sabato 30 maggio 2009

Chi comanda in Vaticano?

Da un articolo di Paolo Rodari su "Il Riformista 30 maggio 2009:

"... Il problema sembra comunque essere a monte. Occorre tornare indietro negli anni, al pontificato di Paolo VI. Fu lui, sostituto nella segreteria di Stato ai tempi di Pio XII, a modificare quella che allora era un’aristocrazia democratica (tutti i prefetti e i segretari delle Congregazioni vaticane vedevano più volte il Papa e la segretaria dello stesso Papa, suor Pasqualina, contribuiva nell’incentivare i rapporti tra Pacelli e i vari monsignori) in una monarchia di fatto. Da Paolo VI in poi, infatti, è la segreteria di Stato a gestire ogni richiesta dal basso vuole essere esposta al Papa. È la segreteria di Stato a decidere, dunque, quali questioni siano degne d’essere comunicate al Pontefice e quali no. È la segreteria di Stato a bloccare riforme della curia e cambiamenti in posti di potere importanti. Una centralizzazione di potere che blocca l’effettivo esercizio del potere a discapito, in fondo, dello stesso Pontefice".

Leggiamo sul blog di Tornielli sempre oggi: .."Un dato di fatto che emerge negli ultimi mesi e il consolidamento dell’influenza del Sostituto della Segreteria di Stato Fernando Filoni sul governo di tutta la Curia romana."

Non è una buona notizia, né per la Chiesa né per il Papa - ora che la Segreteria di Stato è l'organo più potente della Curia e di fatto 'filtra' quello che deve o non deve 'passare' al Papa - lo è certamente per Kiko, nelle cui fila Filoni è arruolato...

Volete un esempio di quanto sostiene Rodari? Ecco come è andata riguardo alla "festa" dopo l'anomala approvazione dello statuto

Stralcio dall'"Accoglienza alla Convivenza di Porto S. Giorgio Giorgio 25-28 settembre 2008"

Parla Kiko Arguello:... Mons. Filoni ci riceve mercoledì anche perché vuole un progetto per vedere come celebrare i 40 anni del Cammino in Roma... Mons. Filoni vuole che gli presentiamo un progetto. Abbiamo chiesto al Papa: lo possiamo celebrare in modo massivo (siamo tantissime comunità nel mondo), o lo facciamo in tono minore? E il Papa ci ha detto che le cose fatte in modo più umile con il tempo sono più efficaci. Come dire io preferirei una cosa più umile. Ha celebrato da poco i 40 anni Comunione e Liberazione in P.za S. pietro, 150.000 con il Papa. Lo hanno celebrato i Focolarini e anche la Comunità di S. Egidio. Hanno fatto dei Vespri con il Papa, molto bello. Adesso tocca a noi! L'ideale sarebbe farlo nella Basilica di S. Pietro...

...e così è stato nonostante le diverse indicazioni del Papa: e abbiamo avuto il 10 gennaio... e il Papa ha 'mandato' una dozzina di "Comunità NC" in altrettante parrocchie a evangelizzare la periferia romana: qualcuno deve avergli pur detto che il Cammino si è messo in riga, altrimenti non sapremmo cosa pensare!

Un secondo esempio: traduzione dall'originale dal sito della Conferenza Episcopale giapponese:

" Nonostante la decisione del vescovo Osamu Mizobe e del consiglio pastorale della diocesi di Takamatsu di chiudere per il 30 giugno 2008 il seminario Redemptoris Mater a Higashi Kagawa (nella prefettura di Kagawa), decisione ratificata dal Vaticano a seguito di due visite a Roma del vescovo e dell'incontro personale che questi e altri tre arcivescovi giapponesi hanno avuto con papa Benedetto XVI il 25 aprile scorso, è giunto da Roma l'ordine di bloccare tutte le azioni contro tale seminario. L'ordine di bloccare la chiusura è giunto in un messaggio all'arcivescovo Alberto Bottari De Castello, nunzio apostolico in Giappone, da parte del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato Vaticano, ed è stato passato al vescovo Mizobe il 31 maggio. Quando è giunta la direttiva da Roma, la decisione della chiusura era già stata notificata al consiglio pastorale, al consiglio presbiterale e alla commissione diocesana per l'evangelizzazione della diocesi (che conta 5.070 fedeli). All'inizio di luglio ancora non si registrano sviluppi."

Possibile che una decisione, presa dalla Conferenza Episcopale Giapponese e ratificata dal Papa, possa essere stata annullata con un colpo di spugna ad un soffio dalla sua concretizzazione ed a notifiche di rito già effettuate, da un diktat della Segreteria di Stato?

Perché il Cammino Neocatecumenale sembra intoccabile?

giovedì 28 maggio 2009

Testimonianza di Daniele

Pesco nuovamente su Oriens Forum una testimonianza sul Cammino e non posso non dare qui il giusto risalto a questa testimonianza, che non fa altro che confermare quanto da tempo dichiariamo e denunciamo.


Il problema del Cammino sono le deviazioni dottrinali del suo fondatore, trasmesse, attraverso le "catechesi", a tutti gli adepti del movimento.

L'approvazione del Papa non garantisce nulla. I Gesuiti sono una congregazione approvata, esistente da secoli, fondata da un Santo (e non da un pittore di scarso valore che si improvvisa teologo), ma ciò non toglie che oggi una buona parte dei suoi membri non brilli per ortodossia e adesione al magistero della Chiesa. Inoltre non dimentichiamo che il Papa ha approvato solo ed esclusivamente ciò che è contenuto negli Statuti. Tutto il resto - catechesi, "passaggi", liturgia, ecc. ecc. - era e resta nell'ombra. Quindi è non solo legittimo, ma anche doveroso, criticarlo, quando vi si scorgono impressionanti discrepanze rispetto alla sana dottrina.

Il fervore non è di per sé una dimostrazione di bontà. Esso può essere buono o cattivo, a seconda di ciò che lo causa. Certe sette protestanti hanno un fervore (almeno apparente, esteriore) che noi neanche immaginiamo, ma questo non significa che siano nella verità o che il loro esempio sia in qualche modo da imitarsi. Fervore si trova anche ai concerti dei cantati alla moda, poiché lo stare insieme, il movimento e il canto crea una sensazione di benessere (per inciso, le liturgie neocatecumenali usano la stessa tecnica). Fra l'altro, in un panorama ecclesiale arido e disgregato come quello di oggi, è evidente che qualunque gruppo un po' più convinto e coeso appaia estremamente fervente rispetto al resto. Che in certe zone la Chiesa debba ringraziare il Cammino per le vocazioni è indice del livello infimo a cui si è ridotta la nostra santa religione.

Io, anni fa, sono stato alla Messa neocatecumenale. E celebrata da un prete sulla cui ortodossia non avevo dubbi. Al momento della Comunione, stando seduto al mio posto, ricevetti in mano un frammento umidiccio di pane azzimo. Ma non potei comunicarmi subito: dovevo aspettare che lo ricevessero tutti gli altri, i quali, sempre seduti, venivano "serviti" dal prete o dal ministro straordinario di turno. Nel frattempo compunzione? silenzio? venerazione? Tutto l'opposto. Risate, lazzi, battute sulle caratteristiche del "pezzo di pane" che avevano ricevuto: troppo umido, troppo piccolo, di forma strana. Quando finalmente potei consumare la particola, mi accorsi che una parte abbastanza consistente di pane, essendo molto umido, mi era rimasto appiccicato alla mano, insieme a svariate briciole. Mi portai tutto alla bocca, ma non vidi nessuno fare altrettanto. Nonostante fossi molto lontano dalla visione della fede che ho oggi, ricordo di questo episodio come il momento più umiliante e vergognoso della mia vita di cattolico.

Ora mi domando: a che serve insistere, in modo quasi parossistico, sulla cosiddetta "apertura alla vita" (cosa peraltro lodevolissima, anche se da essi interpretata in maniera estrema e irrazionale), e poi non farsi scrupoli di commettere atti di irriverenza tali verso nostro Signore, che persino un adolescente tiepido quale ero io ne può avere vergogna? Non ci viene allora in mente che, se i neocatecumenali fanno in un certo modo, non è perché hanno una fede fervente, ma perché obbediscono con fervore alle opinioni del loro fondatore, trasmesse loro con le catechesi? È così, purtroppo. Kiko dice che la dottrina sulla Eucaristia è un'invenzione del medioevo? Via la devozione al Santissimo. Kiko dice che bisogna fare tanti figli? Ne facciamo tantissimi. Perché? Perché l'ha detto lui.

Dopo cinque anni di Cammino, una mia amica non sapeva neppure l'abc della dottrina cattolica. In compenso conosceva a memoria le elucubrazioni di Kiko sulla comunità, il rapporto da tenere nella comunità, la predilezione della comunità.

Per carità, tantissimi sono in buona fede, tanti sono recuperabili. Ma a patto di un radicale cambiamento di rotta che potrà avvenire solo a fondatore morto. Prima è impossibile.

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A quest'ultima affermazione, condivisa da molti in Curia, è stato risposto come segue:
[ a prescindere dal fatto che risolvere un problema grave come quello posto dal Cammino, implica responsabilità impellenti di adeguato intervento, piuttosto che la vigliacca passività di lasciar dipendere tutto (peraltro irrealisticamente) da un evento che è nelle mani del Signore e comunque non è giusto aspettare un domani per risolvere un problema che oggi è così cogente e scottante e che coinvolge la nostra responsabilità]

" Kiko è intrinsecamente malvagio, ha stabilito un consiglio di 40 saggi (una specie di Sinedrio) preti, catechisti, della prima ora, i cosidetti "irriducibili" che sono cento volte più esauriti di lui, che hanno il compito di CUSTODIRE il CAMMINO da inquinamenti e interferenze "demoniache" cioè da chi gli va contro, anche se questo un giorno fosse il PAPA in persona... per questi esaltati, sempre diavolo sarà... alla faccia dell'obbedienza... Sono 40 e quaranta devono rimanere, sono in carica a vita e quando muore uno deve essere sostituito con il consenso di tutti! Kiko è un uomo che media con i Vescovi e il Papa (anche se può sembrare paradossale) perchè come gli rimprovera il sinedrio con fare arrogante ed imperioso (tipico di questi esaltati); "KIKO il cammino non è tuo è di Gesù Cristo"... LORO VORREBBERO FARE ANCOR PEGGIO GIA' DI COME FANNO. Il futuro non sarà migliore SARA' BEN PEGGIORE! E so quello che dico! "

mercoledì 27 maggio 2009

La cosiddetta "Chiesa conciliare" è ancora "cattolica"?

Riprendo alcuni passaggi, tra quelli già noti, della prolusione pronunciata ieri dal Papa in occasione del Convegno della Diocesi di Roma: "Corresponsabilità nella vita della Chiesa"


Il Santo Padre ha sostanzialmente riconosciuto che dopo il Concilio Vaticano II, che "ha portato buoni frutti", c'è stata una "corrente interprativa che appellandosi a un presunto ’spirito del Concilio’ ha inteso stabilire una discontinuità con la Tradizione della Chiesa, travalicando ad esempio i confini oggettivamente esistenti trala gerarchia e il laicato, guardando alla Chiesa con un taglio orizzontale che escludeva il riferimento a Dio, in aperto contrasto con la dottrina cattolica".


"Il Concilio - afferma il Papa - non è stato una rottura che ha dato vita a un’altra Chiesa ma un vero e profondo rinnovamento e crescita di un unico soggetto che si sviluppa". E ricorda che questa stessa denuncia è stata ripresa dal suo primo discorso alla Curia Romana il 22 dicembre del 2005, sottolineando che a causa di tale interpretazione, "in realtà opposta allo spirito del Vaticano II", negli anni successivi "non sempre si è avuto l’incremento e sviluppo desiderati, ma un affievolimento dell’impegno, tavolta stanchezza, quasi stallo".


Tanto che "il Sinodo del 1987 sul ruolo del laicato ha osservato che le pagine luminose del Concilio su questa materia non furono sufficientemente tradotte e realizzate", leggendo "le comuni responsabilità e dimensioni del popolo di Dio secondo idea sociologica e politica". "E la nostra diocesi di Roma - si chiede il Pontefice - a che punto sta? In che misura viene favorita la corresponsabilità?".


Quindi, è intanto "una scelta apprezzabile dedicare tempo alla verifica del cammino percorso". In concreto, sottolinea Benedetto XVI è importante" dare a ogni movimento e istanza il suo spazio" ma soprattutto guardare ai lontani: "troppi battezzati vivono ancora ai margini della vita della Chiesa e se non mancano le difficoltà non possiamo consolarci della conservazione dell’esistente".


"San Paolo - ricorda - ci ha chiarito che non c’è più circonciso e incirconciso ma Cristo è tutto in tutti. Questo ha abbattuto il muro delle differenze tra le culture. In Cristo diventiamo popolo di Dio, dal Papa fino all’ultimo bambino battezzato".


Ed ecco la forte esortazione: "Il futuro del cristianesimo e della Chiesa a Roma dipende anche dall'impegno e della testimonianza di ciascuno di noi" e il Papa invita quindi a "sperimentare in piccoli gruppi nelle famiglie, come avvenuto nella missione cittadina promossa dal card. Camillo Ruini".


"Il mandato di evangelizzare - infatti - spetta a tutti, anche se molta strada resta da percorrere perché troppi battezzati non si sentono parte della comunità ecclesiale e vivono ai margini di essa. Pochi sono ancora i laici in proporzione al numero degli abitanti di ciascuna parrocchia". Per questo, "occorre rinnovare lo sforzo per una formazione più attenta e puntuale" dei laici.


"Tocca a voi parroci - raccomanda il Papa - promuovere la crescita spirituale apostolica di quanti sono già attivi in parrocchia". "Siate buoni samaritani - egli conclude - pronti a curare le ferite dei vostri fratelli".


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Il grande problema, amici miei, è che nelle diocesi è stata varata la cosiddetta "formazione per i laici" attraverso numerose scuole di teologia a loro dedicate, ed è certamente una cosa buona... ma c'è da inorridire di raccapriccio quando si scopre a chi è affidata questa "formazione" che - ho potuto constatare personalmente è infarcita di elementi modernisti e di molti insegnamenti mediati dalle catechesi NC.


Del resto non dobbiamo nasconderci che - come riconosce il Papa e da noi affermato più volte - c'è uno 'spirito del concilio' che ha portato guasti che rischiano di divenire irreparabili; ma esso è tuttora ben presente e operante e non basta ricordarlo e stigmatizzarlo, ma occorrono interventi per estirparlo!


E soprattutto, questo ribadire l'efficacia dei movimenti, efficace solo a portare alcuni "numeri", ma non certo a favore la 'qualità' della formazione e soprattutto la sua cattolicità, francamente continua a sconcertare.


Non ci si può non chiedere, insieme a Gianluca: che fine hanno fatto le testimonianze e le denuncie di cui è stato inondato il Vaticano e portate a molti vescovi?

domenica 24 maggio 2009

Testimonianza da Gorizia (pescata su Oriens)

tempo fa vi ho allietati raccontandovi dello scandalo perpetrato da Vito Mancuso e dai suoi corifei a Gorizia, grazie alla compiacenza di ecclesiastici e laici fautori del dialogo a senso unico.

Oggi invece, delizio le vostre orecchie con un episodio meno eclatante, direi verificatosi nei giorni scorsi del tutto in sordina, ma a mio avviso significativamente grave. Nella chiesa parrocchiale della frazione di Lucinico (GO), da circa quattro anni un parroco neocatecumenale è succeduto ad un anziano sacerdote che ha guidato per oltre cinquant'anni l'importante parrocchia (la più estesa del decanato) con un'impostazione tradizionale, soprattutto in campo liturgico. Purtroppo una grave infermità ha costretto il prelato ad abbandonare la sua sede e la Curia, (chissà come mai!), l'ha affidata al sacerdote responsabile della parrocchietta confinante, in mano, appunto, ai neocatecumenali.

Per un po' di tempo, il novello venuto ha conservato, senza condividerne ovviamente lo spirito, una sorta di rispetto per quello che restava delle consuetudini locali, dandosi però briga di sbarazzarsene pian piano, senza dare nell'occhio, introducendo via via piccoli cambiamenti per rendere indolore il passaggio alla nuova gestione.

La chiesa ha una struttura neo romanica, con il presbiterio piuttosto elevato rispetto alla navata, conservando ancora, per ovvi motivi, le balaustre e un grande altare maggiore. La navata centrale è dotata di solidi banchi lignei coevi, con inginocchiatoio; ai lati del presbiterio, dirimpetto all'ingresso, vi sono due altari dedicati a s. Giuseppe ed alla Madonna. Con la riforma liturgica è stato aggiunto un tavolo, immediatamente al di sotto dei gradini dell'altar maggiore, che poteva essere rimosso all'occorrenza.

Inizialmente il nuovo parroco ha allargato il corridoio centrale tra banchi, spostati verso i lati, impedendo ai fedeli di sostare in orazione genuflessi innanzi ai due altari laterali. Tale misura l'ha (falsamente) attribuita alla necessità di ottenere maggior spazio per svolgere i riti delle esequie.

Successivamente, appunto poco fa, il suo proposito, da tempo incubato, è giunto a compimento: è riuscito a collocare l'altare-tavolo al di fuori del presbiterio, in navata, proprio davanti ai gradini che consentono l'accesso al santuario. I banchi e le sedie sono stati posti in assetto semicircolare, stravolgendo la conformazione delle tre navate, separate da due ordini, benché radi, di colonne. La sede del celebrante, inutile aggiungere, è stata collocata sulla sommità dei gradini di accesso al presbiterio, dimodoché il celebrante offra ora le terga al Tabernacolo posto nell'altare grande.

Da fonti affidabili, ho saputo che il "patron" ha agito "democraticamente" senza avvisare il consiglio pastorale, all'oscuro di tutto, per mettere i fedeli di fronte al fatto compiuto, grazie all'appoggio dei suoi amici neocatecumenali, pronti a seguirlo dalla parrocchia confinante nell'opera di ri-evangelizzazone di una terra cristiana da almeno 1.700 anni.

Quando qualcuno ha obbiettato anche solo dal pdv artistico ha tagliato corto: "l'importante è che piaccia a me": come se fosse "roba" sua! C'è da dire, in verità, che le reazioni contrarie sono state fino ad oggi pressoché nulle, considerato il livello di anestesia totale in cui versa la fede della nostra gente: quasi nessuno ha compreso che dietro a questo spostamento c'è una visione teologica perversa e pericolosa che poco ha di cattolico. Comunque, si può ragionevolmente attendere un'imminente abbattimento delle balaustre e dello stesso altare maggiore, appena il "patron" avrà rimediato i soldi che, grazie a Dio, ancor gli mancano.

Episodi di tal fatta potevano essere "normali" qualche anno fa; ma oggi, con i frutti del postconcilio marciscenti davanti agli occhi di tutti e nonostante la testimonianza del nostro Papa Benedetto, con che coraggio costoro hanno il coraggio di propinare queste minestre riscaldate?

A chi, sdegnato, riferiva il fatto, un prete connivente ha tappato la bocca asserendo che ben poco salda è la religione di chi si scandalizza per lo spostamento di un altare. Ma vi pare? Appena ne avrò l'occasione, se qualche amico di quella parrocchia vorrà favorirmi, posterò le foto dello scempio. Qualcuno ha denunziato la cosa al responsabile diocesano per l'arte sacra, ma, naturalmente, nulla è mutato. Fatemi sapere che ne pensate.

venerdì 22 maggio 2009

A proposito di ricorrere al vescovo

Ecco la testimonianza di Cinzia, che riporto anche qui per darle il giusto risalto:


Cari amici tutti, vi ringrazio e vi sento profondamente vicino in questo tempo di divisioni della nostra amata Madre Chiesa. Avevate visto giusto riguardo al flop che avrei fatto andando a parlare con il Vescovo della mia zona, Mons.Moretti.


Dopo un'accoglienza molto cordiale, mano a mano che entravo nel cuore del problema la sua gentilezza veniva meno, fino a quando, senza darmi neppure il tempo di poter concludere il discorso, si è alzato in piedi è mi ha invitato ad andarmene. Io per tutta risposta sono rimasta seduta e ho replicato dicendogli, che io non ero andata da lui per giudicare il c.n.c, bensì ha portargli la mia personale esperienza con la constatazione di ciò che ho veduto e toccato con mano in questo tempo di grande confusione. Poi, mi sono messa a piangere, perchè mi sono sentita tradita anche dalla mia stessa tanto amata Chiesa, nella quale sin dall'infanzia, mi hanno educato a riporre fiducia totale.


Le parole di Sua Eminenza Mons. Moretti, sono state come uno staffile al cuore, poichè per lui, il Sig. Kiko è una persona alla quale la Chiesa ha dato la sua totale fiducia, degna e illuminata persona, che non deve essere giudicata da alcuno, in quanto, il Santo Padre, ha riconosciuto come verità il suo carisma.


"Lei, crede al Papa?" - "Certamente! ho risposto io prontamente anzi - ho aggiunto - io amo il Papa e i suoi insegnamenti quale figlia della Chiesa."


Quindi, dopo avermi ammonito ben bene, mi ha fatto gli auguri.
Peraltro, mi ha quasi fatto capire che ci sono altre Chiese nella mia zona che esprimono vari carismi, visto che io non ho il carisma del c.n.c.


Sua Eminenza, però forse non ha ricordato che quando mi sono presentata, oltre al nome e al cognome, ho aggiunto di essere una Terziaria Francescana e che quindi ho ben individuato la mia collocazione nella Chiesa.
Ciò che non ho ancora individuato è il mio posto nella parrocchia.


Ma tantè che la risposta è stata semplice e chiara: "vada alla Santa messa, preghi in compagnia e si metta l'animo in pace perchè la Madre Chiesa sà ciò che fà".


Sono uscita con il viso pieno di lacrime, mi sentivo come smarrita e senza più riferimenti. Di malavoglia sono entrata in Basilica per cercare di fare mente locale, come si dice, ma niente, il mio cuore sentiva solo amarezza e delusione. Poi ho alzato lo sguardo su di una vecchietta che stava seduta in preghiera davanti al Tabernacolo, quando il suo volto improvvisamente si è aperto al sorriso verso di me; ed è per quel sorriso che mi sono ritrovata.


Quello era il mio posto nella Chiesa, questa sarà per sempre la mia casa.

giovedì 21 maggio 2009

TRADIZIONE - INNOVAZIONE, espressioni da dimenticare?

Tutt’altro. La migliore definizione della tradizione l’ha data san Paolo: ”Ho ricevuto dal Signore quanto vi ho anche trasmesso”(1 Cor 11,23).
L’Apostolo si riferisce alla fractio panis, l’eucaristia che è il centro della sacra liturgia. Per questo la liturgia si riceve dalla Tradizione che è fonte della Rivelazione insieme alla Scrittura. Ora, traditio viene da tradere, un verbo di movimento che, per essere tale, implica cambiamento e vita, trasporto di cose antiche e nuove, perché Egli, il Verbo eterno, fa nuove tutte le cose (Ap 21..).


Qui la tradizione diventa innovazione che non è una cosa diversa che viene dal mondo, da fuori, ma da dentro, perciò in-novazione, da Colui che è il Vivente. Riprendiamo queste parole del Papa, rivolte il 23 aprile scorso ai membri della Commissione Biblica:


"esiste una inscindibile unità tra Sacra Scrittura e Tradizione, poiché entrambe provengono da una stessa fonte: «La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Ambedue infatti, scaturendo dalla stessa divina sorgente, formano, in un certo qual modo, una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti la Sacra Scrittura è parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito Santo; invece la sacra Tradizione trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano. In questo modo la Chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono esser accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di riverenza» (Dei Verbum, 9). Come sappiamo, questa parola “pari pietatis affectu ac reverentia” è stata creata da San Basilio, è poi stata recepita nel Decreto di Graziano, da cui è entrata nel Concilio di Trento e poi nel Vaticano II. Essa esprime proprio questa inter-penetrazione tra Scrittura e Tradizione. Soltanto il contesto ecclesiale permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica Parola di Dio che si fa guida, norma e regola per la vita della Chiesa e la crescita spirituale dei credenti."

martedì 19 maggio 2009

Il falso ecumenismo

La domanda del nostro interlocutore neocatecumenale Giovanni mi ha portato ad indagare e ho trovato questo interessante articolo del 2001 di Sandro Magister, che riporto con una osservazione: nel 2001 certe riflessioni in Vaticano circolavano "segretamente". Oggi, invece, almeno se ne può parlare più liberamente e apertamente anche in base ai comportamenti di Benedetto XVI. Tuttavia si tratta pur sempre ancora di voci fuori dal coro, compresa la nostra e - paradossalmente - quella del "Direttore del coro"...

[...]

Da qualche settimana circola segretamente in Vaticano un libro che sul retro porta scritto: «Non commerciabile». Proprio così. Perché deve passare solo tra mani fidatissime. Capaci di non farlo deflagrare anzitempo.Le sue 336 pagine, intitolate 'Una sola fede una sola Chiesa', sono infatti il più formidabile atto d'accusa sinora portato contro i vertici vaticani in materia d'ecumenismo. In senso stretto, ecumenismo è il nome che è stato dato al dialogo di riconciliazione tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane da essa separate: le ortodosse e le protestanti. Ha preso il posto degli anatemi contro eretici e scismatici e insiste su ciò che unisce invece che su ciò che divide. Giovanni Paolo II ha puntato tantissimo su questa offensiva di pace. Ma se di risultati ne ha ottenuti pochi, obietta il libro, è perché ha sbagliato quasi tutto. Come altri prima e peggio di lui.

La requisitoria non è anonima, ma firmata. L'autore è Brunero Gherardini, 76 anni, canonico della basilica di San Pietro e decano dei teologi della Pontificia università del Laterano. È lui che ha portato al traguardo la causa di beatificazione di Pio IX, il papa del Sillabo antimoderno e dell'infallibilità. È teologo di scuola classica, ferrato negli studi su Martin Lutero e il protestantesimo: al punto d'aver raccolto la stima e l'amicizia di campioni della teologia protestante come Karl Barth, Oscar Cullmann e Vittorio Subilia, anch'essi dal loro punto di vista molto critici dell'ecumenismo.

E forte di queste sue competenze e credenziali, Gherardini ha voluto mettere per iscritto le sue critiche in un libro stampato a sue spese, da far girare in Vaticano sottotraccia, come una mina a tempo. Sicuro che diverrà oggetto di discussione obbligata nel concistoro di fine maggio tra il papa e i cardinali, dedicato in buona misura proprio al dialogo ecumenico. Ma anche con un pensiero al futuro conclave, quello che deciderà l'uomo e il programma del nuovo pontificato .

Dei cardinali alfieri dell'ecumenismo, passati e presenti, nessuno la passa liscia: dal tedesco Agostino Bea all'olandese Johannes Willebrands, dall'australiano Edward Cassidy all'attuale numero uno del ramo, Walter Kasper, altro tedesco. Il libro martella sul loro «irenismo romantico, ingenuo e sognatore», sul loro «pacifismo snob». Ne escono invece con onore i protestanti più irriducibili, in testa i valdesi italiani. Gherardini li ammira perché non si uniscono al coro dei dialoganti entusiasti e tengon ferma la diversità delle fedi. Al capitolo più corrosivo del libro l'autore ha dato per titolo la celebre, superfumosa formula di Aldo Moro: 'Convergenze parallele'.

Il capitolo analizza l'accordo del 1999 tra la Chiesa cattolica e i luterani, sul tema della 'giustificazione'. L'accordo fu annunciato e celebrato da ambo le parti con grande entusiasmo. Ma fu anche accompagnato da critiche al veleno. Per la parte cattolica, il più tenace propugnatore dell'intesa fu Kasper, che anche grazie a questo successo si guadagnò la porpora di cardinale. L'accordo verte proprio su un punto centrale della rottura tra Lutero e il papato: il punto su cui nel Cinquecento il Concilio di Trento fece scattare le sue condanne contro i protestanti. Con l'intesa del 1999 sia il Vaticano che i luterani riconoscono che all'epoca non ci si era capiti, riscrivono le rispettive tesi in modi accettabili a entrambe le parti e dichiarano «decaduti gli anatemi». Ma Gherardini obietta che sia Martin Lutero che il Concilio di Trento non hanno nulla a che vedere con queste pacificazioni tutto fumo. «Nel Cinquecento la cristianità non si spaccò in due per sbaglio».

A dispetto di tutti gli odierni abbracci di facciata, «le due fedi erano e restano in rotta di collisione». E quindi un simile ecumenismo è solo «capitolazione e confusione dottrinale, al di là della prudenza e della fede».Il libro si conclude con un appello a un'unità della Chiesa «non falsa ma vera». Scrive Gherardini: «Sogno una Chiesa non più luterana e riformata, anglicana ed ortodossa; per assurdo sogno una Chiesa neanche più cattolico-romana». Dove però a convertirsi dovranno essere solo gli altri. (Sandro Magister - www.chiesa 22.5.2001)

__________ Il libro: Brunero Gherardini, 'Una sola fede una sola Chiesa. La Chiesa cattolica dinanzi all'ecumenismo', 2001, Castelpetroso, Casa Mariana Editrice, pagine 336, non commerciabile.

lunedì 18 maggio 2009

La grande apostasia?

Nella Gaudium et Spes del Vaticano II è anticipato il piano per il nuovo ordine mondiale della fraternizzazione universale anche a livello d’ideologie e religioni; non si tratta di uno spazio fisico, ma di una mentalità omologata. La missione della Chiesa diviene sostenere e benedire le iniziative del mondo moderno descritto nella Gaudium et Spes, per la città unificata (del nuovo ordine): Gaudium et Spes 40: (...) «Compenetrazione di città terrena e città celeste... la Chiesa... consolida la compagine dell’umana società... crede di poter contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia... per realizzare il medesimo compito... cooperando insieme le altre Chiese o comunità ecclesiali... persuasa che molto e in svariati modi può essere aiutata nella preparazione del Vangelo dal mondo, sia dai singoli uomini, sia dalla società». [La Sua Missione non è invece realizzare il "Venga il Tuo Regno": cioè il Regno di Dio in Cristo Signore, attraverso il culto e la fede autentici?-ndr]


Nuova esegesi = nuova fede: Il motivo della Fede è «credere ciò che è stato detto da Dio». Nella sua Parola è il bene e niente è peggio che pretendere che siano le coscienze a giudicare autonomamente sul bene e sul male, conciliandoli vicendevolmente. Ma dalla ribellione delle coscienze [che porta la proliferazione degli errori] si sviluppa la paurosa scalata della ribellione finale. Essa portò alla crocifissione di Gesù, e oggi della Sua Chiesa.


La Chiesa ha sempre allontanato i falsari della dottrina, che si presentano vestiti da pastori dell’umana libertà, ma sono lupi rapaci. Ed ecco che lo spirito del Vaticano II, dominando l’anima modernista e massonica del tempo, è riuscito a imporsi a una chiesa, che passò a militare nella grande apostasia! Il mondo sarà nella più mortale confusione finché tale spirito prevarrà, in nome della Chiesa di Cristo. Tale spirito conciliare non può prevalere sulla fede immutabile, ma può deviare e perdere moltitudini di fedeli e specialmente quei chierici che una volta erano chiamati ad affrontarlo a tempo e contro tempo.


Eppure alla fine, solo Dio sa quando, esso sarà riconosciuto ed esorcizzato. A questa testimonianza della Fede sono chiamati i cattolici del piccolo resto senza timori e senza accezione di persone. Nessuno è al disopra della Fede. Questa è l’immutabile Volontà di Dio per cui Gesù Cristo è morto in croce. Allora tornerà un periodo di pace, secondo l’Immacolato Cuore di Maria.


(da Il Volere di Dio e di Gesù nella presente passione della Chiesa, Daniele Arai effedieffe 15 aprile 2009)

venerdì 15 maggio 2009

Il Papa pellegrino Kiko trionfatore

14 maggio 2009: abbiamo notizia - basta leggere alcuni roboanti articoli della nostra stampa locale - che anche in questo viaggio Papale molte sono le comunità 'precettate' da tutto il mondo e convenute in massa in Terra Santa, che come è ormai squallida consuetudine, terranno il Megaraduno presso la Domus Galileae il giorno dopo la partenza del Papa... A condurlo, il loro papa, Kiko Arguello, reduce dal recente successo del dottorato honoris causa ricevuto a Roma: ci esprimiamo così perché è ben noto che obbediscono acriticamente a lui piuttosto che a Benedetto XVI


Per documentarvi sulla realtà in questione, vi preghiamo di consultare questi link:
http://www.internetica.it/neocatecumenali/dove-siamo.htm
http://www.internetica.it/neocatecumenali/megaraduni.htm

Intanto così parla la stampa dell'accaduto dei giorni scorsi presso la Valle di Josafat: "Lì erano attese almeno diecimila persone ma, invece, a causa degli ostacoli legati alle misure sicurezza decise dagli israeliani, almeno un migliaio di neocatecumenali, secondo quanto filtra dall'entourage papale, non sono riusciti a raggiungere il luogo della messa. La cosa non è affatto piaciuta al Vaticano tanto che il Sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Filoni, avrebbe protestato con le autorità israeliane. Laconica la risposta ottenuta, «verificheremo».


La "cosa non è piaciuta" al Vaticano o al neocatecumenale Filoni? che protesta a nome del Vaticano senza ricordare che forse i posti, per foza di cose limitati, non potevano non essere riservati ai nostri fratelli della Terra Santa così perseguitati e sofferenti, per i quali il Papa era lì? E magari rimaner fuori senza ostentare nulla era un modo per "offrire" la propria presenza e le proprie preghiere?


Ebbene, tra breve, alla Domus, la loro cittadella sul Monte delle Beatitudini, i NC avranno modo di rifarsi ampiamente e domani porteranno trionfalisticamente al Papa , al quale stanno facendo amare i "numeri", un bouquet di nuove vocazioni neocat spacciate per cattoliche, ottenute - e poi gestite - con i metodi ormai noti


Non resta che continuare a soffrire impotenti - ma non muti - per quello che continua ad accadere nella Chiesa e alla Chiesa, e a pregare, pregare, pregare.

mercoledì 13 maggio 2009

NEL GIORNO IN CUI IL SANTO PADRE HA CELEBRATO L'EUCARESTIA A BETLEMME E NEL GIORNO IN CUI SCANDALOSAMENTE A KIKO ARGUELLO VIENE INSIGNITA UNA LAUREA,

SECONDA PARTE

"Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace.
In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc. [aggiunta di suor Lucia contenuta nella quarta memoria]".


TERZA PARTE
" J.M.J.

La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima.
Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.
Tuy-3-1-1944".


“Supponiamo, caro amico, che il Comunismo [uno degli “errori della Russia” menzionati dal Messaggio di Fatima] fosse solo uno degli strumenti più evidenti di sovversione usati contro la Chiesa e le tradizioni della Rivelazione Divina … Sono preoccupato per il messaggio che ha dato la Beata Vergine a Lucia di Fatima. Questo insistere da parte di Maria, sui pericoli che minacciano la Chiesa è un avvertimento divino contro il suicidio di alterare la Fede, nella Sua liturgia, la Sua teologia e la Sua anima. … Sento tutto intorno a me questi innovatori che desiderano smantellare la Sacra Cappella, distruggere la fiamma universale della Chiesa, rigettare i suoi ornamenti e farla sentire in colpa per il suo passato storico. … Verrà un giorno in cui il mondo civilizzato negherà il proprio Dio, quando la Chiesa dubiterà come dubitò Pietro. Sarà allora tentata in credere che l'uomo è diventato Dio ... Nelle nostre chiese, i Cristiani cercheranno invano la lampada rossa dove Dio li aspetta. Come Maria Maddalena, in lacrime dinanzi alla tomba vuota, si chiederanno: “Dove Lo hanno portato?”
… Cardinale Eugenio Pacelli (futuro Papa Pio XII) all'epoca quando era Segretario di Stato di Papa Pio XI. Citazione riportata nel libro Pius XII Devant L'Histoire, pp. 52, 53.


“Nel Terzo Segreto viene predetto che, tra le altre cose, la grande apostasia nella Chiesa inizierà dai suoi vertici.”
… Cardinale Mario Luigi Ciappi, teologo personale di Papa Giovanni Paolo II. Citazione apparsa sul giornale Catholic, marzo 2002/p>

“Il [Terzo Segreto] non ha nulla a che fare con Gorbachev. La Beata Vergine Maria ci sta avvertendo della grande minaccia dell'apostasia nella Chiesa.”
… Cardinale Oddi, citazione 17 marzo 1990, Il Sabato


“Da qualche parte il fumo di satana è entrato nel Tempio di Dio.”
… Papa Paolo VI, udienza Papale del 30 giugno 1972


“Dobbiamo ammettere realisticamente e con profonda sofferenza, che i Cristiani oggigiorno si sentono smarriti, confusi, perplessi ed anche delusi; vengono diffuse tante idee che si oppongono alla verità come è stata rivelata e insegnata da sempre; vere e proprie eresie si sono diffuse nelle aree del dogma e della morale, creando dubbi, confusioni e ribellioni; la liturgia è stata alterata; immersi in un relativismo intellettuale e morale e quindi nel permissivismo, i Cristiani sono tentati dall'ateismo, dall'agnosticismo, da un illuminismo vagamente morale e da una cristianità sociologica priva di dogmi o di una moralità obbiettiva.”
… Papa Giovanni Paolo II, ne L'Osservatore Romano,7 febbraio 1981


“Ella (La Beata Virgine Maria) mi disse che il diavolo è dell'umore giusto per ingaggiare l'ultima e decisiva battaglia contro la Beata Vergine. E la battaglia decisiva è quella finale in cui una parte sarà vittoriosa e l'altra soccomberà. Da questo momento in poi dovremo scegliere da che parte stare, se stare con Dio o con il demonio. Non ci sono altre possibilità.”
… Suor Lucia di Fatima, in un incontro con Padre Fuentes, il 26 dicembre 1957
FONTE - http://www.fatima.org/it/thirdsecret/segreto05.asp
Il Segreto di Fatima... Rivelato! di Frère Michel della Santa Trinità


PARTE QUARTA

Indubbiamente il Terzo Segreto si riferisce principalmente a un castigo spirituale. Di gran lunga peggiore, ancora più spaventoso delle carestie, delle guerre e delle persecuzioni, perché riguarda le anime, la loro salvezza o la loro eterna dannazione. Il defunto Padre Alonso, nominato nel 1966 archivista ufficiale di Fatima dal Vescovo Venancio, ha dimostrato che ciò è quanto contiene il Terzo Segreto. Ne scrisse in uno dei volumi della sua grande opera critica in 14 tomi, che, purtroppo, gli fu proibito di pubblicare. Ma prima della sua morte, avvenuta il 12 dicembre 1981, egli potè farci conoscere le conclusioni cui era giunto attraverso vari pamphlet e numerosi articoli pubblicati su riviste teologiche.
La mia ricerca personale mi ha solo permesso di essere più specifico, di chiarire, di completare la sua tesi, che nuovi documenti portano a confermare.


Ecco il più importante: il 10 settembre 1984, il Vescovo Cosme do Amaral, attuale Vescovo di Leiria e Fatima, nell'Aula Magna dell'Università della Tecnica di Vienna, dichiarò nel corso di una serie di domande e risposte: "Il Terzo Segreto di Fatima non parla né di bombe atomiche né di testate nucleari, né di missili SS20. Il suo contenuto", ha aggiunto "riguarda solamente la nostra Fede. Identificare il Segreto con annunci catastrofici o con un olocausto nucleare vuol dire distorcere il significato del Messaggio. La perdita della Fede di un continente è cosa peggiore dell'annientamento di una nazione; ed è vero che, in Europa, la Fede è in continua diminuzione"15.


Per dieci anni, il Vescovo di Fatima osservò un silenzio assoluto sul contenuto del Terzo Segreto. Quando iniziò a parlare, risoluto a fare una dichiarazione pubblica, si può essere moralmente certi che non avrebbe detto nulla senza prima aver consultato Suor Lucia. Possiamo stabilire questo con esattezza perché, nel 1981, egli aveva già confutato alcuni falsi segreti affermando di avere già interrogato su di essi la veggente.


Ciò significa che la tesi di Padre Alonso è ora confermata pubblicamente dal Vescovo di Fatima: concerne la terribile crisi all'interno della Chiesa. Si tratta della perdita della Fede nella nostra era predetta dall'Immacolata Vergine, se le Sue richieste non fossero state sufficientemente esaudite, ed è questo il dramma di cui siamo stati testimoni fin dal 1960.
Avendo detto l'essenziale, mi limiterò a menzionare le principali fasi della mia prova riguardo il vero contenuto del Terzo Segreto.


La Perdita della Fede

Nel primo capitolo16, determino le ragioni che provano che il Terzo Segreto tratta specificamente della perdita della Fede ed è il principale elemento del Segreto che già conosciamo. In effetti non conosciamo solamente il suo contesto. Suor Lucia desiderava indicarcene la prima frase: "In Portogallo il dogma della Fede sarà sempre custodito, ecc.". Questa breve frase che la veggente aggiunse intenzionalmente e con sicurezza quando scrisse per la seconda volta le prime due parti e la conclusione del Segreto nelle sue Memorie, è significativa in modo definitivo. Essa ci fornisce in modo molto discreto la chiave del Terzo Segreto.
Ecco il ragionevole commento di Padre Alonso: "In Portogallo il dogma della fede sarà sempre custodito". Questa frase implica in tutta chiarezza lo stato di crisi della Fede che avverrà nelle altre nazioni. Vi sarà quindi una crisi della Fede, mentre il Portogallo la salverà. “Perciò”, scrive inoltre Padre Alonso, "nel periodo precedente al grande Trionfo del Cuore di Maria, accadranno le cose terribili che sono oggetto della terza parte del Segreto. Quali? Se 'In Portogallo i dogmi della Fede saranno sempre custoditi' si può dedurre con assoluta chiarezza che in altre parti della Chiesa questi dogmi stanno diventando oscuri o potranno persino andare perduti".


Molti esperti hanno adottato questa interpretazione: Padre Martin dos Reis, il Canonico Galamba, il Vescovo Venancio, Padre Luis Kondor, Padre Messias Dias Coelho. Lo scorso 18 novembre, nel corso di una conferenza tenuta a Parigi, Padre Laurentin si è dichiarato anch'egli a favore di questa soluzione17.
Aggiungeremo che il Cardinale Ratzinger stesso ha parlato in tal senso a Vittorio Messori, affermando che il Terzo Segreto riguarda "i pericoli che minacciano la Fede e la vita dei Cristiani". Infine, come abbiamo detto, l'attuale Vescovo di Fatima è ancora più esplicito. Egli lascia capire che una crisi della Fede, su scala di parecchie nazioni e interi continenti ... Nella Sacra Scrittura tale defezione ha un nome: apostasia. E' possibile che questa parola si trovi nel testo del Segreto.
L'Incertezza e la Punizione dei Pastori


In un altro capitolo18, ho mostrato che c'è di più: il Terzo Segreto insiste sulle pesanti responsabilità delle anime consacrate, dei preti e persino degli stessi Vescovi in questa crisi della Fede senza precedenti che da 25 anni ha colpito la Chiesa.
Ne ho fornito molte prove e molte indicazioni chiarissime. Devo qui limitarmi a citare Padre Alonso: "E' quindi assolutamente probabile che il testo del Terzo Segreto faccia allusioni concrete alla crisi della fede nella Chiesa e alla negligenza degli stessi pastori".


Egli parla inoltre di "lotte interne proprio in seno alla Chiesa e di gravi negligenze pastorali da parte delle alte gerarchie", e di "deficienze da parte della più alta gerarchia della Chiesa".
Queste parole così gravi Padre Alonso non le ha scritte e pubblicate in modo così chiaro e aperto senza averne attentamente valutato l'impatto globale. Nella sua veste di archivista ufficiale di Fatima, avrebbe adottato, dopo 10 anni di lavoro e di varie interviste e conversazioni con Suor Lucia, una posizione tanto audace su un soggetto così scottante senza essere sicuro almeno del tacito consenso della veggente? La risposta non lascia dubbio alcuno.


Questa dichiarazione sulle deficienze della Gerarchia spiega la pressante preoccupazione dei tre veggenti che si costringevano a pregare, a pregare molto e a sacrificarsi incessantemente per il Santo Padre; o i tre mesi di insopportabili sofferenze che Suor Lucia ha affrontato prima di osare scrivere il testo. E spiega infine perché i Papi, fin dall'ottimista Giovanni XXIII, hanno esitato, ritardato e incessantemente rimandato la sua pubblicazione, cercando a ogni costo di tenerlo nascosto.


[...]
Il testo integrale del documento può essere scaricato cliccando qui
Gianluca Cruccas

lunedì 11 maggio 2009

Se non si esce dal sepolcro


Ho appena finito di seguire la diretta della visita di Benedetto XVI allo Yad Vashem (memoriale e nome) che perpetua il ricordo delle vittime della shoah.

Vado a ruota libera nella condivisione con voi della lettura di quello che ho vissuto:

Nell'antro buio e tetro della "Sala della Memoria" - che conosco perché l'ho visitato con rispetto e condivisione, che conservo - abbiamo assistito ad una macabra Liturgia funebre perpetuata nel tempo... è stato struggente dal primo canto (il salmo 22 Elì Elì lemàh azavtàni) ad anì ma'amin= io credo... sulle labbra di molti condotti alla morte all'ultimo canto compreso ha tikvà, la speranza che però, essendo l'inno nazionale, ha concluso la celebrazione con enfasi e corale partecipazione di tutti gli Israeliani presenti e, da ricordo dolente e struggente, si è trasformato in orgoglio nazionale...

Ho seguìto il Papa nel suo raccoglimento, ma ho anche un po' sofferto per come lo 'conducevano' e sostanzialmente lo strumentalizzavano, anche se le sue parole - pur nelle giusta e chiara condivisione e condanna della shoah - sono risuonate forti e chiare nella magnifica conclusione:

"Mentre siamo qui in silenzio, il loro grido echeggia ancora nei nostri cuori. È un grido che si leva contro ogni atto di ingiustizia e di violenza. È una perenne condanna contro lo spargimento di sangue innocente. È il grido di Abele che sale dalla terra verso l’Onnipotente. Nel professare la nostra incrollabile fiducia in Dio, diamo voce a quel grido con le parole del Libro delle Lamentazioni, così cariche di significato sia per gli ebrei che per i cristiani:

"Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie;
Si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà;
«Mia parte è il Signore – io esclamo –, per questo in lui spero».
Buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca.
È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore
" (3,22-26).

Cari Amici, sono profondamente grato a Dio e a voi per l’opportunità che mi è stata data di sostare qui in silenzio: un silenzio per ricordare, un silenzio per sperare."

E una frase del Vangelo mi è risuonata forte e chiara: "lasciate che i morti seppelliscano i loro morti"... e ancora "non cercate tra i morti Colui che è Vivo"... Se gli ebrei non usciranno da quell'orrido sepolcro senza risurrezione, in cui altri morti innocenti vanno ad aggiungersi ai loro, non potranno andare incontro a un futuro di pace che, come ha ricordato il Papa, nasce dalla giustizia (e come può esserci giustizia senza perdono?). Il discorso vale per tutti, perché anche i loro avversari non sono degli agnellini: ma assistiamo ad una storia infinita di rivalse e contrapposizioni di cui alla fine sono gli innocenti a fare le spese della danza macabra dei poteri che generano morte

Non consideratemi dissacratorio, ma sinceramente questa nuova religione dell'Olocausto sta assumendo aspetti sempre più inquietanti; perché è vero che la tragedia è stata immane e l'uomo ha vissuto un periodo di vera tenebra e del massimo di disumanità. Ma se non ci si ferma una buona volta a costruire e intessere la Pace con opere di giustizia, riconoscendo anche il volto del fratello con l'uscire una volta per tutte da una 'elezione' che alla fine ghettizza e inorgoglisce per entrare nell'"universalità della salvezza" insegnata anche dalla S. Scrittura che abbiamo in comune: l'Antico Testamento, siamo poi sicuri che era quello il massimo della disumanità?

domenica 10 maggio 2009

Il Papa ad Amman: "testimoniare l'amore"

I cristiani del Medio Oriente [e, naturalmente, l'esortazione vale anche per noi] devono "dare testimonianza all'amore che ci ispira a 'sacrificare' la nostra vita nel servizio agli altri e così a contrastare modi di pensare che giustificano lo 'stroncare' vite innocenti": lo ha affermato il Papa concludendo la sua omelia nello stadio di Amman, in Giordania, senza esplicitare il riferimento a kamikaze o ad attacchi militari come quello israeliano su Gaza. "Che il coraggio di Cristo nostro pastore vi ispiri e vi sostenga quotidianamente nei vostri sforzi di dare testimonianza della fede cristiana e di mantenere la presenza della Chiesa nel cambiamento del tessuto sociale di queste antiche terre", ha detto Benedetto XVI rivolgendosi ai cristiani del Medio Oriente. "La fedeltà alle vostre radici cristiane, la fedeltà alla missione della Chiesa in Terra Santa, vi chiedono un particolare tipo di coraggio: il coraggio della convinzione nata da una fede personale, non semplicemente da una convenzione sociale o da una tradizione familiare; il coraggio di impegnarvi nel dialogo e di lavorare fianco a fianco con gli altri cristiani nel servizio del Vangelo e nella solidarietà con il povero, lo sfollato e le vittime di profonde tragedie umane; il coraggio di costruire nuovi ponti per rendere possibile un fecondo incontro di persone di diverse religioni e culture e così arricchire il tessuto della società. Ciò - ha concluso - significa anche dare testimonianza all'amore che ci ispira a "sacrificare" la nostra vita nel servizio agli altri e così a contrastare modi di pensare che giustificano lo 'stroncare' vite innocenti". "La comunità cattolica di qui è profondamente toccata dalle difficoltà e incertezze che riguardano tutti gli abitanti del Medio Oriente; non dimenticate mai la grande dignità che deriva dalla vostra eredità cristiana, e non venite mai meno al senso di amorevole solidarietà verso tutti i vostri fratelli e sorelle della Chiesa in tutto il mondo!", ha detto ancora Ratzinger.

Apcom 10 maggio 2009

sabato 9 maggio 2009

RICORDANDO DON GIOVANNI BAGET BOZZO

Riprendiano le parole che su di lui ha scritto Sandro Magister qualche tempo fa per ricordare non il politico, ma il sacerdote attento, inseparabile dalla sua talare, sempre onnivoro di fede e di cultura ( come lo definisce Giuliano Ferrara) e senza peli sulla lingua:

"... ci riprova don Gianni Baget Bozzo. A spiegare chi è l'Anticristo. Che è uno dei più grossi enigmi della storia cristiana. Una specie di Satana, sì, ma difficilissimo da riconoscere. Perché senza corna, né zolfo, ne forca. Ma bellissimo e intelligentissimo, teologo sottile, ecumenista insigne, un benemerito dell'umanità.

All'Anticristo don Baget Bozzo ha dedicato un libro tagliente , stampato da Mondadori. Per dire che è tra noi. Che impazza nella Chiesa cattolica, nella sua teologia protestantizzata, nella sua liturgia inaridita, nel suo dialogare senza costrutto. Don Baget Bozzo, che quando fa il teologo vola alto, da vertigine, dice chiaro che non inventa niente. Lui si attiene a come l'Anticristo appare nel Nuovo Testamento: nelle lettere di Giovanni, in Paolo, nell'Apocalisse. Testi regolarmente dimenticati e censurati dalla predicazione corrente. Assieme alle pagine dei Vangeli in cui Gesù parla di Satana e con lui combatte, a cominciare dalle memorabili, superintelligenti tentazioni del deserto.

Ciò che distingue l'Anticristo dall'Avversario che aggredisce la Chiesa dal di fuori è il suo essere nemico interno. L'Anticristo è eresia cristiana. La Chiesa s'è sempre difesa da lui recidendolo dalle proprie file. Con l'anatema agli eretici. Ma oggi? Oggi la Chiesa non sa più condannare. A partire dal Concilio Vaticano II, non separa più con nettezza eresia e ortodossia. Tutto diventa ambiguo, reinterpretabile, «mercato degli inganni». E «questa terra di nessuno è la terra dell'Anticristo».

A Giovanni Paolo II, don Baget Bozzo riserva parole d'ammirazione. Ma anche rimproveri. Perché ha fatto scisma con i Lefebvriani ma non con i sostenitori della donna prete. Paolo VI, altro papa troppo esitante, in fin di vita ha almeno riconosciuto i suoi errori, quando ha confessato di vedere il fumo di Satana penetrare nella Chiesa dalle fessure aperte dai progressisti.

Questi ultimi, don Baget Bozzo non li aggredisce. Crede tanto all'Anticristo come essere personale, che i suoi seguaci quasi li perdona: non sanno quel che fanno. Non nomina nemmeno i gerarchi di Chiesa che la pensano un po' come lui. Come il cardinale Joseph Ratzinger. E più ancora il cardinale Biffi. Quest'ultimo, lo scorso marzo, ha definito «una profezia inascoltata» il 'Racconto dell'Anticristo' scritto cent'anni fa dal russo Vladimir Soloviev: «È stupefacente la perspicacia con cui Soloviev ha descritto la grande crisi che avrebbe colpito il cristianesimo negli ultimi decenni del Novecento». Don Baget Bozzo, che questa crisi l'ha vista, la racconta nel suo libro. A modo suo, da Savonarola degli ultimi tempi." (Sandro Magister)

giovedì 7 maggio 2009

La Chiesa vive nelle persone

Propongo questa recente riflessione di Nicola Bux e Salvatore Vitiello, che non commento qui, per proseguirne la riflessione all'interno del thread

“La Chiesa vive nelle persone e chi vuol conoscere la Chiesa, comprendere il suo mistero, deve considerare le persone che hanno vissuto e vivono il suo messaggio, il suo mistero”. (Benedetto XVI)

Città del Vaticano - Così il Santo Padre Benedetto XVI ha esordito nell’Udienza Generale di mercoledì 21 aprile, mostrando, ancora una vota, quale sia lo straordinario realismo della suo modo di intendere e, soprattutto, vivere il Cristianesimo, cioè l’incontro con l’Avvenimento, la Persona di Cristo.

Coloro che sono ancora fermi ad una lettura di questo pontificato imbrigliata tra “conservatorismo” e “progressismo”, tra “nuovo” ed “antico”, tra “italiano” e “latino” , tra “rottura” e “continuità”, mostrano davvero di non comprendere, non solo la statura teologica di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, ma, in realtà, la natura stessa del Cristianesimo.

La fede in Gesù di Nazareth Signore e Cristo si caratterizza esattamente per la vittoria su ogni pre-comprensione ideologica e per la continua viva presenza del Risorto nel suo Corpo, che è la Chiesa che, appunto, “vive nelle persone”. Il fatto che la Chiesa viva nelle persone, sottintende la necessaria domanda su “come” possa, oggi, l’uomo del ventunesimo secolo, incontrare realmente Gesù Cristo, senza che un tale incontro sia una fuga sentimentalista o spiritualistica o, ed è equivalente, una riduzione razionalistica del Mistero. Entrambe, sia le fughe che le riduzioni, infatti, non sono adeguate all’uomo che è un essere ragionevole e al contempo capace di provare autentici sentimenti; non sono adeguate a ciò che la Bibbia chiama “il cuore” dell’uomo, cioè quell’insieme di esigenze e di evidenza che ne costituiscono il nucleo essenziale, con il quale paragonare tutto ciò che nella vita accade.

La risposta al “come” oggi incontrare realmente Cristo, e conoscere la Chiesa che “vive nelle persone”, è rintracciabile nella sempre troppo poco compresa coincidenza, nel Cristianesimo, di contenuto e metodo!
Come ricordato dal Santo Padre nella recente allocuzione alla Plenaria del Clero:

“Nel mistero dell’incarnazione del Verbo, nel fatto cioè che Dio si è fatto uomo come noi, sta sia il contenuto che il metodo dell’annuncio cristiano” (16 Marzo 2009)

Ecco perché “la Chiesa vive nelle persone”! Perché l’Incarnazione non è solo una realtà dogmatica riguardante l’uomo-Dio Gesù di Nazareth, ma è, nel contempo, il metodo stesso con il quale il Signore ha voluto rivelarsi e, continua, nel tempo dello Spirito e della Chiesa, a rivelarsi, sempre con il medesimo metodo: passando attraverso l’umano.

Un umano che certamente non gode delle prerogative della santissima umanità di Cristo Signore, immune da ogni traccia di peccato, ma che, tuttavia, può, potentemente trasformato dalla grazia santificante, continuare a “colpire” ed affascinare gli uomini del nostro tempo per il nuovo giudizio e il nuovo modo di azione nella realtà, che l’incontro con Cristo determinano. È il mistero sempre nuovo dell’umanità cambiata dalla grazia che, scopriamo sempre, corrisponde al più profondo desiderio di ciascuno ed incontra, anche tra i più lontani, un favore ed una accoglienza nei quali, sempre, sorge la domanda: “Ma chi è costui?”. Una tale domanda è l’inizio delle fede! Una fede resa possibile proprio dalla consapevolezza che contenuto e metodo, nel e del Cristianesimo, coincidono perché “la Chiesa vive nelle persone”.

[Questo significa che non è indispensabile un metodo costruito a tavolino che livella le persone e le costringe a "fare" determinate cose: l'unico metodo - come dice il Papa - coincide con il contenuto che è il darsi di una Incarnazione autentica, in quella di Cristo Signore, resa possibile dalla Grazia Santificante e visibile da un vita quotidiana che la rivela - ndR]!

Agenzia Fides 23 aprile 2009

mercoledì 6 maggio 2009

A proposito di "espiazione"

Dice oggi Padre Scalese sul suo blog ed è evidentemente un rimando al discorso precedente.
A proposito di espiazione
Per arricchire la riflessione, una citazione dalla Liturgia delle ore di ieri:

«Deus fidem, non mortem quaerit; votum, non sanguinem sitit; placatur voluntate, non nece»

«Dio cerca la fede, non la morte; ha sete della preghiera, non del sangue; è placato dalla volontà, non dall'uccisione»
S. PIETRO CRISOLOGO, Discorso 108: PL 52, 500.
Sento di dover completare questa riflessione, che dice il vero, ma presa a sé non è sufficiente per darci la misura e l’orientamento del nostro credere e vivere di conseguenza…
Anche il Vangelo (Mt 9) ci tramanda queste parole di Gesù: “Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio". E’ una frase del profeta Osea, che il Signore riprende. Ma la nostra Fede ricevuta dalla Chiesa non fa dire al Signore che è inutile ogni sacrificio e mortificazione e che basta amare aver fede pregare e non sacrificare nulla per essere a posto con Lui! Da qui si può arrivare a rigettare tutto l'aspetto ascetico del cristianesimo, come residuo di una mentalità amante dell’afflizione - che alcuni modernisti definiscono perfino masochista o 'doloristica' - o manichea, oggi ritenuta superata. Si focalizza così solo un aspetto della relazione con Dio e non l’intero culto-rapporto che è ricco di sfumature di sentimenti di azioni che coinvolgono TUTTE le nostre capacità di esprimerci e di relazionarci.
Possiamo trovare un’altra risonanza biblica in Ezechiele: "Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva". Dio non vuole "sacrificare" la sua creatura, ma salvarla. Ed è proprio per questo che il Verbo si è incarnato – e qui riporto il credo “Crucifixus étiam pro nobis: sub Pontio Pilato passus et sepultus est.…” – quel “pro nobis” non è per una passeggiata, è “per i nostri peccati!”, in “espiazione” e non solo per ‘solidarietà’.
E, anche per quanto ci riguarda, la Chiesa non insegna né la mia coscienza illuminata dalla fede mi porta a credere che Dio voglia il sacrificio "tout court”; né che ci chieda il sacrificio per acquisire diritti e meriti davanti a lui, o per un malinteso senso del dovere. Ma "Non si vive amore senza dolore": ce lo dice l’ “ Imitazione di Cristo” e la nostra quotidiana esperienza ce lo avvalora. Ricordiamo anche l’Apostolo Paolo che ci esorta a fare dell'intera nostra vita "un sacrificio vivente, santo e gradito a Dio". Questo è il nostro culto spirituale (Rom 12, 1), che naturalmente non ha valore per sé stesso, ma solo nel Nome del Signore che ci ha preceduto e lo ha compiuto sulla Croce, in espiazione dei nostri peccati che ha “preso su di sé” e ce lo rende possibile con la Sua Grazia.
Sacrificio e misericordia vanno comunque intesi e vissuti con equilibrio. Innanzitutto sono cosa buona e giusta se – come il Signore Gesù – si sceglie il sacrificio per sé (per amore e non per dovere; ma questo lo rende possibile solo la legge che Cristo scrive nel cuore dei credenti) e si usa misericordia agli altri. Si tratta in sostanza delle famose “opere della fede” di Paolo, che non sono solo la fede fiduciale di Lutero che non ci dà nessuna responsabilità; ma appunto quelle “della fede” che scaturiscono dalle mozioni e dalle scelte di un cuore salvato e guarito e continuamente trasformato dalla Grazia, per cui la legge non è più “esterna” a noi, ma “ci muove” dall’intimo del nostro essere…
Mi viene in mente un'altra risonanza biblica:
"Che cosa importa a me l'abbondanza dei vostri sacrifici? - dice il Signore - Sono sazio di olocausti di montone e di grasso di vitelli, e il sangue di tori, d'agnelli e di capretti non desidero.
Quando venite al mio cospetto, chi vi ha chiesto di venire a calpestare i miei cortili? Non continuate a portare offerte vane! L'incenso mi reca disgusto; il novilunio, il plenilunio, le sacre adunanze non le sopporto: iniquità e solennità! Odio i vostri noviluni e le vostre feste; esse sono per me un peso, sono stanco di sopportarle. Quando stendete le palme, Io ritraggo il mio sguardo da voi; Io non ascolto; anche se moltiplicate le preghiere le vostre mani sono piene di sangue. (è questo che in abominio al Signore: il culto senza le opere!)
Lavatevi e purificatevi, togliete dinnanzi ai miei occhi la malizia delle vostre opere, cessate di fare il male. Apprendete il bene, cercate la giustizia, sollevate l'oppresso, fate giustizia all'orfano, difendete la vedova. Venite e contendiamo insieme - dice il Signore - fossero pure i vostri peccati colore del carminio, come la neve diverranno bianchi; se fossero rossi come porpora, diverranno come candida lana. Se vorrete obbedire, mangerete i beni della terra; ma se rifiuterete e vi ribellerete, dalla spada sarete divorati, perché la bocca del Signore ha parlato" (Is 1, 1-20)
."
Questo significa che oltre ad essere Misericordioso e quindi volere la nostra Redenzione, il Signore è anche Giusto e vuole da noi la giustizia; ma non possiamo renderci giusti da soli: è Lui che nel suo Sangue ci ha giustificati e ci trasforma attraverso le vita di Fede e Sacramentale, nella Chiesa, unica Fonte delle nostre scelte e delle nostre opere di giustizia e di pace
Infine: “Dio è placato dalla volontà non dall’uccisione”.
  1. Se ci riferiamo ai sacrifici antichi (e anche alla loro trasposizione metaforica nel nostro oggi, che potremmo trovare nel culto o altro) è evidente che la Parola del Signore ci ricorda che essi non bastano e quel che conta è la nostra intenzione, la nostra buona volontà (che ovviamente da sola non basta, perché deve tradursi in azione, con il Suo aiuto);

  2. se ci riferiamo al “sacrificio del Figlio”, che è avvenuto anche con la Sua uccisione, ricordiamo che la sua volontà di “fare la volontà del Padre (“non la mia ma la tua volontà sia fatta”) si è tradotta in “obbedienza fino alla morte ed alla morte di croce”. O no?

  3. E noi, non viviamo come credenti proprio per essere ‘Configurati’ a Lui, come insegna l’Apostolo Paolo, già sopra ricordato con l’”offerta dei vostri corpi…?
Questa mia riflessione viene espressa anche per stigmatizzare gli insegnamenti del Cammino NC, che portano nella direzione di riconoscere che Cristo è morto in croce per noi, ma lì si fermano: cioè all'amore e alla solidarietà e lasciano completamente 'fuori' le conseguenze dell'"espiazione": la vittoria sulla morte e sul peccato che riguarda proprio noi che, con Lui in Lui e per Lui, pur rimanendo peccatori non lo siamo "inesorabilmente" - ma veniamo continuamente a Lui 'Configurati', a quell'immagine di Cristo presente nel Progetto del Padre per ognuno di noi che ci professiamo cristiani - per effetto del "pane disceso dal cielo" che è il "Suo corpo offerto in sacrificio per noi" e del "Sangue della nuova Alleanza", che è il Suo Sangue "versato per noi e per i molti in remissione dei peccati", Corpo e Sangue, ri-presentati al Padre e che Adoriamo e di cui ci nutriamo nella Santa e Divina Liturgia.
Questa è la fede cattolica. Il resto (mi riferisco al Cammino NC e a tutto quello che vi si adegua, non certo a P. Scalese, che non posso conoscere da poche righe che mi hanno dato tuttavia occasione di approfondimento) non è altro che la riproposizione del luteranesimo.

martedì 5 maggio 2009

Scrittura e Tradizione

Traggo questo brano da un recente scritto di uno scrittore cristiano che ammiro: Luigi Copertino e vorrei ricollegarlo al nostro Tema della Rivelazione e della Sacra Scrittura secondo la parole recenti di Papa Benedetto

La luce che sorge dalla Rivelazione inonda lo spirito dell’uomo e conferisce luminosità a tutto il suo essere. Lo splendore della Parola di Dio è la luce dell’occhio, ossia l’illuminazione della coscienza umana, la chiaroveggenza sui segreti della vita e sul Mistero infinito ed imperscrutabile di Dio. Questa necessaria dipendenza dell’uomo creatura dal Creatore determina l’incapacità del primo di comprendere al di là del proprio naso, ove si sottragga alla Luce del suo splendore. Allontanamento dalla Luce significa tenebre ed oscurità, freddo e paralisi eterna, in una parola, perdizione. La Parola di Dio è, quindi, veramente efficace in grado di operare quel che dice, trasformare con la sua energia ogni cosa ed ogni realtà.

Non dobbiamo limitare il Verbo Divino alla sola Sacra Scrittura (come Lutero e i suoi emuli odierni, compreso il Cammino neocatecumenale - ndr); la Rivelazione è definita e definitiva nella Bibbia, ma resta vivente e vivificante nella santa Chiesa, attraverso il suo Magistero (infallibilmente nel suo Magistero perenne) e nella santa Tradizione, negli scritti di Santi innamorati di Cristo ed in coloro che vivono il loro essere Chiesa come unico palpitare del cuore di Gesù ed in ultimo, ma non meno efficacemente nella celebrazione liturgica dei misteri sacramentali. La divina Rivelazione è Gesù vivo e vivente, che in forza della sua resurrezione si rende presente all’uomo di oggi e di sempre, attraverso il mistero della Chiesa.

«Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato» (Giovanni 15,3).

La Parola di Dio, quando penetra all’interno del cuore umano è capace di purificare l’anima; questo accade quando l’assenso al Dono ricevuto è apertura dell’udito spirituale. La purificazione avviene perché il confronto con la Verità rende l’uomo umile, debitore e bisognoso di riscatto verso gli errori ed i peccati commessi. La bontà di Dio, ineffabile e misericordiosa, lo invita ad una trasformazione interiore (conversione, metanoia) utile all’azzeramento del male commesso, se diviene radicale guarigione dal passato.

domenica 3 maggio 2009

Ecco cos'è cambiato e gli orientamenti di Vallini & C. in Roma

Rispondo a Emma.

Sono felice di aver trovato finalmente qualcuno cui esternare i miei dubbi circa il c.n.c. Forse, non sono più dubbi, ma certezze, poichè proprio domenica scorsa, il 26 di aprile, il Card.Vallini, ha dato prova di essere un forte sostenitore di Kiko e della sua nuova corrente religiosa.

La mia parrocchia è stata stravolta dall'arrivo dei catecumeni, e la nuova Chiesa, della quale abbiamo ufficialmente celebrato la dedicazione, è stata protagonista di un evento unico, poichè raccoglieva i membri della parrocchia e quelli della comunità n.c., i primi, messi in un angolo, i secondi visibilmente attivi all'evento, poichè più sicuri, più padroni.

Per non parlare dello stile architettonico, esterno ed interno, un a copia della Domus Galilea.

Anche il Santo Patrono è stato ridipinto da Kiko con colori e abiti più consoni al suo stile.

Cosa possiamo fare? Come è possibile che la Chiesa di Roma abbia permesso che i suoi figli diventassero " figliastri" solo perchè, non si sono adeguati alle regole del Cammino?

Tutti coloro che non hanno aderito al Cammino, sono stati spogliati dei vari incarichi che avevano avuto dal precedente Parroco, e chi ha provato a resistere a tale trattamento è stato cacciato via, con alterchi e liti.

Tutto questo nella piena libertà e diritto di gestione. Le parrocchie sono diventate i loro presidi,e i più fragili capitolano per non sentirsi tagliati fuori.

Sono molto preoccupata, questa nuova realtà mi inquieta e non senza motivo.

Grazie per la possibilità che mi avete offerto.

Cinzia

Il post-concilio ha totalmente abbandonato l'"eodem sensu eademque sententia"

In una recente intervista televisiva il vescovo tedesco Zollitsch afferma: "Cristo non è morto per i peccati della gente come se Dio avesse preparato un'offerta sacrificale, un capro espiatorio." Piuttosto, Gesù ha offerto «solidarietà» con i poveri e i sofferenti. «È questa la grande prospettiva - ha continuato il presule -, questa tremenda solidarietà». Qui, chi lo intervistava, ha giustamente voluto approfondire: «Dunque lei non descriverebbe più la cosa quasi come se Dio avesse donato Suo Figlio, perchè gli uomini erano talmente peccatori? Non lo descriverebbe più così?». E Zollitsch ha risposto: «No».

La notizia è stata ripresa prima dal sito americano LifeSiteNews.com e poi in Italia dal sito Fides et forma, ma i media, il Vaticano, tutti lo hanno passato sotto silenzio tranne il Vaticanista Rodari e il distretto tedesco della FSSPX, e qualche giorno fa un accenno del nostro blog, che metteva in risalto l'analogia - addirittura la coincidenza di termini - con un analogo insegnamento dell'iniziatore del Cammino Neocatecumenale. Kiko arriva a dire più volte: "E' per questo che è venuto Lutero!", e poi:

"Carmen vi ha spiegato come le idee sacrificali, che Israele aveva avuto e aveva sublimato, si introdussero di nuovo nell'Eucaristia cristiana. Forse che Dio ha bisogno del sangue di suo figlio, del suo sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di suo Figlio, alla maniera degli dei pagani... Ma le cose non stanno così. Dio, in Cristo, dice San Paolo, stava riconciliando il mondo in noi. Non perché Cristo placa Dio in qualche modo, ma perché vuole dimostrare agli uomini che ci ama nonostante il nostro peccato; aveva bisogno di dimostrare che anche se ammazzavamo suo Figlio continuava ad amarci. Dio stava riconciliando il mondo con sé attraverso Gesù Cristo. E' il mondo che aveva bisogno di riscoprire l'amore di Dio (OR p. 333)

Capirete bene che un conto è credere - e conformarsi con l'offerta della propria vita in quella del Signore - alla morte sacrificale ed espiativa di Cristo per la nostra Redenzione, un conto è credere - e conformarsi con atteggiamenti interiori e scelte conseguenti diverse - ad un concetto di semplice 'solidarietà'... c'è uno spessore metafisico indicibile, che diventa vita quotidiana e che va perduto e non entra nel nostro essere di credenti... Prendiamo solo una delle molteplici citazioni che potremmo trarre dalla Scrittura. Dice il Vangelo di Giovanni: "Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che ‘toglie’ (‘tollit’= prende su di sé) i peccati del mondo..." con tutte le sue meravigliose conseguenze per "coloro che credono in Lui" (Gv - Prologo) che senso ha più per questa "estranea" chiesa post-conciliare?

Il vescovo, che dicono cattolico, ha negato quindi la divinità del Figlio di Dio e la portata dell'Incarnazione, se la conseguenza delle sue parole è che non c'era una Redenzione da compiere attraverso il dono supremo di Sé da parte del Signore Gesù, per operare la liberazione dalla morte operata dal peccato che è allontanamento, distacco da Dio, e ricondurre l'Uomo alla comunione col Padre con la Sua Ascensione, dopo essere Morto e Risorto. Una morte in Croce come il peggiore dei malfattori dopo una Passione inaudita, solo 'solidarietà' e non amore supremo, espiazione, propiziazione, sconfitta DEFINITIVA del peccato e della morte?

Rimaniamo sorpresi per un intervento, tardivo, di Don Giovanni Scalese sul suo blog "Senza peli sulla lingua" http://querculanus.blogspot.com/. Egli dapprima si astiene dal giudizio, poi fa le seguenti considerazioni:

5. A proposito della morte di Gesù, è di fede affermare che essa ha un valore redentivo, espiatorio e sacrificale: chi nega tali realtà è eretico. Su questo non ci piove. Il problema nasce quando ci chiediamo: che significa "redenzione"? che significa "espiazione"? che significa "sacrificio"? Sembra facile rispondere a queste domande, ma non lo è. Ecco dunque la necessità della riflessione teologica, che cerca di capire, spiegare, approfondire il dato rivelato. È ovvio che la teologia, ogni teologia, è debitrice del suo tempo, per cui si possono avere interpretazioni diverse, che talvolta possono destare qualche perplessità. Si tenga inoltre presente che il più delle volte certe espressioni che noi usiamo sono delle metafore, tratte da linguaggi diversi; e molto spesso, non rendendoci conto di questo, sovrapponiamo le immagini, creando una gran confusione. Per esempio, il termine "redenzione" è ripreso dal linguaggio giuridico-civile (la liberazione di un prigioniero o di uno schiavo), mentre "espiazione" e "sacrificio" sono ripresi dal linguaggio religioso-cultuale"

6. A proposito di REDENZIONE, dicevo che essa è sinonimo di "liberazione". E su questo sono tutti d'accordo; ma poi nascono i problemi. Alcuni dicono che è una liberazione dietro pagamento di un riscatto, altri dicono che non c'è stato alcun riscatto. E, tra quelli che ammettono il pagamento di un riscatto, sorge il problema: a chi è stato pagato il riscatto? A Dio o al diavolo? E notate che qui si dividono non solo i teologi, ma gli stessi Padri della Chiesa

7. L'ESPIAZIONE mi sembra il concetto più problematico, perché dipendiamo ancora da una mentalità più pagana che cristiana. Secondo i pagani, gli dèi si adirano e la loro ira deve essere placata, solitamente attraverso un sacrificio. È vero che anche nella Bibbia di parla di "ira divina", ma sappiamo che si tratta di una metafora per esprimere la giustizia divina. In ogni caso, non corrispondo in alcun modo alla rivelazione neotestamentaria quelle spiegazioni del mistero della redenzione che vedono nella morte di Gesù il sacrificio con cui si placa l'ira di Dio, provocata dal peccato dell'uomo. Non è certamente il Dio rivelato da Gesù Cristo quello che placa la sua ira solo quando vede il sangue del suo Figlio.

8. Anche a proposito di SACRIFICIO le cose non vanno meglio. Per molti l'essenza del sacrificio sta nell'immolazione; ma se così fosse l'Eucaristia non sarebbe sacrificio. Ciò che costituisce il sacrificio è piuttosto l'offerta che si fa a Dio, che in qualche caso può avvenire anche senza versamento di sangue (come, per esempio, nel caso del "sacrificio" di Isacco).

9. Mons. Zollitsch ha parlato nella sua intervista di "solidarietà". Si tratta di un'altra metafora, una delle immagini oggi di moda, con cui si vogliono sostituire le immagini tradizionali. Personalmente ci andrei piano a fare certe sostituzioni: sono molto pericolose. Ma prendo atto che esse sono entrate nell'insegnamento ufficiale della Chiesa (si veda il n. 603 del Catechismo della Chiesa Cattolica).

10. Mons. Zollitsch ha certamente ragione a rifiutare per Gesù l'immagine del "capro espiatorio", che non viene mai utilizzata dal Nuovo Testamento in riferimento alla morte di Gesù. Per un semplice motivo: che il capro espiatorio non veniva sacrificato, ma inviato nel deserto.

11. Se vogliamo rimanere nell'ortodossia, rimaniamo fedeli a quanto dice il Catechismo (nn. 599-623). Ho notato che anche nel Catechismo c'è stata una certa evoluzione nel linguaggio usato (si faccia un confronto con ciò che diceva il Catechismo maggiore di San Pio X ai nn. 96-114), ma ho notato pure che cerca di rimanere il più possibile fedele al dato biblico, evitando di entrare in discussioni di carattere teologico. Ciò che conta è l'integrità della fede; il resto lasciamolo ai teologi.

Padre Scalese, con prudenza, vuole evitare di prendere di petto un vescovo a causa di una intervista. Ebbene, evitiamolo in base al suo suggerimento, anche se un'intervista equivale a un pubblico annuncio, su questo non mi pare ci siano dubbi; ma allora passiamo in rassegna le sue precisazioni che, per buttare acqua sul fuoco, usano un linguaggio che Romano Amerio non esisterebbe a definire neoterico e ottengono, mi sembra, il risultato di annacquare la forza dirompente, la drammaticità, la pregnanza di verità fondanti, cuore pulsante della nostra Fede cattolica. E vediamo dove ci porta la fedeltà al "dato biblico" nonostante l'"evoluzione del linguaggio" invocata da Padre Scalese.

1. Egli parte da un’affermazione categorica e vera, ma tutto quello che dice dopo ne modifica la portata.
A proposito di Redenzione, ricordiamo che, nel linguaggio biblico, il termine equivale a "riscatto": la liberazione di uno schiavo, per la quale c'è un "prezzo da pagare". Piccola elementare considerazione: poteva l'uomo riscattarsi da solo, quando il 'prezzo' da pagare era 'infinito', a causa della gravità 'infinita' dell'offesa arrecata a Dio con la disobbedienza, che ha avuto come causa il 'distacco' da Lui, cioè senza mezzi termini la morte spirituale dell'uomo? Solo Dio fattosi uomo poteva pagare un prezzo simile. Pertanto la stessa parola Redenzione, usata al posto di 'espiazione' e 'sacrificio', perché non vanno più di moda, sono parole 'forti', alla fine ci riconduce proprio al significato di questi due termini: ricordiamo che nella formula di Consacrazione del Calice nella celebrazione eucaristica in lingua ebraica il termine usato per 'sacrificio' (Sangue versato in sacrificio) è proprio kippùr= espiazione...

Comunque l'art. 613 del Catechismo della Chiesa Cattolica descrive la morte di Cristo come "contemporaneamente il sacrificio pasquale che compie la redenzione definitiva degli uomini per mezzo dell' 'Agnello che toglie il peccato del mondo' e il sacrificio della Nuova Alleanza che di nuovo mette l'uomo in comunione con Dio riconciliandolo 'con lui mediante il sangue versato per molti in remissione dei peccati'." Il Catechismo continua "questo sacrificio di Cristo è unico: compie e supera tutti i sacrifici. Esso è innanzitutto un dono dello stesso Dio Padre che consegna il Figlio per riconciliare noi con lui. Nel medesimo tempo è offerta del Figlio di Dio fatto uomo che, liberamente e per amore, offre la propria vita al Padre suo nello Spirito Santo per riparare la nostra disobbedienza."

2. Ancora una volta dobbiamo chiederci perché la cosiddetta evoluzione del linguaggio conciliare e l'interpretazione fattane nel post-concilio annacqui, diluisca e, quindi, lentamente cancelli le Verità fondanti della nostra Fede, minandole dall'interno della Chiesa, per bocca di suoi sacerdoti e vescovi, quando non si tratta di laici portatori di teologie e prassi 'fai da te' che nulla hanno a che fare con la Tradizione e con la Rivelazione Apostoliche, se non attraverso vere e proprie scimmiottature, sincretismi e uso di brani della S. Scrittura strumentalizzati e interpretati in base agli obiettivi da raggiungere e non "letti nella Chiesa" e con l'interpretazione che ne dà il Magistero.

3. Se ciò che conta è l’integrità della fede, ai teologi possiamo lasciare le sottigliezze, gli approfondimenti con l’accortezza che siano eodem sensu eademque sententia, ma non possiamo lasciarne mettere in discussione o annacquare da nessuno, fosse pure un vescovo, i Fondamenti. Questi NO!