martedì 30 giugno 2009

Imola, dintorni e problematiche connesse

dice "Roma locuta":
poi magari pero' mi spiegherai perche' non ti fidi di me...

mi fiderò di te quando mi dirai in maniera convincente e non pretestuosa cosa pensi dello scandalo di Imola, che credo sia solo la punta di un iceberg:

1. è cristiano un comportamento di gestione di fondi arbitraria e scorretta (d'accordo che questo succede dappertutto, ma nel cammino che si fa vessillifero di correttezza e campione di cristianità)?
Tenendo conto che nel prodotto-Cammino non esiste una regola che renda controllabili i consistenti bilanci che vanno a impinguare anche le casse dei presbitèri e dei vescovadi, ovviamente in second'ordine rispetto a quelle degli iniziatori e delle super super loro emanazioni (questo è il nocciolo del problema). Non lo abbiamo mai evidenziato abbastanza, perché è il lato più sgradevole che abbiamo tralasciato per occuparci prevalentemente - e ce n'era a iosa - delle anomale prassi e insegnamenti difformi da quelli della Chiesa. Ma proprio il caso di Imola ce lo ha sbattuto in faccia con tutti gli strascichi evidenziati, sintomatici di un sistema sballato

2. perché, se succede uno scandalo, lo si "copre" e si preferisce sacrificare i 'piccoli' abbandonandoli a se stessi, purché non si sappia nulla neppure nelle altre comunità? Sai bene che il caso di Imola non è l'unico

3. perché può esistere un movimento i cui catechisti, contestati dal vescovo, vengono confermati dall'iniziatore e vanno a rifondare nuove comunità in diocesi diverse il cui vescovo non viene messo al corrente?

4. esistono persone in preda a sofferenza, paure e sbandamento. Perché non si sente alcuna responsabilità nei loro confronti e si è preferito sciogliere le comunità, riciclando solo gli irriducibili, privilegiando la sussistenza dell'entità cammino alla vita e alla salvezza morale psicologica e spirituale delle persone, che invece avrebbe salvaguardato il vero Pastor Bonus, nostro Signore Gesù?

5. perché si è consentito e si continua a consentire che persone che hanno lasciato tutto per il cammino con una marea di figli messi al mondo per una malintesa 'apertura alla vita' che non corrisponde alla 'paternità e maternità responsabile' insegnate dalla Chiesa, non possano più "tornare indietro", se hanno ripensamenti - che dovrebbero essere consentiti a tutti nella intangibile libertà di ognuno - e sono quindi costretti a restar dentro, con conseguenze facilmente intuibili per loro stessi, per il resto della comunità, per la loro moltitudine di figli, alla fine non seguiti come si deve né da loro né dai responsabili del cammino (compresi quelli di coloro che stanno dentro convinti)? Nessuno ha mai pensato a questo? Si è mai posto questo problema? O i supercatechisti, dalla loro "torre eburnea", molto simile a quella dei vescovi, non vedono non sentono non parlano? Perché?

6. Non pensi che in questo tanto millantato prodotto-Cammino ci sia troppa improvvisazione, prevalenza di costruzioni umane, mancanza di educazione ad una spiritualità sana e autenticamente cattolica e, come tale, davvero liberante e non generante simbiosi, dipendenza, squilibri (tipo: autoritarismo-assoggettamento) che non fanno bene a nessuno né alle vittime né ai carnefici?

7. la mancata obbedienza al Papa (persistenza del rito blasfemo e separato, che è la cosa più grave e forse origine del maggior inquinamento spirituale; mancata comunione ecclesiale: il caso di Imola è emblematico, ma potrei portarti miriadi di esempi analoghi) non fa sorgere dubbi proprio in nessuno?

8. che ci si venga a bombardare con la notizia che a Pagani (SA) esiste una integrazione piena di tutte le realtà parrocchiali, non è sintomatico di un possibile caso-civetta, appositamente creato per tacitare le critiche, dato che è l'unico a nostra conoscenza in tutto l'orbe cattolico?
Non ti sa, oltre che di una situazione-tipo promossa (ma ancora da verificare) del frutto di una istruzione tipo quella dei catechisti di Imola (non sono i soli e lo sapete) che esortano a scrivere testimonianze che magnificano i frutti del cammino?

9. se per andare avanti c'è bisogno di pubblicità ingannevole o di militanza fanatica, di sudditanza psicologica, credi che nel prodotto-cammino possa essere presente la "verità che vi farà liberi"?

... potrei ancora continuare, ma credo sia abbastanza, per ora

domenica 28 giugno 2009

Notizie che 'posso' pubblicare su Imola

Queste, espresse telegraficamente, sono verità di fronte agli occhi di tutti, che pubblico, sentendo la responsabilità che debbano venire alla luce. Ci sono altri dettagli molto significativi, ma talmente precisi che metterebbero in difficoltà chi li ha espressi e, quindi, per rispetto e opportunità, ometto, affidando alla nostra riflessione quanto segue:

-Cammino sospeso in diocesi da ormai più di due mesi, con un messaggio inviato dai catechisti ai responsabili con grande indifferenza nei confronti delle persone lasciate allo sbando o risolvendo (perché i catechisti li ha riconfermati Kiko e non il Vescovo) andando a ricostituire le comunità fuori diocesi, senza che il vescovo della nuova diocesi sia informato di nulla...
-di fatto, ora esiste la realtà delle comunità divisa da una parte con i catechisti e dall'altra con il vescovo
-l'ex parroco della diocesi in risposta alla domanda del nuovo parroco sul fatto che non si fosse insospettito ha detto "..arrivavano delle belle decime.."
-i cosiddetti "catechisti itineranti" sono gli stessi da almeno 25 anni
-la ristrutturazione del "centro Regionale" va avanti da ormai 15 anni senza sviluppi ed è diventato il Buco nero delle "collette"..
-"centro Regionale" devastato dall' interno con colpi di martello e alberi sdradicati.."
-nelle altre comunità regionali non si sa nulla.

Dallo scarno elenco di "fatti", emerge la problematicità dell'accaduto: uno scandalo intuibile, che ha fatto scalpore e non poteva rimanere nascosto come avviene di solito ed una situazione 'precaria' - soprattutto per le persone coinvolte - rimasta come strascico, sulla quale il potere del Vescovo arriva fin dove c'è qualcuno che, aperti gli occhi, si inserisce nelle parrocchie... per gli altri continua lo strapotere degli onnipossenti catechisti, emanazione di Kiko. Non diciamo nulla di nuovo se ribadiamo che essi obbediscono a lui e non al Vescovo, infischiandosene dello Statuto e di qualunque esigenza di "comunione ecclesiale" raccomandata dal Papa: viene prima l'"idolo" Cammino, il resto è secondario, ininfluente, calpestabile, comprese le persone trattate come oggetti e non come esseri umani

Che ne sarà di coloro che, scandalizzati e delusi e, confondendo impropriamente - per il subdolo inganno che persiste - il Cammino con la Chiesa, nell'allontanarsi dal Cammino, non pensano minimamemnte di rifugiarsi nella Chiesa?

I parroci e i vescovi (compreso il cardinale) coinvolti, hanno la percezione esatta della gravità del fenomeno? Non è pensabile, dal momento che, anziché dare direttive e organizzare interventi pastorali precisi, continuano nel lassismo e nessuno ha stigmatizzato lo scandalo né si è preso cura degli sbandati (tranne forse qualche sacerdote), ma solo rispetto a chi si è rivolto a lui perché nessuno è entrato a fondo nel problema, che è dell'intera diocesi e coinvolge anche quelle limitrofe

Nel frattempo Kiko & C. fanno la spola tra i cortili e le stanze Vaticane, per risolvere il tutto - come da 40 anni a questa parte - a modo loro insieme ai loro 'sponsor' illustri, che i 'piccoli' non hanno in questo mondo ma spero abbiano Altrove

Ed ora si impone la riflessione di Anna Rita:
E' veramente incredibile e quasi esilarante toccare con mano quanto poco tempo riescano a resistere i neocatecumenali nella loro finzione di atteggiamenti improntati alla benevolenza e nel proposito di mostrarsi amabili, proponendo idilliaci incontri di “preghiera ecumenica” fra chi è cattolico e chi non lo vuole proprio diventare (il Cammino in tutti i suoi seguaci!)

Mi riferisco alla ridicola proposta di “nuovo corso” fatta di recente da Roma Locuta, in cui si vaneggiavano ipotesi di unità pastorale e spirituale fra l’attività della Santa Chiesa Cattolica di Gesù Cristo ed il parassitario sussistere di questa realtà eretica, che resta radicata nel suo male peggio dell’edera e di cui in questi giorni stiamo vedendo un illuminante e provvidenziale saggio di manifestazione. Quasi come se esistesse possibilità di integrazione fra la verità e la menzogna, fra la sana Dottrina e la peggiore eresia mai apparsa nella Chiesa, come se SI POTESSE CREARE qualcosa in comune FRA CRISTO E BELIAL!!

Allo stesso modo sono state fatte incredibili proposte di incontri di preghiera, proposte dai neocat più sentimentali ed in preda ad un momento di romantico “volemose bene, che poco ce costa”, nel tentativo anche mal celato di rabbonire le persone di questo blog che sono le uniche a parlare fuori dai denti e a dire pubblicamente la verità sul Cammino Neocatecumenale, cosa che disturba in modo insopportabile e a cui si è tentato appunto di porre rimedio prima con insulti volgari, accuse velenose di ogni genere e minacce aperte e poi con il metodo “strappacuore” del lisciamento...

Attenti, fratelli, che questa proposta di incontrarsi per pregare insieme, anche volendola vedere nella migliore buona fede , è fortemente nociva per gli aderenti al Cammino, che si persuaderebbero che ... anche se non cambiasse nulla ... anche se non si convertissero mai alla dottrina cattolica, potrebbero tuttavia convivere ugualmente bene con chi è cattolico, incontrarsi “ecumenicamente” per pregare insieme, fingere di amarsi tanto per tacitare la coscienza e calmare gli spiriti di chi denuncia la menzogna, all’insegna della tanto inflazionata “tolleranza” della diversità, o anche nella utopica speranza di poter operare uniti anche se divisi da dottrine che fanno a pugni tra loro. Non è così...

Si farebbe loro del male ad accettare questa “unità a basso costo” ed è invece un atto d’amore nei loro confronti non scendere a patti con la loro mancanza di voglia di scegliere fra Cristo e Kiko, fra la verità della Chiesa di sempre e le scempiaggini del loro santone-idolo.


Ma tanto, come dicevo all’inizio, appena esce fuori qualche scandalo innegabile, ecco che la loro finta benevolenza ed i loro strategici tentativi di fingere un bisogno di unità che non hanno, va a finire in pezzi e la loro vera natura riesce fuori, come abbiamo letto nell’intervento di Agostiniano, il quale non potendo negare le schifezze accadute, perché di fatto il Cammino è stato sospeso in ben due diocesi, quindi le chiacchiere stanno a zero e parlano i fatti, non trova di meglio che reagire ricominciando ad insultare.

Per chi è SINCERAMENTE intenzionato a trovare una comunione d’amore con i neocat, per chi ancora pensa che pregare insieme a loro porti qualcosa di buono, lancio questa proposta, che a mio modo di vedere è davvero l’UNICA POSSIBILE: l’unica preghiera comune da alzare al Cielo, con suppliche, lacrime, ed instancabile perseveranza: implorare in ginocchio Iddio Santissimo per la vera conversione e la santificazione di Kiko.

Bisogna che i nc prendano coscienza del fatto che l’unica cosa che rimane da fare – vista la gravità inaudita delle immondizie che stanno venendo fuori dal Cammino, nelle persone dei più anziani fra i catechisti itineranti, cioè i cosiddetti “cristiani adulti”- (altro che frutti del Cammino! Qui c’è puzza d’Inferno!) è di mettersi seriamente a pregare tutti insieme, tutti i giorni, senza stancarsi perché Dio conceda il miracolo della conversione di Kiko e sappiamo che la preghiera fatta con fede e perseveranza ottiene grazia.
Non vedo altre soluzioni.
Un saluto in Cristo

venerdì 26 giugno 2009

Cosa è successo ad Imola?

Cari amici,

avevo taciuto di proposito sui fatti delle zone di Ravenna e di Imola perché speravo che le persone che mi avevano contattato facessero pervenire le loro testimonianze e potessimo partire dalla loro esperienza per valutare la situazione, e dare una lettura degli eventi e della loro evoluzione, nonché tutto il supporto possibile da questo 'luogo' non solo telematico, ma anche di incontro confronto e riflessione autentiche.

Invece, deve essere intervenuta qualche 'consegna' autorevole e conseguentemente efficacissima o anche un po' di diffidenza unita all'attaccamento al cammino, che agisce sulla persona anche quando accadono eventi che fanno aprire gli occhi del cuore e della mente e la ragione non può più essere disattivata.

Quindi abbiamo avuto due giorni di assordante silenzio, che non mi aspettavo a giudicare dagli approcci avuti, uno dei quali si concludeva con queste parole "grazie a te e a chi combatte per la verità. a presto"

Allora dobbiamo procedere, non completamente al buio, perché alcuni fatti sono noti.

Nel caso di Imola il problema non è partito da direttive vescovili, come a Taranto; ma c'è stato uno scandalo interno: son venute fuori discrasie di vario genere legate alla gestione del "centro Regionale" e la cosa ha fatto scalpore all'interno delle comunità. Risulta che addirittura il vescovo si è recato a Roma per conferire (!?) con Kiko Carmen e don Mario Pezzi e, in ragione della situazione, abbia optato per l'allontanamento degli " itineranti" dalla parrocchia coinvolta. Poiché Kiko non ha tollerato un provvedimento del genere, ha allontanato l'intera comunità e sospeso il cammino... Io sarei portato a pensare che non sia solo per la sua nota arroganza e per il fatto che è lui alla fine che comanda e non il Vescovo; ma che questa sua decisione sia servita a 'coprire' lo scandalo, che deve avere una portata non irrilevante... Normalmente risulta che quando se ne vanno da una parte si riorganizzano dall'altra; ma in questo caso, da quel che ho sentito, sembra ci siano persone allo sbando, ancora non ho capito se perché hanno aperto davvero gli occhi o perché la sospensione del cammino ha reso praticamente impossibile la continuazione dell'esperienza in corso.

Sta di fatto che c'è un sacerdote che sta seguendo quelli che non si sono allontanati dalla Chiesa; alcuni invece lo hanno fatto, purtroppo confondendola, al solito, con il Cammino. Che alcuni siano seguiti è confortevole, mentre non conforta affatto la situazione di confusione delusione e sofferenza che ho percepito nei contatti e non è bello pensare che ci possano essere persone allo sbando. Ecco, qui siamo davvero impotenti: l'unica azione possibile è la preghiera, affidando queste persone alla Misericordia e alla Provvidenza del Signore. Non aggiungo altre notizie per prudenza e rispetto nei loro confronti.

Sta di fatto che in zona ci sono molti vescovi consapevoli di come stanno le cose (compreso il card Caffarra), ma - almeno a quanto ci risulta - nessuno di loro ha preso provvedimenti alla pari con quello di Taranto.

Quanto silenzio e quanta omertà e quanta mancanza di "attributi" capaci di avviare le cose a soluzioni più mirate! Il problema tuttavia è che la crisi della Chiesa è tale che non si sarebbe in grado di gestire una "Pastorale dei fuoriusciti volontari o, eventualmente, involontari del Cammino". perché forse (?) anche la pastorale ordinaria non è esente dai deficit che si dovrebbero colmare e correggere in chi è stato sviato e marchiato dagli insegnamenti e dalle prassi kikiane.

Non resta che affidarsi al Signore mettendo nelle sue mani questo nostro tempo e questa nostra generazione così tribolata e malata

mercoledì 24 giugno 2009

Cammino sospeso in diocesi a Ravenna? E come andrà a finire a Taranto?

Riceviamo una comunicazione che, insieme ad altre cose, dice questo:

Il cammino è stato sospeso in diocesi e stà succedendo un gran casino.

C'è qualcuno che sa confermarci la notizia e dirci di più?

Intanto del Decreto del Vescovo di Taranto, che sarebbe dovuto entrare in vigore a febbraio, risulta non sia stato detto nulla all'interno del Cammino - secondo la migliore tradizione dell'Arcano, in base alla qualle non si muove foglia che Kiko non voglia - neppure i figli dei supercatechisti di Taranto ne hanno sentito parlare.

E tuttavia, secondo noi, un Decreto formulato in maniera canonica e perentoria da un Arcivescovo Metropolita, appartenente alla C.E.I, non potrà non costituire "giurisprudenza". Esso comunque ha aperto una breccia nella corazza apparentemente finora impenetrabile, inattaccabile, dell'entità Cammino Neocatecumenale.

Sembra che agli inviti dei parroci, obbedienti al vescovo, i responsabili abbiano "preso tempo", che tradotto nel loro linguaggio è RESISTERE, muovendo tutte le pedine più potenti soprattutto in Vaticano.

Nel frattempo l'unica comunicazione che riceviamo, dopo lungo silenzio da parte dei nostri interlocutori, ci assicura "Tanto rumore per nulla" dicendo: Tanto rumore per nulla!! Ma di cosa state parlando? State facendo del trionfalismo ma per cosa?Cosa avete vinto? Anzitutto vi chiedo dove avete preso quel decreto. Ho fatto una ricerca sul sito della Diocesi di Taranto e non risulta. Mi fate il piacere di indicarmi la fonte? Grazie!
Poi analizzando punto per punto mi sembra stiate facendo tanto rumore per nulla. Piu' che altro mi sembra la solita propaganda.

E aggiunge, passando invece ad una analisi del testo:

Luogo ed ora della Celebrazione. l'unicità dell'altare
§ 1.1 La Celebrazione dell'Eucaristia domenicale, che ha luogo dopo i Primi Vespri della Domenica, alla quale prendono parte le piccole comunità del Cammino, dovrà svolgersi nelle chiese parrocchiali o nei luoghi di culto in cui ha sede l'ordinaria vita della piccola comunità. Sono proibite le celebrazioni nei luoghi di attività pastorale (cf can 932 §1);

Premesso che la questione e di secondaria importanza. Celebrare in Chiesa o in qualche salone per noi e' la stessa cosa. Se il Vescovo chiede di celebrare in Chiesa non c'è problema ad ubbidire. Ma ad onor del vero il Codice di Diritto Canonico afferma:
Can. 932 - §1. La celebrazione eucaristica venga compiuta nel luogo sacro, a meno che in un caso particolare la necessità non richieda altro; nel qual caso la celebrazione deve essere compiuta in un luogo decoroso

Come si puo' leggere il Diritto Canonico contempla la possibilità di celebrare in altro luogo che non sia quello della Chiesa.
Infatti afferma: "A meno che un caso particolare non richieda altro". Di per se non è escluso. Le Comunità Neocatecumenali celebrano in sale (Non sempre) perchè essendo luoghi piccoli ed (essendo piccole comunità) si favorisce il senso di comunione e per addobbare l'altare centrale attorno a cui disporre le sedie in modo da favorire appunto la comunione. Ma ciò non per mancare di rispetto all'altare consacrato ma per favorire il senso di comunione. E per far si che le risonanze
... troncato qui

A prescindere da discorsi triti e ritriti sugli argomenti portati a sostegno del Cammino, che continua a riproporre in maniera martellante LE SUE RAGIONI... nessuna traccia di possibile obbedienza. Addirittura - come già con la lettera di Arinze agli inizi - si mette in dubbio l'attendibilità del Decreto, del quale, sul sito sono stati inseriti gli originali in formato pdf, come risulta dall'immagine. E nel frattempo lo scempio della Liturgia continua...

sabato 20 giugno 2009

A Taranto è cambiato qualcosa?

Benigno Papa
per grazia di Dio e della Sede Apostolica
Arcivescovo Metropolita di Taranto

La Divina Eucaristia è "fonte e apice di tutta la vita cristiana" (LG 11; cf SC 9) ed in Essa "è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua" (PO 5);

Lo Statuto del Cammino Neocatecumenale, recentemente approvato dalla Santa Sede, attesta l'essenzialità dell'Eucaristia come pienezza della iniziazione cristiana (cf art. 13 § 1);

Volendo provvedere al bene spirituale dei fedeli confidati alle Nostre cure pastorali ed al fine di integrare le celebrazioni delle piccole comunità neocatecumenali nella ordinaria pastorale liturgica parrocchiale, come espressamente previsto dal citato Statuto (cf art. 13 § 2);

DECRETIAMO
quanto segue
Art.1
Luogo ed ora della Celebrazione. l'unicità dell'altare

§ 1.1 La Celebrazione dell'Eucaristia domenicale, che ha luogo dopo i Primi Vespri della Domenica, alla quale prendono parte le piccole comunità del Cammino, dovrà svolgersi nelle chiese parrocchiali o nei luoghi di culto in cui ha sede l'ordinaria vita della piccola comunità. Sono proibite le celebrazioni nei luoghi di attività pastorale (cf can. 932 §1);

§1.2 tale Celebrazione è preparata e animata, sotto la guida del presbitero, dalla comunità del Cammino (cf Statuto art.13 §4). Dovrà, tuttavia, avere luogo a chiesa aperta, consentendo la libera partecipazione di tutti i fedeli. Pertanto sarà contenuta nel tempo compreso tra le ore 20,30 e le ore 22 senza protrarsi ulteriormente. Il presbitero o i responsabili della comunità facciano tutto d'accordo con il parroco o responsabile della chiesa;

§ 1.3 il Sacrificio Eucaristico sarà celebrato sull'unico altare dedicato o benedetto (cf can:932 § 2) e, nella navata, non si potranno adibire tavoli come altari, affinché i presenti siedano intorno alla mensa. Va salvaguardato il segno lturgico dell'unicità dell'altare per significare l'unicità di Cristo, Mediatore e Salvatore, e l'unità del Suo Corpo mistico;

§1.4 la disposizione dei ministri e dei fedeli deve, poi, manifestare la varietà e la differenza ministeriale all'interno della celebrazione. In presbiterio prenderanno posto i sacerdoti concelebranti o assistenti in abito liturgico, i diaconi e i ministri in abito liturgico proprio. L'assemblea, invece, ha come luogo proprio la navata, fuori del presbiterio, al quale i fedeli accedono unicamente per lo svolgimento dei servizi ministeriali;

Art. 2
Le mediazioni della Parola all'interno della Celebrazione Eucaristica

§ 2.1 Gli interventi di commento (introduzioni, monizioni, didascalie) alla Liturgia (cf IGMR III, 105.128), in ogni sua parte strutturale ed alla Liturgia della Parola in specie, dovranno essere "semplici, fedeli al testo, brevi, ben preparati e variamente intonati al testo cui devono servire come introduzione" (OLM, 15);

§ 2.2 gli interventi di testimonianza e le cosiddette "risonanze alla Parola" sono riservati alla Celebrazione settimanale della Parola (cf Statuto, art. 11 § 2);

§ 2.3 all'interno della Liturgia della Parola della Celebrazione Eucaristica, dopo il Vangelo, l'unica parola di spiegazione delle Scritture è quella dell'omelia, riservata al sacerdote presidente o, in particolari casi, al sacerdote concelebrante o al diacono (cf can. 767 § 1; 772 §1; Istruzione interdicasteriale Ecclesiae de mysterio del 15.8.1997, art. 3 § 1).

Art. 3
La Liturgia Eucaristica

§ 3.1 Poiché è compito proprio del diacono, aiutato dall'accolito o ministrante, preparare la mensa dell'altare per l'offertorio, non è consentito ad alcun fedele dell'assemblea svolgere questo servizio;

§ 3.2 al fine di offrire ai fedeli un più ricco nutrimento spirituale, attraverso il variegato patrimonio eucologico della Chiesa, il sacerdote celebrante porrà attenzione ad utilizzare tutte le Preghiere Eucaristiche presenti nel Messale Romano (cf Lettera della Congregazione per il Culto e la Disciplina dei Sacramenti ai responsabili del Cammino Neocatecumenale, prot. 2520/03/L dell'1 dicembre 2005, n.6);

§ 3.3 per la ricezione della Santa Comnunione, vanno applicate le norme dei libri liturgici, tenuto conto anche di quanto espresso dallo Statuto (art.13 § 3). Così il Sacerdote celebrante comunica se stesso al Corpo e Sangue del Signore e, asiutato dal diacono o dall'accolito o dal ministro straordinario, distribuisce la comunione eucaristica sub utraque ai presenti i quali, se la collocazione dei banchi lo consente, restano al loro posto, in piedi, altrimenti formano la processione per la Comunione.

Affidiamo questo Decreto alla fedele attuazione da parte di tutti i sacerdoti e all'obbediente accoglienza di tutti i fedeli dell'Arcidiocesi, perché la nobile e semplice celebrazione dell'Eucaristiasia alimento spirituale per tutta la nostra Chiesa diocesana. Le norme invi contenute entreranno in vigore dal 25 febbraio, mercoledì delle ceneri, dell'anno del Signore 2009.

Reg. Boll. VI, f.43, n.42
Benigno Aloisio Papa
Arcivescovo di Taranto

Il Cancelliere
Mons. Giuseppe Montanaro
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Per illustrare questo Decreto dovremmo accompagnarlo con un vero e proprio Manuale, perché ognuno dei paragrafi e ognuna delle prescrizioni va a toccare abusi liturgici e non solo che sottendono una teologia 'altra' da quella della Chiesa e le formalità richieste non fanno altro che 'correggerne' l'espressione esteriore. Cercheremo di approfondire nella discussione.

(Ringraziamo Francesco Colafemmina, che ha pubblicato il testo originale in pfd del Decreto su Fides et Forma)

giovedì 18 giugno 2009

Disinvolte "intimidazioni" attribuite al (o filtrate dal) Vaticano

E' scorretto che un Vaticanista come Andrea Tornielli torni a fare da "cassa di risonanza" per una certa corrente di Curia, evidentemente ostile ai lefebvriani - sarebbe più esatto dire alla FSSPX, dal momento che essi stessi più che lefebvriani si definiscono cattolici e quanto al fatto che lo siano non c'è alcun dubbio! - con questo articolo apparso su Il Giornale di oggi, il cui titolo già dà una chiave di lettura impropria e 'di parte' alla recente nota vaticana.

Tornielli, infatti, così titola il suo articolo: Il Vaticano "avverte" i lefebvriani: «Illegittimi i vostri nuovi preti». e inserisce contenuti che nella nota non appaiono, ma che nessuno autorizza a esprimere in quei termini, se non - probabilmente - voci curiali che tendono a parlare attraverso i giornalisti introdotti nei Sacri Palazzi. cioè:

" Il superiore della Fraternità, il vescovo Bernard Fellay, ha detto all’agenzia «Zenit» che la decisione di procedere con le ordinazioni non è «un affronto alla Chiesa né tantomeno un rifiuto alla mano tesa dal Santo Padre, per il quale ogni giorno preghiamo». Ma è certo che alcuni mesi fa, dopo la revoca della scomunica, allo stesso Fellay era stato autorevolmente suggerito [da chi e perché lo si afferma in questo contesto? - ndR] di scrivere una lettera a Ratzinger presentando la situazione dei seminaristi in attesa di diventare sacerdoti e il loro attaccamento al Papa, manifestando la volontà di ordinarli perché necessari alla vita delle comunità tradizionaliste. Nessuna lettera è stata però spedita da Econe. Ora Fellay, che nei giorni scorsi ha incontrato a Roma il cardinale Levada, afferma di non aver ricevuto «nessun segnale» contrario. Ma, anche se il dialogo continua, in Vaticano ci si attendeva maggiore disponibilità e attenzione."

Dimentica, Andrea Tornielli:
  1. il Vaticano non ha nessun bisogno di "avvertire" la FSSPX della illegittimità delle ordinazioni, dal momento che è alla Fraternità stessa ben nota, per la conoscenza che essa ha del diritto canonico; tra l'altro la sua collocazione giuridica sta per essere risolta proprio dagli imminenti colloqui, se nessuno mette bastoni tra le ruote... Tali ordinazioni, comunque, se pur illegittime da un punto di vista giuridico, restano tuttavia valide nei loro effetti spirituali e sacramentali. Infatti non si parla affatto di illiceità (che investirebbe aspetti morali) ma di illegittimità (che è sottosta alla mera sfera giuridica e la cui definizione è e resta aperta).

  2. Perché, di grazia, il Vaticano ha o dovrebbe avere il bisogno di esprimere attraverso un giornale e un operatore della stampa che "si attendeva maggiore disponibilità e attenzione"? E in cosa la FFSPX mancherebbe di disponibilità e attenzione? Solo perché si accinge ad effettuare un rito, non eccezionale, ma ricorrente ogni anno proprio a giugno?

Tutto questo, anziché favorire un clima di serena attesa e partecipazione ai dialoghi imminenti, fortemente voluti dal Papa, non fa altro che gettare benzina sul fuoco delle pire di sdegno erette da quei cosiddetti "figli del Concilio", che sono i primi a non rispettarlo. Essi hanno infatti fondato una 'nuova' Chiesa e sono allergici e visceralmente ostili alla Tradizione Viva, che nulla ha a che fare con il Tradizionalismo ed alcuni suoi aspetti ideologici e che con la sua luminosa 'continuità' con il Magistero Perenne, richiamata ripetutamente da Benedetto XVI, mette alla luce e smaschera quanto essi se ne siano allontanati portando i fedeli ignari verso una protestantizzazione ed una apostasia, ormai nemmeno più tanto silenziosa.

E' proprio quello sdegno e quella dura riprovazione che ha mosso il Santo Padre a scrivere la lettera di marzo, da Tornielli citata riduttivamente come "lettera sul caso Williamson", circoscrivendo i termini della questione all'altra scandalosa montatura che ha accompagnato ed avvelenato la remissione della scomunica.

Allora, cominciamo a chiederci, cui prodest tutto questo? E perché tanta malafede e ipocrisia da parte di coloro, vescovi in primis, che col loro comportamento e le loro parole non corrispondono a quanto il Papa ha chiesto durante il suo viaggio in Francia, con la lettera del 10 marzo e che continua a chiedere e mostrare con gesti e parole, costretto a riportare i credenti alle questioni fondamentali del cristianesimo, che evidentemente molti cristiani che si definiscono 'adulti' hanno drammaticamente perso, tutti intenti com'erano a 'rifondare' la Chiesa post-conciliare?

Maria Guarini

martedì 16 giugno 2009

Ben venga un "Anno sacerdotale"

Pubblica Don Giovanni Scalese, a conclusione del suo ultimo articolo:

...Pertanto, ben venga un "Anno sacerdotale" a ricordare a noi sacerdoti quali sono i nostri doveri, primo fra tutti la santità. Negli anni dopo il Concilio si è fatto di tutto per distruggere l'immagine del prete; si guardava con sufficienza a tutti i tradizionali strumenti per la sua santificazione (preghiera e studio severo, mortificazione e sacrificio, prudenza e distacco dal mondo, ecc.); si è voluto fare del prete, a seconda dei casi, uno psicologo, un sociologo, un agitatore sociale, un sindacalista, un politico [un funzionario del sacro banalizzato, aggiungerei anche!]; ed ecco che cosa ci ritroviamo: non possiamo fare altro che raccogliere i cocci di quello che era una volta il prete. Ora ci viene riproposto l'esempio del Santo Curato d'Ars, che spese la sua vita in ginocchio davanti al Santissimo e seduto in confessionale. Saremo capaci di accogliere questo messaggio? Una cosa è certa: se vogliamo che la Chiesa si rinnovi, dobbiamo ripartire di lí.

Ricordiamo un difensore dell'Eucaristia

In ricordo di P. Enrico Zoffoli 16 giugno 1996 - 16 giugno 2008
Non temere!
(Preghiera riparatrice di P. Enrico Zoffoli)


Nella foto, p. Zoffoli è ritratto a Lisieux, in pellegrinaggio
presso la casa di S. Teresina
Gesù, Verbo incarnato, Dio come il Padre, mi compiaccio della Tua felicità infinita ed eterna, che nessuno degli orrori di questo mondo ha mai potuto e potrà alterare.

Mi rallegro pensando che - Risorto e Glorioso - vivi in una sovrana condizione di impassibilità che, invece di renderTi indifferente alle nostre sciagure, Ti consente di essere e rivelarTi sempre più misericordioso con tutti.
Mi conforta la certezza che sotto le specie eucaristiche la tua umanità resta invulnerabile nonostante la brutale violenza delle profanazioni a cui ti esponi, la glaciale freddezza del nostro comportamento, l'insopportabile disinvoltura del nostro modo di trattarTi, la volubilità dei nostri umori, la tempesta dei nostri dubbi, gli scandali con i quali ritardiamo e spesso assecondiamo il cadere di molte anime che Ti cercano.
Nei nostri Tabernacoli, l'ineffabile modo di essere "secondo la sostanza" della Tua realtà umana ti rende inattaccabile; le specie sacramentali Ti fanno da schermo contro ogni satanico tentativo di offenderTi, di umiliarTi...
Possono imbrattare, trafiggere, calpestare, incenerire soltanto l'involucro della proprietà del pane, mai però Te che - per essa - sei presente, commiserando la nostra inguaribile cecità interiore; sempre disposto ad attendere la nostra resa alla tua sovrumana pazienza.
Mi sembrano gravi certe responsabilità del clero, in alto e in basso, nel cedere ad una equivoca pietà eucaristica in cui s'annidano illusioni della fantasia ed insidie del sentimento, scarso spirito di fede ed insofferenza della disciplina ecclesiale... Ma, soprattutto, il folle impulso irenista di assimilare la Liturgia cattolica della "Transustanziazione" e del "Sacrificio" al culto protestante della "Cena comunitaria" e della pura "memoria" della Croce.
So che gli elementi essenziali del dogma sono salvi; ma l'intelligenza del "Tuo Mistero" è resa stranamente confusa, scialba, sterile dalla "presa" di mani non consacrate, che inseriscono il Dono dei Doni nel contesto di ogni banale pasto umano, terminando il processo di desacralizzazione che cerca di dissolvere il cristianesimo.
Ma Tu resti sempre il "Pane degli angeli": l'insipienza dei pastori indegni e dei fedeli esaltati non ti raggiunge; la gigantesca ondata delle nostre irriverenze non potrà mai travolgerTi...
In questo momento di oscurità e di apostasia mi sento a Te vicino, non per consolarmi, ma per inabissarmi e restare ancorato nel fondo del Tuo amore immenso, onnipossente, che ha già vinto il mondo.
La mia angoscia, offerta come partecipazione alla Tua agonia redentrice, contiene in germe il tuo stesso immancabile trionfo sulla pervicacia umana.
Tu, che sei la stessa Gioia sussistente, concedimi che tale angoscia, per quanto amara, sia almeno serena, perseverante, meritoria, mitigata dalla dolcezza del Tuo sguardo, premiata col dono di una fiducia sempre filiale delle Tue promesse.

Amen

domenica 14 giugno 2009

Chiesa: conciliare o Apostolica?

Ricevo questa testimonianza, che pubblico così com'è perché mi sembra colga nel segno e percepisca in termini essenziali ed equilibrati la situazione che stiamo vivendo.

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Non sto qui a cercare nelle parole di Papa Benedetto ciò che potrebbe avvalorare una mia eventuale tesi che sarebbe quella che il CV II "non s'aveva da fare", non è questo il mio intento!

Mi limito come cattolica, scappata dopo aver subito la follia della tempesta postconciliare, restata lontana dalla pratica, ma senza mai abbandonare la fede, ritornata con stupore, gioia e entusiasmo... a osservare con tristezza e amarezza che ciò che mi aveva fatto scappare ha preso radice e causato danni enormi.

Mi limito ad osservare che il Santo Padre è obbligato a partire dai concetti elementari e fondamentali che dovrebbero far parte del terriccio di ogni cattolico anche con una pur minima formazione.

Perchè deve farlo? Se non perchè i danni causati da 40 anni di ideologia postconciliare sono profondi e catastrofici?

Perchè Benedetto XVI si sente in obbligo di martellare il significato della Santa Messa, di sottolineare che il Sacrificio di N.S.G.C. viene prima del banchetto che senza il Suo Sacrificio non potrebbe esserci banchetto?

Perchè ci parla e riparla della Presenza reale del Corpo di Cristo nella Santa Messa, Presenza che continua anche dopo la Messa?

Perchè deve dirci, come a Capodanno, che la Risurrezione non è un mito, una favola?

Non dovrebbe essercene bisogno eppure l'ignoranza è tale che deve farlo, anche e perfino quando si rivolge ai sacerdoti!!!

L'apostasia di cui già parlava Giovanni Paolo II non è nemmeno più silenziosa, la disobbedienza generalizzata, la religione fai da te, la teologia fai da te, la liturgia fai da te, l'ecumenismo fai da te, sono frutti di 40 anni di deformazione dottrinale e liturgica. Papa Benedetto si trova davanti un compito immane di ricupero della retta dottrina, di riformazione delle coscienze dei cattolici.

Allora prima di attaccare e disprezzare la FFSPX, come vedo fare da neocatecumenali e modernisti, sarebbe utile fare un bilancio di 40 anni di spirito conciliare, di quella che il cardinale Benelli chiamava la "Chiesa conciliare", come se una nuova Chiesa fosse nata con il Concilio!

E non posso non chiedermi: tutti coloro che, per attaccare chi difende la Tradizione, li rinchiudono in una gabbia con sopra l’etichetta: nemici del Concilio... rispettano il Concilio Vaticano II?

I grandi difensori del Concilio Vaticano II lo rispettano, ne rispettano i documenti, o ai loro occhi conta di più "l'avvenimento" e lo spirito che gli ideologi postconciliari hanno fatto soffiare come una tempesta devastatrice sulla Chiesa negli ultimi 40 anni?
Purtroppo la risposta è fin troppo evidente.

Da qualche tempo finalmente la parola si è liberata, finalmente l`egemonia intellettuale di questa casta si sta sbriciolando, finalmente osiamo esprimere il nostro sgomento di fronte alla lacerazione di cui soffre la nostra Chiesa.
Lu

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Sono bilanci che temo non si addicano a cristiani 'adulti', purtroppo, anche se qualcuno (non molti finora, ma ringraziamo comunque il Signore), oggi sembra ravvedersi, e forse potremo registrare una significativa inversione di tendenza anche se Lu giustamente aggiunge: "Quando leggo certe prese di posizione di vescovi tedeschi, francesi o svizzeri molto "popolari", che apertamente si impegnano a mettere dei bemolle al Magistero, ai documenti del Chiesa e alla dottrina cattolica, quando vedo l’ostruzione fatta dagli stessi contro il Summorum Pontificum, mi dico che la medicina della Misericordia non solo non ha curato la malattia e il malato ma ne ha permesso la diffusione".

Il problema è che ci sono più generazioni de-formate dai nuovi venti di dottrina e forse dovrà passarne un'altra prima di vedere buoni frutti! D'altronde i Tradizionalisti, invece di combattere il Vaticano II come l'origine di tutti i mali, dovrebbero reclamarne la applicazione corretta. Così come i progressisti dovrebbero approfondire se quello di cui parlano è il vero Vaticano II o non l'ideologia imperante che lo ha strumentalizzato. Entrambi vedono il concilio attraverso la lente deformante delle applicazioni che ne sono state date negli ultimi quarant'anni: cambia solo il giudizio che si formula su queste applicazioni. Il dialogo tra Santa Sede e FSSPX può aiutare a tornare alle fonti, a guardare quello che veramente ha detto il concilio e a verificarne la coerenza con quanto è venuto dopo... ma occorre apertura di mente e di cuore da entrambe le parti e soprattutto molto aiuto da parte del Signore!

Io mi sto ponendo un'altra domanda al riguardo: ci sono dei "burattinai" consapevoli che 'manovrano' certe tendenze e l'ormai evidente apostasia mentre il "popolo reso bue" ormai diseducato continua a cascarci? Se così fosse, questo renderebbe le cose molto più difficili e molto più gravi davanti a Dio certe responsabilità; ma non dimentichiamo che sia la storia che la Chiesa sono nelle mani del Signore, perché insieme ai falsi profeti e ai cattivi maestri, le voci della Tradizione autentica vanno svegliandosi ai richiami, credo, di Benedetto XVI... e allora, continuiamo a seguirle Ad Maiorem Dei Gloriam!

venerdì 12 giugno 2009

13 giugno: un anno e nulla è cambiato!

Proprio un anno fa, pensieri come quelli che seguono erano nel nostro cuore e ce li ripetiamo: ed ecco questo 'luogo' che somiglia alla "voce di uno che grida nel deserto", ma qual'è questo moderno deserto? È, insieme al nostro mondo smarrito, la nostra Chiesa così confusa e contraddittoria che percorre ogni strada anche se contrapposta. L'approvazione dello statuto NC lungi da essere stata un'azione risolutiva, non fa altro che divenire il presupposto per acuire ancora di più smarrimento e fanatismo. Smarrimento per quei cattolici che vedono la vera fede sempre più minacciata all'interno della Chiesa e fanatismo per i necocatecumenali che lo esibiscono come un lasciapassare, come la prova somma della loro genuinità. Ma cosa ha risolto questo statuto? Si è forse occupato dei motivi che hanno suscitato e suscitano così tanta indignazione nel mondo cattolico, ha forse messo in risalto la dottrina neocatecumenale (e il suo rito) in contrapposizione a quella cattolica?

Quando un Pontefice asserisce che il cammino neocatecumenale è veramente "un itinerario di formazione cattolica valido per i tempi moderni e per la società", pur essendo sotto gli occhi di tutti eresie, abusi, deformazioni, settarismo che di quel cammino sono parti essenziali e costitutivi, senza cui il cammino stesso non avrebbe coesione e sussistenza, ecco, dinanzi a tutto questo non resta che gridare nel deserto. Anche noi vestiti di "peli di cammello" che simboleggiano l'umiltà di camminare nel seno di una Chiesa ferita e umiliata, con "la cintura attorno ai fianchi" che richiama alle virtù che debbono cingere la nostra anima, dobbiamo cibarci di "locuste e miele selvatico", cioè dobbiamo sopportare con pazienza le immani difficoltà e povertà di una gestione gerarchica della Chiesa sempre più incline al nuovo protestantesimo, ma continuiamo a gridare nel deserto.

E' già un bene che molti che non conoscevano conoscano e che nella Chiesa continui a farsi strada la consapevolezza della situazione, problematica anche su altri fronti: non è affatto rassicurante la levata di scudi dei vescovi tedeschi sui Lefebvriani, ad esempio; come non è per nulla rassicurante la 'censura' da parte di Avvenire di un passo significativo dell'Omelia del Corpus Domini del Papa; ma nello stesso tempo conforta che ci siano diverse altre voci, oltre alla nostra, a ricordare e far risuonare sul web il Magistero di Sempre: ultime, in ordine di tempo, le "Parole della Dottrina" di Bux-Vitiello "Solo il Sacrificio rende possibile il Banchetto" che hanno fatto pronta eco alle parole luminose del Papa.

Continuiamo a vigilare e pregare, insieme a Gesù nell'Orto del Getzemani... ma con la Pace del Risorto nel cuore

giovedì 11 giugno 2009

Questo bel discorso vale anche per i seminari NC?

Il 19 Giugno si aprirà un anno speciale per i Sacerdoti, per e durante il quale tutti siamo chiamati a pregare; ma allo stesso tempo ci si chiede se nei seminari gestiti dai Neocatecumenali si continuerà a essere formati sulla dottrina assolutamente non Cattolica del loro fondatore, Kiko Arguello. Contemporaneamente ci si chiede anche se la Santa Sede darà finalmente un parere sulla dottrina NC, affinché si ponga rimedio nella sconcertante formazione di questi seminaristi NC.

Fonte: http://blog.messainlatino.it/

I seminaristi 'identitari' sono sempre di più, "con grande dispiacere delle generazioni più anziane". Ecco il testo integrale dell'allocuzione del Segretario della Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica (che ha competenza sulla formazione dei seminaristi), il francese mons. Jean-Louis Bruguès, di cui avevamo dato ieri alcuni spunti. E' stata pubblicata da Sandro Magister nel suo blog e merita d'esser letta per intero perché è un'analisi, sociologica innanzitutto, estremamente lucida, franca e chiara.

È sempre rischioso spiegare una situazione sociale a partire da una sola interpretazione. Tuttavia, alcune chiavi aprono più porte di altre. Da molto tempo sono convinto del fatto che la secolarizzazione sia diventata una parola-chiave per pensare oggi le nostre società, ma anche la nostra Chiesa. La secolarizzazione rappresenta un processo storico molto antico, poiché è nato in Francia a metà del XVIII secolo, prima di estendersi all'insieme delle società moderne. Tuttavia, la secolarizzazione della società varia molto da un paese all'altro. In Francia e in Belgio, per esempio, essa tende a bandire i segni dell'appartenenza religiosa dalla sfera pubblica e a riportare la fede nella sfera privata. Si osserva la stessa tendenza, ma meno forte, in Spagna, in Portogallo e in Gran Bretagna. Negli Stati Uniti, invece, la secolarizzazione si armonizza facilmente con l'espressione pubblica delle convinzioni religiose: l'abbiamo visto anche in occasione delle ultime elezioni presidenziali. Da una decina d'anni a questa parte è emerso tra gli specialisti un dibattito molto interessante. Sembrava, fino ad allora, che si dovesse dare per scontato che la secolarizzazione all'europea costituisse la regola e il modello, mentre quella di tipo americano costituisse l'eccezione. Ora invece sono numerosi coloro i quali - Jürgen Habermas per esempio - pensano che è vero l'opposto e che anche nell'Europa post-moderna le religioni svolgeranno un nuovo ruolo sociale.

RICOMINCIARE DAL CATECHISMO

Qualunque sia la forma che ha assunto, la secolarizzazione ha provocato nei nostri paesi un crollo della cultura cristiana. I giovani che si presentano nei nostri seminari non conoscono più niente o quasi della dottrina cattolica, della storia della Chiesa e dei suoi costumi. Questa incultura generalizzata ci obbliga a effettuare delle revisioni importanti nella pratica seguita fino ad ora. Ne menzionerò due. Per prima cosa, mi sembra indispensabile prevedere per questi giovani un periodo - un anno o più - di formazione iniziale, di "ricupero", di tipo catechetico e culturale al tempo stesso. I programmi possono essere concepiti in modo diverso, in funzione dei bisogni specifici di ciascun paese. Personalmente, penso a un intero anno dedicato all'assimilazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che si presenta come un compendio molto completo. In secondo luogo occorrerebbe rivedere i nostri programmi di formazione. I giovani che entrano in seminario sanno di non sapere. Sono umili e desiderosi di assimilare il messaggio della Chiesa. Si può lavorare con loro veramente bene. La loro mancanza di cultura ha questo di positivo: non si portano più dietro i pregiudizi negativi dei loro fratelli maggiori. È una fortuna. Ci troviamo quindi a costruire su una "tabula rasa". Ecco perché sono a favore di una formazione teologica sintetica, organica e che punta all'essenziale.
Questo implica, da parte degli insegnanti e dei formatori, la rinuncia a una formazione iniziale contrassegnata da uno spirito critico - come era stato il caso della mia generazione, per la quale la scoperta della Bibbia e della dottrina è stata contaminata da uno spirito di critica sistematico - e alla tentazione di una specializzazione troppo precoce: precisamente perché manca a questi giovani il background culturale necessario. Permettetemi di confidarvi alcune domande che mi sorgono in questo momento. Si ha mille volte ragione di voler dare ai futuri sacerdoti una formazione completa e d'alto livello. Come una madre attenta, la Chiesa desidera il meglio per i suoi futuri sacerdoti. Per questo i corsi si sono moltiplicati, ma al punto di appesantire i programmi in un modo a mio parere esagerato. Avete probabilmente percepito il rischio dello scoraggiamento in molti dei vostri seminaristi. Chiedo: una prospettiva enciclopedica è forse adatta per questi giovani che non hanno ricevuto alcuna formazione cristiana di base? Questa prospettiva non ha forse provocato una frammentazione della formazione, un'accumulazione dei corsi e un'impostazione eccessivamente storicizzante? È davvero necessario, per esempio, dare a dei giovani che non hanno mai imparato il catechismo una formazione approfondita nelle scienze umane, o nelle tecniche di comunicazione?
Consiglierei di scegliere la profondità piuttosto che l'estensione, la sintesi piuttosto che la dispersione nei dettagli, l'architettura piuttosto che la decorazione. Altrettante ragioni mi portano a credere che l'apprendimento della metafisica, per quanto impegnativo, rappresenti la fase preliminare assolutamente indispensabile allo studio della teologia. Quelli che vengono da noi hanno spesso ricevuto una solida formazione scientifica e tecnica - il che è una fortuna - ma la loro mancanza di cultura generale non permette ad essi di entrare con passo deciso nella teologia.

DUE GENERAZIONI, DUE MODELLI DI CHIESA

In numerose occasioni ho parlato delle generazioni: della mia, di quella che mi ha preceduto, delle generazioni future. È questo, per me, il nodo cruciale della presente situazione. Certo, il passaggio da una generazione all'altra ha sempre posto dei problemi d'adattamento, ma quello che viviamo oggi è assolutamente particolare.
Il tema della secolarizzazione dovrebbe aiutarci, anche qui, a comprendere meglio. Essa ha conosciuto un'accelerazione senza precedenti durante gli anni Sessanta. Per gli uomini della mia generazione, e ancor di più per coloro che mi hanno preceduto, spesso nati e cresciuti in un ambiente cristiano, essa ha costituito una scoperta essenziale, la grande avventura della loro esistenza. Sono dunque arrivati a interpretare l'"apertura al mondo" invocata dal Concilio Vaticano II come una conversione alla secolarizzazione.
Così di fatto abbiamo vissuto, o persino favorito, un'autosecolarizzazione estremamente potente nella maggior parte delle Chiese occidentali.
Gli esempi abbondano. I credenti sono pronti a impegnarsi al servizio della pace, della giustizia e delle cause umanitarie, ma credono alla vita eterna? Le nostre Chiese hanno compiuto un immenso sforzo per rinnovare la catechesi, ma questa stessa catechesi non tende a trascurare le realtà ultime? Le nostre Chiese si sono imbarcate nella maggior parte dei dibattiti etici del momento, sollecitate dall'opinione pubblica, ma quanto parlano del peccato, della grazia e della vita teologale? Le nostre Chiese hanno dispiegato felicemente dei tesori d'ingegno per far meglio partecipare i fedeli alla liturgia, ma quest'ultima non ha perso in gran parte il senso del sacro? Qualcuno può negare che la nostra generazione, forse senza rendersene conto, ha sognato una "Chiesa di puri", una fede purificata da ogni manifestazione religiosa, mettendo in guardia contro ogni manifestazione di devozione popolare come processioni, pellegrinaggi, eccetera?
L'impatto con la secolarizzazione delle nostre società ha trasformato profondamente le nostre Chiese. Potremmo avanzare l'ipotesi che siamo passati da una Chiesa di "appartenenza", nella quale la fede era data dal gruppo di nascita, a una Chiesa di "convinzione", in cui la fede si definisce come una scelta personale e coraggiosa, spesso in opposizione al gruppo di origine. Questo passaggio è stato accompagnato da variazioni numeriche impressionanti. Le presenze sono diminuite a vista d'occhio nelle chiese, nei corsi di catechesi, ma anche nei seminari. Anni fa il cardinale Lustiger aveva tuttavia dimostrato, cifre alla mano, che in Francia il rapporto fra il numero dei sacerdoti e quello dei praticanti effettivi era restato sempre lo stesso.
I nostri seminaristi, così come i nostri giovani sacerdoti, appartengono anch'essi a questa Chiesa di "convinzione". Non vengono più tanto dalle campagne, quanto piuttosto dalle città, soprattutto delle città universitarie. Sono cresciuti spesso in famiglie divise o "scoppiate", il che lascia in loro tracce di ferite e, talvolta, una sorta d'immaturità affettiva. L'ambiente sociale di appartenenza non li sostiene più: hanno scelto di essere sacerdoti per convinzione e hanno rinunciato, per questo fatto, ad ogni ambizione sociale (quello che dico non vale dovunque; conosco delle comunità africane in cui la famiglia o il villaggio portano ancora delle vocazioni sbocciate nel loro seno). Per questo essi offrono un profilo più determinato, individualità più forti e temperamenti più coraggiosi. A questo titolo, hanno diritto a tutta la nostra stima.
La difficoltà sulla quale vorrei attirare la vostra attenzione supera dunque la cornice di un semplice conflitto generazionale. La mia generazione, insisto, ha identificato l'apertura al mondo col convertirsi alla secolarizzazione, nei confronti della quale ha sperimentato un certo fascino. I più giovani, invece, sono sì nati nella secolarizzazione, che rappresenta il loro ambiente naturale, e l'hanno assimilata col latte della nutrice: ma cercano innanzitutto di prendere le distanze da essa, e rivendicano la loro identità e le loro differenze.

ACCOMODAMENTO COL MONDO O CONTESTAZIONE?

Esiste ormai nelle Chiese europee, e forse anche nella Chiesa americana, una linea di divisione, talora di frattura, tra una corrente di "composizione" e una corrente di "contestazione". La prima ci porta a osservare che esistono nella secolarizzazione dei valori a forte matrice cristiana, come l'uguaglianza, la libertà, la solidarietà, la responsabilità, e che deve essere possibile venire a patti con tale corrente e individuare dei campi di cooperazione. La seconda corrente, al contrario, invita a prendere le distanze. Ritiene che le differenze o le opposizioni, soprattutto nel campo etico, diventeranno sempre più marcate. Propone dunque un modello alternativo al modello dominante, e accetta di sostenere il ruolo di una minoranza contestatrice. La prima corrente è risultata predominante nel dopoconcilio; ha fornito la matrice ideologica delle interpretazioni del Vaticano II che si sono imposte alla fine degli anni Sessanta e nel decennio successivo. Le cose si sono invertite a partire dagli anni Ottanta, soprattutto - ma non esclusivamente - sotto l'influenza di Giovanni Paolo II. La corrente della "composizione" è invecchiata, ma i suoi adepti detengono ancora delle posizioni chiave nella Chiesa. La corrente del modello alternativo si è rinforzata considerevolmente, ma non è ancora diventata dominante. Così si spiegherebbero le tensioni del momento in numerose Chiese del nostro continente. Non mi sarebbe difficile illustrare con degli esempi la contrapposizione che ho appena descritto. Le università cattoliche si distribuiscono oggi secondo questa linea di divisione. Alcune giocano la carta dell'adattamento e della cooperazione con la società secolarizzata, a costo di trovarsi costrette a prendere le distanze in senso critico nei confronti di questo o quell'aspetto della dottrina o della morale cattolica. Altre, d'ispirazione più recente, mettono l'accento sulla confessione della fede e la partecipazione attiva all'evangelizzazione. Lo stesso vale per le scuole cattoliche. E lo stesso si potrebbe affermare, per ritornare al tema di questo incontro, nei riguardi della fisionomia tipica di coloro che bussano alla porta dei nostri seminari o delle nostre case religiose. I candidati della prima tendenza sono diventati sempre più rari, con grande dispiacere dei sacerdoti delle generazioni più anziane. I candidati della seconda tendenza sono diventati oggi più numerosi dei primi, ma esitano a varcare la soglia dei nostri seminari, perché spesso non vi trovano ciò che cercano. Essi sono portatori d'una preoccupazione d'identità (con un certo disprezzo vengono qualificati talvolta come "identitari"): identità cristiana - in che cosa ci dobbiamo distinguere da coloro che non condividono la nostra fede? - e identità del sacerdote, mentre l'identità del monaco e del religioso è più facilmente percepibile.Come favorire un'armonia tra gli educatori, che appartengono spesso alla prima corrente, e i giovani che si identificano con la seconda? Gli educatori continueranno ad aggrapparsi a criteri d'ammissione e di selezione che risalgono ai loro tempi, ma non corrispondono più alle aspirazioni dei più giovani? Mi è stato raccontato il caso di un seminario francese nel quale le adorazioni del Santissimo Sacramento erano state bandite da una buona ventina d'anni, perché giudicate troppo devozionali: i nuovi seminaristi hanno dovuto battersi per parecchi anni perché fossero ripristinate, mentre alcuni docenti hanno preferito dare le dimissioni davanti a ciò che giudicavano come un "ritorno al passato"; cedendo alle richieste dei più giovani, avevano l'impressione di rinnegare ciò per cui si erano battuti per tutta la vita. Nella diocesi di cui ero vescovo ho conosciuto difficoltà simili quando dei sacerdoti più anziani - oppure intere comunità parrocchiali - provavano una grande difficoltà a rispondere alle aspirazioni dei giovani sacerdoti che erano stati loro mandati. Comprendo le difficoltà che incontrate nel vostro ministero di rettori di seminari. Più che il passaggio da una generazione ad un'altra, dovete assicurare armoniosamente il passaggio da un'interpretazione del Concilio Vaticano II ad un'altra, e forse da un modello ecclesiale a un altro. La vostra posizione è delicata, ma è assolutamente essenziale per la Chiesa.

domenica 7 giugno 2009

Risposta concreta di Jonathan

Rispondo volentieri all'invito al dialogo e al confronto, pur ritenendo che le domande suggerite attraversino, per così dire, solo il cortile esterno dei problemi che ci affannano il cuore.


hai detto bene, caro Jonathan, perché al di là delle apparenze sensibili e neppure tutte evidenti - il cortile esterno - ci sono molte cose dell'"entità Cammino" che 'toccano', in maniera che a certi livelli rischia di diventare indelebile, le nostre profondità ed è questa la ragione primaria per cui molti si sono sottratti a questa esperienza


1- Certamente, mi fido di Benedetto XVI, tanto che sulla sua parola ho fondato la mia faticosa scelta di restare nel cammino. La sua esortazione alla comunione e all'unità deve incontrare il nostro sì.


non possiamo che essere d'accordo, ma unità in Chi e in che cosa? Dal momento che nostante momenti episodici (la messa mensile) in realtà non viviamo la "communicatio in sacris" e neppure riceviamo gli stessi insegnamenti né le stesse 'prassi', che segnano fortemente la formazione psicologica e spirituale delle persone? Questo ormai è confermato, soprattutto se ci basiamo sui contenuti della Convivenza di Porto S. Giorgio e delle interviste di Kiko in concomitanza dell'anomala approvazione (sorvolando sulle testimonianze degli ultimi fuoriusciti, perché quelli citati sono dati ufficiali non confutabili). Come può la Chiesa cattolica accettare QUELLA teologia totalmente estranea al Magistero perenne? Come può accettare che continuino le "intrusioni" nel 'foro interno' delle persone e che i sacerdoti continuino ad essere soggetti ai catechisti anziché svolgere il ruolo che loro compete? Come può continuare a permettere QUEGLI abusi liturgici indispensabili al Cammino per cementare la comunità e mantenere lo status quo?


2- Ovviamente la comunione tra tutti noi, figli della stessa Chiesa cattolica apostolica romana, è una necessità oggettiva perché lo stesso Gesù la chiede; è un bisogno di chiunque si ponga alla sequela di Cristo.


c'è un piccolo particolare ineludibile e non secondario, caro Jonathan: il Cammino non è "figlio della Chiesa", ma di due laici che si sono infiltrati nella Chiesa nonostante la loro predicazione protestante ed altro... Per diventare davvero figlio della Chiesa dovrebbe essere purificato delle storture che sono poi quelle che gli conferiscono la sua - dichiaratamente e irriducibilmente - irrinunciabile identità


3- Ai neocatecumeni tocca obbedire al Papa, concretamente. Aprirsi dunque alla reciproca condivisione. Partecipare spesso, almeno una volta al mese, alla Messa domenicale; agevolare la partecipazione di chiunque lo voglia alla celebrazione eucaristica nc; collaborare alla vita parrocchiale rendendosi disponibili per qualunque servizio, non solo dunque la catechesi come se questa sia di speciale competenza dei nc. Aggiungo per inciso che la frequentazione della Parola di Dio che il cammino giustamente promuove, non sempre è di per sé proficua: spesso infatti si celebra la Parola in assenza di un sacerdote che ne illumini il senso autentico e quindi si rischia di far dire alla Parola tutto e il contrario di tutto.


OK. Come ha spesso ribadito il Papa, la Parola si legge e si interpreta nella Chiesa e col Magistero, non nello stile luterano del "Sola Scriptura" com'è uso fare il Cammino e che tu stai confermando. Ma, mentre persone consapevoli come te sarebbero disposte a correggere, altrettanto non possiamo dire avvenga al vertice: ed è lì che si prendono le decisioni alle QUALI tutti DEVONO adeguarsi


4- Gli altri parrocchiani vogliono vederci chiaro, vogliono capire chi sono, cosa vogliono, in cosa e in chi credono questi fartelli nc. La condivisione reciproca, il confronto concreto 'sul campo', l'apertura, la trasparenza, la rinuncia alla segretezza sono presupposti indispensabili per poter costruire l'unità in Cristo.


più che altro i parrocchiani vorrebbero trovare i propri spazi senza dover per forza diventare NC; ma purtroppo questo non è possibile in tutti i casi e non sarà mai possibile finché nel cammino qualcuno come Roma Locuta, ad esempio continuerà a poter dire "i parrocchiani non capiscono chi siamo e cosa stiamo a fare", partendo dal presupposto categorico che sono gli altri a dover capire ed accogliere: il Cammino è quello che è e basta...
Ma come può esserci una pastorale "integrata" se non si perseguono gli stessi obiettivi? Magari a parole potrebbe sembrare, ma nei fatti abbiamo dimostrato il perché - così come stanno le cose (e a nessuno di noi né di voi è dato cambiarle) - l'integrazione non è possibile perché presuppone una 'fagocitazione' da parte del cammino


5- Insieme si può pregare, pregare, pregare; insieme si può cercarsi nel cuore di Cristo e da lì ripartire ogni volta.


molto bello e molto vero questo, Jonathan. Per quanto mi riguarda è da un pezzo che prego e ho la certezza che tutti continueremo a farlo volentieri con te e con tutti i NC di buona volontà come te.
Riguardo a quello che dici al punto 1) (e so che non sei l'unico), mi vengono i brividi quando penso quante persone continua a tenere in gabbia quell'approvazione e quanto è accaduto il 10 gennaio e lo considero un mistero continuando a confidare nel Signore che è Lui che salva la Sua Chiesa...

giovedì 4 giugno 2009

Nuovo corso proposto da "Roma locuta"

rl. Da qualche tempo ho smesso di partecipare al blog, un po' sfiduciato dalla reale possibilita' di uno scambio fruttuoso. Ma le ultime parole del papa mi ridanno speranza, speranza che si possa ricominciare a provare con il dialogo, magari basandolo su altri punti fermi. Le sue parole.

Intanto è difficile che si instauri uno scambio, quando certe ‘disponibilità’ sono sbandierate, ma poi, strada facendo, rientrano nell’alveo di sempre: quello dell’”Apologia del Cammino”. Non è pregiudizio, è esperienza e, soprattutto è conoscenza del Cammino dal di dentro, e quindi della netta demarcazione tra l’esoterico e l’essoterico che esso presenta; il che non ne fa una VIA come le altre se non nelle definizioni di comodo... a prescindere che la VIA è UNA ed è Cristo Signore nella sua Chiesa e non in un “Cammino-VIA di iniziazione cosiddetta cristiana”, che è nella Chiesa, ma non è della Chiesa per le innumerevoli ragioni che abbiamo espresso - che non sono calunnie o pretestuosità come ricorrentemente dite senza peraltro confutarle - ma documentate esperienze.

Del resto, quali modalità di adesione possiamo trovare a questa proposta, ricordando l’inesorabile e apodittica risposta del Sig. Veneranda ad una nostra proposta di un lavoro comune analogo a quello da te ora indicato: “Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo”?
Una risposta del genere, insieme alla reale – non quella prefigurata per “quelli di fuori” – identità del Cammino, ci fa apparire irrealistico ogni tentativo di suo adeguamento alle indicazioni del Papa piuttosto che a quelle del suo iniziatore... Questo, a tutt’oggi, è un fatto sempre ulteriormente confermato. Anche se tu dici “IO VOGLIO obbedire al Papa”… è una dichiarazione di intenti lodevole che poi, sappiamo bene, cozza con le linee guida, le prassi, i contenuti che partono dagli iniziatori e sono veicolati pedissequamente dai catechisti... situazione di fatto che ha costretto centinaia se non migliaia di persone arrivate alla conclusione di un percorso di dubbio, di disagio, di dicotomia rispetto al Magistero cattolico, ad uscire dal Cammino perché l’UNICA alternativa sarebbe stata quella di adeguarsi al Cammino e a tutte le sue strutture logistiche e di pensiero. Finora una proposta come la tua è risultata impraticabile proprio per questo e non per incapacità nostra di essere collaborativi

rl. Benedetto XVI ha chiarito recentemente per l'ennesima volta la sua posizione rispetto alla "questione movimenti". "Dobbiamo sempre nuovamente imparare a custodire e difendere questa unità da rivalità, da contese e gelosie che possono nascere nelle e tra le comunità ecclesiali. ai movimenti e alle comunità sorti dopo il Vaticano II, che anche all'interno della nostra Diocesi sono un dono prezioso di cui dobbiamo sempre ringraziare il Signore, vorrei chiedere a questi movimenti, che ripeto sono un dono, di curare sempre che i loro itinerari formativi conducano i membri a maturare un vero senso di appartenenza alla comunità parrocchiale".

Intanto, proprio partendo da queste parole del Papa, mi viene da dire che purtroppo non esiste alcuna unità da custodire e difendere, perché non c’è MAI stata unità... tutt’al più ci sarebbe una unità da promuovere, da costruire; ma questo, oltre alla comune buona volontà è IMPOSSIBILE se non la crea il Signore attraverso la “communio in sacris” a partire dalla condivisione del Suo Sacrificio. Dov’è mai possibile questo? Dove sono i vostri “itinerari formativi che conducano i membri a maturare un vero senso di appartenenza alla comunità parrocchiale”, quando tutto, da quando entri e man mano che il percorso si delinea attraverso i vari passaggi, ti parla e ti porta alla ‘elettività’ alla ‘esclusione’ di qualunque altra spiritualità considerata inadeguata e comunque inferiore, alla ‘inclusione’ sempre più stretta in un contesto che si apre solo per inglobare e non per interagire?

rl. Io VOGLIO obbedire al papa. Credo che tutti qui lo vogliamo. Dunque aiutiamoci a vicenda, questo blog può essere uno strumento privilegiato per farlo, se sapremo usarlo bene. Prendiamo dunque queste parole come ispirazione e guida per un "nuovo corso" nel blog.

Sul discorso del tuo IO VOGLIO richiamo quanto detto sopra. Per il resto il nuovo corso del blog, cioè una collaborazione, sarebbe possibile solo, alla fine, accettandovi tali e quali siete: dunque il vostro rito e tutto il resto, perchè è evidente che non avete mai accettato una qualsiasi concessione su ciò che è importante per l’entità Cammino, che – dovresti saperlo meglio di me – verrebbe snaturata da qualunque cambiamento conforme ai nostri richiami, che non sono poi nostri, ma del Magistero perenne della Chiesa...

rl. Questa ammonizione è chiara, oltre che perfettamente nel solco di tante precedenti, il discorso del 10 gennaio etc. , nel suo incedere doppiamente su due piani: L'invito inderogabile agli uni a sforzarsi per restare nella comunione ecclesiale e agli altri a riconoscerli come un dono, come UNA delle TANTE vie.

Anche per questo ti rimando a quanto ho già detto sopra.

rl. Citare queste parole per tirare acqua a uno dei due mulini trascurando il resto è assurdo. Cosi come è assurdo dirsi seguaci del papa quando si brandiscono le sue parole (approvative o correttive) solo secondo una cernita arbitraria... Dunque uno è liberissimo di dissentire dalle parole del papa, non essendo in contesto di infallibilità, ma in tal caso dovrebbe smetterla di usare ARBITRARIAMENTE ALTRE sue parole contro l'interlocutore: O benedettiani o no.

Intanto sfatiamo la consistenza di quest’ultima affermazione “O Benedettiani o no”... a parte il fatto che qui non si tratta di Benedettiani, Kikiani, o altro ma di CRISTIANI, non è detto che non si sia seguaci del Papa se non si approva qualcuna delle sue decisioni, proprio per il fatto che, come giustamente sottolinei, non siamo in un contesto di infallibilità

rl. Credo che né il neocatecumeno più esaltato della terra né il più avvelenato odiacatecumeni possa negare questo nel pensiero di Benedetto XVI. Riconoscenza al Signore per il bene fatto alla Chiesa con il cammino da una parte e decisa richiesta di obbedienza negli sforzi di integrazione col restante popolo di Dio dall'altra.

Poiché tu chiaramente non sei un neocatecumeno esaltato né tanto meno io un avvelenato odiacatecumeni, sono d’accordo con te nel vedere nelle parole del papa l’intenzione a comporre, ad accogliere orientando. Sul “bene fatto alla Chiesa”, invece, per esperienza sia diretta che indiretta, sai bene come la penso: altro che “bene”! C’è un “vulnus” serio e grave, purtroppo non riconosciuto e sottovalutato o addirittura approvato...

rl. dunque auspico un nuovo corso a questo blog ovviamente rivolgendomi a entrambe le parti della discussione:
non più strenua difesa da una parte, sventolamento arrogante di approvazioni etc, o accuse pretestuose dall'altra.

Riconosco lo sventolamento, non sempre arrogante, di approvazioni da una parte, ma non riconosco “accuse pretestuose” dall’altra. Come vedi il tuo discorso già qui è viziato da un pregiudizio di fondo...

rl. Non più schedatura di tutti i vescovi di santa romana Chiesa in buoni e cattivi secondo la unica discriminante del loro approccio verso il cammino, per cui ad esempio per gli uni, il vescovo Giapponese è un santo irradiato di discernimento, per il solo fatto che ha cacciato i catecumeni, e Mons. Filoni è un servo di satana, perché non nutre disprezzo per essi; e viceversa, per gli altri santità e malvagità potrebbero invertirsi...

Quanto alla santità o al “servo di satana” sono parole tue, quindi ci fai dire ciò che nessuno di noi ha mai detto e neppure pensato (constato che questa è una VOSTRA ‘forma mentis’, non NOSTRA). Sul vescovo giapponese e la situazione del Giappone ci siamo basati sulle comunicazioni ufficiali della Conferenza Episcopale Giapponese e tratto conclusioni logiche senza tirare in ballo santità o perdizione.

rl. Non più queste acredini gratuite: cerchiamo di collaborare insieme in quello che ci è stato chiesto palesemente. dunque proporrei un questionario per tutti, neocatecumeni e fratelli critici

Io personalmente non ho mai provato alcuna acredine e quanto agli altri posso aver visto delle punte di vigorosa apologetica, ma non acredine verso le persone

rl. 1) Ti fidi di Benedetto XVI? condividi SIA la sua richiesta di integrazione SIA la sua richiesta di accoglienza?

Altro che se mi fido di lui; ma altrettanto non posso dire di Kiko Arguello e dei suoi seguaci nella misura in cui seguono lui anziché il Papa, come ho visto fino ad ora...

rl. 2) concordi sulla necessità di comunione all'interno della Chiesa?

Risposta ovvia, ma quale comunione? Noto una certa inflazione di conio post-conciliare della cosiddetta “chiesa di comunione” che alla fine è solo una facciata perché si riduce alla cementazione della comunità: come si fa ad essere chiesa di comunione se si è già monadi autosufficienti ed autoreferenziali? La Chiesa Corpo Mistico di Cristo misticamente vive e dona la "comunione”, non dice di volersi “sforzare”, provocando in realtà livellamento dei membri della Chiesa, intorno a “quel che unisce”, che non si sa bene cos’è, mentre ”quel che divide” sono i fondamenti della Fede! Come se potesse esistere una “comunione" senza un centro irradiatore sia Via, Vita, luce, guida.
Cristo è questo centro, rappresentato dal Suo Vicario in terra: ma purtroppo, a partire da Giovanni XXIII, esso ha scelto di “mostrare la validità della dottrina più che le condanne”. E anche Papa Benedetto sta “dimezzando” il soccorso dovuto agli erranti, perché limita la sua funzione alla sola “presentazione della verità”, che – da sola – non basta a combattere l’errore e a salvaguardare l’errante. E oltre che insostenibile in linea dottrinale, qualunque interpretazione ottimistica dell’errore, che mai potrà correggersi da se stesso, a me sembra drammaticamente smentita dai fatti passati e presenti e speriamo non futuri, se il Signore ci metterà le Sue mani Sante e Benedette...

rl. 3) Cosa potrebbero concretamente fare i neocatecumeni per incrementare la comunione ecclesiale con gli altri componenti del popolo di Dio?

Smetterla con l’inclusione e aprirsi alla Comunione autentica, quella della Comunione dei Santi realizzata in Cristo con Cristo e per Cristo...

rl. 4) cosa potrebbero concretamente fare gli altri parrocchiani per accogliere i neocatecumeni e partecipare da parte loro alla Comunione ecclesiale con questi "fratellastri"?

Se l’accoglienza non è reciproca senza rischio di fagocitazione, credo possano fare ben poco o nulla

rl. 5) cosa si può fare insieme per camminare verso questa integrazione?

Secondo te chi deve adattarsi... noi che seguiamo la dottrina e la Liturgia della Chiesa o chi viene dall’esterno, è riuscito ad introdursi e vuole rivoluzionare e l’una e l’altra? Comprendete DAVVERO l'importanza di cosa significa UNITA' PARROCCHIALE?

rl. vi ringrazio di vostre risposte e commenti, poi ovviamente risponderò anche io.
sarei davvero grato a mic se desse evidenza a questa mia richiesta con un nuovo thread. fraternamente
rl

mercoledì 3 giugno 2009

Vescovi svizzeri: documento da decifrare

SVIZZERA: PELLEGRINAGGIO NAZIONALE PER L’UNITÀ DELLA CHIESA E CON BENEDETTO XVI

“La pace sia con voi!”: Con queste parole di pacificazione, mons. Kurt Koch, presidente della Conferenza episcopale svizzera, si è rivolto ai numerosi fedeli che lunedì 1° giugno, hanno partecipato al santuario mariano di Einsieldeln al “Pellegrinaggio nazionale per l’unità della Chiesa cattolica in Svizzera e con papa Benedetto XVI”.
Il pellegrinaggio – si legge in un comunicato della Conferenza episcopale - era stato indetto dai vescovi svizzeri nel periodo in cui la Santa Sede fece sapere della decisione di rimuovere la scomunica ai vescovi della fraternità di San Pio X. Decisione che suscitò nel loro Paese “intense discussioni sul significato dell’unità della Chiesa, sull’interpretazione del Concilio Vaticano II e sull’atteggiamento della Chiesa di fronte ad una forte polarizzazione”.
Per rinsaldare l’unità della Chiesa in Svizzera, i vescovi hanno indetto questo pellegrinaggio nazionale ad Einsiedeln che ha poi aperto l’assemblea ordinaria della Conferenza episcopale (che si è conclusa oggi).
Nel prendere la parola, mons. Koch ha invitato i pellegrini a non cadere nella tentazione di “chiudere le porte, per separarci dagli altri”.
Ed ha aggiunto che “una forma particolare” di chiusura all’altro è anche in un “diffuso formalismo”.
“Questa tendenza – ha spiegato il vescovo Koch - fa sì che io non sia interessato a cosa una persona pensa o dice. Su questa persona il giudizio è già stato pronunciato, non appena la si può assegnare ad una determinata categoria formale: conservatore o progressista, fondamentalista o liberale, reazionario o riformatore”. L’attribuzione formale di una persona ad una corrente di pensiero rende “il confronto con il pensiero dell’altro non solo inutile ma anche impossibile”.
Il vescovo ha parlato del rischio di generare “uno stato di assedio” anche all’interno della Chiesa, tra “parti che non parlano più tra loro e non pregano neanche più insieme”.
“Si decide– prosegue mons. Koch - che non è possibile parlare con gruppi ritenuti progressisti o che amano questo tipo di etichetta. E dall’altra parte, basta il solo fatto che posizioni dottrinali provengano dal magistero della Chiesa perché esse vengano rifiutate e respinte, anche senza che siano state lette e senza che ci sia stato un confronto”. “Questo stato di assedio – ha detto Koch - può essere superato solo se le porte chiuse dall’interno possano essere aperte anche dal dentro”.


[Fonte: SIR 3 giugno 2009]

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Ringrazio il gentile corrispondente che mi ha permesso di colmare la lacuna informativa, inviandomi il testo dell'Omelia tenuta dal vescovo Kurt Koch, nella Basilica del Monastero di Einsielden il 1 giugno:


A ciò tende comunque la presenza di Cristo Risorto in mezzo ai suoi discepoli, quando alita su di loro dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi". Finora abbiamo appreso che il soffio vitale di Gesù Cristo riesce ad aprire porte ermeticamente chiuse, scalzare frontiere e avvicinare gli uni agli altri. Ora sappiamo che Gesù vincola al dono dello Spirito Santo anche i pieni poteri della remissione dei peccati e della riconciliazione.
Affiora così una parola che oggi è sulla bocca di tutti - riconciliazione - e che riesce tuttavia difficile da capire quando si fa concreta. Ciò è da accostare a due problemi. Da un lato si ha l'impressione di dover potenziare la parola di Gesù "se amate solo quelli che vi amano": se cioè volete riconciliarvi solo con chi vuole fare altrettanto con voi, cos'avete fatto di grande? Lo fanno anche i pagani. Ed effettivamente è allorquando ci approntiamo a riconciliare, in forza dello Spirito Santo, tutto ciò che umanamente sembra inconciliabile che penetriamo in una dimensione precipuamente cristiana. Ma emerge allora una seconda paura e cioè che la riconciliazione avvvenga a scapito della verità.
La riconciliazione a cui il Risorto legittima i discepoli non è una faccenda di poco conto, si tratta di un duro lavoro che non teme il confronto con la verità. Lo si può arguire da un esempio molto semplice: se voglio veramente bene a un giovane tossicomane prigioniero della sua tara non corrisponderò certo alla bramosia nascosta che ha il malato di autoavvelenarsi, bensì cercherò di fare tutto il possibile per guarirlo dalla dipendenza, a costo di agire contro la volontà obnubilata del tossicomane e di dovergli far male. Il voler bene presuppone la guarigione ed è anzi guarigione, o per dirla con la parole del Papa Benedetto XVI: "La riconciliazione è partecipazione alla pena procurata dal transito dalla droga del peccato alla verità dell'amore; essa precede il cammino dalla morte alla risurrezione. Solo il precedere e il procedere assieme della riconciliazione permettono al tossicomane di lasciarsi condurre attraverso il tunnel oscuro delle sofferenze.
Remissione dei peccati e riconciliazione sono tutt'altro che gretta permanenza di menzogna e ingiustizia, non minimizzano affatto cose gravi lasciando intatto ciò che è un male. Infatti, si può perdonare solo quel che si ritiene espressamente cattivo e che proprio per la sua negatività non si può ignorare. La riconciliazione presuppone che l'atto compiuto venga espressamente definito cattivo e che ci sia la propensione ad accogliere il perdono. In tal senso essa è un'impresa senz'altro esigente, sia per colui che riceve il perdono sia per colui che perdona. Infatti il vero amore è sì pronto a capire, ma non ad approvare o sminuire ciò che innocuo non è.

A volte ritornano

Dopo aver inondato la casella del blog di una marea di post, - impubblicabili, a prescindere dai contenuti che ripetono infaticabilmente concetti ai quali abbiamo replicato argomentando ma inutilmente migliaia di volte, anche perché avrebbero già reso impraticabile il thread precedente -, il nostro interlocutore di turno: Zunbla, alias Alea alias in arte Paolo VI, alias ecc. ecc. ci scrive ora via mail con l'inconfondibile stile che lo contraddistingue, riconoscibile anche dalla punteggiatura, che ho lasciato così com'è


>Ho letto tutte le argomentazioni sul vostro sito,che dire,io non sono nel cammino,ho conosciuto quelli del cammino e quelli come voi,che ne siete l'opposto ma non di meglio.
le teorie sulle chiese parallele,manipolazioni,croci rovesciate,conquiste di potere,sono tutte cose che rientrano nello stesso gioco che dite facciano i neocatecumenali,queste indagini lasciatele fare alla chiesa,e queste teorie lasciatele a gente che scrive libri per far soldi.
evidentemente siete schizzati di testa a tal punto che adesso siente anticammino si,ma fissati come loro,o probabilmente non avete fiducia nei capi della vostra chiesa.
che senso ha fare un sito contro una della tante branchie della chiesa,essa è una ,cambiano i metodi per voi giusti o sbagliati,ma uno può scegliere dove andare a infognarsi.probabilmente vi fa comodo metterne in cattiva luce una parte per ingrassare voi stessi,come ho detto siete identici a loro!


Come al solito accuse senza argomenti e nessuna confutazione secondo ragione, da uno che non è neocatecumenale (dice lui) ma parla esattamente come loro: al limite uno dei tanti cloni, insomma...


Comunque abbiamo capito come mai la Chiesa attualmente è abbastanza "in apnea", dato che una delle sue "branchie" è il Cammino ;)


quello che è più difficile capire è in qual modo "ci ingrasseremmo" o quale tipo di potere gestiremmo, anziché fare - come non abbiamo mai smesso di fare - informazione corretta a difesa della Fede cattolica apostolica romana

martedì 2 giugno 2009

Un pastore protestante dà consigli ai preti cattolici sotto lo sguardo di un Cardinale

Preti e laici del "Cammino-Nuovo" si consacrano insieme fuori dai sentieri battuti.

Nel corso di una insolita celebrazione presso il Sacro Cuore a Montmartre, a Parigi, alla presenza del card Kasper, 8 preti e 40 laici, tra i quali molte coppie, Domenica 31 maggio hanno pronunciato i loro voti d'impegno per l'intera vita.

Si tratta di esperienze di Chiesa che non lasciano indifferenti. Questa domenica di Pentecoste, il cardinal Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, è giunto da Roma per presiedere, nella basilica parigina di Montmartre, insieme a sei vescovi francesi e ad un centinaio di preti, l'ordinazione presbiterale di otto nuovi preti della comunità Cammino-Nuovo, nata a Lione, frutto del rinnovamento carismatico e fondata da P. Laurent Fabre.

Ma questa celebrazione presenta la duplicità di due innovazioni: da un lato, 40 « fratelli e sorelle » hanno pronunciato il loro impegno a vivere nel suo seno (fra essi coppie, parenti, celibi, uomini e donne). Dall'altro lato, l'esigenza ecumenica che fonda questa comunità si è trovata di nuovo concretizzata: fra i nuovi "consacrati", a fianco dei preti cattolici, si è ascoltato il voto di una donna consacrata tedesca e luterana e di una coppia mista luterano-cattolica.

Inoltre, appena dopo l'omelia pronunciata dal card Kasper, si è potuto ascoltare sotto le volte del Sacro Cuore - questa domenica pomeriggio riempite da oltre 6000 persone - il pastore André Birmelé, luterano, docente ordinario della Facoltà protestante di Strasburgo, prodigare consigli intrisi di saggezza biblica ai nuovi sacerdoti cattolici e contemporaneamente ai nuovi laici consacrati. I quali erano presenti ai piedi dell'altare, del tutto al pari del consacrati, in veste bianca: uomini, donne e coppie.

Un volto di Chiesa originale, rinvigorente!

Così si è delineato, percorso da canti salmodiati in diverse lingue, un volto di Chiesa originale, non esente da interrogativi, ma in ogni caso rinvigorente(!?). L'assistervi era giovane, diverso, partecipativo e raccolto, nella consapevolezza di vivere un evento originante... e forse originale.

Questo riconoscimento pubblico, semplice e caloroso, di una diversità di carismi, ormai ricco di trent'anni di esperienza, ha fatto passare di là l'atteso soffio d'uno Spirito di Pentecoste, una piccola corrente di aria fresca. Il card Kasper, nella sua conferenza del mattino ai Bernerdins, aveva ricordato che, da ragazzo, credeva che entrare in un tempio protestante fosse di peccato di cui bisognasse confessarsi...

Uno dei giovani preti appena consacrati, il trentenne P. Gabriel Roussineau, precisava: «Di fronte alla tentazione di un sacerdozio esaltato, oggi abbiamo bisogno, al servizio dell'unità, della delicatezza». E Pierre-Yves e Catherine Denis, ingegnere e medico, consacrati a vita in questa domenica dopo diciassette anni di matrimonio, insistevano sull'idea che il loro impegno è diretto chiaramente «al servizio della Chiesa, della sua unità, della sua riconciliazione.»

Frédéric MOUNIER
[Fonte: http://www.la-croix.com/article/index.jsp?docId=2375065&rubId=4078]
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Amici miei siamo di fronte a un fatto nuovo, gravissimo, purtroppo reso possibile dallo 'spirito del concilio' e anche in parte dalla "Ut unum sint", secondo quanto sto leggendo proprio in questi giorni (questo lo approfondiremo).

Mentre non riusciamo a capire come mai il card Kasper, dopo numerosi esempi di acattolicità, sia ancora lì a rivestire un delicato incarico che in tanti anni ha portato frutti come questo, ci ritroviamo una volta di più disorientati, sconcertati, addolorati, soli, a difendere l'identità cattolica, non per superficiale spirito di appartenenza, ma per Fedeltà al mandato del Signore Gesù, che è Lui che ricostruisce l'unità.

Nessuna unità orizzontale, costruita dagli uomini, può sostituire la vera comunione in Cristo Signore, che è opera Sua in chi ne accoglie l'insegnamento integro e pieno, in chi accoglie LUI così com'è e non i suoi simulacri presenti nelle varie cosiddette "Chiese", che non sono la "Sua Chiesa", perché se ne sono separate per ragioni fondanti che non si sono ricomposte, ma si è arrivati a non volerne tener conto!

C'entra anche la famosa differenza tra 'Est' e 'subsistit in'! anche questo dovremo approfondire!