Un esempio di kikolatria: drappi "sacri" che riproducono gli sgorbi disegnati da Kiko (notare il "font" di caratteri kikiani)
Voglio riprendere un commento kikolatrico del 25/10/2022 postato sotto al thread sulla storia di Fuentes del Carbonero, per evidenziare quanto il Cammino sia essenzialmente rimasto il medesimo dai tempi delle convivenze all'Hotel Ergife di Roma e anche prima. Questo il commento:
La conversione come si riceve, senza un cammino di conversione? Senza un catecumenato? Come ci si converte, con un atto di volontà? Oppure con una bacchetta magica? Cosa è la conversione per te? Nella Chiesa ci si è sempre convertiti attraverso il catecumenato, che era un metodo, i sacramenti presuppongono la fede, ma per chi non ha fede? Chi non crede all'eucarestia? Chi non crede alla confessione? Ma poi è evidente che non basta solo accostarsi ai sacramenti, alcuni prendono i sacramenti ma non sono cristiani, non fanno una vita cristiana, scappano dalla Chiesa. Non vi rendete conto che siete in un corto circuito? Continuate ad offrire una cosa che non interessa più, la gente nemmeno lì capisce più i sacramenti perché essi presuppongono la fede. La vostra soluzione è superata, bisogna evangelizzare di nuovo la Chiesa non ostinarsi in metodi ormai caduchi e atrofizzati.
Tralasciamo il fatto che questo commento puzza parecchio di pasqualoneria (il nostro ripete questo concetto con le stesse parole come un mantra da anni nel tentativo di estenuarci), chiunque nel cammino potrebbe ripeterlo nello stesso modo. Provate a domandare a 10 camminanti di quelli duri e puri perché serve un "catecumenato" oggi nella Chiesa e vedete in che percentuale vi risponderanno così. Se non volete perdere tempo in questo esercizio di ricerca sociale ve lo dico io: il 100%.
Non si tratta di farina del sacco loro, chiaro, ma della trasposizione pedissequa di quanto predicato da Sankiko e Sancarmen lungo tutto l'arco del Cammino, fissato nei mamotreti e ripetuto a pappagallo dai catechisti pasciuti a eresie dal 1968 almeno fino al 2011 (e oltre). In quasi tutti i volumi il concetto è riportato in diverse declinazioni: la Chiesa moderna è morta, la predicazione non serve più a nulla, il mondo è secolarizzato (?), nessuno più fa una vita cristiana (tranne loro), e così via.
Il Cammino è un "movimento" solo di nome, in realtà è fermo immobile, o meglio ancora cammina sì ma in tondo, come i girotondi e balletti che si fanno attorno alla mensa, in stile tribù centrafricana. La predicazione non ha subito una vera evoluzione, le parole ma soprattutto i concetti sono gli stessi da tempo immemore e modificarli è vietato. Sebbene nello Statuto si richieda che il Cammino si attui "secondo le linee proposte dagli iniziatori", ciò non significa che gli iniziatori non possano modificare queste stesse linee, adeguandosi di conseguenza man mano che il tempo passa e le epoche cambiano (e in questi decenni del XXI secolo cambiano in fretta usi e costumi, rendendo doveroso un aggiornamento dei metodi di predicazione), o apprendendo dalle proprie esperienze, o errori. Quanto bene farebbe all'arrogante luterano Kiko raccogliere le idee e le proposte delle famiglie inviate in missione o degli itineranti o dei "seminaristi"! Ma ahimé queste persone pesantemente indottrinate non hanno altro compito che riportare le stesse catechesi del 1972 (sbobinatura Hotel Ergife) ai nuovi adepti della setta, ma non possono nulla aggiungere o modificare, pena la damnatio memoriae. Il Cammino neocat, come dimostrano gli stessi adepti neocat, non è cambiato in niente nei quasi 60 anni di vita.
Chiarito questo, facciamo un piccolo esercizio a uso dei camminanti in buona fede e dei passanti che vogliano informarsi sulla setta e rispondiamo punto per punto alle trite osservazioni dell'anonimo.
1. La conversione come si riceve, senza un cammino di conversione? Senza un catecumenato?
La conversione non dipende da fantomatici cammini. Essa è una disposizione stabile dell'anima che come l'ago di una bussola si orienta a Dio che è il "nord", il punto di riferimento, che con la sua forza attrattiva chiama a Sé tutti i suoi figli in continuazione. È inoltre un dono di Dio, che viene elargito a chi Egli desidera, secondo i profondi desideri dell'anima stessa che a volte grida a Lui senza neppure accorgersene. I casi di conversioni improvvise sono innumerevoli e molti illustri: san Francesco, san Paolo, san Camillo, sant'Agostino; nessun cammino neocatecumenale, nessun itinerario di iniziazione, nessuna riscoperta, nessuna catechesi... Dopo l'iniziale adesione, ciò che serve non sono periodici incontri, versamenti di decime, passaggi, scrutini, piazzate, e così via discorrendo, ma la frequentazione dei Sacramenti, che uniscono alla vita divina della Santissima Trinità e sono il nostro Cielo sulla terra; la conversione va alimentata, protetta e lasciata sviluppare, restando per tutto il pellegrinaggio della vita terrena nella volontà divina, per quanto possibile nelle umane debolezze. Lo dice Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Dives in misericordia (13):
La misericordia in se stessa, come perfezione di Dio infinito, è anche infinita. Infinita quindi ed inesauribile è la prontezza del Padre nell'accogliere i figli prodighi che tornano alla sua casa. Sono infinite la prontezza e la forza di perdono che scaturiscono continuamente dal mirabile valore del sacrificio del Figlio. Nessun peccato umano prevale su questa forza e nemmeno la limita. Da parte dell'uomo può limitarla soltanto la mancanza di buona volontà, la mancanza di prontezza nella conversione e nella penitenza, cioè il perdurare nell'ostinazione, contrastando la grazia e la verità, specie di fronte alla testimonianza della croce e della risurrezione di Cristo.
Pertanto, la Chiesa professa e proclama la conversione. La conversione a Dio consiste sempre nello scoprire la sua misericordia, cioè quell'amore che è paziente e benigno a misura del Creatore e Padre: l'amore, a cui «Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo», è fedele fino alle estreme conseguenze nella storia dell'alleanza con l'uomo: fino alla croce, alla morte e risurrezione del Figlio. La conversione a Dio è sempre frutto del «ritrovamento» di questo Padre che è ricco di misericordia. L'autentica conoscenza del Dio della misericordia, dell'amore benigno è una costante ed inesauribile fonte di conversione, non soltanto come momentaneo atto interiore, ma anche come stabile disposizione, come stato d'animo. Coloro che in tal modo arrivano a conoscere Dio, che in tal modo lo «vedono», non possono vivere altrimenti che convertendosi continuamente a lui. Vivono, dunque, in stato di conversione; ed è questo stato che traccia la più profonda componente del pellegrinaggio di ogni uomo sulla terra in stato di viandante.
E vale la pena citare il vangelo di Luca e la predicazione di Giovanni il Battista, che annunciava un battesimo con acqua per la conversione:
[Lc 3,7]Giovanni dunque diceva alle folle che andavano per essere battezzate da lui: «Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l'ira futura? [8]Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento, e non cominciate a dire in voi stessi: "Noi abbiamo Abraamo per padre!" Perché vi dico che Dio può da queste pietre far sorgere dei figli ad Abraamo. [9] Ormai la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero dunque che non fa buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».
Sono quindi le quotidiane opere buone, l'esercizio delle virtù nel concreto (non in teorici sentimenti religiosi), l'assiduità nei sacramenti, a mantenere costante la giusta rotta. Non serve nessun cammino neocatecumenale.
Il "catecumenato" citato dal pasqualonide anonimo, come abbiamo più volte spiegato, è una fase dedicata ai non battezzati che desiderano ricevere da adulti il sacramento del Battesimo ed essere incorporati nella Chiesa. Continuare a definirlo così conferma solo che per i neocatecumenali il battesimo dei bambini fuori del Cammino non vale niente. La fantasiosa "riscoperta" del Battesimo altro non è che una baggianata che maschera il vero intento, ossia condurre i neocatecumenali a un secondo "battesimo" nel fiume Giordano alla fine del Cammino.
2. Come ci si converte, con un atto di volontà? Oppure con una bacchetta magica?
Si, esattamente: è un atto di volontà, che il kikino sprezzante chiama "bacchetta magica", confermato dalla Grazia divina santificante ad avviare la conversione. È Dio a scegliere i modi e i tempi, laddove trova un'anima che desideri conoscerLo. A limitare questo fenomeno infatti non è il peccato, come insegnava Giovanni Paolo II, ma l'uomo che non vuole convertirsi a Dio. Egli rispetta la volontà della Sua creatura e non forza nessuno a seguirLo, così come non lo ha fatto nella Sua prima venuta, quando camminava tra noi.
3. Nella Chiesa ci si è sempre convertiti attraverso il catecumenato.
Questa affermazione è una colossale mistificazione: sin da tempo immemore e con ogni probabilità dal tempo degli stessi Apostoli intere famiglie venivano battezzate, compresi i figli piccoli dopo una singola predicazione (vedi Atti 10,44-48, circa Cornelio in Lidia, in At 16,14ss, del carceriere di Filippi in At 16,33, del capo della sinagoga di Corinto, Crispo, in At 18,8ss, di Stefana a Corinto 1Cor 1,166), e si verificavano allo stesso modo conversioni di intere folle (anche in questo si vedano gli Atti degli Apostoli).
L'affermazione del neocat viene dal fatto che nella Chiesa primitiva l'assoluta maggioranza degli adulti veniva dal paganesimo e doveva essere istruita, per cui era stabilito un catecumenato di durata non ben definita (alcune fonti dicono 3 anni) che servisse a spiegare i fondamenti della fede cristiana. Inoltre la Chiesa dei primi secoli visse in una profonda persecuzione che richiedeva prudenza e nascondimento, da cui il percorso del catecumenato che prevedeva alcune fasi intermedie per assicurarsi che chi non fosse realmente interessato alla conversione al cristianesimo non accedesse a misteri che non era in grado di comprendere.
Dopo la liberalizzazione del cristianesimo il catecumenato venne man mano abbandonato, i missionari si diffusero in tutto il mondo predicando il Vangelo e battezzando i pagani: Nostro Signore non disse "Andate dunque e diffondete un catecumenato a tappe" ma disse «ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo» (Mt 28,16-17).
Oggi, anche se le persone non sono più cristiane come un tempo e la fede è in forte crisi, i Sacramenti non possono perdere di efficacia. Il bambino battezzato riceve la Fede in modi misteriosi dalla Chiesa universale che assiste come unico Corpo Mistico e ad esso si appoggia. L'anima inoltre ha una coscienza superiore che travalica quella psichica e vede Dio anche se il bambino nella mente non può comprenderlo. Ecco perché la Chiesa da sempre raccomanda il battesimo dei più piccoli, prima possibile, per la remissione del peccato originale. Il Battesimo da solo è sufficiente a risvegliare il desiderio di conversione perché la Grazia che viene effusa non si può cancellare. Nessun cammino neocatecumenale è necessario.
4. I sacramenti presuppongono la fede, ma per chi non ha fede? Chi non crede all'eucarestia? Chi non crede alla confessione?
Non sono sicuro al 100% di cosa l'anonimo intendesse, ma i Sacramenti non presuppongono un bel nulla. I Sacramenti sono efficaci ex opere operato, per il fatto stesso di essere amministrati validamente, e alcuni di essi imprimono un incancellabile carattere; ciò che serve non è la Fede ma lo stato di grazia perché il sacramento sia fruttuoso. Essendo un dono di Dio non c'è nulla che l'uomo possa fare per rendere efficace un Sacramento, esso può essere solo valido o invalido. Se invalido, non è amministrato all'origine, cioè è nullo, non si è mai verificato. Tante persone si sposano senza Fede con il rito religioso, ma se c'è il consenso la grazia è incancellabile.
Per credere all'Eucarestia è sufficiente, come insegnava san Pio X, che il bambino sia in grado di distinguere il pane comune dal Pane eucaristico, ecco perché raccomandava la Prima Comunione in tenera età e sono diversi i casi di santi bambini che l'hanno ricevuta anche a 4 anni: nessuna speciale Fede più alta di credere che Dio esiste ed è presente nel Santissimo Sacramento. La Fede come virtù peraltro è un dono divino e l'uomo non può né concedersela da solo né acquisirla in cammini infiniti per non si sa quali meriti. La fede viene attraverso l'ascolto della Parola di Dio, ma non è un presupposto dei Sacramenti. La volontà di riceverlo rende il Sacramento valido.
Per la Riconciliazione il semplice desiderio di essere perdonati manifestato dal fatto di dirigersi al confessionale è già un atto di contrizione sufficiente a ricevere il Sacramento del perdono. Anche in questo caso nessun cammino e nessun "presupposto". Potremmo continuare con gli esempi, ma mi fermo qui.
È chiaro pasqualoni? Voi come i farisei non entrate nel Regno dei Cieli e impedite a chiunque di entrarvi.
5. Ma poi è evidente che non basta solo accostarsi ai sacramenti, alcuni prendono i sacramenti ma non sono cristiani, non fanno una vita cristiana, scappano dalla Chiesa.
Anche questa è una falsità mostruosa come dimostrato dall'esempio di un esercito di Santi di ogni epoca, fra cui il recentissimo Beato Carlo Acutis, i cui meriti derivavano dal solo essersi accostato frequentemente ai sacramenti. I Sacramenti hanno un potere divino che trascende l'uomo in tutto: è l'equivalente di trovarsi esposti al sole, una persona si abbronza anche se non sa cosa significhi abbronzarsi. Il sole non perde il suo potere solo perché non vogliamo avere la sua luce. Chi prende i sacramenti senza fare una vita cristiana non riceve i frutti dei sacramenti stessi, mentre solo in alcuni casi la Chiesa richiede lo Stato di grazia per la validità del sacramento, stato che si ottiene con una confessione fatta bene (è il caso del matrimonio, dell'ordine sacro, della confermazione). È compito della Chiesa e dei suoi ministri provvedere a ciò. Anche se molte persone poi abbandonano la Chiesa, l'effetto dei sacramenti ricevuti non si può annullare, perciò quel piccolo seme, che resta nella terra dell'anima, forse un giorno porterà frutto in modi impensabili, in tempi imperscrutabili.
Viene il dubbio che i neocatecumenali non credano alla divina Grazia, per loro la vita cristiana sembra tutto un effetto di qualche attività umana, concept by Kiko: vedi Dio io faccio le piazze, faccio l'Eucarestia, faccio la GMG, faccio la convivenza, un passaggio fuerte!
6. Continuate ad offrire una cosa che non interessa più, la gente nemmeno lì capisce più i sacramenti
Il neocatecumenalismo è tutto un "capire" qualcosa, e infatti è un'eresia gnostica-luterana. Triste che un tizio che in teoria dovrebbe amare la Chiesa e Dio dica una cosa così deprimente: "non interessa più", come se i Sacramenti fossero una specie di moda da aggiornare. C'è da dire che sebbene la chiamata sia universale, la Chiesa di fatto è per le moltitudini, non per la totalità, perché non tutti vorranno rispondere a questa chiamata. Il compito della Chiesa non è quello di trascinare la gente per i piedi, ma di annunciare il Vangelo a tutte le nazioni, fino all'ultimo uomo sulla Terra in attesa del ritorno del Signore, dal che poi la risposta è libera. Dio non vuole robot senza cervello ma figli che coscientemente anche in un unico attimo della propria vita rispondano "sì". Il resto lo farà la potenza di Dio.
Il cristianesimo è semplice, in realtà, non come vogliono far credere certi falsi profeti. L'insegnamento è pubblico, chiunque può ascoltarlo ovunque nel mondo. Non ci sono segreti, tutto è alla luce del sole. Il cammino invece opera nelle tenebre e insegna eresie. La Chiesa non ha previsto mamotreti segreti contenenti formule speciali per cristiani di livello superiore; il Nuovo testamento, il Catechismo e i Sacramenti sono più che sufficienti per vivere una vita degna e aspirare alla santità.
Non fatevi ingannare: l'unica cosa che vogliono, come Simone il Mago, è il potere, l'autorità e il denaro.
Nella mentalità neocatecumenale il ricevere delle critiche, anche fondate, giustificate, documentate, caritatevoli, costituisce sempre un'insopportabile "persecuzione", un'ingiusto "odio", una terribile "calunnia", un insensato "gettar fango", e via di questo passo mantenendo saldamente la prima posizione nella classifica del vittimismo. Gli adepti del Cammino recitano ufficialmente la parte dei mansueti agnellini che subiscono in silenzio (ma dietro le quinte fanno partire la character assassinatione le vendette trasversali).
Ai fratelli delle comunità neocatecumenali che ci accusano di percepire dai nostri commenti un qualche "odio" verso il Cammino, basterebbe invitarli a leggere a casaccio alcune delle quasi 2800 pagine pubblicate su questo blog (non necessariamente le centinaia di migliaia di commenti), in cui troveranno:
- testimonianze di chi il Cammino l'ha fatto, e ha scoperto che qualcosa non andava, e che magari ha tentato di correggere ma è stato espulso, oppure è stato messo in condizione di non poter far niente, e quasi sempre è stato insultato, diffamato, infangato, aggredito, calunniato, mobbizzato, doxxato, eccetera;
- documenti della Chiesa, da omelie di prelati a decisioni del Papa, da avvisi di parroci a lettere pastorali dei vescovi, da libri di teologi a documenti conciliari, eccetera, che - implicitamente o esplicitamente, direttamente o indirettamente - condannano le attività e gli insegnamenti del Cammino Neocatecumenale, dei suoi autonominati "iniziatori" e dei loro cosiddetti "catechisti" e "responsabili" ed "itineranti" ed "equipe" e tutto;
- articoli sulla stampa, libri, servizi giornalistici, eccetera; anche di quelli che non conoscevano l'esistenza del Cammino ma ne notano i cosiddetti "frutti", come ad esempio la devastazione lasciata dai kikolatri nelle grandi manifestazioni;
- materiale (commenti, foto, video) pubblicamente postato dai fratelli neocatecumenali sui pubblici social network in modo che il pubblico non neocatecumenale possa vedere, leggere, farsi un'idea sul Cammino, sulle sue strampalate liturgie, sul suo eretico insegnamento, magari anche sulle sue perfide tradizioni (come la cosiddetta "Decima"), eccetera.
E di fronte a tutto questo, gli asini raglianti - senza offesa per i quadrupedi veri - cosa fanno? Lamentano "odio". Ci accusano di "infangare". Addirittura si vantano di essere "perseguitati".
Tanta asineria non è dovuta alla loro mancanza di intelligenza (o almeno, non sempre). È dovuta invece alla malafede. Infatti di fronte alle cose sopra elencate - che questo blog si limita a citare, ricordare, portare all'attenzione, senza alcuna pretesa di essere esaustivo -, gli asini in questione ragliano di credere che sarebbe tutto falso. Tutto, ma proprio tutto falso, cioè non ammettono neppure una riga.
Credono che ogni testimonianza non proprio favorevole Cammino - tutte, dalla prima all'ultima - sarebbe dettata da malafede e cattiveria gratuita. Credono che sia impossibile che qualcuno, parlando contro il Cammino, stia dicendo la verità, credono impossibile che abbia capito qualcosa di vero e lo stia comunicando.
Nella loro grande asineria, credono che il Papa avrebbe torto a rimbrottarli, credono che le «decisioni del Santo Padre» contro la liturgia del Cammino sarebbero inesistenti o comunque automaticamente abolite. Credono che i teologi che hanno scovato un'enorme valanga di errori nell'insegnamento neocatecumenale sarebbero tutti in errore, ma senza saper spiegare perché. Credono che il mettere a tacere chiunque critichi il Cammino significherebbe cancellare anche il valore di tali critiche. (E basterebbe già questo a capire che ai kikolatri non gliene importa niente della verità, della correttezza, dell'onestà, del rapporto col Signore). Proprio una mentalità da setta fanatica.
Lo squallore e la tristezza di una "Prima Comunione" in rito neocatecumenale
Molti anni fa venni accidentalmente invitato ad un mini-party con snack e cocacole a fiumi, organizzato da un dirigente medio-piccolo della sede locale di una certa grossa azienda. Nel momento clou del ricevimento, il soggetto tenne finalmente la sua omelia, raccontando di essere appena tornato dalla Convention aziendale tenutasi a Milano. "Sapete, è stata una Convention molto importante, si è discusso di cose Molto Importanti": questo è tutto ciò che disse ("si è discusso" significava chiaramente che lui era stato solo uno spettatore e o non aveva capito niente, o sapeva che i contenuti della Convention erano troppo noiosi per il suo uditorio), per poi subito aggiungere di essere stato anche al Teatro alla Scala, su cui si dilungò per qualche minuto, sebbene lo spettacolo alla Scala non fosse uno dei momenti della Convention. Parlò della Scala raccontando con grande enfasi, come se fosse stato il momento in cui aveva ricevuto una specie di titolo nobiliare (come se volesse dire: "ehi, ho fatto una cosa da nobili, sono andato alla Scala: non ho capito niente, ma ho marcato presenza lì alla Scala, e questo fa di me un vero nobile"). I suoi dipendenti si riconoscevano perché erano quelli che applaudirono ripetutamente, alcuni fingendo convinzione ed entusiasmo, come neanche in un film del ragionier Fantozzi.
Quell'episodio mi è rimasto impresso non per l'abbuffata gratis di snack ma perché quel dirigente non era un cafone qualsiasi. Era un piccolo borghesotto che nonostante il benessere raggiunto, nonostante la posizione di rilievo in azienda, per tutta una vita non si era mai sentito "importante". Da chissà quanto tempo bramava di ricevere un titolo nobiliare, uno qualsiasi, anche virtuale, e di fare attività da nobili per poter vantarsene coi suoi sottoposti per riceverne finalmente plauso e ammirazione. Il sottoscritto giovincello assistette alla scena e, non essendo un suo sottoposto, poté interpretarla correttamente e guadagnare una lezione di vita riguardo all'immensa stupidità del foraggiare la propria superbia.
Ecco, nel Cammino Neocatecumenale avviene sostanzialmente la stessa cosa di quel mini-party. Gente scioperata il cui orizzonte di vita è sempre stato la Grande Mangiata™, gente che non ha mai fatto un week-end fuoriporta tranne che al proprio matrimonio, gente che compra al discount perché è più importante risparmiare che mangiar sano, gente la cui vita sociale è ridotta a parenti e colleghi, all'improvviso si ritrova "obbligata" a:
a far grandi mangiate (oh, ma si chiama "agape")
a far grandi discorsi (oh, ma si chiamano "ambientale", "risonanza", "monizione"...)
a far caciara, battimani, girotondino (oh, ma la chiamano addirittura "liturgia")
a fare grandi convention (oh, ma si chiamano "convivenze")
ad essere in un club esclusivo (oh, ma si chiama "comunità")
a sentirsi superiori agli altri (oh, ma si chiama "Cammino", mica come i "cristiani della domenica"!)
ad avere titoli nobiliari ("ostiari", "cantori", "responsabili", "catechisti", "itineranti", "presbìteri", "venti figli di cui undici in cielo", "mio figlio è stato estratto per il seminario di Medellín, non sapevo neanche dov'è Medellín e ho dovuto cercare su wikipedia"...)
ad avere diritti esclusivi, come l'autorizzazione a peccare ("quando il Signore mi toglie la mano dalla testa ne combino di ogni!")
ad avere una platea a cui raccontare le proprie menate (risonanze, monizioni, ambientale, giri d'esperienze, "testimonianze"... ma anche le "centopiazze" kikiane) con garanzia di applausi (c'è sempre la claque neocatecumenale a garantirtene in abbondanza)
Ecco, il Cammino è il sogno degli straccioni imborghesiti, straccioni non in senso di "poveri" ma in senso di gente che pur avendone la possibilità economica non avrebbe mai il coraggio di spendere 250 euro a persona per un week-end in montagna in alta stagione, ma che viene indotta a spendere 280 euro a persona per un week-end di "convivenza" in bassa stagione in località bislacca ma lontana da casa, quanto basta per sentirsi importanti, per sentirsi come i veri nobili con titolo nobiliare e stemma di nobiltà: "siamo andati a fare una Convivenza! sapete, è un momento importante, in cui si fanno cose importanti..."
Gran parte dell'appeal del Cammino consiste nella superbia e nella vanità. Sentirsi parte di un club "esclusivo", composto da "fortunati" che hanno a disposizione "il meglio del meglio", che devono strafare (si considerino ad esempio le assurde spese di fiori e prodotti ortofrutticoli per addobbare il tavolinetto smontabile su cui celebrare la liturkikia), che hanno un senso di appartenenza tale da dire "il Cammino vale 100 la parrocchia vale 20"), che hanno tutta una collezione di slogan preconfezionati per sentirsi superiori agli altri: "noi facciamo liturgia, noi facciamo la Decima, noi facciamo tanti figli, noi facciamo le centopiazze, facciamo, facciamo, facciamo...", col sottinteso che voialtri non fate, dunque non siete.
Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?". (cfr. Mt 22,15-17)
Pensate un po', «tennero consiglio» perché singolarmente avevano sempre fallito, bramavano tantissimo di «coglierlo in fallo nei suoi discorsi», perché sarebbe bastato loro indicare una singola contraddizione per avere almeno la scusa per rifiutarsi di ascoltarlo.
Gli amici della menzogna, non essendo capaci di cancellare la verità, si danno sempre da fare come quei farisei, cercando di «cogliere in fallo» chiunque dica la verità, in modo da poter dire: "ehi, guardate, si contraddice, è inaffidabile, tutto ciò che ha detto è da rifiutare perché potrebbe contenere contraddizioni!"
Fra gli amici della menzogna dobbiamo purtroppo annoverare i fratelli del Cammino Neocatecumenale perché adoperano lo stesso metodo: tentano di cogliere in fallo l'interlocutore, non importa su cosa, per loro va bene anche la più minuscola contraddizione sulla quale costruiranno tutto il discorsetto: "ehi, guardate, si è contraddetto, è inaffidabile, tutto ciò che ha detto finora (e che dirà d'ora in poi) è da rifiutare!" Credono, così facendo, di azzerare il valore di qualsiasi ragionevole e motivata critica al Cammino Neocatecumenale e ai suoi autonominati "iniziatori".
Certe volte lo fanno persino "in buona fede", sinceramente convinti che per promuovere il Cammino occorra ricorrere a trucchetti, astuzie, ipocrisie, inganni, menzogne. Si dichiarano convintissimi che il Cammino sarebbe "ispirato dallo Spirito" e poi per difenderlo vanno usando tutti gli inganni e le furbate possibili, fingendo di non sapere cose, fingendo di non aver capito, fingendo innocenza ("da me mai successo!", con la riserva mentale del "mai successo nella mia comunità enelle specifiche condizioni in cui ne parli tu"), vanno aggredendo (non solo verbalmente), ingannando, mentendo... doni dello "Spirito", nevvero? Dopotutto è proprio l'esempio che viene loro dato dai capicosca della loro setta.
Di esempi ne abbiamo a bizzeffe, praticamente in ogni pagina di questo blog. "Voi non sapete, voi non capite, voi non avete fatto esperienza, voi non potete parlare con autorità, voi giudicate, voi non conoscete, voi siete anonimi su un blog anonimo..." Per i seguaci del tripode Kiko-Carmen-Cammino, qualsiasi scusa è buona per tentare di mettere a tacere chi dice la verità, con la falsa convinzione che mettendo a tacere il messaggero si farebbe sparire anche il valore del messaggio.
Un altro problema del fariseismo - antico e specialmente moderno - è che si illude che quantità coincida con qualità. Per cui ha l'ossessione di misurare sé stessi e gli altri, come se ci fosse una specie di campionato in corso con classifica e punteggi, come se la fede consistesse in un numero di iscritti, o in un elenco di 613 precetti (riguardanti attività fatte, figli sfornati, sedi distaccate aperte, ecc.) e "vince" chi può vantare di averne rispettati di più.
Contro questa mentalità riduttiva si era già espresso chiaramente Nostro Signore (cfr. Lc 11,42): «Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre». Infatti i farisei - antichi e moderni - credono che esibire un maggior "punteggio" implichi l'essere migliori degli altri (cfr. Lc 18,11-12): «Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime...». A questo punto pensate ai neocatekiki che gloriano sé stessi annunciandovi: "oggi Radio Livio ha Riportato l'Esperienza di una Famiglia del Cammino che ha Tredici Figli! Tredici! Tredici Figli!" Indovinate il sottinteso, voialtri che avete meno di tredici figli (e addirittura non pagate la decima!) e perciò - secondo il kikino kiketto che vi sta sventolando la Mega Notiziona, anzi, il Riporto dell'Esperienza nell'Ambientale della Monizione - avete meno fede dei tipici fratelli camminanti.
Per questo dobbiamo continuamente ricordare ai cattolici che il neocatecumenalismo contiene fin nelle radici l'illusione che la fede equivarrebbe ad un elenco di cose vantabili: "ti ringrazio Signor Kiko perché io sono più cristiano dei Cristiani della Domenica perché io ho nientepopodimenoche Quattordici Figli di cui Nove in Cielo e Pago Regolarmente la Decima, e il mio club conta 1270 diocesi e 6300 parrocchie, mica come quei Cristiani della Domenica che Criticano il Cammino!"
Munificentissimus Deus - Bolla dogmatica per la definizione
dell'Assunzione in corpo ed anima di Maria SS.ma in cielo (1° novembre
1950)
PIO XII SERVO DEI SERVI DI DIO A PERENNE MEMORIA COSTITUZIONE APOSTOLICA MUNIFICENTISSIMUS DEUS(1) LA GLORIFICAZIONE DI MARIA CON L'ASSUNZIONE AL CIELO IN ANIMA E CORPO
L`incoronazione della Vergine (1645 - Diego Velazquez)
Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d'amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8, 28).
Il Nostro pontificato, come anche l'età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l'aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l'ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi.
Dio, infatti, che da tutta l'eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, «quando venne la pienezza del tempo (Nota 1)» (Gal 4, 4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea assunzione al cielo della vergine Madre di Dio Maria.
Questo privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro predecessore Pio IX, d'immortale memoria, definì solennemente il dogma dell'immacolata concezione dell'augusta Madre di Dio. Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull'uno e sull'altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell'ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa.
Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria.Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo.
Per questo, quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe stato definito dal supremo magistero della chiesa anche il dogma della corporea assunzione al cielo di Maria vergine. Infatti si videro non solo singoli fedeli, ma anche rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e anzi non pochi padri del concilio Vaticano chiedere con vive istanze all'apostolica sede questa definizione. (Nota 2) In seguito queste petizioni e voti non solo non diminuirono, ma aumentarono di giorno in giorno per numero ed insistenza. Infatti per questo scopo furono promosse crociate di preghiere; molti ed esimi teologi intensificarono i loro studi su questo soggetto, sia in privato, sia nei pubblici atenei ecclesiastici e nelle altre scuole destinate all'insegnamento delle sacre discipline; in molte parti dell'orbe cattolico furono tenuti congressi mariani sia nazionali sia internazionali.
Tutti questi studi e ricerche posero in maggiore luce che nel deposito della fede affidato alla chiesa era contenuto anche il dogma dell'assunzione di Maria vergine al cielo; e generalmente ne seguirono petizioni con cui si chiedeva insistentemente a questa sede apostolica che questa verità fosse solennemente definita.
In questa pia gara i fedeli furono mirabilmente uniti coi loro pastori, i quali in numero veramente imponente rivolsero simili petizioni a questa Cattedra di S. Pietro. Perciò quando fummo elevati al trono del sommo pontificato erano state già presentate a questa sede apostolica molte migliaia di tali suppliche da ogni parte della terra e da ogni classe di persone: dai nostri diletti figli cardinali del sacro collegio, dai venerabili fratelli arcivescovi e vescovi, dalle diocesi e dalle parrocchie.
Per la qual cosa, mentre elevavamo a Dio ardenti preghiere perché infondesse nella Nostra mente la luce dello Spirito Santo per decidere di una causa così importante, impartimmo speciali ordini perché si fondessero insieme le forze e venissero iniziati studi più rigorosi su questo soggetto, e intanto si raccogliessero e si ponderassero accuratamente tutte le petizioni che dal tempo del Nostro predecessore Pio IX, di felice memoria, fino ai nostri tempi erano state inviate a questa sede apostolica circa l'assunzione della beatissima vergine Maria al cielo.(2)
Il magistero della chiesa
Ma poiché si trattava di cosa di tanta importanza e gravità, ritenemmo opportuno chiedere direttamente e in forma ufficiale a tutti i venerabili fratelli nell'episcopato che Ci esprimessero apertamente il loro pensiero. Perciò il 1° maggio 1946 indirizzammo loro la lettera [enciclica Deiparae Virginis Mariae, in cui chiedevamo: «Se voi, venerabili fratelli, nella vostra esimia sapienza e prudenza ritenete che l'assunzione corporea della beatissima Vergine si possa proporre e definire come dogma di fede, e se col vostro clero e il vostro popolo lo desiderate».
Maria Mediatrice universale di tutte le grazie
E coloro che «lo Spirito Santo ha costituito vescovi per pascere la chiesa di Dio» (At 20, 28) hanno dato all'una e all'altra domanda una risposta pressoché unanimemente affermativa. Questo «singolare consenso, dell'episcopato cattolico e dei fedeli»,(3) nel ritenere definibile, come dogma di fede, l'assunzione corporea al cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del magistero ordinario della chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa, perché lo custodisse fedelmente e infallibilmente lo dichiarasse.(4) Il magistero della chiesa, non certo per industria puramente umana, ma per l'assistenza dello Spirito di verità (cf. Gv 14, 26), e perciò infallibilmente, adempie il suo mandato di conservare perennemente pure e integre le verità rivelate, e le trasmette senza contaminazione, senza aggiunte, senza diminuzioni. «Infatti, come insegna il concilio Vaticano, ai successori di Pietro non fu promesso lo Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli, ossia il deposito della fede».(5)
Pertanto dal consenso universale di un magistero ordinario della chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l'assunzione corporea della beata vergine Maria al cielo, - la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell'augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della chiesa debbono crederla con fermezza e fedeltà.
Poiché, come insegna lo stesso concilio Vaticano, «debbono essere credute per fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa oralmente o col suo ordinario e universale magistero, propone a credere come rivelate da Dio».(6) Di questa fede comune della chiesa si ebbero fin dall'antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede si andò manifestando sempre più chiaramente.
I fedeli, guidati e istruiti dai loro pastori, appresero bensì dalla s. Scrittura che la vergine Maria, durante il suo terreno pellegrinaggio, menò una vita piena di preoccupazioni, angustie e dolori; inoltre che si avverò ciò che il santo vecchio Simeone aveva predetto, perché un'acutissima spada le trapassò il cuore ai piedi della croce del suo divino Figlio, nostro Redentore. Parimenti non trovarono difficoltà nell'ammettere che Maria sia morta (Nota 3), come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l'augusto tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall'amore verso colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l'armonia meravigliosa dei privilegi (Nota 4) che il provvidentissimo Iddio ha elargito all'alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto.
Questa stessa fede attestano chiaramente quegli innumerevoli templi dedicati a Dio in onore di Maria vergine assunta al cielo, e le sacre immagini ivi esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e patrocinio della Vergine assunta in cielo; parimenti con l'approvazione della chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale privilegio. Né va dimenticato che nel rosario mariano, la cui recita è tanto raccomandata da questa sede apostolica, viene proposto alla pia meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell'assunzione della beatissima Vergine.
La liturgia delle chiese d'oriente e d'occidente
Ma in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall'antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra liturgia, «essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana».(7)
Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell'Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario (Nota 4) che il Nostro predecessore Adriano I, d'immortale memoria, mandò all'imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: «Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei».(8)
Ciò che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è espressa più diffusamente e con maggior chiarezza. Il Sacramentario gallicano, per esempio, definisce questo privilegio di Maria «inspiegabile mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini». E nella liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l'assunzione corporea di Maria non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi, specialmente con la sua maternità verginale, prestabilita da un disegno singolare della Provvidenza divina: «A te Dio, re dell'universo, concesse cose che sono al disopra della natura; poiché come nel parto ti conservò vergine, così nel sepolcro conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò».(9)
Il fatto poi che la sede apostolica, erede dell'ufficio affidato al Principe degli apostoli di confermare nella fede i fratelli (cf. Lc 22, 32), con la sua autorità rese sempre più solenne questa festa, stimolò efficacemente i fedeli adapprezzare sempre più la grandezza di questo mistero. Così la festa dell'Assunzione dal posto onorevole che ebbe fin dall'inizio tra le altre celebrazioni mariane, fu portata in seguito fra le più solenni di tutto il ciclo liturgico. Il Nostro predecessore s. Sergio I, prescrivendo la litania o processione stazionale per le quattro feste mariane, enumera insieme la Natività, l'Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione di Maria.(10) In seguito s. Leone IV volle aggiungere alla festa, che già si celebrava sotto il titolo dell'Assunzione della beata Genitrice di Dio, una maggiore solennità, prescrivendone la vigilia e l'ottava; e in tale circostanza volle partecipare personalmente alla celebrazione in mezzo a una grande moltitudine di fedeli.(11) Inoltre che già anticamente questa festa fosse preceduta dall'obbligo del digiuno appare chiaro da ciò che attesta il Nostro predecessore s. Niccolò I, ove parla dei principali digiuni «che la santa chiesa romana ricevette dall'antichità ed osserva tuttora».(12)
Ma poiché la liturgia della chiesa non crea la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti dall'albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e approfondirono il senso e l'oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della festa non era soltanto l'incorruzione del corpo esanime della beata vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste «glorificazione», a somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo.
La voce dei santi padri
Così s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l'assunzione corporea dell'alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio».(13)
Queste espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, s. Germano di Costantinopoli trovava consentanea l'incorruzione e l'assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso corpo verginale: «Tu, come fu scritto, apparisci "in bellezza", e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere; trasformato bensì, in quanto umano, nell'eccelsa vita della incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato della pienezza della vita».(14) E un altro antico scrittore dice: «Come gloriosissima Madre di Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell'immortalità, è da lui vivificata, rivestita di corpo in un'eterna incorruttibilità con lui, che la risuscitò dal sepolcro e la assunse a sé, in modo conosciuto da lui solo».(15)
Con l'estendersi e l'affermarsi della festa liturgica, i pastori della chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate.
L'insegnamento dei teologi
Tra i teologi scolastici non mancarono di quelli che, volendo penetrare più addentro nelle verità rivelate e mostrare l'accordo tra la ragione teologica e la fede cattolica, fecero rilevare che questo privilegio dell'assunzione di Maria vergine concorda mirabilmente con le verità che ci sono insegnate dalla sacra Scrittura (Nota 5). Partendo da questo presupposto, presentarono per illustrare questo privilegio mariano diverse ragioni, contenute quasi in germe in questo: che Gesù ha voluto l'assunzione di Maria al cielo per la sua pietà filiale verso di lei. Ritenevano quindi che la forza di tali argomenti riposa sulla dignità incomparabile della maternità divina e su tutte quelle doti che ne conseguono: la sua insigne santità, superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; l'intima unione di Maria col suo Figlio; e quell'amore sommo che il Figlio portava alla sua degnissima Madre.
Frequentemente poi s'incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri,(16) per illustrare la loro fede nell'assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: «Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l'Arca della tua santificazione» (Sal 131, 8), e vedono nell'Arca dell'Alleanza fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal 44, 10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici «che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d'incenso» per essere incoronata (Ct 3, 6; cf. 4, 8; 6, 9). L'una e l'altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli.
Generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze
Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l'assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell'Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l'apostolo Giovanni contemplò nell'isola di Patmos (Ap 12, 1s). Così pure, fra i detti del Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole «Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne» (Lc 1, 28), poiché vedevano nel mistero dell'assunzione un complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva. Perciò sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; - non si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, - perché realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di altissima gloria nella corte celeste. «Era infatti piena di grazia e benedetta fra le donne (Lc 1, 28). Lei sola meritò di concepire Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi».(17)
Tra i sacri scrittori poi che in questo tempo, servendosi di testi scritturistici o di similitudini ed analogie, illustrarono e confermarono la pia sentenza dell'assunzione, occupa un posto speciale il dottore evangelico, s. Antonio da Padova.Nella festa dell'Assunzione, commentando le parole d'Isaia: «Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi» (Is 60, 13), affermò con sicurezza che il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. «Con ciò si ha chiaramente - dice - che la beata Vergine è stata assunta col corpo, in cui fu il luogo dei piedi del Signore». Perciò scrive il Salmista: «Vieni, o Signore, nel tuo riposo, tu e l'Arca della tua santificazione». Come Gesù Cristo, dice il santo, risorse dalla sconfitta morte e salì alla destra del Padre suo, così «risorse anche dall'Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine Madre fu assunta al talamo celeste».(18)
La dottrina di s. Alberto Magno e di s. Tommaso d'Aquino
Quando nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo splendore, s. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla s. Scrittura, la tradizione, la liturgia e la ragione teologica, conclude: «Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero».(19) E in un discorso tenuto il giorno dell'Annunciazione di Maria, spiegando queste parole del saluto dell'angelo: «Ave, o piena di grazia ...», il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta.(20)
Dello stesso parere è, fra molti altri, il dottore serafico, il quale ritiene assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla violazione del pudore e dell'integrità verginale nella concezione e nel parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e cenere.(22) Interpretando poi e applicando in senso accomodatizio alla beata Vergine queste parole della s. Scrittura: «Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto?» (Ct 8, 5), così ragiona: «E di qui può constare che è ivi (nella città celeste) corporalmente. ... Poiché infatti ... la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l'anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l'anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione».(23)
Il futuro Pio XII, quando era Nunzio in Germania
Il pensiero della Scolastica nel secolo XV
Nella tarda scolastica, ossia nel secolo XV,s. Bernardino da Siena, riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre.
La somiglianza cioè della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell'anima e del corpo - per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli - esige apertamente che «Maria non debba essere se non dov'è Cristo»;(24) inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l'anima e il corpo, come dell'uomo, così anche della donna; infine il fatto che la chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire «quasi una riprova sensibile».(25)
La conferma dei più recenti scrittori sacri
In tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai secoli passati,s. Roberto Bellarminoesclama: «E chi, prego, potrebbe credere che l'arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto?Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l'alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi».(26) Parimentis. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non é lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s'impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: «Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso?».(27) E s. Alfonsoscrive: «Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui egli si era già vestito».(28)
Chiarito però ormai il mistero che è oggetto di questa festa, non mancarono dottori i quali piuttosto che occuparsi delle ragioni teologiche, dalle quali si dimostra la somma convenienza dell'assunzione corporea della beata Vergine Maria in cielo, rivolsero la loro attenzione alla fede della chiesa, mistica Sposa di Cristo, non avente né macchia, né grinza (cf. Ef 5, 27), la quale è detta dall'apostolo «colonna e fondamento della verità» (1 Tm 3, 15) e appoggiati a questa fede comune ritennero temeraria per non dire eretica, la sentenza contraria. Infatti s. Pietro Canisio, fra non pochi altri, dopo avere dichiarato che il termine assunzione significa la glorificazione non solo dell'anima, ma anche del corpo e dopo aver rilevato che la chiesa già da molti secoli venera e celebra solennemente questo mistero mariano dell'assunzione, dice: «Questa sentenza è ammessa già da alcuni secoli ed è issata talmente nell'anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la chiesa, che coloro che negano che il corpo di Maria sia stato assunto in cielo, non vanno neppure ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico».(29)
Contemporaneamente il dottore esimio, posta come norma della mariologia che «i misteri della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati secondo le leggi ordinarie, ma secondo l'onnipotenza di Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o ripugnanza da parte della s. Scrittura»(30) fondandosi sulla fede della chiesa tutta, circa il mistero dell'assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi con la stessa fermezza d'animo, con cui doveva credersi l'immacolata concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due verità potessero essere definite.
Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l'alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo - non diciamo, con l'anima, ma neppure col corpo - colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto.
Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l'eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto.
Maria è la nuova Eva
La devozione popolare per Maria SS.ma
Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com'è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell'apostolo delle genti (cf. Rm cc. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, «quando... questo corpo mortale sarà rivestito dell'immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria» (1 Cor 15, 54).
In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità «con uno stesso decreto»(31) di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1 Tm 1, 17).
Le ragioni del nuovo dogma
Poiché la chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate (Nota 6), nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell'orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell'assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo - verità fondata sulla s. Scrittura, insita profondamente nell'animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi - riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine.
Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell'assunzione sarà di grande vantaggio all'umanità intera, perché renderà gloria alla santissima Trinità, alla quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l'unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l'aumento del proprio amore verso colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all'esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione.
La coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l'Anno santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci permette di ornare la fronte della vergine Madre di Dio di questa fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo.
La solenne definizione
«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica. Affinché poi questa Nostra definizione dell'assunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.
A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Roma, presso S. Pietro, nell'anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell'anno dodicesimo del Nostro pontificato. Noi PIO, vescovo della chiesa cattolica, così definendo abbiamo sottoscritto
(1)La glorificazione di Maria nella sua corporea assunzione è verità radicata profondamente nel senso religioso dei cristiani, come dimostrano lungo il corso dei secoli innumerevoli forme di specifica devozione, ma soprattutto il linguaggio della liturgia dell'Oriente e dell'Occidente. I santi padri e i dottori della chiesa, facendosi eco della liturgia, nelle feste dell'Assunta parlano chiaramente della risurrezione e glorificazione del corpo della Vergine, come di verità conosciuta e accettata da tutti i fedeli. I teologi, trattando di questo argomento, dimostrano l'armonia tra la fede e la ragione teologica e la convenienza di questo privilegio, servendosi di fatti, parole, figure, analogie contenuti nella sacra Scrittura. Accertata così la fede della chiesa universale, il papa ritiene giunto il momento di ratificarla con la sua suprema autorità.
(2)Petitiones de Assumptione corporea B. Virginis Mariae in Caelum definienda ad S. Sedem delatae, 2 voll., Typis Polyglottis Vaticanis, 1942. (3)BullaIneffabilis Deus: Acta PiiIX, pars I, vol. 1, p. 615; EE 2/app. (4) Cf. CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 4: COD 808-809. (5) CONC. VAT. I, Const. dogm. Pastor aeternusde Ecclesia Christi, c. 4: COD 816. (6)CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 3: COD 807. (7) Litt. enc. Mediator Dei: AAS 39(1947), p. 541; EE 6/475. (8)Sacramentarium Gregorianum. (9)Menaei totius anni. (10)Liber Pontificalis. (11)Ibidem. (12)Responsa Nicolai Papae I ad consulta Bulgarorum, 13 nov. 866. (13) S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 14; cf. etiam ibid., n. 3. (14)S. GERMANUS CONST., In sanctae Dei Genetricis Dormitionem, sermo I. (15)Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Mariae (S. Modesto Hierosol. attributum), n. 14. (16) Cf. S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 2, 11; Encomium in Dormitionem... (S. Modesto Hierosol. attributum). (17) AMEDEUS LAUSANNENSIS, De Beatae Virginis obitu, Assumptione in Caelum, exaltatione ad Filii dexteram. (18) S. ANTONIUS PATAV., Sermones dominicales et in solemnitatibus. In Assumptione S. Mariae Virginis sermo. (19)S. ALBERTUS MAGNUS, Mariale sive quaestiones super Evang. "Missus est", q. 132. (20) S. ALBERTUS MAGNUS, Sermones de sanctis, sermo XV: In Annuntiatione B. Mariae; cf. etiam: Mariale, q. 132. , (21) Cf. Summa theol., III, q. 27, a. 1 c.; ibid., q. 83, a. 5 ad 8; Expositio salutationis angelicae; In symb. Apostolorum expositio, art. 5; In IV Sent., D. 12, q. 1, art. 3, sol. 3; D. 43, q. 1, art. 3, sol. 1 et 2. (22) Cf. S. BONAVENTURA, De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5. (23) S BONAVENTURA, De Assumptione B. Mariae Virginis, sermo 1. (24)S. BERNARDINUS SENENSIS, In Assumptione B.M. Virginis, sermo 2. (25) IDEM, l.c. (26) S. ROBERTUS BELLARMINUS, Conciones habitae Lovanii, concio 40: De Assumptione B. Mariae Virginis. (27)Oeuvres de St François de Sales, Sermon autographe pour la fete de l'Assomption. (28) S. ALFONSO MARIA DE' LIGUORI, Le glorie di Maria, parte II, disc. 1. (29) S. PETRUS CANISIUS, De Maria Virgine. (30) SUAREZ F., In tertiam panem D. Thomae, quaest. 27, art. 2, disp. 3, sec. 5, n. 31. (31) Bulla Ineffabilis Deus: l. c., p. 599; EE 2/app.
Note tratte da "La definizione dogmatica dell'assunzione della Beata Vergine Maria in cielo" (1951, ed. Studi domenicani vol.54 pag. 109-132) del padre lazzarista Giacomo Crosignani C.M.
Nota 1 Nella
prospettiva di una definizione del dogma dell'assunzione, certi spiriti
erano esitanti circa la sua opportunità; non essendovi negazioni o
errori da colpire, qualcuno non vedeva il bisogno che venisse proclamata
una verità già universalmente creduta. Altri non giudicavano tempestiva la definizione perché non esaurite le ricerche storiche e teologiche. Altri
non la desideravano particolarmente nel timore che potesse provocare
una reazione nei dissidenti e rendere sempre più arduo il
riavvicinamento tra i cattolici e le altre confessioni cristiane. E
infatti i dissidenti, in particolar modo i protestanti, hanno disapprovato e anche attaccato la definizione del dogma; ma per
quanto ciò sia doloroso, non è una ragione sufficiente perché la Chiesa
debba tacere la verità.
Nota 2 Stabilito il dogma dell'immacolata, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che anche il dogma dell'Assunta sarebbe stato quanto prima definito dalla Chiesa. Si cominciò allora ad inviare suppliche alla Santa Sede per ottenere tale definizione. Tra le altre, è rimasta celebre la petizione della regina Isabella II di Spagna del 27 dicembre 1863 - alla quale si suole connettere l'inizio del "movimento assunzionistico" - e la risposta data ad essa da Pio IX: "Non c'è dubbio che l'assunzione, nella maniera colla quale è creduta dalla comune dei fedeli, è una conseguenza del dogma della Concezione Immacolata... tempo verrà che i santi desideri di vostra maestà saranno esauditi". All'inizio del pontificato di Pio XII erano già un numero veramente imponente le petizioni inviate in pia gara da Pastori e fedeli nel mondo: 113 di Cardinali, 18 di Patriarchi, 2.505 di Arcivescovi e Vescovi, oltre 32mila di sacerdoti e religiosi, 50mila di religiose e 8 milioni di fedeli.
Nota 3 Tacendo della morte della Madonna, la definizione astrae, naturalmente, pure dalla sua resurrezione e ha per unico e diretto oggetto ciò che è essenziale all'Assunzione, ossia l'esaltazione del corpo, unitamente all'anima, della Beata Vergine in cielo. Tale esaltazione era ammessa da tutti e non poteva non essere intesa da quanti avevano domandato che l'Assunzione venisse proclamata dogma di fede.
Nota 4 Dalla liturgia è presa la prima testimonianza esplicita che la Bolla porta in favore dell'Assunzione: la celebre orazione "Veneranda" fatta inserire da papa Sergio I verso la fine del secolo VII nel Sacramentario Gregoriano, nel quale dice che la Madonna non potè "mortis nexibus deprimi" perché "de se genuit" il Figlio di Dio.
Nota 5 In definitiva tutto si fonda sulla Maternità divina, chiaramente affermata nella Sacra Scrittura. La mancanza di testimonianze dirette della Sacra Scrittura su una verità di fede come l'Assunzione, e di trasmissione esplicitamente risalente agli Apostoli, non prova da sola che tale verità non appartenga al deposito della fede. Si sa che la rivelazione pubblica è terminata con gli Apostoli, ma il dato rivelato ha una sua vitalità; non sono rivelate solo le verità contenute esplicitamente nelle fonti della rivelazione, ma anche quelle che vi sono contenute solo implicitamente e mediante l'intuizione soprannaturale del Magistero, dei teologi e dei fedeli, vengono gradualmente scoperte ed esplicitamente conosciute. La prima ed ultima parola in materia di progresso dogmatico spetta alla fede vivente della Chiesa, che è il grande fattore dello sviluppo della dottrina rivelata.
Nota 6 La definizione dell'Assunzione è stato il più grande avvenimento mariano del secolo XX, ed è stato preludio di una sempre maggior penetrazione nel mistero di Maria SS.ma nel quale tanta luce ancora si cela. In particolare si tratta di approfondire i rapporti alquanto singolari fra il Cristo e la Madre sua, e altri importanti problemi, segnatamente quello del concorso della Beata Vergine Maria alla nostra redenzione e quello della universalità della sua mediazione nella distribuzione delle grazie (ndr: Corredentrice, Avvocata, Mediatrice di tutte le grazie
Per conoscere la fede conviene consultare questa "FAQ" di domande e risposte partendo dalla "lezione preliminare". Cioè tutto ciò che nelle comunità del Cammino non vi dicono, o peggio, vi dicono equivocando e inquinando.
Qualche libro da leggere e soprattutto da far leggere
Fabio De Carlo, Nella tela del ragno - viaggio sconvolgente nel chiuso mondo di una comunità del Cammino Neocatecumenale, chiesa parallela fondata da Kiko Argüello, edizioni Segno, 2022, ISBN 9788893185998
Antonio Lombardi, Quando Mosè diventa Faraone - ovvero catecumenali iperprotetti a vita nell'utero di massima sicurezza di una chiesa parallela fondata da Kiko Argüello, edizioni Segno, 2020, ISBN:9788893183345
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