sabato 27 giugno 2015

«Tu, parroco, sei contro i neocatecumenali!»

«Tu sei contro i neocatecumenali»
(Usted está en contra de los neocatecumenales)
- di don Jorge González Guadalix
(traduzione a cura di Valentina)

L’unico problema che ho con i neocatecumenali – per il volgo, i kikos – sono le accuse che alcuni commentatori di questo blog mi fanno di non accettarli e di non volerli.

Nella mia parrocchia, lo dico affinché non ci siano dubbi, non ho comunità neocatecumenali, o, più abbreviato, semplicemente “le comunità”. Invece ho gruppi di rinnovamento carismatico, della legione di Maria, Comunione e Liberazione, Azione cattolica, Apostolato di preghiera.

Se nella mia parrocchia si presentano persone di diversi movimenti, vengono seguite come tutte le altre e collaborano per ciò che possono e si sentono chiamati a fare. Semplicemente.

Le comunità neocatecumenali non sono obbligatorie qui a Madrid. Allo stesso modo, nessuno degli altri gruppi che ho citato. Sono strumenti di evangelizzazione e non sono gli unici in nessun caso, né sono di certo i principali.

Gli strumenti chiave per l’annuncio e la vita cristiana sono la Parola, la preghiera, la celebrazione della fede e la testimonianza dei credenti. Pretendere che un determinato movimento, sia esso il Cammino Neocatecumenale o l’Apostolato della preghiera abbiano tutti i pregi e nessun difetto è di sicuro un’esagerazione. Nel caso che trattiamo, sono sicuro che se il Santo Padre credesse davvero che il Cammino è ideale per la nuova evangelizzazione, lo avrebbe comandato a tutti i cattolici. Non dubito che il signor cardinale di Madrid, che vuole il meglio per i suoi fedeli, avrebbe chiesto espressamente ai suoi sacerdoti di aprire tutte le nostre parrocchie al Cammino Neocatecumenale. Non lo ha fatto. Allo stesso modo altri vescovi hanno fatto nelle loro diocesi, perché come vescovi non l’hanno considerato un metodo adatto ai loro fedeli. Sono nel loro pieno diritto.
Qui il problema sta nel fatto che quando dici che non vuoi avere il Cammino in parrocchia e che preferisci altre iniziative, ti dicono di tutto, poi si mettono in preghiera per la conversione del parroco –cosa comunque apprezzabile– e finiscono per concludere che non ti interessa l’evangelizzazione. Come se qualcuno ne detenesse l’esclusiva.
Il servo, in questi casi, dice ciò che dice la Chiesa. Sul fatto che sia un movimento o forma di apostolato approvata dalla Chiesa, non ho nulla da dire. Solo che è in potere del parroco l’introdurlo nella parrocchia oppure no. Che, visto che c’è libertà, nella parrocchia abbiamo optato per attività “parrocchiali”. Che possiamo sbagliare, oppure no. Ma niente di più.

"Però il fatto è che tu sei contrario". Cominciamo. Qui non ci sono colori intermedi. O apri la parrocchia al cammino o gli sei contrario e, in più, non ti preoccupi dell’evangelizzazione dei lontani.

Neocatecumenali in parrocchia:
dissacrazione e "caciara"
Credo nella parrocchia – ci mancherebbe altro che un parroco non ci credesse –. Credo nelle attività parrocchiali e diocesane. Credo che la parrocchia abbia una missione speciale, che è offrire a tutti i cristiani - senza distinzione alcuna, di qualsiasi movimento siano, o qualsiasi spiritualità professino, ragazzi o adulti – la catechesi, la celebrazione dei sacramenti, la attenzione ai poveri. A Madrid come a Mosca. A Sebastopoli come a Vigna del Mar. A Vienna o in India. Sempre ci sarà una parrocchia aperta dove ogni fedele possa assistere alla celebrazione dell’eucaristia, pregare, battezzare i suoi figli, stare in comunità e vivere la solidarietà cristiana.

Credo nella parrocchia come cellula di evangelizzazione di paese o di quartiere. Come luogo di santificazione ordinaria del credente. E credo in una parrocchia molto “comune”. Che ci assomigli. Forse sbagliata, forse no. Ma che possiamo scegliere.

E credo in una parrocchia dove, giorno dopo giorno, vediamo con gioia la collaborazione di tanti fratelli appartenenti a diversi movimenti e correnti ecclesiali.

Qui ho collaboratori neocatecumenali, dell’Opus Dei, di gruppi sorti da diversi ordini e congregazioni religiose, dell’adorazione notturna, carismatici. Gente che, vivendo la propria spiritualità nei propri rispettivi ambiti, vogliamo che qui formi la comunità di tutti, con l’eucaristia quando vogliono o possono assistervi, un ambiente sempre aperto e, ogni settimana, una cappella dove poter adorare il Santissimo all’ora che desiderano.

Sono particolarmente contento per la collaborazione dei fratelli del cammino catecumenale alla catechesi, alla Caritas, all’organizzazione della cappella dell’adorazione perpetua al Santissimo Sacramento.

giovedì 25 giugno 2015

Family Day, golpe neocatecumenale

Citiamo alcune parti dell'articolo Family Day, golpe neocatecumenale, pubblicato su Effedieffe (23 giugno 2015). L'articolo completo è al momento disponibile ai soli lettori abbonati a Effedieffe.


Il Kiko pigliatutto

Che la piazza rischiasse di essere suo malgrado addomesticata era cosa prevista e prevedibile, e sulla quale ora è doveroso restare più che mai in guardia, visto il poderoso trionfo numerico. Che il vincitore della gara di appalto e numero uno della organizzazione fosse – e, come dichiarato, su investitura papale – Kiko Arguello, pure lo si sapeva: e infatti sia il portavoce Gandolfini sia il supporto della Manif sono suoi emissari. Ma era inimmaginabile la proporzione della supremazia. Tutti i residui del mondo cattolico ancora dotato di una qualche scintilla di ragione (cioè, coloro che ancora ritengono che una famiglia sia fondata sull’unione tra un uomo e una donna) sono stati fatti oggetto della scalata di un unico grande azionista: il folkloristico fondatore e capo carismatico della prolifica setta “in cammino”, entrata di prepotenza nelle grazie del Vaticano bifronte.

Sulla frammentazione dei cristiani disposti a mobilitarsi e a combattere per fermare la dissoluzione, cala dal palco di piazza San Giovanni il tendone del grande imprenditore circense spagnuolo. L’unico sulla scena che si poteva in effetti permettere di assumere il ruolo pilota, approfittando del grande vuoto creatosi nella prateria del cattolicesimo politico militante: Kiko il conquistatore dispone della forza-lavoro e dei relativi fondi, nonché ora – appunto – dell’imprimatur più che vescovile addirittura papale. Come ha ripetuto a gran voce dal palco della piazza – talmente sicuro del fatto suo da permettersi persino di sbugiardare il segretario della Conferenza Episcopale Nunzio Galantino (licenza davvero inaudita, ma – ammettiamolo – gustosa) – è Bergoglio in persona ad avergli dato mandato di creare l’evento e di riempire la piazza. Mandato pienamente adempiuto. Del resto, ci avevano già provato in tanti a confederare il dissenso sui temi legati alla famiglia. Tutti senza riuscirci: troppo faticoso (ci vuole una enorme potenza di fuoco) e in fondo anche troppo rischioso (se ci si gioca male i rapporti intra-vescovili si è bruciati per sempre).

[...]
Kiko Arguello. Il quale imbastisce una interminabile omelia, assurda e delirante, misticheggiante, ereticheggiante, intercalata da canzoni ispaniche con chitarre e nacchere, stile Gypsy King (altro che Gregoriano, altro che Chiesa di Cristo). Facile capire quante centinaia di migliaia di neocatecumenali erano presenti in piazza: quelli che battevano le mani. Gli altri, o se la davano a gambe o sfogavano su Twitter la propria comprensibile irritazione.

E tuttavia ad Adinolfi, par di capire, dispiace sino ad un certo punto: incassa bene la deminutio, se il suo giornale rende omaggio al nuovo signore e scrive che «l’impatto profetico di Kiko Arguello si è visto in piazza», depurando così la penosa esibizione del santone da ogni legittima sensazione di imbarazzo.

Tutti travolti dalla chitarra di Kiko: la verve femminile di Costanza Miriano, la vis littoria di Amato, la freddezza monoespressiva – ma bivalente – dell’alleato cattolico Mantovano (su cui torneremo più sotto), le velleità filosofiche del carneade dandy Pillon.

I nuovi equilibri ecclesiastici in “Cammino”

Il Family Day 2015 è stato il primo, vero, grande coming out italico della colossale setta, cui corrisponderà la sua legittimazione formale sul piano mediatico, sociale, politico.

L’infiltrazione neocatecumenale nel tessuto sociale è da tempo realizzata: colonne del «Cammino» sono disposte lungo i gangli del potere e della cultura anche se spesso – forse per ordine interno – non lo danno a vedere. Lo stesso Matteo Renzi ha un fratello neocatecumenale, il pediatra esule Samuele, oltre a parenti della moglie Agnese. È neocatecumenale Graziano Del Rio, padre di dieci figli. È neocatecumenale la saggista anti-risorgimentale Angela Pellicciari, così come è neocatecumenale uno dei suoi editori, Giovanni Zenone di Fede&Cultura. È neocatecumenale il referente della Manif Italia Jacopo Coghe. È neocatecumenale il neurochirurgo bresciano Massimo Gandolfini, l’uomo immagine della manifestazione del 20 giugno ora nuova figura di riferimento del mondo pro-family. È neocatecumenale il leader CISL Raffaele Bonanni. È neocatecumenale il direttore di un importante giornale giuliano e si suppone lo sia anche il giovane figlio, già alto dirigente dei Giovani Democratici. In effetti, questo dei neocatecumenali piddini pare essere un pattern preciso; evidentemente, non si ritiene che militare in un partito abortista, omosessualista e genderista sia incompatibile con la fede professata, l’importante è “camminare” un po’ dappertutto.

Grazie a Kiko Arguello, la chitarra,
vestigia del periodo post-conciliare più sperimentativo,
sta oggi tornando di gran moda in moltissime parrocchie
Dopo un lavorio preliminare fatto di incontri galanti in cui si è resa evidente la reciproca simpatia, ecco che Bergoglio in persona avalla l’outing di Kiko e del suo esercito perfettamente irregimentato. In questa manovra, come sempre, il Vescovo di Roma tiene il piede in due staffe: l’odioso Galantino – l’uomo nero del popolo della famiglia di piazza San Giovanni – che si schiera irriducibilmente contro la manifestazione tenendo sotto schiaffo il suo Avvenire oramai caricaturale, è al 100% suo uomo di fiducia. L’inquilino di Santa Marta agisce, ancora una volta, come bravo e accorto dittatore, cui preme il potere sopra ogni cosa: gatto bianco o gatto nero, l’importante è che prenda i topi, diceva Deng Xiaoping. E Bergoglio questo ha fatto: ha messo in casa due gatti, per vedere quale prende più topi, plausible deniability incorporata. Tanto a breve, in Sudamerica, incontrerà ufficialmente un attivista gay col proprio marito, al quale verosimilmente non racconterà del milione di persone in piazza San Giovanni.

[...]

Posto quindi che d’ora in avanti, per i temi legati alla famiglia, dovremo fare i conti con Kiko e la sua numerosa figliolanza-militanza – ovvero con lo schitarramento obbligato, ovunque e sempre – va segnalato en passant come il movimento non sia scevro di problematiche, anche sulla scena più ampia rispetto a quella nazionale.

La Conferenza Episcopale giapponese, per dire, 5 anni fa chiese che i neocatecumenali fossero allontanati dal Giappone. Lo stesso, a quanto pare, è avvenuto in altre parti del mondo, dove ancora permangono dei Vescovi fedeli alla tradizione Cattolica.
Per una disamina definitiva del credo neocatecumenale, si rimanda al saggio di Monsignor Pier Carlo Landucci pubblicato un anno fa da EFFEDIEFFE, in occasione dell’udienza concessa da Bergoglio alle famiglie del “Cammino”.
«Ci troviamo, in conclusione – scrive il servo di Dio – davanti ad un penoso e dannosissimo lavaggio del cervello, di tipo fanatizzante, sul piano dottrinale, pratico, liturgico».

[...]
Tutti a tavola: il menù è il nuovo compromesso con l’omocrazia.

Nonostante il milione di persone, e con tutti costoro inconsapevoli convitati, rieccoci seduti intorno all’immancabile tavolo – che poi è sempre lo stesso tavolo del rivale Galantino (il quale, davanti ai fatti irlandesi, precisava di volerlo «orizzontale»), che ricompare a sorpresa, in un gigantesco gioco delle parti. È il tavolo in cui si sono consumati tutti gli amplessi di gruppo che nell’ultimo quarantennio hanno generato leggi moralmente inique e hanno demolito un ordinamento e una società.

E ora entrino le chitarre, i tamburelli e le nacchere. Ode al nuovo cattolicesimo politico italiota. Il democristianismo eversivo e portatore di rovina cambia pelle, ma è ancora una volta salvo.

Come canta Kiko: «lalalallaaaaaah».

martedì 23 giugno 2015

«Farò il Kerygma: non avete capito che questa gente viene per ascoltare me?»

Kiko Argüello intento a "fare il Kerygma"
Un amico neocatecumenale, facente parte del comitato promotore della manifestazione, l'altro giorno era furioso con Kiko, il quale ha affermato che avrebbe partecipato alla manifestazione (e quindi smosso le coscienze delle sue truppe di automi che sarebbero accorsi da ogni parte del globo) solamente se lo avessero fatto parlare un'ora e cantare. Questo gli è stato accordato a patto che si fossero trattati argomenti inerenti il tema della manifestazione e non i suoi soliti voli pindarici fatti di frasi sconnesse che lui chiama Kerygma. Lui ha risposto secco: «farò il kerygma, non avete capito che questa gente viene per ascoltare me?».

Però su questa affermazione bisogna dargli ragione: alla chiamata di Kiko, attraverso la lettera che ha fatto distribuire a tutte le comunità, sono accorsi da parecchie località nostri amici e parenti, anche persone estremamente pigre che non si smuoverebbero per nulla al mondo. Posso assicurarvi di aver sentito con le mie orecchie frasi del tipo: "beh se arriviamo un pò tardi non importa, tanto ci vado solo per ascoltare Kiko, sennò che vado a fare?".

Effettivamente ha un enorme potere di smuovere le folle... sinceramente la cosa la trovo un tantino inquietante.
(da: Piccola ex)

lunedì 22 giugno 2015

La «nota stonata» di Kiko Argüello, vanitoso seminatore di zizzania

Don Kikolone se la canta e se la suona,
sfruttando il palco per esibirsi. 
"Sicumera in principio..."
Unica nota stonata un’affermazione di Kiko Argüello, iniziatore del cammino neocatecumenale: “Sembra che il segretario della Cei abbia detto altro ma il Santo Padre sta con noi - ha detto Argüello dal palco -. Ho scritto al Santo Padre, dopo aver ricevuto le lettere di alcune famiglie - ha aggiunto - e il Papa mi ha risposto quando, domenica scorsa, ha detto che ci sono ideologie che colonizzano le famiglie e contro cui bisogna agire. Qualcuno sbaglia se pensa che non gli piacciono i cortei”. Pronta la replica di don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, che dichiara al Sir: “Piazza viva! Nel suo intervento Argüello si è, però, reso protagonista di una caduta di stile gratuita e grave. Contrapporre il Papa alla Cei e, nel caso specifico, al suo segretario generale è strumentale e non veritiero”.


Sì, una bella e grande piazza. Una piazza libera e civile. Una piazza abitata dalle parole di persone capaci di fede (non solo di religione cattolica, ma anche evangelica, e islamica, ed ebraica…) e di ragione, protagoniste di cittadinanza. Peccato solo per la pretestuosa e presuntuosa caduta di stile di un oratore, uno solo: Kiko Argüello. Ha ceduto al vizio di emulare e assecondare chi cerca di seminare zizzania nella Chiesa. Peccato, davvero.
(da: Avvenire)



Il crocifisso-sogliola appiattito designed by Kiko:
gadget indispensabile per farsi riconoscere...
Kiko Arguello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, ha preso la parola, al Family Day a piazza San Giovanni. Ha parlato di tutto, intervallando le parole con canti, in spagnolo e in italiano. Molti i temi del suo lungo intervento... Ma soprattutto ha attaccato la Cei.
(da: La Stampa)


Dopo gli interventi, largo spazio alla musica con Francisco Arguello, detto Kiko, artista laico spagnolo iniziatore del cammino neocatecumenale e fondatore di diverse comunità nel mondo che ha cantato, accompagnandosi con la chitarra, brani della Bibbia, tra i quali alcuni estratti dell’Apocalisse, musicati da lui stesso...


Il Family Day della gremita piazza San Giovanni di Roma lo si capisce meglio quando parla Kiko Arguello. Arguello è una specie di santone che ha inventato il movimento neocatecumenale. Parla solo se ha una croce al suo fianco – e quella che gli portano è alta due metri – e con la chitarra in mano. Il suo intervento viene accolto da un boato della piazza, davvero colma. Il portavoce, Massimo Gandolfini, di Scienza e Vita, ne annuncia “un milione”, in realtà saranno duecentomila ma comunque tanti. Arguello sciorina la sua particolare “omelia” fatta di “demonio e Satana” che attenta alla vita consacrata all’amore di Dio. Poi, quando prende la chitarra e canta, accompagnato dai violini che so no collocati alla sua destra, è tutta la piazza a cantare.


I kikos devono sempre farsi riconoscere:
icona "Maria e Kiko", città di insediamento
e numero di matricola
Nostro commento: esattamente come avevamo "profetizzato" nei giorni scorsi nelle pagine di questo stesso blog: Kiko avrebbe sfruttato il Family Day per fare uno show di sé stesso, davanti ai suoi adoratori plaudenti mobilitati in massa, e il suo perdere l'ennesima buona occasione di tacere.


Ricordiamo che Kiko Argüello non ha titolo per parlare di questioni di fede, dal momento che da cinquant'anni a questa parte va insegnando una fede inquinata, zeppa di ambiguità, strafalcioni, eresie. Anche per quel che riguarda la famiglia.

sabato 20 giugno 2015

Cosa succede quando i kikos vanno al potere...

La Chiesa cattolica nell'isola di Guam ha un grave tumore: il neocatecumenalismo.

Seminario R.M. di Guam
Guam: 157.000 battezzati e 500 neocatecumenali: fra questi ultimi anche il vescovo. Chi conosce il Cammino Neocatecumenale potrà già immaginare il livello di ingiustizie compiute ai danni dei fedeli cattolici. Vediamo alcuni episodi recenti.

Ogni anno la diocesi di Guam fa una speciale colletta in tutte le parrocchie (AAA, appello annuale arcidiocesano) per le proprie spese straordinarie. Quell'AAA ha la stessa importanza di quello che in Italia è "l'otto per mille". La differenza sta nel fatto che i cattolici di Guam devono sborsare soldi di tasca loro, materialmente (mentre da noi "l'otto per mille" è una firma nella dichiarazione dei redditi). A seconda della popolazione e del livello economico dei fedeli, mediamente ogni parrocchia versava diverse migliaia di dollari, per un totale approssimativo superiore ai 250mila dollari l'anno.

L'AAA 2015 è andato malissimo (le cifre ufficiali parlano di appena 100mila dollari, un quinto dei quali ancora non versati ma solo "promessi").

Un po' perché il gruppo CCOG (Cattolici preoccupati per Guam) ha lanciato una campagna: non date soldi alla diocesi finché non verrà pubblicamente documentato come vengono utilizzati (poiché i cattolici credevano di donare a tutta la diocesi, e poi scoprivano che a loro insaputa erano stati usati per le attività neocatecumenali).

Ed un po' anche per gli scandali neocatecumenali (per esempio: 300 dollari in totale dalla parrocchia dove operava il giovane pretonzolo neocat arrestato dalla polizia mentre faceva sesso con una minorenne neocat...).

Viste le donazioni particolarmente scarse, l'AAA era anche stato prolungato di varie settimane. Ma le donazioni continuavano a non arrivare.

Si è venuto poi a sapere che i parroci neocatecumenali hanno "allungato" le donazioni attingendo abusivamente dai fondi parrocchiali, cioè dai soldi delle questue della messa (e ora le bollette della parrocchia chi le paga?), probabilmente dietro "caloroso consiglio" dei capibastone neocatecumenali. Pare proprio che anche i kikos più "bassi" sappiano che l'AAA serve per gran parte a finanziare le loro attività...

Sapete, a Guam circola una certa storiella:
Un uomo sposato e con figli, che non ha mai lavorato, che dipende dalla moglie per sostenere la famiglia e per i propri lussi, si dedica a tempo pieno alla propria amante. Ma anziché abbandonare la moglie e la famiglia, lui resta a casa, pretendendo di essere marito e padre in modo da poter continuare a prendere i soldi di sua moglie per mantenere l'amante.
Cosa pensare di quest'uomo? È peggio di un traditore.

Ebbene, il vescovo neocatecumenale di Guam è la stessa cosa. È "sposato" alla diocesi, ma ne usa i soldi per "mantenere" l'amante - cioè il Cammino. E nel frattempo pretende di essere riconosciuto come padre e marito...
"No one can get me"
Visto che la raccolta dell'AAA cominciava ad andare davvero maluccio, si sono magicamente moltiplicate le occasioni arcidiocesane per chiedere soldi. Così, per esempio, il vescovo neocatecumenale ha scritto una lettera di due pagine per chiedere soldi per il periodico diocesano U Matuna, proprio il periodico su cui aveva pubblicato propaganda kikiana e false accuse e illazioni ai danni di sacerdoti non neocatecumenali.

Insomma, come ve lo immaginate un vescovo neocatecumenale? È uno che celebra la liturgia inventata da Kiko Argüello e Carmen Hernàndez. Con tanto di "balletto-girotondo" finale. Perfino in un'occasione di Prime Comunioni. Per quei bambini è stato ben poco divertente.

Come ve lo immaginate un vescovo neocatecumenale? È uno che aliena proprietà della diocesi per regalarle al Cammino. Robe da decine milioni di euro, mica spiccioli. E nel frattempo cerca di nascondere la cosa ai fedeli cattolici.

Allora, come ve lo immaginate? È uno che neocatecumenalizza tutta la curia, che attiva un seminario kikiano "Redemptoris Mater", e poi per dieci anni non presenta la documentazione alle autorità civili. Poi un bel giorno su un blog critico verso il Cammino (Jungle Watch) a gennaio 2015 viene fatta notare questa situazione illegale, e il giorno dopo in fretta e furia viene presentata la documentazione davanti a un notaio. Nella fretta, e sotto giuramento, un fratello del Cammino (rappresentante del Seminario kikiano R.M.) dichiara per iscritto che rettore ed economo sono sempre stati gli stessi da dieci anni - anche se i due presbiteronzoli in questione sono arrivati a Guam solo anni dopo l'apertura del seminario... è dunque possibile che la Curia neocatecumenalizzata e il Seminario kikiano finiscano davanti a un tribunale civile per false dichiarazioni.

Come ve lo immaginate un vescovo neocatecumenale? È uno che tenta di prendere due piccioni con una fava. Per esempio, visto che da una parrocchia "non neocatecumenalizzata" sono arrivati pochi soldi per l'AAA, ne ha convocato il parroco don Mike per "discutere" dei mancati obbiettivi di raccolta fondi e per decidere cosa fare per raggiungerli. L'ultima volta che un parroco era stato convocato dal vescovo neocat per "discutere", il parroco (don Paul) si ritrovò esonerato dalla parrocchia e addirittura chiuso fuori (mentre andava all'appuntamento col vescovo, gli vennero cambiate le serrature della parrocchia e gettati fuori i suoi effetti personali). Il vescovo neocatecumenale, infatti, ha sempre poco tempo per i sacerdoti che non appartengono al Cammino, e li incontra solo nei Raduni del clero e solo per emanare direttive. Quando un vescovo neocatecumenale ti convoca per "discutere", sta' pur certo che spira aria di tempesta...

Temendo dunque che a don Mike venisse fatto lo stesso scherzaccio che a don Paul (e a don James, e a don Manny, e agli altri sacerdoti sgraditi al Cammino Neocatecumenale), i parrocchiani si sono radunati a recitare il rosario davanti alla Curia nell'ora precisa dell'incontro in cui il vescovo neocat intendeva "discutere". Attirando così l'attenzione della stampa. Risultato: il vescovo neocatecumenale ha dovuto rassicurare i parrocchiani che "nulla" sarebbe successo a don Mike. E nulla poteva succedere: con tutti quei parrocchiani che ti guardano dalla finestra, non puoi umiliare e minacciare un parroco.
Lo scopo del vescovo neocatecumenale è quello di raggranellare soldi per l'AAA (cioè, di fatto, per le attività del Cammino), a costo di imporre ai parroci di estrarli dalle casse parrocchiali o addirittura di attivare prestiti. Il solo seminario neocatecumenale infatti costa almeno 13mila dollari al mese (peraltro è già indebitatissimo su tutti gli altri fronti), figurarsi le altre spesucce neocatecumenalizie (viaggetti alle convivenze kikiane, ecc.).
I parrocchiani di don Mike hanno perciò avuto un'occasione di breve ma intenso confronto col vescovo neocatecumenale, che come al solito ha raccontato bugie immediatamente smentite dai presenti. Fra queste, ha detto che la "comunione seduti tutti insieme contemporaneamente" (una specialità del Cammino inventata dagli "iniziatori" Carmen Hernàndez e Kiko Argüello) sarebbe autorizzata da un documento vaticano che però "al momento non trovo... ce l'ho da qualche parte... appena lo trovo vi faccio sapere...". Infatti non si trova mai.

Ultima notizia: nonostante gli sforzi dei fratelli del Cammino e dei trucchetti dei parroci neocatecumenali, siccome l'AAA ha portato quest'anno il 60% in meno degli oltre 250mila dollari previsti, il vescovo neocatecumenale sta operando i primi tagli alle spese. Ed ecco che immediatamente azzera il cappellano dell'ospedale di Guam: evidentemente per il vescovo neocat i sacramenti ai moribondi si possono abolire.


Tutte le notizie sopra riportate vengono dal blog Jungle Watch; nel testo sopra, i ["link"] cliccabili come questo rinviano ad altri articoli (in italiano o in inglese) col il resto dei dettagli, che invitiamo a sfogliare chiunque volesse verificare quanto qui riportato.

Vogliamo qui precisare che il problema non è solo il vescovo neocatecumenale: è proprio la mentalità neocatecumenale. Dal Cammino provengono sempre le stesse oppressioni, prevaricazioni, vendette, piccinerie, arroganze, sfacciataggini, calunnie, inganni... è la spiritualità di Kiko e Carmen a originare tutto questo.

Chi inquina la fede, infatti, inquina anche la vita. Il neocatecumenalismo, essendo fondato su errori liturgici e dottrinali, produce sempre gli stessi risultati, in tutto il mondo, in ogni epoca, alla faccia di tutti i fratelli di buon cuore.

Infatti non si può difendere l'errore se non con la prevaricazione, l'arroganza, l'inganno, la menzogna. Che sono - fateci caso - le caratteristiche universali degli attivisti del Cammino Neocatecumenale.

domenica 14 giugno 2015

"Cercarono di crearsi un culto alla loro misura e alla loro altezza..."

Essi tentarono di crearsi un culto a loro misura...

Pronti per la carnevalata liturgica neocatecumenale
“Si corre il rischio reale di non lasciare alcun posto a Dio nelle nostre celebrazioni. Incorriamo nella tentazione degli ebrei nel deserto. Essi cercarono di crearsi un culto alla loro misura e alla loro altezza, e non dimentichiamo che finirono prostrati davanti all’idolo del vitello d’oro”.
Danza liturgica attorno al vitello d'oro:
notare l'espressione liturgica del neocatecumenale

Baciando la reliquia che ti porge il sommo profeta Kiko

Sacerdote
in ginocchio davanti a Kiko

mercoledì 10 giugno 2015

La struttura gerarchica segreta del Cammino Neocatecumenale

LA "PIRAMIDE" DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE

Ho fatto parte del Cammino neocatecumenale (CNC) per piu' di vent'anni, di cui per quasi venti, insieme a mia moglie e i nostri cinque figli Noemi, Mirjam, Davide, Sarah e Rachele, come "catechisti itineranti". Ho quindi assistito ai primi passi della Missio ad gentes neocatecumenale, prima di uscire dal Cammino nel 1990, in dissenso totale con i metodi catechetici di Kiko Argüello.
Dicendo questo, non voglio affermare che Kiko non abbia avuto anche intuizioni buone e valide per la Chiesa dei nostri tempi. Io stesso ne ho tratto benefici; anzi, in un momento cruciale della mia vita, il Cammino neocatecumenale è stato per me un'ancora di salvezza.

Ma come accadde al re Salomone che, malgrado tutta la sua sapienza, datagli dallo Spirito Santo, si lasciò trascinare dalla sua brama per il potere e le donne all'idolatria, così, spero che è solo una mia impressione, Kiko ha perso il carisma originale, a causa della sua megalomania.

Avendolo conosciuto assai da vicino, e anche, attraverso attriti personali (vedi la mia autobiografia: "L'immondizia ama Dio"), questa sua, sempre più crescente attitudine di monarca assoluto, do una mia interpretazione personale, può darsi errata, sulla nascita della Missio ad gentes del Cammino.

Negli Statuti ufficiali del CNC, approvati dalla Chiesa, non si fa cenno ad una gerarchia particolare.

Prima della loro stesura, però, nel Cammino era ben presente e continua ad esserlo segretamente, una vera e propria gerarchia, non tanto per la sua esistenza - ogni associazione umana ne necessita una - ma per il suo significato, che si presentava, prima che fu abolita dagli Statuti, all'origine così:
  • KIKO - cioè Gesù
  • I "DODICI" - cioè i dodici apostoli
  • I "SETTANTADUE" - cioè i settantadue discepoli
Osservandola, si può individuare la crescente Megalomania di Kiko Argüello, il quale, paragonandosi in un certo senso, a Gesù Cristo, non fa parte dei "Dodici", ma figura al di sopra.

È ovvio che la Chiesa non poteva avallare negli Statuti ufficiali del CNC una tale pretesa assurda. Quindi, negli Statuti non se ne trova traccia.

Nel corso degli anni, la piramide gerarchica del Cammino neocatecumenale, si è trasformata sempre di più:

KIKO, il Fondatore
KIKO, il Predicatore e detentore del Kerygma
KIKO, Catechista
KIKO, Esorcista auto nominatosi
KIKO, da trent'anni l'unico compositore di Canti per il CNC
KIKO, l' unico cantore da imitare
KIKO, l'unico vero Esegeta
KIKO, Iconografo e inventore di una "Nuova estetica"
KIKO, l'unico interprete della storia
KIKO, Compositore di Sinfonie
KIKO, Architetto
KIKO, Inventore di tutti gli oggetti che servono per la liturgia e la preghiera
KIKO, Artefice di un nuovo "Ecumenismo giudeo-cristiano",
KIKO, vertice della gerarchia:
  1. Kiko
  2. "I Dodici",
  3. "I Settantadue",
  4. "I Catechisti Itineranti",
  5. "L'èquipe dei catechisti, responsabili della Nazione",
  6. "L'èquipe dei catechisti, responsabili della Regione",
  7. "L'èquipe dei catechisti, responsabili della Diocesi",
  8. "L'èquipe dei catechisti, responsabili della parrocchia",
  9. "L'èquipe dei catechisti delle singole comunità",
  10. "Il responsabile della propria comunità",
  11. "Il singolo catecumeno".
(da: Daniel Lifschitz,
http://nelnomedimariaegesu.blogspot.ch
con lievi correzioni redazionali)

domenica 7 giugno 2015

Giovani neocat: problematici, ignoranti, avulsi da qualsiasi interesse che non sia la comunità neocatecumenale

Autoritratto di Kiko
dalla barbetta luciferina
Io credo che coloro che dicono che sono figli di Catechisti Neocatecumenali, sempre dentro il Cammino, non vedono nessuna cosa negativa nel Cammino stesso, lo dicono in buona fede, perché non avendo mai frequentato la vera Chiesa Cattolica, non avendo mai avuto una pluralità di informazione e formazione, umana, sociale e cristiana, ma un appiattimento formativo neocatecumenale, non solo per la fede, ma in tutti gli ambiti della vita, non hanno alcun parametro di confronto. Sono inseriti nell'eresia e nell'errore, nella coercizione e nel plagio, ma non possono rendersi conto di tutto questo, perché non hanno nessun parametro di confronto.

Ho toccato con mano, come i neocat, soprattutto i figli giovani e adolescenti, ma anche i ragazzi e i bambini, non sanno stare insieme agli altri, sono pieni di problemi, ignoranti sulla comune prassi ecclesiale che si attua nelle parrocchie, avulsi da qualsiasi altro interesse (sport, scout, hobby, amicizie... una serata tra amici o una pizza...) perché il loro mondo si riduce alla comunità e alle sue pertinenze.

Quando qualcuno apre gli occhi, spesso eccede nel verso opposto: matrimoni combinati, spesso in età giovanissima - ergo - separazioni e divorzi; vita notturna, scarsa serietà e impegno al lavoro, tanto mi aiuta la comunità, figli come conigli, che crescono senza genitori perché impegnati in comunità, con nonni e baby sitter costrette a fare i genitori per la seconda volta, tossicodipendenza e alcolismo, e chi più ne ha, più ne metta...
e poi hanno il coraggio di dire che loro salvano la famiglia e la Chiesa, come si è visto al Family Day?

Che Dio ci salvi da questa manifestazione eretica e demoniaca......
(da: Sarah)

giovedì 4 giugno 2015

Da come celebri la liturgia, si capisce la tua fede

Prima Comunione nella Chiesa Cattolica

Prima Comunione nelle Comunità Neocatecumenali
Il Cammino Neocatecumenale intenzionalmente non rispetta le norme liturgiche.

Nelle comunità si celebra una liturgia "personalizzata" dai due fondatori Kiko Argüello e Carmen Hernàndez, una vera carnevalata che manca di rispetto a Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, ridotto a "snack".

Ricordiamo che il modo di celebrare la liturgia è specchio del modo in cui si vive la fede. Una fede inquinata dà luogo ad una liturgia inquinata.