Dodicesimo e ultimo articolo dedicato alla trasmissione di propaganda neocatecumenale "Il sale della terra" andata in onda sulla TV Rai nel 1983. In fondo a questa pagina trovate il link agli articoli precedenti.
Nella sesta puntata di quella serie trasmessa ne "Il sale della terra" si parte con un video già visto, che evidentemente a loro piace tanto mostrare: le interviste ai “
cristiani della domenica”, in particolar modo ad un ragazzo che ammette di confessarsi meno di una volta all’anno.
Subito dopo parte un video con le interviste a persone ad Isola delle Femmine, Palermo.
La domanda è: “
Se uno le facesse un torto, lei che farebbe?”
Naturalmente, i pescatori intervistati rispondono tutti che reagirebbero. Normale.
Per introdurre il tema del perdono, i
kikos picchiano giù duro e mostrano un altro video su fatti di cronaca molto gravi: il rapimento e l’uccisione di Marzia Savio nel 1982, l’uccisione di Simonetta Lamberti in un attentato, sempre nel 1982, l’attentato alla sinagoga dello stesso anno, il massacro dei campi palestinesi in Libano, bambini morti nel sud-est asiatico, lo spaccio della droga, la scorta di Aldo Moro massacrata nel 1978, uomini uccisi nel Salvador…
La domanda è la stessa, ma formulata diversamente: “
Si può perdonare? È giusto perdonare?”
Gennarini parla del “
senso di giustizia che c’è nel cuore di ogni uomo”, che lo fa ribellare, reagire davanti a queste cose. Non sa di aver ragione. Reagire al male è necessario per ristabilire la giustizia, eliminare i pericoli, mitigare gli scandali. È la reazione eccessiva o irragionevole ad essere ingiusta. Il senso di giustizia è innato nella coscienza dell'uomo, ce l'ha anche chi non ha mai conosciuto la fede.
Gennarini prosegue dicendo una cosa del tutto ovvia, senza sapere di aver ancora ragione (ma lui la presenta per contestarla, perché vuole spostare il discorso sul
perdonismo neocatecumenalizio):
“Si ha paura che, qualora si perdonasse, l’avversario, il nemico farebbe di peggio e che quindi gli si darebbe in un certo senso via libera”.
È vero: nessuno deve rendersi complice del male. Se il perdonare equivale a "invitare" il nemico a fare di peggio, è come compiere un male verso sé stessi (oltre che aumentare la probabilità che anche il nemico si danni l'anima). La complicità col male non è mai il risultato del vero amore.
Sul tema intervista mons. Tomko, vescovo cecoslovacco, segretario del sinodo mondiale dei vescovi.
Tomko non sta al gioco e storna il discorso dagli eventi mondiali e di cronaca per riportarlo alle famiglie, al lavoro, dove si vivono molti conflitti per affermarsi, per far carriera.
Nessuno vuole colpe e si sente sempre vittima.
Afferma che è da qui che nasce l’odio, che poi sfocia in conflitti più grandi.
Dice che bisogna partire facendo domande a se stessi per primi.
Immediatamente dopo si manda il video della sequenza della crocifissione dello sceneggiato televisivo a puntate per la RAI, “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli.
Ne sarà fiero, Gennarini, questo sceneggiato è pur sempre un po’ farina del suo sacco: ne fu il “consulente”, cioè fu quello che diede consigli a Franco Zeffirelli, dopo aver insistito molto con lui perché accettasse di dirigerlo.
Magari molti non lo sanno, ma ha avuto mani in pasta anche in questo.
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Il kolossal televisivo di Zeffirelli con la consulenza di Pier Emilio Gennarini |
Questo film, nel 2003, è stato inserito in una pagina di un
sito evangelico come film cristiano.
Gennarini aveva già fatto programmi a tema religioso su Mosè e gli Atti degli Apostoli quindi,
testuali parole di Zeffirelli:
“Gennarini e Fabiani dissero che era il momento di affrontare il Gesù, prima che lo facessero altri e lo FACESSERO MALE”.
Gennarini… che superbo!
Pensava che altri “
lo facessero male”.
Il depositario della vera fede… i migliori…
Dopo lo spezzone del film, di nuovo il canto neocatecumenale “
Figlie di Gerusalemme”, che deve piacere molto a Gennarini, perché è già la seconda volta che lo propone.
Nel proporlo dice:
“In questo canto, il Signore che sale al Calvario dirà “che succederà del legno secco?” cioè degli empi, se l’innocente soffre così? Ma lo stesso Signore, lo stesso Gesù, prega per gli EMPI, per i peccatori, che siamo noi”.
Noi siamo gli empi.
Non dico santi, certamente peccatori, ma empi…
Ma la sa Gennarini la definizione di “empio”?
L’empio è colui che non riconosce Dio e non gli rende culto. È l’iniquo, colui che non ha timore di Dio, colui che pronuncia iniquità e frode con la sua bocca: ha cessato di essere savio e di fare il bene (Salmo 36, 1-4).
Tralasciamo…
Giovanni Paolo II in un video parla del peccato: “
Padre ho peccato contro di te”, chiamare il peccato col proprio nome…
Gennarini prende spunto dal Papa per snocciolare un mantra di cristianesimo rovesciato.
Solo quel lato sanno vedere i neocatecumenali:
“Questa croce di Gesù Cristo, in fondo MI SITUA COME UN ASSASSINO, e io non mi sento un assassino. Questo è il punto che mi manca, e che manca a molti, di entrare in questa coscienza che senza questa croce io sono condannato, in un certo senso, come gli assassini che abbiamo visto all’inizio di questa puntata”.
Eppure i "giusti" esistevano anche prima della venuta di Gesù e non si condannavano ma, secondo
Tertulliano, si collocavano nel cosiddetto
"Seno di Abramo", non negli inferi, godendo di una consolazione provvisoria fino alla resurrezione della carne, quando tutti avranno la loro mercede.
Lo si legge anche nella Scrittura nella parabola di Lazzaro e il ricco epulone, quando si dice che il povero Lazzaro morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo.
Riconoscersi peccatori va bene, perché ognuno di noi lo è, ma andare a pensare che la croce di Gesù “
mi situa come assassino”, è una deformazione tutta neocatecumenale, che fa della morte di Gesù un libello di condanna, che della passione e morte di Gesù riesce a prendere soltanto la parte “pessimistica”, il lato del Dio giudicatore silenzioso, che ti “denuncia” addirittura come assassino.
Cristianamente parlando, la croce di Gesù è AMORE.
Per amore all’uomo Gesù si è volontariamente consegnato alla croce, ai nemici, alla morte, affinché attraverso di essa potessimo accedere al cielo.
Un atto d’AMORE, NON UN ATTO DI CONDANNA.
Gennarini chiede una parola a Vanhoye, ormai ospite fisso, dopo aver detto che tutti siamo peccatori e dobbiamo prendere coscienza del nostro peccato.
Vanhoye risponde:
“Chi dice di non essere SOLIDALE con i peccatori, si separa come i farisei e diventa peccatore nel senso più drammatico, cioè un peccatore che non si riconosce tale e che dunque non ha rimedio possibile”.
Solidale?
Non mi pare il termine più adeguato…
Anche Tomko asseconda la linea di Gennarini:
“Però questa esperienza umana, è vero, per essere riconosciuta come qualcosa di profondo, nella sua malvagità abissale, che ABBIAMO DENTRO ANCHE COME POSSIBILITÀ, bisogna misurarla con quella morte sulla croce”.
Possibilità?
E se certe “possibilità” non accadono mai?
Gennarini è soddisfatto:
“Lei mons. Tomko ci ha parlato della grandezza di questo amore, che si è fatto crocifiggere per i nostri peccati e che ci ha offerto GRATUITAMENTE, ci offre gratuitamente, il perdono e la riconciliazione…”
GRATUITAMENTE è un’altra parolina cara ai neocatecumenali, pare che non importi nemmeno il pentimento ed il proposito reale di abbandonare il peccato. Sembra un
AUTOMATISMO.
A sostegno delle tesi parte un interminabile video sull’esperienza di una signora cambogiana che ha sofferto persecuzioni e morti a causa dell’invasione degli Khmer rossi a Phnom Penh.
Un travaglio indicibile: marito e 9 degli 11 figli uccisi o morti di fame…
Lei afferma di aver sempre creduto alla misericordia di Dio, di aver sfamato il carnefice del marito e di saper perdonare tutti, come ha fatto Gesù.
Parla dell’amore di Dio.
Mai dubitato, nemmeno davanti ad atroci sofferenze, ingiustizie e morti.
Questa avrebbero dovuto veramente proclamarla santa.
Tomko, sulla questione dice:
“Lei ha perdonato perché è stata perdonata da Dio. Ha sentito l’amore di Dio così forte da rigenerare in lei il cuore perché fosse capace di perdonare”.
Veramente la signora non ha mai detto di “essere stata perdonata”, ha sempre e solo detto cosa ha patito e che ha perdonato chi l'ha fatta patire.
Del “suo” peccato da perdonare non ne ha proprio parlato.
Gennarini sottolinea ancora, insistendo:
“Cioè ha ricevuto quello spirito che le ha testimoniato dentro di lei che dio la amava. DIO LA PERDONAVA E L’AMAVA. E questo ha trasformato il suo cuore”.
“Dio la perdonava” non l’ha detto, di cosa l’avrebbe perdonata?
Non si sa…
Questa signora ha testimoniato che è riuscita ad amare e perdonare i suoi persecutori, credendo ogni istante nell’amore di Dio e nella sua misericordia,
MAI ha detto che questo perdono derivava dall’essersi sentita perdonata per prima.
Mons. Caughlan risponde alla domanda su “
come si può ricevere questo dono gratuito del perdono”:
“Quella donna cambogiana ha dato espressione al fatto che ha capito che Dio la ama. E conoscendo quell’amore nella sua vita ha saputo rispondere “amatevi gli uni gli altri” come dice Gesù. È proprio ciò che dava speranza a quella donna, che altrimenti era portata solo in una direzione: vendetta e morte, più violenza, più morte. Invece quella donna, con l’esperienza dell’amore di Dio, siccome noi pecchiamo tutti, sappiamo però che Dio è fedele…”.
Questo argomento del
“sentirsi amati da Dio” è molto interessante, perché la signora cambogiana ha avuto una vita in cui di questo amore c’era fortemente da dubitare, ma non ha dubitato, anzi, ha perdonato lo sterminio lento di 9 membri della sua famiglia.
Quello che manca a questa esperienza però è la concretezza, ci aiuterebbe moltissimo uscire dalle parole e dalle teorie per capire “
dov’è che questa Signora ha potuto vedere l’amore di Dio”.
Nei lager c’era padre Kolbe, uomo concreto che si è consegnato volontariamente alla morte per salvare una vita, nell’India più povera c’era Madre Teresa e tutte le sue sorelle, a far presente l’amore di Dio nella sofferenza dei poveri moribondi, in Cina c’era un padre salesiano che diede la vita per salvare una vita.
Nell’esperienza di questa signora cambogiana, quello che “ci manca”, per assorbire pienamente il concetto, è “dove abbia visto e sentito l’amore di Dio”.
Saperlo ci aiuterebbe tantissimo.
Ci aiuterebbe ad uscire dalle “sole parole”.
Per esemplificare il concetto di perdono, Gennarini mostra una “piccola comunità”
(mai si dice neocatecumenale), in cui si celebra la penitenziale.
Lì c’è anche un ragazzo a cui hanno ucciso il padre.
Siamo di nuovo ad Isola delle Femmine, in provincia di Palermo.
Poco prima erano stati intervistati i pescatori, che “non perdonavano”.
Ora Gennarini ci mostra che nello stesso luogo i neocatecumenali (rigorosamente in incognita), invece sanno perdonare, attraverso la visione di una penitenziale neocatecumenale.
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Celebrazione penitenziale neocatecumenale |
Per la cronaca, diciamo subito che il
Movimento Neocatecumenale non esiste più in località Isola delle Femmine.
Nel 2012, proprio nella parrocchia di
Maria SS. delle Grazie, esattamente quella del video, fu fatto un referendum in cui si chiedeva: “
Sei d'accordo se in parrocchia riprende il Cammino Neocatecumenale?”.
Solo 32 votanti, nessuna esposizione dei risultati, ma nel sito parrocchiale, insieme a tutte le altre attività pastorali come Cursillos, Milizia dell’Immacolata, Rinnovamento dello Spirito e Azione Cattolica,
IL MOVIMENTO NEOCATECUMENALE NON FIGURA.
È chiaro quindi che in quella parrocchia “così segno di amore e perdono” (neocatecumenale), il Cammino fu interrotto e poi, alla richiesta di alcuni se si desiderava ricominciarlo, la risposta è stata
NO.
Tutti gli altri Movimenti coesistono tranquillamente, solo il Movimento Neocatecumenale è stato estromesso.
Evidentemente i presenti a quella penitenziale mostrata con tanta sicumera dal Gennarini, non hanno saputo diffondere sufficientemente amore e perdono.
Non li hanno più voluti…
Gennarini chiede a padre Nocent una parola su questa liturgia, in cui “
c’è anche la confessione, ci sono preghiere, ci sono diverse cose…”
Nocent mette l’accento sulla “nuova creazione”: il cristiano è diventato Cristo. Sottolinea anche l’importanza della comunità, perché il peccato, anche quello più segreto, tocca tutta la comunità.
Ma specifica:
“Tutta questa comunità presente nella
confessione segreta, perché
PENSO che la chiesa ha mai gradito la confessione pubblica… perché non è edificante”.
Avrà mai saputo che sia agli scrutini che molto di più alla
Redditio, le persone confessano i loro peccati
pubblicamente? Le loro cose “segrete”?
Questo NON È EDIFICANTE.
Alla rassicurazione di Gennarini che la “confessione non è pubblica, ma privata”, Nocent aggiunge:
“Mi sembra che qui è una realizzazione in cui vediamo l’esercizio totale del sacerdozio della chiesa, pur non confondendo che non è la comunità che rimette i sacramenti, ma il sacerdozio ministeriale. Però tutto mi sembra completo”.
Completo nel senso di sacerdozio ministeriale insieme al sacerdozio comune.
È l’ora del canto del
GRUPPO PARROCCHIALE (così lo definisce furbescamente Gennarini), che canta il canto neocatecumenale “
Non resistete al male”.
Prendendo spunto dalle parole del canto, Gennarini concede che questo del “non resistere al male” non è da intendersi come una legge, ma come un’opera di Dio che, comunque, in chi non la vive provoca qualcosa che fa soffrire”.
Chiede a Vanhoye se questo è vero e lui risponde:
“Certamente, se non la compiamo, allora ci rinchiudiamo in noi stessi, ci lasciamo fermare dal muro dell’odio, e siamo separati dagli altri, isolati in noi stessi e separati anche da Dio. Perché non corrispondiamo al desiderio di Dio, rifiutiamo di essere in questa grande corrente dell’amore misericordioso, che parte da Dio e che vuole attraverso di noi andare a tutti. E questa è una grande sciagura per la nostra vita spirituale”.
Belle parole.
Quel che non si comprende bene è come mai, se si tratta di un’opera di Dio, gratuita, la si possa “rifiutare”.
Chi rifiuta Dio e le sue opere, non è certamente cristiano. È empio.
Chi pratica i sacramenti e crede in Dio, è evidente che desidera “questo dono gratuito”, altrimenti andrebbe lontano dalla Chiesa.
Come mai allora, uno che sta alla sequela di Gesù dovrebbe rifiutarsi di accogliere la sua opera gratuita?
Se è gratuita e non c’è da fare nulla, bastando andare alle celebrazioni, quest’opera dovrebbe essere concessa a tutti, anche ai “
cristiani della domenica”, che vanno alle celebrazioni, secondo il kikianesimo “
senza fare nulla”, come giudicano loro.
I "cristiani della domenica", che vengono sempre malamente giudicati, nella peggiore delle ipotesi farebbero esattamente come i neocatecumenali: andare alle celebrazioni e "non fare nulla".
Come mai allora Dio eleggerebbe a “dono gratuito della sua opera” solo i neocatecumenali?
A parità di “nulla fare” seguendo solo le celebrazioni, questo dono gratuito dovrebbe arrivare a tutti.
Ma non pare proprio che i neocatecumenali la pensino così.
Ci mancava, in mezzo a tante tragedie mondiali e cronicistiche, che Gennarini introducesse il concetto di “
nemico” in quelli che sono vicini a noi nella quotidianità.
Ma puntuale arriva anche questo “
kikiano concetto”:
“Noi pensiamo tante volte che i nemici sono lontani, invece tante volte i nemici sono vicini, sono in casa nostra, sono nel nostro lavoro, sono quelli che ci stanno appresso, ci stanno accanto e ci infliggono delle piccole o grandi sofferenze. Questo si verifica non soltanto nelle famiglie, ma anche nelle comunità religiose, non di rado”.
Ce lo spiega un video dalla Colombia, secondo lui.
TERRIBILE.
Qui si tratta di un
convento di suore francescane, alle quali viene chiesto se “il Concilio” ha cambiato la loro vita.
Il Concilio?
Comunque sì, il Concilio l’ha cambiata, si sentono cose incredibili da parte di queste suore:
“PRIMA quando suonava la campana io andavo a pregare, ma non perché sentivo il bisogno di pregare. OGGI sento una necessità tremenda della preghiera per il tipo di vita che facciamo”.
Ma scusi, suora, la vita che fate non era la stessa sia
PRIMA che
OGGI?
Come mai prima
non aveva voglia di pregare ed oggi, la stessa identica vita da sempre condotta, le ingenera una
“necessità tremenda”?
Ah ecco, dà la risposta:
“Prima eravamo più chiuse in noi stesse, ora invece che siamo più aperte agli altri sento di più il bisogno di mettermi davanti al Signore. Altrimenti mi svuoto subito”.
La suora “si svuota subito” al momento che si trova “più aperta agli altri”.
Mah…
Un’altra suora dice:
“PRIMA non avevamo relazioni tra di noi, anche perché le comunità erano più grosse e si rischiava di disperdersi. Ognuno faceva la sua vita, interiormente angosciata [sic], praticamente morte [sic], ORA non è così, è diverso”.
Ma ci rendiamo conto?
Questi son riusciti a far credere alle suore che
PRIMA erano
MORTE ED ANGOSCIATE.
Ah, ma
ORA, col neocatecumenalesimo “è diverso”.
Purtroppo non spiega in cosa sia “diverso”. Classico.
Un’altra suora vaneggia:
“Ad esempio noi in questa casa viviamo in 4 o 5. Se io mi arrabbio con Maria Carmen o con Bianca o con Begonia, è impossibile vivere se non cerchiamo di nuovo la comunione. Mi costa molto, però vedendo che il Signore mi perdona, io scopro l’amore [sic: scoprooo???]. E l’amore si manifesta perdonando il nemico. In quel momento IL NEMICO è quella sorella con cui non vado d’accordo. Perché la cosa più dura nella vita religiosa è proprio il contatto quotidiano”
INCREDIBILE.
Al di là di sentir dire da una suora che “
solo ora scopre l’amore”, queste frasi implicano di più.
Sono riusciti ad insinuare anche nelle suore la mela primordiale: l’altra suora è il “nemico”. L’albero dell’Eden per Eva era il “nemico”, ambedue “
MI LIMITANO”.
Solo perché magari si sono bisticciate.
Sono riusciti ad introdurre
IL NEMICO anche nel convento francescano.
Ma suore… L’altra suora è
L’ALTRO, CRISTO, non
IL NEMICO.
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Le suore convertite da Kiko |
Oppure… guarda guarda, che pian piano si viene a scoprire il progetto del maligno:
L’ALTRO È CRISTO (come dice Kiko che gli disse la madonna),
o È IL NEMICO?
Se sono ambedue le cose, significa che
CRISTO È IL NEMICO.
Il kikianesimo,
L'ALTRO, a volte l’altro lo chiama “
Cristo”, a volte “
nemico”, dipende da come porge il discorso.
Ma non può essere così: o è l’uno o è l’altro.
O lo devo amare in quanto amando l’altro “
amo Cristo in lui”, o lo devo amare “
perché l’altro è il nemico”.
“
Fai comunità che vivano in umiltà, semplicità e lode, dove L’ALTRO È CRISTO” afferma Kiko che gli avrebbe detto la Madonna.
Perché allora definisce Cristo nell’altro, il “nemico”?
Questo punto meriterebbe maggiore approfondimento.
Insomma, le suore ne sono rimaste convinte.
Dice infatti un’altra suora:
“Io vedo come con l’esperienza del neocatecumenato, del Cammino Neocatecumenale, le relazioni a livello umano sono migliorate. La mia esperienza concreta è che io vedo in me delle tare psicologiche che mi impediscono di mettermi in comunione con gli altri. Ma nella mia comunità mi sento più amata, più accettata, e questo mi aiuta a migliorare”.
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La suora che "vede in sé tare psicologiche" |
Ma a che livello stiamo, di psicologia e psichiatria, o siamo sul piano della fede?
La suora vede in sé “
delle tare psicologiche” che “migliorano” stando nella sua comunità, dove si sente più amata…
Il neocatecumenalesimo è riuscito anche ad insegnare alle suore “
più capacità di perdonare, come una necessità, non è una cosa imposta dal di fuori. Ma ti viene dal di dentro”.
PRIMA no.
Finita l’allucinante esperienza di tutte le suore, si parla dell’omicidio di Vittorio Bachelet, ucciso dai terroristi sulle scale dell’università di Roma nel 1980.
Al funerale, il figlio Giovanni pronuncia parole di perdono e nel video si sente di sottofondo il canto parrocchiale “
Quando busserò alla tua porta”.
In studio viene intervistato anche il fratello di Vittorio, Adolfo, che è un padre gesuita.
Anche lui dice che tutti in famiglia hanno perdonato, si aspettavano quell’evento.
Vittorio Bachelet e famiglia aderivano all’Azione Cattolica, per cui viene intervistato in studio l’allora presidente dell’Azione Cattolica che dice:
«Un perdono così non si improvvisa, evidentemente è un perdono che rivela la vita di una famiglia “in stato di perdono”, cioè in una condizione perenne, quotidiana di tensione verso il perdono. Credo davvero che per giungere a degli atti così significativi che segnano una vita, ci sia alle spalle un cammino continuo di formazione all’amore e quindi al perdono».
Ah, ma allora la Chiesa “funzionava” anche prima dell’avvento dell’Argüello!
L’Azione Cattolica, infatti, era nata ben nel 1867!
È da questa Chiesa che è arrivata la formazione ed il perdono.
La Chiesa che l’Argüello ha sempre denigrato e attaccato.
E le suore ancora non lo sapevano…
Maddai…
Però Monticone, l’allora presidente dell’A.C., non parla proprio come l’Argüello:
“Di conversione continua, sì, direi esercitata anche. Evidentemente è un PERDONO CONQUISTATO, CON FATICA (il contrario del Cammino Neocatecumenale, per loro è GRATIS). E non soltanto conquistato in quel momento tragico e straordinario, ma conquistato giorno per giorno in quel contesto familiare, umano, ecclesiale, in cui è vissuta e vive quella famiglia”.
PERDONO CONQUISTATO CON FATICA.
E se il perdono, come tutti dicevano prima, non è opera umana, vuol dire che per vivere in questa dimensione costante di perdono quotidiano, qualcosa l’uomo di suo ci deve mettere, affinché il divino scenda sull’umano.
In effetti Gennarini, prendendo spunto da delle parole di Giovanni Paolo II, corregge immediatamente il tiro, alla maniera neocatecumenale:
“Abbiamo ascoltato cosa ci ha detto il Papa… Questo è impossibile per l’uomo, per le forze dell’uomo, occorre certamente CHE DIO PRENDA L’INIZIATIVA perché possa avvenire questo, che Dio apra la strada del perdono e dell’amore…”
IMPOSSIBILE PER L’UOMO.
Certo, sulle sue sole forze, ma l’uomo, quando combatte nella fede, combatte
INSIEME A DIO.
Però combatte.
Guai se smettesse di farlo, come predicano i neocatecumenali.
Quella contro il male è una battaglia dell’uomo, con Dio come alleato.
Non è, come dicono i neocatecumenali, che l’uomo debba solo cantare, ballare e mangiare e poi “
fa tutto lo Spirito Santo gratis”.
È il
GRATIS il punto perverso dell’eresia kikiana.
Si dà all’uomo ciò che vuole: compagnia, ambiente, allegria (solo di facciata), baldoria, banchetti, viaggi chiamati “evangelizzazione”…
E poi gli si dice che “
non deve fare altro”, un giorno “passerà lo Spirito Santo” e lo farà “uomo nuovo”
gratis.
Solo per essere andato in compagnia, aver suonato, ballato, mangiato, viaggiato ed ascoltato la Parola di Dio in libera interpretazione.
Pure la soddisfazione di credere che “io posso interpretare quello che la parola dice a me”, è una cosa deviata, ma allettante, così ognuno se la può accomodare a piacimento: “Secondo me…”
Miglior pacchia non la poteva escogitare.
Unico scotto:
dover obbedire agli “illuminati” catechisti, senza pensare.
Per molti non pensare è pure un vantaggio: pappa scodellata per tutta la vita.
Tanto va bene tutto, io “qui sto tanto bene…”
Quasi a conclusione si intervista un padre di famiglia che dovrebbe riassumere tutto quanto detto in precedenza.
Chi parla è un uomo semplice, un carpentiere da Cittanova a Reggio Calabria.
Dice che giocava a poker e barava, anche per somme molto alte, intravedendo nella causa del vizio del gioco un malessere interiore.
Un giorno, mentre giocava a carte, morì un suo figlio di 13 anni per un attacco all’aorta.
Da lì ha iniziato a farsi domande e, dopo aver letto un manifesto affisso in parrocchia, è andato ad ascoltare le catechesi per adulti.
Scrutando le Scritture aveva ascoltato parole sul perdono al nemico.
Così, quando gli hanno ucciso un figlio di 21 anni, ha potuto perdonare.
In 10 anni a Cittanova avevano ucciso ben 32 persone. Questioni di faide.
All’apprendimento della notizia si è messo in ginocchio a pregare per “
chiedere perdono”.
Il cugino, latore della notizia, ha pensato che “forse questo qua c’entra nell’omicidio di suo figlio”, perché in effetti, se chiedeva perdono, non stava perdonando.
Dichiara di amare i suoi nemici.
Della moglie, non presente all’intervista, neanche l’ombra, mai rammentata nemmeno una volta.
Su questa testimonianza niente commenti.
Cittanova appartiene alla diocesi di Oppido Mamertina-Palmi e ci sono solo due parrocchie.
A noi non pare che ad oggi esista il Movimento Neocatecumenale in nessuna delle due.
Almeno questo è ciò che risulta da un'attenta ricerca online.
Si conclude il ciclo di trasmissioni neocatecumenali con il canto neocatecumenale “
Per amore dei miei fratelli” eseguito dalla band neocatecumenale della parrocchia di S. Luigi Gonzaga.
Rigorosamente sempre in incognita fino alla fine…
(fine)
Nel 1983 la RAI trasmise sei puntate di propaganda neocatecumenale nella trasmissione "Il sale della terra" condotte dal neocatekiko Mimmo Gennarini. Gli articoli precedentemente pubblicati su questo tema sono:
- introduzione e contesto storico
- "prima-e-dopo", dalla prima puntata de Il sale della Terra
- "fruttidelcammino", dalla prima puntata
- sofferenza-morte-ingiustizia, dalla seconda puntata
- il possesso della morte, introduzione alla terza puntata
- il possesso della resurrezione, terza puntata
- devianze neocatecumenali, quarta puntata
- trasmissione della fede ai figli, quarta puntata
- la "novità" nella Chiesa, quinta puntata
- le opposte teologie a confronto, quinta puntata
- testimonianze sulla mancanza di carità dei fratelli del Cammino