domenica 31 maggio 2015

Stereotipi neocat: «ecco che marito o fidanzata si trasformano nel demonio...»

Strimpellate di chitarra
a beneficio degli adepti
Risposta a Giuseppe, pentito di essersi comportato come i cosiddetti "catechisti" del Cammino: aveva infatti "consigliato" (cioè comandato) di andare alla GMG di Colonia nonostante le gravi condizioni di salute di un parente.


Parto dall'esperienza di Giuseppe alla Gmg di Colonia per dire alcune cose che penso e se ci legge, nel mio piccolo cercare di sollevare il suo animo. Mi piacerebbe soffermarmi sull'uso dello stereotipo all'interno del Cammino e su come le parole vengano usate ad uso e consumo di Kiko.
  • Non credo assolutamente che debba sentirsi responsabile di quello che è accaduto. Ho vissuto esperienze molto simili alla sua (ho insegnato ai miei cari a compiere gli errori in voga nel Cammino, ndr) ed anche io provo una profonda vergogna per alcune cose dette, per aver messo delle persone, molte a me care, in una situazione "pesante di cuore", facendogli credere che in quello che dicevo io ci fosse il bene e che loro erano il male. Quanta presunzione!
  • Nel cammino, si abusa SEMPRE delle parole e di una data terminologia che anche quando ne sei fuori, è difficile da ripulire dal proprio vocabolario. Io, ancora oggi, mi rendo conto che mi viene spontaneo usare parole come fratello, oppure iniziare le mie preghiere con la formula "Signore padre santo" tipica del Cammino. A chi non è mai stato in una comunità neocatecumenale ovviamente queste parole non dicono niente, ma tu che ci sei stato capisci perfettamente quanto ancora la tua forma mentale sia sotto quell'influenza.
  • L'uso dello stereotipo mi ha sempre innervosito. Se c'è una convivenza da fare o un pellegrinaggio o una qualunque altra cosa, ecco che l'amato marito o il fidanzato si trasformano nel demonio che ti vuole rubare la convivenza, la mamma da curare e l'esame da fare all'università sono cose delle quali si occuperà il Signore, tutto diventa un tuo «preferire mammona»... ed invece molto più semplicemente sono solo piccoli inconvenienti che capitano a tutti e nei quali tutti provano a gestirsi, ma questa è una cosa che vedi e capisci solo quando ne sei fuori.
  • Se il cantore di turno dopo che ha messo soldi da parte per un anno è finalmente riuscito a comprare la chitarra dei suoi sogni, quella che costava tantissimo, allora il cantore è un idolatra e il suo non è un servizio, ma ha l'idolo della chitarra... se poi invece la stessa identica chitarra ce l'ha il cosiddetto "catechista" del Cammino, allora in quel caso è il Signore che ha provveduto e poi in fondo "solo cose belle per il Signore".
  • Poi c'è il fardello delle convivenze del Cammino. Se non riesci ad andare perchè hai delle responsabilità sul tuo posto di lavoro, allora ti rimproverano: tu non vuoi convertirti... salvo poi scoprire che il cosiddetto "catechista" fa la spola tra la convivenza e il lavoro perché non può assentarsi.
  • Se fai un incontro con i cosiddetti "catechisti" del Cammino, uno di quegli incontri "per vedere come sta la comunità" e quando ti comandano di dire "fatti concreti" tu parli di come qualcuno ti abbia oggettivamente fatto del male, per loro sei sempre tu che hai un giudizio severo nei confronti di questo o quello... mai che guardino all'oggettività delle cose.
Lo dico a chi vive ancora questo Cammino. Una cartina tornasole fondamentale per capire la veridicità del Cammino che state facendo e la "buonafede" dei catechisti che avete davanti, è GUARDARE LE LORO FAMIGLIE!

Guardate la loro famiglia e forse anche voi come me, negli anni vi renderete conto che lo stesso cosiddetto "catechista" che lancia fulmini contro i rapporti prematrimoniali ha la figlia che convive... quello che ti accusa dicendoti che hai come idolo il denaro, ha il macchinone e se provi a farglielo notare... quello non è un lussuoso macchinone ma solo "Provvidenza".
Tipica adunata neocatecumenale:
c'è un solo soggetto inginocchiato (ma sarà per sbaglio)

La maggior parte dei cosiddetti "catechisti" del Cammino Neocatecumenale che ho conosciuto non hanno nemmeno i figli in comunità e mi sono sempre chiesto come fosse possibile... poi crescendo capisci che quella puzza di bugie chi ti vive accanto la sente bene e ai suoi occhi appare forse molto più evidente che "non fai quello che dici".

Potrei continuare all'infinito, ma vorrei tranquillizzare Giuseppe su un punto...

Se tu ti fossi rivolto ai "catechisti regionali" del Cammino ed avessi esposto la questione, magari dicendo anche «il figlio di tizio e caio è in fin di vita... sta morendo... non verranno alla GMG a Colonia per questo motivo...» ti saresti sentito rispondere che era giusto lasciare che i morti seppellissero i morti e che comunque per quella coppia a Colonia c'era «una storia che Dio voleva fare con loro».

Perché?
Perché come sempre nel Cammino le persone non contano, e non contano il loro stato d'animo, le innumerevoli sfaccettature della vita e tutta quella sfera di situazioni e comportamenti che solo tu, nel profondo del tuo cuore sai se sono stati compiuti per amore o per ledere.

Quando parlasti, lo facesti per far loro del male? O eri convinto di fare il bene?
Ti accompagni questo pensiero e trova la pace fratello mio.

La macchina del cammino è qualcosa di mostruosamente piu grande di noi... si comprende solo da lontano.

Ti abbraccio.

(da: "Io c'ero - io so")

venerdì 29 maggio 2015

Parroco neocatecumenale? ahi, ahi...

Tipica parrocchia neocatecumenalizzata:
tavolone da biliardo kikiano, 
drappeggi kikiani,
tappeti ovunque, icone di Kiko, crocifisso-sogliola kikiano...
Comunque per caso oggi in parrocchia è stato ospitato in chiesa un gruppo neocatecumenale. Entrati, grazie al parroco neocatecumenale, non hanno recitato nessuna preghiera. Il parroco ha commentato un affresco kikiano e poi ha consegnato loro una busta con i soldi. Ha detto ad alta voce la somma donata al gruppo. Ha dato l'appuntamento per domani sera... sabato. Ecco che fine fanno i soldi che i parrocchiani e gli adescati versano mensilmente ed anche giornalmente. Avere un sacerdote NC parroco, mi disturba alquanto.
(da: SEMPREMEGLIO)

mercoledì 27 maggio 2015

In missione, cioè lavorare da schiave

Vent'anni fa, come oggi, nel Cammino vengono selezionate delle donne nubili per fare "itineranza di servizio", cioè andare in "missione" a sostenere le "famiglie in missione" neocatecumenali.


Ricordiamo quanto è accaduto ad Anna Rita, che è stata in Itineranza, in coppia con un’altra ragazza umbra e con una famiglia romana del Cammino, stando con loro “in missione” a Toulon, in Francia, dall’Ottobre 1996 al Giugno 1997, vivendo con essi a stretto contatto (nella stessa casa per sette mesi, poi in un appartamento con la ragazza durante gli ultimi due mesi).

Questa famiglia che al tempo contava otto figli più un’altra in arrivo, veniva da un tentativo fallimentare di missione a Taiwan (Singapore), da cui erano dovuti andar via a causa delle insuperabili difficoltà incontrate dai figli con la lingua cinese nella scuola del posto, al punto che tutti, anche i più grandi, erano costretti ad andare all’Asilo infantile, poiché non comprendendo una parola di cinese non potevano studiare. I genitori poi erano entrati in crisi per il comportamento delle ragazze in missione che erano lì, le quali si rifiutavano di andare a casa loro per i lavori domestici, perché effettivamente erano state inviate solo per l’evangelizzazione, cioè “per andare a fare la Traditio ai parroci”.

Quindi in questo successivo tentativo francese, i genitori di questi figli erano disposti a tutto pur di non fallire nuovamente nella missione e si sono comportati di conseguenza, cioè senza scrupoli, sotto molti punti di vista:

1) tenendo quasi in schiavitù Anna Rita e l’altra ragazza, a lavorare per loro nella loro casa per tutta la giornata, per sette mesi, comprese le domeniche, senza un giorno di riposo;

2) senza sufficiente tempo per il sonno (cominciavano a lavorare, svegliando e vestendo i bambini da accompagnare a scuola, fin dalle 6.30 del mattino, sospendendo di lavorare solo alle 14.00 dopo il pranzo, poi riprendendo dalle 16.00 fino alle 23.00), tutti i giorni;

Il santino di san Kiko!
3) senza adeguati spazi di preghiera (non era loro concesso dal Responsabile del Sud della Francia, che era d’accordo con la coppia, di andare alla Messa o di prendersi mezz’ora per le Lodi mattutine, perché – diceva - “non si era in Monastero, ma in Missione, e bisogna lavorare”); inoltre alla richiesta delle ragazze di pregare insieme una volta al giorno, i genitori avevano risposto rifiutandosi di pregare con le ragazze, tranne che alle Lodi della Domenica mattina, perché il fatto di pregare insieme alle ragazze in missione “non era previsto nella prassi del Cammino”;

4) senza concedere loro le celebrazioni della Parola, alle quali andava quasi sempre la coppia, mentre loro restavamo a guardare i bambini a casa (veniva loro concessa l’Eucarestia del Sabato sera, solo perché allora si muoveva tutta la famiglia);

5) senza una vera comunione fraterna perché le due ragazze erano sempre viste con diffidenza dai genitori, che spesso entravano in casa “in punta di piedi” per controllarle;

6) senza un minimo di sincerità e di carità cristiana, poiché hanno mentito sul loro conto con tutti, dando loro la colpa di un incidente stradale che aveva causato una loro figlia e dei relativi danni all’automobile prestata da un fratello di Parigi, impedendo ad Anna Rita con l’inganno di preparare, insieme ad altri cantori, i canti per la Veglia Pasquale, trattando l’altra ragazza con discriminazione per provocarne le gelosie, e non nascondendo neanche la loro malvagia soddisfazione quando morì all’improvviso, a Febbraio, il "catechista neocatecumenale" delle ragazze, Giorgio Filippucci, che loro non sopportavano perché, per tutelare Anna Rita dagli intrighi dell’Itineranza, che lui conosceva bene per esperienza, le impose di scendere in Italia ogni due mesi, per riposarsi per qualche giorno stando con la sua comunità;

7) ma soprattutto, la cosa più grave di tutte, cercando di contrastare con l’indifferenza (da parte della madre) e con la repressione violenta (da parte del padre) le ribellioni, le depressioni, le angosce, le crisi isteriche e le continue agitazioni dei loro figli, che non volevano stare in missione, ma volevano vivere a Roma.

Autoritratti di Kiko
su cui i neocat devono pregare
Tutto questo si è protratto per nove mesi, fino al Raduno a Porto San Giorgio del Giugno 1997, tenuto con tutti gli itineranti e con Kiko, il quale era palesemente d’accordo con loro e col Responsabile della Francia per riconfermarli in Missione, nonostante la volontà contraria dei figli.

Ciò è apparso chiaramente quando Kiko ha pubblicamente chiesto ai due genitori di dare la loro esperienza della missione e, fingendo di non sapere nulla, ha loro chiesto come stavano i figli (i quali infatti non erano stati invitati alla Convivenza per testimoniare, neanche i più grandi) ed i genitori, mentendo spudoratamente, hanno detto che i figli erano contenti di stare in Francia e che stavano bene! Nessuno li ha contraddetti: non il Responsabile della Francia che sapeva tutto, non la ragazza che stava con Anna Rita e nemmeno Anna Rita, che era stata derisa da Kiko poco prima, perché lui era già al corrente dei vari “problemi di rapporti” senza che lei li avesse specificati, e la derideva perché a suo dire si scandalizzava degli altri…

Quindi nessuno disse la verità sulla situazione, allora Kiko disse: “Bene, siete riconfermati per la Francia! Un applauso a questi fratelli!”

Anna Rita non ebbe il coraggio di alzarsi in piedi e svergognare tutti, compreso Kiko, perché era schiava del Cammino, dei loro giudizi, e perché aveva paura che se avesse detto che i figli stavano tutti male, i genitori si sarebbero poi vendicati sui figli, accusandoli di aver parlato troppo con le due ragazze.

Tacque e decise di abbandonare quel luogo di cattiverie gratuite, di ipocrisia e di imposture che è l’Itineranza neocatecumenale. In seguito ha saputo che questa famiglia, in missione nel Sud della Francia, è una delle famiglie di cui Kiko va più fiero, e che porta spesso ad esempio… ma lei che ha vissuto con loro sa molte altre cose, sa cosa si nasconde dietro alla loro presunta “eroicità missionaria”, dietro a quella “cristianità esemplare”.

lunedì 25 maggio 2015

Entusiasmo e fratellanza galattica nella Domus kikiana

Per gentile concessione di Alejada, siamo venuti a conoscenza della lettera di un "neocatecumeno" esultante che dice che pur essendo "difficile esprimere a parole ciò che abbiamo vissuto in questi giorni", racconta commosso l'impatto che ha avuto sui partecipanti il primo raduno pro causis Kiko sanctorum, cioè l’incontro avvenuto nella Domus Kikiana con ebrei e cattolici.

Dopo l’iniziale diffidenza da parte dei rabbini, che portò nello stesso giorno di arrivo "uno dei partecipanti a pensare di andarsene" tanto da dovergli promettere esplicitamente che "non era nostra intenzione convertirlo", si arriva ad un travolgente desiderio di fratellanza, suscitata dall’ascolto del concerto per coro e orchestra senza scopo di lucro del Cammino Neocatecumenale, concerto che "è stato fondamentale per la convivenza, ed è stato la chiave che ha permesso di porgere orecchio alla predicazione di Kiko. Molti addirittura piangevano mentre cantavano la Shemà Israel".

Dalla lettera sappiamo anche che nel secondo dei giorni di bombardamento di immagini, memoria e spirito dei partecipanti “sono state ascoltate le esperienze circa la missione salvifica del popolo ebraico e della Chiesa Cattolica di oggi”. Si noti la sfumatura: tutto il popolo ebraico, sia esso credente oppure no - i gentili invece si contano solo se sono nella Chiesa Cattolica… c’è da aver paura che più di un “kikos” rimanga fuori.

Come potevate già immaginare, “i Rabbini sono rimasti molto impressionati dall’esperienza degli itineranti”: per di più, come se si trattasse di religiosi nella sinagoga alle 12 o al muro del pianto delle 19.30, il fratello neocatecumeno ci dice che “nel mio gruppo tutti si sono messi a fare teorie”, cioè parlavano senza mettere “carne al fuoco”, quindi senza raccontare esperienze di vissuto personale e magari private; per fortuna i "neocatecumeni" sono ben addestrati e indottrinati per affrontare eventualità simili: così “uno dei nostri seminaristi li ha stupiti tutti con la sua esperienza”, che naturalmente non è esperienza di Dio, ma del Cammino Neocatecumenale dato che “egli, un arabo cristiano, non aveva conosciuto Dio se non attraverso il Cammino, dove ha ricevuto amore per il popolo ebraico che prima odiava”.

La fratellanza galattica sperimentata fra gli uni e gli altri si è concretizzata la sera stessa per celebrare la festa di Lag Ba’omer (¹), in onore dell’inventore della cabala (²), una festa tipica della fede degli uni (gli ebrei) che pur essendo in totale contrasto con la fede degli altri (i cristiani) tutto sommato non ha impedito di danzare tutti insieme intorno al fuoco, come fanno i pagani da che mondo è mondo.

Nell’ultimo giorno ci sono state le esperienze, e, dato che i seminaristi avevano già ravvivato e incoraggiato i partecipanti, “è stato incredibile ascoltare le esperienze dei rabbini”. Perché si sa che le loro eminenze cardinalizie erano lì per non farsi notare!
Com'è bello andare gratis in Israele...
“Uno dei rabbini più in vista, Rabbi Broadman di Haifa, ha detto fra le lacrime che per lui era stata un’esperienza inimmaginabile. Ha detto che pregava tutti i giorni lo Shemà tre volte al giorno per la venuta del Messia e pregava per la resurrezione dei morti e vedeva che noi avevamo aperto una finestra per la venuta del Messia e dicevamo che il Messia sarebbe arrivato presto.
Un altro rabbino importante di New York disse che a lui nessuno gli aveva mai detto che Dio è amore e ci ama così come siamo. Aveva chiamato a sua moglie a New York per chiederle se suo padre (cioè suo suocero, anche lui rabbino) le aveva mai detto che Dio è amore e che la amava così come era, e lei gli rispose di no, che solo pregavano lo Shemà. Questo rabbino ha detto che si vergognava di non aver mai predicato queste cose”.
Notevole come in un solo giorno gli entusiasti fratelli neocatecumenali siano passati dal “fare teorie” al mettere tutto sul piano emozionale. Per questo motivo una delle “esperienze” che hanno colpito di più l’uditorio era quella di un figlio adottato – che oggi dovrebbe essere ottuagenario o nonagenario – il quale nonostante sia stato affidato a una famiglia cristiana aveva conservato la religione dei suoi genitori biologici: “Un altro rabbino raccontò piangendo che la sinfonia lo aveva colpito e che quando cantavamo Shemà Israel, egli lo cantava per il suo padre adottivo, una famiglia cristiana che lo salvò dalla morte ad Auschwitz. Raccontò come suo padre lo aveva infilato in una valigia e portato a questa famiglia prima di essere deportato.”

(¹) Lag Ba’omer è una festività religiosa ebraica situata tra Pesach e Shavuot. La festa ha origine al tempo di Rabbi Akiva. Il Talmud (Yevamot 62:2) racconta che 24.000 allievi di Rabbi Akiva morirono per una misteriosa malattia mandata da Dio. Il Talmud in seguito giustifica l'evento perché costoro "non dimostravano rispetto l'uno per l'altro". Lag Ba’omer celebra il giorno in cui questa malattia cessò. Altri indicano come causa della morte di così tanti studenti alla rivolta di Bar Kokhba (nella quale Rabbi Akiva ebbe un ruolo di primo piano e nella quale i cristiani subirono "ogni sorta di persecuzioni"). Da questo punto di vista, assume un senso la stessa accensione dei falò, tradizionale di questa festa, in quanto i falò erano utilizzati come segnali durante le guerre. In questo stesso giorno ricorre l'anniversario della morte del famoso Rabbino Shimon bar Yohai, il cabalista, conosciuto quale autore dello Zohar.
Trattandosi una festività nata dopo la morte di Cristo e dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme, Lag Ba’omer non ha niente a che vedere con le radici ebraiche del cristianesimo: essendo parte della fede ebraica dopo la fine della Prima Alleanza, essa è, dal punto di vista Cristiano, una festa del tutto pagana. Lo Zohar è un testo esoterico e cabalistico ebraico, scritto ed evolutosi dopo la Diaspora. Ecco cosa hanno festeggiato Kiko, i neocatecumenali e i loro ospiti cattolici.
²) La càbala è l'insieme degli insegnamenti esoterici (dunque segreti, gnostici) dell'ebraismo rabbinico. Uno dei suoi scopi è quello di distruggere il cristianesimo, inquinandolo. Per maggiori dettagli rinviamo all'articolo: Cos'è la Càbala?
"Comunque vi ripeto che è difficile spiegare a parole ciò che ho vissuto": il gran bene che si pretende venga all'umanità intera dalla riunione intergalattica, l'emotività che traboccava da tutti gli ebrei presenti al sentirsi così amati, e la sicurezza assoluta che questi fatti accelerino la seconda venuta del Messia... Qualcuno dovrà dirgli che non si affretti troppo però, perché:
"...adesso Kiko deve comporre la prossima sinfonia che è sull'Akedà, il cuore dell'ebraismo" e sono molti i rabbini da invitare alla Domus; di fatto, si prevede che l'incontro si ripeterà tutti gli anni a venire.
La profezia dice che la seconda venuta di Cristo non avverrà prima della conversione degli ebrei... perciò tale venuta, stando a ciò che dicono i neocatecumenali, è lontana a venire: infatti Kiko ha già detto di non avere la minima intenzione di convertirli.

Con tutto ciò, visto che Kiko è tanto prudente e sensibilissimissimo, ha pensato che non bisogna allarmare nessuno e gli è saltata una grossa mosca al naso quando ha saputo che circolavano nell'internet video e foto di cardinali con la croce vergognosamente nascosta e resoconti di quanto era successo alla Domus, incluso il balletto in onore dell'inventore della cabala.

Per questo ha dato disposizione alle sue truppe che la smettano di fare pubblicità a ciò che egli ha deciso sia un arcano «perché ciò può ingenerare problemi e malessere per chi lo pubblica e provocare conseguenze molto spiacevoli per l'orchestra e il Cammino in generale».
(la citazione è tratta da uno dei vari avvisi che sono stati visti circolare).
Problemi a chi li pubblica? Chissà, magari stanno pensando di introdurre una nuova domandina nei famigerati scrutini neocatecumenali... qualcosa come: "Sempronio, hai mai fatto filtrare via internet foto o video di atti arcani del Cammino?".

Il fatto è che ci interesserebbe conoscere, di prima mano, il punto di vista di qualcuno degli eminentissimi cardinali ed eccellentissimi vescovi che - poco lodevolmente - tentano di non farsi riconoscere...

Però ciò che è certo è che malgrado si sia trattato di un happening unico nella sua specie, come mai c'è stato prima né ci sarà prima del prossimo anno, malgrado sia un avvenimento siderale per l'umanità nella sua totalità che inizia una nuova era nelle relazioni paterno-filiali fra ebrei e cattolici, e malgrado sia la causa della accelerazione perfettamente impercettibile della seconda venuta del Messia, i reverendissimi signori cardinali dovevano essere molto occupati in altre cose, come il cercare il proprio zucchetto, per non aver scritto le proprie impressioni dell'incontro.

In mancanza delle quali abbiamo dovuto ricorrere al racconto di un rabbino panamense che risponde al nome di Gustav Kraselnik:
"Stanno per concludersi le giornate di convivenza che hanno visto riuniti per quattro giorni più di cento rabbini di tutte le correnti (dagli ortodossi ai ricostruzionisti) provenienti dai 5 continenti, con vescovi, sacerdoti e laici cattolici, la maggior parte dei quali appartenente a questo gruppo dentro la Chiesa cattolica che valorizza profondamente le radici ebree del cristianesimo e stringe un vincolo di amore con il nostro popolo. 
L'incontro ha incluso conferenze, sessioni di studio, preghiere e lavoro in piccoli gruppi. L'obbiettivo: progredire nell'avvicinamento fra ebrei e cattolici, missione che umilmente stiamo portando avanti anche noi di Kol Shearit Israel (congregazione ebraica, ndr). 
Erano presenti il rabbino David Rosen, Yitz Greenberg e Eugene Korn che, a mio parere, sono i tre referenti principali del dialogo interreligioso in generale e con la Chiesa in particolare. 
I loro interventi hanno apportato validissimi spunti per capire la dinamica contemporanea della relazione ebreo-cattolica. 
Dall'America Latina eravamo 5 rabbini (3 dal Cile, uno dal Perù ed io) e abbiamo potuto passare del tempo insieme ad altri colleghi e amici (tutti argentini naturalmente) che da tempo non vedevamo. 
Inoltre ho conosciuto lo Jazàn della sinagoga Shearit Israel di New York che ha intonato alcune preghiere con accento ispanico-portoghese. 
Un altro bell'incontro a livello personale l'ho avuto con il rabbino Micah Hyman di Los Angeles, che fu mio Jevruta (compagno di studio del Talmud) quasi 20 anni fa, quando entrambi studiavamo a Gerusalemme e che non vedevo da allora. 
Vado poi a Tel Aviv, e la mattina dopo voglio passare il Shabat a Gerusalemme e domenica presto intraprendo il ritorno a Panamá. 
Da Israele, vi auguro buon Shabat. 
Shalom 
Rabbino Gustavo Kraselnik - Congregazione Kol Shearith Israel, Panamá 
7 maggio 2015 
Come? Cosa? Neppure un accenno al concerto galattico d'orchestra e coro senza scopo di lucro!

Neppure una parola sugli amplissimi interventi del maestro d'orchestra, Kiko Argüello!

Né sembra essersi accorto di essersi trovato gomito a gomito con cardinali della Chiesa Cattolica!

Né pare aver versato una sola lacrima di emozione per tutto quel traboccare d'amore!

Né conclude con un riconoscimento che il Cammino lo faccia meglio della sua congregazione!

Questo rabbino forse lì stava da un'altra parte... o magari gli hanno comprato CS (Counter Strike, un videogioco, ndr) per far sì che il raduno interstellare gli paresse solo una rimpatrata per rabbini per nulla trascendente...

(traduzione da Crux Sancta
a cura di Sandavi e Valentina)

sabato 23 maggio 2015

Chiariamo l'intervista al dottore Honoris Causa

San Kiko e la sua musa Carmen
(incredibilmente senza maglietta sgargiante)
Kiko Argüello, "iniziatore" del Cammino Neocatecumenale, lo scorso 16 maggio 2015 ha collezionato un altro dottorato honoris causa in teologia dalla CUA - Catholic University of America (chi ha detto Gennarini...?). Ne abbiamo lette tante quando si parla del Tripode Neocatecumenale (Kiko, Carmen, Pezzi), ma ancora non ne avevamo sentita una pomposa come questa: "per la loro dedizione ai poveri, che ha portato così tanti alla comunione con Cristo e la fede Cattolica"...

Leggiamo l'intervista a Kiko, preceduta dalla consueta introduzione in rigoroso stile dell'agenzia.

- Cosa significa per lei e Carmen Hernandez questo riconoscimento della Catholic University of America?
  • Dopo tante sofferenze – abbiamo incontrato infatti molto spesso delle difficoltà, specialmente qui in America, perché è difficile accettare una carisma nato da laici - è una grande consolazione che Dio ci dona. Questo dottorato è come se il Signore ci dicesse: "Coraggio, sono con voi". Ed è molto importante perché è stata la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ad approvare che venisse conferito a me e Carmen.
I santi della Chiesa cattolica non amavano farsi belli vantando le persecuzioni ricevute. Al contrario, Kiko apre il discorso col suo solito lamentoso "ci perseguitano, non ci accettano, siamo nelle difficoltà!"

Ovviamente tutto questo è seguito da uno dei suoi cavalli di battaglia: il Signore è dalla loro parte e, essendo loro dei "prodi valorosi", altrettanto ovviamente anche tutto il potere temporale della Chiesa li sostiene (beh, proprio tutto il potere temporale no... ci sono ancora quei «preti comunisti» - giudicati tali da Kiko - che non ne vogliono sapere di convertirsi al Cammino Neocatecumenale).

Notare come un gesto della CUA venga immediatamente spacciato da Kiko per un'acclamazione universale dei vescovi americani ispirata da Dio.

- Quale contributo può offrire il Cammino Neocatecumenale alla Chiesa degli Stati Uniti?
  • La battaglia più importante nel mondo di oggi è quella della famiglia! Il Cammino, quindi, aiuta a ricostrurire le famiglie: famiglie aperte alla vita, con tanti bambini. Ieri ho incontrato circa 10mila fratelli e sorelle e quasi 200 famiglie che si sono offerte per andare ad evangelizzare in Asia, in Cina, in ogni parte del mondo, con 8, 9, 10 figli ciascuna.
Premesso che il Cammino il "contributo" lo chiede, non lo dà... Kiko sfoggia il suo repertorio più classico, come un vecchio comico navigato che sa come e quando calare l'asso che strappa la risata: le famose (o famigerate?) famiglie del Cammino che vanno in "battaglia"!

E la "battaglia" secondo Kiko in cosa consiste? Nello sfornare almeno 8-9-10 figli ciascuna, "aperte con tanti bambini". Cosicché se il Signore ti dona solo uno o due figli, per Kiko sei un peccatore che non è "aperto alla vita". Se il Signore non ti dona figli - può succedere! -, per Kiko sei uno che va contro la Chiesa. Kiko parla del numero di figli come se tutto il mondo adoperasse continuamente metodi anticoncezionali.

È evidente che ad essere sbagliato è l'insegnamento di Kiko, una paternità irresponsabile che va contro la Humanae Vitae di Paolo VI e dell'insegnamento di tutti i Pontefici fino a Francesco.

Segue poi il solito sciorinare numeri iperbolici: 10mila kikos di qua, 200 famiglie kikiane di là, 3 aerei per la baia di Ross, 3 astronavi per Venere, 4 missionari pronti a salpare per Caronte, 22 famiglie per evangelizzare tutta la Via Lattea, Vescovi e Rabbini pronti a partire insieme alla kikonquista dell'universo osservabile... oops, scusate, mi sono infervorato anch'io!

A questo punto segue il pallino di Kiko: trasformare le parrocchie cattoliche in "comunità di comunità neocatecumenali", tutte equipaggiate dei kiko-gadgets acquistabili nei kiko-shop, puntuali nel pagamento delle Decime e nella partecipazione alle iniziative volute dai due "iniziatori":
  • C'è bisogno che nelle parrocchie venga aperto un itinerario di formazione cristiana per adulti. Noi abbiamo ricevuto questa chiamata a "formare comunità cristiane che vivano come la Santa Famiglia di Nazareth". Cosa significa? Che il Battesimo che abbiamo ricevuto non può creare dei bambini piccoli! Come Gesù Cristo ha avuto bisogno di 30 anni per diventare adulto, anche tutti noi necessitiamo di un cammino di 30 anni affinché Cristo cresca dentro di noi e diventi adulto
Capite? chi entra nel Cammino Neocatecumenale deve "camminare" per trent'anni e più. Mentre la Chiesa cattolica richiede dai cinque ai nove anni di formazione per il più delicato dei compiti (la vita sacerdotale e religiosa), il Cammino richiede trent'anni per far diventare "adulto" un semplice cattolico... trent'anni necessari per diventare adulti nella fede e potersi, finalmente ed in piena consapevolezza e libertà, dichiarare «FIGLI DEL DEMONIO» con indosso una bella veste bianca! (non è uno scherzo: è effettivamente parte dei riti neocatecumenali! per decenni ti spacciano Kiko per profeta infallibile, e perciò ti tocca compiere gesti aberranti come quello).

Ah, quanta fatica fa il santone... ma quante soddisfazioni gli danno i kikos con quelle palme in mano dopo che per una vita intera sono stati abituati a disprezzare i cattolici che non fanno il Cammino. Col sottinteso "subliminale" che, LORO - i neocatecumenali - hanno ricevuto la "chiamata", sono più speciali degli altri.

Il dottore Honoris Causa impettito
e con l'auricolare (starà ascoltando
la rendicontazione dell'ultima
colletta straordinaria?)
E poi... ma certo, riecco di nuovo le famiglie kikiane, che tanta soddisfazione danno al nostro novello dottore Honoris Causa (si, vabbè, danno pure tanti soldi ma Kiko non è uno che pensa al denaro, non lo nomina praticamente mai!). Per cui è ovvio che il Cammino debba essere installato in tutte le parrocchie, giusto?
  • E, una volta cresciuto, può evangelizzare il mondo in virtù dello zelo che Dio ci dona. Questo è urgente nella Chiesa! È molto importante! Ed è il carisma che noi abbiamo ricevuto.
Altro leitmotiv del dottore Honoris Causa Kiko Argüello: il "carisma" che Dio avrebbe donato al Cammino sarebbe "urgente" (lo dice lui), "importante" (lo dice lui), e lo hanno ricevuto solo gli iniziatori del Cammino (lo dice lui), per cui deve "crescere" (lo vuole lui) in modo da "evangelizzare il mondo" (lo dice lui)...

Ora, il Cammino Neocatecumenale contiene dei madornali errori teologici (si veda ad esempio l'articolo sul Kiko che nega la necessità del sacramento della confessione, oppure sul "dio cattivo", o ancora sulle pessime conseguenze delle balzane esegesi di Kiko, gli errori sul dogma della Trinità...), che si rendono manifesti nelle carnevalate liturgiche neocatecumenali (comunione seduti, girotondi liturgici, ecc.): come può essere "urgente e importante" un carisma zeppo di errori?

L'autorità della Chiesa, mentre loda il buon cuore dei singoli e concede uno Statuto che non autorizza errori, non ha mai approvato gli strafalcioni liturgici - tanto meno ha sottoscritto le ambiguità e le vere e proprie corbellerie insegnate dai due autonominati "iniziatori" del Cammino (e il Direttorio "approvato per la pubblicazione" resta tuttora segreto, indovinate perché...). Un dottorato honoris causa non si nega ormai a nessuno (chiunque può comprarsene uno a meno di cinquanta euro), tanto meno a "benefattori" dell'ateneo.

- Alcune settimane fa, si è svolta una convivenza nella Domus Galilaeae, in Israele, con rabbini, vescovi e cardinali, a 50 anni dal documento conciliare Nostra Aetate. Qual è la sua impressione su questo importante incontro tra ebrei e cattolici?
  • Hanno partecipato 120 importantissimi rabbini delle diverse confessioni ebraiche: ortodossi, riformisti ecc... E per noi è stata davvero una 'Pentecoste' perché Dio ci ha inviato il Suo Spirito e siamo stati davvero felici. I rabbini ci hanno detto che era la prima volta, nella storia del giudaismo, che tutte le confessioni si incontravano insieme in comunione e con i cattolici! Dio si è reso presente in mezzo a noi, lo dimostrava l'amore che si vedeva tra tutti. Gli ebrei hanno capito che abbiamo una missione congiunta per la redenzione del mondo. Questo è quello che hanno scritto.
Gli ebrei ed i rabbini, ovvero i due grandi amori di Kiko.

Per carità, al cuor non si comanda ma una domanda sorge spontanea all'uomo della strada (o meglio, al cristiano della domenica): se vuole tanto bene agli ebrei, perchè non lascia in pace i Cattolici e cambia religione? (scusate, dalla regia mi suggeriscono che - riguardo la religione - l'ha già fatto da anni, il cambio!).

Passaggio interessante: Kiko dopo aver fatto l'autocertificazione che «Dio ci ha inviato il suo Spirito», dice che il Cammino ha una missione congiunta da fare con gli ebrei per la redenzione del mondo (quegli ebrei che ancora non hanno riconosciuto Gesù Cristo il Messia e non sembrano affatto intenzionati a farlo): ma allora che razza di missione è? che razza di redenzione è? ci sarà di che preoccuparsi?

E se mi trovassi impreparato? Poi che faccio? Prendo l'elmetto oppure è meglio un salvadanaio per mettere i risparmi dove i Kikos non li vedono? Metto i pupi al sicuro? Nascondo il poco oro di famiglia sotto il materasso? Faccio scorta di acqua e pasta? Spariranno le particole dai negozi di articoli religiosi? Si potrà andare a Messa solo dopo il tramonto? Si potrà entrare in chiesa solo con la chitarra in mano (e il libro di canti di Kiko nell'altra)?

Fate largo gente! Siamo la Missione Congiunta!
In realtà - e questo sia ben chiaro - quelli che ci preoccupano parecchio non sono i rabbini ma sono quelli con la chitarra sempre pronta, quelli che ballano in cerchio, quelli che prendono la comunione solamente seduti e sulle mani e quando scatta il segnale convenuto, quelli che non hanno sacerdoti ma presbìteri, quelli che credono che le menate kikiane (inclusi gli sgorbi della Nueva Estetica) salverebbero la Chiesa...
Inizio a sudare, sarà la tensione, bevo una camomilla... andiamo avanti.

- Nei prossimi mesi, lei visiterà diverse parti del mondo...
  • Vedremo. Il prossimo incontro che si terrà qui negli Stati Uniti sarà a Philadelphia con molti fratelli. La prossima domenica sarò invece in Italia, a Brescia, con 27mila persone e, la domenica successiva, a Catania con altri 30mila fratelli e sorelle. In questo incontro faremo una chiamata vocazionale per giovani uomini, donne, e famiglie... un esercito di evangelizzatori. Perché il mondo ha bisogno di essere evangelizzato!
Oh mamma mia! Kiko inizia a parlare di esercito... ecco, lo sapevo che dovevo mettere l'antiproiettile al posto della canotta, stamattina! E i pupi? Sarà il caso di tenerli a scuola? Non è che mi fanno una delle cento piazzate proprio lì, davanti a loro?  Così poi mi tocca pure portarli dall'analista... non bastasse già il basket ed il corso d'inglese!

Molto interessante il fatto che per il kiko-tour a Philadelphia, Catania, Brescia, l'Himalaya, il Mozambico, il cratere Tycho, la Verona Rupes... si conoscono già i numeri esatti dei partecipanti (27mila, 30mila, ecc.): i Kikos non hanno confini. Come li sento dire spesso: "dateci un aereoporto, la decima e conquistiamo il mondo!" Il mondo deve essere evangelizzato, fortuna ci siamo noi, abbiamo il carisma, il Papa ci ama, i Vescovi ci adorano... Carmeeen, butta la pasta!, etc.

A questo punto, però, di ripetersi può anche accadere: è tardi ed il vecchio comico è stanco.
Questo non sarebbe un problema se, purtroppo per lui, non si fosse stancato - e molto - anche il suo pubblico: Kikos che iniziano ad alzarsi, cantori che lasciano sedie e chitarre, ostiari che mettono zucchero e lievito nella pagnotta, insomma tanta gente si è stufata ed abbandona lo spettacolo. Anzi, abbandona il Cammino...

giovedì 21 maggio 2015

Ma quanto sono belli i piedi dei missionari Kikiani...

Tipica carnevalata liturgica neocatecumenale
Commentiamo oggi uno stralcio di un articolo propagandistico su Facebook a proposito di una famiglia de Cammino inviata in missione neocatecumenale. Leggiamolo paragrafo per paragrafo:
FAMIGLIA IN MISSIONE - Juan e Maribel, coppia messicana che ha vissuto in California e poi insieme agli 8 figli ha dato disponibilità per una missione a Cape Town, in Sud Africa. 
Opperbacco... hanno "dato la disponibilità"!
Forse si saranno anche fatti raccomandare: infatti nel Cammino il partire come "missionari" equivale a far carriera.
È senza dubbio il ruolo più ambito, dopo quello di Responsabile-Cassiere in una comunità di figli di notai dei Parioli (quartiere tra i più "in" della capitale). Ovviamente i figli sono otto: nel Cammino, meno figli hai e più sei considerato un fallito - in tal caso potrai al più accedere al ruolo dell'Ostiario. Ma solamente dopo aver pagato per almeno 15 anni la Decima...
Tutti, grandi e piccoli, vivono il loro essere cristiani mettendo al servizio dei più poveri in una baraccopoli, in situazione anche molto pericolose.
Ecco che arriva il "rischio del mestiere": a portare il verbo di Kiko si rischia la vita... in particolare se qualcuno si accorge di che fine fanno, realmente, i soldi delle Decime pagate al Cammino.

Del resto i cosiddetti "catechisti" proibiscono gesti di carità che non siano diretti al Cammino.
Lì, celebrano ogni volta in una baracca diversa. Non hanno stipendi ma la Provvidenza è all’ordine del giorno. Arrivano quotidianamente aiuti da tutte le parti, soprattutto cibo. 
Anziché sostenere la Chiesa locale e invogliare i fratelli ad un maggior legame con la parrocchia (da notare che l'articolo originale mostrava una vignetta di una famigliola che va a Messa in parrocchia), i saltimbanchi neocatekikos vanno girovagando con le loro carnevalate liturgiche, ottenendo «quotidianamente aiuti» (sottinteso che prima non arrivavano: dunque gli "aiuti, soprattutto cibo", arrivano da personaggi danarosi molto interessati a diffondere il Cammino).

Una baracca diversa ogni giorno, pensate un po'... quasi non sembra vero che ogni baracca abbia una Sala del Regno pronta pronta da usare per celebrare Kiko. Magari non sarà vero, ma raccontata così... fa colore!

Sempre simpatico il fatto che si continui, nel Cammino, a confondere la Provvidenza coi proventi della raccolta delle Decime. Agli "inviati dal Signore per convertirvi" queste gli arrivano, in parte, anche sotto forma di spesa già fatta e pagata. Infatti:
La comunità neocatecumenale di origine (California) li aiuta con l’affitto della casa e altre spese.
Si tratta proprio della famigerata "tassa sul missionario", tipica del Cammino (da non confondersi con la posizione, l'unica ammessa dai Katechisti) oggetto di numerose collette "straordinarie" e - di fatto - causa di mutui "a vita" contratti dalla fantozziana Comunità di origine. Contenti loro...
Ma è un posto difficile, strapieno di nuove moschee e di tante religiosità diverse. 
Autoritratto di san Kiko
Come (poco) sopra detto: il pericolo è il nostro mestiere, tra Musulmani e "religiosità" diverse.

Solo che Cape Town è una metropoli di circa tre milioni di abitanti, tre quarti dei quali si dichiarano cristiani. I musulmani sono meno del dieci per cento e le moschee sono quasi tutte in un unico quartiere (Bo-Kaap). È una metropoli moderna, con le sue aree di povertà, ma a giudicare dalla diffusione di cellulari, frigoriferi, cucine elettriche, non è affatto l'immane distesa di baracche che l'articolo autoelogiativo del Cammino vorrebbe indurci a credere.
Quando i bambini invitano i compagni a casa, questi rimangono stupiti nel vedere di come si mangia a tavola. o del rapporto con i genitori. o che maschi e femminucce hanno stanze separate; in tanti infatti vivono tutti insieme, c’è tanta promisquità e violenze all’interno della famiglia...
Qui l'articolista neocatecumenale ci sta dicendo che se non sei del Cammino sei un cafone da educare... più che convertire. A tavola un vero Kikos si comporta a modo: lavandosi le mani - pardon, facendo le abluzioni - prima di sedersi, parlando a bassa voce, bevendo solo vino da Messa, etc.

Poi i figli neocatecumenali non picchiano i genitori e non bestemmiano nemmeno; altro che cristiani della Domenica.
La vera missione è semplicemente far vedere come è bella una famiglia cristiana.
Cioè la vera Missione non è convertire le anime all'unica vera fede, ma è solo un esibirsi nello spettacolino della Bella Famiglia Cristiana come negli spot del Mulino Bianco.

Anche se oramai non ci credono neanche più loro, visto il crescente popolo di ex neocatecumenali scappati dalle Comunità!

lunedì 18 maggio 2015

«Credono di potersi mascherare da giudei...»

Citiamo questo articolo di Maurizio Blondet pubblicato dieci anni fa su Effedieffe, per capire alcuni termini delle pagine precedenti di questo blog.

Premettiamo solo che certe affermazioni risulteranno incomprensibili a chi si illude che l'ebraismo sia un blocco monolitico uguale in tutti i tempi e in tutto il mondo.




Amorose relazioni tra la setta "cattolica" neocatecumenale e i giudei Lubavitcher

Gadget neocat
da un kiko-shop
La setta "cattolica" neocatecumenale ha intrecciato amorose relazioni con la setta giudaica dei Lubavitcher. Lo rivela (è un segreto di pulcinella) il vaticanista dell'Espresso Sandro Magister. Il quale sottolinea che una entusiastica presentazione della pseudo-teologia messianica dei Lubavitcher, apparsa sul Foglio il 22 gennaio 2005, era firmata da Giuseppe Gennarini. Si tratta del capo della setta neocat in Italia.

I neocat, nuovi servi-pastori dei neocon, sono tecnicamente degli anabattisti (ritengono invalido il battesimo dei cristiani qualunque, sicché ribattezzano i loro adepti); benedetti dal Papa polacco come "movimento" cattolico, sono una frazione secessionista della Chiesa, come sanno tanti bravi parroci. Quando i neocatecumenali s'impadroniscono di una chiesa parrocchiale ne espellono i fedeli normali.

Rotolo della Toràh
al centro della Domus kikiana
Quanto ai Lubavitcher (chiamati anche Habad o Chabad) sono la setta più estremista del giudaismo. Il loro guru e falso messia Schneerson (defunto nel 1994) sosteneva ad esempio che era lecito, per salvare un ebreo, trapiantargli il fegato strappato a un non-ebreo. Perché "lo scopo dell'intera creazione è il bene degli ebrei", e gli altri non sono che "animali parlanti", destinati a servire i padroni giudei nel "regno a venire". Sono loro, i Lubavitcher, a governare gli insediamenti più fanatici in Palestina: Baruch Goldstein, lo zelota pazzo che nel 1994 massacrò 39 palestinesi in preghiera nelle tombe dei patriarchi, era un Lubavitcher e viene considerato da loro un "eroe sacro" come Sansone (¹).

Cena ebraica neocatecumenale
usando veri calici da Messa
L'amicizia dei neocat con i Lubavitcher nasce, dice Magister, dal comune messianismo stravolto. Gennarini, ignorante o ingenuo, si estasia sul Foglio del fatto che "gli ebrei cabalisti Isaak Luria e Safed nel 1500, e ancora oggi gli ebrei osservanti [per lui sono tali i Lubavitcher, ndr.] seguendo le profezie commentate nel Talmud e nello Zohar, aspettano la manifestazione del Messia nella 'Galilea dei pagani'. Una speranza quando l'uomo è arrivato al colmo della tristezza, dell'umiliazione e della disperazione". Forse a Gennarini non interessa sapere che Isaak Luria, il celebre kabbalista, riteneva i Gennarini ed ogni altro non-giudeo come nato "dalla parte femminile della sfera satanica. Per questo le anime dei non giudei sono dette a nulla buone e senza conoscenza". Quanto al "messia" della setta che lui adora, Schneerson, decretò per i gentili "la condanna capitale, se hanno inventato una religione per sé. Non gli consentiamo di celebrare nuovi rituali religiosi". Nel "regno a venire" giudaico, questa è la condanna che attende i cristiani (minìm), che "hanno inventato nuovi rituali". Ancor più la meriteranno i neocatecumenali, che i riti cattolici li hanno abbandonati da tempo, ma sono inventori insaziabili di rituali fai-da-te.

Mezuzà neocatecumenale
Gli ingenui neocat credono di potersi mascherare da giudei e così sfuggire alla pena rabbinica. In un loro tempio neocat sul monte Korazim in Israele, ci informa Magister, hanno posto all'entrata "una bimah, un pulpito, come nelle sinagoghe; a lato del chiostro il decalogo scolpito in ebraico; al centro una Torah", e alla fine del rito post-cattolico elevano il canto "Shemàh Israel". Insomma, la forma estrema della mascherata giudaica promossa dal Concilio, di cui abbiamo visto una prova generale nel Giubileo, quando il Papa è stato annunciato da suonatori in costumi da Ben Hur soffianti in copie hollywoodiane dello "shofar", il corno del tempio ebraico. È una moda clericale tragicomica (abbandonato il latino nella liturgia, bisognava cercare qualche "tradizione" arcaico-cinematografica da ricopiare) che i neocat spingono fino alla parodia.

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Fascetta reggichitarra neocat
¹) Cfr. Israel Shahak, Jewish fundamentalism in Israel, Londra 1999, p. 62. Per un'approfondita illustrazione del messianismo Lubavitcher e della loro influenza sulla politica Usa, si veda il mio Chi comanda in America, Effedieffe edizioni, seconda edizione, 2004.

sabato 16 maggio 2015

«L'enorme ego di Kiko» e la vanitosa esibizione dei "trofei"

«Kiko non aveva solo una grande personalità: aveva anche un enorme ego. Al pubblico catturato, ha parlato parecchio a lungo di sé stesso. La mia prima impressione – che non si è mai ridotta – è stata che di tutti i rabbini lì presenti, almeno una gran parte erano trofei di Kiko da esibire alla gerarchia vaticana lì presente, come se volesse mostrare quanto fosse diventato importante il Cammino Neocatecumenale».
(rabbino Jonathan Kligler, articolo dell'8 maggio 2015 pubblicato sul sito web del Lev Shalem Institute).

giovedì 14 maggio 2015

Ti chiedono soldi ma non ti dicono chi sono...

Lo scorso sabato ero in parrocchia e, sul tavolino all'ingresso della chiesa (vicino ai fogli de La domenica), mi cascano gli occhi su questo ciclostile.

Credo che non ci sia molto da commentare... Io ho solo una domanda: PERCHÉ non dicono chiaro e tondo che il seminario è NEOCATECUMENALE?

Seminario Neocatecumenale Redemptoris Mater di Fuscaldo

lunedì 11 maggio 2015

Vescovo neocatecumenale chiede al benefattore di mentire sul seminario Redemptoris Mater

Grinfie neocat sulla Yona Property
Riassumiamo l'articolo The Ultimate Treachery pubblicato su Jungle Watch.

L'arcidiocesi di Agaña coincide con l'isola di Guam, nell'oceano Pacifico, territorio "incorporato" degli USA. Conta circa 157.000 cattolici e circa 500 neocatecumenali (inclusi bambini e neonati). Dista 12-13 ore di volo dall'Italia.

Fra i 500 neocatecumenali purtroppo c'è anche l'arcivescovo, il cappuccino Antony Sablan Apuron. Il suo cosiddetto "catechista" neocatecumenale è tale Pius Sammut, carmelitano originario di Malta, alle dirette dipendenze dell'ineffabile Gennarini, braccio destro di Kiko Argüello.

Si dà il caso che un anonimo benefattore (forse un gruppo di benefattori) abbia fatto nel 2003 una cospicua donazione alla diocesi (dell'ordine di due milioni di dollari) per permettere di acquisire la Yona property di Guam (un terreno con edifici, precedentemente sede di un hotel Accion) all'esplicito scopo di realizzare un seminario per le vocazioni al sacerdozio di Guam. Date le cifre in gioco - e dato che il valore attuale della Yona property è dell'ordine di parecchie decine di milioni di dollari -, è perfettamente ragionevole che i benefattori (e l'intermediario che ha portato a termine la donazione) desiderino rimanere anonimi.

Subito dopo la property (nella foto in alto in questa pagina) è stata interamente utilizzata come sede del seminario neocatecumenale "Redemptoris Mater" di Guam. Nel corso degli anni sono arrivati alla diocesi altri milioni di dollari in donazioni dai fedeli cattolici, in virtù del fatto che la struttura veniva sempre presentata come un "seminario diocesano internazionale", senza precisare che i seminari "Redemptoris Mater" in realtà formano preti al servizio del Cammino Neocatecumenale ed esclusivamente secondo la spiritualità inventata dai due fondatori Kiko Argüello e Carmen Hernàndez.

Il 22 novembre 2011 il vescovo Apuron ha firmato davanti al notaio un Deed of Restriction "in perpetuo" su tale property, un atto che nel diritto americano consiste nella ridefinizione della proprietà (è sostanzialmente una diversa forma di donazione), avendo come destinatario il seminario neocatecumenale R.M. di Guam e l'annessa facoltà teologica Blessed Diego Institute.

Il seminario neocatecumenale R.M. di Guam è in mano ad un "collegio di garanti" composto dal vescovo stesso, dai coniugi Gennarini, e da un presbitero neocatecumenale italiano (da notare che questi ultimi tre risiedono nel New Jersey, a quattordici ore di volo da Guam).

Questo significa non solo che il vescovo è in minoranza rispetto agli altri tre membri, ma anche che il Deed ha sostanzialmente regalato l'intera struttura diocesana al Cammino nonostante la donazione sopra citata avesse come condizione fondamentale la realizzazione di un seminario per le vocazioni della diocesi.

Notiamo inoltre che a norma del Diritto Canonico, i beni della diocesi non sono di proprietà del vescovo, che ne è solo amministratore e rappresentante legale. I beni della diocesi, infatti, sono della diocesi (cioè dei fedeli), non sono a disposizione delle velleità di un vescovo (che è solo una figura passeggera). Perciò il Diritto Canonico prevede che vengano puniti i vescovi che impoveriscono la diocesi regalandone i beni importanti, anche se il trasferimento del bene ("alienazione") avesse effetti legali per la giustizia civile.

"No one can get me"
A gennaio 2012, visto che non era ancora riuscito ad ottenere parere favorevole al Deed da parte del consiglio diocesano per gli affari economici, il vescovo Apuron ne licenzia quattro membri, cioè tutti tranne uno - un presbitero neocatecumenale, incidentalmente domiciliato in quello stesso seminario R.M. Quando si tratta di alienazioni di beni consistenti, infatti, è richiesto il parere positivo di tale consiglio: e l'arcivescovo ha pensato bene di spazzar via i membri che non erano d'accordo. C'è di più: quando si supera una certa soglia di valore (stabilita in due milioni di dollari dalla sua conferenza episcopale di appartenenza), occorre anche avere il consenso della Santa Sede. Che ovviamente non c'è stato...

A marzo 2012, mons. Charles Balvo, all'epoca delegato apostolico per l'Oceania, scrisse al vescovo Apuron che come indicato da vari paragrafi del canone 1292 del Codice di Diritto Canonico, è necessario il consenso non solo del Consiglio degli Affari Economici ma anche del Collegio dei Consultori, altrimenti il vescovo non è libero di fare come gli pare. E invece, il vescovo neocatecumenale tre mesi prima (e segretamente) aveva già fatto come gli pare...

Nel 2013 l'affare è venuto a galla sulla stampa. Gli atti come il Deed sono per loro natura pubblici, non li si può nascondere a lungo. Di fronte all'accusa di aver regalato al Cammino una property multimilionaria della diocesi (property che era stata acquisita e ristrutturata con le donazioni dei fedeli cattolici), il vescovo Apuron ha eretto in fretta e furia un nuovo Seminario Diocesano "Giovanni Paolo II" per le vocazioni diocesane che non intendono entrare nel Cammino.

Fino a quel momento, infatti, le vocazioni diocesane venivano poste di fronte a un bivio: o aderire al Cammino Neocatecumenale (per poter entrare nel seminario neocatecumenale Redemptoris Mater), oppure gettare via la vocazione. Quest'azione frettolosa del vescovo conferma che il seminario R.M. non è al servizio delle vocazioni diocesane, ma solo a quelle del Cammino.

A dicembre 2014 il vescovo neocatecumenale scrive una lettera al principale benefattore per dirgli che l'arcidiocesi di Agaña ha il totale controllo del seminario neocatecumenale Redemptoris Mater. Chi si scusa, si accusa: come mai dopo più di dieci anni c'è bisogno di rassicurare il benefattore che i soldi sono stati usati così come era stato richiesto dai benefattori?

A gennaio 2015 il testo del Deed diventa pubblico e viene consegnato nelle mani dei Visitatori Apostolici della Santa Sede, in visita a Guam. Non sappiamo se i Visitatori si siano personalmente confrontati col vescovo Apuron a proposito del Deed, ma qualcosa deve essere avvenuto, poiché Apuron ha subito commissionato un "parere legale" ad uno studio di avvocati a Denver, dall'altra parte dell'oceano, nonostante tale studio non sia abilitato a dare responsi legali validi per l'isola di Guam. Il testo di tale "parere legale" verrà citato sul giornale diocesano ad aprile 2015, ma sarà consultabile al pubblico solo per un giorno, senza poterne fare fotocopie, senza uso di attrezzature fotografiche, in piedi al bancone della curia con i curiali lì presenti e in guardia...

Ma il vero scandalo è datato 29 gennaio 2015. Il vescovo neocatecumenale scrive di nuovo all'intermediario dei benefattori, chiedendogli:
Vorrei chiederle un favore... Mi invii una lettera di supporto per la donazione, fatta dai vostri donatori e benefattori all'Arcidiocesi di Agaña nel 2003 per l'acquisizione dell'Accion Hotel per l'Arcidiocesi di Agaña allo scopo di ospitarvi il Seminario Redemptoris Mater e l'annesso Istituto Teologico per la formazione dei preti.
Appello all'arcivescovo per sanare i problemi:
uno dei grossi problemi è il Seminario kikiano R.M.
Con una gigantesca faccia di bronzo il vescovo neocatecumenale chiede ai benefattori cattolici di mentire poiché ha urgente bisogno di aggiustare le cose per sé e per il Cammino. E addirittura gli invia la lettera menzognera "pronta da firmare" e rispedire all'arcidiocesi!

Il 2 febbraio 2015 l'intermediario risponde:
In conclusione, caro arcivescovo Apuron, non posso firmare la lettera che mi aveva preparato perché non sarebbe veritiera.
Avete capito cosa succede quando i cosiddetti "catechisti" del Cammino vanno vantandosi dei "miracoli" del Signore? "Non avevamo la sede, non avevamo un soldo, abbiamo pregato e -paff!- all'improvviso ci viene regalata una bellissima sede... il Signore è grande..." Ma che Signore e Signore...!

Aggiungiamo anche che l'intermediario, nella stessa lettera del 2 febbraio, si permette umilmente di precisare che nel 2003 i benefattori multimilionari non sapevano nulla delle organizzazioni "Redemptoris Mater" e "Cammino Neocatecumenale", e in particolare:
All'epoca, nel 2003, avevamo saputo delle difficoltà che lei [arcivescovo Apuron] aveva incontrato a riguardo dell'acquisto della property per edificarvi un seminario. Era nostro desiderio alleggerirvi di tale preoccupazione e di far sì che l'arcidiocesi potesse attivare un seminario nell'ex hotel.

Questo era il nostro intento.
Non era nostra intenzione che l'arcidiocesi mettesse su quella property una Deed Restriction in perpetuo col risultato di dedicarla ad uso esclusivo del Seminario Redemptoris Mater e all'annesso Istituto Teologico.

Infatti ci siamo sentiti "particolarmente a disagio" quando abbiamo avuto notizia della Deed Restriction che dava al Seminario R.M. il controllo "in perpetuo" della property. L'espressione "in perpetuo" implica che ora il seminario appartiene ai Cristiani del Cammino Neocatecumenale, e che questo è l'unico gruppo autorizzato ad utilizzare la property ora e in futuro.
Ora, solo un brevissimo spunto di riflessione.

L'arcivescovo, che si dichiara "fratello nel Cammino", effettua la Deed Restriction in segreto, e tenta di coprirla in ogni modo, fino alla richiesta di mentire.

I caporioni del Cammino Neocatecumenale non possono essere totalmente all'oscuro di tutti i dettagli di una faccenda così grossa.

Inoltre, fino ad oggi non si sono minimamente adoperati per chiudere o trasferire in qualche altro posto il Seminario Neocatecumenale "Redemptoris Mater" dalla property acquisita in modo vergognoso a spese dei cattolici "della domenica" e occupata e sfruttata in maniera quantomeno discutibile.


Il dossier dettagliato e completo è nella pagina The Ultimate Treachery pubblicata da Tim Rohr su Junglewatch.

mercoledì 6 maggio 2015

Kiko ha qualche problema con la Trinità

Nostra traduzione di un articolo di Chuck White pubblicato su Thoughtful Catholic.




KIKO HA PROBLEMI CON LA TRINITÀ

Il 15 marzo 2014 don Angelo Veraldi, italiano e professore di seminario neocatecumenale, insegnava ai candidati al diaconato permanente a Guam che «Gesù divenne un peccatore» e che «fece esperienza del perdono del Padre». Questo singolare insegnamento mi ha lanciato nella ricerca dei fondamenti di tale parodia negli insegnamenti del fondatore del Cammino Neocatecumenale Kiko Argüello.

Ho raccolto otto "dimostrazioni", prese dagli insegnamenti di Kiko, dai suoi scritti e dalla sua arte, che mi hanno portato a concludere che Kiko ha davvero qualche problema con la Trinità.

La dimostrazione I l'ho appena menzionata: è una lezione di un professore di seminario neocatecumenale inviato qui a Guam a insegnare ai seminaristi del Seminario Redemptoris Mater e ai candidati al diaconato della nostra Arcidiocesi. Furono le sorprendenti parole di questo professore che mi portarono ad investigare il credo di Kiko (o meglio, il suo non credere) nella Santa Trinità. Le dimostrazioni da II a IV sono icone dipinte da Kiko, e le dimostrazioni da V a VIII sono riferimenti alla Divina Trinità (riferimenti presenti o mancanti) tratti da insegnamenti di Kiko rintracciabili nei primi quattro volumi del Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale, cioè i testi catechetici che stabiliscono i primi quattro o cinque anni di percorso nel Cammino Neocatecumenale.

Queste dimostrazioni mi hanno convinto che Kiko preferisce ignorare la Santissima Trinità generalmente evitando qualsiasi menzione esplicita di questo aspetto fondamentale della nostra fede, sia nella sua arte che nel suo insegnamento. Per di più, perfino quando nei suoi insegnamenti tocca argomenti relativi alla Trinità ne mostra una comprensione deformata o addirittura eretica di questo dogma. Insomma, Kiko Argüello ha davvero qualche problema con la Trinità.



Dimostrazione I

Il 15 marzo 2014 don Angelo Veraldi, un professore di seminario italiano, neocatecumenale, ha fatto una lezione ai candidati al diaconato permanente a Guam dicendo che “Gesù divenne un peccatore.” Più esattamente ha detto:
“Gesù ha fatto esperienza del segno. Ha fatto esperienza dell'amore di Dio, il Padre. Ha fatto esperienza del perdono del Padre, poiché era un peccatore. È diventato un peccatore. Volontariamente, non per imposizione, perché era un peccatore, volontariamente peccatore.
Non c'è molto spazio interpretativo in tali affermazioni, né c'è alcun modo di negare che don Veraldi abbia inteso dire ciò che ha detto. Se Gesù Cristo era un peccatore, allora certamente non era la Seconda Persona della Santissima Trinità.
(nota: l'argomento è trattato più estesamente in questo articolo, che contiene la registrazione audio della viva voce di don Veraldi; le affermazioni citate avvengono verso la fine del primo minuto).



Dimostrazione II

Si consideri l'icona di Kiko “L'Annunciazione”, riprodotta qui sotto, sulla sinistra. Si può notare che Kiko copia molte caratteristiche dalle icone delle Chiese Orientali.

Kiko (a sinistra) e icona della scuola di Novgorod (a destra, XV-XVI sec.)
Riuscite a notare le differenze? Che ne pensate del fatto che nelle antiche icone orientali cristiane, la Santissima Trinità era spesso simboleggiata da tre raggi. Ma Kiko ha deliberatamente eliminato questo potente simbolo della Trinità dalla propria "icona", rimpiazzandolo con un singolo raggio, come potete vedere dall'ingrandimento dei rispettivi dettagli qui sotto:

Dettaglio: Kiko: singolo "raggio" --- scuola di Novgorod: tre "raggi"
Rimpiazzare tre raggi con uno solo potrebbe sembrare una cosa innocua, ma Kiko ha fatto lo stesso quando ha dipinto la sua "icona" del Battesimo di Gesù (che nelle Chiese Orientali viene chiamata “Teofania”). Confrontiamo la versione di Kiko con quella di due antiche icone orientali:

Kiko Argüello: Battesimo di Gesù

E per confronto, icone russe della Teofania:


"Dio è comunità, liturgia, parola"
Chi conosce il Cammino Neocatecumenale sa che “Comunità, Liturgia e Parola” sono il “tripode” (nella terminologia di Kiko) sul quale il Cammino è fondato. Ma il "tripode" di Kiko non è la Trinità: Dio è forse “liturgia”?
La parola “Trinità” compare una sola volta nelle 427 pagine del Volume I del Direttorio Catechetico Neocatecumenale (Orientamenti per la fase di conversione). A pagina 202 del Mamotreto "Decimo giorno - celebrazione penitenziale" dice infatti:
«Tutto questo l'ha compiuto in Gesù, dato che Lui, fratelli, è entrato veramente con la natura umana nella divinità, nella Trinità. Ha raggiunto la trascendenza, è stato risuscitato da Dio ed è entrato nella Terra Promessa».
Dunque Gesù sarebbe «entrato veramente con la natura umana nella divinità» ed avrebbe «raggiunto la trascendenza»... ma Gesù non era la seconda Persona della Santissima Trinità e trascendente prima della Sua Incarnazione? Kiko non lo specifica, poiché non menzionerà più la Trinità nella sua esposizione.

Alla pagina 12 dello stesso volume Kiko dice:
«...Era un uomo come noi e Dio stava agendo in lui, facendo segni perchè fosse manifesto che egli era l'Inviato di Dio, l'Eletto di Dio. Perchè ogni profeta in Israele deve dimostrare che viene da parte di Dio; se no, è un falso profeta. E lo dimostra con fatti, facendo miracoli e proferendo parole che si compiono. Il padre doveva compiere opere in lui per confermare che era suo inviato, unto da Dio con lo Spirito Santo per realizzare la sua missione.»
Per Kiko, dunque, i miracoli di Cristo erano opera del Padre che agiva in Lui, e non venivano dalla natura divina di Cristo.
Passando ad un'altra sezione del primo volume del suo Direttorio Catechetico, vediamo Kiko spazzar via la Trinità in un modo completamente diverso. A pagina 333 dice:
«Forse che Dio ha bisogno del Sangue del Suo Figlio, del suo sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di Suo Figlio alla maniera degli dèi pagani. Per questo gli atei dicevano: Che tipo di Dio sarà quello che riversa la sua ira contro Suo Figlio nella croce?... E chi poteva rispondere?... Le razionalizzazioni sull'Eucarestia ci avevano condotto a queste deformazioni. Ma le cose non stanno così».
Qui Kiko tenta di negare l'elemento sacrificale della morte di Gesù, utilizzando un argomento "fantoccio", cioè un argomento che ignori la dinamica della Trinità.
(nota: nelle edizioni successive, i Mamotreti Segreti hanno aggiunto qualche sfumatura del tipo: «Certe razionalizzazioni giuridiche grossolane della teologia...» ma la Trinità è spazzata via ugualmente).
Questa presentazione ignora completamente la dinamica della Trinità escludendo la possibilità che Gesù sia contemporaneamente il sacerdote (colui che offre il sacrificio) e la vittima del sacrificio stesso, e che il Suo sacrificio sulla croce era un'offerta di sé, offerta fatta nella fornace ardente d'amore che è la Santissima Trinità. Questo punto è meglio spiegato in un altro articolo.


Dimostrazione VII

Kiko non utilizza mai la parola “Trinità” nel secondo volume di 160 pagine del Direttorio Catechetico, che è dedicato alla Convivenza per il Primo Scrutinio, "scrutinio" che marca la seconda fase del Cammino Neocatecumenale. Ed ugualmente non cita mai la Trinità nel quarto volume di 226 pagine, dedicato alla Convivenza per il Secondo Scrutinio.

Posso immaginare che qualcuno voglia rispondere: «oh, ma la parola "trinità" non è menzionata nemmeno una volta in tutta la Bibbia!» Rispondo che la Chiesa ha celebrato ventuno Concili Ecumenici dopo che è stato scritto l'ultimo libro del Nuovo Testamento, e molti di quei Concili hanno discusso e chiarito la verità rivelata sulla Santissima Trinità. Non siamo più una Chiesa bambina, una Chiesa coi pannolini. La verità sulla Trinità è effettivamente parte della Buona Novella, il Kerygma.


Dimostrazione VIII

Il termine “Trinità” è menzionato una sola volta nelle 110 pagine del terzo volume del Direttorio Catechetico di Kiko, il testo degli Orientamenti alle Equipes dei Catechisti per lo Shemà. Lo Shemà è un'altra fase del Cammino Neocatecumenale. Il termine Shemà, che in ebraico significa "ascolta", indica la preghiera che si trova nella Bibbia (Deuteronomio 6, 4-9): «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze...»

Kiko menziona la Trinità soltanto quando sta introducendo una canzone. A pagina 69, "Ammonizione al Cantico delle creature" Kiko dice:
Questi tre giovani, che cantano e lodano il Signore insieme a tutta la creazione, vengono rappresentati molte volte in dipinti delle catacombe, perché nella Chiesa primitiva questi tre giovani erano un'immagine, che esprimeva quello che è la Chiesa. Il numero tre è simbolo della Trinità di Dio, è simbolo della comunità, è simbolo della Chiesa. Questi tre giovani, che lodano Dio con le mani alzate in mezzo al fuoco sono l'immagine della Chiesa in mezzo al mondo.
Tutto qui. "Il numero tre è simbolo della Trinità di Dio". Non ci sta dicendo nulla che non sappiamo già sulla Trinità. Infatti Kiko sta evidenziando in questo passaggio la comunità, non Dio.