domenica 30 dicembre 2012

Kiko Arguello contro l'Opus Dei

Chissà se gli aderenti all' istituzione cattolica fondata da San Josemaría Escrivá sono al corrente della pessima opinione che il fondatore del Cammino neocatecumenale ha dell'Opus Dei, un giudizio negativo che il pittore spagnolo ha diffuso tra i suoi iniziati.

"Un’organizzazione religiosa composta di laici che pretendono di conquistare i posti della società", così Kiko Arguello (negli Orientamenti alle equipe di catechisti) definì la Prelatura personale della Chiesa. Qual è il motivo della contesa? Chi legge non si preoccupi per la complessità della questione: non si tratta di disputationes theologicae o di controversia liturgica oppure di una polemica in tema di evangelizzazione. Molto più materialmente, la disputa riguarda la parabola di un... miliardario.
«...noi abbiamo in una comunità
un uomo molto ricco
che non è passato ad uno scrutinio
perché incapace di vendere i beni...»
Lasciamo la parola a Kiko, anzi alla parabola di Kiko (Cfr. Or. II Scr. Batt., pp. 83-84).
«Mi ricordo che noi abbiamo in una comunità un uomo molto ricco che non è passato ad uno scrutinio perché incapace di vendere i beni; però faceva molta elemosina, ha molti miliardi, è un industriale».
Una brava persona questo miliardario, è da supporre: faceva molta elemosina e, essendo un industriale, creava posti di lavoro. Senza sfruttare gli operai, si può presumere dalla sua inclinazione alla carità. Purtroppo l'uomo non passò l'esame neocatecumenale perché "incapace di vendere i beni". Egli fu lasciato per tre anni nel secondo scrutinio, dopo di che gli fu drasticamente comunicato: "Non puoi continuare". Ancora dopo tre anni, infatti, l'industriale non si era deciso a rinunciare a Mammona. Magari, viene da riflettere nei nostri giorni di crisi economica, quei beni avrebbero potuto servire, in caso di mancanza di liquidità dell'impresa, da garanzia per ottenere crediti bancari finalizzati all'acquisto di materiali e servizi, necessari alle attività produttive, e al pagamento degli stipendi.

Cosa fece, allora, il miliardario, una volta "bocciato" dai catechisti? Ritorniamo alla parabola di Kiko Arguello, per apprenderlo.
«Adesso è andato ad una conversazione religiosa, l’Opus Dei, un’organizzazione religiosa composta di laici che pretendono di conquistare i posti della società. E lui ha detto a questa gente: "Non mi venite più con surrogati. Io so dove sta la verità". E' venuto a parlare con lui la Legione di Maria, l'Azione cattolica, il parroco l'ha mandato a chiamare perché ritorni e lui ha risposto: "Non mi ingannate più. Oggi non posso fare lo scrutinio perché mi rendo conto che sono un uomo debole". Però ritornerà, un giorno ritornerà dicendo: "Ecco, qui sono tutti i miei beni fratelli, vengo con voi, partiamo con questa nave verso la Terra promessa"».

 Morale della parabola kikiana 

Il Cammino è nato chiedendo soldi
"Questa gente" dell'Opus Dei è "composta di laici che pretendono di conquistare i posti della società". Meglio tenersi alla larga. La verità sta soltanto nel Cammino neocatecumenale, le altre istituzioni ecclesiastiche sono surrogati della verità oppure ingannano. Nella missione sociale del Cammino è previsto che gli industriali da deboli diventino forti, che essi smantellino le imprese licenziando gli operai, che cedano tutti i loro beni a una Fondazione neocatecumenale e partano con la navicella (spaziale) di Kiko per la Terra Promessa. Il resto del senso morale - come insegnò Dante che di allegorie se ne intendeva - è quello "che li lettori deono intentamente andare appostando".

 Enigma irrisolto della parabola 

Un enigma rimane insoluto, del racconto allegorico. Che pensate, nel Direttorio catechetico "approvato" questa parabola di Kiko Arguello ancora permane? Se io fossi un laico aderente all'Opus Dei, invierei una mail a Pontificium Consilium pro Laicis info@laici.va per informarmi.
Lino Lista

giovedì 27 dicembre 2012

Arcivescovi alla scuola di Kiko

Una grande mangiata, un buon sigaro, e
nessuno ti toglierà mai il Cammino dai piedi
Un sacerdote diocesano il cui vescovo è andato ad un "Concilio di Kiko", come dovrà regolarsi rispetto agli abusi liturgici del Cammino? e nei confronti delle anime che hanno ricevuto tanto male dal Cammino?


È deprimente leggere, ancora una volta, che dei vescovi sono andati in Galilea ad "imparare" il cammino neocatecumenale!

Non è Arguello che va a scuola dai vescovi, per imparare la Tradizione, la Dottrina, le prassi della Chiesa, le sue norme, la sua teologia liturgica, no, sono i successori degli apostoli che vanno a scuola da un laico spagnolo, da un pittore, che con la sua illimitata superbia spiega loro quanto e come tutto ciò che la Chiesa ha fatto fino ad ora (e ciò che dunque loro fanno) è fuffa e muffa, non vale niente, come tutto è da rifare e come, evidentemente, è lui ad avere in mano le chiavi della soluzione a tutti i problemi della Chiesa perché sono Maria e Dio stesso ad avergliele date!

Kiko illustra la sua strategia pastorale:
il tripode "P.L.C." e la vita kikiana
Ci sconcerta vedere quei Pastori, vescovi e cardinali, ascoltare quelle elucubrazioni e applaudire un uomo che ha rigettato, schernendola, la Liturgia cattolica, che ha devastato lo spazio sacro cattolico, che ha portato la divisione nella Chiesa, nelle parrocchie, nelle famiglie stesse, che ha creato un movimento emblematico della rottura la più radicale con la Tradizione della Chiesa.

Sono invitati e alloggiati gratuitamente, sono suggestionati dalla ricchezza del luogo, intrecciano con quell`uomo relazioni amicali, Argüello non si comporta con loro con il rispetto e la consapevolezza che dovrebbe avere un laico che si trova davanti ad un succesore degli apostoli, no, con loro ha un comportamento paternalista, da padre-padrone, non teme di dir loro, sempre con la sua superbia senza fini, che è Dio che gli ha detto di dire loro una parola di verità… (vedi discorso di Düsseldorf).

Una volta incistato il Cammino in diocesi
non puoi più estirparlo
Quei Pastori sembrano aver dimenticato le loro responsabilità, il loro dovere di Custodi della retta Dottrina e della sacra Liturgia, la loro missione di essere al servizio della salvezza delle anime.

La confusione ci viene dai vertici della Chiesa.

O allora, che quelle migliaia di chierici che corrono in Galilea a scuola da Arguello abbiano un pò di CORAGGIO, il coraggio della COERENZA, che abbiano il coraggio di dirci che PER LORO quel laico ha ragione, che PER LORO il Magistero della Chiesa sull` Eucaristia(vedi thread) è ormai scaduto, non ha più corso, che PER LORO le parrocchie devono essere strutturate come lo vuole quel laico, che PER LORO la pastorale non deve più essere sacramentale.

Nella grande assise però non si parla mai
di abusi liturgici, strafalcioni dottrinali,
onnipotenza dei cosiddetti "catechisti"...
In assenza di quel coraggio, la loro incoerenza fra parole e atti non fa che alimentare la confusione nella mente dei cattolici e la crisi della Chiesa.

Luisa

(photos from Archbishop Terry blog)



Citazioni da una pubblica "catechesi" di Kiko a Dusseldorf (29 maggio 2011) dopo il termine della GMG di Madrid:
Noi abbiamo predicato questa antropologia che il Signore ha dato al Cammino [sic], il kerygma, questa sintesi teologico-kerigmatica [sic], che Dio ha voluto che dicessimo anche ai vescovi [sic].

Pensate che il Signore, negli ultimi anni, ha portato 1400 vescovi alla Domus Galileae [sic]. Quanti doni Dio ci sta dando per portare presto una nuova evangelizzazione! È necessario portare una sintesi, una forma di predicazione, una parola vera, piena di vita eterna, di un contenuto profondo, vero. [sic]


Se sua Eccellenza fosse qui, potremmo provare a chiedergli di riflettere su qualche problema del Cammino Neocatecumenale; c'è l'imbarazzo della scelta (liturgia, ubbidienza, dottrina), citiamo solo alcuni esempi, senza pretesa di esaustività:

martedì 25 dicembre 2012

Eucarestia, vero sacrificio

Qui sotto, un ampio bigliettino di auguri di un santo Natale, contenente alcuni estratti dell'insegnamento della Chiesa particolarmente sgradito ai neocatecumenali più facinorosi che insieme ai loro "iniziatori" Kiko e Carmen, pensano erroneamente che "sacrificio" sia un residuato del paganesimo.


EUCARISTIA VERO SACRIFICIO - Estratti

La Chiesa ha sempre insegnato che:

  • Il sacrificio della Messa è la ripresentazione sacramentale del sacrificio di Gesù sulla croce (Conc. di Trento e CCC. nn. 1356 e 1357).
  • Il sacrificio della Messa non è solo sacrificio di lode e di ringraziamento, ma anche di espiazione e di intercessione. (CCC 1358 e Conc. Trento DS, 950).
  • La Messa è sacrificio in senso vero e proprio, istituito da Gesù la sera dell'Ultima Cena.
  • Il Concilio di Trento ha definito queste verità “de fide“. Confermate in pieno dal Vat. II, sono raccolte nel CCC, 1350ss, 1365, 1366,1367. 

Giovanni Paolo II richiama questa dottrina: “L'istituzione dell'Eucaristia infatti anticipava sacramentalmente gli eventi che di lì a poco si sarebbero realizzati, a partire dall'agonia del Getsemani” (EE, 3).

“Il sangue, che aveva poco prima consegnato alla Chiesa come bevanda di salvezza nel Sacramento eucaristico, cominciava ad essere versato; la sua effusione si sarebbe poi compiuta sul Golgota, divenendo lo strumento della nostra redenzione” EE, 3).

“«Mysterium fidei! - Mistero della fede!». Quando il sacerdote pronuncia o canta queste parole, i presenti acclamano: «Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta». In queste o simili parole la Chiesa, mentre addita il Cristo nel mistero della sua Passione, rivela anche il suo proprio mistero” (EE, 5).

“«Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito» (1Cor 11,23), istituì il Sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue. Le parole dell'apostolo Paolo ci riportano alla circostanza drammatica in cui nacque l'Eucaristia. Essa porta indelebilmente inscritto l'evento della passione e della morte del Signore. Non ne è solo l'evocazione, ma la ripresentazione sacramentale. È il sacrificio della Croce che si perpetua nei secoli. Bene esprimono questa verità le parole con cui il popolo, nel rito latino, risponde alla proclamazione del «mistero della fede» fatta dal sacerdote: «Annunziamo la tua morte, Signore!».

La Chiesa ha ricevuto l'Eucaristia da Cristo suo Signore non come un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza. Questa non rimane confinata nel passato, giacché «tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa dell'eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi» (CCC, 1085).

Quando la Chiesa celebra l'Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione del suo Signore, questo evento centrale di salvezza è reso realmente presente e «si effettua l'opera della nostra redenzione». (LG, 3) Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l'ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se vi fossimo stati presenti. Ogni fedele può così prendervi parte e attingerne i frutti inesauribilmente. Questa è la fede, di cui le generazioni cristiane hanno vissuto lungo i secoli. Questa fede il Magistero della Chiesa ha continuamente ribadito con gioiosa gratitudine per l'inestimabile dono. (Paolo VI, Solenne professione di fede, 30 giugno 1968, 24: AAS 60, 442; Giovanni Paolo II, Lett. ap. Dominicae Cenae, 24 febbraio 1980, 12: AAS 72 (1980), 142).

Desidero ancora una volta richiamare questa verità, ponendomi con voi, miei carissimi fratelli e sorelle, in adorazione davanti a questo Mistero: Mistero grande, Mistero di misericordia. Che cosa Gesù poteva fare di più per noi? Davvero, nell'Eucaristia, ci mostra un amore che va fino «all'estremo» (Gv 13,1), un amore che non conosce misura” (EE,11).

“Istituendo il sacramento eucaristico Gesù “non si limitò a dire «Questo è il mio corpo», «questo è il mio sangue», ma aggiunse «dato per voi...versato per voi» (Lc 22,19-20). Non affermò soltanto che ciò che dava loro da mangiare e da bere era il suo corpo e il suo sangue, ma ne espresse altresì il valore sacrificale, rendendo presente in modo sacramentale il suo sacrificio, che si sarebbe compiuto sulla Croce alcune ore dopo per la salvezza di tutti.

«La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della Croce e il sacro banchetto della comunione al corpo e al sangue del Signore » (CCC 1382).

La Chiesa vive continuamente del sacrificio redentore, e ad esso accede non soltanto per mezzo di un ricordo pieno di fede, ma anche in un contatto attuale, poiché questo sacrificio ritorna presente, perpetuandosi sacramentalmente, in ogni comunità che lo offre per mano del ministro consacrato. In questo modo l'Eucaristia applica agli uomini d'oggi la riconciliazione ottenuta una volta per tutte da Cristo per l'umanità di ogni tempo. In effetti, «il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell'Eucaristia sono un unico sacrificio». (CCC 1367) Lo diceva efficacemente già san Giovanni Crisostomo: «Noi offriamo sempre il medesimo Agnello, e non oggi uno e domani un altro, ma sempre lo stesso. Per questa ragione il sacrificio è sempre uno solo. [...] Anche ora noi offriamo quella vittima, che allora fu offerta e che mai si consumerà». (Omelie sulla Lettera agli Ebrei, 17, 3: PG 63, 131.)

La Messa rende presente il sacrificio della Croce, non vi si aggiunge e non lo moltiplica (D 1743). Quello che si ripete è la celebrazione memoriale, l'«ostensione memoriale» (memorialis demonstratio) (Mediator Dei (20 novembre 1947: AAS 39 (1947), 548) di esso, per cui l'unico e definitivo sacrificio redentore di Cristo si rende sempre attuale nel tempo. La natura sacrificale del Mistero eucaristico non può essere, pertanto, intesa come qualcosa a sé stante, indipendentemente dalla Croce o con un riferimento solo indiretto al sacrificio del Calvario” (EE, 12).

“In forza del suo intimo rapporto con il sacrificio del Golgota, l'Eucaristia è sacrificio in senso proprio, e non solo in senso generico, come se si trattasse del semplice offrirsi di Cristo quale cibo spirituale ai fedeli. Il dono infatti del suo amore e della sua obbedienza fino all'estremo della vita (Gv 10,17-18) è in primo luogo un dono al Padre suo. Certamente è dono in favore nostro, anzi di tutta l'umanità (Mt 26,28; Mc 14,24; Lc 22,20; Gv 10,15), ma dono innanzitutto al Padre: « sacrificio che il Padre accettò, ricambiando questa totale donazione di suo Figlio, che si fece “obbediente fino alla morte” (Fil 2,8), con la sua paterna donazione, cioè col dono della nuova vita immortale nella risurrezione» (Redemptor hominis 15 marzo 1979, 20: AAS 71 (1979), 310; EE,13).

“La Pasqua di Cristo comprende, con la passione e la morte, anche la sua risurrezione. È quanto ricorda l'acclamazione del popolo dopo la consacrazione: «Proclamiamo la tua risurrezione». In effetti, il Sacrificio eucaristico rende presente non solo il mistero della passione e della morte del Salvatore, ma anche il mistero della risurrezione, in cui il sacrificio trova il suo coronamento” (EE, 14).

“Il Sacrificio eucaristico è di per sé orientato all'unione intima di noi fedeli con Cristo attraverso la comunione: riceviamo Lui stesso che si è offerto per noi, il suo corpo che Egli ha consegnato per noi sulla Croce, il suo sangue che ha «versato per molti, in remissione dei peccati» (Mt 26,28; EE, 16).

“Il Concilio Vaticano II ha ricordato che la Celebrazione eucaristica è al centro del processo di crescita della Chiesa. Infatti, dopo aver detto che «la Chiesa, ossia il regno di Cristo già presente in mistero, per la potenza di Dio cresce visibilmente nel mondo», (LG 3) quasi volendo rispondere alla domanda: «Come cresce?», aggiunge: «Ogni volta che il sacrificio della Croce “col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato” (1Cor 5,7) viene celebrato sull'altare, si effettua l'opera della nostra redenzione. E insieme, col sacramento del pane eucaristico, viene rappresenta e prodotta l'unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo» (1Cor 10,17; LG 3; EE, 21).

“L'incorporazione a Cristo, realizzata attraverso il Battesimo, si rinnova e si consolida continuamente con la partecipazione al Sacrificio eucaristico” (EE, 22).

“Con la comunione eucaristica la Chiesa è parimenti consolidata nella sua unità di corpo di Cristo. San Paolo si riferisce a questa efficacia unificante della partecipazione al banchetto eucaristico quando scrive ai Corinzi: «E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane» (1Cor 10,16-17; EE, 23).

“L'Eucaristia esprime anche questo senso dell'apostolicità. Infatti, come insegna il Concilio Vaticano II, «i fedeli, in virtù del regale loro sacerdozio, concorrono all'oblazione dell'Eucaristia», (LG 10) ma è il sacerdote ministeriale che «compie il Sacrificio eucaristico in persona di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo». (LG 10) Per questo nel Messale Romano è prescritto che sia unicamente il sacerdote a recitare la preghiera eucaristica, mentre il popolo vi si associa con fede e in silenzio. (Institutio genelaris: n. 147; EE, 28).

“L'espressione, ripetutamente usata dal Concilio Vaticano II, secondo cui «il sacerdote ministeriale compie il Sacrificio eucaristico in persona di Cristo», (LG 10; 28) era già ben radicata nell'insegnamento pontificio. Come ho avuto modo di chiarire in altra occasione, in persona Christi «vuol dire di più che “a nome”, oppure “nelle veci” di Cristo. In persona: cioè nella specifica, sacramentale identificazione col sommo ed eterno Sacerdote, che è l'autore e il principale soggetto di questo suo proprio sacrificio, nel quale in verità non può essere sostituito da nessuno». (Dominicae Cenae, 24 febbraio 1980, 8: AAS 72, 128-129; EE, 29).

“Per il carattere stesso della comunione ecclesiale e del rapporto che con essa ha il sacramento dell'Eucaristia, va ricordato che «il Sacrificio eucaristico, pur celebrandosi sempre in una particolare comunità, non è mai celebrazione di quella sola comunità: essa, infatti, ricevendo la presenza eucaristica del Signore, riceve l'intero dono della salvezza e si manifesta così, pur nella sua perdurante particolarità visibile, come immagine e vera presenza della Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica». (Communionis notio, 28 maggio 1992, 11: AAS 85 (1993), 844; EE, 39).

“Se la logica del «convito» ispira familiarità, la Chiesa non ha mai ceduto alla tentazione di banalizzare questa dimestichezza» col suo Sposo dimenticando che Egli è anche il suo Signore e che il «convito» resta pur sempre un convito sacrificale, segnato dal sangue versato sul Golgota. Il Convito eucaristico è davvero convito «sacro», in cui la semplicità dei segni nasconde l'abisso della santità di Dio: «O Sacrum convivium, in quo Christus sumitur!»” (EE, 48).

“Maria fece sua, con tutta la vita accanto a Cristo, e non soltanto sul Calvario, la dimensione sacrificale dell'Eucaristia” (EE, 56).

“Nel «memoriale» del Calvario è presente tutto ciò che Cristo ha compiuto nella sua passione e nella sua morte“ (EE, 57).

“Nell'Eucaristia la Chiesa si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio, facendo suo lo spirito di Maria. È verità che si può approfondire rileggendo il Magnificat in prospettiva eucaristica. L'Eucaristia, infatti, come il cantico di Maria, è innanzitutto lode e rendimento di grazie. Quando Maria esclama «L'anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio mio salvatore», ella portain grembo Gesù. Loda il Padre «per» Gesù, ma lo loda anche «in» Gesù e «con» Gesù. È precisamente questo il vero «atteggiamento eucaristico»” (EE, 58).

“Il Mistero eucaristico – sacrificio, presenza, banchetto – non consente riduzioni né strumentalizzazioni; va vissuto nella sua integrità, sia nell'evento celebrativo, sia nell'intimo colloquio con Gesù appena ricevuto nella comunione, sia nel momento orante dell'adorazione eucaristica fuori della Messa” (EE, 61).

domenica 23 dicembre 2012

Cambiano significato alla liturgia!

Kiko e Carmen vogliono davvero una liturgia di diverso significato. Sono loro stessi ad affermare chiaramente di portare avanti qualcosa di diverso dalla liturgia cattolica, e lo hanno detto in conferenza stampa il 13 giugno 2008, giorno dell'approvazione dello Statuto del Cammino Neocatecumenale.


Nella conferenza stampa Kiko così parlava della "comunione" neocatecumenale:
Qui nulla dice "sacrificio eucaristico"
Noi l’abbiamo finora sempre fatta da seduti, e non per disprezzo, ma perché per noi è sempre stato molto importante comunicarsi anche con il Sangue. Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa.

Quando nelle cena della Pasqua ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando parlano della Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità).

Il vitello d'oro dei neocatecumenali
Più tardi i cristiani toglieranno la cena e metteranno insieme il pane e il vino. Ora, nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei significati.

Abbiamo scelto di fare la comunione seduti soprattutto per evitare che nei movimenti si versasse per terra il Sangue di Cristo. Il fedele, con tutta calma accoglie il Calice, lo porta alla bocca e si comunica con tranquillità e in modo solenne”.

Come può un cattolico accogliere i significati giudaici che Kiko dà al pane e al vino? E come mai Kiko si concentra su quei significati evitando di parlare di "sacrificio", di "presenza reale"?

Kiko comanda «la Comunione seduti»:
ecco un "cameriere eucaristico" all'opera
Kiko comanda di interpretare alla maniera kikista-carmenista le parole di Nostro Signore stesso, dichiarando il pane e il vino rispettivamente come "rottura della schiavitù" e realizzazione di un "nuovo esodo", quando invece si tratta del Corpo e Sangue del Signore offerti in Sacrificio per noi in espiazione dei nostri peccati e quindi per la nostra Redenzione.

I due "iniziatori" spagnoli si vantano di dare visibilità a quei "significati" che loro stessi arbitrariamente hanno assegnato! Nessun santo e nessuna autorità ecclesiastica hanno mai impoverito in quel modo le parole di Nostro Signore, tanto meno partendo dal fatto che l'Eucarestia è stata istituita nel corso di una cena pasquale ebraica.

Fin dagli anni '60 Kiko e Carmen sembrano proprio portare avanti una specie di "rito ebreo" reinventando significati tali da mettere in secondo piano, se non addirittura far sparire, le caratteristiche di Sacrificio.

Un commento a firma "Aloysius":
Il cosiddetto ritorno alle origini di Kiko non è un ritorno alle nostre origini ebraiche, è un ritorno all'ebraismo tout court!

Il balletto con girotondo vorrebbe
scimmiottare il momento di allegria
della cena dello Shabbat ebraico
Se la Messa è un Sacrificio è un sacrificio... mi viene in mente ora una cosa: Kiko e Carmen negano l'"espiazione" ("Che padre è quello che vuole la morte del figlio..."). Ebbene, cosa viene detto nella formula di consacrazione? "...versato "in sacrificio" per voi...". Sapete che parola usano gli ebrei cristiani per indicare questo termine? "kippur".. e allora?
Agnus Dei qui "tollit"= non tolse, ma "prese su di sé"... il capro espiatorio, il Kippur... ricorda niente? E' Cristo il nostro Kippur definitivo, avvenuto 2000 anni fa sul Golgota e ri-presentato al Padre in ogni celebrazione, Actio di Cristo e non dell'assemblea!
strano che la giudaizzazione NC non sia arrivata almeno a capire questo...
Un commento a firma "Gregorio VII":
Ho letto il discorso di Kiko e non ha fatto che confermare i miei sospetti. Seguono alcune mie osservazioni, alla luce di quello che sono riuscito a capire (con molta fatica) dal suo “luminoso” discorso.

Che ci crediate o no, questa è una
"prima Comunione" neocatecumenale!
1) Prima di tutto dalle parole di Kiko si ha la sensazione che abbia le idee un po’ confuse in materia di liturgia, teologia e, soprattutto, riguardo all’autentico significato della Messa Cattolica. Mi sembra proprio un discorso protestante.

2) Ad un certo punto Kiko ha intrattenuto i suoi ascoltatori con una pseudo-catechesi (da brivido) sull’Eucarestia (AH!!! Che “grande” discorso! Sono rimasto folgorato! Kiko sei un genio! … Meno male che sei arrivato tu e ci hai spiegato quello che nessuno è riuscito a spiegarci in due millenni! … Altro che Sant’Agostino o Leone Magno! Altro che Padri della Chiesa! L’Aquinate al confronto era uno scolaretto incolto… Proporrei Kiko come “dottore della Chiesa” e le sue lezioni come modello di catechesi per tutti i seminaristi che verranno nei secoli a venire…). Parlando della consacrazione non sembra aver fatto alcun riferimento alla presenza reale. Viene il sospetto che i suoi compari non amino inginocchiarsi proprio per questa ragione (come i protestanti). Kiko al riguardo ha detto che si comunicano seduti per timore di versare il “sangue di Cristo” … MAH! … Domandina: come mai su tale questione siete così scrupolosi, mentre invece disobbedite alle norme liturgiche stabilite dalla Chiesa? Ma non è che siete scrupolosi ed attenti solo quando si tratta di norme che vi garbano?

3) Occorre ribadire che la Messa non è una semplice rievocazione dell’Ultima Cena ed è per questo che non può essere strutturata come se fosse una sorta di “filmino” avente lo scopo di riprodurre meccanicamente quanto avvenuto la sera precedente la Passione. Sembra di capire che l’idea dei neocatecumenali sia questa: poiché Gesù e gli Apostoli erano seduti, anche noi stiamo seduti (cosa ribadita da Carmen) … poiché la Messa è la rievocazione dell’Ultima Cena noi replichiamo tutto quello che hanno fatto Gesù e gli Apostoli …

"Messa-filmino": balletto e girotondo
Avete capito? La loro è la “Messa-filmino”. Ma la Messa non è uno spettacolo con delle scenette che replicano l’Ultima Cena!!! Non è un filmino!!! Ad esempio, il sacerdote non spezza l’ostia consacrata al momento della consacrazione quando pronunzia le parole “prese il pane, lo spezzò…”, bensì più tardi, al momento dell’Agnus Dei.

Vorrei ricordare ai neocatecumenali che la Messa è, secondo la bimillenaria ed immutabile dottrina cattolica, il Sacrificio di Cristo, mediante il quale noi siamo redenti. Il pane ed il vino diventano Corpo e Sangue di Cristo (presenza reale) e vengono immolati come Agnello sacrificale al Padre per noi, per la nostra salvezza. Ciò è compiuto dal sacerdote che agisce “in persona Christi”; è proprio per questo che un sacerdote come Padre Pio, profondamente unito alla Passione di Cristo (stimmate), viveva come esperienza mistica la celebrazione della Messa (ricordo che Padre Pio ebbe il permesso dal Papa per continuare a celebrare la Messa secondo il rito pre-conciliare nel quale l’aspetto del sacrificio è posto in assoluta evidenza).

Quella strana messa che il Papa non vuole
L’altare è dunque “l’ara del sacrificio”, altro che “mensa”. Non voglio affermare che il concetto di “mensa” sia da rigettare del tutto, ma è assolutamente secondario. Nell’attuale rito (Ordo Missae del 1969 con altare versus populum) il concetto di sacrificio sembra avere assunto un ruolo secondario rispetto a quello di mensa. I tradizionalisti non hanno torto quando parlano di perdita del significato più profondo della Messa.

Ma i neocatecumenali vanno oltre: del sacrificio non sembra esservi rimasta alcuna traccia. Nel discorso di Kiko non ho incontrato una sola volta la parola “sacrificio”.

Conclusione: siamo di fronte ad una concezione liturgica che declassa la Messa ad una “riunione da circolo da villaggio” di stampo marcatamente protestante ed anche con una impronta inequivocabilmente giudaizzante: pane della fine della schiavitù vino dell'esodo (non Corpo e Sangue del Signore) e il Cristo che 'passa' come Elia sul carro di fuoco...

giovedì 20 dicembre 2012

«Speriamo che tutto vada bene»

Come ci aveva già anticipato il fratello "jp" delle comunità del Cammino Neocatecumenale, i camminanti di "livello più alto" hanno ricevuto, martedì mattina (18 dicembre), una nota informativa dal Tripode neocatecumenale sui "colloqui" con il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Ne riprendiamo il testo traducendolo dal blog Crux Sancta. La lettera si limita semplicemente a dire:
Fratelli:
stamattina abbiamo avuto un primo incontro col prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Gerhard Ludwig Müller, in un clima disteso e dialogante. Abbiamo deciso insieme di proseguire il dialogo ai primi di gennaio.

Grazie per le vostre preghiere, ma vogliamo anche pregare in questo tempo di Natale. Confidando nella Vergine Maria, speriamo che tutto vada bene.

Kiko, Carmen e don Mario

Roma, 17 dicembre 2012

Facciamo solo qualche breve osservazione poiché - come dice il proverbio - "il diavolo si nasconde nei dettagli".

Clicca sulla foto per vedere meglio il
"sorriso forzato di circostanza"
del Santo Padre (quello in bianco)
e il ghigno trionfante di Kiko
La parola «dialogo» è l'eufemismo dell'eufemismo, visto che i dicasteri vaticani esistono allo scopo di trasmettere le «decisioni del Santo Padre». Quelle che riguardano le liturgie neocatecumenali sono già state espresse per iscritto nel 2005, oltre che nei discorsi di Benedetto XVI fino al 2012 e di Giovanni Paolo II fin dal 1983.

Sembra proprio un'excusatio non petita la precisazione del «clima disteso e dialogante»: gli stessi neocatecumenali sono convinti (anche se raramente lo ammettono a chiare lettere) che c'è tuttora una guerra in corso, e che è percepita così quantomeno da parte neocatecumenale (al punto che Kiko, Carmen e Pezzi devono precisare ufficialmente ai loro pretoriani il "clima dialogante").

Ora, giudicate voi. La Congregazione, alla luce delle «decisioni del Santo Padre» messe nero su bianco nel 2005, confermate dal Santo Padre stesso ed entrate nero su bianco nello Statuto del Cammino (articolo 13, comma 3, nota 49), convoca il Tripode semplicemente per... rinviare tutto ai primi di gennaio? E questo sarebbe «un primo incontro», per il quale era stata chiesta urgentemente la recita del rosario? Davvero non è successo altro che un rinvio a gennaio?

Quel tremolante «speriamo che tutto vada bene» va accostato alle parole gridate da un trionfante Kiko in conferenza stampa quel 13 giugno 2008: parlando delle «decisioni del Santo Padre» affermò che nel ricevere la lettera aveva esclamato: «catastrofe! siamo persi! qui finisce tutto!»

Alcune note da parte di DG:
Che fosse un emergenza straordinaria e gravissima riguardante l'Eucarestia NC i Fratelli NC lo sapevano visto il continuo scambio di email, messaggini, telefonate che hanno ricevuto a tuttte le ore nei giorni scorsi; in queste comunicazioni gravi e urgenti si invitavano tutti a dire il Rosario (le comunità piu' "avanti")

Ci sono state riunioni tra fratelli di comunità piu' avanti per recitarlo insieme in sala o a casa di qualcuno e per pregare.

Per ora quello che si sa, almeno tra le comunità che conosco io (una ha finito il cammino e altre sono in procinto di finirlo) c'è ancora un clima di attesa.

Sfatiamo un mito: in alcune comunità piu' avanti il fatto di disobbedire alle prescrizioni del Papa è evidentemente un fatto noto.

Si tira avanti, magari sorridendoci sopra amaramente, perchè alcuni fratelli sono coscienti della disobbedienza

Credo che sia una sorta di buonafede superficiale.

Nulla in Cammino è preso seriamente se non è disposto da KIko & C. o dai catechisti.
Staremo a vedere.

mercoledì 19 dicembre 2012

Buonumore: un cosiddetto "catechista" invita alla delazione

Censura e inviti alla delazione,
poiché le "bastonature" al Cammino
vanno mantenute segretissime
Ci sono momenti divertenti e spassosi persino quando si promuove la sana liturgia della Chiesa, la Tradizione, il Magistero, ponendoli onestamente a confronto dei fatti.

Oggi esaminiamo il caso di un cosiddetto "catechista" del Cammino Neocatecumenale, che ha aperto un blog per invitare i suoi fratelli del Cammino a... non leggere il nostro blog.

Le sue argomentazioni pubblicate ieri mattina sembrano un dispaccio dei servizi segreti sovietici d'epoca staliniana: "segnalare" i fratelli che leggono pagine proibite e soprattutto quelli che "forniscono informazioni riservate" (cioè parlano delle pubbliche «decisioni del Santo Padre»), con allegate minacce ("agirei di conseguenza"), ordini perentori ("informi immediatamente i catechisti"), in un surreale crescendo di paranoia ("non transigerò").


Ecco qualche citazione:
Questa foto è "informazione riservata"
che qualche "fratello" s'è fatto sfuggire
Nel frattempo vorrei invitare i fratelli del CNC a segnalare ai propri catechisti coloro che vanno sui blog "osservatorio"e forniscono informazioni riservate.Se dovessi accorgermi che qualcuno delle comunità di cui sono catechista fa questo agirei di conseguenza.
18/dic/2012 11:41:00

Lo ribadisco,chi dovesse accorgersi che fratelli del CNC della propria comunità,riferiscono cose sul blog "osservatorio"che non vanno riferite,ne informi lo immediatamente i catechisti.Già questo è sbagliato se lo si fa fuori da internet,figuriamoci se si danno in pasto informazioni a persone in malafede come gli "osservatori".Lo ripeto per quanto mi riguarda non transigerò.
18/dic/2012 13:06:00

"Cose che non vanno riferite":
collage di orridi dipinti dell'iniziatore Kiko
(informate immediatamente i "catechisti"!)
Ora, invece che stimolare la curiosità sul soggetto che scrive queste cose vorremmo evidenziare, senza troppo ridere, alcuni aspetti invitando a confrontarli con la propria esperienza.

Ripeto: non parliamo del soggetto che ha scritto quelle cose; chiediamoci piuttosto se ognuno di noi abbia mai incontrato dei cosiddetti "catechisti" neocatecumenali con le sue stesse caratteristiche tipiche.

Come già detto da DG (di cui cito un commento qui sotto), anch'io ho personalmente visto quelle precise caratteristiche nei cosiddetti "catechisti" neocatecumenali che ho conosciuto.
Informazioni "date in pasto" a questo blog:
il santino di san Kiko!
Omertà, minaccia, ricatto... ci ricordano qualcosa?
Io vorrei proprio sapere "quali sono le conseguenze con cui lui "reagirebbe"?
Mazzate come faceva Pulcinella al diavolo?
Padellate in testa?
Anatema?
Scomunica Kikiana?
Non gli permetterebbe il ballo finale?

DG

martedì 18 dicembre 2012

Essenziale sintesi della situazione, in attesa dell'esito di una Feria quarta

Celebrazione neocatecumenale:
tavolone-mensa al centro della chiesa,
esposizione di fiori e di insalatiere,
candelabro a nove fuochi, chitarrelle...

Il cammino neocatecumenale è emblematico della ROTTURA con la Tradizione, la sua prassi liturgica non può essere che il sigillo di quella rottura, il suo fiore all'occhiello.

I suoi iniziatori si vantano di essere un frutto del Vaticano II.
Mentono, sapendo di mentire, in particolare per la liturgia che è solo il frutto, come già detto, della superbia di un uomo e dei suoi abili consiglieri, del desiderio di pilotare lo sviluppo della sua creatura, per il quale è funzionale, trascurando totalmente la vera funzione della Liturgia che è il Culto a Dio.

Del resto nella loro strenua difesa di QUELLA irrinunciabile celebrazione, i nostri interlocutori hanno riconosciuto che "La liturgia è per l'uomo... La celebrazione eucaristica celebrata nelle piccole comunità è funzionale ad un percorso di IC sotto la diretta responsabilità dei Vescovi secondo quanto già normato".

Senza peraltro rendersi neppure conto - perché non rientra nel loro orizzonte - che già il riconoscere che quel modo di celebrare la messa è funzionale al percorso, inficia la messa in sé, che è innanzitutto culto a Dio, non è per l'uomo. Sul credente che partecipa si riversano la Redenzione e le Grazie del Signore: in questo senso è "per l'uomo"!
E dunque lo ius divinum alla Liturgia, che è la prioritaria funzione della Chiesa dalla quale tutto il resto prende vita ed è fecondato, dove lo mettiamo?

Se l'azione aggressiva dei suoi potenti protettori dovesse riuscire ancora una volta ad impedire al Papa di prendere tutti i provvedimenti necessari non sarebbe che un'ulteriore prova della situazione disastrata della nostra Chiesa, nella quale il Papa è impedito di agire da chi sembra aver in mano il potere.
Ormai è una triste realtà confermata da più segnali.

Se possono esserci dilazioni, diluizioni, compromessi, non resta meno vero che la prassi liturgica del cammino nc non è cattolica. Del resto la stessa interpretazione ufficiale data da Kiko Arguello, insieme a tutte le manipolazioni da lui introdotte, parlano ben chiaro.

Se possiamo capire che all'inizio, subito dopo il CVII, ci fosse l'ubriacatura delle sperimentazioni permesse dal Consilium istituito da Paolo VI per la riforma liturgica (più che dal Concilio), che successivamente il segreto abbia trascinato il problema per anni e che, poi, quando sono intervenute le prime e le ulteriori correzioni ( Benedetto XVI tramite il card. Arinze), è scattata la potente macchina neocatecumenale, ormai consolidata, a mantenere lo statu quo con ogni mezzo, non è comprensibile l'inerzia di chi dovrebbe vigilare.

Ma ora che tutte le storture sono venute alla luce, e che la Commissione è insediata, qualcosa dovrà pur succedere.
Se non dovesse succedere niente il messaggio per i cattolici sarebbe devastante.

lunedì 17 dicembre 2012

Lex orandi, lex credendi

Pagliacciata di parrocchia neocatecumenizzata
con veri calici da Messa (!)
Nella prima foto di questa pagina vediamo dei neocatecumenali che giocano con dei veri calici da Messa cattolica, presi a prestito dagli arredi sacri della Parrocchia.

«Alla comunione stiamo tutti seduti»
(Kiko Argüello, Madrid, 30 settembre 2011)
Si tratta solo di una delle normalissime conseguenze dell'immodificabile insegnamento di Kiko Argüello e Carmen Hernàndez, gli "iniziatori" del Cammino Neocatecumenale.

Alla conferenza stampa del 13 giugno 2008 per la presentazione degli Statuti definitivi del Cammino, Kiko aveva ancora una volta affermato di portare avanti le sue balzane idee: «Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa». E la Carmen che lo sostiene: «Seduti come era seduto anche Gesù».


Tribalismo liturgico neocatecumenale:
balletto e tamburi bongo a fine Messa
Il 30 settembre 2011, in occasione della Convivenza coi suoi Catechisti Inizio Corso a Madrid, Kiko ha trionfalmente confermato ancora una volta la propria dottrina: «Gli abbiamo detto [al cardinal Cañizares Llovera]: guardi come alla Comunione stiamo tutti seduti e riceviamo il Corpo del Signore».

Alla luce del principio del lex orandi lex credendi (cioè che il modo di celebrare la liturgia è specchio di ciò in cui si crede), è legittimo chiedersi che fede sia esattamente espressa da quel "tribalismo liturgico" neocatecumenale.

Ed è legittimo riflettere su cosa facciano le autorità della Chiesa, anche alla luce dei pronunciamenti espliciti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI contro gli strafalcioni liturgici neocatecumenali.

Frammenti di Eucarestia neocatecumenale
ritrovati pulendo le salette della parrocchia

mercoledì 12 dicembre 2012

Vietate le "liturgie" del Cammino?

Anche dopo le correzioni del 2005,
gli abusi liturgici del CNC sono continuati

Continua a correre voce che la Congregazione per la Dottrina della Fede stia finalmente per emettere un serio provvedimento contro gli strafalcioni liturgici del Cammino Neocatecumenale (e possibilmente anche per dare un colpo di freni a sacerdoti e vescovi un po' troppo "vicini" al Cammino).

Il 1° dicembre 2005 ci fu la cosiddetta «lettera di Arinze» contenente le «decisioni del Santo Padre» contro le liturgie neocatecumenali, decisioni confermate personalmente dal Santo Padre e che sono poi integralmente confluite nello Statuto del Cammino (all'articolo 13, comma 3, nota 49).
«Papà a che aspetti? Dai, mangia!»

Ora sarà la volta di una «lettera di Müller»?

Alla luce del fatto che i neocatecumenali hanno sempre disobbedito alle «decisioni del Santo Padre» evitando accuratamente di «seguire fedelmente i libri liturgici» e addirittura affermando falsamente che le loro bizzarrie liturgiche sarebbero "approvate", ci chiediamo: come verranno recepite le nuove decisioni?


Finale della "messa neocatecumenale"
I cosiddetti "catechisti", e soprattutto gli "iniziatori" del Cammino, avranno mai il coraggio di ammettere che dagli anni Sessanta fino ad oggi hanno sempre fatto celebrare una liturgia zeppa di abusi e strafalcioni? Difendendola con astuzie e menzogne? Disubbidendo alle decisioni del Santo Padre?

Fa bene ricordare che papa Benedetto XVI non si è mai rimangiato quelle sue «decisioni» (in breve, il Cammino deve seguire il Messale Romano «senza aggiunte né omissioni»); ricordiamocelo anche qualora avvenisse che "la montagna partorisce il topolino", cioè nell'ormai improbabile ipotesi che le nuove disposizioni siano di basso profilo o siano facilmente aggirabili.

Gli "iniziatori" danno il cattivo esempio
Ricordiamo inoltre che lo Statuto del Cammino Neocatecumenale comanda di seguire il Messale Romano con le sole due eccezioni approvate (lo spostamento ad experimentum del segno della pace a prima dell'offertorio, e la possibilità di usare ordinariamente la "comunione sotto le due specie") e una terza eccezione che sembra essere stata infilata furbescamente all'ultimo momento nell'articolo 13 (ricevere il Sacramento "stando al proprio posto") allo scopo di perpetuare l'abuso della "comunione seduti". Dunque a contraddire lo Statuto del Cammino non è il nuovo documento emesso della CDF, ma i neocatecumenali stessi, che ancor oggi perpetuano "balletti liturgici", "comunione seduti", "menorà a nove fuochi", "monizioni chilometriche", "mensa ipertrofica", "omelie dei laici", eccetera eccetera eccetera.

Frammenti di Eucarestia
ritrovati nell'aspirapolvere
dopo la liturgia kika del sabato sera
Aggiungiamo quindi che le recenti osservazioni sulle idee personali del mons. Müller circolate recentemente nell'internet non cambiano le carte in tavola, poiché:

1) i neocatecumenali e i loro "potenti appoggi" avevano tentato di autoapprovarsi le loro stravaganze liturgiche «all'insaputa del Papa»

2) da metà aprile 2012 eravamo in attesa delle conclusioni della Congregazione per la Dottrina della Fede, in quella fatidica «feria quarta» (ibidem)

3) qualche vescovo, temendo sacrilegi eucaristici (purtroppo frequenti nel Cammino a causa dell'uso delle "pagnotte-focaccia"), si era già mosso secondo la mens del Santo Padre, in qualche caso anche con notevole chiarezza (come ad esempio mons. Socrates Villegas o mons. Benigno Papa)
Tavolone-mensa neocatecumenale
con tutte le suppellettili "design by Kiko"

4) Kiko Argüello continua a vantarsi pubblicamente della disubbidienza alle disposizioni di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, dicendo: «alla Comunione stiamo tutti seduti»

5) Kiko va dicendo che «il Santo Padre dice che i vescovi devono ubbidire a un laico e una donna» (cioè a lui e a Carmen Hernàndez), mentre la Carmen è famosa non solo per aver interrotto Giovanni Paolo II mentre parlava, ma anche per aver promesso «un futuro immenso» ad un Pontificio Consiglio se questo avesse appoggiato il Cammino (ci sarà mica qualche «futuro immenso» anche per la CDF?)

Kiko all'ambone con crocifero e candelieri
foto © cammino.info
6) correggere gli errori liturgici del Cammino Neocatecumenale (a cominciare dalla "comunione seduti") non è una "bastonatura", ma la prima condizione necessaria per far tornare il Cammino sulla retta via ed anche un gesto di vera e paterna carità per tutte le anime che al Cammino chiedono solo ed esclusivamente la fede della Chiesa

7) naturalmente ci aspettiamo che gli attivisti neocatecumenali canteranno vittoria in qualsiasi caso, per esempio distorcendo la realtà a costo di azzeccare figuracce internazionali (come fece l'ineffabile Gennarini dicendo che la «lettera di Arinze», «se è autentica», è da considerarsi privata e non normativa: smentito pochi giorni dopo dal discorso di Benedetto XVI)

Contro chi continua a difendere le liturgie fai-da-te, ricordiamo il principio del lex orandi, lex credendi: la liturgia è specchio di ciò in cui si crede, per cui il voler accanitamente perseverare negli abusi liturgici (magari anche nella segretezza) non può non denotare gravi problemi nella fede (quei "problemi" che un tempo si usava chiamare eresie).

domenica 9 dicembre 2012

Kiko fa "alzare" ragazze neocatecumenali per adescare "cefali" cinesi nella "rete" delle cosiddette "catechesi" del Cammino

Kiko necessita di ragazze neocatecumenali da spedire in Cina per adescare "cefali" da portare alle cosiddette "catechesi" del Cammino (oltre che a servire i neocat che sono già lì).

Lo ha detto lui stesso alla cerimonia delle "alzate" che ha celebrato a Napoli lo scorso 20 maggio 2012 (proprio nella città dove "cefalo" è sinonimo fallico): non propriamente uno "scherzo", visto che aveva appena menzionato la mancanza di "50 milioni di donne" cinesi dovuta alla politica del figlio unico imposta dal Partito Comunista cinese e visto il "desiderio" dei cinesi "cefali" maschi...


Kiko Argüello, 20 maggio 2012, Napoli:
Kiko ha bisogno di "cefale" per la Cina:
«...viene seguita da molti maschi...»
Noi... Duecento giovani il Signore ha chiamato qua!

Ma vedo anche... il Signore ci invita a chiedere anche le ragazze. E adesso... in Trieste ha chiesto ragazze disposte ad andare in Cina! Se ne sono alzate cento.

E in America... ho detto... anche in Chicago ho chiesto ragazze perché abbiamo bisogno di ragazze per preparare ragazze per la Cina. Voglio chiederlo anche qua! Per la Cina, vediamo! Va bene! -Shh!- Sedetevi un momento perché questo è un momento importante.

Anche chiesto famiglie per la Cina e si sono alzate cinquecento famiglie, a Chicago! E... non chiedere qui famiglie perché abbiamo l'incontro a Milano delle famiglie, a lì chiedere famiglie. Però sì, vogliamo chiedere qua, senza questo [?] della Vergine...
Kiko: «Quando mandiamo le ragazze,
ci sono i cinesi che stanno desiderando
vedere una ragazza...»
Pensate che in Cina, che in questo momento stanno uccidendo le bambine, mancano cinquanta milioni di donne, in questo momento in Cina, con il disastro del "figlio unico" che ha imposto il Partito Comunista.

Cosicché noi, quando mandiamo le ragazze, tutti i cinesi che stanno desiderando vedere una ragazza, mirando le ragazze: "venite alla catechesi!" vengono tutti i cinesi alla catechesi.

Sai che i cefali, i cefali si pescano così: si prende una femmina, cefala, un pesce, e tutti i maschi -shh!- la seguono, e cadono nella rete. Uno scherzo, ma interessante.

Bene: non è facile. Guarda che Dio compie le cose. Allora -shh!- se qualche cef...qualche ragazza... a parte che in un altro momento chiederemo alle ragazze, avete occasione per la vita consacrata, eccetera. Questo è per la Cina.

Se c'è una ragazza che vuole offrirsi - non faremo una congregazione - andrete in Cina ad imparare il cinese, aiutare le famiglie, evangelizzare, è un'avventura nuova.

Quello che sarà storico qui, alla piazza del Plebiscito a Napoli.

Se c'è qualche ragazza che è disposta ad offrirsi a Gesù Cristo per la Nuova Evangelizzazione in Cina, si può mettere in piedi. Adesso, se qualche ragazza, perché siano dodici, siamo contenti.

[...] Vamos... -shh!- ...Ammazza ragazzi, quante ragazze! che sorpresa! ...La Cina! [...]

Le parole di Kiko confermano purtroppo tutte le peggiori preoccupazioni:
  • Kiko prima fa la "chiamata" e poi dice che è il Signore a chiamare: «offrirsi a Gesù Cristo», ah, certo, ma solo perché Kiko dice «abbiamo bisogno»... «voglio»...
  • Kiko dice che «Dio compie le cose», ma di quali cose parla? spedire in Cina ragazze allo sbaraglio (senza conoscere nulla di cinese e pretendendo di impararlo nel pochissimo tempo libero di quei tre mesi di visto turistico) allo scopo di fungere da «cefale»...
  • dato che ci sono i cinesi che «stanno desiderando di vedere una ragazza» (capite? stanno desiderando, i cinesi stanno desiderando di «vedere una ragazza"! ..."vedere", eh?) allora Kiko intende spedire lì una quantità di ragazze neocatecumenali a far da esca per catturarli nella «rete», per farli venire alle «catechesi» del Cammino...
Kiko (nonostante sia ossessionato dal sesso) dunque ci dice che la sua «Nuova Evangelizzazione» consiste nell'abbindolare cinesi facendo leva sui loro istinti più bassi.

(fonte del discorso di Kiko: video girato dal fratello "Terebinto" delle comunità neocatecumenali)

giovedì 6 dicembre 2012

Testimonianze sui "kiko-cimiteri"

Da parte di A.S.:
«...mi sento in
un'altra chiesa...»
Abbiamo fatto la convivenza di riporto da poco, e questa notizia dei funerali neocatecumenali sottoscritti da un notaio mi ha lasciato alquanto perplesso, come perplesso sono rimasto confrontandomi con alcuni miei fratelli di comunità, per i quali il problema non si pone assolutamente...

Come è possibile lasciarsi robottizzare in questo modo? Tutto ma proprio tutto non viene minimamente messo in discussione, e se tu, povero mortale neocatecumenale ti azzardi a dire: "ma che sono queste cose...io non sono d'accordo"... Come minimo ti viene detto che non fai il cammino, e che fai il gioco del demonio!

Io pur facendone parte del cammino su alcune cose mi dissocio completamente, non sono più d'accordo, mi sento in un'altra chiesa, una messa da parte che non ha nulla a che vedere con la Chiesa Madre, voglio essere cristiano e basta! Ma a chi lo dico! Nessuno mi sente, come carri armati avanzano chiusi nei loro schemi, il Cammino è solo tecnica e si sta separando grandemente dalla logica dell'unità ecclesiale!

Da parte di DG:
«...vorrebbe una liturgia
cristiana normale e non kikiana...»
In piu' aggiungo (ma lo ho già detto in un altro post) che a questo annuncio una persona anziana che ha i suoi 2 figli fuori la comunità si è un po' arrabbiata alla fine della catechesi.

Questa sorella viene da un paese dell'Italia del sud e vorrebbe, una volta "passata alla casa del Padre" tornare a casa dai suoi cari (è vedova ed ha i genitori li sepolti) e quindi vorrebbe anche che la sua salma avesse una liturgia cristiana normale e non kikiana.

Lei se l'è molto presa e si vedeva che era notevolmente colpita (agitata) da questa notizia.

Chiaramente non andrà dal Notaio, cosa che le abbiamo ben detto e spiegato, ma lei aveva paura che la cosa, una volta passata come "prassi NC" sarebbe diventata normale per tutti e anzi chi non lo faceva poteva essere considerato un "fratello atipico".

Da parte di Michela:
Cimiteri neocatecumenali
...Kiko sta pensando da tempo ai cimiteri per le comunità.

Anni fa si parlava di un terreno presso una parrocchia di Madrid, destinato alle comunità.
Adesso non so più come è finita.
Era stato anche interpellato il sindaco Alemanno, per le comunità di Roma.
Oggi arriva la notizia di Santo Domingo.

Forse hai pochi anni di cammino e forse il tuo catechista non te l'ha detto, e così non sai che tutti i ncn sono stati invitati a lasciare un testamento 'spirituale' per dare disposizioni sul funerale. Molti hanno già comprato le scarpe adatte (il vestito no, perchè si usa la veste bianca). Chi ha figli minori scrive le sue volontà riguardo l'affidamento, in caso di incidente aereo.

Direi che è perfettamente in linea con tutto questo, il consiglio di rivolgersi ad un notaio, possibilmente neocat, altrimenti si metterebbe a ridere.

Da parte di Anna:
Spiritualità neocatecumenale:
galleria degli orrori di Kiko Argüello
Sono uscita dal cammino da 3 anni e la prima volta che ho sentito parlare di cimiteri per i nc, è stato ad una convivenza regionale degli ultimi anni, diciamo tra il 2004 e il 2007, e si sa che Kiko, nel suo delirio d'onnipotenza, quando si mette in testa una cosa, non si da pace finchè non la realizza.

Qualcuno ha chiesto qualcosa a proposito dei soldi. Andrà come al solito, si raccoglieranno nelle varie convivenze e magari se ne faranno anche di apposite. Per esempio, per portare a termine la scultura del "Sermone della montagna" alla domus galilaeae, Kiko "propose" che ciascun fratello/sorella versasse 10, eravamo nel 2007.

Quindi, scusate se mi rivolgo ai nc che, come al solito, si sentono perseguitati, non fate finta di cadere dalle nuvole, perchè o la cosa vi è sfuggita, o forse, non siete stati considerati idonei a conoscerla. A Kiko, del resto, piace sorprendere.

Da parte di Larus (commento datato luglio 2010):
Culto della personalità dell'iniziatore:
Kiko all'ambone con crocifero e candelieri
(foto © cammino.info)
Ah dimenticavo ...

Chissà se verranno realizzati i ‘cimiteri NC’ (ricordate?) dove i fratelli “nati in cielo” verranno tumulati sottoterra, sempre in semicerchio, coperti soltanto da una lastra di vetro tale da rendere presente, comunque, un appartenente della comunità e dove si protrà celebrare ancora in ‘comunione dei santi’ (non scherzo, Kiko l’ha detto veramente!).

Perciò, anche se da vivo un fratello era un po’ ‘scomodo’, poi si avrà la possibilità di riconciliarsi con lui e pregare ancora insieme.

Poveri noi.

Da parte di anonimo (commento datato ottobre 2007):
«Kiko ha il carisma!
Chi sei tu per criticarlo?»
L'anno scorso hanno fatto la proposta che le comunità che hanno finito il cammino dovrebbero andare in zone difficili per evangelizzare.

E poi, proposta assurda, hanno parlato di cimiteri neocatecumenali. In Spagna già si stanno facendo ma in Italia penso che la cosa non si faccia o almeno non ne ho sentito più niente.

Io personalmente voglio essere sepolto vicino ai miei cari, nella mia terra e la proposta dei cimiteri mi sembra tanto di setta.