sabato 31 luglio 2010

Cammino neocatecumenale e tentativi di mimetizzazione sempre più sofisticati

Estraggo dal thread su cui è stato postato l'intervento che segue, con tutta evidenza ispirato ai sempre più sofisticati tentativi di 'mimetizzazione' del Cammino come cattolico. Ma sono tentativi maldestri, che potrebbero riuscire con chi non ne conosce nulla o per sommi capi. A allora spieghiamo il perchè, attraverso le chiose inserite rispondendo ad ogni singolo punto:

Dice Mario:
Vorrei indicare alcuni punti che non sono stati trattati. Il cammino neocatecumenale si avvicina nello spirito all'ordine dei barnabiti, per il valore che da all'evangelizzazione, l'importanza al laicato e alle famiglie. I barnabiti furono fondati da un grande santo: Sant'Antonio Maria Zaccaria che fu il primo anche a valorizzare l'adorazione Eucaristica con le 40 ore continuative di adorazione perpetua. Un sacerdote che ha portato avanti il cammino neocatecumenale, pochi anni prima di morire, disse che nel cammino neocatecumenale, tutto andava bene, ma mancava l'adorazione Eucaristica. Se si riscopre questo aspetto allora tutto nel cammino neocatecumenale funziona bene. Del resto questo era anche il centro della spiritualità del beato Charles de Foucauld a cui Kiko Arguello si è ispirato.

Nel tempo hanno tirato fuori, S. Francesco, S. Ignazio, ed ora i Barnabiti (!?). Senza tener conto dello scempio avvenuto dell'ordine dei Sacramentini, il cui carìsma era proprio l'Adorazione perpetua. Oggi - dopo lo tsunami NC di oltre 40 anni fa, dal momento che la prima comunità neocatecumenale è nata, e ve ne operano diverse, nella Parrocchia dei Martiri Canadesi da loro retta, roccaforte NC di Roma - L'Ostia Santa e immacolata oggetto di Adorazione si è trasformata in pagnotta e opere di bene... Eloquenti più delle parole sono le immagini. L'immagine a destra mostra com'era prima dello scempio l'Altare dell'Adorazione nella Chiesa dei SS. Andrea e Claudio in P.za S. Silvestro a Roma, tenuta dai Sacramentini, che da oltre cento anni vi assicurano l'Adorazione perpetua. Ebbene, non è più così, l'ostensorio è stato spostato dall'Altare e dal "Trono" su cui era collocato su una squallida 'mensa' - tra l'altro a portata di mano di qualunque possibile profanatore - senza la presenza di alcuna lampada votiva...

Ora anche lo stemma dei pp. Sacramentini è cambiato: non è più quello riproducente uno splendido "Ostensorio", che immediatamente richiamava il loro carìsma di Adoratori del SS. Sacramento, riconoscibile sulla porta della Chiesa nella vecchia foto a sinistra. E sul portale di S. Claudio, non cè più lo stemma che vedete nella foto, ma uno nuovo, che riproduce un calice con una "pagnotta"! Non stupisce che quello a destra sia il nuovo logo: l'Adorazione non è più presente, ma risalta un'attività e comunque una nuova spiritualità, che si fa meglio identificare se ricordiamo la ben nota frase rivolta proprio a loro dall'Arguello: Dall'Orientamento alle Equipes di catechisti del Cammino Neocatecumenale:"Il pane e il vino non sono fatti per essere esposti, perché vanno a male. Il pane e il vino sono fatti per essere mangiati e bevuti. Io dico sempre ai sacramentini che hanno costruito un tabernacolo immenso: se Gesù Cristo avesse voluto l’Eucaristia per stare lì, si sarebbe fatto presente in una pietra che non va a male. Il pane è per il banchetto, per condurci alla Pasqua. La presenza reale è sempre un mezzo per condurci ad un fine, che è la Pasqua. Non è assoluto. Gesù Cristo è presente in funzione del mistero Pasquale."

Ebbene, Mario, adesso tocca o è già toccato, ai Barnabiti? Come è già toccato a tanti altri ordini, comprese, purtroppo, le claustrali?

Un'altra differenza sostanziale tra i barnabiti e i neocatecumenali è che i primi non cantano mai i salmi ma, al limite li cantano con un "melodia stonata" senza accompagnamento, perchè il santo diceva che ciò aiuta meglio a riflettere il senso dei salmi. Al contrario, nel cammino è tutto cantato quasi a concerto. Non dovrebbe essere così: anche il canto gregoriano è molto differente.

Noto che, a parte l'Adorazione, si parla di aspetti secondari, che non toccano la dottrina.
Tutto è molto differente nei canti del cammino, dalle suggestioni forse flamenche, ma che non c'entrano nulla con le liturgie alle quali vorrebbero ispirarsi e sono martellanti e coinvolgenti quel tanto che basta a smuovere l'emotività creando atmosfere di esaltazione

Un altro aspetto importante è il ritiro spirituale annuale dei barnabiti (o anche dei gesuiti,ecc) Io ho fatto 2 settimane di esercizi spirituali ignaziani e mi hanno aiutato più di tutti gli incontri mensili del cammino. Quindi se hanno fatto bene a me, quanto farebbero bene a tutti.

Il ritiro spirituale fa bene a tutti, ma poi deve essere tradotto in vita senza costrizioni da parte di nessuno. I ritiri del cammino sono le convivenze con i metodi e le prassi, i martellamenti imposti da sempre. Quindici giorni di ritiro ignaziano, a fronte delle frequenti "convivenze" (i veri ritiri NC) scucirebbero un baffo e non sarebbero che un palliativo.
A lei può aver fatto bene; ma poi se 'rientra' nel vortice del "fare" il cammino che "fa" anche la persona a sua immagine e somiglianza, gli eventuali benefici effetti vanno a farsi benedire...

In sintesi, il cammino neocatecumenale ha una buona finalità e basterebbe migliorarlo con questi tre importanti accorgimenti e altri come ha sempre fatto l'ordine dei barnabiti precursore del cammino. E magari anche con una buona preparazione catechistica e spirituale dei catechisti.

ma va? Che bastino tre accorgimenti buttati lì e si tiri fuori il coniglio dal cilindro dei barnabiti come precursori del cammino... fa solo ridere, se non indignasse la sfacciataggine con cui certe cose vengono affermate con una naturalezza che spaventa e fa inorridire se si pensa a cosa E' davvero il cammino.

Rifletta, Mario, come mai viene fuori dopo tanto tempo l'Adorazione, dopo quel che in contrario ha sempre insegnato Kiko e tenendo conto dell'eloquente Tabernacolo a due piazze (pari dignità Sacre Specie e Scrittura)?

A quanto risulta l'Adorazione fece il suo ingresso forzoso nel cammino in seguito ai ripetuti fervorosi richiami all'Adorazione di Giovanni Paolo II. E non è strano, Mario, che il cammino stesso, che adesso si attacca ai barnabiti (pesantemente inquinati anch'essi, come tutti gli ordini religiosi che lo hanno lasciato entrare), entrato da subito a contatto con i Sacramentini, con i quali ha iniziato da Roma il suo percorso, non ne sia stato per nulla influenzato, anzi è avvenuto il contrario? Il carìsma dei Sacramentini, infatti, era da sempre l'Adorazione perpetua ed ora non hanno più il Signore sul suo Trono, ma una pagnotta e opere di bene, come illustrato dalle eloquenti immagini visibili sopra.

Il nostro interlocutore sembra del tutto ignorare, del cammino nc, le rigide e immodificabili strutture - prassi - metodi - regole - gerarchie - insegnamenti - simboli - oggettistica sacra e profana - rito... Un po' troppi i campi e gli aspetti da 'purificare'. O no?

Infine l'importanza della carità come nei missionari della carità. si potrebbe valorizzarla con un periodo di aiuto ai poveri, assistenza ai malati e bisognosi, ecc. Se si scopre questo, secondo la spiritualità di Madre Teresa di Calcutta allora il cammino raggiungerebbe il suo scopo.

Adesso volete inquinare anche le Suore di Madre Teresa? Dopo aver soffocato tutte le Caritas presenti nelle parrocchie in cui vi siede insediati, irridendone i volontari col dire che fanno del bene perché vogliono sentirsi dire bravi, come se una persona che con semplicità e dedizione cerca di fare del suo meglio con i suoi limiti e con le sue povere forze, spinta solo dal desiderio di condividere i doni ricevuti, non facesse la volontà di Dio...

Ma se non riuscite a rendere un vero 'servizio' tra di voi (vedi thread precedenti e miriadi di altre testimonianze), come potete pretendere di farlo all'esterno? Solo per 'far vedere' che non siete settari?

Ma fateci il piacere! E andate a raccontare queste baggianate a qualche vescovo, che vi crederà di sicuro o perché non vi conosce o perché gli fa comodo!

La "Comunione dei santi" neocatecumenale non è quella cattolica. Avranno anche i loro cimiteri?

Nell'immagine a lato una foto inedita della Domus Galilaeae: una delle pareti in cui sono "scritti" i nomi delle comunità e dei loro partecipanti. Una sorta di Libro della Vita di pietra nel quale già si delinea la particolare 'comunità dei santi' di cui si parla in questo articolo. Ci si deve riferire, evidentemente, agli adepti del cammino NC; quindi essa non ha nulla di 'cattolico', a prescindere dalle difformità dottrinali, pragmatiche e rituali ripetutamente evidenziate, anche nel senso di 'universale', l'accezione che qualifica la Chiesa di Cristo come unificante tutte le Nazioni e tutte le genti... e non gli aderenti ad un movimento che non si riconosce come movimento (anche se il Papa così lo qualifica) e si dà una inquietante identità [vedi]

CONVIVENZA DI INIZIO CORSO 2006-07
Porto S.Giorgio 28 settembre – 1 ottobre 2006

BOZZE NON CORRETTE (viene scritto per non dare completezza ed ufficialità a quanto si è detto “a braccio” durante l’incontro; piccola astuzia benevola?).

Indico la pagina ed il rigo della bozza dove poter leggere quanto detto da Kiko che scrivo di seguito. I responsabili di comunità e/o catechisti, purché abbiano partecipato all’inizio corso ’06-’07, sono in possesso di tali ‘tracce’ ma preferiscono non farle vedere a nessuno, primo perché contengono tante parole non “controllate” passibili di critica, secondo per pudore, perché i riporti si fanno seguendo pedissequamente tutto ciò che c’è scritto, persino le battute umoristiche di Kiko e Carmen che fanno ridere in Spagna ma da noi, a volte, risultano incomprensibili.

Quindi…

[dal sestultimo rigo di pag.31]
Coraggio, fratelli, vi dico un’ultima cosa: noi stiamo facendo a Madrid una parrocchia “modello”, la parrocchia di S. Caterina Labourè, in cui abbiamo dipinto la corona misterica e il catecumenium con una piazza al centro coperta da cristalli, con una fontana; nella parte inferiore ci sono gli uffici e una grande sala di catechesi e nella parte superiore una balconata colle sale delle comunità. Poi c’è la casa del parroco, un posto di accoglienza per gli itineranti. C’è ancora una grande parte di terreno, sul quale sto pensando di fare un cimitero per le comunità, una specie di giardino celeste. Pensavo di mettere una chiesa sul tipo di quelle della Moldavia, tutte decorate esternamente con santi, che ricorda il cielo, e un giardino intorno. Sotto il giardino fare come delle catacombe, con luci, con degli spazi comunitari, e seppellire i fratelli insieme. E’ una idea pazza, perché è difficilissimo che ti permettano di fare un cimitero nel mezzo della città. Ma forse riusciremo, perché tutto è possibile.
[continua al primo rigo di pag.64]
Fonderemo nuovi cimiteri. Ho fatto un progetto se me lo approva il comune, in mezzo a Madrid. Una cosa bellissima dove tu scendi e c’è tutto un interno con la luce, fuori c’è un giardino con fontane, cade l’acqua sul cristallo e sotto ci sono catacombe circolari etc.

Già da quanto è scritto si capisce bene l’idea ma, le mie orecchie hanno udito tutto il resto che per ‘grazia’ è stato nascosto da quell’etc. e che io ho sintetizzato precedentemente.

... vedo che anche altri, sempre su questo blog erano rimasti a dir poco "perplessi"!

"Anonimo ha detto...
Il Cammino NC non dura 25 anni dura tutta la vita!... L'anno scorso hanno fatto la proposta che le comunità che hanno finito il cammino dovrebbero andare in zone difficili per evangelizzare.
E poi, proposta assurda, hanno parlato di cimiteri neocatecumenali. In Spagna già si stanno facendo ma in Italia penso che la cosa non si faccia o almeno non ne ho sentito più niente.
Io personalmente voglio essere sepolto vicino ai miei cari, nella mia terra e la proposta dei cimiteri mi sembra tanto di setta
01 ottobre, 2007 10:49 "

La croce sul nome del defunto sul cosiddetto Libro della Vita (l'anagrafe neocatecumenale !?) non è una cancellazione ma un “segnare” il nome per indicare che quel fratello “ci ha preceduti” ed il responsabile dovrebbe (di solito lo fa a memoria prima della preghiera dei fedeli nella Santa Messa) aprire la Bibbia e leggere i nomi dei fratelli pregando per loro, anche per quelli defunti.

Larus, 31 luglio, 2010 10:39
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Ricordo che nel cammino non si celebravano (e non si celebrano) mai "messe per i defunti" secondo il sensus fidei cattolico: cioè i defunti della 'Chiesa Purgante', che è nella 'Comunione dei Santi' secondo la Chiesa cattolica (insieme alla 'Chiesa Trionfante' e a quella 'Militante', che siamo noi) da loro abolita e irrisa. Noto invece che i 'santi' neocatecumenali sono un'altra cosa e che tra loro esiste una comunione anche dopo la morte, secondo kiko. Resta da sapere comunione IN CHI? E, ovviamente, anche dopo la morte, è una comunione che esclude tutti gli altri, compresa la sepoltura, e in qualche modo lo dice anche la codificazione scolpita sulla pietra della Domus e nei cosiddetti "Libri della Vita" in cui viene scritto il nome di quanti 'entrano' in una comunità e da lì iniziano il cammino nc.

Nella Chiesa cattolica apostolica romana la Comunione dei Santi, che costituisce la Sposa, il Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa di ieri di oggi e di domani che supera l'orizzonte del quotidiano, pur ovviamente comprendendolo, è costituita da coloro che partecipano dello stesso Battesimo -che li inserisce nel Signore e quindi nella Sua Chiesa- a cui sono fedeli fino alla fine, praticando la stessa fede e partecipando alle stesse 'Cose Sacre': Sacramenti tra cui in primis la Santa e Divina Liturgia, Penitenza, ecc., abbiamo sviluppato ampiamente sul sito e qui come profanati da insegnamenti e prassi NC.

Mi sono sempre chiesta quale "communicatio in sacris" possiamo mai avere con il cammino NC, che insiste nel definirsi cattolico, si mimetizza sempre più come tale ad extra, ma tale non è assolutamente... Rimane un senso terribile di 'estraneità', di raccapriccio, di sconcerto, di dolore impotente che grida al Signore perché, di fatto, i vescovi stanno permettendo che si sostituisca alla Chiesa vera.

Ne abbiamo una ennesima testimonianza, che avrei pubblicato stamane, ma la inserisco qui perché in qualche modo si lega a quanto dice Larus.

"carissimi, non posso che rivolgermi a voi. Vi leggo da tanto
oggi sono di passaggio a Roma per pagare le bollette, ma già domani torno ad Altipiani di Arcinazzo dove sono in vacanza.
Sono scandalizzato e sconvolto per quello che ho visto nella Parrocchia Refugium Peccatorum dove vado per la messa domenicale e vi prego di gridarlo ai quattro venti perchè non è davvero più possibile tollerare queste cose nella nostra Chiesa
Ho partecipato ad una messa indegna che mi chiedo se è valida: il sacerdote vestito solo con stola e camice bianco in una celebrazione sciatta che sembrava più una recita che una Liturgia. Mi hanno colpito come uno schiaffo queste parole: invece di dire " ricordati della tua Chiesa" ha detto "ricordati delle comunità cristiane". questo sacerdote è lì da poco più di un mese, dopo che hanno mandato via una comunità abbastanza tradizionale (non tradizionalista) i Servi del Cuore Immacolato di Maria).
L'ho saputo da una parrocchiana con cui mi sono fermato a parlare: era il ritratto della desolazione! Questo cosiddetto sacerdote l'ha presa in giro vedendo che recitava il rosario (non durante la messa) e quasi strappandole la corona, le ha detto "cos'è questo bla, bla bla", leggete e imparate la scrittura! lo stesso sacerdote ha fatto inorridire molti dicendo che la lampada davanti al Santissimo era una stregoneria
E' certo che se voglio partecipare ad una vera Messa dovrò cambiare paese. Mi chiedo cosa troverò
Paolo, 30 luglio 2010

giovedì 29 luglio 2010

Cosa condividono i neocatecumenali? Dov'è il valore salvifico della sofferenza?

IL VALORE SALVIFICO DELLA SOFFERENZA
Ma dove, quando? Nelle catechesi di inizio corso di qualche anno fa si ma, nella pratica no – Jure et Facto colpiscono ancora

Cari Efraim e Jeff, pur apprezzando l’impegno e l’interesse che avete avuto –e credo continuiate ad avere- nei confronti dei fratelli, penso di non esagerare quando dico che la vostra è l’eccezione che conferma la regola. Infatti, come per molti partecipanti a questo blog, anche la mia esperienza riguardo la sofferenza dei fratelli e l’attenzione rivoltagli dal resto (presbitero – catechisti – fratelli), purtroppo con rammarico, è notevolmente diversa.
La comunità che ho frequentato per 12 anni, della quale sono stato responsabile, ha “vantato” diversi episodi di depressione e sofferenza vari (nei fatti a seguito descritti, i fratelli, maschi e femmine, li chiamerò “persona” per discrezione).

Un giorno una persona della comunità ha iniziato a sentirsi male, a non avere più tanta forza e nemmeno la solita lucidità mentale. Durante il decorso della sua malattia, le uniche volte che stava con i ‘fratelli’ erano quelle in cui lei -racimolando le forze- veniva alle celebrazioni, altrimenti stava in casa senza che nessuno andasse a visitarla. Dopo qualche tempo scoprimmo che aveva metastasi al cervello e, dopo poco tempo, morì.
Non posso dimenticare quanto mi ha impressionato la richiesta fattami da un cantore di un’altra comunità che, galvanizzato dalla possibilità di ‘cantare’ durante un funerale (perché nell’accezione NC il funerale è una festa e quindi si canta e si balla attorno alla salma dicendo “... perché il morire è certamente migliore ...”), mi chiese il permesso (visto che io ero il primo cantore della comunità) di poter fare questo ‘servizio’ al posto mio perché ... perché ... boh? ... lui ha detto soltanto «... è da tempo che sento di farlo!» (che volete, un funerale non capita tutti i giorni eh!).
Peccato che questo fratello non si era mai visto durante il “calvario” di questa persona ormai defunta.
Comunque ... una bella croce sul suo nome nel bel “mezzo” della Sacra Bibbia e pace all’anima sua!
[Per chi non lo sapesse ... Al primo passaggio ognuno scrive il proprio nome sui dei fogli bianchi apposti tra il VT ed il NT dopo aver ‘ricevuto dai catechisti’ le seguenti parole: «... quindi, adesso che hai capito che qui non c’è qualcuno che ti dice soltanto quali sono gli ingredienti e come si fa una torta ma che te ne dà una bella fetta già pronta da mangiare e gustare, se vuoi continuare a gustarla, prendi la tua decisione davanti a Dio ed alla comunità, scrivendo il tuo nome sul “Libro della Vita”]

Un’altra persona, in cura da sempre per problemi di depressione, veniva visitata dai fratelli esclusivamente quando era di turno il suo gruppo di preparazione e per di più veniva trattata da imbecille perché non era molto partecipe e presente durante l’incontro (chissà perché ... saranno stati gli psico-farmaci?). Comunque ... poi è morta anche lei (aveva anche altre malattie) quindi un’altra croce ha fatto capolino su quella ‘lista’.

Ancora un’altra persona (in cura anch’essa ma con in più diversi tentativi di suicidio) a me molto cara, che –sempre a causa delle cure- si assopiva spesso, era oggetto di commiserazione perché in quello stato non poteva fare bene il cammino. Per farla breve, questa persona -sentendosi soltanto criticata- è uscita dalla comunità con tutta la sua famiglia ma la cosa più bella è che è “uscito dalla depressione” grazie ad un vero atto di fede -libero e cosciente- non imposto da travolgenti e sconvolgenti emozioni (ricordo il mio I° passaggio tra lacrime, dubbi, incertezze e combattimenti anche con mia moglie) quali quelle che “propina” il CN.
Per inciso, né questa persona -né tantomeno qualcuno della sua famiglia- è stato più cercato da qualche ‘membro’ (senza offesa) della loro ex comunità e se venivano menzionati era soltanto per dire quanto può fare il demonio per distruggere le comunità (senza pensare quanto può aver fatto il “giudizio”su di loro) o che non avevano trovato ciò che cercavano (lasciando intendere che nel CNC non trovi gente che ti fa ‘il sorrisino e ti tratta dolcemente’ ma trovi gente concreta che senza ipocrisia ti dice ‘la verità’ - CAPITO!!!).

Mi rendo conto che la “depressione” crea forti pregiudizi e terrore soprattutto quando, come ‘insegnano’ i catechisti, viene attribuita al proprio peccato di orgoglio scaturente dal voler a tutti i costi ottenere ciò che si vuole senza “discernere” se è quello che vuole Dio per noi (capirete i sensi di colpa a ripetizione che si aggiungono allo stato di prostrazione dovuto alla sua malattia. Malattia –la chiamo con il suo nome- perchè, come un’appendicite acuta che può capitare a chiunque anche ai più ‘forti’, può essere curata!
A riguardo, non posso dimenticare quanto ebbe a dire un fratello di una comunità ‘avanti nel cammino’, ormai fuoriuscito anche lui, che diceva sempre: «Depressione. E’ una spada di Damocle che tutti hanno ma che non vedono»).
Da ciò accadde che altre persone della comunità -chi prima chi dopo- hanno subito tale sofferenza, trattata quasi con indifferenza dal resto dei fratelli, anche perché si diceva: «cosa posso fare io per lui/lei ... e poi che ne so se è peggio andare a trovarlo/a e si deprime ancora di più? Posso solo pregare per lui».

Alcuni di questi soggetti ‘difficili’, sono stati ‘fermati’ al II° passaggio senza ascoltare il loro grido: «non toglietemi la mia comunità, ho soltanto questo», altri hanno reagito con aggressività per non essere commiserati e/o criticati, altri, dopo una lunga assenza e senza che nessuno li abbia più cercati, sono morti ... in compenso ‘i fratelli’ sono subito accorsi al capezzale, infischiandosene della perplessità dei parenti diretti che non avevano visto nessuno durante il decorso della malattia (cancro) del loro caro defunto, per la fare la regolare veglia con annessi Vespri. Ah dimenticavo ... la croce sul nome, quella non si deve dimenticare!

La misura si è colmata con l’estromissione di una di queste persone ‘difficili’ che, dopo un periodo passato fuori la comunità, ha chiesto di poter rientrare ...
Non potete crederci, ma è così, gli è stato detto che non sarebbe potuto più rientrare perché nel frattempo la comunità aveva ripetuto un passaggio (che lui comunque aveva già fatto) e lui non si era presentato in ‘quella convivenza’; comunque, se voleva, poteva inserirsi nella nuova comunità che sarebbe nata con le prossime catechesi (non so come si fa lo smile che esprime “sgomento” ma è quello che ho provato quando l’ho saputo).

Senza parlare poi delle persone anziane ... poverine, non possono più muoversi, non possono frequentare bene ... va bè, non le chiamare più mi sono sentito dire dal responsabile dell’equipe dei miei ex catechisti.

Non so che frutti siano questi ma, cosa pretendiamo da una comunità che nasce sotto ammonizioni di questo genere: «... e quando vi incontrate in casa per preparare, fatelo senza portare e/o preparare nulla da mangiare, perché non siete chiamati a scambiarvi le cortesie; voi fate parte di una comunità non per fare amicizia ma per fare esperienza di Dio nella vostra vita. Sarà il Signore a fare di voi una famiglia. »

Caspita! Ma non è stato Gesù a dire “quando avete fatto queste cose ad uno di loro, lo avete fatto a me”?
Ma davvero il nostro ‘fare’ per i fratelli si limita alle preghiere e non serve a nulla la presenza personale per condividere la sofferenza? Già, vero, la sofferenza non si può dividere con qualcun altro –dicono tra i ranghi NC- ma dico, almeno è possibile com-patire, o no?
Sola a solo??? ma davvero Maria Santissima era “sola” ad “addolorarsi” davanti al Crocefisso o c’erano anche altre donne e più in là c’era il discepolo prediletto e perché no, c’era anche il centurione, a com-patire -ognuno nella sua misura- con la nostra Madre Celeste?

Credetemi c’è tanto ancora di “assurdo” da raccontare ma per adesso mi fermo qui.

Un abbraccio in Cristo a tutti.

Ah dimenticavo ...

Chissà se verranno realizzati i ‘cimiteri NC’ (ricordate?) dove i fratelli “nati in cielo” verranno tumulati sottoterra, sempre in semicerchio, coperti soltanto da una lastra di vetro tale da rendere presente, comunque, un appartenente della comunità e dove si protrà celebrare ancora in ‘comunione dei santi’ (non scherzo, Kiko l’ha detto veramente!).

Perciò, anche se da vivo un fratello era un po’ ‘scomodo’, poi si avrà la possibilità di riconciliarsi con lui e pregare ancora insieme.

Poveri noi. Larus
29 luglio, 2010 14:29

mercoledì 28 luglio 2010

Fede 'adulta': 'conversione' e coraggio della responsabilità

Riporto queste parole del Papa a conclusione dell'Anno paolino:

"...Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede matura, una “fede adulta”. La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo..."

Dice inoltre più recentemente il Papa: "Bisogna usare il "bastone" per sanzionare i "comportamenti indegni della vita sacerdotale", così come "l'eresia, il travisamento e il disfacimento della fede". Sono i termini forti che egli utilizza nell'omelia conclusiva dell'anno sacerdotale (celebrazione dell'11 giugno 2010), dedicata, nella sua parte iniziale, allo scandalo della pedofilia.
"Il pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge; contro i briganti che cercano il loro bottino", ha detto il Papa riprendendo il linguaggio del salmista. "Accanto al bastone c'è il vincastro che dona sostegno ed aiuta ad attraversare passaggi difficili. Ambedue le cose rientrano anche nel ministero della Chiesa, nel ministero del sacerdote. Anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti. Proprio l'uso del bastone può essere un servizio di amore. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale. Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l'eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi - ha detto il Papa tra gli applausi dei preti - autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via. Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore - vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore".

I capisaldi del suo insegnamento sono:
  • inserimento nella Tradizione e quindi obbedienza al Magistero;
  • non conformismo a qualunque 'vento di dottrina' portato dalle mode del momento;
  • coraggio quindi di andare anche contro corrente;
  • reazione agli slogan vuoti
Quand'è che emergerà con chiarezza il grande inganno che c'è dietro i ‘nuovi venti di dottrina’ del cammino neocatecumenale? Nel quale la “conversione” è inquadrata in un percorso in cui deve via via perdere di significato, fino ad essere considerata del tutto impropria, perché in realtà è adeguamento a prassi e insegnamenti riservati ai ‘camminanti’… un po’ come per gli ebrei da loro così imitati:

già perché un ebreo non deve convertirsi, ma ha già la sua alleanza... e così accade nel cammino nc, dove effettivamente si parla molto di conversione: tuttavia ormai è ben chiaro che non ci si riferisce alla conversione a Cristo e al Progetto del Padre nel quale Lui ci inserisce ed a cui ci educa, illuminandoci e sostenendoci e dandoci in Dono Sé stesso dopo averci Salvati e Liberati e Redenti, ma è della conversione al cammino NC alle sue strutture, al suo ‘metodo’, alle sue prassi a tutta la sua realtà così com'è, che "si fa" insieme alla persona che, mentre la percorre e contemporaneamente la realizza, viene trasformata in qualcosa d'altro dall'immagine di Cristo di cui è portatrice la fede Cattolica, cioè la Paolina 'Configurazione' a Cristo alla quale siamo tutti chiamati.

Infatti Gesù non è neppure "un modello", come ci tiene a ripetere Arguello, basta che, nelle esaltanti ‘atmosfere comunitarie’ create dal cammino, ci si liberi dalla "paura della morte", come se la vera morte non derivasse dal peccato che ci distacca da Dio e che nel cammino non possiamo non commettere perché non è nostra responsabilità... e quindi non abbiamo bisogno della Grazia Santificante, che non esiste e che non viene mai nominata. La Grazia invece è il dono divino che può davvero farci diventare uomini e donne nuovi in Cristo nella Sua Chiesa.

Per contro "los Kikos", come direbbero i nostri amici spagnoli, non sono altro che immagini pre-fabbricate ad usum cammini in base al ferreo immodificabile "metodo" dell'iniziatore, del quale i catechisti non sono che dei ripetitori, onnipotenti su ogni persona della comunità e sulle loro vite, compresi i sacerdoti.

Paradossale, ma indicativo, il fatto che perfino a sacerdoti o religiosi già consacrati nei rispettivi ordini vien detto che DEVONO CONVERTIRSI, ma a cosa se non al Cammino? Non si tratta certo della "metanoia" paolina, che è la vera teshuvà, cioè il con-vertirsi= voltarsi e tornare indietro da ogni situazione di peccato e cambiare rotta per TORNARE al Padre in Cristo. Dopo, è improprio parlare di 'conversione continua', ma è questione di fedeltà… Certo per gli ebrei la conversione-continua ha senso, perché ogni anno, nel Kippur, vengono gettati via i loro peccati. Ma il nostro Kippur lo ha fatto Cristo Signore una volta per tutte e noi dobbiamo solo aderire a Lui con l'"opzione fondamentale" che dà il vero senso alla nostra vita e, poi, "rimanere nel suo Amore"=fedeltà che significa "fare la volontà del Padre".

Inoltre per la purificazione ulteriore sempre necessaria, non abbiamo "la lavanda dei piedi comunitaria", ma il Sacramento della Riconciliazione, da riscoprire e vivere non come l'"elenco dei peccati" da dire in fretta nella confusione e nella distrazione dei canti che accompagnano le 'penitenziali', adempimento secondario e formalità da sbrigare destinato nel tempo a scomparire rispetto al vero perdono dato e ottenuto tra fratelli di comunità.

Invece il sacramento della Riconciliazione, da vivere nella sua autenticità, è il vedere davanti al Signore non solo le mancanze del momento, ma soprattutto i moti dell'animo e le difficoltà che li provocano, avvertirne lo 'stridore' rispetto al Progetto di Dio provandone pentimento e dolore e, insieme al perdono delle mancanze, chiedere la Grazia e sforzarsi di aderirvi con la volontà eliminando quindi i peccati alla loro radice, nelle cause più profonde a volte anche remote. Potrei dire tanto di più, ma questo è già l'essenziale.

domenica 25 luglio 2010

S. Messa: Sacrificio o Cena?

Dice il Concilio di Firenze:
“La Chiesa crede fermamente, professa e insegna che le prescrizioni legali dell'Antico Testamento, cioè della legge mosaica, che si dividono in cerimonie, sacrifici sacri e sacramenti, proprio perchè istituite per significare qualche cosa di futuro, benché adeguate al culto divino di quell'epoca, dal momento che è venuto il nostro signore Gesù Cristo, da esse prefigurato, sono cessate e sono cominciati i sacramenti della nuova alleanza. Essa insegna che pecca mortalmente chiunque ripone, anche dopo la passione, la propria speranza in quelle prescrizioni legali e le osserva quasi fossero necessarie alla salvezza, e la fede del Cristo non potesse salvare senza di esse [...] dopo l'annuncio del vangelo non possono più essere osservate, pena la perdita della salvezza eterna” Cfr. Concilio di Firenze, Bolla “Cantate Domino”, 4-2-1442.

Confermato da Benedetto XVI che dice:
“In questo modo Gesù inserisce il suo novum radicale all'interno dell'antica cena sacrificale ebraica. Quella cena per noi cristiani non è più necessario ripeterla. Come giustamente dicono i Padri, figura transit in veritatem: ciò che annunciava le realtà future ha ora lasciato il posto alla verità stessa. L'antico rito si è compiuto ed è stato superato definitivamente attraverso il dono d'amore del Figlio di Dio incarnato. Il cibo della verità, Cristo immolato per noi, dat ... figuris terminum” Cfr. Sacramentum Caritatis n°11.
Fa tremare i polsi leggere simili righe, riflettendo sul fatto che oggi nei seminari, nelle parrocchie e in certi movimenti si copiano e si praticano i rituali ebraici, credendo di “riscoprire” le radici della fede Cristiana!
...
La resurrezione necessita della croce per poter esistere. Diversamente concepire l'esistenza, il sacerdozio e dunque anche il matrimonio, solo come aspetto gioioso, senza l'aspetto grave del sacrificio, significa immanentizzarlo.

La porta che permette il salto dalla immanenza alla trascendenza è appunto la morte, il Sacrificio. Come con la morte siamo trasportati al cospetto di Dio, così con le varie morti simboliche che noi compiamo nella nostra ascesa spirituale, noi saliamo dalla immanenza alla trascendenza.

Morire significa abbandonare il piano terreno per quello divino. Diversamente, se non si muore, se il seme non muore, non dà frutto. E così anche i sacramenti, se non hanno in sé la morte, non producono frutto.

Rendere l'eucaristia la “festa dello stare insieme” ha annullato l'efficacia di questo sacramento e di conseguenza ha annullando la figura del Sacerdote. È l’Assemblea che da senso alla Messa non è più il Sacerdote che si offre offrendo la Vittima: Cristo altare sacerdote e sacrificio, come ricorda la Lettera agli Ebrei!

“Non c’è Eucaristia senza Assemblea. È un’Assemblea intera che celebra la festa e l’Eucaristia; perché l’Eucaristia è l’esultazione dell’Assemblea umana in comunione; perché il luogo preciso in cui si manifesta che Dio ha agito è in questa Chiesa creata, in questa comunione. È da questa Assemblea che sgorga l’Eucaristia” Così dice Kiko Arguello in Orientamenti alle équipes di catechisti per la fase di conversione, p. 317.

Eliminare la morte ha significato immanentizzare e quindi desacralizzare i sacramenti, banalizzandoli, rendendoli futili, in moltissimi casi direttamente nulli.

Per far capire quanto il Sacrificio non sia superato, ma faccia parte della Tradizione Perenne (sostituisco il post per evidenziare in grassetto i riferimenti, che sono al Magistero conciliare e post-conciliare e non pre-conciliari...):

"si può dire che il sacrificio eucaristico è semplicemente applicativo da parte di Cristo, essendo memoriale-rinnovamento sacramentale del suo unico sacrificio della croce, ma comporta insieme una novità da parte della Chiesa, cioè di noi, in quanto dobbiamo appropriarci del sacrificio di Cristo, inserendoci in esso, diventando insieme con Lui vittime che si offrono, consacrano, donano filialmente a Dio Padre. Quest'offerta di noi stessi s'inizia nell'offertorio in cui la Chiesa presenta, in segno della propria offerta, i suoi poveri doni di pane e vino. Questi poi vengono trasformati (transustanziati, s'intende) nella consacrazione, e così devoluti nella sfera divina, divenendo Corpo e Sangue di Cristo. Nel momento stesso e con l'atto stesso con cui si perfeziona il sacrificio della Chiesa (in tale senso 'assoluto'), esso diventa tutt'uno con il sacrificio di Cristo, sacramentalmente presente e operante (sacrificio relativo). Qualcuno ha paragonato l'altare al talamo nuziale di Cristo e della Chiesa, e vi si può applicare la parola di san Giovanni Battista sulla sua funzione di amico dello sposo di unire lo sposo e la sposa (Gv 3, 29): è il compito del sacerdote celebrante (cfr. LG 10b; grazie al sacerdozio ministeriale si attua ed esercita il sacerdozio comune dei fedeli; cfr. anche Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis 16)"

Richiama quest’altra citazione da: I. Cisar, In che senso l'eucaristia è sacrificio, in "Palestra del Clero" 1994, pp. 215-217. Gv 3, 29: "(Giovanni rispose:) ... Chi possiede la sposa e lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta"; LG 10b: "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano di essenza e non soltanto di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro; ambedue infatti, ognuno nel suo modo proprio, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo. Con la potestà sacra di cui è rivestito, il sacerdote ministeriale forma e dirige il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico in persona di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; da parte loro i fedeli, in virtù del loro sacerdozio regale, concorrono a offrire l'eucaristia ed esercitano il loro sacerdozio nel ricevere i sacramenti, nella preghiera e nel ringraziamento, nella testimonianza di una vita santa, nell'abnegazione e nell'operosa carità".

Ma tutto questo non esclude affatto la Pasqua e quindi anche il 'banchetto escatologico'... introduce nella Pasqua di Resurrezione (non quella dell'uscita dall'Egitto) che non può non passare dalla Croce, perché senza vittima e senza sacrificio non c'è risurrezione neppure per noi

La Chiesa cristiana più antica, ancora visitabile in Siria, presenta l'altare sacrificale senza il buco (nel quale colava il sangue delle vittime) a significare la ri-petizione del sacrificio incruento, come ziqqaron (memoria-riattualizzante) di quello cruento compiuto una volta per tutte da Cristo Signore sulla Croce
(tratto liberamente e con diverse aggiunte da Introduzione alla Amantissimi Redemptoris su Maranathà)

venerdì 23 luglio 2010

Repetita Juvant: Deus Caritas est!

Abbiamo affrontato di nuovo nell'articolo precedente il problema annoso e delicatissimo del "foro interno", considerando anche e giustamente la prudenza che tutti debbono usare in materia così scottante.

Di nuovo si è parlato dell'Opera di Dio, e addirittura dei suoi Pensieri in determinati momenti della Vita dei suoi figli. Soprattutto dolorosi. Già il sondaggio dei Pensieri del Signore, ci dice la Sara Scrittura e la Tradizione, è non solo da presuntuosi ma da stolti! Chi può sondare i pensieri del Signore?

Non solo: abbiamo di nuovo affrontato il tema dell'Intervento di Dio nel Male, e sull'opportuntà di "interpretare", secondo il Pensiero attuale di Dio (!!), un fatto doloroso incorso ad un suo figlio.

Ricordiamo ciò che dice il Catechismo, sul Male, la sua Esistenza, e la sua Origine:

"Non c'è un punto del messaggio cristiano che non sia, per un certo aspetto, una risposta al problema del male.
310 Ma perché Dio non ha creato un mondo a tal punto perfetto da non potervi essere alcun male? Nella sua infinita potenza, Dio potrebbe sempre creare qualcosa di migliore. 392 Tuttavia, nella sua sapienza e nella sua bontà infinite, Dio ha liberamente voluto creare un mondo « in stato di via » verso la sua perfezione ultima. Questo divenire, nel disegno di Dio, comporta, con la comparsa di certi esseri, la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura anche le distruzioni. Quindi, insieme con il bene fisico esiste anche il male fisico, finché la creazione non avrà raggiunto la sua perfezione. 393
311 Gli angeli e gli uomini, creature intelligenti e libere, devono camminare verso il loro destino ultimo per una libera scelta e un amore di preferenza. Essi possono, quindi, deviare. In realtà, hanno peccato. È così che nel mondo è entrato il male morale, incommensurabilmente più grave del male fisico. Dio non è in alcun modo, né direttamente né indirettamente, la causa del male morale. 394 Però, rispettando la libertà della sua creatura, lo permette e, misteriosamente, sa trarne il bene
...
14 Noi crediamo fermamente che Dio è Signore del mondo e della storia. Ma le vie della sua provvidenza spesso ci rimangono sconosciute. Solo alla fine, quando avrà termine la nostra conoscenza imperfetta e vedremo Dio « a faccia a faccia » (1 Cor 13,12), conosceremo pienamente le vie lungo le quali, anche attraverso i drammi del male e del peccato, Dio avrà condotto la sua creazione fino al riposo di quel Sabato 401 definitivo, in vista del quale ha creato il cielo e la terra."

Dio NON è in alcun modo ORIGINE o Causa Prima del Male, sia Morale (soprattutto), sia Fisico! Vi è una Causa diversa, e Dio PERMETTE questo evento perchè può trarne un Bene, Grazie a Cristo e al Suo Sangue, come ai meriti della Beata Vergine Maria e dei Santi.
Vi è una connessione misteriosa tra il Peccato e i vari Mali che attangliano la Vita degli Uomini, ma è una connessione che non è un assoluto e non è intellegibile! Infatti il catechismo ci ricorda che solo dopo, quando vedremo "faccia a faccia", riusciremo a comprendere le vie per le quali siamo stati guidati al riposo e la felicità eterna!

Inoltre c'è un fatto particolare: il dolore è il Luogo "Santo" dove si sta con Cristo. Se pensassimo che il Dolore ha solo origine "punitiva" o "correttiva" dovremmo pensare che Cristo aveva necessità di essere "punito" o "corretto" (lui che ha assunto in tutto la nostra natura umana, tranne che per il peccato) come la sua figura, il giusto Giobbe. Il Dolore è stato "Redento", per questo si può dire col Salmista, vivendolo Per Cristo, Con Cristo e In Cristo, "hai trasformato il mio lamento in Gioia".

In sintesi: sebbene il Dolore abbia una connessione misteriosa con l'entrata del Peccato nel Mondo, Esso, dal momento stesso in cui è comparso, ha assunto una dimensione redentiva, oblativa, di Amore. La permissione del Dolore, al momento stesso della sua comparsa nel mondo, infatti, esiste poichè Dio da subito (essendo Onnisciente) ha stabilito che dal Dolore dovrà nascere un Bene più grande. Il Dolore NON HA una sola connotazione, men che meno solo puntiva o severa o di "giustizia", ma è il "Luogo" in cui se si vuole ci si può incontrare con Cristo-Amore! Dio, infatti è Amore Perfetto

mercoledì 21 luglio 2010

Oggi parla una nuova testimonianza

I nostri interlocutori su un argomento che scotta stanno mantenendo, come prevedibile, la consegna del silenzio, intervenendo solo con spot che non entrano in tema e che ovviamente ignoro. Farò presto il punto sul problema sollevato nell'ultimo thread circa la validità delle "norme" di cui alla Lettera del card Arinze, tanto reale quanto reale è il fatto che esse siano state sempre disattese e continuino ad esserlo. Lo farò indicando solo i tratti essenziali delle conclusioni sui dati fondamentali, senza commenti. Stranamente si è sempre focalizzata l'attenzione solo sulle 'modalita' di ricevere la comunione, che in quel contesto corrispondono ad una precisa teologia, trascurando tuttavia tutte le altre "norme", non meno importanti e non meno significative sotto l'aspetto del rispetto della 'forma' del rito, che non è un fattore formale o solo giuridico, ma investe la sfera della sacralità trasformata, purtroppo, in banalizzazione.

Nel frattempo, pubblico la testimonianza più recente, con tutta la comprensione per il nostro lettore, entrato in pieno in uno dei drammi, anch'essi annoverabili tra i "frutti" - ma tra quelli amari - del cammino nc. Ovviamente non ho modificato nulla, tranne la traduzione dei caratteri in minuscolo, dal maiuscolo, che urlava tutto il suo dolore
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Buon giorno,
ho letto con interesse ma certo non con stupore le mail inviate da "ex" neocatecumenali, e devo dire che purtroppo le cose stanno così. Io per fortuna sono uscito da molti anni da quel giro e devo ritenermi fortunato. Purtroppo però la mia ex moglie e i miei figli continuano a frequentare sebbene in una udienza io abbia esplicitamente chiesto al giudice "donna" che i miei figli fossero lasciati stare finché non fossero loro a decidere eventualmente di andarci. Ho ricevuto una risposta negativa dal giudice e poi sono venuto a sapere che lo stesso fa parte dei catecumenali!!!!!!!!!!!!!

Pensate un po' se io avevo la benché minima speranza di ottenere qualcosa, ma non solo la mia separazione è stata "guidata" dall'alto dei catechisti affinché incontrassimo proprio quel dato giudice!! Poi la mia figlia più grande si è ammalata molto gravemente e i catechisti in un incontro mi vennero a dire che era una cosa buona che mia figlia si fosse ammalata perchè serviva alla mia conversione!!! Ma ci credete???????!!!!!!!!!!!!!!

Non so ancora cosa mi abbia trattenuto dal riempirli di sberle tutti quanti compreso il prete presente ... Non ho parole spero solo che nel mio prossimo ricorso riesca ad ottenere con un nuovo giudice (visto che quello dei cm è stato spostato) un po' di voce in capitolo per aiutare i miei figli a non frequentare il cammino. Ciao. (Nome Cognome)

Oggetto: TESTIMONIANZA 19/07/2010 21.21

martedì 20 luglio 2010

Qual è il fondamento logico teologico giuridico del Rito neocatecumenale?

L'ostinazione con cui nel Cammino neocatecumenale si continua a praticare ed a difendere strenuamente il "Rito", che presenta contaminazioni sincretistiche introdotte dall'iniziatore, rende ineludibili alcune precisazioni. Da rilevare che le innovazioni, anzi i veri e propri abusi liturgici introdotti, sono opera di un laico, peraltro né teologo né liturgo. Egli si arroga la prerogativa di parlare in nome di Dio, che trasferisce ai suoi catechisti, 'formati' esclusivamente dalle sue catechesi e dalle sue prassi iniziatiche. Essi risultano poi formalmente 'mandati' a catechizzare nelle diocesi da vescovi ignari o ammaliati o conniventi.

Prima di riproporre di seguito il testo commentato della Lettera del Culto Divino del 1 dicembre 2005, che quasi certamente molti 'camminanti' non conoscono o ne hanno sentito parlare in termini di 'concessioni' e non di 'prescrizioni', inseriamo una breve premessa alla luce dei fatti successivi all'approvazione dello Statuto e qualche osservazione su alcune anomalie logiche e giuridiche di questo documento. Inoltre, la Lettera, nonostante le contorsioni mentali dei legulei del Cammino NC, tendenti a delegittimarla e che certamente riemergeranno, resta perfettamente valida su tutte le prescrizioni che non riguardano le 'formalità' di assunzione della comunione, essendo tra l'altro citata, sia pure in nota, nello Statuto. Pertanto, dopo aver esaminato le due anomalie più evidenti dello stesso, riprendiamo l'esame della lettera e le sue implicazioni.

Le due anomalie più macroscopiche dello Statuto riguardano
  1. il riferimento all'art. 2 ... il Cammino Neocatecumenale si attua nelle diocesi:
    1°. sotto la giurisdizione, la direzione del Vescovo diocesano e con l’assistenza, la guida dell’Équipe Responsabile internazionale del Cammino, o dell’Équipe responsabile delegata, di cui all’art. 3, 7º; [si parla della direzione del Vescovo, ma ci piacerebbe conoscere quanti vescovi hanno letto le catechesi 'segrete' e conoscono le prassi che violano l'intimità della persona degli scutini. Di fatto quella che entra in campo è la “guida dell'Equipe responsabile internazionale del cammino”, cioè il suo vertice, che garantisce la ferrea disciplina e la rigida struttura e prassi imposte dagli iniziatori, compreso il 'segreto' di sospetta matrice gnostica, dell'interno lunghissimo percorso iniziatico a tappe. Ciò avviene attraverso catechisti-ripetitori acritici degli insegnamenti kicarmeniani, totipotenti sulla vita e sulla psiche delle persone della loro comunità, compresi i presbiteri, assoggettati ad essi con l'obbligo di percorrere lo stesso iter di formazione di ogni camminante ]
    2º. secondo «le linee proposte dagli iniziatori», contenute nel presente Statuto e negli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti. [Testi rimasti invariati dal oltre 40 anni, con alcune modifiche solo di facciata e mai approvati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, quindi mai resi pubblici. Di conseguenza lo Statuto fa riferimento e si basa su testi mai approvati! Inoltre non esiste alcuna Associazione laicale che nella Chiesa usi un catechismo proprio... ma che senso ha, che esista un catechismo proprio?]

  2. Art. 13 [Eucaristia] § 2. I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della Domenica. Tale celebrazione ha luogo secondo le disposizioni del Vescovo diocesano. Le celebrazioni dell’Eucaristia delle comunità neocatecumenali al sabato sera fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli. [ Notare che il Papa, attraverso il Culto Divino, prescriveva l'inverso: i neocatecumenali erano tenuti a partecipare saltuariamente anche alle altre celebrazioni parrocchiali. Quanto all'essere le comunità aperte agli altri fedeli, resta solo sulla carta, perché la messa comunitaria, finalizzata alla cementazione della comunità, attraverso le risonanze, l'"esultazione dell'Assemblea" e l'esaltazione emotiva indotta dai canti e dalla danza finale, ammette solo chi aderisce al cammino ed entra quindi nella comunità]
    § 3. Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità si seguono i libri liturgici approvati del Rito Romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede. Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto. [estenuanti trattative hanno ottenuto solo questa minima variazione formale, che non rende neppure ragione della diversa teologia che sottende il rito, peraltro modificando - senza averne titolo - una prescrizione già data in base alla propria competenza dalla Congregazione del Culto Divino - peraltro citata alla nota 49 di questo comma- ma di essa resta solo questo fantasmatico accenno e nulla più. A riprova di ciò, Kiko poteva esclamare: "ora è il Papa a dover combattere con Arinze!", nella conferenza stampa della presentazione degli statuti 2008. Vi invito a leggere i nostri commenti sull'intera intervista di cui al link... Di conseguenza la "norma" risulta di fatto vanificata dall'approvazione dello statuto nei termini di cui all'articolo citato, frutto di snervanti e annose trattative e evidente compromesso, come se la Verità possa essere oggetto di trattative e frutto di compromessi!]
    § 4. La celebrazione dell’Eucaristia nella piccola comunità è preparata sotto la guida del Presbitero, da un gruppo della comunità neocatecumenale, a turno, che prepara brevi monizioni alle letture, sceglie i canti, provvede il pane, il vino, i fiori, e cura il decoro e la dignità dei segni liturgici. [N.B. Si parla di 'monizioni' e non delle 'risonanze' e abbiamo visto che c'è differenza e cosa comporta anche riguardo al rispetto dalla 'forma' Liturgica [vedi], che è sacra e tale dovrebbe essere considerata da chiunque voglia dirsi cattolico. Ma vedremo meglio a proposito delle "Testimonianze"]
TESTO DELLA LETTERA DEL CULTO DIVINO E COMMENTI
(Il testo della lettera è evidenziato dai caratteri in blu e vi sono inseriti i nostri commenti)

A seguito dei dialoghi intercorsi con questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti circa la celebrazione della Santissima Eucaristia nelle comunità del Cammino Neocatecumenale, in linea con gli orientamenti emersi nell’incontro con Voi dell’11 novembre c.a., sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre.

Nella celebrazione della Santa Messa, il Cammino Neocatecumenale accetterà e seguirà i libri liturgici approvati dalla Chiesa, senza omettere né aggiungere nulla.

Ecco la prima decisione del Santo Padre: il Cammino non può modificare la Messa “omettendo” o “aggiungendo”.

Il Papa ha deciso che il Cammino accetterà e seguirà i libri liturgici approvati. Perché mai c'è bisogno di specificarlo ufficialmente? Perché mai il Papa scomoda i massimi responsabili del Cammino? Se il Cammino già accettasse e seguisse, senza omettere né aggiungere, non ci sarebbe alcuna necessità di chiederlo.

A meno di ipotizzare che il Papa sia completamente disinformato sulle liturgie del Cammino, la logica più elementare suggerisce che in molte (possibilmente tutte) le comunità del Cammino si celebri una Messa che “omette” alcune cose, ne “aggiunge” altre, con la motivazione che “non accetta” e “non segue” i libri liturgici approvati dalla Chiesa.

Questa decisione del Santo Padre è una conferma indiretta delle critiche che sono state rivolte ai neocatecumenali per le loro liturgie.

Il neocatecumenale che legge questa pagina, provi a chiedersi se le liturgie della sua comunità abbiano mai seguito i libri liturgici approvati, e – nel frequente caso di risposta negativa – provi a domandarsi se dalla pubblicazione della lettera ad oggi la sua comunità si sia adeguata alle decisioni del Papa.

Inoltre, circa alcuni elementi si sottolineano le indicazioni e precisazioni che seguono:
La lettera potrebbe già essere conclusa, ma vengono fatte di proposito alcune sottolineature.

1. La Domenica è il “Dies Domini”, come ha voluto illustrare il Servo di Dio, il Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica sul Giorno del Signore. Perciò il Cammino Neocatecumenale deve entrare in dialogo con il Vescovo diocesano affinché traspaia anche nel contesto delle celebrazioni liturgiche la testimonianza dell’inserimento nella parrocchia delle comunità del Cammino Neocatecumenale. Almeno una domenica al mese le comunità del Cammino Neocatecumenale devono perciò partecipare alla Santa Messa della comunità parrocchiale.

Almeno una domenica al mese? Dunque vuol dire che chi entra nel Cammino trascura completamente la Messa che non sia celebrata dal Cammino? Chi ha accusato il Cammino di ergersi a una sorta di “chiesa parallela” trova in questa lettera una conferma indiretta.

Il Cammino deve entrare in dialogo con il Vescovo diocesano poiché, se la lettera ha da rimarcarlo, vuol dire che nelle liturgie del Cammino finora traspare che le comunità “inserite” in parrocchia lo siano solo... geograficamente.

Qui il neocatecumenale ha un bel po' di domande da porsi. Nei suoi panni mi chiederei: «ma la mia comunità, ci va a Messa in parrocchia o no? almeno una volta al mese?» (c'è da supporre che le festività solenni non possano valere da “bonus” per aggirare la norma, altrimenti ad aprile c'era Pasqua, a dicembre c'erano Natale e l'Immacolata, ad agosto c'era l'Assunzione, ecc.ecc., e quindi ad aprile “no, abbiamo già dato”, ad agosto “no, abbiamo già dato”, a dicembre “no, abbiamo già dato, e dato pure per gennaio”, ecc.ecc.) Naturalmente, quell'almeno è un valore minimo consentito, non il valore medio auspicato.

2. Circa le eventuali monizioni previe alle letture, devono essere brevi. Occorre inoltre attenersi a quanto disposto dall’“Institutio Generalis Missalis Romani” (nn. 105 e 128) e ai Praenotanda dell’”Ordo Lectionum Missae” (nn. 15, 19, 38, 42).

Le eventuali monizioni: dunque non possono avere carattere di sistematicità. “Eventuale” significa che non ci deve essere sempre, e neppure molto spesso (altrimenti sarebbe stato usato un aggettivo diverso: “le frequenti monizioni” è ben diverso da “le eventuali monizioni”).

Leggiamoci le indicazioni dei Praenotanda citati:
«15. Nella liturgia della Parola si possono premettere alle letture, e specialmente alla prima di esse, delle brevi e opportune monizioni. Si deve porre attenzione al genere letterario di queste monizioni: devono essere semplici, fedeli al testo, brevi, ben preparate e variamente intonate al testo a cui devono servire come introduzione».
«19. (...) Potranno recare un certo aiuto brevi monizioni che illustrino la scelta del salmo e del ritornello e la loro concordanza tematica con le letture».
«38. Colui che presiede la Liturgia della Parola... riserva di norma a se stesso sia alcune monizioni, per ravvivare l'attenzione dei fedeli, sia specialmente l'omelia, per favorire nei fedeli stessi una più feconda recezione della parola di Dio».
«42. Spetta a colui che presiede introdurre talvolta i fedeli alla liturgia della Parola con opportune monizioni prima che vengano proclamate le letture. (...) Il compito delle monizioni può essere però affidato anche ad altri, per esempio al diacono o al commentatore».

Si “possono”, capite? E devono essere brevi e opportune, e possono essere talvolta introdotte, e solo da persona qualificata...

Nei panni di un neocatecumenale, comincerei anzitutto a chiedermi se dal giorno in cui Kiko, Carmen e Pezzi hanno ricevuto la lettera, le monizioni siano diventate eventuali (cioè càpitino di quando in quando, e solo negli spazi e tempi previsti dall'Institutio e dai Praenotanda citati nella lettera) e se quelle eventuali siano diventate brevi.

Faccio un esempio: dato che le letture della Messa durano circa uno-due minuti ognuna, scommetterei che con tutta la buona volontà quel “brevi” non possa essere interpretato più largamente di una trentina-quarantina di secondi. Ciò è avvenuto o no? E se non è avvenuto – se cioè nel Cammino le “monizioni” siano sempre onnipresenti e lunghe – perché non è avvenuto

3. L’omelia, per la sua importanza e natura, è riservata al sacerdote o al diacono (cfr. C.I.C., can. 767 § 1).

Chi ha accusato il Cammino di stravolgere la liturgia eucaristica facendo “predicare i laici”, trova qui una conferma. Questa precisazione (fondata sul canone 767 del Diritto Canonico) può essere dovuta solo alla preoccupazione (evidentemente condivisa dal Papa) che nel Cammino viga in modo generalizzato l'abitudine di far predicare certi laici -magari attraverso monizioni di portata abnorme- riducendo o eliminando del tutto l'omelia del sacerdote celebrante.

Questo canone del Codice di Diritto Canonico infatti dice:
«Can. 767 - §1. Tra le forme di predicazione è eminente l'omelia, che è parte della stessa liturgia ed è riservata al sacerdote o al diacono; in essa lungo il corso dell'anno liturgico siano esposti dal testo sacro i misteri della fede e le norme della vita cristiana».

Quanto ad interventi occasionali di testimonianza da parte dei fedeli laici, valgono gli spazi e i modi indicati nell’Istruzione Interdicasteriale “Ecclesiae de Mysterio”, approvata “in forma specifica” dal Papa Giovanni Paolo II e pubblicata il 15 agosto 1997.

In tale documento, all’art. 3, §§ 2 e 3, si legge:
§ 2 - “È lecita la proposta di una breve didascalia per favorire la maggior comprensione della liturgia che viene celebrata e anche, eccezionalmente, qualche eventuale testimonianza sempre adeguata alle norme liturgiche e offerta in occasione di liturgie eucaristiche celebrate in particolari giornate (giornata del seminario o del malato, ecc.) se ritenuta oggettivamente conveniente, come illustrativa dell’omelia regolarmente pronunciata dal sacerdote celebrante. Queste didascalie e testimonianze non devono assumere caratteristiche tali da poter essere confuse con l’omelia”.
§3 - “La possibilità del ‘dialogo’ nell’omelia (cfr. Directorium de Missis cum Pueris, n. 48) può essere, talvolta, prudentemente usata dal ministro celebrante come mezzo espositivo, con il quale non si delega ad altri il dovere della predicazione”.

Gli interventi di testimonianza (le famose "risonanze") da parte dei laici devono dunque avvenire occasionalmente, anzi, eccezionalmente e comunque sempre adeguatamente alle norme liturgiche e offerti solo in particolari giornate e solo se ritenuti oggettivamente convenienti... ed in ogni caso non devono confondersi con l'omelia.

Ugualmente si raccomanda prudenza per le omelie “dialogate”, sempre precisando che possono capitare “talvolta”. In poche parole: le testimonianze sono la rara ed adeguata eccezione, non la regola!

Non c'è scampo: se c'è bisogno di ripetere tutte queste raccomandazioni e precisazioni, vuol dire che nel Cammino la funzione dell'omelia è stata almeno svilita fino a preoccupare seriamente il Papa e la Congregazione. C'è inoltre da notare che queste disposizioni risalgono almeno al 1997, cioè a cinque anni prima dell'approvazione degli Statuti e oltre otto anni prima la lettera di Arinze che stiamo commentando. Non sono perciò “concessioni” al Cammino, tanto meno “novità”.

Si tenga inoltre attentamente conto di quanto esposto nell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum”, al n. 74.

Rileggiamoci attentamente il numero 74 della Redemptionis Sacramentum:
«Se vi fosse l’esigenza di fornire informazioni o testimonianze di vita cristiana ai fedeli radunati in Chiesa, è generalmente preferibile che ciò avvenga al di fuori della Messa. Tuttavia, per una grave causa, si possono offrire tali informazioni o testimonianze quando il Sacerdote abbia pronunciato la preghiera dopo la Comunione. Questo uso, tuttavia, non diventi consueto. Tali informazioni e testimonianze, inoltre, non abbiano un senso tale da poter essere confuse con l’omelia, né si può a causa loro totalmente sopprimere l’omelia stessa».

4. Sullo scambio della pace, si concede che il Cammino Neocatecumenale possa usufruire dell’indulto già concesso, fino ad ulteriore disposizione.

Questo è l'unico punto della lettera che non ha un carattere restrittivo. Però ci ricorda che il momento dello scambio della pace (anticipato nelle liturgie neocatecumenali all'offertorio) era un permesso già concesso da tempo (un indulto) e che comunque conserva il carattere di approvazione temporanea, visto che il Cammino ne potrà usufruire solo fino ad ulteriore disposizione.

5. Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione (seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo.

Questo è un vero e proprio “ultimatum” dato al Cammino. Viene dato un “tempo di transizione” per passare dal modo invalso nel Cammino al modo normale di tutta la Chiesa. Viene ribadito ancora una volta che il Cammino deve camminare non a modo suo, ma verso il modo previsto dai libri liturgici.

Dunque il modo invalso nel Cammino non è normale: se ne deduce che andrebbe corretto subito. L'abuso contestato viene brevemente riassunto in “seduti” (la Messa è la ripetizione incruenta del sacrificio della Croce, non un “banchetto” conviviale; l'Ultima Cena non fu mica un'allegra mangiata tra amici con annessa chiacchieratina religiosa) ed in “uso di una mensa addobbata ecc. ecc.” (la tradizione liturgica della Chiesa ha un significato che non può essere ignorato ed insultato).

Il Pontefice aveva tenuto conto dello sforzo richiesto alle comunità del Cammino (il che non torna certo a loro onore) e aveva concesso generosamente un breve “tempo di transizione”, non più di due anni a partire da dicembre 2005. Pertanto il termine ultimo sarebbe stato dicembre 2007.

Domanda retorica: se il Papa vuole un cambiamento, per giunta sulla liturgia (àmbito serissimo) e per di più entro “non più di due anni”... si può forse interpretare questo tempo di transizione come una sorta di “bonus” da sfruttare fino all'ultimo? Oppure è “più cattolico” chi intende obbedire subito al Papa senza sfruttare la moratoria concessa?

Ci è più facile supporre che un cattolico – che si dichiara tale, e dichiara di seguire un itinerario di fede cattolica che lo porti ad essere ancora più tale – avesse subito accolto con gioia le indicazioni del Papa, così precise, specialmente per il fatto che esse sono restrittive (e perciò urgenti), specialmente per un ambito così importante (quale la liturgia), e le mettesse in pratica immediatamente dopo averle accolte con gioia (altrimenti che “accoglimento” è? «Ah, caro Papa, grazie delle indicazioni di ubbidienza; decideremo poi se, quando e come ubbidire»). E poi abbiamo visto com'è andata a finire: prescrizione vanificata dal PCL nell'approvare lo statuto che concede diversamente quanto alla comunione

6. Il Cammino Neocatecumenale deve utilizzare anche le altre Preghiere eucaristiche contenute nel messale, e non solo la Preghiera eucaristica II.

Anche quest'ultima precisazione va a correggere un eccesso dei neocatecumenali. Non a caso la "preghiera eucaristica II" è quella in cui risulta più diluito l'aspetto sacrificale della Messa

In breve, il Cammino Neocatecumenale, nella celebrazione della Santa Messa, segua i libri liturgici approvati, avendo tuttavia presente quanto esposto sopra ai numeri 1, 2, 3, 4, 5 e 6.

Ancora una volta la lettera torna a ribadire la necessità di seguire i libri liturgici (questa lettera comincia e finisce dicendo qualcosa come: “basta con le liturgie neocatecumenali, potete celebrare la Messa solo nello stesso modo di tutta la Chiesa”), avendo “tuttavia” presenti i sei punti esposti.

Osserviamo che quel “tuttavia” è formalmente riferibile al solo punto 4 (l'indulto temporaneo per lo scambio della pace), poiché tutti gli altri punti non fanno altro che confermare ed appoggiare quanto esposto nei libri liturgici.

Riconoscente al Signore per i frutti di bene elargiti alla Chiesa mediante le molteplici attività del Cammino Neocatecumenale, colgo l’occasione per porgere distinti saluti.
+ Francis Card. Arinze Prefetto Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum

Conclusione della lettera: la condanna degli errori dei Neocatecumenali non implica (ancora, per adesso) una condanna definitiva del Cammino.

Si sperava – con questo ennesimo atto di generosità e pazienza – che i Camminanti smettessero di andare avanti di testa loro e procedessero con la Chiesa anziché nonostante la Chiesa. Il ritorno alla normalità nel campo liturgico non poteva che dare i suoi frutti a suo tempo (sempre nel caso che a questa lettera si obbedisse di cuore).

Considerazioni conclusive:

La sola lettura di questa lettera e delle citazioni contenute porta necessariamente ad alcune conclusioni:
  1. la Messa dei neocatecumenali non è buona per la Chiesa cattolica; (chi è interessato può consultare la pagina relativa all'approfondimento dei perché teologici)
  2. per la Chiesa cattolica, la Messa è solo quella definita dai libri liturgici approvati; non sono ammesse “omissioni” o “aggiunte”;
  3. le più importanti critiche che il Cammino aveva ricevuto sulla liturgia preoccupano anche il Papa, che con tutta evidenza ha deciso di porre un freno;
  4. il fatto che una lettera del genere arrivi dopo tre anni e mezzo dall'approvazione del primo Statuto indica che nonostante quest'ultimo gli abusi del Cammino continuavano (e –purtroppo– continuano anche oggi dopo l'approvazione dello Statuto defintivo);
  5. alcune osservazioni valgono evidentemente anche per altri ambienti; qui ci siamo limitati a commentare la lettera al Cammino;
  6. lex orandi, lex credendi!

sabato 17 luglio 2010

Alino e un tratto di strada percorso insieme. Poi, un bivio o cosa?

Caro Alino e carissimi tutti,
prima di inserire il prossimo articolo, proprio sullo Statuto intrecciato con la Lettera del Culto Divino - che era già pronto e che inserirò domani - non posso che estrarre dal thread precedente l'ultimo messaggio di Alino-Alessio e la mia risposta, perché conclude - per ora - un percorso appassionato e coinvolgente: un pezzo di strada percorso insieme da due persone che hanno di certo una cosa in comune: amano la Verità, nonostante le difficoltà che oggi, nella Chiesa molto l'hanno oscurata e persino sfigurata. Penso meriti visibilità e lo spazio di qualche ulteriore riflessione

Ciao Maria, poi non sono andato più al mare... Non ti arrabbiare se non ti ho risposto... avevo bisogno di riflettere... e ho preso la mia decisione. Ora so chi sei: sei una donna sincera, una mia sorella perchè nata dallo stesso battesimo; hai a cura la Verità. Non mi vedrai mai scrivere più contro di te.

che fossi sincero, anche se un po' aggressivo, lo avevo capito ed è per questo che ci ho tenuto tanto ad approfondire il discorso con te.

Nonostante questo prendo la decisione consapevole di continuare la strada intrapresa nel CNC e non ti toglierò più tempo. Lo faccio perchè credo nello Statuto del CNC approvato dalla Chiesa. Quello statuto è cattolico, la Chiesa riconosce il CNC come un itinerario di formazione cattolica, e che ha dato buoni frutti.

questo me lo aspettavo per il fatto che fin dal principio non hai raccolto nessuna delle mie affermazioni 'cattoliche' e sei andato avanti nel tuo percorso: mi rendo conto che volevi chiarire dei punti e non andare oltre questo. Ma rispetto la tua libertà e ti auguro buon proseguimento e ogni bene, nel Signore

Penso che la liturgia sia sempre riformabile (se non pensassi ciò avrei anche dubbi sul NO).

anch'io penso che la Liturgia sia sempre riformabile, ma non da un laico e neppure stravolgibile, come è accaduto per effetto del NO. Lo stesso card. Ratzinger ha affermato che si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico ..." (La mia vita).

Il problema è che il NO presenta delle ambiguità (oltre che delle paurose carenze) che non inficiano la validità della celebrazione, se viene vissuta con la 'mens' cattolica e anche celebrata con l'intenzione della Chiesa. L'ambiguità è tale per cui le nuove generazioni questa 'mens' l'hanno persa quasi tutte. Ti parlo con cognizione di causa, perché ho fatto uno studio comparato non solo lessicale, ma anche teologico sui due testi latini originali a confronto. Potrei scriverci un libro, tali e tante sono le implicazioni da cogliere, che sfuggono alle persone semplici, ma che inesorabilmente le inquadrano in un certo modo se non le soccorre la Grazia e qualche santo sacerdote come ancora ce ne sono, ma purtroppo in minoranza...

Così come posso dire di essere un'allieva di Mons. Gherardini e, quindi, ho un'idea precisa anche del Concilio nonché delle sue luci e delle sue ombre: come vedi non lo rinnego; ma bisogna riconoscerne i bachi e sarebbe ora che il Trono più alto desse le interpretazioni autentiche di alcuni punti controversi e che hanno sviato la Chiesa, di fatto protestantizzandola, oltre che mondanizzandola e, quindi sfigurandone il Volto autentico... Ma non dispero e non mi straccio le vesti. Soffro tutti questi disagi, abbraccio questa Croce, custodisco la mia fede e mi affido a Colui che salverà la Sua Chiesa nei modi e nei tempi che solo lui sa. Nel frattempo, per quanto mi riguarda, cerco di essere una 'pietra viva' come dice Pietro...

Sono come uno che va in un ristorante, con la licenza del comune: non chiedo la ricetta del cibo che mangio, mi fido del titolo e della bontà del cuoco; quando sarò chiamato a leggere la ricetta per cucinare qualcosa anche io, valuterò quale testo della ricetta mi sarà dato in quel momento e se poi si usano i prodotti scritti nella ricetta (tu capirai).

comprendo e rispetto. Nel frattempo sei tu che sei 'cucinato' in un certo modo ;)

perché la metafora del ristorante del cuoco e della cucina è valida, ma incompleta e monca per due motivi
  1. il comune può aver dato una licenza valida ad un cuoco che non cucina secondo le regole (sporco, disordinato, con elementi indigesti ma dal gusto 'saporito' che risultano appetibili, ma alla lunga i loro effetti agiscono sul lungo termine e possono ledere gli organi vitali in profondità). So che sai stare anche tu alla metafora e non ti lascerai irritare dai riferimenti diretti e personali che comunque fanno parte di una mia radicata convinzione
  2. tu credi di non cucinare nulla perché non ti pare ti abbiano affidato nessuna particolare ricetta da realizzare; ma in realtà ognuno di noi incide nella realtà per quello che è e che continuamente 'diventa' nel processo di maturazione che si evolve in un modo o in un altro a seconda del cuoco che gli somministra il cibo che 'in-forma' e sostanzia questa maturazione, anche di chi non è addetto alla cucina
spero di esser stata chiara e comprensibile e, soprattutto commestibile e non indigesta. Dico quello che penso con la massima semplicità e serenità e credo che ormai tu sia vaccinato a questo mio modo di essere ;)

A questo mi limito; non sono impermeabile come dice Emma, ma ho fiducia nella Chiesa Cattolica. Spetterà a Lei trovare il modo di far convergere il CNC; ora per la Chiesa non c’è più possibilità di traccheggiare, ed è tardi per dire no grazie: ora ha la responsabilità (e sarà bene che trovi il modo e in breve tempo) di realizzare quanto ha approvato Lei stessa nello Statuto.

non ti credo impermeabile, ti credo solo molto coinvolto. Devo dirti tuttavia che la sensazione di 'impermeabilità' citata da Emma ce la danno un po' tutti i nostri interlocutori NC

E’ il suo compito ora, nelle mani del Papato rimetto la mia vita e quella di tutti coloro fanno parte del CNC. Se si rimangia quell’atto, ne sarà responsabile Lei stessa di ciò che accadrà.

è vero che la Chiesa e chi per essa sarà responsabile di quell'atto. Ma qui ti dico due cose, una generale e l'altra personale:
  1. la responsabilità delle nostre scelte non può mai essere della Chiesa o del Papa, è innanzitutto personale e a me fa benir i brividi il solo pensiero di affidare la mia vita e in definitiva la mia anima ad un uomo, chiunque egli sia, persino il Papa. Spero che non mi fraintenda perché amo il Papa e gli sono fedele e prego per lui, ma nella situazione di cui stiamo parlando non ha mai impegnato la sua infallibilità e quindi il mandato petrino...
  2. Per cui l'Unico a cui mi sentirei sempre e comunque di affidare la mia vita (cioè la mia anima) è il Signore, che mi si rivela pienamente soprattutto nel Magistero Perenne e nella vita sacramentale e di preghiera e di Adorazione della Sua Chiesa, ma in primis mi si consegna e nello stesso tempo mi prende con Sé nell'Eucaristia, quando essa è autentico culto a Dio...
Quale missione, io che sono un semplice Alessio, ti affido: i tempi della Chiesa veramente sono troppo lunghi (nel mondo di oggi non sono più accettabili); a te se hai voglia, affido il compito di far accelerare i tempi. Quanto prima farà la Chiesa, quanto prima farò la scelta giusta (in un senso o nell’altro). Un abbraccio a te, Maria e alla tua famiglia. Alessio

Caro Alessio tu mi affidi una mission impossible non alla mia portata né alla portata d'uomo: i tempi di questa brutta storia non sono nelle nostre mani. Tu hai intuito bene: stiamo vedendo solo la punta di un iceberg. Ci sono poteri e forze che ci superano e ci sovrastano... noi siamo solo i 'piccoli' del Signore e non possiamo altro che lanciargli il nostro grido, ma anche tutta la nostra gratitudine la nostra gioia la nostra fiducia per la nostra vita e la storia di Salvezza che sta scrivendo intanto con ognuno di noi.
Anche a te un abbraccio grande insieme a tutta la tua famiglia.
Maria

giovedì 15 luglio 2010

Vogliamo riflettere su questi dati di fatto?


Pubblico una domanda rivolta al card Ratzinger nel 1993 e la sua risposta: tratte da un libro di Padre Zoffoli nonché l'esito di quanto è seguito tra iniziatori del Cammino NC a Santa Sede: trascrizione di parole di Kiko Arguello nel 2006. Lascio parlare i testi e non traggo conclusioni, che spero verranno dalla riflessione.
L'immagine a lato è una foto degli "Orientamenti per i catechisti per le catechesi dell'Annuncio". Si tratta di un testo, che trascrive fedelmente quelle tenute a Madrid nel 1972, che per decenni erano state tenute 'segrete' (molti testi lo sono tuttora), affermando che i catechisti "parlano per ispirazione dello Spirito Santo". Invece, da oltre quarant'anni, in tutte le comunità di tutto il mondo si ripetono sempre le stesse cose, pedissequamente da loro imparate a memoria, ripetute fedelmente e reiterate ad ogni nuovo inizio. Esse riproducono insegnamenti e prassi cui lo statuto approvato nel 2008 fa espresso rinvio, con la grade anomalia che la maggior parte sono tuttora 'segrete', mai approvate dalla Santa Sede e quindi mai rese pubbliche, per rispettare il cosiddetto Arcano... Chi scrive ne è testimone insieme a tutti i collaboratori di questo blog e a molti altri che hanno abbandonato il Cammino neocatecumenale allontanandosi anche dalla Chiesa. Padre Zoffoli e gli altri sacerdoti hanno attinto ai testi consegnati loro da catechisti 'pentiti'...
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TRATTO DAL LIBRO “VERITA’ SUL CAMMINO NEOCATECUMENALE DI PADRE ENRICO ZOFFOLI PAG N°280
Un'interrogazione al Sig. Cardinale Joseph Ratzinger nella cattedrale di Fidenza, il 25 marzo 1993,ore 21, in occasione di una sua conferenza sul nuovo catechismo della Chiesa Cattolica:

Eminenza reverendissima,
il catechismo del neocatecumenali (redatto da Kiko e Carmen) è in sintonia col catechismo della Chiesa Cattolica, nella perfetta ortodossia della Fede? A parere di affermati teologi tra i quali il Padre Enrico Zoffoli, passionista (di cui ci permettiamo unire l’estratto di un suo libro), sembrerebbe di no. I neocatecumenali portano a loro sostegno la benedizione del Papa. Si pone, quindi, il problema di coscienza e si richiede un’indicazione sicura.
Voglia benedirci di cuore!
Un folto gruppo di fedeli cremonesi.
Fidenza, 22 Marzo 1993

Sua Eminenza, pubblicamente, al termine della suindicata Conferenza, ha così risposto:
… La domanda è naturalmente molto delicata e riguarda il Catechismo dei neocatecumenali. Innanzi tutto è da dire che i neocatecumenali, cioè hanno detto alla nostra Congregazione e al “Consiglio per i Laici”: competenti dal punto di vista dottrinale siamo noi; dal punto di vista del cammino di comunità, il Consiglio per i laici – hanno detto che questo ciclostilato non è il catechismo dei neocatecumenali; hanno insistito moltissimo su questo punto: che sarebbe un grave errore considerare il manoscritto come un catechismo; che sarebbero riscritte queste pagine, secondo i nastri delle loro catechesi e offerte come modello, come un aiuto. [evidente che il card Ratzinger presta fede a questa versione dei neocat e non conosce l'uso massiccio e diffuso che veniva fatto - come del resto avviene tuttora - di quei contenuti]

Ma dicono che mai si realizza catechesi proprio nella traccia di queste parole e che il catechista(ha) diversi altri materiali e deve anche sempre rispondere alla situazione e naturalmente tenersi alle indicazioni della Chiesa [sappiamo quanto, tuttora, tutto questo non accada. E' per questo che siamo ancora qui!]. Dato questo, abbiamo insieme col Consiglio per i laici e anche insieme con la congregazione per il Clero, che ha la competenza per la Catechesi, un dialogo con il cammino neocatecumenale, nel quale abbiamo detto che, dopo tempi di maturazione e di sperimentazione, dovrebbe creare un Direttorio o un manuale (il nome non importa tanto, importa la cosa), una specie di Direttorio, di manuale di Catechesi, per i loro catechisti; e oggi, che abbiamo in mano il Catechismo della Chiesa Cattolica, naturalmente questo manuale da scrivere deve strutturarsi, orientarsi al Catechismo della Chiesa Cattolica. Questo principio è accettato ed è iniziato il processo di redazione. Il dialogo continua e mi sembra che si può sperare che, in un futuro non lontano, avremo a disposizione questo Direttorio per i catechisti, ed anche per i catechizzandi neocatecumenali, orientato al Catechismo della Chiesa universale, e così mi sembra si risolverà, con l’aiuto di Dio, il problema posto da questi fogli redatti da Kiko e Carmen.
(Dalla registrazione eseguita in cattedrale)

Ed ecco il seguito e l'esito del dialogo di cui parla il card. Ratzinger:

DICHIAZIONI DI KIKO ARGUELLO KIKO NELLA CATECHESI DI SPAGNA:
Annuncio della Quaresima 2006 - 22 febbraio di 2006, Parole di Kiko Arguello Pag 4 e 5:

… Come! II Santo Padre dice che i vescovi devono ubbidire ad un laico e ad una donna, seguendo le indicazioni degli iniziatori? E quali sono le indicazioni degli iniziatori? Capite? Notate e ricordate quello che fece il Papa. La Santa Sede ci disse che dovevano sapere quali sono quelle indicazioni, e hanno detto che dovevano studiare tutto ciò che predica il Cammino. Allora, la Dottrina della Fede doveva studiare le nostre catechesi o, per lo meno, sapere quello che predichiamo. In principio, il Cardinal Ratzinger aveva ricevuto tramite Mons. Cordes, alcuni libri di certi signori che affermano tuttora che siamo eretici, come un certo ZoffoIi, passionista, che prese il testo e tirandolo fuori dal contesto diceva: "Nella pagina 37 Kiko dice o Carmen dice...", e prendendo quella Frase fuori dal contesto scriveva 5 pagine dicendo assurdità. Ci sono molti libri su quel filone ... Gli zoffoliani - i seguaci di Zoffoli - quando andavamo a fare catechesi distribuivano opuscoli dove si raccontano le eresie di un tale [Ovviamente questa è la sua versione ad intra]

...Inoltre Zoffoli scrisse un libro: "Eresie di Kiko Arguello" e un altro: "Catechesi di Giovanni Paolo II e catechesi di Kiko Arguello", etc., come se questo conflitto esistesse. Allora la Santa Sede che ci vuole aiutare, ci chiese se potevamo elaborare una sintesi teologica. io dissi: una sintesi, mamma mia, una sintesi teologica di quello che predica il Cammino! Perché eravamo spaventati : se davamo i testi alla Dottrina della Fede non sapevamo come potevano rispondere, (come questo passionista che bastava che lo leggesse fuori dal contesto affinché trovasse dappertutto eresie, o cose così assurde), allora io dicevo: come facciamo? - Allora sceglietevi un gruppo di teologi che si siedano, e che mettano per iscritto quello che voi predicate. Allora prendemmo Emiliano, chiamammo Ricardo Blazquez, chiamammo un gruppo... e poverini !, si sono messi a scrivere un testo così, grosso, un libretto cosi, e la Santa Sede ha cominciato a rispondere male a quel Libro: ed ora che mancava questo, e mancava quest'altro...

ma bene, alla fine, dopo cinque anni giunsero alla conclusione che questo libretto era passabile e dove si metteva un po' di quello che diciamo della sessualità, della croce gloriosa, ecc... Era una specie di riassunto fatto da Emiliano con alcuni altri teologi. Io dicevo: "E quello che cos'e? A cosa serve questo?". "Ah, la Santa Sede vuole sapere se questo è quello che predicate e se ci credete". Io dissi: "Crediamo in quello che dice il Catechismo!". Non vi raccontiamo le sofferenze che abbiamo vissuto in tutti questi anni. Vi dico solo, come aneddoto che quando abbiamo terminato questo libretto, e la Santa Sede stava per riconoscerlo - non vi ho raccontato mai questo - risulta che monsignore Bertone, il segretario, ci disse che questo Libro sarebbe stato il Direttorio Catechetico dei catechisti.

Come? Cioè, dobbiamo togliere la nostra catechesi e questo mattone, così grosso, fatto per un teologo è quello che devono studiare i catechisti? Sì, sì, questo! Cioè, ci hanno detto che volevano sapere quale e la nostra teologia ma, non ci hanno detto che questa sarebbe stato il Direttivo. Insomma, potete immaginare... ci danno appuntamento per l'incontro dell'approvazione di questo libretto e, affinché la Santa Sede dicesse che non siamo eretici, che si trattava di tutto questo, abbiamo I'incontro col cardinale Ratzinger. E, Carmen può confermare, in quella situazione Dio mi diede coraggio ... Dico al cardinale Ratzinger: "io quel libro non lo riconosco!". Dice Ratzinger: "Come ha detto? Che non riconosce questo libro? Da cinque anni lavoriamo ed ora lei dice che non lo riconosce? Ma lei..., perche allora la Chiesa si disinteressa di voi.. "Io in questo Libro non riconosco il CNC! Quella è una tesi fatta male".

Dissi questo davanti a Ratzinger. Ratzinger fu bravissimo, un altro mi avrebbe cacciato dal suo ufficio. Noi pensavamo fosse una sintesi teologica fatta da Emiliano che ha fatto quello che ha potuto, poverino, ma non c'e chi possa leggerglielo. Inoltre, quel libro è già sparito; è come una tesi dottorale, un mattone (nel senso di gran volume) così di Teologia, dicendo un po' quello che dice la Chiesa sull'ecclesiologia, la cristologia. Potete immaginare se quelle erano le nostre catechesi... ecc.