"Lo scopo principale di questa catechesi è di aiutare tutti i fratelli giovani, adulti, e anziani, ad innamorarci dell’amore di Dio, per tutta l’eternità già in questa terra. D’altra parte, vuole essere un invito soprattutto agli adolescenti e giovani, a non buttare la propria vita nella spazzatura del mondo, e nel caso che il demonio ci faccia cadere, essere coscienti che le porte del Cammino e le braccia di Dio Padre rimangono sempre aperte per il ritorno del figlio prodigo."
Le braccia di Dio Padre e quelle della Santa Chiesa, avrebbe dovuto dire un sacerdote che si rispetti, sono sempre pronte ad accogliere il figliol prodigo. Non il Cammino, che ti butta fuori dalla tua comunità se anche solo salti una delle loro convivenze di passaggio o non rispondi nel modo "giusto" agli scrutini del catechista!
Comincia così, nel modo sbagliato, la catechesi "magisteriale " di don Pezzi.
Il libro di cui don Pezzi diceva di voler parlare... |
Il cardinale Karol Wojtyla "cogliendo – in un’epoca in cui il fenomeno era molto meno evidente di oggi – la problematicità della vita affettiva, per esempio riguardo ai rapporti prematrimoniali, ne individuava il nodo antropologico nella definizione di libertà, che non significa semplicemente poter scegliere e decidere, per sé stessi e per l'altro, ma significa saper agire alla luce di un criterio, cioè avendo chiaro che la libertà non è fine, ma mezzo – “il” mezzo – per esprimere compiutamente la singolarità umana.
L’amore diventa il banco di prova della libertà perché, più di ogni altra espressione umana, mette in gioco l’intera persona – emozioni e idee, sentimenti e pensieri, corpo e spirito… – configurandosi come l’elemento distintivo dell’antropologia: solo l’essere umano ama in quanto solo l’umanità sa andare oltre il cieco istinto esprimendo l’affettività non come pura passività, ma come la responsabilità scaturente dal richiamo che l'altro esercita su di noi." (Tratto dall'introduzione di Giuseppe Mari, Professore ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, al libro "Amore e desiderio")
"Della pornografia abbiamo parlato già nella convivenza del 2019 dove abbiamo dato un segnale di allarme per i genitori, Presbiteri e Catechisti"
In realtà in questi ultimi tre anni c'è stato un continuo martellare sullo stesso argomento, e la dipendenza da pornografia è stata rilevata non solo negli adolescenti e nei giovani del Cammino, ma anche in adulti, catechisti e presbiteri.
Ma ora la situazione sembra essere addirittura peggiorata:
"Come è noto a tutti, durante gli anni di confinamento o lockdown, sono aumentati, in numero esorbitante, i giovani che vedono pornografia durante varie ore al giorno,
creando di conseguenza disagi e frastorni al cervello, ansie, fobie, perfino suicidi.
In quella Convivenza, abbiamo invitato i ragazzi e i giovani e, anche gli adulti, del Cammino Neocatecumenale, e che sono rimasti dipendenti dalla pornografia, a riconoscere umilmente questa forma di dipendenza, e oltre alla fedeltà alle Celebrazioni e Passaggi della propria comunità, a farsi aiutare."
Con questa catechesi pezziana segnaliamo che il Cammino ha dato forfait anche nella pretesa di "risolvere" l'omosessualità. Infatti, dopo lunghi anni in cui i figli del Cammino sono stati avviati alle terapie cosiddette "riparative", con alterne fortune, ma, per quanto è venuto a nostra conoscenza, spesso con esiti disastrosi, don Pezzi si rassegna a dire:
"anche queste persone con attrazione omosessuale devono essere accettate" (visto che comunque) "nel Cammino siamo invitati, come gli altri cristiani, a vivere la castità".
"Sagge" indicazioni vengono date ai fratelli e sorelle del Cammino che si accorgono d'avere un figlio omosessuale:
"La prima cosa da fare per i genitori che si rendono conto di questa realtà dei propri figli è non drammatizzare, non spaventarsi, non entrare in crisi: allora l’educazione che gli ho dato a che è servito, andava in comunità!"
E certo cari neocatecumenali: qualcuno vi aveva raccontato che i vostri figli non avrebbero mai avuto i problemi dei ragazzi di questo mondo, soprattutto se facevate le Lodi alla domenica mattina con tamburelli e nacchere come prescritto, i riti natalizi, i racconti pasquali con i "midrashim" ebraici: ora invece, "piccolo" cambio di direzione: avere mandato precocemente i vostri figli in comunità e nello stesso tempo a fare il dopocresima con i fratelli "padrini", averli fatti andare all'Eucaristia il sabato sera per evitare che andassero in discoteca, aver ipotecato le vostre case per farli partecipare alle GMG ove probabilmente avrebbero trovato la fidanzata giusta non appartenente ad un "giogo disuguale" come invece la ragazza incontrata all'università, non è bastato per farli essere come voi li volevate e come "qualcuno" vi aveva promesso che sarebbero diventati: casti, puri, che non si drogano e che stanno dalla parte giusta della "barricata".
"ALCUNE VIE DI SALVEZZA.
Indichiamo alcune vie per aiutare i nostri giovani a vincere queste TRAPPOLE.
Anzitutto fedeltà e perseveranza al Cammino nella propria Comunità. IL CAMMINO NEOCATECUMENALE" (il maiuscolo è nel testo originale).
"Grazie al Signore e alla Vergine Maria, che attraverso Kiko e Carmen, ci ha donato il Cammino Neocatecumenale, come un itinerario per riscoprire la forza e la potenza del germe del battesimo.
Soprattutto in questo tempo di incertezza messi in difficoltà, con la possibilità della guerra, per le conseguenze di essa, inverno freddo, mancanza di energia, tutto il mondo multimediale salta, si ferma, dobbiamo essere molto stretti alle celebrazioni, ne abbiamo bisogno più che mai."
Avviso per parrocchiani insistenti alla porta delle salette neocat |
A ciò si aggiunga l'osservazione quasi infastidita di Kiko: "In tutto il mondo si è ripreso la comunione al Calice ad eccezione di qualche zona dell’Italia: dobbiamo riprendere la distribuzione del Calice nelle comunità..."
Continua "padre" Pezzi con le sue indicazioni:
"...e partecipando alle progressive tappe delle Iniziazione, in autentico spirito di obbedienza di fede ai Catechisti e ai Presbiteri dell’equipe"
"per portare a maturazione in noi la statura di Cristo e nel seguente tempo della Formazione Permanente, partecipare attivamente al Mistero della Redenzione di Gesù Cristo per il mondo intero."
Qualcuno potrebbe pensare che stiamo forzando l'interpretazione delle parole del decano dei presbiteri neocatecumenali, e che è chiaro che egli intende parlare della Chiesa, di cui il Cammino non è altro che uno dei tanti itinerari possibili eccetera e eccetera.
"Questo non vale solo per i fratelli e le sorelle, ma anche per i presbiteri che, allontanandosi dalla propria comunità, perdono questa grazia, questo tesoro nascosto."
I sacerdoti, allontanandosi dalla propria comunità del Cammino neocatecumenale, magari per occuparsi dei giovani della parrocchia, dei gruppi di preparazione al matrimonio, della benedizione delle case, dell'assistenza ai malati e ai moribondi, perdono "questa grazia" e cioè si pregiudicano il "portare a maturazione in noi la statura di Cristo" e il "partecipare attivamente al Mistero della Redenzione di Gesù Cristo per il mondo intero". Praticamente, a conti fatti, buttare la veste alle ortiche sarebbe meno grave, per la loro vita e la loro anima sacerdotale, che mettere da parte la loro comunità neocatecumenale!
"Tutto questo nel rispetto di quanto abbiamo ricevuto dagli iniziatori del Cammino Kiko e Carmen, e trasmettendolo nella loro autenticità, non tanto come leggi ma come partecipazione allo stesso spirito che li ha animati.
Kiko e Carmen mai hanno voluto imporre regole, hanno fatto esortazioni, proposto, poi ciascuno è libero di fare il cammino o andarsene, ma coloro che lo fanno, devono essere fedeli a quello che ci hanno detto".
Chissà se partecipare allo stesso spirito che ha animato Kiko e Carmen deve voler dire scegliere tra la comunità neocatecumenale e la propria vocazione stessa e l'obbedienza al vescovo per i sacerdoti oppure ai propri doveri di stato per i laici!
"Coloro che lo fanno (cioè che fanno il cammino) devono essere fedeli a quello che ci hanno detto".In primo luogo, viene da osservare, non si capisce da cosa discenda questo obbligo di fedeltà a Kiko e Carmen, forse "essere fedeli a quello che ci hanno detto" e un richiamo alle mille e mille volte in cui un adepto del Cammino è chiamato a rinnovare la sua dipendenza presente e futura all'impegno neocatecumenale.
Ma se anche uno desiderasse essere fedele a Kiko e Carmen, viene da chiedersi se loro invece sono stati fedeli a ciò che hanno promesso: per esempio sulla durata limitata del Cammino che si sarebbe sciolto nella parrocchia!
Perché, cari Kiko e defunta Carmen, verrebbe da dire: se anche questi sacerdoti vi avessero giurato fedeltà (e non l'hanno fatto, nè lo potevano fare, visto che sono tenuti all'obbedienza alla Chiesa attraverso i propri superiori gerarchici) lo avrebbero fatto per un tempo determinato, in attesa di diventare quei cristiani migliori, adulti, che avrebbero salato l'impasto nella piena libertà dei figli di Dio! La stessa cosa valga per i laici, che hanno dei doveri prioritari nei confronti della famiglia. Voi invece non siete stati ai patti e avete cambiato le regole. Regole, non "esortazioni".
Delle altre "vie di salvezza" proposte da don Pezzi tratteremo nella terza parte dell'analisi di questo mamotreto di Inizio Corso 2022/2023.
(Fine seconda parte)