l’Eucarestia è un banchetto, che si svolge quindi su una mensa (tavola), che come tale sta al centro dei commensali ed è addobbata a dovere per essere più bella e rendere gloria a Dio. Non importa dell’altare consacrato, bastano due assi e quattro sostegni.

Dovrei rispondere che la menorah sostituisce le candele, che è un candelabro ebraico che simboleggia i giorni della creazione, con le sue 7 braccia e che le ampolline si trovano nei negozi specializzati nelle attrezzature kikiane, come anche gli oli colorati e volendo, anche gli stoppini.

Quando ammirasse il bel copri-ambone ricamato, dovrei rispondere che anche quello è frutto della produzione kikiana e che è possibile acquistarlo nei negozi kikiani.

Se si incuriosisse per la cosiddetta "corona misterica" o per la cosiddetta "Madonna del cammino", dovrei spiegargli che anch’esse sono opere dell’ingegno kikiano e che ogni Chiesa neocatecumenalizzata a dovere le deve acquistare nei negozi kikiani autorizzati, che però non si trovano ovunque perché sono appannaggio di pochissimi esercenti privilegiati e quindi è più comodo acquistare on line.

Appena il comune fedele si fosse raccolto in silenzio per prepararsi all’Eucarestia, dovrei spiegargli perché è stato interrotto nel suo raccoglimento dalla voce di uno dei commensali dall’ambone, che parla con parole sue su ciò che ha capito delle letture del giorno.
Si tratta della cosiddetta “ammonizione ambientale”, dovrei spiegargli, la fanno a turno i commensali per introdurre all’Eucarestia. «Fare l'ambientale», già:

Battutine neocatecumenali sul fatto che
quasi nessuno vuol «fare l'ambientale»...


Per prevenire la successiva domanda del perché persone diverse si avvicendano all’ambone prima delle letture, mi affretterei a spiegargli che in questo modo di fare Eucarestia le persone partecipano attivamente “ammonendo” tutte le letture che hanno preparato il giorno prima. Naturalmente sempre a braccio e secondo il proprio personale intendimento, perché è totalmente inutile seguire la dottrina, essendo lo Spirito che sempre ispira.

E già inizierei a notare qualche segnale di disappunto e disorientamento.

Dopo la 1° lettura, dovrei spiegargli che il salmo cantato si canta all’ambone e che in questa forma di Eucarestia il popolo non canta tutto insieme, ma c’è una figura ben precisa, il “cantore”, che fa da solista ed il coro risponde solo al ritornello. Sarei fortunata se si trattasse di un cantore decente, per non dover spiegare a quel povero parrocchiano disorientato che in queste Eucarestie si accettano anche cantanti stonati o “urlatori”, tanto è solo un servizio, chi se ne frega se non è fatto al meglio, come invece lo è la cura della mensa.

Quello del “cantore“ è un carisma che "edifica"...

Quando il prete inizia a cantare il Vangelo, perché magari è una celebrazione più solenne, dovrei spiegargli che il gregoriano è fuori moda, anti Concilio Vaticano II, e quindi ora le melodie si sono rinnovate secondo uno stile ben preciso che discende sempre dal quel Kiko che ha dipinto la "corona misterica", la "Madonna del cammino" ed i soggetti per i copri-ambone…

Alla domanda sul perché si utilizzano così tanti strumenti come tamburi, cembali, triangoli… e si battono le mani quasi ad ogni canto, gli spiegherei che l’Eucarestia è una festa e quindi ci si mette tutta l’allegria.

Già il volto del comune parrocchiano si incupisce, ma poveretto, non sa ancora cosa lo aspetta.

Lo dicono loro stessi.
Arlecchino si confessò burlando...
Mentre si predispone ad ascoltare l’omelia, si riscuote di sobbalzo quando dal cerchio dei commensali si alza (ma alzarsi è facoltativo) una persona e comincia a parlare a ruota libera sulle impressioni che ha ricevuto dalle parole ascoltate, dandone interpretazioni proprie o, con l’aria molto ispirata, interpretando che cosa significa per la sua vita quello che ha ascoltato. Normalmente, "ad interpretazione libera", significa quello che la persona vuole che significhi.

Un po’ ansiosa, dovrei spiegare al parrocchiano attonito che qui si fa così, perché è più partecipato: chi se la sente fa la “risonanza” o “eco della parola” e dice liberamente quello che "lo Spirito" gli ispira. Normalmente parlano sempre i soliti, anche quello è un “carisma” tacito, per cui stimo che parleranno altre tre o quattro persone e poi finalmente toccherà al prete.

Ci ridono su, ma questa è la triste realtà,
descritta dagli stessi fratelli del Cammino.

Non entro nel merito di quello che il parrocchiano dovrà ascoltare dalla voce di quei commensali, perché possono essere le cose più svariate: un riassunto delle letture, una propria interpretazione delle letture, un racconto a caso della propria vita, oppure anche un ardito riferimento alla parola che sorprendentemente illumina il perché ieri o l’altra settimana è successo un certo fatto.

Tipica espressione d’apertura è “con questa parola il Signore mi dice…” oppure anche “vedo che…” ed ognuno porta la propria interpretazione su ciò che gli dice il Signore.

Il parrocchiano, che sa che la Chiesa ha un’interpretazione unica, che è quella del Magistero, trasecola di fronte a una così tanta e tale abbondanza di interpretazioni personalizzate, ma tace ed ascolta. Magari ha anche ascoltato qualcosa che gli sembra simile ad uno sfondone, non so.

Finalmente, dopo l’omelia, iniziano le preghiere ed il parrocchiano si predispone alla fase liturgica della Santa Comunione, nel raccoglimento.

Intanto lo prevengo e gli spiego che qui le preghiere sono spontanee, non sono riprese dal messale come in ogni messa del mondo: qui ognuno prega per ciò che vuole, per i suoi problemi personali, per le sue “croci”, raramente si fanno preghiere universali, ognuno prega per sé. Prima ci sarà uno dei commensali che seguendo l’ordine prestabilito dal messale farà delle preghiere secondo l’ispirazione dello Spirito che lo guida, poi potranno pregare gli altri.

Gli dico anche che se vuole può fare una preghiera anche lui, ma mi guarda sconsolato e tentenna la testa, si vede che gli mancano le preghiere universali che la Chiesa recita uguali in tutto il mondo.

Finalmente inizia la fase liturgica ma anche stavolta lo coglie la sorpresa, perché prima delle formule e della distribuzione dell’Eucarestia, viene travolto da un numero imprecisato di persone che lo abbraccia e lo bacia, dicendogli “la pace sia con te” oppure, se è tempo pasquale, “Cristo è risorto”.
Mi guarda sgomento ed io mi affretto a suggerirgli che deve rispondere “e con il tuo Spirito”, oppure “è veramente risorto!”, perché qui la pace la si fa così: il santo abbraccio della pace che riconcilia (magicamente) le persone prima di ricevere l’Eucarestia.

Frastornato, il parrocchiano si siede al suo posto e tenta ancora una volta di ricomporsi per ricevere degnamente la Comunione. Si guarda intorno, ma non c’è dove potersi inginocchiare, per cui ancora una volta devo spiegargli che qui non ci si inginocchia davanti a nostro Signore, siamo ad un banchetto, davanti ad una mensa, l’inginocchiarsi non è proprio contemplato.
Casomai è buona norma che reclini il capo quando il prete mostra il pane a mezzo cerchio e faccia un inchino più profondo quando il prete si inginocchia. Lui sì, il prete si può inginocchiare.

Ma mentre gli sto spiegando queste cose, vedo il poveretto sgranare gli occhi e lo sento chiedermi: “Ma, cos’è quella focaccia?”
Non so come dirglielo, ma devo spiegargli che “quella focaccia” qui la chiamiamo pane azzimo e sostituisce l’ostia. Perché? Ma perché è il pane della fretta, lo utilizzarono gli ebrei quando uscirono dalla schiavitù dell’Egitto… Non c’è più tempo, il prete è già davanti al parrocchiano attonito col suo pezzo di focaccia, ma il parrocchiano indugia.

Poi capisco, ah, mi ero dimenticata! Mi affretto a spiegare al parrocchiano che qui non c’è l’opzione se ricevere il pezzo di pane in mano o direttamente in bocca: qui si riceve in mano e basta e gli insegno come deve tenere le mani: a coppa, o a croce, all’altezza del cuore, per ricevere “degnamente” Cristo.

Pensieri di bambini neocatecumenali:
"cosa posso mangiare alla mensa?
focaccia o cracker?"

Il parrocchiano, sempre più confuso obbedisce, riceve il pezzo di pane e si siede, come ha visto fare agli altri. Gli dico che negli ultimi anni si è cominciato ad ammonire di stare seduti composti, con le ginocchia unite, dato che ci si era accorti che la posizione seduta si presta a molteplici "pose" non proprio educate e rispettose.
Annuisce, ma il suo sguardo vola diretto verso la ragazzotta in minigonna che con nonchalance accavalla le gambe. Capisco.

Per un pelo gli evito di consumare il pane subito e gli mostro che anche gli altri hanno ancora il loro pezzo in mano.
Qui si consuma tutti insieme, è una mensa, un banchetto, l’assemblea è il Corpo di Cristo, la Chiesa, e tutto si fa insieme”.

Quasi allo stremo il parrocchiano rinuncia a consumare il pezzo di pane e non fiata.
Credo che dentro di sé stia considerando che tra poco tutto è finito…

Ma no! Ecco che si svela per lui il motivo di quella coppa dorata che il prete aveva benedetto poc’anzi, ricolma di buon vino.

Devo spiegargli che qui la Comunione si fa sempre sotto le due specie e che il vino buono, simbolo della Resurrezione, va bevuto agli angoli della coppa per non versarlo per terra, va bevuto indistintamente da tutti i commensali.

Il sangue di Cristo.
E con il tuo spirito.
Battutacce blasfeme
pubblicate dai neocat sui social network

Mi accorgo che questa pratica lo mette un po’ a disagio, magari è un po’ schizzinoso e gli fa senso bere da una coppa comune in cui prima hanno bevuto molti altri, tra cui magari qualcuno che aveva qualche problema di igiene o di salute, e mi pare proprio che gli faccia disgusto.

Ma tant’è, ormai il parrocchiano si è rassegnato, ha capito che qui non si può scegliere: se vuoi fare la pace devi abbracciare e baciare, se vuoi fare la Comunione devi masticare a lungo il pezzo di focaccia che spesso è enorme se le persone sono poche, e che devi bere da una coppa comune anche se ti sembra anti igienico, che non ti puoi inginocchiare per adorare il corpo di Cristo nella Comunione…


Quante stranezze! Ma ancora non è finita.

Battutacce blasfeme
pubblicate dei kikos sui social network,
peraltro chiamando "vino" il Sangue di Cristo

Sempre più a disagio, il parrocchiano freme palesemente aspettando la fine di questa lunga e “partecipata” Eucarestia, in attesa della benedizione finale per poi scappare quatto quatto.

Per questo, quando il responsabile della comunità dei commensali si reca all’ambone per i soliti annunci, lo sento fare un respirone in silenzio.



Poi, finalmente, per sua pace e gloria il prete procede alla benedizione ed il parrocchiano già assapora la libertà.


Questa battutaccia blasfema che irride la Passione del Signore
è stata pubblicata dai neocatecumenali sui social network.
L'autore ha anche aggiunto: "Spero che questa [immagine]
vi strappi un sorriso oppure un ricordo".
Purtroppo devo spiegargli che non si deve andare via prima del canto finale, che è comunque preghiera e che deve pazientare pochi minuti prima di potersene andare.

Giusto, mi dice il parrocchiano, il canto finale è sempre una lode e rimane al suo posto.

Non capisce come mai invece tutti gli altri si dirigono intorno all’altare e cominciano una specie di girotondo o balletto che dura per tutto il canto, insieme a battiti di mani e giravolte per i più giovani ed i più arditi.

La sua incredulità è stampata sul viso, non c’è bisogno di parole, specialmente quando si accorge che, una volta finito il canto ed il balletto, i commensali corrono a fare man bassa sul tavolo-mensa per accaparrarsi i fiori più belli: alcuni li conservano, alcuni decorano con essi le loro case.


Il girotondo/balletto finale.

Devo spiegargli che questa pratica è possibile perché dopo non c’è un’altra Eucarestia simile a questa, se ci fosse, la mensa dovrebbe rimanere intatta per la mandata successiva: solo quelli dopo potranno fare man bassa.

Gli spiego che ci sono molte di queste comunità nella parrocchia ed ognuna, se possibile, celebra separatamente.


"Quando ti metti a conversare coi fratelli
della Prima [Comunità Neocatecumenale]".
Sono proprio i neocat a testimoniare che
nel Cammino esiste il nonnismo e la "gerarchia".

Gli dico che se vuole può prendere anche lui un fiore, ma mi risponde sommessamente che non si sognerebbe mai di prendere per sé qualcosa che era stato destinato al Signore e rifiuta gentilmente l’offerta.

Un po’ stremata anch’io dalle infinite spiegazioni che ho dovuto dare, lo saluto dicendogli che se vuole può tornare il sabato successivo perché le celebrazioni neocatecumenali sono ufficialmente "aperte a tutti", ma il parrocchiano semplice mi risponde “grazie infinite, ma penso che per me vada benissimo la Messa secondo la tradizione…”. Volta le spalle e se ne va.
Sono capaci di accorgersene da soli
ma non ne capiscono il senso

Io mi fermo un attimo a pensare a quante spiegazioni ho dovuto dare, a quante cose diverse ci sono rispetto alla Messa nel Messale Romano e decido in quell’istante che la domenica successiva andrò in parrocchia con lui.

In silenzio, con la sola espressione del volto, quel parrocchiano mi ha convertita al cristianesimo.

domenica 27 ottobre 2019

PAROLE, PAROLE, PAROLE… SU MACAO VORREMMO CONOSCERE I “FATTI”

Kiko incombe sul vescovo del Nicaragua
invitato a celebrare in un seminario R.M.
Senso del sacro: pari a zero
Dato che dai fratelli del Cammino è stata tutta un'estate al ritmo di "Macao Macao", facciamo qualche ulteriore precisazione.

Denominare il nuovo Collegio di Propaganda Fide “Redemptoris Mater” [dal latino: "Madre del Redentore"] è l’ennesima furbata per mostrare che avviene qualcosa del “Cammino”.

Sappiamo tutti che la denominazione “Redemptoris Mater” è quella di cui si fregiano i seminari del Cammino Neocatecumenale.

Ma è di fatto una locuzione piuttosto comune, utilizzata in molti altri casi. Per esempio, c’è un’enciclica di Giovanni Paolo II del 1987 che si chiama Redemptoris Mater che infatti parla di Maria, Madre del Redentore, c’è un Centro Scolastico diocesano che si chiama Redemptoris Mater, c’è la cappella papale in Vaticano che si chiama Redemptoris Mater... e infine c’è il seminario neocatecumenale di Roma che si chiama “Collegio Diocesano Redemptoris Mater”, proprio come il nuovo seminario di Macao.

La scelta del nome, quindi, non mi pare per niente casuale.
Visto che dipende da Propaganda Fide ed ufficialmente è solo “gestito” dai neocatecumenali, in linea teorica gli poteva essere attribuito qualsiasi altro nome. Le cose sue Propaganda Fide le può chiamare come vuole. O no?
Ma no, si sceglie l’esatta denominazione con cui si è “battezzato” il seminario neocatecumenale di Roma. Gloria ai neocatecumenali!

Allora però ci vengono delle domande e delle considerazioni, dal momento che noi azioniamo la ragione e non ce le beviamo proprio tutte tutte, fino a prova contraria:

  • Come mai un Collegio di Propaganda Fide (quindi della Chiesa in generale), assume un nome che non solo ricorda i seminari neocatecumenali, ma addirittura ripropone quello del seminario neocatecumenale di Roma?
Su un sito web piuttosto neocatecumenalizzato leggiamo alcune affermazioni di Filoni, super amicone di Kiko, secondo cui:
  1. la richiesta di aprirlo «è venuta dal Cammino»
  2. sarebbe stato chiesto e ottenuto il permesso del vescovo di Macao, Stefano Lee Bun Sang [ndr: in oriente, nel farsi battezzare da adulti, aggiungono il nome di un santo cristiano]
  3. i candidati al sacerdozio, anziché prepararli nel Collegio Urbano a Roma, verranno preparati "vicino" alla Cina, e Macao è spesso stata considerata "un ponte verso la Cina"
  4. questo "decentralizzare" i seminari per le missioni è attribuito a papa Francesco, specificamente quando dice che la Chiesa non dovrebbe "chiudersi in sé stessa ma uscire"
  5. ovviamente tace sull'effettiva provenienza dei seminaristi, mentre annuncia che una volta portati al sacerdozio verranno incardinati laddove i vescovi dell'Asia "li richiedono"...
Piccola precisazione: il Collegio Urbano è un seminario del Vaticano attivo da quattro secoli dove vengono inviati seminaristi da tutto il mondo (esclusa l'Europa) al preciso scopo di garantire loro una solida formazione (e una solida vicinanza al Papa): ovviamente è un'opportunità data solo ai candidati più promettenti (quelli che in futuro potrebbero essere considerati per incarichi importanti in diocesi, in modo che anche le diocesi geograficamente più lontane da Roma abbiano dei sacerdoti e vescovi genuinamente legati al Successore di Pietro... e capaci di capire un po' di italiano, che ormai è diventato la lingua principale dei vertici della Chiesa). Sì, al Collegio Urbano ci sono anche seminaristi cinesi (con tutte le fatiche del caso, visto che le autorità cinesi considerano affidabile solo la cosiddetta "Chiesa patriottica" gestita di fatto dal Partito).
Ma torniamo al Filoni e al futuro seminario “Redemptoris Mater” neocatecumenale di Macao. Avete notato l'arrampicata sugli specchi nei punti 3, 4 e 5? Anzitutto distinguiamo:
  • "Collegio Urbano" di Roma (o altri seminari di Propaganda Fide): un vescovo decide di investire le poche risorse che ha mandandovi qualcuno dei suoi seminaristi più promettenti, e infine ordinandolo per la propria diocesi;
  • "Redemptoris Mater di Macao": un vescovo dovrebbe "richiedere" un seminarista proveniente da "non si sa dove" in modo da incardinarlo come "missionario" e sapendo che la formazione è stata "gestita" da elementi del Cammino...
Quindi non ci trattino da idioti, sappiamo riconoscere quando uno vende fumo e cerca di intortare con bei discorsi.

Propaganda Fide ha fatto tutt’altro, non citi Urbano VIII per dare credibilità alla sua connivente invenzione.
  • Siccome è arcinoto che i seminari kikiani formano al kikianesimo e non ammettono aspiranti che non siano neocatecumenali, e siccome ci viene detto esplicitamente che la richiesta di aprire questo nuovo “collegio” è venuta dal Cammino Neocatecumenale, ci domandiamo come mai l’apprensione per l’evangelizzazione della Cina appartenga ufficialmente (almeno per quanto pubblicamente dichiarato) solo al Cammino Neocatecumenale, tanto da essere gli “unici” a riflettere insieme a Propaganda Fide sul da farsi.
Essendo Propaganda Fide un organo a rappresentanza della Chiesa tutta, sarebbe stato molto meno partigiano e del tutto più “universale” se, accolta la sollecitazione neocatecumenale, si fossero mossi autonomamente per soddisfare alla necessità di evangelizzazione dell’Asia. Visto che erano ad improvvisare ed innovare, avrebbero ben potuto fare un bel “collegio misto”, in cui la preparazione poteva avvenire ad opera dei molteplici movimenti e istituti religiosi dediti all’evangelizzazione, per esempio. Avrebbero guadagnato in “unità” e sarebbero stati meno tacciati di connivente partigianesimo a senso univoco, qualora gliene possa importare qualcosa.
Non voglio insegnare nulla a nessuno, sto solo facendo delle considerazioni basate sul buonsenso per evidenziare che sulla missionarietà e sull’evangelizzazione non esistono solo i neocatecumenali. Sarebbe come se l’alunno facesse presente al maestro la necessità dell’approfondimento di una certa materia ed il maestro si concertasse solo con quell’alunno per portare avanti il progetto.
No, l’idea della sollecitazione può essere stata anche dell’alunno, insieme alla disponibilità di aiutare il maestro, ma poi spetta SOLO al maestro avvalersi dei suoi molteplici strumenti per ottemperare alla necessità.

Inoltre, data la cattiva fama di cui gode il Cammino Neocatecumenale anche all’estero o nei palazzi Vaticani da parte di alcuni, Propaganda Fide ha aggirato l’ostacolo accollandosi la “paternità” di questo Collegio, in modo da semplificare le cose.

Ricordiamo che Filoni e il Cammino tentarono di fare lo stesso per Tokyo due anni fa, all'insaputa della Conferenza Episcopale Giapponese e dello stesso vescovo di Tokyo:
L'arcivescovo di Tokyo Tarcisio Isao Kikuchi ammette di aver provato un po' di confusione dopo essere stato "informato" che un nuovo seminario cattolico per l'Asia sarebbe stato istituito nella capitale giapponese. 
Ha rilasciato una dichiarazione il 15 agosto [2017] dicendo che non sapeva esattamente dove sarebbe stato eretto il seminario o quando sarebbe diventato operativo. "Sono molto confuso dalla decisione della congregazione", ha affermato. 
L'arcivescovo Kikuchi ha dichiarato di aver ricevuto una lettera dal cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, che annuncia unilateralmente che il seminario sarebbe stato istituito da qualche parte nell'arcidiocesi di Tokyo. 
La costituzione del seminario, allegata alla lettera del cardinale, afferma che lo scopo del collegio è "preparare fedeli laici del Cammino Neocatecumenale al sacerdozio per l'evangelizzazione dell'Asia".
La lettera del cardinal Filoni proseguiva dicendo: "...Pertanto, facendo propria la sollecitazione espressa dal papa per l'evangelizzazione in Asia, dopo aver consultato vescovi, sacerdoti, fratelli e sorelle religiosi e laici, che sono profondamente preoccupati per l'evangelizzazione del continente asiatico, con l'alto consenso di Papa Francesco [high assent of Pope Francis], ho istituito il Seminario Redemptoris Mater per l'Asia, con sede principale a Tokyo, e DIRETTAMENTE DIPENDENTE DA QUESTA CONGREGAZIONE".
Ma l'arcivescovo Kikuchi si è detto "sorpreso" perché il clero e la gerarchia episcopale giapponese - incluso lui stesso - non era stata consultata in materia, e non c'erano state discussioni «Per dire il meno, né io, ordinario del luogo, né il mio predecessore, l'arcivescovo Okada, siamo stati consultati», ha aggiunto.
Riflettiamo anzitutto su quel punto centrale vantato (ma non documentato) da Filoni:

“ALTO CONSENSO DI PAPA FRANCESCO”

Allora perché non si è fatto? Forse che un vescovo giapponese ha più autorità del Papa?

Se il Papa aveva accordato il suo “alto consenso”, la cosa andava fatta e basta: anche di fronte alle perplessità del vescovo giapponese, andava fatta e basta, avrebbe dovuto OBBEDIRE al Papa.

Allora, cosa significa? Significa che ogni «alto consenso del Papa» può essere disatteso da un vescovo qualsiasi? Oppure - e mi sembra l’ipotesi più attendibile - tale “alto consenso” papale dichiarato da Filoni, proprio non c’era? Filoni e i kikos che rispetto hanno per i vescovi giapponesi?

E poi:

“DIRETTAMENTE DIPENDENTE DA QUESTA CONGREGAZIONE”

Ah, ma allora anche il seminario per Tokyo, come quello preannunciato di Macao, DIPENDEVA DIRETTAMENTE DA PROPAGANDA FIDE.

Ma nonostante la trovata, a Tokyo seminario non si è fatto. Si è detto “NO” ad una “costituzione del seminario” già pronta ed allegata alla lettera informativa di Filoni al vescovo giapponese. Al vescovo di Macao hanno dovuto chiedere il permesso e hanno dovuto aspettare di ricevere il permesso.

Si vede che lo "spirito di creatività" di cui parla Filoni rispetto a Macao era già da un po’ di tempo che cercava un luogo in cui posarsi in Asia. Non è stata un’ispirazione per Macao.

Caduta la possibilità in Giappone, e con lo scandalo Guam poco più a sud, per provare con la Cina hanno dovuto chiedere il permesso al vescovo di Macao. L'intenzione è sempre la solita, da realizzarsi con i soliti noti: il Cammino Neocatecumenale. Si vede proprio che lo "Spirito" ispira cose “nuove” sempre e solo quando di mezzo c’è il Cammino Neocatecumenale. Pare che siano solo loro gli “evangelizzatori” della Chiesa cattolica. Ma non è affatto così.

Magari ai neocatecumenali i cinesi non avrebbero mai e poi mai accordato il permesso di aprire il “loro” Redemptoris Mater in terra cinese, ma a Propaganda Fide sì, visti i recenti accordi delicatissimi Vaticano-Cina.

Così Filoni, d’accordo con l’Argüello ha “riflettuto”, come dice Filoni stesso, su come poter fare per aprire in Cina ai neocatecumenali.

Ed hanno trovato la formula aurea (oh, che sorpresa: ma davvero?).

Qui pare proprio che non si abbia a cuore tanto l’evangelizzazione della Cina, che potrebbe avvenire ad opera di qualsiasi movimento evangelizzatore, ma l’«invasione» neocatecumenale dell’Asia, come fu detto anche da Kiko, che magari progetta questo da anni insieme a Propaganda Fide e si è tradito quando ha detto “ci stiamo preparando ad «invadere» la Cina”. Si stavano evidentemente già "preparando" (e come? hanno almeno cominciato a prendere lezioni di cinese?), si doveva solo cercare la formula giusta e, dai dai, lo “Spirito” l’ha ispirata…
  • Filoni, lo scorso luglio 2019, ha detto soltanto di aver firmato il “decreto istitutivo”, cosa che parrebbe riguardare soltanto la parte Vaticana. Ricordiamo che il decreto istitutivo lo aveva firmato anche per Tokyo. «con l'ALTO CONSENSO di papa Francesco»…
Nulla si è mai detto sulla disponibilità dei cinesi, e ancor meno del clero di Macao, tranne che “il vescovo locale era d’accordo” (per non ripetere l’errore fatto coi giapponesi; ci chiediamo con quali argomenti hanno convinto mons. Bun Sang, sarebbe bello poterlo intervistare direttamente, poiché come cattolici ci spetta la chiarezza, non dichiarazioni vaghe provenienti da terze parti, anche se si tratta di un Filoni da un dicastero della Santa Sede).

La neocatecumenalizzata Zenit riporta l’incontro di Kiko col Papa (fra l'altro in versione spagnola, non sono riuscita a trovare nulla in italiano):
DA PARTE DI KIKO ARGÜELLO questo incontro è stato l'occasione per ringraziare il Papa per la recente apertura del Redemptoris Mater College per l'Evangelizzazione dell'Asia, con sede a Macao, in Cina, affidata al Cammino Neocatecumenale.”
Sì: “DA PARTE DI KIKO ARGÜELLO”, non da parte del Papa. Quindi questo incontro, che ha fornito “l’occasione per i ringraziamenti”, non verteva sulla questione di Macao, ma su altro.

Zenit ha quindi fatto tutto un articolo, nel quale NULLA si dice a proposito dell’oggetto dell’incontro, ma solo per dire che, per parte sua, “Kiko ha ringraziato per Macao” e con questa insufficiente scusa, riproporre propaganda neocatecumenale di vecchia data.
È così evidente che si cercano tutte le "minime" occasioni, che non fanno assolutamente notizia, solo allo scopo di parlare del Cammino Neocatecumenale  e dei suoi presunti trionfi. Tutto fumo, niente sostanza. Marketing esasperato.
Di un incontro del quale non si sa o non si vuole rivelare il contenuto, non si fa un articolo così propagandistico del Cammino Neocatecumenale. Magari metti che il contenuto dell’incontro fosse invece che il Papa ha sgridato Kiko per le pressioni che esercita su Filoni, per esempio, per non ipotizzare altro…

Zenit è troppo di parte, come del resto lo è “The Pilot” a Boston.
Sanno bene i neocat come arrivare alle fonti di informazione… Sono tre o quattro gatti, sempre i soliti, con un movimento in rapidissima e vertiginosa discesa, nonché intiepidito nel corso degli anni, ma ancora non si danno per vinti, forti della compiacenza di qualche alta sfera.

Forse devono difendere le loro posizioni acquisite, come farebbe una ditta sull’orlo del fallimento, ancora lustrandosi a lucido prima del crac.
Non l’avete mai sentito dire: “ma era una ditta così solida… proprio l’altro giorno ho letto una pubblicità meravigliosa…”
Fino al giorno prima tutto pare vada benissimo, il giorno dopo leggi sui giornali o nelle cronache locali che ha chiuso battenti, a volte anche in modo ignominioso perché si son scoperte gravi magagne.

Di questo seminario di Macao si dice che è già stato aperto “a settembre [2019]” con un primo gruppo di studenti provenienti da diverse nazioni del mondo.

Quest’unica frase sull’apertura, su evento che neocatecumenalmente parlando avrebbe meritato pagine e pagine di elogi e magnificazioni, non ci convince molto, anzi, per nulla. Nemmeno si dice quanti siano questi studenti… e ancor meno di quanti formatori vi sono in pianta stabile… e ancor meno si parla delle strutture che li ospitano… Tanti trionfalismi ma nessun dato concreto? Né per i cattolici, né per gli stessi fratelli delle comunità continuamente bombardati da richieste di soldi “per le missioni e per i seminari”?

È un'iniziativa di un dicastero vaticano, dunque come cattolici vorremmo proprio sapere qualcosa di più che una tanto trionfale quanto vaga autocelebrazione di Kiko dalle pagine di Zenit. Non ci basta un generico “aperto a settembre con un primo gruppo di studenti…” seguito dal silenzio assoluto. Se quel seminario è ufficialmente nato per evangelizzare la Cina (venti per cento della popolazione mondiale), vorremmo maggiori indicazioni su tale “nostro” presidio in Cina, dato che ci è stato così tanto decantato…

Non mi pare che quando apre qualcosa, una nuova chiesa, una nuova sede, si debba fare tanto mistero e centellinare le informazioni.
Non privino la Chiesa tutta della “gioia” dell’«invasione» della Cina.
Che tutto avvenga alla LUCE DEL SOLE.
Grazie.

venerdì 25 ottobre 2019

UN PO' DI LUCE SU MACAO

Cosa sarà la "creatività apostolica" a Macao:
imparare bene le sceneggiate kikolatriche
da eseguire uguali in tutto il mondo

Nell’istituire il Collegio Redemptoris Mater di Macao, Propaganda Fide ha parlato di “creatività apostolica” e ci siamo chiesti in cosa consistesse questa “creatività”, dato che nelle funzioni proprie di tale Congregazione da sempre si annovera l’istituzione di missioni in territori “pagani”.
In tal senso non si sarebbe potuto parlare di alcuna “creatività”, ma di normale esercizio delle proprie funzioni.

Per noi non addetti ai lavori, e siamo l’indiscutibile assoluta maggioranza, capire certi significati può non essere intuitivo.

Ricercando un po’ nella storia di Propaganda Fide e nell’elencazione delle sue competenze, si apprende che la novità “creativa” esiste, eccome se esiste.
Dalla sua costituzione ad oggi infatti, tale Congregazione si è avvalsa per la costituzione di missioni in terra straniera solo di entità ecclesiastiche, quali soprattutto istituti religiosi con connotazione missionaria.

All’atto dei fatti, fino ad oggi erano esclusi dall’“affidamento” gruppi laici, essendo ammesse tali figure solo in costanza di COOPERAZIONE con le missioni religiose, ma non nella titolarità della missione stessa.

Ecco cosa andranno
a fare a Macao
Quello che ha fatto Propaganda Fide nell’affidare l’evangelizzazione ad un GRUPPO LAICO, benchè provvisto di propri seminari, allora è stata davvero una novità assoluta, frutto di una certa “creatività” che per la prima volta vede le istituzioni ecclesiastiche “affidarsi”, nonché “affidare” ad un movimento laico l’evangelizzazione di un dato territorio.

Capito questo, potremmo dire che la “creatività” di Filoni ha superato di molto la comune immaginazione, andando a costituire un vero e proprio precedente senza alcunastoria.

Ecco la portata della “creatività” di Filoni, di cui ai più sfuggiva pienamente il senso.
Insieme al Cammino Neocatecumenale, alla sua “disponibilità”, la congregazione ha pensato bene per la prima volta di affidare la preparazione di sacerdoti missionari per tutta la Chiesa, ad un GRUPPO LAICO, purché con sacerdoti propri, cioè formati nel gruppo laico e dal gruppo laico.

Fin qui potrebbe essere accettabile seppur discutibile, stanti i poteri, stavolta un po’ “allargati”, ma definiti “creativi”, di tale Congregazione.

Ma trattandosi del Cammino Neocatecumenale, il movimento in assoluto più controverso del post Concilio, ci vengono doverosamente alla mente diverse domande.

  • È così tanto in crisi l’apostolato missionario degli istituti e delle congregazioni religiose, tra cui monaci, frati, suore e preti, tanto da dover ricorrere ad un gruppo laico?

Se sì, significa proprio che la Chiesa versa in acque peggiori di quelle che percepiamo, avendo terminato le canoniche e tradizionali risorse di cui si è avvalsa nei millenni.

  • Data per buona l’ipotesi che si siano seccate le risorse, ci chiediamo però perché la scelta debba proprio cadere su un Movimento che non fa altro che far parlare di sé nel mondo per i dubbi che solleva circa l’ortodossia della predicazione e la segretezza di cui è ammantato, prima fra tutte l’impossibilità per la Chiesa tutta di conoscerne la predicazione, data la mancata pubblicazione del Direttorio, disponibile in teoria ormai dal 2010.

  • Può la Chiesa, in onore alla trasparenza e all’affidabilità della dottrina, affidare l’impulso evangelizzatore della Cina ad un Movimento laico di cui nessuno conosce gli esatti dettagli catechetici, se non i propri catechisti e nemmeno i Vescovi, non essendoci NULLA di pubblicato a favore della diffusione del messaggio alla Chiesa tutta, ma di cui religiosamente si avvalgono come unica fonte nella loro predicazione?


Il vescovo di Macao Stefano Lee Bun Sang, conosce la loro predicazione, dato che li ha accolti nella sua diocesi? Ha accesso ai mamotreti segreti? Ci parrebbe strano, dato che nessuno dei vescovi ne è a conoscenza.

  • Quali qualifiche peculiari possono vantare i neocatecumenali nella formazione dei loro sacerdoti nei Redemptoris Mater, dato che tali seminaristi e poi sacerdoti, mantengono per sempre il legame con una struttura dubitabile, in seno alla quale è nata la loro vocazione e al contempo provengono da una formazione “di parte”, nel continuum delle basi fondanti della loro struttura stessa?


  • Perché una volta maturata la vocazione all’interno della struttura neocatecumenale, questi sacerdoti non vengono offerti alla Chiesa universale per la loro preparazione, ma si è consentito che fruiscano di una preparazione “tipicamente neocatecumenale” a parte?
  • Già esistevano istituti e seminari per la preparazione missionaria, gli aspiranti potevano benissimo essere indirizzati a quelli. Perché costituire ex novo altri seminari “missionari” facenti capo ad un gruppo specifico, con rettori appartenenti al gruppo, con seminaristi esclusivamente del gruppo, con catechisti laici, spesso mestieranti, che si occupano della verifica e della conduzione dei seminaristi, da cui vengono pure “scrutinati”, salvo successiva concertazione col rettore neocatecumenale? Chi sorveglia? I neocatecumenali tra sé e sé, nessun organismo esterno, all’atto pratico e non formale.

Per esperienza ormai comprovata negli anni, questi presbiteri, ovunque vanno, non servono la Chiesa locale ma aprono comunità del Cammino Neocatecumenale, segreto ed infarcito di posizioni ereticali da ogni parte denunciate fin dalla loro nascita e mai corrette.
Macao, se affidato all’istruzione neocatecumenale, di certo non si sottrare alla realtà comprovata ed il timore che da lì escano sacerdoti totalmente neocatecumenalizzati diviene presto certezza.

Saranno sacerdoti che credono nel “sacerdozio comune alla maniera di Melkisedek” (ossimoro!) e non alla prerogativa sacrale dei ministri in sacris. Crederanno che l’Eucarestia è una mensa e una festa, prima che un sacrificio. Lasceranno comandare i laici al loro posto, perché questa è la gerarchia del cammino: il sacerdote dipende dai suoi catechisti laici per il discernimento, non da un direttore spirituale o da autorità extra neocatecumenale. Sì, certo, può magari esternamente sembrare che vi sia sottoposto, ma nel reale quello che conta è il catechista neocatecumenale, in primis Kiko.
Dalle mie parti c’è uno psicologo apposito a cui vengono indirizzati quasi tutti i seminaristi del R.M.: evidentemente molti di questi poveri ragazzi ne hanno bisogno, alla loro età, segno evidente di disorientamento ed incertezza.
È possibile intravedere nella decisione “creativa” di Filoni una sorta di provocazione rivolta alla Chiesa, che parrebbe invece tenere un atteggiamento a dir poco “prudente”, se non ammonitorio nei riguardi di tale Movimento laico?
Il benestare del Papa convince poco, perché fu dichiarato presente anche nel caso fallito di Tokyo, ma il vescovo giapponese ebbe la possibilità di rifiutarsi, cosa che davanti ad una decisione o ad un appoggio papale pare alquanto disobbediente e poco credibile.

  • La simpatia di Filoni per il Cammino Neocatecumenale non è un segreto. Ma può una simpatia condurre addirittura all’affidamento “creativo” dell’evangelizzazione di un continente ad un Movimento discusso, dubbio e con la dottrina ancora “segreta”?
  • Quali sotterranei interessi comuni hanno unito queste due realtà a dispetto delle tante altre esistenti e probabilmente molto meno problematiche su cui poteva cadere la scelta?

Tutti questi quesiti senza risposta, altro non fanno che alimentare cattivi pensieri nei fedeli cattolici, che non sanno più oramai di chi fidarsi, nel caos totale che investe la Chiesa.
Invece di proporre soluzioni tranquille e rodate, fonte di affidabilità storicamente superiore, ci vengono servite soluzioni dubbie, riguardanti un Movimento dubbio, con troppi problemi, con troppi scandali, ma soprattutto ostinatamente SEGRETO.

Sono stata catechista per 25 anni e purtroppo so cosa contengono i mamotreti, almeno quelli ancora in uso dei catechisti neocatecumenali e non conosciuti dai fratelli “comuni” perché non disponibili e per l’espresso divieto che viene fatto anche solo di mostrarli.
So bene che ci veniva imposto di nasconderli, di non farli vedere a nessuno, quindi di non diffonderli, sulla labile giustificazione di preservare l’“arcano”.
Ma la Chiesa di oggi non ha “arcani”, è tutta per tutti e l’arcano non è mai cosa buona, anche se lo si dichiara per preservare la “sorpresa” a chi non conosce certe tappe. In realtà, e lo posso dire solo ora che ne sono fuori, l’arcano non è per nulla per preservare la sorpresa, ma perché molti se avessero saputo subito della decima o della traditio fatta come i testimoni di Geova o degli scrutini invasivi del foro interno ad opera di laici… se ne sarebbero fuggiti prima di cominciare.

A questo punto devo dire che le pastette a vantaggio del Cammino Neocatecumenale hanno iniziato a dilagare troppo senza che nessuno abbia mai posto un freno.
Il Cammino Neocatecumenale, se pur oggetto di ripetute correzioni e sgridate da parte specialmente degli ultimi pontefici, di numerosissime segnalazioni ad opera di vescovi, sacerdoti e vittime del plagio, ha sempre “incontrato” autorità chiave a suo favore che contro tutto e contro tutti lo hanno sostenuto e difeso.

Quest’ultimo colpo di mano dell’affidamento dell’evangelizzazione a Macao in virtù di un escamotage chiamato “creatività”, lascia davvero molto perplessi tutti coloro che conoscono più da vicino questa corrente ereticale e dittatoriale di fondatori alla buona, mestieranti a caso, che hanno avuto il potere (economico?) di farsi strada con mezzi e misure poco trasparenti.

Il vescovo di Tokyo avrà avuto i suoi buoni motivi per rifiutare questo Movimento, oppure si pensa che ce l’avesse con loro a titolo personale?
Già questo avrebbe dovuto essere un segnale di allarme, insieme alle vicende sporche sull’isola di Guam e alla protezione accordata al molestatore vescovo McCarrick, per usare la dovuta prudenza come virtù teologale, lasciando decantare le sorti del Cammino Neocatecumenale fino a dimostrazione della sua piena ortodossia.

Lanciare una siffatta sfida in piena burrasca relativa al Movimento, ci pare assenza totale di discernimento e prudenza.
Ma chissà, forse vedendo che il Signore sta seccando quell’albero selvatico impedendo l’entrata di nuove leve ormai da anni, si è voluto tentare un colpo per rinverdire qualcosa che in molti dubitano possa venire dal Signore.

Ma, in ultimo, c’è anche un’ulteriore considerazione: nella rivista ufficiale della diocesi di Macao, “O Clarim”, si legge una dichiarazione rilasciata dal vescovo Lee Bun Sang, il quale afferma che “il Seminario Redemptoris Mater di Macao è una partnership tra la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e il Cammino Neocatecumenale… Dal seminario FREQUENTERANNO STUDI DI FILOSOFIA E TEOLOGIA PRESSO LA FACOLTÀ DI STUDI RELIGIOSI DELL'UNIVERSITÀ DI SAN JOSE.

Unito a ciò che ha dichiarato Filoni: “Il Collegio ha lo scopo di formare futuri sacerdoti, attraverso studi filosofici e teologici, ad una azione di “evangelizzazione itinerante”, ci fa pensare che se la formazione avviene attraverso questi studi, che sappiamo forniti dall’università di San José, l’incidenza del College potrebbe anche essere minimale, al di là dell’enorme risonanza mediatica in proposito.

Da sottolineare che l’Università di San José, il cui campus di Ilha Verde è in funzione solamente dal 2017, già è composta di studenti internazionali: “gli studenti e il personale dell'USJ (Università di San José) sono composti da 50 paesi e nazionalità diverse.”

Ci domandiamo quindi in cosa consista “effettivamente” l’affidamento al Cammino Neocatecumenale, a parte la guida spirituale del rettore neocatecumenale e dei catechisti neocatecumenali che sicuramente saranno di riferimento ai seminaristi per formarli al kikianesimo.

Aggiungiamo anche che un seminario a Macao (territorio piccolissimo con sole 6 parrocchie) esiste già, ed è il Seminario di San José il cui rettore è proprio il vescovo Lee Bun Sang, nel quale nel 2015 furono ordinati due nuovi sacerdoti.



In proposito si legge:
La diocesi di Macao e l'Università di San Jose stanno ancora aspettando una risposta dalle autorità della terraferma riguardo alla possibilità di formare membri dell'Associazione patriottica cattolica, l'unica organizzazione cattolica riconosciuta e controllata dal governo centrale. Circa tre anni fa è stata presentata una richiesta alle autorità della Cina continentale, ma finora la diocesi di Macao non ha ancora ricevuto risposta. Quasi ogni anno, il vescovo di Macao è stato invitato in Cina, accompagnato da sacerdoti e suore cattolici dell' Università di S. José e la formazione religiosa che viene data. Tuttavia, le iniziative non hanno prodotto risultati pratici. Ciò non ha impedito alcuni tentativi da parte della chiesa locale di reclutare laici dalla Cina continentale per condurre una formazione a Macao. D. José Lai esprime ottimismo riguardo a questa possibilità e ritiene che Macao sia in grado di "aiutare il cattolicesimo in Cina". Sottolinea tuttavia che la questione dipende dalla politica del governo centrale e dalle relazioni tra Vaticano e Cina. La formazione di cattolici laici, suore e seminaristi che sono anche membri dell'Associazione patriottica cattolica sarà sempre effettuata, aggiunge il vescovo di Macao, con l'idea che la distinzione tra le chiese cattoliche ufficiali e clandestine possa finire nella Cina continentale. "Naturalmente dipendiamo dalle relazioni tra Vaticano e Cina, ma penso che potrebbe rivelarsi una realtà", afferma José Lai.”
Infatti all’epoca non esisteva alcun accordo. Ma guarda te che appena stipulato l’accordo segreto nel settembre 2018 tra Cina e Santa Sede, le risposte arrivano subito!
Ma non sono quelle che si attendeva il Seminario di San José…
Per non aprire l'argomento sui dubia sollevati dal cardinale Zen a proposito dell'accordo, che parrebbe aver visto la preparazione alla sua firma già dal lontano 2016 con lo spostamento di figure chiave ad esso contrarie.
Ricordate? "Stiamo preparandoci ad invadere la Cina!"…
Per addentrarsi su questo ci vorrebbe un capitolo a parte…
Potenziare il già esistente seminario attraverso canali meno "creativi", quello no??

mercoledì 23 ottobre 2019

Il Kerigma neocatecumenale, un seme sterile che non porta frutto.

Pubblichiamo qui sotto un contributo di Veterano alla piena presa di coscienza di cosa è davvero il Cammino Neocatecumenale:



Fin dalla prima catechesi, quelle del ciclo iniziale, si annuncia il Kerigma, che Dio ti ama per quello che sei e non pretende in cambio assolutamente niente. Kerigma che viene ripetuto fino alla nausea, ad ogni catechesi e ad ogni incontro in cui sono presenti i catechisti, Kerigma sul quale si costruisce tutta un’impalcatura mentale malata durante il neocatecumenato. “Dio ti ama così come sei”. Sono stati capaci di far discendere una eretica dottrina da una delle espressioni iniziali di annuncio tra le più belle. “Dio ti ama così come sei”: questo annuncio si scolpisce nei cuori, dona vita e speranza e così ti àncora sempre più saldamente al cammino intrapreso. Parola iniziale che andrebbe illuminata lungo il percorso di formazione (se fosse tale!) da una preparazione e maturazione spirituale che la supporti. non sapevamo che si entra nel cammino per diventare peggiori di prima, come un assunto! Eppure, è proprio così che funziona.

Quello che preme sottolineare è il fatto che questa predicazione è totalmente opposta a quella da sempre annunciata nella chiesa cattolica. Perché il cammino neocatecumenale fa presa solamente sull’ignoranza delle scritture e del magistero della Chiesa. Chi è ferrato in questo è impossibile che accetti il cammino, vedi padre Enrico Zoffoli, don Ariel S.Levi di Gualdo, e tutti quei preti che hanno cacciato via il cammino dalle loro parrocchie.

Sant'Ambrogio: uno dei quattro
massimi Dottori della Chiesa


Leggiamo cosa scrive s. Ambrogio, dottore della Chiesa e maestro di sant'Agostino:
“Prima della dottrina si deve cercare la vita. Una vita buona è bene accetta anche senza la dottrina: la dottrina senza la vita non ha invece integrità. Il dono della sapienza non può espandersi in un’anima non disposta. Perciò dice: i malvagi mi cercano ma non mi trovano; perché la malvagità acceca gli occhi della mente e, quando si è oscurati dalle tenebre dell’iniquità, non si possono scoprire le profondità dei misteri. Per prima cosa dunque si deve far guerra alla malizia della vita e correggere i costumi. Dopo avere disposto queste cose nel giusto ordine, così che ci sia la correzione della colpa e la Grazia della purezza, ci dedicheremo – secondo il loro ordine e metodo – agli studi della dottrina che dobbiamo conoscere. Dapprima dunque gli studi morali, poi i mistici. In quelli è la vita, in questi la conoscenza; se ricerchi la perfezione sappi che la vita non è senza conoscenza, né la conoscenza senza vita: e tutte e due si completano a vicenda
(Commento sul salmo 118 di s. Ambrogio vescovo disc. 1, 2).
[cfr. Giacomo 2, 17-18; 24: la fede: se non ha le opere, è morta in sé stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede… l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede.]
Mi sembra che sia un brano di facile comprensione ed estremamente chiaro: prima ci deve essere la correzione del modo di vivere e solamente dopo ci si può applicare alla conoscenza della “Trinità” al completo. Per questo i fratelli del cammino, pur pensando di fare un “Itinerario di formazione cristiana”, si ritrovano sempre allo stesso punto e tanti, piuttosto che progredire, peggiorano la loro situazione e la loro condotta di vita ne resta degradata.

(da: Veterano)

lunedì 21 ottobre 2019

Di un amico perso e di follia totale

Si dice - addirittura è un cliché - che il matrimonio cambi le persone. Io non concordo. Non voglio concordare, perché altrimenti dovrei prendere una certa persona e strangolarla con le mie mani. Quindi devo pensare che il matrimonio non cambi molto della personalità degli individui coinvolti. D'altronde, di solito, già si conoscono e spesso convivono prima ancora di scambiarsi anelli, voti, pacche sul cranio, giravolte acrobatiche o qualsiasi altra cosa si faccia a queste cerimonie. Non partecipo da un po', non ricordo.

Il matrimonio però fornisce agli individui predisposti l'occasione di conferire finalmente la responsabilità delle proprie scelte e, in ultima analisi, della propria intera esistenza di adulti, a qualcuno che decida per loro. Non si cambia, si mette in pratica qualcosa che era già lì: il prepotente desiderio di non dover pensare mai più.

Ogni altra spiegazione mi suona stonata dopo aver visto questo mio amico fraterno, che reputavo intelligente, sposare una donna che, in tanti anni di castissimo fidanzamento ufficiale, lo aveva sempre trattato come uno zerbino: una buona misura di disprezzo insieme a un atteggiamento dittatoriale.

Esempio?

Lui cercava di sfondare in campo artistico, era un disegnatore. Era mostruosamente talentuoso. A 23 anni padroneggiava diverse tecniche con maturità, le sue illustrazioni mi lasciavano meravigliato come quelle di un Castellini qualsiasi, se ancora qualcuno se lo ricorda. Come molti artisti lavorava di notte e dormiva di giorno. Lei però, negli anni tra il fidanzamento e il matrimonio, prese a chiamarlo ogni giorno alle 8 di mattina per svegliarlo, ricordandogli urlando che era un fallito di merda, una mezza sega che non avrebbe mai concluso un cazzo nella vita se non si fosse svegliato presto come la gente normale.

Ogni. Santo. Giorno. Week end compresi. Sono stato testimone di una di quelle telefonate e il veleno isterico sputato da quella cornetta mi ha fatto paura: la sentivo io da due metri e diceva roba talmente vile, lurida, che pareva stesse insultando qualcuno che le aveva appena investito i genitori davanti agli occhi.

Giuro, è una cosa folle esattamente come sembra.

Lui ingoiava e difendeva con gli altri l'atteggiamento della dolce metà, fino all'assurdità.

Altro esempio?

Una sera ci eravamo trovati a casa dei genitori di lui, che era libera. A un certo punto uno di noi amici se ne esce con un "ma non stavi lavorando a un fumetto? Hai smesso? Peccato però, dai, sei bravissimo".

Apriti cielo.

Lei comincia a sbraitare che non dovevamo "mettergli in testa delle idee". Noi, stupefatti, protestiamo: che cazzo vuoi? Non abbiamo detto nulla di male. Lei non ci sta. In capo a un quarto d'ora quest'anima gentile comincia a urlare come un'arpia, scoppia in lacrime e ci caccia sul pianerottolo a suon di insulti ripugnanti e calci. Calci, porca miseria. Mentre lui, seduto sul divano, le dice con voce paziente "ma dai, lasciali stare, non volevano dire niente di male".

Noi, più allibiti che offesi, capiamo per la prima volta che il problema è davvero enorme. Questi si vogliono sposare. Il giorno dopo lui ci chiama per scusarsi della scenata ma minimizza. Vabbè, ci vediamo senza di lei e ci riappacifichiamo. Ci rassicura che non succederà mai più e ha ragione: da quel momento lo vediamo molto poco e sempre senza di lei. Abbiamo la netta impressione che le menta per poter uscire, ma lui nega.

Il matrimonio arriva tre anni dopo, tre anni in cui proviamo a parlarci in tutti i modi solo per sbattere su un muro di gomma. Lui stesso ammette che lei è "particolare" ma - parole sue che non posso dimenticare - "dà un senso alla mia vita, senza di lei sono niente". Noi amici andiamo alla cerimonia e facciamo la faccia felice perché lo amiamo, ma è come se fossimo al suo funerale. Stanno via più di due mesi in luna di miele. Lei è più che benestante e i genitori pagano loro un letterale viaggio intorno al mondo. Quando tornano in Italia non ci avvisa. Si fa sentire solo mesi dopo, quando finiscono i lavori nella nuova casa coniugale. Ci invita uno a uno, separatamente.

La prima volta che entro trovo all'ingresso una colossale bibbia miniata con decorazioni in foglia d'oro, aperta, poggiata su un plinto neoclassico. Giusto per chiarire l'antifona ai visitatori, immagino.

Lei infatti era ed è neocatecumenale. Lui era un cattolico tiepido tendente all'agnosticismo che non si faceva problemi a ridere degli aspetti più assurdi della religione. Era.

Lo scambio degli anelli è stato lo spartiacque, il momento in cui la delega è divenuta completa. Quella prima visita in casa è costellata di inviti ad "aprire la mente" e partecipare a riunioni di preghiera.

A me.

Mi conosce bene. Conosce la mia storia personale e i miei ragionamenti, sa perché sono ateo come l'acido cloridrico, ne abbiamo discusso molto. Per di più, in quel momento, sto studiando da sociologo e figuriamoci se non mi interesso della questione. Già a quel punto conosco e comprendo fede e religione per quello che sono: fenomeni umani del tutto privi di ogni elemento sovrannaturale. Sa che sono impervio. Ciò non lo distoglie dal provare. Probabilmente non riesco a rendere chiaro quanto fosse surreale. Era come se avesse cominciato, in tutta serietà, a illustrarmi i benefici politici e morali della castrazione degli emù di porcellana.

Sotto lo sguardo attento della moglie, che non mi ha rivolto la parola dopo il primo "ciao", si lancia in strani discorsi riguardanti il figlio che sta per avere (rigorosamente 9 mesi dopo la luna di miele), che va "protetto" dal mondo, che se può lo educa a casa perché "fossi matto che lo mando a scuola, chissà cosa gli insegnano": tutto lì fuori è corrotto, malvagio, innaturale, perverso.

Da quel momento noi amici non lo vediamo più da solo. Ben presto smettiamo di vederlo del tutto perché è impossibile parlare di qualsiasi argomento che non sia la bontà del Signore e la corruzione della società. A un certo punto l'unico modo di contattarlo è FB e l'unica cosa che ci scrive sono inviti a incontri di preghiera. Un giorno, un anno dopo la nascita della seconda figlia (non so perché ne abbiano avuti solo due, ipotizzo difficoltà mediche), si accende una discussione aspra quando posto su FB un video di James Randi che percula l'omeopatia. Arriva come una furia sotto al post commentando che lui la usa per curare i figli su "proposta" di lei e, ovviamente, "funziona benissimo". A suo dire lo ha guarito dalle allergie e dall'asma, persino. Segue rant chilometrico che le medicine sono tutta una truffa, che i vaccini causano l'autismo e l'intero repertorio di ignoranza preistorica. Al mio "vabbé, te pìjate quello che te pare, ma almeno i ragazzini curali sul serio" mi busco del plagiato dal sistema, del chiuso di mente, del disinformato.

Faccio pippa e spengo il flame.

Silenzio di mesi.

La seconda discussione, quella dopo cui mi sono arreso, arriva quando posto su FB una roba a sostegno del gay pride e lui arriva a commentare che non dovrei dare pubblicità ai pervertiti, seguito da un bel "come spiego a mio figlio questa roba contronatura?". Non lo avevo mai sentito esprimere nulla di anche solo vagamente simile, prima. Lo smentisco con una meta-analisi sull'omosessualità nel mondo animale ma, povero me che non me ne ero accorto, salta fuori che la scienza è corrotta, ideologizzata, falsa, tutta. Un covo di ebrei dai loschi intenti. Dopo qualche scambio di battute mi vedo dare dell'ignorante perché no, proprio non ci riesco, non penso che gli omosessuali siano malati mentali. La mia spregiudicata affermazione gli scatena un'ira che non pensavo possibile, mi becco degli insulti di una spocchia becera che mi lascia stordito e decido che anche basta, è una causa persa.

Ormai sono più di 10 anni che è così. Fino a due anni fa mi abitava vicino, stesso quartiere, un chilometro di distanza. Ogni tanto ci incrociavamo. Io non ho mai smesso di salutarlo, il saluto non lo tolgo a nessuno. Lui mi guardava e si voltava dall'altra parte, anche senza la moglie. Se c'era lei, scricciolo di 150cm per 45kg, di norma lo prendeva per un braccio, omone di 200cm e 120kg, e gli faceva attraversare la strada come un cane. L'ultima volta che l'ho visto è stato prima che si trasferisse, in estate. Era seduto da solo a un tavolino all'aperto di un bar squallido, infognato in un portico, buio in pieno giorno, pieno di slot. Non è una scena che posso dimenticare e adesso che la scrivo quasi mi viene da piangere. Fissava immobile con occhi morti mezza pinta di birra sudata, con la sigaretta appoggiata nel posacenere che fumava consumandosi da sola. Ho provato una pena immensa e la provo anche ora. Probabilmente era uno dei pochi momenti che aveva solo per lui. Non ha risposto al mio saluto nemmeno quella volta.

So che poi si è trasferito, non so dove, e io so che devo pensare sia morto perché l'idea di non averci potuto fare niente mi strazia.

Scusate, sono partito tentando un po' di ironia ma niente, finisce così. Ora vado a bermi una cosa forte.

(da: anfotero, sul forum Reddit)

sabato 19 ottobre 2019

QUELLO CHE I NEOCATECUMENALI NON DICONO DI GIOVANNI PAOLO II

Sappiamo fin troppo bene come i neocatecumenali si fregino degli elogi ricevuti soprattutto dai Papi, hanno un’apposita sezione nel loro sito ufficiale dove fanno bella mostra di quelli che possono parere elogi, perché trascurano di riportare le reprimende, che invece sono moltissime.

Ma c’è almeno un discorso che non è riportato nel sito neocatecumenale. Perché?
Perché non contiene NESSUN ELOGIO, ma casomai solo chiari RIMPROVERI.

Di questo discorso non hanno potuto, quindi, estrapolare gli elogi e tacere il resto, perché Giovanni Paolo II, il grande estimatore del Cammino Neocatecumenale, non fece altro che rimproverarli su tutta la linea.

Se non lo fanno loro, lo facciamo noi, perché i discorsi dei Papi devono essere TUTTI conosciuti, anche quelli che non danno lustro al Cammino Neocatecumenale e manifestano invece il loro pensiero reale, al di là delle frasi di circostanza che per etichetta sono sempre obbligati a pronunciare con tutti, almeno come apertura.


Fratelli carissimi!

1. Sono lieto di avere oggi la possibilità di incontrare un gruppo di aderenti alle Comunità neocatecumenali, riuniti a Roma per meditare insieme su: “La riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa”, che è il tema del prossimo Sinodo dei Vescovi.

Saluto i Vescovi, i Parroci e Sacerdoti qui presenti, che per l’occasione sono venuti da tutti i continenti. (ndr. È certo da sempre che se c‘è il Papa, i vescovi neocatecumenali assicurano la loro presenza da tutto il mondo, magari spesati dal Cammino, come fanno per la convivenza dei vescovi alla Domus. L'assemblea sinodale si sarebbe svolta in data 29 settembre-29 ottobre, quindi l'"occasione" non potevano essere quella, ma era proprio l'incontro col Papa).

La mia desidera essere una PAROLA DI RIFLESSIONE sulla esperienza spirituale ed ecclesiale un esempio limpido e schietto di profonda fede cristiana, vissuta costantemente in INTIMA, DOCILE E LIETA UNIONE CON I PASTORI DELLA CHIESA.

La vostra vuole essere fondamentalmente una testimonianza di annuncio del messaggio evangelico , (ndr. “non solo in contatto, ma in comunione”, “Solo Gesù Cristo può…”).

Mi è noto l’impegno delle vostre comunità nell’opera meritoria della catechesi (ndr. È la catechesi che è un’opera meritoria, non il loro impegno).
Fine specifico di ogni opera e forma di catechesi sarà quello di far germinare, crescere, sviluppare, il seme della fede, deposto dallo Spirito Santo col primo annuncio, ed efficacemente trasmesso col Battesimo.

2.  Nelle vostre comunità voi volete approfondire (ndr. “volete approfondire”, non “approfondite”), non solo a livello teoretico, ma, in modo del tutto speciale, la dimensione vitale, il significato, il valore, la ricchezza, le esigenze del Battesimo, il sacramento che è condizione necessaria alla salvezza (ndr. È il Battesimo che è condizione necessaria alla salvezza); che unisce alla morte, alla sepoltura e alla risurrezione del Salvatore; che fa vivere la vita stessa di Cristo, che trasforma il battezzato in tempio dello Spirito, in figlio adottivo del Padre celeste, in fratello ed erede del Cristo, in membro del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. (ndr. Quindi quando “uccidono” un battezzato, uccidono il tempio delle Spirito che è in lui, uno già figlio del Padre Celeste, un cristiano…) Tale approfondimento è volto alla riscoperta e alla valorizzazione delle ricchezze proprie del Battesimo, ricevuto di norma nell’infanzia, e al quale, pertanto, è necessario far riferimento non come ad un fatto puramente giuridico, ma come al vero momento fondante di tutta la vita cristiana (ndr. Ossia dice loro che il momento fondante della vita cristiana è il Battesimo ricevuto, non la loro catechizzazione. Dice loro che quando catechizzano nelle parrocchie i battezzati, stanno rivolgendosi a persone che sono GIA’ figlie di Dio, non lo diventano perché attraverso le catechesi neocatecumenali “riscoprono” il Battesimo). Coltivando quella che potremo chiamare una “spiritualità battesimale”, , voi intendete animare, indirizzare, fecondare il vostro itinerario di fede, quale logico sviluppo delle esigenze intrinseche del Sacramento, così che la vostra testimonianza sia sempre più autentica, sincera, coerente, operosa, e perché possiate essere sempre più disponibili a rispondere prontamente all’appello divino.

Tale disponibilità SI DEVE MANIFESTARE nella continua meditazione e nel religioso ascolto della SACRA TRADIZIONE E DELLA SACRA SCRITTURA, che costituiscono “UN SOLO E SACRO DEPOSITO DELLA PAROLA DI DIO AFFIDATA ALLA CHIESA” (Dei Verbum, 10). (ndr. Studio necessario??? Ma che parolaccia! Nel Cammino Neocatecumenale al popolino ed anche ai catechisti è vietato studiare, specialmente quello che insegna la Chiesa, a loro basta l’ispirazione di quello che chiamano Spirito Santo!).). Ne consegue l’esigenza di un costante e serio lavoro di approfondimento personale e comunitario della Parola di Dio e dell’insegnamento del MAGISTERO DELLA CHIESA, ANCHE MEDIANTE LA PARTECIPAZIONE A SERI CORSI BIBLICI E TEOLOGICI.Tale impegno di STUDIO e di riflessione si manifesta quanto mai NECESSARIO per chi, dovendo svolgere il compito di catechista, ha il dovere di alimentare i propri fratelli con un solido cibo spirituale.

Tenete sempre presente la solenne e vigorosa affermazione del Concilio Ecumenico Vaticano II: “La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella Sacra Liturgia, di nutrirsi del Pane della vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli” (Dei Verbum, 21). Da Cristo Parola a Cristo Eucaristia, perché il SACRIFICIO EUCARISTICO è la fonte, il centro e il culmine di tutta la vita cristiana. (ndr. Il SACRIFICIO Eucaristico. Non la FESTA Eucaristica! Risulta sempre più chiaro perché di questo discorso i neocatecumenali non ne fanno mai menzione…).


Celebrate l’Eucaristia e, soprattutto, la Pasqua, CON VERA PIETÀ, CON GRANDE DIGNITÀ, CON AMORE PER I RITI LITURGICI DELLA CHIESA, CON ESATTA OSSERVANZA DELLE NORME STABILITE DALLA COMPETENTE AUTORITÀ, CON VOLONTÀ DI COMUNIONE CON TUTTI I FRATELLI. (ndr. Già nel 1983 Giovanni Paolo aveva ben individuato i punti critici del CNC: assenza di dignità sacramentale, assenza di amore per i riti liturgici della Chiesa, inosservanza delle norme delle autorità competenti, assenza di comunione col resto della parrocchia).

3. La vostra disponibilità all’appello divino si deve manifestare altresì nella continua, quotidiana, instancabile preghiera, espressione anzitutto dell’adorazione, che l’uomo fragile, debole, consapevole della propria contingenza e della propria creaturalità, offre a Dio, il Trascendente, l’Infinito, l’Onnipotente, il Creatore, ma anche il Padre amorevole e misericordioso; preghiera che, pertanto, diventa anche dialogo intimo ed affettuoso tra il figlio e il Padre. Preghiera che diviene coro supplichevole nel “PATER NOSTER”, insegnatoci da Gesù stesso; preghiera che diviene solenne e cosciente professione di fede cristiana nel CREDO O SIMBOLO APOSTOLICO (ndr. Ricordiamoci che all’epoca i neocat non recitavano il Credo, perché si poteva recitarlo solo dopo che i catechisti l’avevano “consegnato” nell’apposito passaggio, del Pater noster non mi ricordo); preghiera che trova nei Salmi le varie e complesse sfumature interiori con cui l’orante - il Popolo della Promessa, il nuovo Popolo eletto cioè la Chiesa, il cristiano nelle varie situazioni spirituali - può rivolgersi a Dio, sua speranza, sua roccia, sua salvezza: “Se il Salmo prega - ci suggerisce sant’Agostino - pregate; se geme, gemete; se esulta, esultate; se spera, sperate; se teme, temete. Tutte le cose che sono scritte qui, sono il nostro specchio” (S. Agostino, Enarr. in Ps. XXX, II, s. III, 1: CCL 38, 213). (ndr. Vorrebbe dire NON ESULTATE SEMPRE E SOLTANTO CON LA VOSTRA CACIARA, ci sono diversi modi e tempi nel vivere la fede).

4.La vostra disponibilità all’appello divino si manifesta nel realizzare, giorno dopo giorno, la parola esigente di Gesù: “Convertitevi e credete al Vangelo!” (Mc 1, 15). QUESTA CONVERSIONE, QUESTO “CAMBIAMENTO DI MENTALITÀ”, È ANZITUTTO RIFIUTO DEL VERO MALE, IL PECCATO, CHE CI ALLONTANA DA DIO. (ndr. Rifiuto del male e del peccato??? Ma se non si fa altro che giustificare l’uomo che non può non peccare…  Per rifiutare bisogna decidere di rifiutare, usare il libero arbitrio, volere, il rifiuto implica una volontà umana… Ma nel CNC questo non è ammesso, perché l’uomo non può né decidere né volere, in balia com’è del demonio che è suo padre (quindi figli del demonio, mentre i cristiani hanno per padre DIO), che lo domina ed è suo signore, costringendolo al peccato sempre, a meno che Dio non ponga la sua mano “sulla testa” della persona. Ma come fa Dio a porre la sua mano sulla testa, se la persona non si pone nemmeno il problema di “rifiutare”, ma anzi giustifica tutto il peccato deresponsabilizzando l’uomo e non si mette contro questo male, usando il libero arbitrio ed il combattimento contro la tentazione? In questo modo già esprime da quale parte sta) Questa conversione è un continuo cammino di ritorno alla casa del Padre, come quello del figlio prodigo (cf. Lc 15, 11-32). QUESTA CONVERSIONE trova il suo segno salvifico nel Sacramento della Penitenza o della Riconciliazione.La libertà dal peccato - ho scritto nella Bolla di indizione del Giubileo per il 1950° anniversario della Redenzione - è . . . frutto dell’esigenza primaria della fede in Cristo Redentore e nella sua Chiesa . . . A servizio di questa libertà il Signore Gesù ha istituito nella sua Chiesa il Sacramento della Penitenza, perché coloro che hanno commesso peccato dopo il Battesimo siano riconciliati con Dio, che hanno offeso, e con la Chiesa stessa, che hanno ferito” (Giovanni Paolo II, Aperite portas Redemptori, 5). (ndr. Ma sappiamo benissimo come viene trattato nel CNC il SACRAMENTO della penitenza. Un elenco arido di peccati perché non c’è mai TEMPO, la direzione spirituale la fa il catechista in altra sede, agli scrutini. A meno che uno non vada già profondamente pentito del suo peccato, cosa che avviene raramente nel CNC, dato che non è l’uomo ma il demonio che fa il peccato, come non è l’uomo che ricerca la grazia, ma Dio che gliela dà gratis, la confessione si riduce ad una lista, aridamente e con poco senso).
Il ministero della Riconciliazione - questo dono mirabile della infinita misericordia di Dio - è affidato a voi, Sacerdoti. Siatene ministri sempre degni, pronti, zelanti, disponibili, pazienti sereni, attenendovi con fedele diligenza alle norme stabilite in materia dall’autorità ecclesiastica. I fedeli potranno così trovare in tale Sacramento un autentico segno e strumento di rinascita spirituale e di letificante libertà interiore.

E voi, fratelli tutti, celebrate il Sacramento della Riconciliazione con grande fiducia nella misericordia di Dio, in piena adesione al ministero e alla disciplina della Chiesa, CON LA CONFESSIONE INDIVIDUALE, come ripetutamente raccomanda il nuovo Codice di diritto canonico, per il perdono e la pace dei discepoli del Signore e come annuncio efficace della bontà del Signore per tutti.

5. LUNGO IL VOSTRO ITINERARIO SPIRITUALE CERCATE DI ARMONIZZARE LE ESIGENZE “CATECUMENALI” CON L’IMPEGNO DELLA NECESSARIA DEDIZIONE AI FRATELLI, ALLA FAMIGLIA, AI DOVERI PROFESSIONALI E SOCIALI. (ndr. Ma quando mai?! Le esigenze neocatecumenali vanno sopra ad ogni cosa, specialmente alla famiglia, figuriamoci agli impegni di lavoro. E’ capitato personalmente a me, come a tutti, di essere stata offesa e rimproverata perché per un impegno di lavoro il sabato mattina la catechista psichiatrica mi urlò contro dicendo tra l’altro eresie a libero). SOPRATTUTTO NON CEDETE ALLA TENTAZIONE DI CHIUDERVI IN VOI STESSI, ISOLANDOVI DALLA VITA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE O DIOCESANA, GIACCHÉ SOLTANTO DA UN EFFETTIVO INSERIMENTO IN QUEGLI ORGANISMI PIÙ VASTI POSSONO DERIVARE AUTENTICITÀ ED EFFICACIA AL VOSTRO IMPEGNO APOSTOLICO. (ndr. Se era “tentazione” è ben presto diventata peccato, perché i neocatecumenali hanno ceduto, eccome se hanno ceduto, chiudendosi in loro stessi e isolandosi dalla parrocchia e dalla Diocesi. Questo è un altro motivo del perché il loro impegno apostolico non ha acquisito né efficacia né autenticità, visto che il CNC sta miseramente affondando. Forse, se fossero stati più OBBEDIENTI e si fossero lasciati correggere, oggi avrebbero migliore situazione).

NON VOGLIO chiudere queste mie riflessioni senza ricordare a voi e alle Comunità che rappresentate quanto ho detto di recente in occasione della presentazione ufficiale del nuovo Codice di diritto canonico: il cristiano deve disporre il proprio animo ad accoglierlo e a metterlo in pratica. (ndr. Il Papa VUOLE che i neocatecumenali accolgano e mettano in pratica il nuovo Codice di diritto canonico. Aspetta e spera…). Le leggi sono munifico dono di Dio e la loro osservanza è vera sapienza. (ndr. Ma nel CNC si prende alla lettera che Cristo ha già compiuto la legge ed ora vige la libertà attraverso lo Spirito. Figuriamoci se si sottomettono a qualsivoglia legge). Il diritto della Chiesa è un mezzo, un ausilio e anche un presidio per mantenersi in comunione col Signore. PERTANTO LE NORME GIURIDICHE, COME ANCHE QUELLE LITURGICHE, VANNO OSSERVATE SENZA NEGLIGENZE E SENZA OMISSIONI. (ndr. Ecco perché, ancora una volta , questi NC non stanno in comunione e diffondono eresie sia teologiche che pratiche. Se ne sono sempre altamente fregati del diritto della Chiesa, loro sono guidati DIRETTAMENTE dallo Spirito Santo… Quanto alle negligenze ed omissioni, non parliamone proprio, è alla conoscenza di tutti. Ma sarà proprio Giovanni Paolo II che vedendo puntualmente disattesa ogni sua raccomandazione (che poi detta da un Papa è un ordine), operi dal cielo, insieme a tutti gli altri Papi Santi, l’ispirazione di persone come Padre Ariel e di tutti quelli che ormai non entrano più nel CNC, al fine di rinsecchire l’albero cattivo?).

Sono sicuro che le vostre Comunità, animate dal FERVORE DI DISTINGUERSI nella celebrazione del Battesimo, dell’Eucaristia e della Penitenza, VOGLIANO ANCHE DISTINGUERSI, SOTTO LA GUIDA DELLA CHIESA, IN QUESTO IMPEGNO DI FEDELTÀ ALLA DISCIPLINA COMUNE. (ndr. “Sono sicuro”, significa “quel che ho detto lo dovete fare!” E “Dovete pure stare sotto la guida della Chiesa, impegnandovi ad essere fedeli alla DISCIPLINA COMUNE).

Carissimi fratelli!

Mentre presento questi miei pensieri alla vostra riflessione,
Essa, che “avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione al Figlio sino alla croce” (Lumen Gentium, 58), vi conforti col suo materno sorriso nel quotidiano cammino della sequela di Cristo.

Con la mia benedizione apostolica.



Una nostra nota personale a margine:

Colgo l'occasione per specificare meglio l'accadimento con la catechista "psichiatrica".
Già io e mio marito eravamo in contrasto con i cosiddetti "catechisti" quando fu fissata da loro un'ennesima convivenza "fuori standard" per parlare dei problemi della comunità (avevamo già finito il cammino da diversi anni ed i problemi si erano moltiplicati anziché risolversi). Iniziava dal sabato mattina fino alla domenica pomeriggio. Mio marito non potè esimersi da degli impegni di lavoro al sabato mattina (tutti mancavano sempre per impegni di lavoro o quant'altro), proprio quando la comunità celebrava la penitenziale.
Arrivammo all'ora di pranzo ed io chiesi al parroco di potermi confessare, visto che c'era tempo.
Lui mi propose di fare la confessione camminando all'aperto e così avvenne.
Quando rientrammo la catechista psichiatrica aveva gli occhi fuori dalle orbite ed iniziò a sbraitare che non eravamo entrati in comunione con la comunità perchè non avevamo fatto insieme la penitenziale, che dovevamo ad ogni costo arrivare dalla mattina e, davanti al parroco silente urlò: «questa confessione non ti vale nulla! Questa "giratina" che avete fatto! Ora ti devi ri-confessare perché la confessione è invalida!» e proibì a mio marito di confessarsi perché c'era da andare a tavola (meglio mangiare che confessarsi, in realtà voleva proprio proibire la confessione).

Il parroco non fiatò, ma colsi il suo sguardo: questa catechista laica, urlando di rabbia con gli occhi strabuzzati stava dicendo che la confessione che lui, il parroco, aveva appena fatto era invalida perché era una "giratina" ed imponeva a me a a lui di considerarla nulla.
Cosa che naturalmente non accettammo.
In quella confessione avevo messo tutta me stessa, l'avevo fatta più che seriamente ed avevo ricevuto anche l'assoluzione.



Un'altra nota a margine:

Già nel 1983, a soli 15 anni dall'arrivo a Roma, i neocatecumenali si erano distinti per la loro inosservanza delle norme della Chiesa e per la loro disobbedienza.

Giovanni Paolo II amava i movimenti in generale ed il Cammino Neocatecumenale, in quanto movimento (anche se loro vogliono fare gli unici ed i diversi volendosi definire "itinerario", solo un termine, poi sono trattati come tutti gli altri movimenti, Statuto e quant'altro), non si sottraeva a questa sua inclinazione, alla pari di tutti gli altri.
Ormai che c'erano, si sperava fin dall'origine di poterli correggere e rendere obbedienti alla Chiesa, in modo da raddrizzare i loro molteplici errori.

Sappiamo oggi che non è stato così: il Cammino Neocatecumenale ha continuato imperterrito per la sua strada, rifiutandosi anche di pubblicare il Direttorio, (unica autorizzazione ricevuta è quella alla pubblicazione) e continuando a mantenerlo segreto probabilmente per non divulgare la falcidiazione di tutte le loro interpretazioni eretiche delle Scritture, nonché le loro disobbedienti prassi.

Finché dura… ma siamo agli sgoccioli!