giovedì 31 luglio 2008

Ancora due pesi e due misure

Riceviamo e pubblichiamo

In una importante diocesi delle Marche sono arrrivate le chiare disposizioni di non rivolgere più critiche al Cammino neocatecumenale perché è stato riconosciuto dalla Chiesa e quindi è un organismo cattolico [...]
[quasi gli organismi cattolici siano comunque esenti da critiche (!?) -ndr]

Un anno fa, il 7 luglio, fu pubblicato il Motu Proprio "Summorum Pontificum" che, finalmente, riconosceva il diritto di celebrare la Santa Messa con l'antico rito tridentino mai abrogato. Nella stessa diocesi, come in altre "chiese locali", il documento Pontificio fu, nel migliore dei casi, travisato nella sostanza tanto da renderne inefficace l'applicazione.
Non solo non sono arrivate disposizioni per attivare il Motu Proprio, ma anzi alcuni zelantissimi pastori stanno compiendo atti di intimidazione nei confronti dei confratelli, che dimostravano un benché minimo interesse di celebrare la Messa nell'antico rito.
...
Le intimidazioni sono state poi estese, tramite appositi messaggi cifrati, anche a diversi collaboratori diocesani. Gentile e molto caritatevole la minaccia di scattare delle foto durante le celebrazioni dell'antico rito fuori diocesi, per vedere se ci fossero collaboratori di Curia.
... Nelle Marche il Motu Proprio è stato abbandonato, come qualche snaturata madre ha fatto con il proprio figlioletto appena nato. Neppure una parola a sostegno di quel documento, neppure una celebrazione da parte almeno dei cardinali più importanti. Nulla!
Il Motu Proprio e con esso i fedeli che, presi dal santo zelo, si sono subito organizzati nella vana speranza che dopo decenni di persecuzioni le loro posizioni avrebbero trovato posto nella realtà ecclesiale dei nostri giorni, è stato ribattezzato "uno dei tanti frutti della neo-restaurazione".
Ho cercato fino ad ora di confutare questa definizione che ritenevo ingiusta nei confronti di un documento importante del Magistero. Ora, non ho e non abbiamo più la forza per reagire, ma solo di pregare e continuare a sperare in un mondo ecclesiastico migliore.
Che il Signore Aiuti la Chiesa
(Lettera firmata)

martedì 29 luglio 2008

Abolire il Tabernacolo?Il No di Don Bux! Guardate la data dell'Articolo!

VATICANO - LE PAROLE DELLA DOTTRINA a cura di don Nicola Bux e don Salvatore Vitiello - La presenza del Signore Gesù precede e permane oltre l’assemblea liturgica
Fonte: Fides.Org (Agenzia Fides 10/7/2008)

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - All’inizio della riforma liturgica postconciliare si fece strada l’idea che il tabernacolo fosse di ostacolo alla Messa “rivolta al popolo”, malgrado le istruzioni lo ritenessero lecito (cfr “Inter Oecumenici” n. 95 ed “Eucharisticum Mysterium” n. 54). Si diceva: Gesù Cristo diventa presente con la consacrazione nella Messa, lasciarlo stare nel tabernacolo vuol dire far nascere un conflitto di segni.
Questa idea, in verità, ha trovato posto nella medesima istruzione (cfr EM 55) e in apparenza, sembra coerente. Ma è successo, pian piano, che i “diversi” o “principali modi della presenza” di Gesù Cristo (cfr “Lumen gentium” n. 48; Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1373; EM n. 9 e n. 55) sono stati ritenuti, più o meno, equivalenti: insomma si è fatto strada, in questo ambito, prima che altrove, il relativismo. Tutt’oggi molti fedeli non sono in grado di distinguere le diverse forme della “presenza di Cristo” nei santi segni.Quando il Concilio stava per cominciare l’ultima sessione, Paolo VI, il 3 settembre 1965, emanava l’enciclica “Mysterium Fidei”. Per fronteggiare il ridimensionamento e la negazione della presenza reale del Signore nel Santissimo Sacramento, ribadiva che Sacrificio e Sacramento sono un unico mistero inseparabile e che questo è la carne di Gesù Cristo crocifisso e risorto; che è il più grande dei miracoli: che grazie alla transustanziazione è una nuova realtà ontologica; che il Santissimo Sacramento è da conservare nei templi e oratori come il centro spirituale di ogni comunità, di tutta la Chiesa e dell’umanità.
Ma non bastò. Mentre il Papa, con l’enciclica, prendeva le difese dell’Eucaristia, la riduzione simbolistica era penetrata nella Chiesa e si verificava il primo e più vistoso effetto: lo spostamento del tabernacolo dal centro dell’altare. Il motivo apparente era appunto il “conflitto di segni” tra Presenza permanente e Sacrificio della Messa. Tale apparente conflitto, con le relativistiche conseguenze, è arrivato fino a noi. Cosa fare?
Bisogna spiegare che Cristo è “sempre presente nella sua Chiesa” (SC n. 7; CCC n. 1088), specialmente nelle specie eucaristiche, nelle quali lo è per antonomasia, cioè in modo corporale e sostanziale, come Dio e come Uomo, tutto intero e ininterrottamente. La formula classica sempre valida è: corpo, sangue, anima e divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. Egli è il Santissimo Sacramento (cfr MF in EM n. 10).
Si deve poi spiegare che, nei sacramenti, Egli è presente con la sua “virtù” o potenza. In terzo luogo, si deve chiarire che nel sacerdote che celebra, nella Chiesa adunata in preghiera, nella Parola proclamata, Egli è presente in spirito. Dunque, non vi sono molteplici presenze ma un’unica presenza permanente che è, per definizione, quella eucaristica (SC n. 7; CCC nn. 1373-1374).
Intanto si è fatta strada un’altra teoria: l’equiparazione della presenza di Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento alla presenza della sua Parola. Eppure il Concilio Vaticano II dice che la presenza di Cristo nella Parola c’è “quando nella chiesa si legge la Sacra Scrittura” (SC n. 7), cioè, a due condizioni: quando la lettura si fa “nella chiesa”, - la realtà composta di gerarchia e fedeli, - non privatamente, e quando “si legge” la Sacra Scrittura: non basta, quindi, che ci sia il libro sacro sull’ambone o sull’altare. (O, ormai, in qualunque altro luogo, come davanti, o addirittura sopra, al tabernacolo o ai piedi delle statue).
La presenza nella Parola è legata all’uso, è una presenza “morale” legata a un atto dello spirito, alla condizione spirituale dell'individuo e limitata nel tempo. Mentre la presenza nel sacramento eucaristico è sostanziale e permanente. Pertanto è particolarmente importante ribadire il rapporto imprescindibile, e nel contempo asimmetrico, esistente tra Parola ed Eucaristia (cfr “Dei Verbum” n. 21, con l’indispensabile nota esplicativa).
In conclusione, non si può continuare ad affermare che la presenza reale nell'Eucaristia sia “legata all'uso” e “finisca con esso”, che sia una questione di grado e non di sostanza, senza incorrere in un grave errore dottrinale. Recentemente, dopo aver contrapposto l’ecclesiologia del Vaticano II a quella di Trento, si è scritto ancora di presenze e di gradualità diverse, lamentando che quella sacramentale continui a essere compresa in modo ontologico: si è forse dimenticato che Paolo VI, ha già definito che, dopo la transustanziazione, il pane e il vino “acquistano nuovo significato e nuovo fine in quanto contengono una ‘nuova realtà’, che giustamente denominiamo ontologica” (“Mysterium Fidei” n. 47).
Dunque, la presenza di Gesù Cristo “precede” l’assemblea liturgica, come la colonna di fuoco precedeva il popolo di Dio in cammino, “permane” oltre l’assemblea e “non è prodotta” dall’assemblea.

lunedì 28 luglio 2008

Così ci scrive R.F.

Pubblico questo intervento corredato delle mie spontanee immediate reazioni ai suoi contenuti... Possiamo poi proseguire la riflessione

Sono certo che non pubblicherete questo intervento, ma io scrivo lo stesso.Io non parlero' per sentito dire, come fanno la maggior parte dei contributori di questo blog, che portano argomentazioni prive di logica, e, soprattutto , senza sapere cio' di cui stanno parlando, solo spinti da astio cieco e irrazionale contro questa realta' della Chiesa ( evidentemente perche' coloro che scrivono sono ex neo-catecumenali , hanno parenti neo-catecumenali, o hanno avuto attriti con neo-catecumenali o sono sacerdoti che hanno avuto liti con essi, oppure vecchi seguaci di Padre Zoffoli che sono sempre attivi...).

[non è assolutamente vero, lo abbiamo ripetuto e dimostrato più volte che le nostre motivazioni non sono queste; ma fa comodo non recepirle, per poter mettere in risalto che parliamo per astio a titolo personale, senza voler tenere in alcun conto che abbiamo ampiamente motivato e fornito documentazione di quello che diciamo. Di questo non si fa mai cenno. Quanto a P. Zoffoli, nella sua competenza di teologo e di sacerdote ha pubblicato dei libri e sporto denunce, non ha creato dei seguaci...]

Parlero' per aver toccato con mano questa realta' , avendo terminato il Cammino nel 2004, con il rinnovo delle promesse battesimali. Veniamo al dunque. Vorrei commentare nuovamente le false argomentazioni circa le motivazioni della chiusura del seminario RM di Takamatsu .Io conosco personalmente il rettore del seminario ( ora ex - rettore ) Angel Luis Romero Carbonell , spagnolo , da 18 anni in Giappone a lavorare per Cristo e per null' altro , in mezzo a mille sofferenze , e men che mai per imporre il Cammino Neo-Catecumenale alle Parrocchie! E' stato varie volte a cena a casa mia , conosco il suo zelo missionario e l' attaccamento alla Chiesa e al Vangelo. Posso testimoniare che è un uomo di una umilta' straordinaria e di una pazienza disarmante. L' ultima volta che ho avuto l' onore di stare insieme a lui a pranzo in un ristorante vicino San Pietro , e' stato 1 ora ad ascoltare la mia crisi di fede , i miei peccati , i miei problemi spirituali ecc ecc senza battere ciglio , e senza mai accennare ai suoi problemi come rettore del seminario, problemi 10 volte piu' grandi dei miei! ( e io non sapevo nulla di quello che gli stava accadendo in quel momento ). Ugualmente posso dire le stesse cose di Eugenio , rettore del seminario RM dello Zaire , che ho avuto l' onore di conoscere nel 2006.

[Il fatto che il Rettore del seminario sia una persona e un sacerdote disponibile all'ascolto - e che lo sia anche quello dello Zaire - non toglie e non aggiunge un'acca a quello che hanno testimoniato sul cammino in Giappone i laici e l'intera Conferenza episcopale giapponese]

Cari contributori , comodamente seduti in pantofole davanti al computer, evangelizzare in Giappone è difficilissimo !

[Caro contributore che non conosci la nostra vita e non puoi sapere quanto stiamo in pantofole davanti al computer ma ti permetti di giudicarci, è vero che evangelizzare è difficilissimo, specialmente quando incontri persone che, mentre parli del Signore e dei suoi insegnamenti, insistono col dirti che i possessori della verità sono loro e tu hai un demonio]

e soprattutto farsi accettare come evangelizzatori non-giapponesi in una terra molto orgogliosa delle proprie tradizioni e "rigida" dal punto di vista culturale è quasi impossibile… Vi ricordo anche che nel mondo ci sono 70 seminari Redemptoris Mater, la chiusura di 1 seminario rappresenta poco piu' dell 1% della totalita' : chi vi da' l' autorita' di giudicare - per questo solo evento - l' istituzione dei seminari RM ?
[Ti ricordo che quanto al Giappone a al suo Seminario RM non non abbiamo giudicato un bel niente: abbiamo riportato il giudizio e le decisioni della Conferenza episcopale del Giappone che qualcuno, in perfetta obbedienza (!?), sembra aver vanificato! Credo che i problemi e le sfide di quella evangelizzazione li conoscano bene per esempio anche i Salesiani, che erano lì e non senza risultati, sia pure non eclatanti (il che è normale in quelle terre), generazioni prima che nascesse il cammino NC, che non sembra aver conseguito maggiori successi dopo più di un ventennio]

Infine , ricordo a tutti , che la Chiesa ha gia' avuto un discernimento sul Cammino Neo-Catecumenale, 4 Congregazioni hanno approvato il testo dello Statuto del C.NC. in via definitiva , e , sempre in via definitiva , stanno per essere approvati i testi del Direttorio per i catechisti del C. NC. , (ma ci vuole tempo, sono piu' di 10 volumi !... ) . Con quale titolo denigrate una realta’ della Chiesa che , a poco piu’ di 40 anni dalla sua nascita ha dato frutti enormi nella evangelizzazione in tutto il mondo ? Come risposta a questa mia, sono in paziente attesa delle vostre raffiche di mitra ora ..., ( sempre se sara' pubblicato il mio intervento ). Un saluto a tutti . R.F.

[In attesa dell'approvazione definitiva che tu stesso riconosci ancora non c'è, nessuna raffica di mitra, come vedi: solo qualche piccola precisazione, per amore di Verità]

sabato 26 luglio 2008

Insegnamenti della Chiesa sull' Eucaristia

Istituzione del divino sacrificio

Quanto al Sacrificio, tal quale lo ha istituito nostro Si­gnore nella sua Chiesa, ecco che cosa ci insegna il Concilio di Trento: "Nell'Antico Testamento, secondo la testimonianza di Paolo, il sacerdozio levitico era impotente a condurre alla perfe­zione; bisognava, perché così voleva il Padre delle misericordie, che si istituisse un altro sacerdote, secondo l'ordine di Melchisedech, il quale potesse rendere compiti e perfetti quelli che dovevano essere santificati. Questo sacerdote, che è Gesù Cristo nostro Dio e nostro Signore, volendo lasciare alla Chiesa, sua cara sposa, un Sacrificio visibile che rappresentasse il Sacri­ficio cruento che Egli doveva offrire una sola volta sulla Croce, ne perpetuò il ricordo fino alla fine dei secoli e ne applicò la virtù salutare alla remissione delle nostre colpe quotidiane di­chiarandosi, nell'ultima Cena, Sacerdote costituito secondo l'or­dine di Melchisedech. Nella notte stessa in cui fu dato in mano ai suoi nemici offrì a Dio suo Padre, sotto le specie del pane e del vino, il suo Corpo e il suo Sangue; li fece ricevere, sotto i simboli degli stessi alimenti, agli apostoli che Egli costituiva allora sacer­doti del Nuovo Testamento e ordinò loro ed ai loro successori nel sacerdozio di rinnovare questa oblazione dicendo: "Fate questo in memoria di me", secondo quanto la Chiesa cattolica ha inteso ed ha sempre insegnato". La Chiesa ci comanda dun­que di credere che nostro Signore, nell'ultima Cena, non sola­mente ha transustanziato il pane e il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue, ma che li ha offerti a Dio Padre istituendo così il Sacrificio del Nuovo Testamento nella sua propria persona, eser­citando in tal modo il suo ministero di sacerdote secondo l'ordi­ne di Melchisedech. La Sacra Scrittura dice: "Melchisedech, re di Salem, offrì il pane e il vino, perché era sacerdote dell'Onni­potente e benedisse Abramo".
Il testo non dice espressamente che Melchisedech ab­bia sacrificato a Dio; ma la Chiesa fin dal principio l'ha inteso così e i santi Padri lo hanno interpretato in questa maniera. David l'aveva detto: "Il Signore l'ha giurato e non verrà meno: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedech". Con san Paolo possiamo affermare che Melchisedech e nostro Signore hanno veramente sacrificato: "Ogni pontefice è istituito per of­frire doni e vittime". Lo stesso apostolo si esprime ancor piu chiaramente: "Ogni pontefice, assunto in mezzo agli uomini, è istituito per gli uomini allo scopo di offrire a Dio doni e sacrifici per i peccati". Egli aggiunge: "Nessuno si attribuisca questa di­gnità, ma solamente colui che, come Aronne, è chiamato da Dio. Infatti il Cristo non si è glorificato da se stesso, per divenire pon­tefice, ma ha ricevuto quest'onore dal Padre suo che gli disse:
"Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato: Tu sei sacerdote in eter­no secondo l'ordine di Melchisedech". È dunque chiaro che Gesù Cristo e Melchisedech sono stati pontefici e che, tutti e due, con questo titolo, hanno offerto a Dio dei doni e dei sacri­fici. Melchisedech non ha immolato a Dio alcun animale, come facevano Abramo ed i credenti di allora, ma per ispirazione del­lo Spirito Santo e contrariamente all'uso dei tempi, egli ha of­ferto il pane ed il vino con cerimonie e preghiere speciali, li ha alzati verso il cielo e li ha offerti all'Onnipotente in gradito olo­causto. Così egli merita di essere la figura di Cristo e il suo sacri­ficio l'immagine del Sacrificio della legge nuova. Se dunque Gesù Cristo è stato consacrato Sacerdote da Dio Padre, non secondo l'ordine di Aronne che immolava gli animali, ma secondo l'or­dine di Melchisedech che offriva il pane ed il vino, è facile con­cludere che Egli, durante la sua vita mortale, ha esercitato il suo ministero sacerdotale offrendo un Sacrificio di pane e di vino.
Ma, quando nostro Signore ha compiuto il ministero di sacerdote secondo l'ordine di Melchisedech? Nel Vangelo, nell'ultima Cena, è accennato ciò che si riferisce ad un'offerta di questa natura.
«Mentre erano a cena, Gesù prese del pane, lo bene­disse, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo". Poi, preso il calice, rese grazie e lo dette loro dicendo: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue della nuova Alleanza che sarà versato, per la remissione dei peccati di molti"». In queste parole non è detto che Gesù Cristo abbia offerto il pane ed il vino, ma il contesto è così chiaro che non c'era bisogno di farne una menzione forma­le. Del resto, se Gesù Cristo non ha offerto allora il pane ed il vino, Egli non l'ha mai fatto. In questo caso non sarebbe stato sacerdote secondo l'ordine di Melchisedech e mi domando che cosa significherebbe il linguaggio di san Paolò: «Gli altri sacer­doti sono stati costituti senza giuramento, ma questi col giura­mento, perché Dio gli ha detto: "Il Signore ha giurato e non verrà meno: Tu sei sacerdote in eterno...". questi, perché dura in eterno, ha un sacerdozio che non passa»

Profezia di Malachia sul S. Sacrificio della Messa

Nel Concilio di Trento, la Chiesa ha dato, dunque, la vera interpretazione e il Sacrificio nuovo è il vero Sacrificio puro, senza macchia che non può essere contaminato da alcuna inde­gnità, da alcuna malizia del sacrificatore. Sacrificio che il Signo­re annunciò, per bocca del profeta Malachia, doversi offrire dovunque in suo nome. Malachia fa parlare così il Dio degli eserciti: "Ho cessato di compiacermi in voi (sacerdoti dell'antica Alleanza) e, in avvenire, non riceverò nessun dono dalle vostre mani, perché dall'oriente all'occidente, il mio nome è grande in mezzo alle nazioni e in tutti i luoghi si offre un sacrificio puro al mio nome. Questo testo è stato considerato da tutti i santi Padri come una profezia del santo Sacrificio della Messa. que­sta predizione, infatti, non è stata compiuta nell'Antico, ma so­lamente nel Nuovo Testamento, come nel Nuovo fu realizzata la promessa fatta da Dio Padre a nostro Signore: "Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato. Domandamele ed io ti darò in eredità le nazioni Sappiamo tutti che questo oracolo si com­pì quando si convertirono i gentili.
La profezia di Malachia non si può precisamente ap­plicare al Sacrificio che nostro Signore consumò sulla Croce, come a torto pretendono di fare gli eretici, perché questo Sa­crificio non è stato offerto in tutti i luoghi, come asserisce il profeta, ma in uno solo: sul monte Calvario. E non si può ap­plicare nemmeno alle nostre preghiere, né alle nostre buone opere, perché tanto le une che le altre non sono un sacrificio assolutamente puro, ma anzi un offerta impura, come ricono­scono gli eretici stessi e come dice Isaia: "Siamo tutti impuri e le opere della nostra giustizia sono come un panno lordo"'. La profezia, dunque, deve esclusivamente riferirsi alla santa Messa, che è l'unico Sacrificio del Nuovo Testamento, Sacrifi­cio interamente puro, che Gesù Cristo offre a Dio suo Padre, in tutti i tempi ed in tutti i luoghi per le mani dei sacerdoti. Nostro Signore è il solo pontefice perfetto e sovrano e i sacer­doti non sono che i suoi ministri; essi gli prestano le mani e la bocca. Infatti, essendo Gesù Cristo invisibile ed il Sacrificio dovendo essere visibile, bisognava, per farvi partecipare gli uomini, ricorrere necessariamente al ministero dei sacerdoti. E per di più questo Sacrificio durerà fino alla fine del mondo e non cesserà che alla venuta dell'Anticristo. Gli eretici fanno l'obiezione che nella Sacra Scrittura non si trova la parola Messa. Va bene, ma non si trova nemmeno la parola Trinità, ma non per questo siamo dispensati dal credere a questo augusto mistero. La Scrittura non prescrive neanche il riposo domenicale e nemmeno il battesimo dei bambini, eppure que­sti sono per noi strettissimi obblighi. La parola Messa non fi­gura nella Bibbia, la leggiamo nelle opere dei papi come san Clemente, terzo successore di san Pietro, sant'Evaristo e san­t'Alessandro che sono vissuti nel primo secolo. Sant'Agostino, sant'Ambrogio, san Giovanni Crisostomo e molti altri adope­rano la parola Messa quando parlano del Sacrificio del Nuovo Testamento. Sant'Ambrogio, in una delle sue lettere scrive: "Re­stai al mio posto, cominciai la santa Messa e... durante il Sa­crificio pregai Dio affinché si degnasse venire in nostro soccor­so. Sant'Agostino se ne serve incidentalmente: "Nelle Le­zioni che leggiamo nella Messa - dice - riconosceremo... " Notate bene che il modo col quale questi due santi Padri si sono serviti della parola Messa, prova che l'uso ne era allora generale.
La tradizione ci insegna che gli apostoli stessi hanno offerto il Sacrificio della Messa. San Matteo fu ucciso all'altare, mentre celebrava i divini misteri. Secondo la leggenda sant'An­drea diceva al giudice Egea: "Ogni giorno io sacrifico a Dio onnipotente non la carne dei tori o il sangue dei montoni, ma l'Agnello immacolato". Abbiamo ancora le liturgie della Messa di san Giacomo e di san Marco, cioè preghiere e cerimonie rela­tive al santo Sacrificio, che troviamo nel primo volume della Biblioteca dei Padri: l'una fu in uso a Gerusalemme e l'altra ad Alessandria d'Egitto.
La parte della Messa chiamata Canone che va dal Sanctus alla Comunione ci viene da san Pietro; soltanto più tar­di furono aggiunte, da alcuni santi papi, alcune frasi al testo primitivo. E evidente che la Messa fu in uso nella Chiesa fin dai primi tempi e che è stata sempre riconosciuta, sotto questo nome, come il vero Sacrificio del Nuovo Testamento.

La S. Messa attaccata dagli eretici

Vediamo ora come la Messa è stata attaccata dagli eretici.
Le tempeste furiose che il demonio suscitò in differenti epoche contro questo adorabile Sacrificio, ne dimostrano la gran­de importanza.
Si spiega facilmente come, nei primi dieci secoli della Chiesa, la Messa non fu attaccata nella sua essenza. I giudei e i pagani erano abituati a considerare il sacrificio come il centro di ogni religione e perciò anche le più detestabili eresie al principio erano costrette a rispettare il Sacrificio dei cristiani, altrimenti tutti si sarebbero allontanati da loro con orrore. Prima di tentare un'im­presa così audace il nemico doveva fare una laboriosa prepara­zione. Il primo strumento della sua opera infernale fu l'orgoglioso e spergiuro Berengario di Tours, che visse dal 1015 al 1088.
È vero che questo infelice ritornò alla vera fede otto anni prima della sua morte e si estinse, sinceramente pentito, nel seno della Chiesa cattolica. Ma quello che aveva seminato germogliò segretamente e, qualche anno più tardi, se ne videro gli effetti nell'eresia degli albigesi. questa setta immorale ed empia inveiva violentemente contro la Messa, ma specialmente contro la Messa piana e quelli che la celebravano furono vittime di innumerevoli delitti. Il beato Cesario di Heisterbach, con­temporaneo della persecuzione (poiché morì nel 1240) ci rac­conta che gli albigesi punivano molto severamente i sacerdoti che dicevano la Messa piana.
La dottrina che combatteva l'olocausto della nuova Alleanza, minacciava l'ordine civile e politico ad un tempo e, con le armi in pugno, voleva propagare i suoi empi errori.
Ma, secondo le parole del Maestro: "Chiunque colpirà con la spada, di spada perirà", essa fu quasi interamente distrut­ta in una guerra scatenata dagli eretici contro i sacerdoti nei quali lo zelo era più forte del timore dei carnefici della terra. Ma quando il demonio ha cominciato una battaglia non abbando­na tanto presto il campo e, mentre un'eresia soccombe, ne susci­ta un'altra. Se, per la ragione addotta sopra, i primi eresiarchi non osarono attaccare il santo Sacrificio, in seguito non vi fu errore che non lo colpisse.
L'infelice Martin Lutero fin dal 1517 si era separato dalla Chiesa, in seno alla quale aveva trascorso, fino allora, una vita tranquilla, ma non rinnegò questo divino mistero che molti anni più tardi, per insinuazione del demonio. Dio ha voluto che il miserabile facesse la confessione della sua ignominia, affinché nessuno la mettesse in dubbio, scrivendo, di proprio pugno, la lunga disputa che ebbe con il diavolo su questo argomento.
Qui non riferirò che poche cose di quelle che egli scri­ve nel suo libro Della Messa bassa e della consacrazione sacerdotale:
"Una volta mi accadde di svegliarmi tutto ad un tratto verso mezzanotte, e il diavolo cominciò a contrastare così con me:
"Sai tu, sapiente dottor Lutero, che per quindici anni hai detto quasi ogni giorno una Messa piana?... E se una tal Messa non fosse che una spaventosa idolatria?... E se tu non avessi adorato che del pane e del vino?". Gli risposi: "Sono stato costituito sa­cerdote, consacrato, unto e ordinato dal vescovo ed ho agito per obbedienza verso i miei superiori. Perché non avrei consacrato, se ho pronunziato seriamente le parole di Gesù Cristo e celebra­to la Messa?". Il demonio replicò: "Sta bene tutto questo, ma anche i turchi e i pagani nei loro templi compiono i riti per ob­bedienza. Ma se la tua consacrazione e la tua ordinazione fosse­ro false, come è falso il culto degli infedeli? Tu sai bene che una volta, quando professavi il papismo tu non avevi né conoscenza di Gesù Cristo, né vera fede... perché come tutti i sacerdoti e i vescovi consideravi Gesù come un giudice severo e per giungere a Lui ricorrevi a Maria ed ai santi che erano intermediari fra Lui e te ed in tal modo gli sottraevi l'onore che gli è dovuto; né il papa, né tu potete negarlo. E perciò ti dico che essendo ordi­nati ed unti come i pagani, non potete aver consacrato". In que­sta angosciosa lotta volevo difendermi - continua Lutero - e dis­si (come ero abituato a fare quando ero papista): “Anche quan­do io non avessi avuto la vera fede, la Chiesa supplisce alla mia insufficienza”. Ma il demonio replicò: "Dov’è scritto che la fede della Chiesa sia sufficiente? Tu non puoi provarlo con la parola di Dio ed io posso asserire che tutto l'insegnamento della Chiesa cattolica è un tessuto di errori". Il demonio menzognero disse questa e molte altre cose che abbrevio, per non dilungarmi trop­po. Vinto dalla sua parola finii per confessare che avevo peccato celebrando la Messa e che, come Giuda, ero incorso nella pena della dannazione.
Ecco l'uomo accecato che riconosce di aver ricevuto lezioni dal diavolo. Eppure, sapeva bene ché esso non insegna che il male e odia tutto ciò che è bene. Se Lutero, invece di avere l'intenzione della Chiesa, avesse ritenuto la Messa una pratica superstiziosa, il demonio non lo avrebbe certo tentato in tal modo. Lungi dal distoglierlo dall'altare lo avrebbe invece incoraggiato a salirvi, perché moltiplicasse gli atti di idolatria e oltraggiasse maggiormente Iddio.
Non soltanto i luterani ripudiarono la santa Messa, ma a loro si unirono i calvinisti, gli zwingliani e tutte le altre sette che pullularono dopo Lutero. Arrivarono perfino a proclamare che essi ritenevano questo sublime mistero come un'abomine­vole idolatria. Così parlano i calvinisti nel loro catechismo di Heidelberg. Non mi prolungherò a confutare questa bestem­mia, ma non posso nemmeno tacerla. Se fosse vero quello che sostengono gli eretici, bisognerebbe concludere che dalla venu­ta di nostro Signore non si è salvato nessuno. Infatti gli stessi apostoli e tutti i sacerdoti dopo di loro hanno detto la Messa; i martiri ed i confessori l'hanno ascoltata con devozione e l'han­no stimata come la più grande opera della pietà cristiana. E evidente, pertanto, che se essa fosse un'idolatria ed una negazio­ne del Sacrificio unico di Gesù Cristo, gli apostoli e tutti i cristia­ni, partecipandovi, avrebbero offeso Dio gravemente e meritato l'eterna dannazione. Nessun uomo dabbene può osare tenere questo linguaggio, né prestare fede alla dottrina calvinista. San Fulgenzio dice: "Credete fermamente e senza alcun dubbio che il Figlio unico di Dio fatto uomo si è offerto per noi in Sacrificio all'Onnipotente, come vittima di gradito odore. A Lui, uno col Padre e con lo Spirito Santo, i patriarchi, i profeti ed i sacerdoti dell'Antico Testamento offrivano sacrifici di animali; e a Lui sotto la legge nuova, la santa Chiesa cattolica non cessa di offrire, in tutto l'universo, nella fede e nella carità, il Sacrificio del pane e
del vino"'. Giudicate ora se si deve credere a san Fulgenzio, uno dei più illustri discepoli di sant'Agostino o a Lutero e Calvino, che sono due apostati. Pietro di Cluny disse a questi due eresiarchi: "Se il mondo volesse accettare le vostre nuove lezioni succederebbe, sotto l'era di grazia quello che non è mai accadu­to nei tempi dell'ira. I cristiani dovrebbero cessare di offrire il Sacrificio e il culto di Dio, che è sempre esistito, sparirebbe com­pletamente dalla superficie del globo. Sì, o nemici di Dio, la Chiesa asserisce che senza Sacrificio non può sussistere e in ogni occasione insegna ai suoi figli che non ne ha altri, all'infuori del Corpo e del Sangue del suo Salvatore e che ad ogni Messa rin­nova quello che Egli stesso ha fatto una sola ed unica volta sul Calvario"'. Vigiliamo affinché non ci avvenga quello che è ac­caduto agli eretici. Per loro maggior disgrazia, il nemico del ge­nere umano li ha privati della santa Messa e non potendo rapir­la interamente a noi, si sforza di accecarci e di intorpidirci nel­l'ignoranza della sua efficacia. Tuttavia dobbiamo confessare che, se la malizia del demonio non è estranea alla negligenza che hanno gli uomini di istruirsi su questo punto, dobbiamo dare una gran parte di responsabilità anche alle rare predicazioni ed istruzioni ed alla mancanza di scritti su questo augusto mistero. Esso non è spiegato abbastanza ai fedeli e molti lo ignorano o vi assistono senza devozione.

giovedì 24 luglio 2008

Una bella domanda

Ma come si comporteranno parroci e vescovi al rientro ?
I testi di Arguello non sono approvati, continueranno come hanno fatto fino ad ora e lasceranno i loro fedeli essere catechizzati da persone che si basano anche su testi non approvati e che probabilmente i parroci non conoscono?

A dire il vero questa è una delle tante anomalie che da subito mi hanno scioccata, ma come hanno potuto i catechisti nc svolgere il loro compito senza dover mostrare i testi nc ...erano solo tracce orali ci diranno...non c`era niente di scritto...
[In realtà è noto che i testi per anni sono stati 'segreti', dal momento che veniva dichiarato che le catechesi erano ispirate direttamente dallo Spirito Santo. Invece erano - e sono - imparate a memoria sulla base degli insegnamenti degli inziatori e ripetute acriticamente dai catechisti del Cammino-ndr]

Eppure Kiko Arguello ha talmente parlato che le ritrascrizioni delle registrazioni delle sue "catechesi" stanno occupando le congregazioni da settimane ...mesi... anni!

E dopo ?
Kiko Arguello continuerà a parlare, chi controllerà i contenuti delle sue ispirazioni del momento... che di nuovo serviranno di traccia per i catechisti e poco importa se sono o meno in linea con la dottrina cattolica?

Metodo di approccio?
Forse, ma il metodo può trasformarsi in dottrina. [Viene in mente la celebre frase di Mc Luhan "il mezzo è il messaggio"...]

Emma

Nuovo corso

Devo dire che la moderazione ha avuto il suo effetto.
Ho inserito pochissimi dei messaggi di ieri, perché erano le tiritere che ormai conosciamo bene... il più carino ci accusava di aver adottato la soluzione della moderazione più stretta perché non sapevamo più cosa rispondere... Ebbene, a me sembra che non solo non ci manchino gli argomenti da proporre - purtroppo -, ma nemmeno quelli con cui controbattere, altrimenti ci avrebbero lasciati da un pezzo con le nostre analisi senza manifestare né fastidio né volontà di neutralizzare con ogni metodo, anche con quelli più aggressivi...
Avevo detto che questa pagina si sarebbe aperta con uno dei messaggi di ieri e la mia risposta, ma ci sarà una piccola modifica perché al mio: credo che con il tuo lungo post che non ho ancora pubblicato e la relativa risposta aprirò domani una nuova pagina, "Daquandosapranno" ha posto delle condizioni: vorrebbe che aprissi lasciando integro il suo post, che è un 'capolavoro' di cerchiobottismo nei nostri confronti con un movimento finale andante spinto a favore del Cammino, senza interromperlo, né 'sezionarlo' con le mie osservazioni...

Bella faccia di bronzo! Pretendere di averlo come articolo di apertura il suo abile spot!

Lo pubblico come primo post all'interno (inserendolo io, perché automaticamente verrà nella pagina precedente) e poi commenteremo insieme.

Se devo esprimere un'impressione, mi sembra che sono arrivati ad un atteggiamento più soft, ma tirano fuori un'abilità davvero diabolica nel presentare la realtà cercando in ogni modo di sminuirci, cogliendo qualche nostra possibile pecca, ma ricamandoci sopra un poema, come quello che pubblicherò che in fondo è solo un piccolo saggio delle loro produzioni più recenti, che moltiplicato per almeno 10 al giorno limiterebbe il nostro impegno, non a riflettere, analizzare e confrontarci, ma a replicare sterilmente su evidenti distorsioni della realtà a proprio uso e consumo...

mercoledì 23 luglio 2008

Moderazione

Carissimi,
questa è una nota tecnica e una richiesta di parere e collaborazione.
Per il corso che sta prendendo la discussione, con il ripetersi di incursioni selvagge e post artefatti, al solo scopo di disturbare o pilotare ad usum cammini la discussione, penso necessario attivare una moderazione più stretta, che consente l'immissione solo dei messaggi approvati via mail.
Chiedo a Steph di verificare se è possibile attivare eventualmente un'altra opzione, meno ferraginosa, che lascia passare solo i messaggi degli utenti registrati nel blog una volta per tutte (accogliendo le iscrizioni di chi lo desidera, che credo sia altra cosa dall'uso dell'account come avviene ora).
Nel caso dovessimo optare per la moderazione a monte, inviatemi le mail di chi è disposto ad approvare i messaggi (se ne possono indicare fino a dieci); il che consentirebbe un monitoraggio abbastanza frequente dei messaggi da inserire in caso di indisponibilità momentanea di uno o più moderatori.
Vi ringrazio fin da ora della collaborazione

martedì 22 luglio 2008

Cammino neocatecumenale e giudaismi a iosa

Scrive Tripudio:
Kiko ha imbottito il gergo neocatecumenale di Shemà, Shechinà, Shemenze e Shempiaggini. E tutti i neocatecumenali fanno "oooh!"

questa efficace uscita coglie uno dei tanti "strani "giudaismi" del cammino: l'accento particolare che Kiko dà allo Shemà, la professione di fede ebraica. Trascrivo sue parole:

Questa parola "Shemà" è oggi (sic!) il Credo fondamentale di Israele.
Gli Ebrei ortodossi la proclamano tre volte al giorno. Questo testo
così importante per il popolo ebreo lungo i secoli e che ha tenuto la famiglia ebraica unita, ci aiuta a capire l'importanza per i genitori di trasmettere la fede ai loro figli e ci mostra anche che questo comandamento divino è dato ai genitori e non può essere delegato a nessun altro. Sono loro che devono raccontare ai loro figli le opere che Dio ha compiuto il loro favore.

A ben vedere è noto che Kiko e gli altri prendono in prestito gli elementi dalla dottrina ebraica, ma la cosa però che li rende in un certo qualmodo "eretici" è che li mischiano con elementi tratti dall'esoterismo di questa ed altre tradizioni.

Per essere più espliciti inseriamo il link ad un sito neocatecumenale dove il sepher yetzirah è proposto come un testo meditativo che tutti possono leggere ed interpretare: alla faccia di Abulafia, Isacco il cieco e Maimonide !!!
(http://www.camino-neocatecumenal.org/)

Per notizia:
"Il Sepher Yetzirah è il primo e più importante degli scritti sulla Qabbalah. I cabbalisti, gli alchimisti e gli eruditi di tutti i tempi hanno cercato di penetrarne il mistero. In poche pagine è descritta la creazione del mondo partendo dall’emanazione delle 10 luci divine (Sephiroth) e le 22 lettere ebraiche che costituiscono i 32 sentieri mistici della saggezza. L’autore presenta quattro traduzioni del libro, di cui due con testo ebraico a fronte, arricchite da un commentario comparativo che offre una chiave di comprensione senza precedenti a questo classico del misticismo ebraico."

Una mistica che deriva dalla Cabala spuria o gnosi, quella degli ebrei che, avendo rinnegato Gesù, hanno espunto dai loro testi tutto quanto poteva riferirsi al Messia come l'hanno accolto i cristiani, ai quali Gesù attraverso gli Apostoli ha lasciato la Tradizione: la Cabala Vera.

Basta darsi una regolata su questo...

lunedì 21 luglio 2008

Dopo Sydney, Parigi...

Amici miei,
non posso fare a meno di postare, per rifletterci insieme, questa testimonianza del mio carissimo amico Andrea Carradori, presa da un'altro contesto - tolti unicamente i riferimenti ad esso-, utilizzata con disinvolta semplicità in virtù della nostra amicizia e della gravità del contenuto.
Dice Andrea:
Un mio amico, giovane studente, è appena tornato dalle vacanze in Francia.
Cosa mi ha raccontato dalla bella Parigi, che si sta preparando all’accoglienza di Papa Benedetto XVI ?
Che diversi suoi amici, nostri fratelli nella medesima confessione di fede, parigini saranno eclusi dall’accoglienza festosa al Papa!
Misericordia divina! Che hanno fatto di male quei ragazzi e quei papà e quelle madri di famiglia?
Hanno apostatato la nostra santa religione?
La “colpa” indelebile, per certi cattolici è che quei papà, quelle mamme e quei giovani appartengono alla “precedente tradizione liturgica” (Cfr Motu Proprio “Summorum Pontificum”) della Chiesa .
Quei papà, quelle mamme e quei figli, così numerosi in Francia, saranno esclusi dagli incontri pontifici perchè poveri, brutti e cattivi.
E’ notorio che coloro che frequentano le Messe antiche, dette tridentine, sono dei poveracci, quindi, come direbbero i miei alunni, i più “sfigati”.
Talmente “sfigati” da essere tenuti lontani dal Papa che tante volte, da Cardinale, ha celebrato con quel rito, che ha favorito la nascita di fraternità tradizionaliste e che ha donato alla Chiesa il Motu Proprio che riconosce pieno diritto di esistenza alla Messa antica.
Più “sfigati” di così non si può essere neppure Fracchia sarebbe stato più “sfigato” dei nostri amici parigini !!!
Questo mi ha riferito, e spero che non sia vero, un giovane studente che è stato in vacanza a Parigi , frequentando una delle tante comunità tridentine, in comunione con Roma, della Capitale francese.
Mi auguro che l’improvviso sole italiano gli abbia fatto vedere lucciole per lanterne…
Se invece avesse detto la verità non vorrei stare nei panni di quei Pastori che, con il sorriso perennemente stampato in viso, cacciano via dalle benedizioni del Vicario di Cristo i bambini, i papà e le mamme colpevoli di essere poveri e, colpa ancor più gravissima, di seguire le indicazioni del Motu Proprio “Summorum Pontificum” la cui attesissima istruzione sembra abbia smarrito la strada fra le minacce e gli improperi dei democratici e sorridenti oppositori, sempre pronti a difendere micini e cani e quant’altro sia una “battaglia dei diritti civili” senza notare il pianto del fratello che gli sta accanto !

Nell’Anno del Signore 2008. Lunedì 21 luglio. San Lorenzo da Brindisi, Sacerdote e Dottore della Chiesa.

domenica 20 luglio 2008

Meditiamo sulle parole del Papa a Sydney

Dal discorso di Benedetto XVI alle diverse Confessioni cristiane incontrate a Sydney:

“Quest’anno celebriamo il bimillenario della nascita di san Paolo, lavoratore instancabile a favore dell’unità nella Chiesa primitiva. Nel brano della Scrittura che abbiamo appena udito, Paolo ci ricorda l’enorme grazia che abbiamo ricevuto nel divenire membra del Corpo di Cristo mediante il Battesimo. Questo Sacramento, che è la porta d’ingresso nella Chiesa e il “vincolo di unità” per quanti grazie ad esso sono rinati (cfr Unitatis redintegratio, 22), è conseguentemente il punto di partenza dell’intero movimento ecumenico. E tuttavia non è la destinazione finale. Il cammino dell’Ecumenismo mira in definitiva ad una comune celebrazione dell’Eucaristia (cfr Ut unum sint, 23-24.45), che Cristo ha affidato ai suoi Apostoli come il Sacramento per eccellenza dell’unità della Chiesa. Anche se vi sono ancora ostacoli da superare, noi possiamo essere sicuri che un giorno una comune Eucaristia non farà che sottolineare la nostra decisione di amarci e servirci gli uni gli altri a imitazione del nostro Signore: il comandamento di Gesù di “fare questo in memoria di me” (Lc 22,19) è, infatti, intrinsecamente ordinato al suo monito di “lavarci i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14). Per questa ragione un sincero dialogo concernente il posto dell’Eucaristia – stimolato da un rinnovato ed attento studio della Scrittura, degli scritti patristici e dei documenti dei due millenni della storia cristiana (cfr Ut unum sint, 69-70) – gioverà indubbiamente a far avanzare il movimento ecumenico e ad unificare la nostra testimonianza davanti al mondo.
Cari amici in Cristo, penso sarete d’accordo nel ritenere che il movimento ecumenico sia giunto ad un punto critico. Per andare avanti, dobbiamo continuamente chiedere a Dio di rinnovare le nostre menti con la grazia dello Spirito Santo (cfr Rm 12,2), che ci parla attraverso le Scritture e ci guida alla verità tutta intera (cfr 2 Pt 1,20-21; Gv 16,13). Dobbiamo stare in guardia contro ogni tentazione di considerare la dottrina come fonte di divisione e perciò come impedimento a quello che sembra essere il più urgente ed immediato compito per migliorare il mondo nel quale viviamo. In realtà, la storia della Chiesa dimostra che la praxis non solo è inseparabile dalla didaché, dall’insegnamento, ma anzi ne promana. Quanto più assiduamente ci dedichiamo a raggiungere una comune comprensione dei divini misteri, tanto più eloquentemente le nostre opere di carità parleranno dell’immensa bontà di Dio e del suo amore verso tutti (cfr 2 Tm 1,8-10). Sant’Agostino espresse l’interconnessione tra il dono della conoscenza e la virtù della carità quando scrisse che la mente ritorna a Dio attraverso l’amore (cfr De moribus Ecclesiae catholicae, XII,21), e che dovunque si vede la carità, si vede la Trinità (cfr De Trinitate, VIII,8,12).”.

sabato 19 luglio 2008

Nuovo corso della comunicazione: che tipo di comunicazione?

Apro questa pagina con lo stralcio degli ultimi post, significativo e rivelativo del nuovo stile di comunicazione assunto dai nostri interlocutori, che è cambiato appunto nelle modalità ma assolutamente immutato nella sostanza: infatti sembrano finiti gli insulti e le accuse, ma si continua a NON RISPONDERE alle domande e a NON CONFUTARE le critiche con documenti e argomenti mentre si prosegue a testa bassa nell'imporre contenuti propri, evidentemente 'costruiti ad arte'. Per chi li conosce bene è assolutamente chiaro...

Il dato significativo e che emerge lampante: sono abituati a parlare con soggetti 'passivi' i quali dovrebbero recepire in toto quello che affermano, non sono abituati, invece, a prendere in considerazione le repliche (così come non ammettono domande), ma su esse costruiscono infaticabilmente discorsi nuovi finalizzati a quel che DEVE 'passare', non a quel che è VERO...

daquestosapranno:
a me sembra che sia cattolico che veneranda abbiano spiegato bene il punto, che peraltro è scontato ed è stato spiegato milioni di volte su questo blog:
GLI ORIENTAMENTI NON SONO DOTTRINA.
al massimo sono un Metodo. A questo punto non sappiamo piu come dirvelo fratelli.
Non è possibile continuare sempre sulle stesse cose dette e ridette...Coraggio frateli ci saranno pure altre critiche da fare no? un po' di fantasia...andiamo avanti questo punto è stato chiarito.
un caro saluto di buonanotte a tutti

Mic:
Noto che c'è stata una evoluzione tra i frequentatori neocat di questo blog: diminuiscono i 'rozzi' e aumentano i 'civili', ma sono molto più fermamente intenzionati e presentare del cammino una immagine accettabile e lo fanno eludendo le nostre critiche e cercando di neutralizzarle con affermazioni di comodo che costituiscono altrettante menzogne

Ieri sera, come ha osservato Emma ero preso a Sandwich tra Veneranda e Cattolico agguerriti nel senso di cui sopra e, francamente, trovarmi immerso in quel clima così ipocrita, falso, sottilmente presentante una realtà di loro comodo, totalmente diversa da quella fin troppo nota, è stato abbastanza ripugnante, e penso che un po' di verità sugli "Orientamenti.." e anche sullo loro non-approvazione è venuta fuori

E quindi un po' di marcia indietro l'hanno dovuta fare, anche se quando mi sono scollegato non hanno mancato di inserire le rifiniture che potevano, col pistolotto finale di "daquestosapranno" delle 3,03 di notte (!?) con il quale ho aperto la pagina perché è un capolavoro di ipocrisia. Tra l'altro mette in risalto solo le affermazioni dei due suoi 'compagni di viaggio' senza tenere in alcun conto le repliche che li hanno confutati

Gherardo:
Caro Mic:
mi sembra anche tu abbia capito. Dopo l'approvazione sono diminuiti i violenti urlatori e sono aumentati invece quelli che rivestiti dell'approvazione cercano, sempre senza nessuna apertura al dialogo però, di propagandare una immagine di assoluta normalità del CN.
Ripetendo le stesse cose con finto candore e finta ingenuità appunto spacciando una normalità e uno stupore totale nei confronti di chi afferma il contrario.
Perciò in interventi precedenti invocavo un filtro opportuno cum grano salis, che comunque vedo stai meritoriamente cercando di applicare sempre nel rispetto dell'apertura a tutti di questo blog.

Si tratta comunque sempre di strategie della comunicazione. E' bellissimo infatti vedere come cattolico NC (=Non Cattolico?) e Veneranda alternino momenti di assoluta ingenuità e candore (finti?) a momenti di smaliziatissima analisi.

L'ultima sparata di fronte alle puntuali contestazioni è quella dell'ARTE delle Catechesi. Sì, l'arte di manipolare la parola di Dio e il prossimo direi io.

Le Catechesi sono un servizio umile alla Chiesa di Gesù e adempimento della missione apostolica. L'arte è espressione stessa dell'opera e dell'animo individuale, mentre nelle catechesi l'uomo deve mettersi da parte per lasciar parlare Dio all'animo umano.

Non si capisce qui che nelle catechesi non si vende un prodotto, non ci vuole nessuna arte, solo umile servizio.

giovedì 17 luglio 2008

Testimonianza

La pace!
Periodicamente mi "affaccio" al vostro sito, ed in altri, per trovare delle notizie sulle gerarchie neocatecumenali che altrimenti non avrei.

Poco fa ho letto la "NEW" del giorno relativamente alle anomalie dello Statuto ma soprattutto, del caldo invito a tutti i neocatecumeni a tenere presente ai propri catechisti la fedeltà alle gerarchie ecclesiali, piuttosto che a quelle neocatecumenali. In questo vi ho preceduto e, forse mi sono spinto oltre: giorno 14 Maggio 2008 ho invitato il mio parroco, dinnanzi a tutta la equipe maggiore della mia Parrocchia e alla presenza della mia comunità, a rispettare integralmente i punti della lettera della Congregazione per il Culto Divino e i Sacramenti del Card. Arinze.
La sua risposta è stata lapidaria: "quando ci sarà un documento firmato dal Papa, che mi obbligherà a distribuire la comunione diversamente, non avrò difficoltà ad adeguarmi!". Sto ancora aspettando...

Nel frattempo si è spezzata in me quella fiducia e quell'obbedienza che ho riposto nelle gerarchie neocatecumenali per 19 anni della mia vita.

Ai miei occhi essi non hanno più alcuna credibilità. Con "fatti concreti" sono stati disobbedienti alla volontà del Papa e, paradossalmente, il Parroco si è espresso, con le parole appena citate, subito dopo una catechesi del capo catechista, incentrata sulla fedeltà a Pietro al rientro dalla tappa di Loreto.

Io prendo le distanze dal Cammino Neocatecumenale e dalle sue gerarchie anche a Statuto approvato.

Ecco, questa è la mia piccola testimonianza per l'invito che voi avete rivolto.

La Pace, Paolo

Derive non solo liturgiche e restaurazione

Dopo l'intervista su Bugnini, riprendiamo il discorso sulla protestantizzazione che coincide anche con la modernizzazione del cattolicesimo, ormai sotto gli occhi di tutti i fedeli cristiani più consapevoli.

Nella Chiesa, insieme allo sconvolgimento portato nel mondo, sono penetrate le idee dei filosofi del XVIII secolo e quindi della Rivoluzione Francese. Coloro che hanno iniettato nella Chiesa questo veleno lo riconoscono per primi. Il cardinale Suenens poteva esclamare: "Il Vaticano II è l'89 della Chiesa... Non si comprende nulla della Rivoluzione francese o russa se si ignora l'antico regime a cui hanno messo fine.... Allo stesso modo in materia ecclesiastica, una reazione non si può giudicare se non in rapporto allo stato di cose vigente in precedenza.". Quello che precedeva ed egli considerava andasse abolito, è il mirabile edificio gerarchico che ha alla sommità il Papa, Vicario di Cristo in terra: " Il Concilio Vaticano II ha segnato la fine di un'epoca; e per poco che si vada ancora indietro, ha segnato la fine di una serie di epoche, ha segnato la fine di un'era".
Nel 1976 il p. Gélinau, uno cei capofila della pastorale liturgica in Francia, non lasciava alcuna illusione a coloro che volevano vedere nel Novus Ordo qualcosa di effettivamente un po' diverso dal rito universalmente celebrato fino ad allora, ma nulla di fondamentalmente traumatico: "La riforma decisa dal secondo concilio del Vaticano ha dato il segnale del disgelo. Intere muraglie crollano... Non ci si inganni: in proposito tradurre non significa dire le stesse cose con altre parole, vuol dire cambiare la forma... Se le Norme cambiano il rito cambia. Se un elemento viene cambiato l'insieme rusulta modificato... Occorre dirlo senza ambagi: il rito romano come noi l'abbiamo conosciuto non esiste più, è distrutto".

Che dire, allora, delle modifiche ancor più arbitrarie e anche sincretiste apportate da un laico al Rito NC? E' certamente una visione apocalittica ma realistica della situazione; e, oggi, noi stiamo seguendo e confidando sull'azione restauratrice di Benedetto XVI.

A condannare la “protestantizzazione” della Chiesa, curiosamente, fu lo stesso Oscar Cullmann, uno dei più famosi teologi protestanti, spesso citato in ambito cattolico. Ecco le sue testuali parole: “Se mi è permesso, come protestante, di fare questa constatazione, direi che da allora (il Concilio Vaticano II) certi ambienti cattolici, ben lungi dal lasciarsi ispirare dalla necessità di osservare i limiti dell’adattamento che non vanno superati, non si accontentano di cambiare le forme esteriori, ma prendono le stesse norme del pensiero e dell’azione cristiana, non dal Vangelo, ma dal mondo moderno. Più o meno inconsciamente, seguono così i protestanti, non in ciò che hanno di migliore, la fede dei Riformatori, ma nel cattivo esempio che loro offre un certo protestantesimo, detto moderno. Il grande colpevole non è il mondo secolarizzato, ma il falso comportamento dei cristiani riguardo a questo mondo, l’eliminazione dello ‘scandalo’ della fede. Si ha ‘vergogna del Vangelo’ (Rom. 1,16)”. Parole simili e ancora più drammatiche sono state pronunciate, nella sua ultima intervista, da don Luigi Giussani: “La Chiesa si è vergognata di Cristo”. E qua il problema riguarda tutti gli uomini di Chiesa. Martiniani e antimartiniani. I quali, per esempio, non intervengono contro le vere e proprie eresie che vengono insegnate nei seminari o nelle facoltà teologiche, ma invece intervengono (e tanto) su tutti i problemi della vita pubblica: i martiniani magari tuonano sui rom, gli altri sulla bioetica. Tutti hanno i loro “valori non negoziabili” (di tipo sociale gli uni, di tipo morale gli altri), ma forse si dimentica che per la Chiesa – fin dalle origini apostoliche - l’unico “valore” assolutamente non negoziabile è Gesù Cristo e la vera fede cattolica. Che pochissimi oggi difendono.

Eppure per un cristiano solo quella vale, tutto il resto è “spazzatura”. San Paolo, proprio parlando della Legge (i “valori non negoziabili”), scriveva: “tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura al fine di guadagnare Cristo” (Fil. 3,8). Forse è vero, il problema non è “il mondo secolarizzato”, ma un cristianesimo che annacqua o corrompe la vera fede. Perché così la vita quotidiana di tutti è disperata. E non si incontra nessuna speranza. (O si incontrano dei miraggi... -ndr)
(Questa seconda parte è presa da un articolo di Antonio Socci: "Da Martin Lutero a Martini Lutero", apparso su Libero il 23 5.2008)

mercoledì 16 luglio 2008

Cammino NC e sacramenti

L'iniziatore dei neocatecumenali non crede (e lo dice chiaramente!) che il battesimo, ex opere operato infonda la grazia santificante e con essa le virtù teologali. Per Kiko il battesimo è una conferma della fede comunitaria, che produce frutti, a seconda del contesto. In una famiglia neocatecumenale, ha frutto. Altrimenti, probabilmente no. O almeno, non necessariamente, dato che per Kiko, la constatazione che vi siano molti cattolici che abbiano abbandonato la pratica, deriva appunto dal fatto che il loro battesimo non ha avuto alcun effetto. Quanta distanza in ciò dalla fede cattolica, e quanto malcelato hegelismo. Per cui, l'Arguello vuol sostituirsi alla Chiesa, e "aggiusta" a modo suo, i riti che secondo lui non hanno effetto: battesimo, catecumenato, messa, penitenza...
Giova ricordare, che anche Lutero la pensava così, soprattutto sulla liturgia (transignificazione) e sul sacramento della penitenza...), e che anche lui ha né più né meno, riformato i riti che lui credeva poco efficaci. Che vi sia un punto di contatto tra i due è innegabile, e la conferma, sono le parole di elogio che Kiko fa verso Lutero (e in contemporanea di disprezzo verso san Carlo Borromeo e il concilio di Trento).
Gli Orientamenti, almeno nella stesura originale che, a quanto risulta, trova ancora la sua attualità nella catechesi orale trasmessa dai catechisti, sono pieni di riferimenti del genere e di critice FEROCI alla Chiesa che, se pur partono da dati reali - come del resto accadde con Lutero - poi vengono assolutizzati per giustificare l'affermazione che la Chiesa è finita e bisgona rifondarla... e naturalmente c'è chi sta già facendolo da 40 anni con l'avallo di ignoranze e/o connivenze varie.

martedì 15 luglio 2008

"Il Seminario NC di TAKAMATSU verso la chiusura come istituto diocesano"

Traduzione dal testo Originale presente Sul Sito Ufficiale della CBCJ

"Il Seminario "Redemptoris Mater" (RM), gestito dal Cammino Neocatecumenale come istituto diocesano a Takamatsu, verrà chiuso.

La decisione di chiudere il Seminario RM alla fine di giugno, presa dai Vescovi cattolici della 'Conferenza del Giappone (CBCJ), era stata esaminata dal Vaticano (v. Catholic Weekly, 6 luglio) in attesa di una decisione romana sul futuro del Seminario.

Una lettera del 26 giugno del Cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha annunciato la decisione. Il testo è stato scritto in italiano, ma è stato accompagnato da una traduzione in inglese.

"Il Seminario" Redemptoris Mater "di Takamatsu verrà chiuso come seminario diocesano," ha scritto il cardinale nella lettera. I contenuti sono stati immediatamente trasmessi al clero, ai religiosi e laici della diocesi.

La lettera del Cardinale Bertone è stata inviata come risposta ad un’altra lettera inviata al Papa Benedetto XVI dalla CBCJ il 6 giugno al termine della riunione plenaria annuale. La lettera e stata scritta per chiedere la Guida papale nella risoluzione delle difficoltà per quanto riguarda il seminario.

La decisione romana consta di quattro punti.

Il seminario verrà chiuso, come istituto diocesano, e i suoi programmi insieme al personale verranno spostati nel seminario RM di Roma "come espressione della cura paterna del Santo Padre, e con la speranza che in futuro esso continuerà a contribuire alla evangelizzazione del Giappone in modi ritenuti più opportuni a tale obiettivo. "

In secondo luogo, visto che ricorre il 25.mo anno dall’inizio del lavoro in Giappone dei sacerdoti del Cammino Neocatecumenale i quali ora "possono incontrare varie difficoltà a seguito di questa decisione," la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli di Roma ha deciso di nominare un vicario "investito della specifica responsabilità di gestire, in cooperazione con i vescovi della Conferenza Episcopale, le varie questioni relative alla presenza e il ministero di questi sacerdoti, compreso il loro servizio. "

La lettera afferma anche che, quando il seminario si sposterà a Roma da Takamatsu, conserverà il suo collegamento con il Giappone. Verrà chiamato "Seminario" Redemptoris Mater "per il Giappone" e il Vescovo Takaaki Hirayama, vescovo emerito di Oita, sarà il suo rettore.

Infine, l'attuale costituzione del seminario deve essere conservata e "una soluzione dovrà essere adottata sia per la sua gestione che per il suo utilizzo temporaneo." Non è chiaro se "uso temporaneo" implichi un eventuale ritorno del RM a Takamatsu.

Secondo la lettera, fino a quando le quattro decisioni elencate non saranno attuate, il Papa ha chiesto che il Vescovo di Takamatsu Mizobe continui con l'attuale “status” del RM.

Commentando la lettera, l'Arcivescovo di Tokyo Okada Takeo , il presidente della CBCJ, ha detto, "Siamo grati a Sua Santità per la sua preoccupazione e la sua guida. Diverse questioni rimangono. E 'importante che coloro che sono coinvolti nella soluzione delle stesse preghino, si ascoltino l'un l'altro e facciano uno sforzo per capire le altre posizioni. La conferenza Episcopale darà la sua piena cooperazione per la diocesi di Takamatsu e ci auguriamo la comprensione e la cooperazione del Vescovo Hirayama. "

Quando è stato chiesto un commento alla decisione, il rettore del RM Padre Angel Luis Romero Carbonell ha detto: "non ho ancora visto la lettera e non ho alcun commento da fare."

La "Parola" equiparata? La radice di tutto è Bugnini

Intervista pubblicata dal Courrier de Rome giugno 2004
Fonte: Unavox

Stefano Wailliez (SW): Come consultore del Consilium, voi avete fatto parte dei Coetus (gruppi di lavoro) n° 3, 4, 6, 11,18 bis e 21 bis. Quando si leggono le memorie di mons. Bugnini si ha l’impressione che si trattasse di una macchina molto complessa. Vi erano quasi trenta gruppi di lavoro.

Canonico Andrea Rose (CAR)[filo-modernista, quindi insospettabile]: Si, era una macchina molto complessa.

SW: Ma allora, qual era la forza motrice che stava dietro a tutto questo?
CAR: Era Bugnini.

SW: Di Bugnini si è parlato molto, ma dovevano pur esserci altre correnti, altre tendenze, nel Consilium. O questi vi regnava davvero come maestro indiscusso?
CAR: Ciò che so, è che mons. Martimort non era molto d’accordo con lui. Egli lo criticava tutte volte che era assente. Mi diceva: "Questo Bugnini fa ciò che vuole!". Un giorno mi ha detto: "Sapete, Bugnini ha fatto una buona scuola media". Era questo il giudizio di Martimort su Bugnini. All’inizio credevo che esagerasse, ma poi mi sono reso conto che aveva ragione. Bugnini non aveva alcuna profondità di pensiero. Fu una cosa grave designare per un posto simile una persona che era come una banderuola. Ma si rende conto? La cura della liturgia lasciata a un pover’uomo come quello, un superficiale…

SW: Le ho chiesto di Bugnini perché, per altro verso, si conosce anche il ruolo svolto da Paolo VI, che seguiva personalmente l’andamento delle cose.
CAR: È vero. Ma Bugnini era sempre dal Papa, per informarlo. Un giorno, era all’inizio, quando i problemi non erano ancora così gravi, ero in piazza San Pietro col Padre Dumas. Abbiamo incontrato Bugnini, che ci ha indicato le finestre dell’appartamento di Paolo VI, dicendo: "… pregate, pregate perché ci sia conservato questo Papa!". E questo perché egli manovrava Paolo VI. Andava da lui per fargli rapporto, ma gli raccontava le cose come piaceva a lui. Poi ritornava, dicendo: " Il Santo Padre desidera così, il Santo Padre desidera cosà ". Ma era lui che, sottobanco…

SW: Si è detto che mons. Bugnini fosse massone. Pensa che sia vero?
CAR: Ovviamente, bisognerebbe avere delle prove.

SW: Pensa che potesse averne la statura?
CAR: No, no. L’ho detto prima: non aveva alcuna profondità di pensiero.

SW: Nessuna profondità…
CAR: In seguito ha scritto interi libri per giustificare la sua riforma… Quando arrivai a Roma e andai a salutare Martimort, egli mi raccontò tutte le manovre che Bugnini aveva messo in atto per far passare tutto quello che voleva. Il Padre Martimort era un’altra cosa. Aveva ben altra cultura. E criticava il modo di fare di Bugnini.

SW: Quando si esamina la nuova Liturgia delle Ore, a cui lei ha lavorato, si resta colpiti dalle molteplici possibilità di scelta. Si possono scegliere Salmi diversi da quelli indicati, altri Inni, si possono tralasciare le Antifone, aggiungere momenti di silenzio, altre letture, ecc. Il tutto: "per delle giuste ragioni pastorali", il che significa che si può fare come si vuole. Come ha reagito quando è stato proposto questo rituale a scelta?
CAR: Nei libri, noi abbiamo messo solo ciò che era ufficiale. Ma poi si è aggiunto "vel alios cantus, vel alios psalmos" ecc., chi fosse stato contrario sarebbe stato trattato da integralista.

SW: Ma questa estrema flessibilità non pone dei problemi ecclesiologici?
CAR: Certamente. Se ognuno può farsi un suo rituale, si tratterà ancora della preghiera ufficiale della Chiesa? È sicuramente l’ecclesialità ad essere messa in pericolo con questo nuovo rituale.

SW: Nei diversi Coetus dei quali ha fatto parte, vi erano delle lotte a proposito di queste molteplici possibilità di scelta?
CAR: Si. E Martimort era abbastanza contrario. Ma Bugnini, che sovrintendeva tutto, era a favore.

SW: Per quanto riguarda le letture della Messa, lei ha fatto parte del Coetus n° 4. Si trattava di arricchire i cicli di letture. Che ne pensa della riforma che è stata realizzata su questo punto?
CAR: È evidente che non si poteva ricalcare ciò che si faceva prima. Voglio dire, per esempio: durante le Ottave si ripeteva per otto giorni la stessa Messa, e le stesse letture. Non andava bene. Ma quello che si è fatto, a questo proposito, avrebbe potuto essere fatto in maniera più intelligente. Per esempio: io mi dolgo del fatto che sono state soppresse le Quattro Tempora. Ed era proprio in quel momento che vi erano da 3 a 5 letture prima del Vangelo. Ma si è pensato bene di abolire proprio le Quattro Tempora! Per di più, quei giorni sono qualcosa di molto antico, ed avevano conservato l’originario carattere settimanale della liturgia: mercoledì, venerdì e la grande vigilia della Domenica. Si è gettato tutto alle ortiche.

SW: E in tutto questo che ne è stato del ritorno alla tradizione principale? CAR: Evidentemente vi è dell’incoerenza. Certuni, nel Consilium, volevano il ritorno alla tradizione principale quando faceva loro comodo. Francamente, che si potessero effettuare delle piccole riforme, d’accordo, ma ciò che si è fatto è stato decisamente radicale.

SW: A proposito di questi cicli di letture nella Messa, mons. Gamber ha detto: "questa nuova organizzazione delle letture è stata chiaramente elaborata da degli esegeti non da liturgisti". Visto che lei ha fatto parte di questi gruppi di lavoro, che ne pensa?
CAR: Gli esegeti comandavano. E anche gli ebraicizzanti. Ma i primi cristiani hanno usato le versioni greche dei testi. Essi non si preoccuparono delle "verità ebraiche". E abbiamo dovuto riscoprirle noi, nel XX secolo? … Lei parla di tradizione principale! E qual è il senso della pastorale quando gli esegeti la vincono sui liturgisti? In effetti, Bugnini, insieme a costoro, voleva trasformare la prima parte della Messa in un corso di esegesi.

SW: Per quanto riguarda l’Ordinario della Messa, lei non ha fatto parte del gruppo di lavoro relativo, ma pensa che anche qui si possa parlare di cambiamenti radicali?
CAR: Certo. Coloro che si sono occupati della Messa sono stati ancora più radicali di quanto lo fummo noi nell’Ufficio Divino. Basta vedere come è stato quasi eliminato l’Offertorio. Dom Capelle non voleva alcun Offertorio. "Si parla come se il sacrificio fosse già compiuto. Si rischia di credere che tutto è stato già fatto", diceva. Non si rendeva conto che tutte le liturgie contengono una anticipazione come quella, Ci si pone già nella prospettiva del compimento.

SW: Non si tratta della mancanza di una prospettiva finalista?
CAR: Si, e allora si è finito col sopprimere tutto, tutto quello che era preghiera nell’Offertorio, perché, si diceva, non si tratta ancora del sacrificio. Ma, insomma, qui siamo di fronte a delle posizioni molto razionaliste! Una mentalità da scolaresca!

SW: Nella sua esperienza pastorale ha notato che i fedeli avessero creduto che le oblate fossero già state consacrate? Vale a dire: ha constatato la concretizzazione dei pericoli sottolineati da dom Capelle?
CAR: Ma no, ma no. Mai! E poi, basta guardare come si svolgono i riti orientali. Là è la stessa cosa. E sarebbe interessante comparare tutte queste cose.

SW: Un altro punto importante del nuovo Ordinario della Messa è la sparizione del Canone Romano. Esso è ancora presente, più o meno, nella prima Preghiera Eucaristica, ma si tratta della sola preghiera, quindi formalmente non è più il Canone.
CAR: Si, vi è stata la soppressione dell’Offertorio ma anche la moltiplicazione delle preghiere eucaristiche, come dice lei. Guardiamo la seconda Preghiera Eucaristica, essa è stata completamente manipolata. E poi, se ne volevamo molte di più. È per questo che io dissi di no, e fui messo alla porta. È tutta una storia.

SW: Vi è anche la questione delle traduzioni per i paesi di lingua francese, sulla quale lei si è espresso molte volte.
CAR: Si, è un problema enorme. Il Padre Gy non vuole che se ne parli. Si è trattata dell’occasione per ficcarci dentro tutto ciò che volevano.

SW: Nelle sue memorie, mons. Bugnini spiega che quando non riusciva ad ottenere questa o quella formulazione nel testo ufficiale in latino, diceva: "l’aggiusteremo nelle traduzioni". Ha avuto modo di sentirlo anche lei?
CAR: Ma certo! Lo dicevano a Roma. Dom Dumas ha lavorato in questo senso. Egli era molto progressista. E anche lui diceva: "lo aggiusteremo nelle traduzioni". Si è molto spinto per la libertà delle traduzioni e si è andati molto a fondo in questa direzione.

SW: Nella traduzione francese ufficiale del Credo si trova l’espressione " della stessa natura del Padre "al posto del "consubstantialem". Non siamo al limite dell’arianesimo?
CAR: Certo, evidentemente.

SW: In Francia, si sono avute delle epiche controversie nelle chiese, al momento delle Messe, per la questione della "stessa natura".
CAR: Si, lo so, ma i vescovi approvano questa versione. Essi approvano questa cosa e non vogliono cambiarla. In effetti, non sono loro che l’hanno prodotta, ma la commissione, e loro non vogliono sconfessare la commissione.

SW: Si è parlato molto degli osservatori protestanti, e molto si è scritto su questo argomento. Ciò che mi interessa sono i fatti. Lei ha visto questi osservatori nel corso delle sessioni?
CAR: Sicuramente. Essi vi si trovavano, messi da un lato, su un piccolo tavolo. Non parlavano. Che poi parlassero con le persone di sfuggita è evidente. Non potevano non parlare. E dal momento che non prendevano mai la parola in pubblico, hanno avuto una influenza reale su certe cose? Occorrerebbero elementi concreti per rispondere.

SW: Io ponevo semplicemente la questione della loro presenza, in un primo tempo. Detto questo, in un articolo di Notitiae, n° 23, e in una testimonianza di Jasper, un osservatore anglicano, si parla del fatto che gli osservatori non partecipassero al momento delle riunioni, ma che tenessero in maniera sistematica delle discussioni con i relatori, i presidenti dei gruppi.
CAR: Non lo si sapeva. Essi uscivano insieme, ma questo non veniva annunciato ufficialmente. La cosa era un po’ inevitabile! Ma noi non fummo mai informati. Ciò che è quanto meno curioso è il fatto che non vi fosse alcun ortodosso… Costoro non avevano fiducia fin dall’inizio, conoscendo il carattere rivoluzionario di molti cattolici. E la cosa non piaceva loro. In fondo, sapevano bene come stavano le cose.

SW: Lei ha detto che mons. Bugnini era un manipolatore. Può essere più preciso?
CAR: Ero malvisto da lui perché non facevo tutto quello che voleva e non accettavo tutta la sua creatività.

SW: Lei è stato allontanato perché si è rifiutato di approvare il permesso per le Conferenze Episcopali di comporre le proprie preghiere eucaristiche. Ne ha appena accennato. La rottura si è determinata quindi sulla questione della creatività?
CAR: Si. Io feci un rapporto contrario e questo ebbe come conseguenza il rigetto di tale permesso. Allora Bugnini pensò: "quest’uomo è pericoloso".

SW: A proposito della creatività, si tratta di una pratica che c’è sempre stata, soprattutto nel dominio dell’arte. Gli stili dell’arte sacra si sono sempre evoluti nel corso del tempo.
CAR: Io non sono contro la creatività per principio. Ma essa deve fondarsi su una tradizione. Quanto questo non accade, diventa non si sa bene che cosa.

SW: Lei ha fatto parte del gruppo 18 bis, che si è occupato delle Orazioni del Messale. Dom Hala, di Solesmes, spiega in Habeamus Gratiam, che nelle Collette " si è usati altri vocaboli per delle ragioni pastorali ", e come esempio cita il fatto che " le parole diabolus e diabolicus sono totalmente sparite dal nuovo Messale ".
CAR: Non si credeva più nel Diavolo. Almeno alcuni. Ma le teste pensanti si sono dati da fare perché non si facessero notare molto questi cambiamenti. Queste soppressioni non sono state indicate come criteri di revisione. Ma chiaramente certuni nel Consilium non credevano più nel Diavolo.

SW: Quando si parla del Consilium, si pensa sempre ai consultori, agli esperti: il Padre Gy, Mons. Martimort, dom Botte, don Vagaggini, Jungmann… e si dimenticano quasi i membri veri e proprii, i vescovi, che erano i soli ad avere diritto di voto. Come spiega questo fatto?
CAR: I vescovi che sedevano nel Consilium non avevano niente di clamoroso. Due mi hanno lasciato un certo ricordo: Mons. Isnard, di Nuova Friburgo (Brasile) e Mons. Jenny, di Cambrai. Gli esperti erano molto competenti, essi sì. Ed erano quelli che facevano il lavoro.

SW: Tra i vescovi membri del Consilium vi era il celebre Mons. Boudon, Presidente della Commissione Liturgica della Conferenza Episcopale francese. Era un incompetente?
CAR: Mi ricordo che egli era là, ma non ha lasciato un ricordo indelebile. Il Padre Gy lo menava come voleva. L’intelletto agente di Mons. Boudon era Padre Gy.

SW: A partire dal 1971-72, apparve chiaro che Paolo VI cominciava a rendersi conto che certe cose non andavano bene.
CAR: Bisognava essere ciechi… Fu per questo che lo stesso Bugnini finì per essere allontanato, e molto brutalmente. Ma tutto quello che egli aveva fatto di male non venne toccato. Non si osò ritornare su ciò che era stato promulgato [perchè?].

SW: Sembra proprio che si delinei un movimento in questo senso. Si parla sempre più di " liberalizzazione del messale tridentino ", e adesso è la volta del Card. Sodano, Segretario di Stato, che si riallaccia all’idea di una riforma della riforma.
CAR: Molto bene. Occorre uscire da questa situazione prima possibile. Bisogna rivedere tutto questo. Ma si troveranno le persone competenti? Occorre evitare che si designino delle persone come quelle che hanno prodotto la catastrofe che conosciamo.

SW: Occorre invitare tutte le parti attorno ad un tavolo?
CAR: Tutte le persone serie, desiderose di lavorare per la Chiesa.

SW: Quando si parla della liturgia tradizionale, si pensa evidentemente a Mons. Lefebvre e alla Fraternità San Pio X, da lui fondata. Occorre invitare anche la Fraternità?
CAR: Ma certo. Occorre parlare con queste persone. Esse talvolta hanno delle vedute fisse, e non comprendono sempre che fossero necessarii degli adattamenti, soprattutto per quanto riguarda le letture della Messa o del Breviario. Ma bisogna parlare con loro. Non si può ascoltare chiunque, soprattutto i protestanti, e non invitare alla discussione la gente di Mons. Lefebvre. Per contro, anche loro devono prendere l’iniziativa di andare a trovare quelli che hanno il senso della tradizione, anche se non sempre sono d’accordo con loro. Devono fare lo sforzo di uscire dal loro guscio, bisogna mettere i problemi sul tavolo, onestamente.

lunedì 14 luglio 2008

"..non è per il Cammino"..! Ma davvero?

Da troppo ormai ci troviamo davanti allo stravolgimento della nostra Fede, trasmessaci dalla Santa Chiesa di Roma. Siamo in un grande disagio e a volte in grande crisi "d'identità", poichè vediamo convivere troppe "fedi" nella stessa Chiesa. Senza che una direzione ferma e definitiva sia presa. Incoerenza e contraddizioni non possono essere assimilate in modo "indolore", senza generare domande e senza che qualcuno risponda. Stavolta coerentemente.
Come già detto, individuiamo il problema più grande, fondamentale, nella assenza totale di disciplina. Che non segue mai le Istruzioni e il Magistero che pure esiste. A fianco a questo, coesistono altri "magisteri" che sebbene opposti si auto-nominano "cattolici" senza che ci sia altro che qualche polemica che muore dove nasce. Fiumi di inchiostro, di parole e di "scontri" fanno seguito a questo stato di caos. Il quale è il primo responsabile delle divisioni e delle incomprensioni anche fra quelli di "buona volontà".

Oggi, dopo l'ennesimo fatto assurdo (l'approvazione di uno Statuto per il CNC da parte di un solo Dicastero, dei Laici, mancante di un documento fondamentale -gli Orientamenti- senza l'accordo di almeno 2 congregazioni), dopo che le "sicure regole" ecclesiali sono ancora nei fatti una semplice "opzione", dopo che si è "lasciato tutto come prima", pur dando "norme" di "integrazione" (sebbene controverse ed ambigue, in modo che possano essere lette secondo chi le legge!), mi chiedo per quanto ancora si andrà avanti così! Senza nulla togliere alla situazione problematica e ai dolori del Santo Padre, mi chiedo quanto ancora si dovrà andare avanti.

E' chiaro come il sole che la Chiesa vive una siuazione tragica, di caos e di sovvertimento. Le "fessure" da dove si sono fatte largo queste sovversioni, purtroppo sono state aperte dalle troppe ambiguità del NOM. Il Vaticano II è stato agitato come una lancia! Esso chiede spesso l'esatto opposto di quello che vediamo! Il Post-Concilio sovvertitore ha spesso sovvertito il Concilio! Ma è potuto accadere per lo stesso motivo: ambiguità.

Il fatto che regni l'ambiguità non depone certo a nostro favore! Il fatto che dopo il COncilio V II ci sia stato un vuolume di "precisazioni" e di "istruzioni", che troppo spesso dovrebbero costituire l' OVVIETA' per i Cattolici (Cos'è la Messa? Cos'è il Tabernacolo? Cos'è la Chiesa?), non depone certo a nostro favore..

Ora leggete questo passo della Redemptionis Sacramentum:

114. «Nelle Messe domenicali della parrocchia, in quanto ‘comunità eucaristica’, è normale poi che si ritrovino i vari gruppi, movimenti, associazioni, le stesse piccole comunità religiose in essa presenti».[202] Benché sia possibile, a norma del diritto, celebrare la Messa per gruppi particolari, ciononostante tali gruppi non sono dispensati dalla fedele osservanza delle norme liturgiche.[203]

Ebbene, queste poche righe si riferiscono DIRETTAMENTE al CNC. Perchè? Perchè le note rimandano ad un documento fondamentale, a cui rimandava continuamente sia il vecchio statuto monco che il nuovo statuto monco! Eccole:

[202] Giovanni Paolo II, Lett. Ap., Dies Domini, n. 36: AAS 90 (1998) pp. 713-766, qui p. 735; cf. anche S. Congr. dei Riti, Istr., Eucharisticum mysterium, n. 27: AAS 59 (1967) p. 556.
[203] Giovanni Paolo II, Lett. Ap., Dies Domini, soprattutto n. 36: AAS 90 (1998) pp. 735-736; S. Congr. per il Culto Divino, Istr., Actio pastoralis, 15 maggio 1969: AAS 61 (1969) pp. 806-811.

Il Culto divino nel 1988 richiedeva questo! Il vecchio statuto monco, anche. Arinze ed il Papa nel 2005 in modo più diretto e chiaro! Ebbene di tutto questo cosa è accaduto? Lo vediamo in queste foto:

Celebrazione NC dopo gli statuti 1

Celebrazione NC dopo gli Statuti 2

Mentre, invece, quale differenza con il Vero Culto della Chiesa Cattolica? Questa:

Santa Messa

...E dobbiamo continuare ad ascoltare chi ci assicura che siamo visionari, estremisti, assolutisti, quando non maledetti da Dio!

Ma la mano tesa dovrà venire dall'Alto. Anche dalla Chiesa, che parlando in modo netto dirimerà così le divisioni. Che permangono a causa della confusione senza disciplina...

sabato 12 luglio 2008

Movimenti e Cammini spirituali

Partiamo dal fatto che oggi c'è bisogno di aggregazione spirituale e a questo i movimenti rispondono.

Come le epoche passate han prodotto i grandi ordini monastici, cosi oggi si producono i movimenti più disparati anche in ambito religioso (da 40 anni a questa parte in particolare). Evidentemente ci sono bisogni spirituali che l'uomo ha bisogno di appagare; in questi ultimi anni la Chiesa ha sempre permesso che molti movimenti nascessero e crescessero al soffio dello Spirito. Parlare dei movimenti significa affrontare temi sociologici/psicologici e non solo religiosi...

Il bisogno di aggregazione è di tutte le epoche e la Chiesa è di per sé tale proprio in quanto RADUNATA nel Nome del Signore, suo Popolo e la fede va sanamente vissuta sia a livello individuale che comunitario; ma nel Nome del Signore, non dei vari santoni di turno, dai quali per grande rispetto escludiamo molti fondatori... Poi nei loro movimenti, strada facendo, è intervenuto l'elemento umano e qualcosa da correggere c'é; ma il Cammino NC è nato già con l'intento di sostituire la Chiesa, presente fin dalle prime catechesi, quando si parla della Parrocchia e delle nuove cellule formate dalle comunità....

E' però inesatto che si ripeta che come ieri gli ordini monastici rispondevano a tale bisogno (dunque implicitamente si riconosce che c'era anche allora) così oggi i movimenti rispondono all'esigenza del sacro del tempo odierno. E lo è almeno per ben due ordini di motivi:

1) gli ordini religiosi costituiti non sono affatto tramontati o comunque non appartengono solo al passato: basta pensare a quanti nuovi ordini si sia adornata la Chiesa nel secolo appena chiuso;

2) gli ordini religiosi, da quando il primo di essi è nato e dal momento stesso della loro embrionale costituzione, si sono sempre immersi e si immergono nella Chiesa (pensiamo a S.Ignazio di Loyola, il campione della fede, il soldato della Chiesa, della quale si mise subito al pieno e totale e assoluto e incondizionato servizio fin dal momento della sua conversione). Nulla a che vedere con i movimenti scaturiti da Concilio, i quali in linea di massima possono essere buoni a condizione che, senza sotterfugi e riserve di sorta, si "immergano " nella Chiesa e ne diventino umili e fedeli e obbedienti servitori!!

Un documento recentemente presentato a Rocca di Papa così afferma: La Chiesa è in movimento, lento, graduale ma costante. Vive l’onda d’urto del Concilio. Questo inizio di millennio è un appuntamento della storia, si sperimenta la crisi delle ideologie e anche dell’uomo e della sua vocazione. Oggi i punti centrali sono il rapporto tra fede e ragione, la famiglia e la società. E la via da percorrere è la valorizzazione dell’altro.

Osserviamo che la Chiesa è in cammino da sempre e sta vivendo la devastazione subìta dalle arbitrarie applicazioni del concilio. Ogni vita e ogni epoca è un appuntamento con la storia... la crisi non è nelle verità della fede ma in chi non le conosce e non permette che le conoscano anche gli altri e in chi le conosce ma non le custodisce. Non valorizzi l'altro se non valorizzi chi è da dove viene e dove va, cioè se non gli fai conoscere CHI l'ha chiamato alla vita e poi l'ha Redento, ma Quello Vivo e Vero, non i surrogati e parlando di surrogati stiamo parlando del Cammino NC e questo l'abbiamo doviziosamente documentato. Una sedicente "iniziazione" cristiana che tutto annuncia tranne chi è il Signore e cosa è venuto a fare per noi può diventare un inganno da cui bisogna cominciare a guardarsi seriamente.

"Non spegnere i Carismi" e "La Chiesa è UNA".(Parole del Papa)

Definire una realtà carìsma, significa accettare di fatto il suo essere dono del Paraclito! Il che esclude in immediato che essa possa essere ALTRO se non dono! Se è dono, allora ogni cosa è relativa! Se è "riconosciuto pubblicamente" come dono, allora il "resto" non mette in discussione nulla! Il "resto" diventa "nulla", anche se non lo è! E viene diminuito nella sua portata, perchè comunque si parla di carìsma!

Non possiamo non rilevare che il Cammino si distanzia da tutti i movimenti perchè predica una dottrina diversa da quella della Chiesa, ha un suo rito, sue strutture, suoi metodi e prassi, sua architettura, sua teologia infarcita di luteranesimo gnosticismo e giudaismi vari

Riportiamo le parole recentemente prinunciate dal Papa ai partecipanti dell'incontro di Rocca di Papa, in cui è stata fatta l'apoteosi dei movimenti:
"Come non rendersi conto, al contempo, che una tale novità attende ancora di essere adeguatamente compresa alla luce del disegno di Dio e della missione della Chiesa negli scenari del nostro tempo? Proprio perciò si sono succeduti numerosi interventi di richiamo e di orientamento da parte dei Pontefici, che hanno avviato un dialogo e una collaborazione sempre più approfonditi a livello di tante Chiese particolari. Sono stati superati non pochi pregiudizi, resistenze e tensioni. Rimane da assolvere l'importante compito di promuovere una più matura comunione di tutte le componenti ecclesiali, perché tutti i carismi, nel rispetto della loro specificità, possano pienamente e liberamente contribuire all'edificazione dell'unico Corpo di Cristo.
....
I movimenti e le nuove comunità si mostrano fieri della loro libertà associativa, della fedeltà al loro carisma, ma hanno anche dimostrato di sapere bene che fedeltà e libertà sono assicurate, e non certo limitate, dalla comunione ecclesiale, di cui i Vescovi, uniti al Successore di Pietro, sono ministri, custodi e guide."


Anche il Cammino, seppure non si definisce un movimento, risponde a tanti bisogni delle persone. Secondo la nostra esperienza e la nostra documentazione è proprio partendo da questi bisogni che si viene introdotti in una spirale distruttiva della personalità... all'inizio sembra mantenere le promesse, legate al senso della vita e all'approfondimento della spiritualità. Si definisce "iniziazione cristiana", ma poi strada facendo sostituisce al Magistero i midrashim, il Talmud, le simbologie e le suggestioni vetero testamentarie. Ha reinventato l'architettura, ha una sua liturgia, sue gerarchie, suoi simboli, suoi metodi (l'abbiamo detto e siamo ancora qui a ripeterlo).

Questa riflessione si chiude con un interrogativo: riuscirà il Santo Padre a inserirlo davvero nella Chiesa e come?

Per concludere, non possiamo non ricordare che lo Statuto all'interno del cammino è considerato come un quadretto da mettere in soffitta o come lasciapassare per continuare a fare tutto quanto stigmatizzato in tanti anni; pertanto, almeno fino ad oggi, non è servito a molto. Proprio perché la struttura è così rigida e l'identità così forte che cambiare qualcosa (tipo gli scrutinii o il rito) farebbe cadere l'intera impalcatura... D'altronde, il Cammino è qualcosa di "altro" dalla Chiesa, e se si cattolicizzasse perderebbe la sua identità... Inoltre è un ordine laico rigidamente strutturato che dipende esclusivamente dai suoi vertici e non riconosce altra autorità... E allora, come si può ragionevolmente parlare ancora di statuto e di regolamentazione? Lo statuto è rispettato? E poi cos'ha cambiato della struttura? La regolamentazione in fondo era ed è data dal Magistero, che - a detta dei catechisti - non riguarda i NC... Perciò, come la mettiamo?

Il vero "movimento", il dinamismo dello Spirito che è una forza che muovendoti ti trasforma, non è determinato dalle emozioni, molto presenti e indotte nel Cammino, né da quello che ti ingiungono di "fare" come accade nel suo ambito, ma dalle motivazioni che "muovono" la volontà e "accendono" il cuore. Queste sono le vere emozioni, non quelle fittizie indotte da tecniche soltanto umane, che sembrano muoverti, ma in realtà non ti portano da nessuna parte e non ti danno la libertà dei figli di Dio, e ti ingabbiano in stereotipi prefabbricati da altri!