Il Carisma del Fondatore è: “presenza e azione dello Spirito Santo in una persona da lui guidata per un cammino particolare di sequela di Cristo e di scoperta del Vangelo fino a condurla ad un servizio specifico nella Chiesa” (Ciardi, F. Il carisma del fondatore, in Annales Theologici, 30 (2016) 144).
Riportiamo brani tratti da un editoriale di Tredimensioni 15 (2018), 9-17, rivista per formatori alla Vita Consacrata: riteniamo che la trattazione di ciò che può succedere a un Istituto di vita consacrata o a una realtà laicale cattolica quando il 'carisma' del fondatore si scopre essere guasto, si adatta perfettamente al caso del Cammino Neocatecumenale.
Ci scusiamo per le tante evidenziazioni, ma questo articolo, oltre a fare un'analisi perfetta del caso in cui un carisma riconosciuto dalla Chiesa purtroppo si riveli perverso, di come esso sia inscindibile dalla personalità umanamente deprecabile del fondatore e contamini ogni suo atto (catechesi, preghiere, canti, immagini...) traccia una possibile via di uscita nella totale rifondazione della realtà ecclesiale da parte di coloro che vi appartengono e che hanno saputo riconoscere e rifiutare in modo totale lo stile malato del fondatore.
La soluzione quindi, secondo questo editoriale, non starebbe, nel caso del Cammino Neocatecumenale, nato dal carisma bacato dei suoi fondatori Kiko Argüello e Carmen Hernández, nella sua chiusura, che provocherebbe una diaspora, all'interno della Chiesa, di tante 'mine vaganti', cloni dei fondatori dalla spiritualità corrotta, ma nella sua rigenerazione dall'interno della realtà ecclesiale stessa unita ad una forte presa di coscienza degli errori del passato.
In caso di carisma bacato è difficile dire: togliamo le mele marce e il resto si salverà.
Venuti a conoscenza degli scandali perpetuati dai fondatori e della loro doppia vita, per salvare il destino di un'opera si tenta spesso l'operazione di scindere il carisma dell'Istituto dalla persona del fondatore.
Ma questa è un'operazione ardua se non addirittura impossibile.
Il carisma nasce proprio perché ha trovato una persona che gli ha fornito il suo humus naturale per nascere. Senza quell'humus non sarebbe nato. Il carisma non è fatto solo di contenuti e proclami nati dalla parte intellettuale del fondatore ma è fatto di prassi, simboli, strutture, indicazioni comportamentali, modalità relazionali ... nate nell'intimo del fondatore preso nella sua interezza. Sono cose maturate lentamente e in silenzio dentro all'animo del fondatore e in quel carisma si riversa la totalità di quell'animo.
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Il luogo d'incubazione del carisma non è solo l'area virtuosa del fondatore ma tutta la sua personalità, e nel caso questa abbia elementi bacati il marcio passa anche al carisma. Pensiamo, ad esempio, ai canti liturgici o alle preghiere scritte dal fondatore:
è davvero possibile che non lascino trasparire - anche se in maniera molto sublimata - il mondo irrisolto delle sue pulsioni?
È davvero possibile che, nello scrivere il testo, lui stesso fosse completamente dissociato dalla sua parte perversa, semmai attiva il giorno prima o il giorno dopo?
E, per il discepolo, continuando a leggere quegli scritti sarà possibile ricostruire in sé quella figura del fondatore che lui aveva idealizzato ma da cui poi è stato ingannato, specialmente se quella autorità è stata il suo riferimento costante?
Non si può neanche scindere in due il carisma, tentando di salvare la parte buona e buttare via quella marcia. Il carisma non è un elenco né la somma di vari elementi, ma una proposta globale di vita che evapora se lo si frantuma conservandone solo alcune parti.
Il carisma bacato è fatto di elementi che in sé, singolarmente presi, sono buoni, ma che in relazione fra loro e ad altri altrettanto giusti danno origine ad una rete di significati che è perversa.
Prendiamo, ad esempio, tre indicazioni:
- Direzione spirituale a vita e solo con uno del proprio Istituto;
- Condivisione comunitaria delle colpe;
- Obbedienza al superiore.
Le tre indicazioni, benché in sé buone, in interazione fra loro possono instaurare un clima di sequestro delle coscienze. Questo effetto non si realizza dopo, in un secondo tempo, semmai a causa delle resistenze di alcuni, ma è già all'inizio della costituzione del carisma stesso perché è la collocazione reciproca delle indicazioni che le rende già all'inizio sbagliate, nel loro stesso porsi.
Ciò non dice che volutamente e maliziosamente il fondatore volesse il sequestro delle coscienze; questo non è e non era nella sua mente ma è una intenzionalità intrinseca ai suoi atti. Non è sua intenzione, ma comunque mette in moto un meccanismo che poi si incarica di dare i suoi frutti corrispondenti. Cambiare la rete delle indicazioni significa rivedere drasticamente il senso di quelle indicazioni e spesso, per romperlo, bisogna sostituirle con delle diverse se non addirittura opposte.
È tipico di un carisma bacato il suo nesso con l'area del potere.
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Fra i seguaci più stretti ed intimi del fondatore (che di solito ha i suoi «preferiti») scattano
dinamiche di controllo e copertura reciproca che, con il tempo, diventano dinamiche di boicottaggio reciproco.
L'abuso del fondatore diventa complicità con i collaboratori che,
con il tramonto del fondatore, diventa fra loro lotta per il potere. Se interviene un censore esterno, si troverà subito sotto gli attacchi di questo gruppo di potere e da solo gli sarà molto difficile assorbire gli ostruzionismi che si concentrano su di lui e sottrarsi ai tentativi di «sequestro» delle parti in lotta. Si tratta anche qui di uno stile difficilmente raddrizzabile finché quelle persone continuano ad avere posizioni di potere.
Anche qui la colpa non è loro; singolarmente prese sono delle brave persone ma vige un clima di aggressività coperta fatto di regole tacite che se venissero esplicitate sarebbero rinnegate da tutti eppure sono da tutti obbedite: un clima che tutti respirano ma che nessuno può apertamente verbalizzare, spesso contrabbandato come gestione carismatica (e quindi evangelica) del potere.
Un esempio ovvio è la strumentalizzazione (in chiave di potere ma anche di erotismo) della direzione spirituale: chi si accorge di cosa veramente sta succedendo? Chi può smascherarlo apertamente e con quali conseguenze per se stesso? Chi può sottrarsi senza pericolo? Chi ha gli strumenti per rompere questa catena?
In caso di carisma bacato è difficile dire: togliamo le mele marce e il resto si salverà. O anche dire: aggiorniamo le costituzioni con dei tagli e delle aggiunte.
No, perché la contaminazione partita dall'origine si è estesa a tutta la realtà che ne è nata.
Occorrerà invece aver il coraggio di porre in atto una vera e propria dinamica di rifondazione, che riesca a cogliere quel germe di motivo ispiratore intatto (presente in ogni carisma che abbia ricevuto un riconoscimento dalla Chiesa, a prescindere da chi lo riceve), e a partire da lì declinare e riempire di contenuti coerenti gli elementi essenziali del carisma: dall'esperienza mistica al cammino ascetico, dalla missione apostolica alla testimonianza dei voti.
Non sarà certo un lavoro semplice né breve, e sarà legato, più che all'intuizione straordinaria di qualcuno, al lavoro d'insieme di coloro che non si sono lasciati contaminare dal virus del fondatore.
Forse molti dovranno lasciare, e sarà un bene. Mentre pochi, o comunque meno d'un tempo, saranno quelli che entrano, ma anche questo sarà un bene.
L'istituzione avrà meno potere, sociale ed ecclesiale, e sarà un bene ancor maggiore.
Cambierà soprattutto la logica di fondo: non più un'istituzione umana che cerca a tutti i costi un successo terreno con criteri mondani, ma un piccolo gregge che cammina verso il Regno con i piccoli e i poveri.
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Il tema è più complesso di quanto un editoriale possa dire. Ma in questa sede interessava mettere in campo l'idea che
di fronte a istituzioni estremamente ferite il rimedio non sia la ricomposizione e il recupero del carisma iniziale ma la sua archiviazione. Al fondatore va tolto il suo alone di gloria e come fondatore gli va dato il diritto all'oblio, chi ha tenuto il potere deve lasciarlo anche per il futuro e non riprenderlo più, ciascuno deve distanziarsi da un passato che volutamente si vuole non conservare, va impedita la ricerca di nuovi protettori semmai in altre diocesi o nazioni.
Del resto, anche alla vittima di abuso si consiglia di rompere con l'abusatore e denunciarlo per dare a se stessa (ma anche all'abusatore) il diritto di ritornare normale.
Chiudere significa rimettere le persone in una posizione di libertà, da ri-giocare in modo diverso (con tutte le sofferenze che ciò comporta). Chiudere significa anche risarcire economicamente le vittime.
Chiudere non vuol dire «tutti a casa». Non è questione di restare o andarsene: chi se ne va, va a perpetuare altrove lo stile malato e chi resta si contrappone stando dentro. Chiudere significa inserire una fase in cui ciascuno è chiamato a distanziarsi dal passato.
È quel passato con il suo particolare tipo di spiritualità che deve morire. Il futuro, se ci sarà, dovrà essere qualcosa di nuovo e di diverso.
( Tredimensioni 15 (2018), 9-17, rivista per formatori alla Vita Consacrata)