L'autrice, pur notando e apprezzando il buon cuore di tanti neocatecumenali, non può non notare anche le evidenti storture liturgiche e dottrinali su cui si fonda il Cammino.
Dall'articolo: I movimenti nella Chiesa:
Kiko all'ambone con Crocifero e Candelieri 3 giugno 2012 - foto © cammino.info |
Avrei tantissimi altri esempi da fare in proposito, non molto ortodossi, anche sulla Confessione, ma ne riporto solo uno tra i meno eclatanti: d’estate in un paesino di montagna dove da anni mi reco per passare un po’ di ferie, si trovano anche dei neocatecumenali con le loro famiglie, con tanti figli, tutti bravi e allegri, davvero esemplari. Gli adulti hanno deciso di comune accordo di alzarsi tutti i giorni alle sei del mattino per recitare in tranquillità le Lodi in uno dei loro appartamenti, però ho notato che alla Santa Messa, sia festiva che feriale delle 18, celebrata da un sacerdote anziano nella vicina chiesa parrocchiale, essi non erano mai presenti. Alla domanda sul perché di questa loro assenza, dal momento che si professano pubblicamente cattolici, credenti e praticanti, mi hanno risposto che: “Prima di arrivare alla Messa, ce ne vuole di cammino!” e che se non possono frequentare la “loro Messa” in città, pazienza!
"Liturgia" neocatecumenale |
D’altro canto, è anche vero che costoro sono tutte brave persone, vivono le virtù umane, sono molto apostolici, quando si ritrovano a San Pietro urlano all’unisono “Viva il Papa”, anche se pare che non abbiano come programma di studio, ad esempio, il “catechismo della chiesa cattolica” e nemmeno il compendio, ma essenzialmente la Sacra Scrittura e gli scritti dei loro fondatori.
Come può essere questa specie di contraddizione, viene da domandarsi? Come è possibile armonizzare questi comportamenti con le esigenze della ecclesialità e col giusto inserimento nella pastorale della chiesa locale?
Dall'articolo: Eucarestia e confessione: sarei felice di essere smentita!
Si propongono di valorizzare il ruolo dei laici invitandoli ad approfondire gli studi sulla Sacra Scrittura fino a conferire loro il grado di “catechisti”. Questo compito dei laici di prepararsi dottrinalmente per essere apostoli in mezzo al mondo, come è stato più volte ribadito dal Concilio, sarebbe cosa molto buona se costoro sapessero restare al loro posto di laici comuni. Invece lo stile tipico e l’errore fondamentale dei neocatecumenali è proprio quello di mescolare e confondere i due ruoli: quello del catechista laico con quello del sacerdote consacrato, vale a dire che non distinguono la differenza fra “sacerdozio ministeriale” e “sacerdozio comune dei fedeli”, a tal punto che spesso l’uno sconfina nell’altro con grave danno della stessa nostra fede, soprattutto nei due pilastri fondamentali che sono l’Eucaristia e la Confessione. Infatti, in mezzo a tanti movimenti e associazioni d’ispirazione cattolica, solo i neocatecumenali hanno la loro pastorale e la loro liturgia che in molti punti non rispetta la disciplina liturgica della Chiesa.
«Alla comunione stiamo tutti seduti» |
EUCARISTIA:
• Preferiscono celebrare la “loro Messa” a tarda sera non in chiesa ma in locali attigui, quali sale giochi, biblioteche, teatri ecc. dove preparano dei tavoli con tovaglie comuni e non liturgiche, (talvolta addirittura con lenzuola) attorno ai quali si distribuiscono i fedeli assieme al sacerdote celebrante, in modo tale che, fra canti, gesti, salmi e preghiere comuni, si rischia veramente di confondere il ruolo del ministro di Cristo con quello degli altri fedeli, perché sembra che tutti abbiano la stessa parte attiva nella celebrazione.
• La stessa omelia dopo il Vangelo che di sua natura è un atto ministeriale riservato al solo sacerdote, viene spesso affidata ad un catechista che sostituisce il sacerdote celebrante il quale, in questo modo, viene ad abdicare a un suo preciso compito ministeriale.
• Se qualche volta sono invitati a celebrare in chiesa, non rispettano l’arredo liturgico che trovano, ma spostano tutti i banchi e le suppellettili sacre per collocare la loro grande “mensa” al centro della chiesa, con leggii portatili, chitarre e altri strumenti impropri. Tutto questo perché il significato che essi danno alla Celebrazione Eucaristica è solo quello di “banchetto fraterno e di celebrazione della Cena” escludendo totalmente o per lo meno sottovalutando l’altro aspetto essenziale, proprio della Santa Messa, che è il “Sacrificio di Cristo”.
"Prima Comunione" neocatecumenale |
CONFESSIONE:
• Celebrano questo sacramento in luoghi estranei alla chiesa e pertanto rifiutano il confessionale ignorando apertamente le norme del diritto canonico (can.964).
• Ma la cosa più grave è che considerano la Penitenza non come sacramento, cioè come incontro personale con Cristo che mi assolve dai peccati e conferisce la Grazia nella persona del sacerdote (che comunque rappresenta sempre la Chiesa), ma soprattutto come richiesta di perdono alla comunità ecclesiale, come gesto pubblico di umiltà nella consapevolezza che siamo tutti peccatori e che tali resteremo. (Lutero). Prova ne sia che le loro cosiddette “confessioni pubbliche” non si svolgono neppure davanti al sacerdote, la cui persona risulta, in un certo senso, superflua, ma al cospetto dei “catechisti” i quali ammoniscono, incoraggiano ecc.
Non è uno sgabuzzino disordinato, ma un "altare" neocatecumenale |
Riescono abilmente a convincere i partecipanti a liberarsi della loro “immondizia” (cioè del denaro) gettandolo nel “sacco dei rifiuti” che viene poi scrupolosamente raccolto da alcuni incaricati ufficiali. La nipote di un sacerdote di Verona è ricorsa allo zio per chiedere aiuto economico in quanto aveva consegnato, dietro suggerimento pressante di un catecumeno, tutto il suo stipendio con cui doveva vivere. E le testimonianze sono numerose.
I vari gruppi sono spesso seguiti da un sacerdote diocesano o religioso di tutto rispetto, che i responsabili fanno emergere dall’anonimato del proprio Ordine religioso o dalle frustrazioni che può causare la parrocchia, per investirli di questo compito di guida spirituale. Tuttavia questi “presbiteri” - come vengono chiamati – finiscono col perdere la meravigliosa spiritualità propria del loro Ordine religioso, si prestano a creare fratture e divisioni all’interno della parrocchia, e non si accorgono che, un po’ alla volta, finiscono con l’essere del tutto subordinati ai catechisti del gruppo, ritenuti i veri ed esclusivi distributori della verità. Questi non accettano osservazioni: chi osa obiettare, è segno che non ha capito ed è meglio che se ne vada.
"Santino" di san Kiko distribuito durante la Quaresima 2012 |
Se oggi le comunità parrocchiali sono in crisi, non sono certo i catecumeni a rinvigorirle perché nulla vogliono spartire costoro con la vita della parrocchia, a meno che non siano i parrocchiani a passare dalla loro parte, a farsi uno di loro condividendo “in toto” questo loro stile singolare e appartato da tutto.
Alle volte la croce di non vedere i frutti del proprio apostolato unita ad una fervente preghiera è l’unico mezzo che il Signore chiede ai parroci per una futura, reale fecondità e santità in tutta la Chiesa, la quale non è nata da chitarre o da rituali roboanti, ma proprio dal silenzio della croce.
Patrizia Stella
Queste cose sono tutte personalmente comprovate e sarei felice di essere smentita!