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Guam: vescovo neocatecumenale celebra la "liturgia di Kiko" |
Riprendendo il tema delle gravi intimidazioni neocatecumenali (nel Cammino, infatti, non si effettuano solo "oliature"), riportiamo qui sotto il caso di p.Blockley, che ha inviato la sua storia su Jungle Watch (traduzione a cura di Valentina). La curia neocatecumenalizzata di Guam ha tutto l'interesse a screditare p.Blockley o almeno a coprirlo con una cappa di silenzio.
Per capire il contesto, è utile sapere che mons.Apuron, arcivescovo di Guam, si professa fratello nel Cammino Neocatecumenale, così come i citati p. Cristobal, p. Tenorio, p. Pius Sammut.
Storia di p.Matthew Blockley
Nel 1992, mentre ero seminarista al Pontificio Collegio di Beda, andai a Guam su invito dell'arcivescovo Apuron. Avevo conosciuto l'Arcivescovo Apuron tramite amici comuni del Nord California. Dovevo scegliere la diocesi in cui venire incardinato e avevo alcune possibilità, così accettai l'invito dell'arcivescovo Apuron di venire a Guam.
Appena arrivato, fui assegnato alla Basilica Cattedrale con il Direttore Vocazionale padre Adrian Cristobal. Fu chiaro fin dall'inizio che a padre Adrian non ero simpatico. Mi ordinò di sedere con lui, mangiare con lui, stare sempre con lui come voleva facessero i chierichetti.
Quando pretese che io gli facessi da cameriere e gli pulissi la sua camera, mi rifiutai di farlo e lui si arrabbiò. Sbraitò e farneticò come un pazzo e mi ricordò, urlando, la sua posizione nell'arcidiocesi e come poteva influire sul mio futuro. Addirittura in un'occasione, nella cucina del rettorato, lanciò tegami e padelle urlando e sbraitando a tutta forza contro di me, imponendo la sua autorità.
Dopo che mi rifiutai di fargli da domestico e di lasciarmi intimorire dai suoi deliri di onnipotenza, Adrian riportò ad Apuron che ero "disobbediente" e che non ero adatto per Guam. Così decisi di andarmene da Guam e di tornare a Roma.
Comunque, prima di partire, avevo incontrato il vescovo Camacho con cui rimasi in contatto anche una volta rientrato a Roma. Nell'estate del 1993 il vescovo Camacho mi invitò a partecipare con lui all'anno pastorale nell'isola di Saipan
[delle isole Marianne, nell'oceano Pacifico, ndt], ed io accettai. Comunque, padre Adrian e il vescovo Apuron erano molto infuriati per la notizia del mio ritorno nel Pacifico.
Finalmente fui ordinato sacerdote il 7 luglio 1996 per la Diocesi di Chalan Kanoa in Saipan: l'arcivescovo Apuron era presente. Il giorno seguente, mentre non ero visto, udii l'Arcivescovo Apuron che esprimeva a qualcuno la sua rabbia nei miei confronti; fui sorpreso da ciò che sentii, ma me lo tenni per me.
Nel 1998 l'arcivescovo Apuron con padre Pius, per il tramite di padre Tenorio, cominciarono ad avviare il Cammino Neocatecumenale nell'isola di Saipan.
Conoscendo la storia del CNC in Inghilterra, da dove provenivo, e che era stato denunciato da diversi vescovi, compreso il vescovo di Clifton, che
[nel 1994, ndt] definì il Cammino Neocatecumenale
«una forma di "schiavismo spirituale"», mi impegnai per fermarne la diffusione a Saipan.
Fu allora che cominciò a scatenarsi il pandemonio.
Diedi gran voce alla mia opposizione al Cammino. Padre Pius si arrabbiò molto con me.
Mi disse che stavo ostacolando la volontà di Dio e che il Cammino Neocatecumenale si sarebbe installato a Saipan con o senza di me.
Non posso dire se ciò che sto per raccontare ora sia collegato con la mia opposizione al Cammino Neocatecumenale, ma, come potrete vedere dalla seconda minaccia ricevuta, la prima può esservi collegata.
Era notte. Stavo attraversando in automobile uno dei villaggi.
Fui bloccato e tirato fuori dalla macchina da un uomo armato che minacciò di uccidermi.
Fui poi tenuto ostaggio per varie ore. Non mi disse mai perché mi aveva sequestrato. Forse fu solo per spaventarmi. Mi rilasciò dopo alcune ore.
Nel frattempo, oltre alla mia opposizione al Cammino Neocatecumenale, mi ero scontrato con il vescovo Camacho per una serie di situazioni nelle quali avevo, per motivi di coscienza, rifiutato di cooperare con lui.
Al momento non riferirò quali fossero queste situazioni, dico solo che la mia relazione con lui continuò a peggiorare e cominciai a sentirmi minacciato, soprattutto per il fatto che ora la mia parrocchia veniva regolarmente vandalizzata.
In quel periodo (era il 2000) mi misi in comunicazione con l'arcivescovo Apuron offrendogli aiuto, visto che lui era l'Arcivescovo Metropolitano dell'Arcidiocesi di Agaña (Guam) di cui Chalan Kanoa è una diocesi suffraganea. Mi fece sapere tramite padre Roger Tenorio che non era interessato alla mia assistenza e, di fatto, mi voleva
FUORI dalle isole.
Sapevo che il suo tenermi lontano dalle isole era dovuto alla mia opposizione al Cammino, specialmente dopo la grande sfuriata di padre Pius. Quando Apuron confermò di volermi tenere lontano dalle isole, capii che lui e Camacho si erano alleati contro di me.
Comunque, decisi di rimanere e di combattere e presi contatto con l'arcivescovo Patrick Coveney che, allora, era il Delegato Apostolico per la nostra regione. Ma prima che l'arcivescovo Coveney potesse intervenire, il vescovo Camacho mi informò che, visto che non avevo corrisposto alle sue richieste (una di queste era di accettare il Cammino Neocatecumenale nella mia parrocchia, ma ce n'erano anche altre), dovevo firmare una lettera di dimissioni dai miei incarichi di parroco, responsabile finanziario ed esecutivo.
Se non l'avessi fatto, allora la mia vita sarebbe stata in pericolo.
Gli dissi che intendevo oppormi e che sarei andato a Roma. Egli mi ripetè di firmare la lettera di dimissioni, urlandomi di abbandonare la diocesi perché altrimenti
«se non lo fai, la tua vita è in pericolo».
Gli risi in faccia e gli dissi che «la mia bocca non avrebbe taciuto i segreti che lui e Apuron non voleva fossero rivelati».
Poco dopo, mentre me ne tornavo a casa dall'Hotel Aqua Resort dove soggiornavano i miei genitori in visita dall'Inghilterra, mi accorsi che mi stavano seguendo.
Cercai di seminare la macchina e pensai di esserci riuscito, ma, mentre stavo andando verso il mio appartamento, fui avvicinato da due uomini.
Uno dei due mi puntò una pistola al cuore. Mi dissero che mi avrebbero ucciso se, il giorno dopo, non avessi firmato la lettera di dimissioni per andarmene via da Saipan.
Potete immaginare la paura che mi strinse il cuore. Volevo ancora oppormi, ma ero senza protezione.
Il giorno dopo mi incontrai con il vescovo Camacho e gli riferii quanto era successo.
Egli si limitò a chiedermi di firmare le lettere dicendomi: «oppure la tua vita è in pericolo».
Gli risposi: «Firmerò le lettere di dimissioni e lascerò Saipan, ma lo faccio per la terribile pressione e l'ansia che lei mi ha instillato. Può usare la sua
strategia del terrore da Vescovo Cattolico e vincere, lei ha il potere ed io no. Spero solo che il Signore la perdoni.»
Firmai e me ne andai.
Nostre note a margine.
Nota 1: mons.Tomas Aguon Camacho dal 1985 è stato vescovo di Chalan Kanoa (isola di Saipan, a 200 km circa da Guam) e si è ritirato ad aprile 2010 per raggiunti limiti di età. Non sappiamo i motivi per cui la sede è tuttora vacante (ancor oggi non è stato nominato un successore).
Nota 2: p.Blockley ha avuto paura anche di rivolgersi alla polizia, per questo è andato via da Saipan. Anche chi si rifiutasse di credere alla testimonianza di p.Blockley deve ammettere che c'è del marcio dietro le quinte (Camacho prima finge di non sapere che Blockley è sull'isola e poi lo caccia via in malo modo nel 2008, pubblicamente, pochi giorni prima di presentare le dimissioni per limiti di età e proprio quando Blockley aveva trovato una diocesi pronta ad accoglierlo).
La campagna diffamatoria di Camacho e della curia di Guam contro p. Blockley evidentemente riguarda non solo l'opposizione al Cammino ma anche i "segreti che Apuron e Camacho non vogliono veder rivelati". Notiamo fra parentesi che in tempi recenti sono emerse accuse di molestie sessuali a carico di mons.Apuron, oltre che di malversazioni ai danni dei fedeli cattolici e a vantaggio del Cammino.
Chi si oppone al Cammino si può dunque ritrovare sequestrato e con una pistola puntata al cuore, e abbandonato o addirittura minacciato dal suo stesso vescovo, come avvenuto anche in Perù.